DOTTRINA DEI RAPPORTI ORGANICI DEL DOTTOR / GIOVANNI COPBLLO. VOL. I. LIMA:—18W. COI TIPI DELL' ERALDO Strada di VaUadOlid N. 90. i«^-^4wotij_iu>tt^!i«teiajB!«SLja'ov. ' M'jj;. fcfcient. — lu- tale, lo studio e il confronto delle più autorevoli testimonianze in medicina per scegliere e conciliare quelle osservazioni di fatto che ponno parere sovente contraditorie a un osservatore superficiale, ma che sono eternamente vere perché tutto giorno ce le conferma la natura el' esperienza. Ma se é certo che uno é il vero, come adot- tare e conciliare senza pericolo di far tesoro di principii contra- dittori o egualmente falsi, massime ed opinioni le quali per lo più si legano ad un' intero sistema che pure sia fondamentalmente fal- so? Riunire massime che sono l'espressione di sistemi diversi di spirito e di direzione? Boerhave fu cccletico, pure chi al giorno d' oggi accetterebbe il suo eccletismo delle dottrine, e vorrebbe riu- nite le massime degli latrochimici, dei meccanici, e degli ani- misti? Sonvi é vero di quei principii generali cosi severamente de- dotti dai fatti, cosi indipendenti da ogni sistema a priori che sareb- be veramente bene addottarli. Ma chi non vede che 1' essere ec- clettico in questo modo, il fare una critica giudiziosa .dei fatti e dei principii, scegliere ciò che concorda coli' esperienza e colla ragio- ne appartiene essenzialmente a quella filosofia da me desiderata nella medicina? E poiché Eccletismo vale tanto scegliere il buono come rigettare il cattivo, come sarà egli possibile depurare la me- dicina delle imperfette osservazioni, delle, opinioni e dei sistemi erronei, senza una conoscenza profonda delle condizioni vitali che dia appoggio e forza alla critica, ovvero senza una buona medica filosofia? Dunque l'eccletismo delle opinioni se é possible lo é alla Teoria o Filosofia medica, quello dei fatti può essere l'opera dell' esperienza. Ma quando si avrà fatto scelta di veri e buoni materia- li no verrà meno la neccessità di coordinargli, d'interpretargli d' indagare le cause dei fenomeni? Un saggio eccletismo dei fatti sa- rà il primo passo, sarà la base per la Dottrina della vita, ma non la Dottrina medesima, sarà una raccolta di materiali preparati ma non l'edifizio. § 8.—Stabilito che l'oggetto della teoria medica consiste nella coordinazione dei fatti e nella scoperta delle cause, dimostrato che cosi definita é un vero bisogno della medicina come scienza e come arte, che la sola osservazione il solo empirismo non bastano ne hanno bastato mai ne alla scienza organica ne ali arte medica, che una teoria qualunque della vita é stata sempre l'aspirazione dei medici di tutti i tempi; rimane ora o vedersi se una Dottrina medi- cache si proponga di coordinare i fatti organici, e di determina- re la condizioni, le leggi, le cause della vita sana e morbosa, dottrina che fu imperfetta finora e quasi mancò, se dico questa dottrina é possibile. Giova dunque esaminare le cagioni che han- no reso la teoria medica o manchevole od imperfetta, perché se -11 — verrà quivi dimostrato che le cagioni di questa imperfezione, che gli ostacoli allo stabilimento della vera teoria si possono superare vincere ed allontanare sarà allora dimostrato egualmente che la ve- ra la solida la utile la unica dottrina della vita e della medicina é possibile. Queste cagioni e questi ostacoli si possono ridurre a no- ve 1.° Scopo della teoria medica mal definito. 2.° Il modo addot- tato nelle scuole d'insegnare e dividere le scienze mediche. 3.° L' erroneo metodo di procedere per eliminazione d'ipotesi non pel metodo induttivo. 4.° La difficoltà del soggetto, e la decrescente col tempo imperfezione della parte storica. 5.° La natura del sog- getto che lo rende accessibile a tutte le opinioni e sistemi. 6.° I materiali della parte sperimentale. 7.° Il soverchio culto e il so- verchio disprezzo degli antichi. 8.c L' importanza soverchia data ad altri medici studi. 9.° La incertezza e volubilità del linguaggio scientifico. Abbastanza credo io fu determinato l'ufficio della medica espe- rienza, non così lo fu quello della medica Filosofia, e forse i biasi- mi di cui fu bersaglio, l'imperfezione del suo metodo, la pochezza de suoi risultati, e il pericolo della sua influenza son dovuti all'esse- re mal definita. E di vero sebbene la teoria medica si tentasse o nelle opere di Fisiologia, o in quelle della medicina pratica, pure il vero suo oggetto limiti e fondamenti non furono ancora determi- nati chiaramente e uniformemente. Altri infatti intende per teori- ca medica ciò che la nostra scienza ha o può avere d' ipotetico dubbio e congetturale; un mero idealismo applicato ai fatti non da essi dedotto. (1) Altri per teorica intende lo studio elementare e preparatorio di tutte le scienze mediche che non sono 1' arte clini- ca ai letto degli ammalati. (2) Il senso dunque dato alla teorica é tanto vago confuso e indeciso che ivi i fatti sono confusi coi princi- pii; l'osservazione e la ragione, l'uso e l'abuso del ragionamento, tutto e amalgamato insieme. Qual maraviglia é dunque se non avendo mai i medici definito chiaramente lo scopo, i limiti, i fonda- mento della Teoria medica, o non 1' hanno cercata o non 1' hanno conseguita? Avrebbe egli il divino Colombo scoperta in poche set- timane l'America se non avesse avuto fede di trovarla a ponente di Europa? Se indeciso avesse tentato in varie direzioni l'ignoto Oceano? § 9.—Un altro ostacolo alla filosofia della vita provenne dal metodo di studiare la Medicina ovvero nell' insegnamento dei libri e delle scuole la divisa trattazione delle cose mediche le [1] l\;s'->rL)r3.ii partem (la teorica) dubbiam mutabilem ac qiùlibet ferce seetse di- versarli—Bhoevhave, discorso. [2] B'.nsieri prolegouiena. ■- 12-- «piali debbono studiarsi nelle mutue loro relazioni per iscoprire le leggi della vita organica. Non solo 1' Anatomia, la Fisiolo- gia, la Storia naturale 1' lg:enc furono trattate separatamente, ma la Patologia fu spezzata in Etologia, Semeiotica Nosologia e Terapeutica, la materia medica disgiunta dalla Patologia. Co- me l'oggetto dell' insegnamento medico elementare quello fu sempre d insegnare ai g'ovani il linguaggio e dare un' idea genera- le di tutto il complesso delle mediche conoscenze; di qui provenne 1' uso delle Fisiologie e delle Patologie generali destinate a rapre- sentare la teoria medica, come le Istituzioni di Medicina Clinica era- no destinate a rappresentarne la pratica. Però l'oggetto di queste Fisiologie e Patologhe generali non era già di coordinare i fatti della scienza organica, e occuparsi della ricerca delle cause supreme del- la vita sana e morbosa, ma era bensì quello di presentare ai giova- ni tutto l'orizzonte medico, quasi additar loro le divisioni, Pesen- zione, i limiti, gli oggetti di questo campo inmenso. Questi trattati erano dunque non di Fisiologia e Patologia razionate ma di Fisiologia e Patologia generale. In astratto si parlava loro delle cause morbo- se dei sintomi e delle azioni terapeutiche; il giovine sapeva che il dolore si divide in acuto ed ottuso, in continuo e periodico, però ignorava a quale positiva malattia si collegasso quando era acuto e quando ottuso, quando continuo e quando periodico. Quindi la sua mente rimaneva piena di nomi in luogo di essere occupata di idee; egli era ricco di vane distinzioni scolatiche, in luogo di es- serlo di principii certi e applicabili. Di questo falso metodo si ris- sentivano anche le opere di Medicina Pratica le quali sovente clas- sificavano sintomi o azioni sintomatiche di rimedii in luogo di clas- sificare dei fatti positivi e completi. Che se era naturale e perciò scusabile quest' abuso nell' insegnamento elementare, é per altro da deplorarsi che si sia mantenuto anche in opere che parevano desti- nate ai medici adulti, ai medici pensatori, e che perciò i grandi oggetti le grandi quistioni di ciò eh' io chiamo Fisiologia e Patolo- gia razionale non siano stati trattati, o d' un modo assai imperfet- to, ne in questi trattati generali, ne nelle Istituzioni di Medicina Pratica. In un tempo in cui male si conoscevano le leggi della mente, male lo scopo della teoria, si addotto una massima ottima in economia pubblica, ottima per le arti, e pessima per la Filosofia me- dica e per la scienza in genere, la massima che il lavoro diviso e limitato si perfeziona. La scienza e l'arte hanno uno scopo assai dhlcr^ ite, la scienza se empirica si occupa di conoscenze speri- mentali, se ra.ionale si occupa di conoscenze teoriche, il suo officio é conoscere. L'arte benché abbisogni della face della scienza,e sia destinata ad apnlicarne i principii, é in se ste-sa un' escivi,.io che — 1 :>> si perfeziona colla ripetizione e limitazione di certi atti, il suo uffi- cio é di agire. Taluno potrebbe conoscere perfettamente la teoria dell' orinolo senza saper fare una ruota, che farà esattisima uno zottico che non ha mai fatto altro. Il metodo conveniente ad un' arte é contrario allo scopo della scienza. Quanto più un'arte limita il propio campo, quanto più in esso si esercita e ripete le sue ope- razioni tanto più le perfeziona: la limitazione e la ripetizione sono il segreto della perfezione delle arti. Fu quindi con ottimo consi- glio divisa la medicina Pratica dalla chirurgia perché son due parti diverse dell' arte terapeutica: e cosi vediamo più abili chirurghi o medici coloro elicsi dedicano esclusivamente alle malattie degli occhi, o alle ernie, o alle fratture, oall' ostetricia, o alle malattie dei bambini o ad una data malattia. E non possono essere che me- diocri coloro che vogliono esercitare simultaneamente l'arte modi- ca e chirurgica. Come una pianta produce frutti più belli e sapo- riti se ne ha pochi, ed insipidi se ne ha molti; cosi sembra che le nostre forze mentali siano determinate, e che non possiamo atten- dere a molte cose simultaneamente senza scapitarne la perfezione d' ogni opera nostra. Se l'arte per essere perfetta ha d'uopo di li- mitare, la scienza al contrario ha d'uopo di associare riunire ed es- tendere perché gli oggetti delle nostre conoscenze sono tal mento ' fra loro concatenati che noi non gli possiamo conoscer bene se non se studiati nelle loro relazioni. La scienza potrebbe definirsi STUDIO DI RAPPORTI. Abbiamo conoscenze empiriche e razionali: sono vero utili e con- cludenti le prime quando un fatto é osservato in tutte le sue rela- zioni, altri mente o sono false o incomplete. Le conoscenze razionali o principii sono veri utili e concludenti quando i naturali rapporti onde si forma un fatto generale o principio sono tutti e completa- mente colti dall' Intelletto. In altre parole le scienza é sintesi o composizione: degli elementi di un fatto parziale se empirica, de- gli elementi di un fatto generale o principio se razionale. Egli é cogliendo i rapporti fra occhi naso guance, bocca, capelli, qualità morali ecc ch'io posso riconoscere un' individuo; egli é confrontan- do in grande gli individui e occupandomi dei loro rapporti ch'io Itosso vedere ciò che hanno di comune, e venire a fatti o princìpi! generali. Ora il metodo di cui ragiono ha disgiunto gii elementi dei fatti particolari, ha disgiunto i fatti d' onde risultano i principii. Vedemmo invero nelle Patologie spezzato il fatto malattia, a parte trattare delle cause, a parte dei sintomi, delle alterazioni anatomiche e della cura. In luogo di conoscere tanti individui quanti sono i singo- li morbi costituiti tali da cause inmediate a cui corrispondono dati ca rat tori e rimedii, non abbiamo che semi-fatti : in luogo dipoter far base II ili quei fatti individui perla Filosofia della vita non poliamo ragio- nare che sopra astrazioni. Con questo metodo ?: può dire che i me- dici si condannasseroa ragionar senza, fatti e senza scopo. E di vero la materia medica trattò in astratti} (e come dicono in generale) dell' azione dei remedi, come se questa azione non dovesse sempre studiarsi in relazione alle malattie e non facesse una parte indivi- sibile della loro storia. La patologia indagando la natura e le dif- ferenze dello stato morboso rinunziò a quella luce che potea darle la Fisiologia come se potesse perfettamente conoscersi il come una machina si disordina e può riordinarsi senza sapere come é natural- mente ordinata. Qual meraviglia dunque dell' imperfezione della Teoria medica se un metodo scolastico facendo molte scienze di una, ha isolato e separato cose che unitesi prestano luce scambie- volmente; se perfino ha impedito la sintesi de fatti particolari i quali solo ravvicinando si può scuoprirne i rapporti, le leggi, le cause! § 10.—In due modi si adopera per istabilire principii generali in una scienza, o deducendo un dato principio un dato fatto gene- rale dall'accurato confronto dei fatti particolari, e si chiama me- todo induttivo, ó proponendo una ipotesi, e tentando di verificar- ne la aggiustatezza mediante un posteriore confronto di essa coi l'atti, e sostituendone altre ove la prima mancasse: e si può dire metodo d'indovinamento. Certamente che quest' ultimo é il più conimodo perché non esige molto esame di fatti, ma bensì un certo sforzo d'inmaginazione; laddove il metodo induttivo esige maggio- re fatica sia per la copia dei fatti o dei materiali empirici che é d' uopo raccogliere, sia per lo spirito di osservazione e per la critica che si vuole usare per sceglierli, ravvicinarli, ed interrogarli; sia per la severità di ragionamento che si richiede per cavarne utili e luminose conseguenze, grandi e generali principii. Per altro é evi- dente che sebbene il motodo induttivo sia più lento nel suo pro- cedere, e richiede più pazienza, più tempo, e più severità di criti- ca che slancio d' inmaginazione, ha però più solidi e più pronti ri- sultati che il metodo d'indovinamento. Infatti se si propone un pro- blema a risolvere, chi lo risolverà meglio e più prontamente, il ma- tematico che afferrando i dati proposti procede con ordine logi- co fino a scoprire 1' incognita, o colui che tenta d'indovinarla calcolando non sui dati proposti, ma sui risultati della sua ipote- si? Certamente che costui non afferra la verità che per caso, lad- dove il matematico lavorando sopra i dati proposti, gli obbliga in certo modo a rivelargli l'incognita. In medicina come ognun sa si é proceduto piutosto col metodo d'indovinamento che con quello dell' induzione per la ricerca del vero, per lo stabilimento di priiici* — 15 — piì generali. Tutte le forze della natura una dopo l'altra furono in- maginatc cagione dellefunzioni fisiologiche, e nelle loro deviazioni. origine de' fenomeni morbosi. E questa fretta dell' indovinare e dell' immaginare in luogo di dedurre, nasceva sia dalla imperfezione e scarsità de materiali empirici della scienza, sia dall' urgenza di avere una guida razionale nei dettagli della pratica, finalmente dai rapporti di analogia che hanno i fenomeni della vita con altri fe- nomeni della natura non viva. Ora per quanto sia degno di scusa in tanta difficoltà del soggetto, e con dati poveri ed imperfetti, il metodo usato dai nostri maggiori, egli é per altro evidente che il metodo d'indovinamente doveva essere e fu sterile di risultati; e fu cagione diesi trascurasse il metodo induttivo, e perciò un più filo- sofico esame un più sagace confronto dei fatti particolari, che si trascurasse di far scaturire dal seno stesso dei fatti i principii e per- ciò le cause generali e le leggi della natura vivente, e rimanesse quindi imperfetta la teoria della medicina. § 11.—L' Astronomia che già possiede la teoria de Cieli, la Geologia e la Geografia che già possiedono quella di questo mon- do materiale, la Fisica e la Chimica che già ridussero a principii cer- ti e inmutabili le conoscenze relative alle proprietà dei corpi e de- gli imponderabili, in tanta solidità di principii, dopo tante e cosi belle applicazioni di essi alla navegazionc, alla locomozione, allo arti, alla stessa medicina pratica, sono certamente tentate di rim- proverare alle scienze mediche perché dopo tanti secoli di gloriosi lavori e di progressivo incremento tanto delle stesse scienze medi- che che delle collaterali, mancano pur tuttavia di una teoria genera- le che serva d' interpretazione a tanti fatti sparsi, a tanti proble- mi da risolvere, che stringa in una sola tutte le mediche scienze, mettendo d' accordo i fatti coi principii, facceudo servirei fatti dell' osservazione a base dei principii generali, confermando i principii coli' utile ed efficace applicazione loro alla pratica, in armonia con quelli della migliore esperienza. Pure se si considera quanto mag- giori difficoltà offre lo studio della vita che quello della natura inor- ganica si dovrà convenire che la difficoltà del soggetto fu una prin- cipale cagione dell' imperfezione della Teoria, e si troverà natu- rale che la parte più delicata e più ardua dello scibile umano abbia più tardi che le altre la sua sintesi razionale. La Teoria della me- dichina non può sicuramente fondarsi che sui fatti presentati dall' Anatomia, dalla Storia naturale, dalla Fisiologia e dalla osservazio- ne clinica: ecco dunque il destino della Teoria medica dipendente dal concorso, e dal perfezionamento di varie scienze ciascuna delle quali offre molta cstenzionee gran finezza e diffcoltà di ricerche, ed ha un progresso neccessariamente lento e graduale. E giàchei rap- — 16- porti che hanno certi fenomeni della vita coi feimmcni della naturi! inorganica rendevano come hanno reso possibile e nociva l'ingeren- za della Chimica e della Fisica nella teoria della vita, era d' uopo che queste medesime scienze si perfezionassero tanto che venisse co- nosciuta la differenza fra le leggi della natura non viva e quelle della vita organica. Inoltre é da osservarsi che la natura inorga- nica permette esperimenti ed osservazioni che nella vita organica non si possono intraprendere. Colà si può scomporre e ricompor- re; ma nella vita sovente non si può analizzare senza distruggere, e l'analisi che si può e si deve fare dei fenomeni vitali é ben di- versa da quella che appartiene ai fenomeni della natura non viva. V e' di più: la natura inorganica ha leggi fisse assolute inmutabili soggetto di calcoli e di approssimazioni le più esatte, laddove nella natura organica tutto é incerto e mutabile, tutto é relativo e condi- zionato. Circostanze diverse di età, temperamento, abitudine, mor- bi pregressi ecc. cambiano affatto le influenze fisiologiche, morbose e, terapeutiche delle esterne potenze; in modo di dare dei risultati affatto diversi. Così varia e proteiforme é la maniera di sentire e di essere dell' organismo che alle volte azioni piccole e insignificanti prodocono effetti straordinarii, e talvolta azioni straordinarie non prodocuno che effetti insignificanti. Così tratti delicati e fuggevoli e da essere solamente colti da un' osservatore sagace costituiscono la impronta spesso carateristica d' un fatto clinico. Morgagni vede- va sul volto dell' amico Lancisi le tracce di vicina morte mentre i medici circostanti non vi scorgevano nulla. Vuoisi dunque con- venire che se il soggetto della scienza organica, la vita, é più ar- duo a studiarsi che quello delle scienze fisiche, se esige un maggio- re sforzo d' ingegno sia per l'analisi che per l'induzione, se richie- de un maggiore concorso di conoscenze desunte da tutti i rami dell' umano sapere; forse a queste difficoltà gravi e innegabili più che a mancanza di sommi intelletti é dovuto la mancanza e la imper- fezione della medica Teoria. § 12.—Un altra cagione (5. « ) dee riconoscersi, non solo la diffi- coltà ma la natura medesima del soggetto, la vita, i cui fenomeni avendo analogia con quelli che appartengono alla Psicologia, alla Fisica edalla Chimica, hanno suggerito alla inente la interpretazio- ne di essi e perciò l'applicazione e l'ingerenza di coteste scienze nel- la Fsiologia e Patologia dell' uomo. Cosi gli atti si direbbe istinti- vi che nella vita normale conservano, nella morbosa riordinano o tendono a riordinare 1' Economia, furono riferiti da Stahal e da suoi seguaci al diretto influsso dell' anima. Cosi i movimenti tutti della vita organica ed animale furono spiegati da Bellini, da JJorelli e da tutta la scuola Fisica colle leggi della meccanica, ne sj — n — vide altra còsa nel nostro organismo che leve, corde, sciringhe, man- tici, tubi ecc. Così tutte le trasformazioni tutte le funzioni della vita plastica furono spiegate dai chimici colle leggi conosciute delle chi- miche affinità dei corpi, e colle note attività degli imponderabili. Uno studio più profondo della vita ha distrutto é vero le teorie fisi- che, chimiche e psicologiche, ha mostrato che desse sono inètte a in- terpretare i fenomeni vitali, e che vuoisi studiare la vita nella vi- ta. Pure mi sembra manifesto che in tanta oscurità del soggetto, e stante l'indicata analogia di fenomeni, era troppo naturale che i nostri maggiori chiamassero in soccorso le sudette scienze. E giac- ché non diedero il frutto che se ne sperava, e si vide quanto erro- neo fosse studiar la vita fuor della vita, cosi é manifesto che la na- tura del soggetto fece perdere molto tempo allo spirito umano de- viandolo dal retto cammino, e fu un' altra causa della mancanza e dell' imperfezione della Medica Teoria* § 13.—Se i materiali dell' osservazione e dell' esperienza, i fat- ti, sono la vera, la sola, la leggittima base del ragionamento e del- la Teoria, non vi é dubbio che questa doveva essere e fu inconiple^ ta erronea imperfetta, quando i materiali empirici o ndn erano buoni, o scarsi ed insufficienti all' opera di un' ordinamento Teori- co. Se gettiamo uno sguardo critico sul vasto deposito de materia- li empirici che possediamo, troviamo giuste le lagnanze di due medici filosofi Baglivi e Zimmermann sull' imperfezione dell' os- servazione medica; troviamo molte osservazioni inesatte e incom- plete, molte anche false, e tutte miste a poche buone. Ne é da far meraviglia questa scarsità delle buone, perché osservare non é ve- dere ma saper vedere, é un' arte difficile che esige genio e sagacità non comune, e amore del vero scevvro di prevenzioni e d' ipotesi. "Ma pochi (esclama Zimmermann) cercano la natura nella natura, "pochi seguono il solitario filo che conduce al di lei Santuario, e "pochi sono più affezionati a lei che alle loro opinioni. . .. Eppu- "re la medicina é nata dall' osservazione, ella deve i suoi avan- zamenti alla osservazione, e senza questo aiuto ella non può esse- "re che una chiacchera inutile." (1) Egli é ben vero che quest' os- tacolo si andò via via col tempo diminuendo, edora siamo più ric- chi di buoni materiali che i nostri antenati. Pure se ogni Teoria deve avere per base fatti certi e completi, se prima debbono esse- re i fatti che i principii, é evidente che la moltitudine delle osser- vazioni inesatte doveadar luogo a storti giudizii, a principii erro- nei e cosi non si potesse avere una sodisfacente teoria, se man- cavano tanti e cosi eccelenti materiali quanti erano richiesti per si grandioso edifizio. [1] Zinuiiei-inaiiu dell' Esperienza in Medicina, 1 — 18 — § H._La Medicina é figlia del tempo, e non ha potuto progre- dire che pel concorso di molti uomini e di molti studi. (1) Da Ip- pocrate fino a noi, uomini insigni e benemeriti d'ogni secolo e d'og- ni nazione l'hanno arrichita d'importanti scoperte osservazioni ed idee, e ad essi dobbiamo il deposito delle mediche conoscenze che or possediamo. In una scienza come é la nostra che da meschi- ni principii crebbe via via, e di secolo in secolo si fece ricca di mol- ti preziosi e veramente utili materiali, sarebbe equalmente con- trario sia al genio progressivo della scienza, sia agli interessi del vero, sia al nostro debito di gratitudine o rinnegare ciò che dob- biamo agli antichi, o credere in quelli tutto compreso, come fosse da loro esaurito il campo dell' esperienza e del ragionamento. Pure in tutti i tempi della storia medica vediamo assai comune questa ten- denza dei medici, o d'idolatrare gli antichi quasi tutto avessero os- servato e insegnato, quasi nulla potesse aggiungersi ai loro fatti ed ai loro concetti e nulla potesse riformarsi; o di vilipenderli in- gratamente come fosse tutto meschino incompleto falso ed inutile quanto ci tramandarono, e che la medicina teorica e pratica comin- ciasse coi disprezzatori degli antichi maestri. Basti in prova di ciò ricordare i grandi elogi ed i grandi biasimi di cui fu oggetto in ogni tempo il Padre inmortale della Medicina, da Asclepiade che chiamava i suoi libri meditazione della morte fino ai nostri gior- ni. (2) Or tanto la docile servilità degli uni, corno la ingratitudine ed indipendenza degli altri noqquero grandemente al progresso del- la Teoria medica, perché la prima fu cagione che si accettasse per buono tutto quanto era antico, che si rimanesse stazionarli nella povertà e nell' indolenza, credendo già possedere quanto convie- ne alla scienza e alla pratica; perciò opinio copice causa inopice (3); quindi distrutta la critica, non sentito neppure il bisogno di nuovi fatti e di nuove idee, vale a dire il bisogno del progresso e del perfezionamento. La seconda fu cagione che rinnegati gli an- tichi, si rinnegassero i fondamenti sui quali pure può fondarsi una Dottrina qualunque, che mancasse la critica, e che perciò si ten- tassero le teorie col metodo d' indovinamento. I primi somiglia- no a chi si contenta del paterno rettaggio, e lo gode senza miglio- rarlo e aumentarlo, nemmeno pensando ai maggiori bisogni dei fi- gli avvenire. I secondi somigliano a chi vi rinunzia e si priva per- [1] Medicina. . . . temporis filia. . . . Non in Immani profecto ingenii acumine si- ta est ars prestantissima quam diligeus et acurata et sagax notatio nnturce atquoe animadvertio peperit, sed potius vaviis cuiusque cetatis doctórum laboribus coacer- vata sapientia dicenda est, hominunque multorum mens inunum quasi colleota. Ba- glivi Prax. Med. lib. 1. [2] Rasori del preteso genio di Ippocrate. Broussais. . . . [!J] Bacone. — 19 — ciò dei mezzi di fare una fortuna e fondare un patrimonio; quindi volendo tutto intraprendere colle semplici sue forze si espone a la- vorare di più e profittare di meno. § 15.—Un'altra circostanza analoga alla precedente fu la sover- chia importanza data a certi medici studi. Lo studio della vita fisio- logica e morbosa offre dei fatti comuni e di osservazione giornaliera, ed altri rari e straordinarii: offre dei fenomeni la di cui investigazio- ne é di molta importanza clinica, ed altri nei quali nulla quasi ri- leva. Era nell' interesse vero della scienza sopratutto poi della par- te razionale l'occuparsi dei fatti più comuni, e che hanno un' im- portanza pratica inmediata e giornaliera. Pure fu assai comune in ogni tempo la tendenza dei medici di occuparsi delle cose insolite e straordinarie. Pare che la cagione di questa tendenza sia un' in- considerato amore del maraviglioso. Volumi inmensi si sono scrit- ti per descrivere le forme, gl'istinti, le abitudini, la storia natura- le delle piante e degli animali, certo al di la dei bisogni della Fi- siologia. Tutti i mostri, tutte le produzioni e aberrazioni strane e rarissime della vita plastica normale e morbosa hanno occupato in ogni epoca Y attenzione ed il tempo dei fisiologi e dei patologi, con qual frutto lo sa il mondo; perché nessuna idea ne utile ne nuova é sortita mai da siffatte maraviglie. (1) Però il cattivo effetto che producono sul progresso della medicina é sifatto: che ingenerano e conservano la opinione erronea: che i fatti i più comuni della Fi- siologia e della Patologia già bastano ai bisogni della scienza e del- l' arte, e che perciò nulla più é da farsi intorno a loro né per Y a- nalisi né per l'induzione. E questa opinione che toglie lo stimolo di studiare e fa perdere il tempo in cose pressoché inutili, é asso- lutamente erronea, perché anzi potrebbe asserirsi che i fatti i più comuni della Fisiologia e della Patologia sono forse tanto oscuri e bisognevoli di nuova analisi e di nuova induzione quanto i più stra- ni e rarissimi, con la differenza che gli studi intorno a questi ultimi non hanno quasi importanza, mentre gii sludi intorno a quelli hanno una in- fluenza giornaliera sulla teoria e sulla pratica della Medicina. Questa circostanza noqque dunque in due modi alla nostra scienza a devi- ando la mente dall' occuparsi dei fatti comuni e perfezionarne 1' analisi e la storia, b deviandola dall' occuparsi della parte raziona- le anche quando nulla più fosse stato da farsi intorno alla parte storica. [1] So viene al mondo un' animale con due teste, abbiamo sul momento una minu- ta descrizione del mostro resa nota a tutta 1' Europa benché ciò sia un' oggetto di nes- suna conseguenza per 1' avanzamento della scienza. . . . Nei scrittori di Medicina si scopre ad evidenza quest' amore pel maraviglioso; li troviamo pieni di casi straordi- narii descritti con una noiosa precisione, dei quali non sene trova alcun' altro somi- gliante mentre .si tralascia di riferire i sintomi che distinguono alcune comuni malat- tie dalle altre di natura diversa che le rassomigliano.—Uregory. 20 § 10.—Finalmente {$.'') Y incertezza eia volubilità del linguag- gio scientifico che quasi in ogni tempo é stata di moda, fu un gra- ve ostacolo che impedi ai medici d' intendersi e di convenire su certe idee, che creò confusione e discordie, che gli distrasse dal concorrere con migliore accordo al progresso della medica Filo- sofia. Quante idee diverse non hanno infatti rappresentato le pa- cole diatesi, stimolo, irritazione, forza! Per gli uni diatesi é lo sta- to dell' eccitamento o accresciuto o depresso, per altri quando vi si congiunge un cangiamento durevole nella miscela organica, per altri é una morbosa crasi o disposizione degli umori, o d' un dato apparechio o sistema. Porgli uni é stimolo qualuuque agente del- la natura che prende parto in un' azione fisiologica; per altri é sti- molo, quando questa azione risveglia una reazione fibbrosa, un mo- vimento vitale; per altri é stimolo ciò solo che risveglia una reazio- ne morbosa. Per Darwin é irritazioe la mera azione di uno stimo- lo qualunque sopra la fibbra viva irritabile; per Guani Rubini e Tommasini é la manifestazione morbosa e disarmonica che risulta dall' azione di stimoli incongrui inaili ni inconvenienti; per Brous- sais non é altro che una forma od un grado d' infiammazione. Per forza altri intende qualunque proprietà vitale, altri il grado di ques- te proprietà medesime, altri l'energia delle funzioni fisiologiche© morbose, altri la resistenza alle cagioni nocive. Qual meraviglia poi se da questa non neccessaria confusione babelica nascesse la anarchia delle opinioni? Se così isolate e separate una dall' altra le scuole mediche di varie età e di varie nazioni, furono sterili ed impotenti? Se perdendo il loro tempo o ad occuparsi di nuovi no- mi in luogo d' occuparsi d' idee e di fatti, o disputando intorno a parole in luogo di rettificare fatti e principii, tralasciarono di pro- gredire allo stabilimento della Teoria che già sarebbe stata fon- data in parte creandone il linguaggio unico ed uniforme? Come l' uniformità dei pesi e delle misure e dei valori nelle monete previe- ne sbaglii e danni considerevoli, e perdita di tempo nei calcoli nel mercato dei valori, cosi é evidente che 1' uniformità del linguaggio scientifico dee prevenire errori e danni scientifici nel mercato del- le idee tanto più facili e considerevoli che si tratta di scienze diffi- cili, vaste delicate esommameate influenti sull' arte. Egli é dun- que a desiderarsi che come le singole nazioui hanno già adottato una farmacopea nazionale, cosi la totale Republica Medica adotti un linguaggio invariabile per la Fisiologia e Patologia razionale come già l' addotto per 1' Anatomia, per la Fisiologia storica e per la Medicina Pratica. §. IT.—Passate in revista le diverse circostanze che resero man- chevole ed imperfetta la parlo razionale della Medicina, dimostra- '1\ — \o in qual modo esse furono ostacoli allo stabilimento della vera Dottrina Medica, rimane ad esaminare se é possibile o solamente difficile allontanar questi ostacoli, e a quali mezzi ed aiuti conven- ga metter mano per conseguir più facilmente l'intento. Non sarà senza vantaggio questa parte del mio discorso perché risultando da questo esame che la Dottrina Medica é possibile, e che lo é evitan- do certi ostacoli e adoperando in certi modi, si viene a determinar in certa maniera le condizioni ed il metodo per ottenerla. E ve- nendo al 1.° ostacolo—non essersi ancora ben definiti l'oggetto i limi- ti, i fondamenti della Teoria medica io ardisco sperare che sia il più agevole ad essere rimosso. In luogo d' intendere per Teorica l'in- segnamento elementare delie scienze mediche che non sono la cli- nica, o tutta insieme la serie delle mediche conoscenze, o ciò che la medicina ha di speculativo ideale e ipotetico, in luogo di averne un' idea indecisa e dubbia, nulla si oppone che i medici convenga- no nei principii qui sopra esposti. 1.° Che la Medicina come scien- za si propone conoscere la natura organica e comprende 1' Anato- mia, la Fisiologia, la Storia Naturale, la Patologia. 2.° Chela Me- dicina come arte si propone di agire, si propone di conservar la sa- lute o restituirla, e comprende la Igiene, la Terapeutica, la Chirur- gia e 1' Ostetricia. 3.° Che la Medicina considerata come scienza ha due parti corrispondenti a due distinte funzioni della nostra mente 1' osservare ed il ragionare, e si divide in isterica che osser- va sperimenta descrive, cioè presenta la storia dei fatti o dei feno- meni, in razionale che reagisce sui fatti, gli confronta gli classifica gli coordina gli interroga; ne ricerca i rapporti le leggi le cagio- ni i principii generali, cioè presenta la teoria dei fatti o dei feno- meni. 4.° Che 1' oggetto della Teoria medica è dunque soltanto la coordinazione dei fatti Fisiologici e Patologici, e la scoperta del- le cond zioni vitali cioè delle supreme cagioni e condizioni della vita fisiologica e dello stato morboso. 5.° Ciò posto la Teoria me- dica non é un mero libero e sfrenato idealismo, ma 1' uso leggituno e perciò efficace del ragionamento. Essa ha per base i fatti, cioè la parte isterica delia scienza organica, e non dee altrimente che da questi ricavare i suoi generali principii. (1) I suoi principi debbono potersi sempre verificare con 1' applicazione loro alla pra- tica, ad essa debbono potersi sempre applicare utilmente per la ra- gione che quod in contemplatane instar causce est, id in operatane ins- tar regulce est. ril Volendo (dice 1' 111. Grc2orv) raccorre una storia naturale inserviente alle arti <• 1 atta a divenire il fondamento di un' utile filosofia bisogna fare una scelta di lat- ti fra 1' infinito numero che la natura ci presenta. Le nostre mire dovrebbero limi- tarsi a quelli che essendo confrontati e messi in buon' ordine possono condurci a). prini'ipii generali. Da questi principii ne discendono altri corrolari dai quali si ri- levano i caratteri che deve avere la vera la sola la veramente utile Dottrina della vita e della medicina. 1. Se i fatti della vita o ga- llica sono i soli e leggittimi fondamenti della Dottrina medica, noi dovremo diffidare di qualunque Dottrina della vita la quale si ap- poggi a fatti conoscenze ed idee prese a prestito dal soggetto di altre scienze e perciò trascenda i limiti del suo soggetto (la vita) e v' introduca fatti estranei. 2.° Se i principii razionali debbono potersi verificare dal confronto coi fatti, debbono potersi utilmen- te applicare ai bisogni della pratica, noi dovremo diffidare di qua- lunque dottrina della vita i cui principii o non possono verificarsi, o la cui applicazione alla pratica risulta contraria ai dettami dell' Esperienza, e perciò funesta all' arte e all' umanità. 3.? Una é la scienza organica: la Fisiologia studia le condizioni della vi- ta normale, la Patologia studia le condizioni della vita mor- bosa: e poiché la vita morbosa non può essere altrimenti cha una offesa una violazione delle leggi o condizioni fisiologiche della vi- ta, cosi la Fisiologia é neccessaria al Patologo per conoscere il magistero della vita morbosa; la Patologia è necessaria al Fisio- logo per avere ne fatti patologici una conforma de suoi principii: e perciò qualunque dottrina della vita non stringa in una indisso- lubile aleanza Fisiologia e Patologia, e non ne formi una scienza unica, qualunque Dottrina medica i cui principii fisiologici urtino con quelli della Patologia o viceversa, non può riguardarsi la vera dottrina della vita e della Medicina. Stabiliti questi principii mi sembra determinato con bastante chiarezza l'oggetto i limiti i fondamenti i caratteri della Dottrina medica. I quali principii o sono erronei e allora io supplico i me- dici pensatori a rettificargli, e a proporne dei migliori; o sono giusti e allora nulla impedisce di addottargli generalmente: e cosi già un' ostacolo é tolto, già i medici sapranno quello che intendo- no e quello che vogliono parlando di Teoria medica; quale ne è l'oggetto,quali i limiti ei fondamenti; quali i caratteri per riconos- cere la vera la utile Dottrina, quella che risponde ai bisogni della scienza e dell' arte. § 18.—Vediamo ora se e con qual metodo si può studiare e trat- tare la parte razionale della scienza separata dalla parte storica, sempre ammesso che i fatti di questa ne siano i fondamenti. Se il mezzo che ardisco proporre sarà trovato buono, anche il secondo ostacolo alla Teoria medica sarà allontonato. Ardisco asserire che l'attuale metodo d' insegnamento medico, nato nell' infanzia della scienza, mantenuto poi per la forza dell' abitudine e dal rispetto de- gli antichi, e forse dalla difficoltà di riformarlo, che l'attuale me- — 23 — todo dico non è buono. Perché sia buono uopo é che sia conforme alla natura della nostra mente, e allo scopo della scienza. E' con- forme alla natura del nostro intelletto l'aquistare prima le conos- cenze facili e semplici e poi le diffìcili e complicate, e procedere prima all' osservazione e alla storia dei fenomeni che rimontare all' investigazione delle cause, prima osservare che ragionare. Vor- rei dunque sbandite dall' insegnamento medico primitivo tutte le Fisiologie e Patologie generali perché i giovani in luogo di riem- piersi la testa di nomi si arrichissero di idee complete, di fatti im- portanti; vorrei che il tirocinio medico cominciasse coli' Anato- mia descrittiva, colla Storia naturale, colla Fisiologia sperimenta- le, Materia medica, e colle Istituzioni di Medicina Pratica. Vorrei che i professori di queste scienze Storiche procedessero col miglior ordine analitico per cogliere tutti gli elementi veramente essenzia- li d'un fatto individuo, accioché i giovani si addestrassero ad occu- parsi di cose positive non di astrazioni, di oggetti sempre verifica- bili dall' esperienza, non di vaghe creazioni della mente, e di nomi sovente privi d'idee. Vorrei che cotesti professori coordinassero i materiali delle loro rispettive scienze, secondo i maggiori loro rap- porti d? identità e d' analogia, e nell' ordine più acconcio perché la mente se ne impadronisca e più tardi vi possa ragionare. Dopo dueo tre anni nei quali il giovine alunno ha conosciuto e passato in revista tutto il materiale della scienza organica, che si é addes- trato all' osservazione ed all' analisi dei fatti fisiologici e patologi- ci, avendo già i dati del confronto e dell'induzione può e deve fa- re un passo innanzi, cioè procedere alla coordinazione di questi materiali, all'investigazione delle cause dei fenomeni, in una paro- la ad occuparsi della parte razionale della scienza, studiare la teo- ria medica. Vorrei che si stabilisse una cattedra nuova che po- trebbe chiamarsi di Zoonomia (1) od Istituzioni di Medicina Teo- rica il cui scopo fosse. l.c La coordinazione la più filosofica dei fatti fisiologici e patologici. 2.° La investigazione e scoperta delle condizioni generali e supremo, o delle cause della vita normale e morbosa. Questa scuola nuova non si occuperebbe dei fatti particolari, supponendoli già conosciuti e stabiliti; ma si proporeb- be in vece di classificare, coordinare, interrogare questi fatti me- desimi per dedurne principii generali, per iscoprire le leggi o ca- gioni supreme de fenomeni, e cavarne consequenze utili perché ap- plicabili alla pratica. Questa scuola nuova avrebbe somma cura di far marciare d'accordo la Fisiologia e Patologia razionali, provare [1] Gli darei questo nome anche in onore di Erasmo Darwin che diede appunto nella sua Zoonomia un bel saggio di Filosofia della vita, e tentò di fare delle Fisiologia e Patologia razionali una scienza unica ed indivisa. — 24 — che sono una scienza unica ed indivisa, provare che i principii sfit- biliti concordano coi precetti universali dell' osservazione e dell esperienza. Somigliante al comune sensorio a cui mettono copu tutte le sensazioni, e da cui partono i movimenti volontarii, questa scuola nuova sarebbe la vera anima della medicina siccome quella in cui debbono convergere tutte le conoscenze dell'Anatomia, Fi- siologia, e Patologia per formarne principii, e da cui debbono par- tire principii e precetti applicabili all' arte Igienica e Terapeu- tica. Un bello e splendido saggio benché incomplete diede di questa scuola nuova il mio celebre maestro Giacomo Tommasini nelle sue lezioni critiche di Fisiologia e Patologia. Peccate che egli sedotta e deviato dapprima dal prestigio del JBroAvnianismo poi dal propo- sito di riformarlo, lasciò interrotto il suo magnifico disegno, dan- doci appena la metà della Fisiologia Razionale! Che se ciò non era, e se quest' Illustre Italiano avvesse seguito l'impulso del suo pro- prio genio e de suoi studi originali, forse non sarebbero esistiti in Italia ne il Brownianisnio ne la Riforma, e la Medicina Italiana possederebbe ora le prime e le più belle Istituzioni di Medicina teorica! Vorrei che dal primo giorno fino all' ultimo dell' insegna-- mento medico il giovine alunno avesse famigliari l'osservazione cli- nica, e la storia delle malattie, perché nei primi anni apprenderebbe idee e fatti dei quali ha bisogno per conoscere la medicina come scienza; negli aitimi anni apprenderebbe a verificare ed applicare nella scuola clinica i principii della scuola Teorica per conoscere ed esercitare la medicina come arte. Questo studio simultaneo del- la parte teorica e pratica, gli rende facile per una parte risolvere i problemi della Teoria, per l'altra gli mostra l'importanza e l'in- fluenza dei problemi stessi teorici sulla pratica della Medicina. Con- cludiamo: se l'attuale metodo d'insegnamento medico sembra per buone ragioni imperfetto e cattivo, se sono logici i fondamenti sui quali io propongo di riformarlo, se questa riforma non solamente é possibile, ma già ne abbiamo un magnifico saggio, dunque anche questo secondo ostacolo alla Teoria medica può essere allonta- nato. (1) § 19.—Un errore si connette ad altri errori, la riforma di uno trae seco la riforma di altri molti. E di vero determinati l'oggetto i li- miti i fondamenti della Teoria, riformato il metodo dell' insegna- mento medico, non solo si rende possibile e facile l'addottare in me- [1] Ecco in breve il mio piano di studi medici—dal 1° al 6C anno Medicina Clinica e Istituzioni di Medicina Pratica—lc, 2^,3° anno: Anatomia, Fisiologia, Storia natu rale, Materia medica—1 ,o:'. ti-, Zuouoniia, Medicina legale. Chirurgia, Ostetricia, Igieno. Mvnolc medica. 26- dicina il metodo induttivo, ma diventa una neccessità, diventa una conseguenza inevitabile di questi passi già dati. Se i fatti e i soli l'atti della Fisiologia e della Patologia sono i fondamenti ed i limi- ti della Teoria, ne viene per conseguenza che rimane escluso il me- todo d' indovinamente per ciò che riguarda l'ingerenza di scienze estranee alla scienza organica, quindi ne l'intervento dell' anima, ne il gioco delle forze meccaniche o quello delle affinità chimiche verranno invocate per ispiegare i fenomeni della vita. Una od al- cune funzioni vitali, uno od alcuni poteri della vita verranno considerati come le cagioni degli altri e i cardini fondamentali della vita generale, però non si uscirà mai dai limiti della vita or- ganica per ispiegarne il meccanismo e interpretarne i fenomeni. Se l'oggetto della Teoria é la coordinazione dei fatti e la scoperta delle cause, perciò stesso che i fatti sono i dati sui quali la Filoso- fia opera sia per coordinare e classificare, sia per iscoprirele segre- te cagioni dei fenomeni, perciò stesso viene escluso il metodo d'in- dovinamente (nel quale si comincia dalle idee in luogo di comin- ciare dai fatti) perciò stesso si é condotti ad usare il metodo indut- tivo nel qualo si comincia dal confronto dei fatti per giungere a formare delle idee più o meno generali. Altronde il metodo d'in- dovinamente potea scusarsi quando la medicina era più povera di fatti e di critica; ma ora che le scienze mediche sone ricche di mol- ti e preziosi materiali, tanto per la Fisiologia che per la Patologia, ora che una critica più filosofica ha distrutto una dopo l'altra tante ipotesi mediche, e sopratutto quelle che si presero a prestito da scienze estranee alla vita; ora il metodo induttivo é possibile. E di vero i fatti della scienza organica sono delicati finissimi e protei- formi, però soggetto d' analisi e d'osservazione come tutti gli altri fatti della natura: hanno fra loro caratteri ci' identità e di analogia per cui formano gruppi distinti, ponno dunque anch' essi essere soggetto di confronto e di coordinazione. Esistono certamente ben- ché difficili a discoprirsi le segrete cagioni dei fenomeni vitali, qui le cause delle funzioni fisiologiche, là le cause delle malattie; ed egli ó interrogando tutti i dati tutti gli elementi dei fatti che è possibile di riconoscerle. Dunque come l'analisi ed il confronto, è possibile l'induzione nella scienza organica come nelle altre fisi- che scienze. § 20.—Non ho dissimulato che la difficoltà del soggetto fu una causa principale della mancanza ed imperfezione della medica Dot- trina; pure non mi pare che questo sia un' ostacolo insuperabile, e tale da disanimarci dall' intraprenderla. A buoni conti queste dif- ficoltà si sono diminuite in proporzione dei graduali ed ora ammira- bili progressi di tutte le scienze mediche, in proporzione che si é — 20 — meglio conosciuto il soggetto della nostra scienza l'organismo e la vita, in proporzione diecianno progredito altresì le scienze collate- rali, ed una critica più illuminata ha potuto far conoscere ciò che appartiene alla vita, e ciò che alla natura inorganica. I fatti della Medicina sono delicati e fuggevoli é vero, però sono suscettibili d' analisi e d'induzione. Anche i fenomeni della luce e dell'elettricità sono delicati e finissimi, pure Newton ha costretto la luce a dar se- parati i suoi raggi, Galileo fece abassarc i Cieli e rivelarci le loro maraviglie, Franklin s'impadronì del fulmine, Volta riusci a crear- lo. Certamente nel campo della scienza organica non si possono intraprendere quell' analisi e quelli esperimenti che permette la Fisica e la Chimica. Però chi ci vieta che studiamo le condizioni della nostra scienza, che analizziamo senza distruggere, che sola- mente adoperiamo quell' analisi e quell' induzione di cui sono sus- cettibili i fenomeni vitali? Le scienze fisiche hanno è vero regole e principii inmutabili soggetto di calcolo e di approssimazioni infalli- bili; mentre la scienza organica non può avere che principii flessi- bili e condizionali. Però chi ci vieta di riconoscere questo vero come un fondamento della scienza organica in luogo di considerar- lo un' ostacolo? E forse che un principio condizionato (p. e. in da- te circostanze tale potenza produce tali effetti o fisiologici o mor- bosi o terapeutici) é meno costante nella natura organica che un principio assoluto nel campo della Fisica? Forse che sopra ques- to vero non é fondata la neccessità e l'importanza della professio- ne medica? Forse che non distingue il medico abile ed efficace, la maggiore attitudine dì cogliere e valutare le circostanze tutte del fatto per riconoscerne 1' identità, e valersi dell' altrui e della pro- pria esperienza? § 21.-—Le attinenze che ha la scienza organica colle altre scien- ze della natura, i rapporti di somiglianza che hanno certi fenomeni e certe leggi organiche, con altri fenomeni e leggi della natura non viva furono cagione senza dubbio della mancanza ed imperfezione della medica teoria. Però furono: sta in noi che più noi siano; sta in noi di attenerci al virile proposito di studiare la vita nella vita, dirinnunciare all' antica edora rinnovata speranza di interpretare i fenomeni vitali colle leggi della Fisica e della Chimica; sta in noi di convenire una volta chiaramente e solennemente che le parole particolare chimica,particolare meccanica, forze, leggi modificate sono al- tretante prove che le leggi conosciute della Fisica e della Chimica comune non ci accompagnano nell' interpretazione della vita, e che questi particolari queste modificazioni che cuoprono e certificano la nostra ignoranza, comprendono l'incognita del problema, sono il medesimo arcano magistero della vita organica che vuoisi scuoprire; sta in noi finalmente di occuparci di questi particolari e di queste modificazioni perché sono esse tuttavia un' intoppo o il punto a cui si arrestano gli Iatro-meccanici egli latro-chimici. § 22.—L'imperfezione dei materiali empirici dovea essere un' ostacolo alla teoria nei primi secoli della Medicina, pero è divenu- to sempre minore in proporzione che il deposito dei fatti si è arri- chito dopo i pazienti lavori di tanti secoli. Da Ippocrate fino a noi esiste un' insieme di osservazioni fisiologiche e patologiche che me- ritano il nome di fatti, sulla verità dei quali i medici di tutti i tempi e di tutte le scuole convengono (1) benché in diverso modo gli abbiano interpretati, fatti che sopravissero al dominio di sistemi di- versi, che perciò meritano di essere il fondamento de nostri ragio- namenti se é vero che opinionum comenta delet dies, natura iudicia con- firmat. (2) Può nuocere è vero la moltitudine de semi-fatti e delle osservazioni inesatte o false, ma sta in noi egualmente il far scelta mediante nuova verificazione di tutto ciò che di positivo, d'inne- gabile, di importante ci fu tramandato, completare le osservazioni inessatte, rigettare le false, estendere \\ numero delle buone. Do- po ventitré secoli di pazienti fatiche e* di uomini insigni nell' osser- vazione e nell' esperienza abbiamo noi fatti o cosi importanti ó cosi numerosi da potervi fondare la Dottrina della vita? A ciò potrà rispondere chi ardirà intraprenderla. Solo dirò che nelle altre scienze naturali non fu neccessario esaurire il campo dell' osser- vazione e dell' esperienza per istabilire generali principii: che an- zi avvenne che ove lo studio di pochi ma importanti fatti dettò giusti principii, questi allargarono il campo dell' esperienza e resero più feconda e più esatta la osservazione. (3) Supponiamo al postutto che non abbiamo sufficienti fatti, e buoni materiali empirici quanti richiede l'opera della Dottrina medica; chi non vede che quest7 os- tacolo può esser tolto, che possiamo arrichire di fatti, e completa- re la parte storica della Medicina, quando^ i fenomeni vitali sono soggetto di osservazione e di esperimenti come tutti i fenomeni del- la natura? § 23.—Neppure é impossibile o pur solo difficile mantenere un giusto mezzo fra una cieca deferenza all' autorità degli antichi, ed un' ingrato ed imprudente disprezzo. L' antichità rappresenta la infanzia dello spirito umano, e in una scienza tanto difficile come la nostra sarebbe certamente assurdo il pensare non solo che gli anti- [1] Baker Beker de Veteret Recent. Med. Concordia. [2] Bacone Nov. Org. [3] Il Verulamio opina che tale é 1' andamento di tutti i rami dell' umano sapere di- pendenti dall'esperienza e dall' osservazione che laddove dai primi fatti si ricavano al- cuni principii, servono poi essi a vicenda al ritrovamento di altri fatti. -- 2s — ■ chi avessero esaurito il campo dell'osservazióne e della scienza, ma l'avessero pur solo tracciato, non solo che ci avessero traman- dato un' ediffizio completo ina pur solo abbozzato il disegno. Noi rap- presentiamo l'età virile, e ricchi dei materiali e delle idee che di se- colo in secolo ereditammo, siamo in migliore condizione che essi non furono, e possiamo avere migliori conoscenze teoriche e pratiche che essi non ebbero; noi forse possiamo creare una generale Dot- trina della vita eh' era inmatura per loro. Ciò riflettano coloro che pensano che non avremo giammai una Dottrina della vita per la ragione che finora non l'avemmo. Per altro queste riflessioni non debbono diminuire il nostro rispetto, e la nostra gratitudine verso coloro che in mezzo alle tenebre dell' ignoranza, e della supersti- zione, nell' infanzia stessa dello spirito umano, furono primi ed an- che sommi nell' arte di osservare e d'interrogar la natura, che fu- rono i primi testiinonii della natura vivente, che furono i maestri dei nostri maestri, le cui osservazioni furono accresciute e arrichi- te però non smentite, e traversarono i secoli vere e preziose alla scienza ed all' arte. Forse senza i primi benché infantili passi dati da Ippocrate, lezio, Areteo, Galeno, Celso, la medicina moderna sarebbe priva di una magnifica letteratura, e ridotta come fra i chinesi popoli a un rozzo e ineschino empirismo. Sta in noi dunque di allontanarci egualmente dall' idolatria e dal disprezzo, di sce- gliere, profittare, giovarsi delle osservazioni degli esperimenti e delle vedute che gli antichi ci tramandarono, senza crederle per- fette e indegne di verificazione e di scelta, senza credere esaurito il campo dell' ossorvazione e del ragionamento; sta in noi di sceglie- re ciò che di buono ci ha tramandato ogni età ed ogni scuola, ciò che si riscontra sempre vero col confronto dell' osservazione. In tal guisa i fondamenti del nostro edifizio medico saranno tanto più so- lidi, che più antichi e consolidati dal tempo; le verità mediche avran- no tanto più autorità # rispetto che i suoi titoli sono più antichi, e che grande e rispettato éil numero delle testimonianze. § 24.—Riformato il metodo dell' insegnamento medico, determi- nato l'oggetto, i limiti, i fondamenti della Teoria medica, stabilita una nuova scuola che si occupi di questa parte, che si occupi di ri- solverò i più belli e interressanti problemi della scienza organica, che ne faccia sentire la somma loro importanza ed influenza nella pratica della Medicina, che faccia avvertire come i fatti più comu- ni della scienza sono forse tanto pieni di tenebre come i casi più ra- ri e straordinari; sparisce 1' 8° ostacolo sopra accennato vale à dire vien meno la soverchia estenzionc data ad altri medici studi che hanno una secondaria importanza, o quand' anche alcuni medici sempre si ostinino a dar gran peso a certo cose rare e straordina^ - 29 rie. già questo avviene senza inconvenienti, già é conosciuta la so- vrana importanza della Dottrina medica, ne il vano e sterile amo- re del maraviglioso potrebbe deviare i medici dall' accordarle il seggio principale. Realizzandosi questa riforma tutte le scienze me- diche prendono rispettivamente il posto che loro compete: la Sto- ria naturale, 1' Anatomia, la Fisiologia e la Patologia ne formano la base, la Zoonomia (o Istituzioni di medicina Teorica) é quella a cui convergono tutti i materiali di queste scienze, perché ne emer- ga la critica, perché ne emergano i principii generali, utili ed appli- cabili all'Igiene ed alla Terapeutica. La Zoonomia avrà dunque il primato come quella che completala scienza, come quella che diri- ge 1' arte. § 25.—Venendo finalmente all' ultimo ostacolo la incertezza e volubilità del linguaggio scientifico, dirò che se è possibile alla Re- publica medica convenire intorno alla Riforma del medico insegna- mento, convenire siili' oggetto, limiti, fondamenti, caratteri della teoria organica, è altretanto possibile addottare un linguaggio uni- forme identico per tutte le scuole e nazioni civilizzate. Dirò anzi di più che il convenire sopra un linguaggio scientifico uniforme sa- rà la conseguenza inevitabile di queste due capitali riforme, giac- ché é gioco-forza, che da esse nasca e si corrobori la vera dottri- na della vita e della medicina, e per consequenza insieme con essa il linguaggio scientifico che ne é per cosi dire la chiave, 1' espressio- ne e l'isirumento inseparabile. Anzi giacché uno e'il vero, ed è naturale che operando coi medesimi dati e col medesimo metodo, si pervenga o si convenga da molte scuole diverse nei medesimi principii, e nei medesimi risultati; così é naturale egualmente che si pervenga e si convenga nel medesimo linguaggio scientifico des- tinato à rappresentarli. § 2fi.— ilo passato ad esame le circostanze che resero manchevo- le ed imperfetta la Teoria medica, e ho dimostrato in qual modo le noqquero, e le furono altretanti ostacoli, ho provato che questi osta- toli si possono togliere; mi parve anzi di riconoscere che la rifor- ma di un' inconveniente chiama seco la riforma di tutti gli altri, e cosi stabilito 1' oggetto i limiti i fondamenti i caratteri della teoria, sia naturale riformare l'insegnamento scolastico, inevitabile quindi Y addottare il metodo induttivo, neccessario studiare la vita nella vita, e superare le difficoltà del soggetto, addottando quell' analisi e quell'induzione che convengono all' indole dei fatti organici. Ciò posto non essine il rispetto ragionevole agli antichi ostacolo al pro- gresso, ma mezzo per fondare solidamente; dovere la Zoonomia livore il primato fra le scienze mediche, e 1' uniformità di linguag- gio scientifico esser mezzo ed effetto insieme di cotesta riforma. Ora — 3U -- se é possibile allontanare gli ostacoli ai di lei avanzamenti é dunque possibile la teoria della medicina. Son tali i rapporti di somiglian- za che ha la medicina colle altre scienze che non veggo come si pos- sa disperarne. Come le altre fisiche scienze salite a tanta altezza, generalità, ed utilità di principii, ha dei fatti soggetto di osservazio- ne e di sperimento; fatti aventi fra loro dei rapporti onde si forma- no gruppi distinti, onde si disvelano le cause generali, fatti molte- plici ma regolati da pochissime leggi; e le organiche sono costanti inmutabili come le altre leggi della natura. La Medicina ha per- corso le stesse fasi delle altre scienze, e l'esempio di queste fa pre- sentire che studiata con migliore metodo e con migliori principii otterrà quella Dottrina che la possa costituire veramente scienza, che possa rannodare e utilizzare le sparse mediche conoscenze, ren- dere la terapeutica più razionale, e altronde conforme ai precetti della miglione esperienza, rendere più perfetta e più estesa la stes- sa medica osservazione. Dimostrata la neccessità e Y importanza della teoria e la possibilità di ottenerla, é provata eziandio la op- portunità di rivolgere ad essa i nostri studi. Rimane ora a vedersi se questa Dottrina già esiste in alcuno dei moderni insegnamenti teorici di medicina, e ciò non per una critica importuna de grandi uomini che intorno ad essa con nobili studi si adoperarono; ma per- ché persuasi dell' aurea sentenza di Bacone che opinio copice causa inopixR non crediamo di possedere la vera filosofia della vita, mentre ancor ne siamo lontani, e perché la trovata insufficienza ci animi a più gagliardi e meglio diretti tentativi. Io non parlerò delle teori- che antiche, perché se è vero che qua in natura fondata sunt cres- cunt et augentur, qua autem in opinione variantur non augentur (1): 1' avvicendarsi stesso di varie dottrine mi assolve dal mostrarne Y insussistenza. Parlerò delle recenti sia perché regolano la terapeu- tica moderna, sia perché possono essere reputate la vera, la solida e sicura Dottrina della Medicina. § 27.—Esaminando la stato della Medicina moderna rileviamo con meraviglia che ai mirabili avanzamenti, e alla condizione quasi com- pleta delle scienze mediche sperimentali Anatomia, Fisiologia, Storia naturale, Patologia, Materia medica non corrisponde un proporzio- nato avanzamento ne della Teoria medica, ne della Medicina Cli- nica. Non appartiene a me ma alla storia dell' arte parlare dei glo- riosi lavori e dei nomi inmortali che resero ricche e quasi comple- te le sudette scienze. Parlo a medici eruditi e perciò mi basta accen- nare i certi ed innegabili resultati. L' Anatomia umana dopo molti secoli di pazienti studi e di gloriose scoperte aiutata dalla Chimica e [1] Bacone. — 31 — dall' Anatomia comparata, é pervenuta a tal grado di perfezione che nulla più quasi rimane a scuoprire alla lente ed allo scalpello, nulla a desiderarsi per conoscere la struttura, le forme, le relazioni, i com- ponenti dei minimi pezzi della compage organica. La Fisiologia aiu- tata dalla Storia naturale sostenuta dall' osservazione e dallo spe- rimento è giunta ora a determinar quasi con precisione gli usi e le propietà vitali dei grandi sistemi e degli organi, e riconoscere se non Y intimo meccanismo, almeno le condizioni per le quali le singole funzioni si compiono. Cosi a minori cose rimangono circoscritte le ricerche e le controvversie dei fisiologi, e sembra giusta la speran- za che quel mirabile concorso dell' osservazione e dello sperimento che ha già rischiarati tanti misteri della vita, rischiarerà quelli che rimangono. La storia naturale delle piante e degli animali si è ar- richita di osservazioni infinite preziose alla stessa Anatomia e Fisio- logia dell' uomo preziose per la Filosofia organica perché dati di es- tesi confronti e di generali induzioni. In Patologia si sono studiate e illustrate alcune malattie per lo innanzi oscure e sconoscinte; si è perfezionato il metodo di analizzarle e studiarle, si sono trovati e ap- plicati con molto vantaggio rimedii nuovi ed efficacissimi, nuovi e preziosi trovati di Chirurgia, si è anche stabilito delle vedute e dei principii generali pieni di verità e d'importanza. In una parola le scienze mediche sperimentali quelle che ci danno la storia dell' Eco- nomia vivente o sono perfette e complete o assai vicine ad esserlo, e forse aspettano ciò che loro manca dal perfezionamento della me- dica Dottrina. § 28.—Eppure eh' il crederebbe? A dispetto di tanto perfezio- namento delle scienze mediche sperimentali, a malgrado delle co- noscenze preparate da tanti studi e da tanti secoli, a malgrado di tanto progresso pur nella patologia e nella pratica delle malattie, la pratica della medicina è tuttavia estremamente difficile ed im- perfetta, versa sempre in un' assoluta e vasta discordia di opinioni e di sistemi terapeutici, è tuttora il campo di prove diverse, soven- te pericolose ed assurde, e di applicazioni arbitrarie. Ne sono io solo che ciò affermi: "Ove di pratica si tratti (lasciò scritto il Pal- "loni) (1) le difficoltà vi precedono, idubii e le incertezze vi accom- pagnano, la diagnosi riesce spesso un' enigma, la cura empirica, la "prognosi fallace, e l'esito ben sovente delude le vostre migliori "speranze."—E Y Hartman conviene nell' istesso pensiero con diverse parole.—"Una gran parte di medici siano essi seguaci d' "Ippocrate, sia che cuopransi colla naturale filosofia, sia che cieca- "mente seguano la limitata dottrina del Controstimolo o la sangui- ni] Sull' attuale stato della Medicina discorso di G. Palloni. "nolenta di Broussnis sulla flogosi e sulla congestione, o che per til- "timo si dichiarino per la cieca omeopatia, tutti in massa e d; accor- "do esercitano al letto dell' ammalato un grossolano empirismo." Tutti coloro che esercitano la divina arte di guarire si possono clas- sificare in empirici sistematici ed ecclettici. I primi poveri di princi- pii e di erudizione esercitano una triste rutina, per lo più sintoma- tici nella terapeutica, nulli visionarie superficiali nel rendersi coip to delle cause, delle differenze, dell' andamento, degli esiti, della cura delle malattie. I sistematici (e sono la maggior parte) o guida- ti dal bisogno di ragionare al letto dell' ammalato, o sedotti da alcun sistema dominante di Medicina tutto lo studiano tutto lo vedono a traverso la lente del loro favorito sistema. Costoro non adattano la teoria ai fatti ma i fatti alla teoria; vediamo quindi con meraviglia adoperarsi nelle medesime malattie o la cura aspettante de Stabbia- ndola revulsiva e disanguante di Broussais, ola incendiaria di Bro- \vn, ó la deleteria del controstimolo, o 1' omeopatica dell' Haneman. V é di più: nei tempi anteriori all' epoca nostra la scienza clinica formava un corpo di conoscenze e di precetti ammessi e rispettati generalmente, si considerava come la parte solida e invariabile, posi- tiva ed efficace della Medicina. "Priorem parten (cosi Boerhave de- finiva la pratica) evidentia usu, necessitate semper eamdem necfalla- cem, ne mai le controversie scolastiche de meccanici o chimici, de solidisti o degli umoristi giunsero a travolgere affatto o a rinnega- re i precetti dell' antica esperienza; v' era insomma ciò che può chiamarsi una fede clinica. Oggi per lo contrario si é visto ignorare o rinnegare le antiche ricchezze dell' arte, respingere non solo le opinioni e le interpretazioni dei fatti ma i fatti medesimi, applicare audacemente nuove regole di terapeutica benché opposte affatto ai precetti della più autorevole esperienza; si é visto insomma scom- parsa la fede clinica in uomini altronde campioni del medico in- segnamento, e cosi inmersa la Medicina teorica e pratica nella pili desolante anarchia. Gli ecclettici finalmente, e sono pochissimi, ra- ri nantes in gurgite vasto, sono più fedeli alla natura ed alla miglio- re esperienza che ad opinioni excogitate a precetti stabiliti a prio- ri; formiece more quee congerunt et utuntur essi non solo accolgono e rispettano ma adoperano quelle verità empiriche che non intendo- no ma che la neccessità e per cosi dire la santità dell' arte coman- da di usare (1) e se rinunziano sovente all' eccletismo delle opinio- ni si fanno un dovere di professare 1' eccletismo dei fatti. [1] Ad essi alludeva 1' Immortale Hufeland quando scrisse: Kgli é consolante che in mezzo di tanta perpetua variazione di sistemi, e a mal grado tutti i traviamenti della scuola, l'idea della vera arte é rimasta sempre inculcata nell' animo di alcuni. Sempre vi fu una chiesa invisibile di medici fedeli alla natura che procurarono di con- — 33 — § 29.—Questa anarchia negli insegnamenti clinici e nella prati- ca torna evidentemente in discredito della professione medica, e in danno dell' umanità e della scienza. Qual fiducia può avere il mondo nella solidità ed efficacia dell' arte medica, se vede tanta dis- cordia d' opinioni non solo nelle scuole, ma di metodi curativi al lef^to degli ammalati? Come può progredire non pure la Teoria medica in generale, ma la medesima storia delle malattie, se ques- ta anarchia di opinioni ci tiene incerti intorno all' esistenza e va- lidità dei fatti clinici che ne sono i fondamenti? E se uno é il vero tanto nella scienza come nell' arte, come può essere indifferente al- l' umanità che langue inferma 1' applicare nei medesimi casi rime- dii e metodi affatto opposti? Ma questa anarchia negli insegnamen- ti clinici mentre é già un' ostacolo alla formazione di una filosofi- ca patologia, è per altro un' effetto essa stessa della mancanza di una robusta Dottrina medica. Perché s, utili o nocivi relativamente ad una situazio- [ ne organica. —83— ..ita dell' azoto decise delle forme animali, (Vircy rida Puisan- ce vitale) che i_vàri gradini della scala organica mostrano i varii- passi progressivi di questo nisns formativo, che i varii rapporti cosmici dei corpi viventi, e l'influenza de climi, alimenti & a modi- ficargli, mostrano la dipendenza dei corpi vivi dagli agenti che gli circondano: che perciò le forze o proprietà vitali sono secondarie perché risultano dall' organizzazione, e questa risulta da un parti- colare agregato delle forze primitive della materia e degli impon- derabili. (Bufalini Fond. di Patol. Analitica.) Quindi le potenze esterne non inmutano le forze vitali se non dopo di aver alterato o le condizioni meccanico-organiche o le chimico-organiche dell Eco- nomia. Ecco dunque la base vera della dottrina chimista, la quale pure é tanto ipotetica ed assurda che quasi ammetterla in tutti i suoi principii e nelle sue conseguenze equivale al confutarla. Ed infatti accordare alla materia un' attività organizzante assoluta é prescindere da un' Intelligenza suprema, é tornare al panteismo di Spinosa ediDupiìy, é supporre fortuito lordine maraviglioso della natura, ó supporre che la mirabile gradazione gerarchica di struttu- ra,d'istinti, di funzioni di tutti i viventi,che i rapporti loro molteplici e conducenti allaconservazione,armonia, bellezza del mondo organi- co, sono l'opera, non di una intelligenza provida e sapiente, ma delle cieche forze della materia. Ogni parte del globo ha particolari vi- venti, ogni vivente ha speciali rapporti col mondo é vero, ma ciò dimostra armonie cosmico-organiche, non influenze chimiche. Si parla di genesi spontanea: forse lo é nei casi addotti rispetto alla nostra ignoranza. Il polline dei fiori prima del gran Linneo si re- putava una escrezione insignificante, i vermi che distruggono il bruco dei cavoli si credevano spontanei prima che si scoprisse la mosca icneumone che sul dorso vi depone le uova; la generazione offre diverse forme nei varii punti della scala organica, qual me- raviglia che gl'infusorii, i vermi ne abbino un particolare e diver- so? (Bonnet contemplai, de la Nature). Dire che in altre condizioni del globo a noi ignote la materia ebbe una facoltà organizzante che ora non ha, é spiegar Y ignoto, collignoto e sostituire un ipotesi al gran principio di creazione. Quello che l'esperienza ci mostra si é che le specie si conservano coi loro tipi primitivi mediante la gene- razione e la nutrizione, che il prodotto di due specie affini é condan- nato alla sterilità, che le modificazioni dell' innesto si cancellano dalla riproduzione per semi. Ella é un' erronea induzione chela vitalità risulta dall' organizzazione, e questa dalle forze primitive della materia, come si direbbe della formazione di un' ossido o di un sale. L'esperienza ci mostra che l organizzazione vitale e la vita formano un fatto simultaneo e indiviso, non due fatti succes- —84— sivi: possiamo dire che la vitalità si connetter data organizzazione ma non che risulta da data miscela e combinazione di molecole e d' imponderabili. La chimica può scomporre la materia organica ma non ricomporre ne organizzazione ne prodotti organici, e senza le forze vitali le attività chimiche non saprebbero produrre un sol musco. (Berselius, Chimica organica.) La materia organica non ha una attività organizzante assoluta ma relativa perché subordinata al- le forze vitali cìie la fanno servire ad un tipo prestabilito. Essa é or- ganizzante in quanto si trova in armonia colle forze vitali, inquan- to é scelta, assimilata, maneggiata, disposta da esse; essa fa tacere le sue attività comuni finché é sotto l'impero della vita, e le riprende quando la vita cessò. Ed infatti la forza vitale che é molteplice, co- gli stessi e pochi elementi materiali produce una varietà prodigio- su di forme e composti organici. Un' alimento guasto ha gli stessi elementi chimici d' un sano, pure la sola crasi normale lo rende alimento. Ciò che alimenta il cavallo può essere venefico all' uo- mo, il latte stesso può essere inassimilabile per idiosincrasia o per morbo ; sostanze nocive diventano innocue per abitudine, leg- ge evidentemente vitale. Dalla vita dunque nasce la vita, dal- le forze vitali la organizzazione nacque e si conserva, organizza- zione e vita é un fatto tanto indiviso e simultaneo comò quello di ma- teria e di forza, un fatto tanto semplice e indecomponible come 1' esistenza di un metallo o di un gas; l'analisi chimica lo distrugge- rebbe, la sola analisi fisiologica é permessa. Pertanto é manifesto, ehe nella scienza organica la esperienza si arresta al principio di creazione, che non sono le chimiche forze che producono la vitalità della l'organizzazione, ma questa che su- bordina e dominale attività chimiche; che la forza vitale é Impres- sione dell unità organica; e che questa unità é il prodotto della creazione e della vita, non di leggi ad essa estranee e differenti. § 3 La vitalità é dovuta ad un principio imponderabile biotico? Dimostrato che 1' attività organizzante della materia é subordi- nata alla vita, é rivendicata alle forze vitali quell attività ed au- tocrazia che i chimisti attribuirono alla chimica comune; cade quin- di il fondamento di tutta la patologia organica, e bisogna cercare altrove che nella chimica le cause della vitalità. Ora éegli dovu- ta la vitalità ad una arcana composizione e struttura di molecole e di fibbre, o ad un principio imponderabile aggiunto all' organizzazio- ne che si disperde e si riproduce? L'idea d' un priucipio biotico sembra anch' essa ipotetica e non abbastanza fondata; risulta in- —85— fatti dall' osservazione che a data composizione, forma, struttura, rapporti dei pezzi organici corrispondono certe e particolari pro- prietà vitali, particolari agenti, e particolari funzioni e participa- zioni simpatiche; e tutto ciò essere molteplice come é molteplice Y organizzazione, il che condurrebbe a dover ammettere molti fluidi biotici nello stesso individuo. Questo fluido dovrebbe supporsi creato e segregato dai solidi organizzati e vitali, se é suscettibile di consumo, e riproduzione: circolo evidentemente vizioso. Inoltre le leggi dell' esaurimento e della riparazione vitale son diverse, co- me vedremo, nelle funzioni della vita organica da quelle della vita animale. Le azioni della vita gangliare riparano l'esaurimento del- la vita animale; dovrebbe inferirsene quindi che un fluido biotico aiuta un'altro molto distinto. Esistono senza dubbio i fenomeni dell' esaurimento e della riparazione vitale, ma mi sembra che tanto si spiegano per le alterate condizioni organiche (per 1' esercizio me- desimo della vita) come per le vicende di un' imponderabile bioti- co. E finalmente le diffusioni e participazioni consensuali bene più s'intendono per le leggi di consenso che formano altretanti mo- di di continuità organica, che per l'istantaneo diffondersi di uno o diversi fluidi biotici. § 4 La vitalità é dovuta alle leggi di rapporto plastico e di rapporto fisico—corollarii. Abbiamo due fatti abbastanza certi, grandi, e generali 1.° Che a data crasi composizione e combinazione di molecole organiche, a da- ta forma struttura e rapporti di fibbre e di elementi organici, cor- rispondono e si connettono certe proprietà vitali, e perciò a diffe- renza di crasi, di forma, di struttura, e di rapporti corrisponde dif- ferenza di proprietà e di fenomeni organici. 2.o Che qualunque organo del nostro sistema intanto é capace di vita e di azione, in tanto é atto a vivere ed agire, in quanto é connesso con altri orga- ni e coli intero sistema, per generali e particolari vincoli di consen- so. La induzione teorica che ne discende si é, che l'organizzazione é vitale o capace di vita in forza di tre leggi generali: 1.° di rap- porto plastico; 2.° di rapporto fisico; 3.° di rapporto consensuale. Le intime e misteriose relazioni fra le molecole organiche che for- mano la composizione, l'impasto, la tempra, e si direbbe l'unita chi- mico-vitale dell' organizzazione, costituiscono la legge di rapporto plastico. Le relazioni di forma, struttura, e continuità fra le fibbre e i sistemi organici onde risulta la unità fisico-vitale di un' organo costituisce la legge di rapporto fisico. Le relazioni vitali di un' or- gano con altri e col tutto organico, d'onde risultano le vite parti- 13 —Se- colari e la vita generale, costituiscono la legge di rapporto consen- suale. Sembra a prima giunta che le leggi di rapporto plastico efi- sico si confondono, perché non può aver luogo un'insieme chimico- vitale senza data forma e struttura e continuità. Pure 1' analisi fa conoscere che queste due leggi vitali presiedono a due diverse uni- tà : quella di rapporto plastico presiede all' unità e per cosi dire fusione chimico-vitale dell' organizzazione; quella ài rapporto fisi- co presiede all' unità meccanica degli elementi organici. Tutto ciò che altera questo intimo e misterioso impasto, come certi veleni, e le aberrazioni della vita plastica, offendono la legge di rapporto plastico: tutto ciò che altera la forma, la struttura e la continuità delle parti, come ferite, allacciature, compressioni, ustione &. of- fendono la legge di rapporto fisico. Queste due leggi sono fino ad un certo punto indipendenti: ed infatti vediamo cause meccaniche che disturbano la forma, la struttura, e le relazioni di continuità senza che alterino l'intima mistione o la vita plastica, e per altra parte vediamo intimi disordini della vita plastica senza proporzio- nato disordine nella forma, struttura e continuità delle parti. Ques- te due leggi, una relativa alla crasi e composizione, l'altra alla struttura e continuità, sono molteplici come i tipi organici e i pezzi diversi dell' organismo; sono per noi un fatto ultimo imperscruta- bile come la gravità, l'elasticità, la coesione dei corpi non vivi. So- lo sappiamo che i poteri della vita eseguiscono queste due leggi conservando una data crasi e una data struttura a dati tipi pres- tabilita, che nel farlo lottano colle attività generali della materia, che assimilano e fanno servire ad usi e tipi differentissimi; solo sap- piamo che si risentono tanto se venga offesa questa integrità nel chimismo organico come quella della forma e struttura materiale; solo sappiamo che entrambe queste due leggi sono condizioni supre- me della vitalità e della vita, perché osservate v'é organizzazione vitale; violate, sia alterando il misterioso impasto con veleni o le aberrazioni della nutrizione; o violando la continuità e la struttu- ra con agenti meccanici o chimici, la vitalità delle parti rimane al- terata e distrutta. Mi é d'uopo avvertire che il fatto generale qui sopra enunciato, da me tradotto nelle due leggi di rapporto plastico e di rapporto fisico, é la base della frenologia la quale stabilisce le relazioni fra certa conformazione degli organi encefalici e le ma- nifestazioni animali che ad essa corrispondono. Che se eccezioni gravi esistono tuttavia ai principii dei frenologi, la ragione si é che (oltre le differenze psicologiche) none la sola legge di rapporto fi- sico, ma quella altresì di rapporto plastico che decide della natura e della perfezione dei poteri organici. Quel fatto é altresì il fondamento della dottrina delle sitaazio- —87— ni organiche neccesaria cotanto per determinare il giovare ed il nuocere delle esterne potenze, perché se a data organizzazione corrispondono dati poteri, rapporti, e bisogni; a diversa o cambia- ta organizzazione corisponde diversa o combiata situazione orga- nica, cioè diverso stato de poteri organici, diversi rapporti, diver- si bisogni. § 5 E di rapporto consensuale.—Corollarii per 1' Anatomia e Fisio- logia. Come la legge di rapporto plastico connette gli elementi degli organi particolari, per formar l'unità e l'individualità di ciascuno, la legge di rapporto consensuale connette gli elementi dell' orga- nismo generale, connette gli organi e le vite particolari per formar l'unità e l'individualità dell' intero sistema. A rendere un' organo capace di vita non basta che abbia una data crasi di molecole, una data struttura di fibbre. Senza la legge di rapporto consensuale ve- ro modo di continuità che connette ogni organo particolare ai gran- di sistemi, ad altri organi, al tutto organico, non vi sarebbe ne la vitalità delle parti, ne la vita del tutto. Supponiamo infatti tron- chi i rapporti d' un' muscolo o d' un occhio col sistema nervoso e vascolare, manca la innervazione e la nutrizione di essi, tronchi i importi consensuali col sistema muscuiare e nervoso, manca nell uno il muscular movimento, nell altro la visione. Bellissimi corollarii si collegano a cotesto principio. l.° Queste tre leggi che chiamo anatomiche impongono la divisione degli insiemi ed unità organiche di sistemi,organi, apparecchi, tessuti, perché se e da- ta crasi di molecole e struttura di organi corrispondono speciali poteri e funzioni, corispondono egualmente speciali consensi; per- ciò tutte le membrane consentono fra di loro e lo stesso avviene delle glandule, del sistema nervoso, e vascolare, del tessuto osseo, cutaneo &. Un' essatta divisione dei pezzi organici é quasi impos- sibile pei rapporti appunto con cui s'intrecciano; pure proporrei con pochi combiamenti quella del mio illustre maestro. Sistemi nervo- so, vascolare, celluioso perché entrano nella composizione di tut- ti gli organi. Organi che hanno una forma, vita, e funzione parti- colare: occhio, polmone, cuore &. Aparechii o aggregati di or- gani dissimili: uterino, renale &. Tessuti o aggregati di organi si- mili e ripetuti: membrane, ossa, musculi, cute, ligamenti, glandule. Ora egli é evidente che le leggi di B. fisico plastico e consensuale sono il vero fondamento dell' Anatomia, e viene a proposito la de- finizione propostaci da Richerand essere l'Anatomia la scienza delle relazioni che hanno fra loro i nostri organi eia preziosa avvertenza —88— dataci che la utilità e importanza pratica dell' Anatomia, consiste nello studiare la situazione vera e le precise relazioni delle parti or- ganiche rispettivamente. 2.° Stabilito che la vitalità d'un'organo dipende dai suoi rapporti consensuali, e che perciò la sua vita é so- lidale con quella di altri e del tutto organico, s'intende perché v'é una gerarchia nell organizzazione, e perché un' organo ha maggior dignità e vitale importanza, quanto é maggiore il numero de suoi rapporti consensuali] cosi il centro cerebro-spinale, il cuore, lo sto- maco, l'utero, hanno più rapporti e più importanza vitale, il siste- ma nervoso ha il primato della vita, perché il centro ed il vincolo- di tutti i consensi; s'intende perché gli organi sopratutto i più cen- trali influiscono sulla vita generale non solamente colla loro fun- zione particolare, ma col segreto legame dell' innervazion consen- suale, cosi il cervello del neonato influisce grandemente sulla sua vita organica quantunque poco si presta alle funzioni intellettua- li: s'intende perché alterato un' organo, i consenzienti partecipino del suo stato morboso, e perché le simpatie e diffusioni morbose fanno fede dei consensi fisiologici, e perché avendo un' organo va- rie meniere di rapporti coi grandi sistemi e con organi lontani, ab- biano luogo participazioni diverse secondo il grado e la natura delle offese riportate. 3.° Se é vero che le simpatie morbose cor- rispondono ai consensi fisiologici perché 1' occhio non si risentireb- be d'un' affezione di stomaco se non vi fosse una relazione nello stato normale; se é vero che i rapporti consensuali sono i grandi mezzi con cui le vite particolari influiscono sulla vita generale o sui grandi centri e viceversa i grandi centri influiscono sulle vite particolari, seé vero che un' organo ha varii modi di consenso per- ché participa a varie unità organiche, il che spiega la varietà dei consensi fisiologici e delle simpatie morbose, se é vero che i rap- porti consensuali sono neccessari alla vita, tanto per effettuare le funzioni fisiologiche come le sinnergie morbose, e i movimenti tera- peutici neccesarj a riordinare l'economia; se é vero finalmente che la vita generale fu definita consensus unus conspiratio una, é evi- dente che la legge di rapporto consensuale, per la quale un' organo é vitale in quanto é connesso e vive con altri e col tutto organico, e un principal fondamento della Fisiologia e della Patologia. 4. ° La legge molteplice di reipporto consensuale é per noi un fatto im- perscrutabile ultimo come la legge di rapporto plastico. Solamen- te sappiamo che dal compimento di essa ne risultano la vitalità de- gli organi particolari e la vita dell' individuo. Sappiamo che ogni organo influisce e dipende, che prende parte a vite più o meno ris- trette come alla vita generale, che ha quindi consensi particolari e consensi ti innervazion generale; e per conseguenza possiamo con- —89— chiudere che la ragione dei suoi particolari consensi sta nelle varie unità anatomiche e funzionali, la ragione dei consensi generali sta nell' unità generale dell' individuo. 5.° La vitalità dell' organizza- zione non dipende dunque da leggi estranee alla vita, ma da tre leggi vitali, quelle di rapporto plastico e fisico che producono 1' unita de singoli organi mediante l'accordo degli elementi organi- ci, e quella di rapporto consensuale che produce le unità funzionali degli aparechj, e l'unità della vita generale. Nel corpo privato di vita v'é un' organizzazione é vero, ma in cui mancano queste due unità, o son profondamente alterate le condizioni plastiche o l'uni- tà consensuale. Poco importa che il resto sia vitale quando un'or- gano principale non può più vivere, se la vitalità e la vita sono so- lidali; la catena della vita é interrotta perché é tolto un' annoilo di essa. § 6 II consensus unus d' Ippocrate non é sinonimo dell' indivisa inci- tabilitas di Gio Brown. Benché sembri dimostrato che la vitalità dipende dai rapporti consensuali, i Browniani hanno sostenuto il contrario: cioè che i rap porti consensuali dipendono dalla vitalità o eccitabilità una indivisa Mi cale dunque provare che il consensus unus, conspiratio una, consentientia omnia del Vecchio inmortale non é sinonimo dell' in- divisa proprietas del Tessalo odierno. (Ecco il concetto di Brown— incitabilitas non in alia sedis parte alia est nec partibus constai, sed una toto corpore et indivisa proprietas.) La idea Browniana con duce a due errori fundamentali: 1.° di ridurrei distinti poteri della vita ad una proprietà sola, e questa motrice e passiva. 2.° Di ne- gare le vite particolari e considerarle come una modificazione dell' eccitabilità generale. A confutazione di entrambi dimosteró in quest' opera che i generali e veramente distinti fenomeni della vita si riducono a senso, movimento, e formazione, e che vi corris- pondono tre distinti e generali poteri sensibilità, mobilità e forza plastica; che questi poteri sono attivi e molteplici, e che il loro ac- cordo effettua tutti gli atti della vita sana e morbosa. Dimostrerò altresì che le vite particolari sono provate: 1. ° Dalla speciale for- ma crasi e struttura degli organi: cosi l'occhio é organizzato diver- samente dal fegato à. 2.° Dalle speciali affinità o rapporti cosmi- ci: cosi l'aria ha rapporti vitali col polmone, gli alimenti col ven- tricolo &. 3.° Dai speciali consensi: cosi l'occhio ha consensi di- versi dei reni, dell' utero &. 4.° Dai speciali prodotti e funzioni cosi l'occhio può solo effettuare la visione, il cuore la circolazione, il polmone l'cimatosi, il ventricolo la digestione. Ogni organo ha —90— due modi di vita, in quanto cioè si nutrisce e si conserva nella sua struttura prestabilita, e in quanto agisce e compie la funzione che gli appartiene. Nel primo egli ha bisogno dell universale, nel secon- do l'universale ha bisogno di lui. Ora é evidente che in entrambi questi due modi la vita é affatto particolare, e se non fosse parti- colare ogni ordine sarebbe distrutto. Il polmone, l'occhio, 1 utero si nutriscono alla propria maniera per conservar la, struttura che loro appartiene, struttura che gli può render capaci di effettuar la visione, lematosi, la gestazione. Or la natura vuole l'uno come 1 altro, perché se vuole le singole funzioni onde effettuare la vita ge- nerale dee volere lo specifico della nutrizione per avere i singoli organi e le singole funzioni. Ora il polmone, l'occhio, il cuore, lo stomaco non potrebbero compiere le loro rispettive funzionile non fossero connessi al tutto organico, però nemmeno la vita generale potrebbe aver luogo senza il concorso delle vite_ partico- lari, ematosi, digestione, circolazione & anzi questi organi non po- trebbero influire sulla vita generale, se la loro funzione non fosse distinta e specifica. Essi ricevono dall' universale i benefizj dell' in- nervazione e dell' assimilazione, pure l una e l'altra per essere veramente benefici, debbono trasformarsi in poteri locali e specifi- ci. Le vite particolari dunque non si effettuano per una proprietà generale ma per poteri locali, la vita generale che ne risulta non è il prodotto d'una proprietà unica ed indivisa, ma dell' accordo ma- raviglioso delle singole vite per l unità generale. E' ben diverso che una sola forza politica, un' autorità centrale indivisa muova le singole vite degli Stati-Uniti; o che ogni stato che ha già una vi- ta e autotomia propria, consenta coli intera federazione e concor- ra alla vita del totale corpo politico. Il consentientia omnia suona singole esistenze che si accordono e consentono per una specie di volizione; V'una incitabilitas suona una proprietà commune general- mente sparsa che comanda in certo modo la participazione delle vite particolari. L'una idea sta all' altra come la Monarchia alla Democrazia Federale. * § 7 La vitalità non è un fattore supremo della vita, se dipende dal compimento delle leggi anatomiche di rapporto vitale, leggi veramente fondamentali. Dopo la comparsa del Brownianismo son rimasti nelle scuole * Il Tommasini che trattò a fondo questo punto di Fisiosojria sostenne la una in citabilitas colle stesse rag-ioni che servono a dimostrare funi versale consenso di tutte le parti organiche: universale consenso che nessuno può negare però ammise parti- colari consensi, e parlo di eccitabilità specifiche cosi modificate dall'organizzazione delle parti, —91— mediche di Europa, due idee che mi sembrano due errori funda- mentali: 1.° Che la vitalità é sinonimo di eccitabilità, facoltà mo- trice e passiva del sistema vivente. 2.° Che eccitabilità e stimoli sono i due fattori supremi della vita, sono il fatto ultimo a cui si arresta l'analisi del fisiologo e del medico. In breve esaminerò il 1.° punto, dimostrando chela vitalità non è semplice uniforme proprietà motrice dell'Economia, ma è molteplice, ed offre tre generali e distinte manifestazioni, senso, moto, e formazione; quin- di offre tre generali poteri, tutti attivi e autocratici: sensibilità, mo- bilità, e forza plastica. Mi giova qui a modo di conclusione porre in rilievo la erroneità del 2.° perché se studiata la vitalità come effetto dovemmo escludere l'influenza diretta delle attività chimi- che a produrla, o l'ipotesi d'un imponderabile; se la vedemmo es- clusivamente derivar dalla vita, e subordinata à tre circostanze a tre leggi essenzialmente vitali,quelle di rapporto plastico, fisico e con- sensuale, rimane dimostrato che la vitalità dell' organizzazione non è già uno dei fattori semplici e supremi della vita, uno di quei fatti elementari à cui si arresta l'analisi, giacché essa vitalità é il prodotto medesimo della vita, e dipende dal compimento di altre condizioni o leggi organiche. Rimane dimostrato altresì che le leg- gi sopradette di rapporto vitale, plastico, fisico e consensuale, sono veramente il fatto ultimo a cui si arresta l'analisi del fisiologo, so- no le circostanze veramente fundamentali che meritano il nome di leggi organiche, perché dal compimento di esse dipende ehe esista la vitalità delle parti, che questa unità si rompa, e la vitalità si tur bi o scomparisca; e se i poteri della vita funzionando creano o mantengono l'organizzazione vitale egli, è appunto osservando le suddette leggi organiche. Un richiamo de fatti patologici mostrerà l importanza degli esposti principj. Si turbi la vitalità del cuore, del cervello, dello stomaco, e di un'organo qualsiasi in una malattia qualunque; il diatesista cercherà se qnesto turbamento é di eccesso o diffetto di azione, pronto à deprimere l'eccitamento se lo crede da eccesso e viceversa, perché contempla la vitalità astrazion fatta dalle condizioni organiche che la producono, e solamente in rela- zione alle cause esterne che suppone metterla in gioco. Io per lo contrario indago le cause che ponno avere alterato le fonti per co- si dire o le condizioni della vitalità: le quali o alterarono la vita plàstica di un' organo o del totale organismo, e offesero le leggi di rapporto plastico; o alterarono le condizioni fisiche di un' orga- no e offesero le leggi di rapporto fisico, o indirettamente offesero parti lontane dalla sede della ricevuta offesa, però consenzienti, e offesero le leggi di rapporto consensuale. I veri clinici giudicheran- no chi ha miglior guida per conoscerò la causa, la sede e la natu- —92— ra delle malattie umane; se studiando la vitalità in astratto, ó nelle condizioni organiche dalle quali dipende. La vitalità di Brown non é dunque il fattore ultimo della vita, a cui dee fermarsi l'atten- zione del fisiologo e del medico, ma bensì le leggi di rapporto plas- tico, fisico, e consensuale, perché sono esse le cause e le fonti da cui essa vitalità deriva e dipende. * § 8 La vitalità considerata come causa delle azioni della vita o co- me sinonimo delle forze vitali. Con verità definiva la vita il gran Vecchio di Coo,un circolo dove non é principio né fine. Tanto é l'intreccio e la concatenazione delle parti e delle azioni organiche, che non si sa quale é il primo annello e quale é l'ultimo, e la difficolttà stessa di usar l'analisi in mezzo di questa concatenazione, mostra la verità e l'importanza dei rap- porti organici. Senza le funzioni della vita non nasce non si svilup- pa non si conserva l'organizzazione vitale, e senza l'organizzazione vitale non vi sono funzioni. A studiare l'organizzazione vitale co- me sede e sinonimo dei poteri organici e come causa delle funzioni, d'uopo é veder la vitalità in atto, e definirla dopo lo studio delle funzioni. Stabilirò nondimeno come avviamento a futuri studj che ne saranno la dimostrazione: 1.° La vitalità non é inerente ai flui- di, ma soltanto ai solidi organizzati; i fluidi hanno una crasi ma non ciò che si chiama organizzazione; essi sono passivi e subordinati ai solidi perché quantunque necessarj alla vita, essi non sentono, ne muovono.ne trasformano, ma sono, sentiti, mossi e trasformati dai so- lidi. 2.° La vitalità non è una semplice ed uniforme facoltà eccitabile del sistema vivente, ma é bensì molteplice; e come offre tre distin- ti e generali fenomeni, senso, moto, e formazione; cosi offre tre dis- tinti e generali poteri, sensibilità, mobilità e forza plastica. 3.° La vitalità non é una proprietà passiva e serva degli stimoli, ma è at- tiva e autocratica nei tre indicati poteri: non é quindi un' attitudi- ne del sistema vivente di essere eccitato da certi stimoli, ma bensì di agire in date circostanze. 4.° La vitalità non risponde già con più o meno forza di reazione secondo il grado degli stimoli, ma con reazione normale o disordinata, salute o malattia, secondo che furo- no osservate o comunque offese le leggi di rapporto vitale. 5.° La vitalità si mette in azione quando si mette in rapporto cogli ester- ni agenti, qualche volta si mette in azione appunto perché manca- * Dove parlerò delle leggi di affinità e capacità organica mostrerò che lo stimo- lo non e un'fattore elementare e supremo della vita, se la qualità di agente vitale dipende dal com pimento delle due leggi suddette. —93— no gli esterni agenti. 6.° Lo stato della vitalità o dei poteri orga- nici, diverso per circostanze moltissime, determina il giovare ed il nuocere delle esterne cose, quindi gli esterni agenti non sono già fattori supremi ed elementari della vita come pretese Brown, as- soluti e inimitabili, ma relativi e condizionati, ma dipendenti dal modo di sentire e di essere dell'organismo, dunque dipendenti dal- la vitalità, e dalle leggi di rapporto organico che ne regolano l'eser- cizio. 7.° La vitalità si consuma e si ripara per l'esercizio medesi- mo della vita, però con leggi diverse la vitalità animale e la vitali- tà organica. 8.° Nello stato morboso non si altera già il grado di forza della vitalità, ma il modo di essere di essa; esso é dunque non un srado diverso dello stato fisiologico, ma un modo particolare e distinto. 9.° La vitalità é ciò che si chiama la forza conservatri- ce e mediatrice della natura; perché i poteri della vita sono spon- tanei ed attivi, sono coordinati a conservare il corpo vivente sia codi atti fisiologici che colle azioni morbose. 'Concludiamo: la vitalità considerata corno effetto é il prodotto della vita e dipende dal compimento delle leggi di rapporto plasti- co, fisico e consensuale; la vitalità considerata come causa delle fun- zioni, come sinonimo delle forze vitali, é un'attività autocratica, e tende a conservar l'armonia della vita o restituirla, osservando le leggi diverse di rapporto organico. Queste leggi dunque o modi di relazione organica sono le grandi e supreme norme che la natura ha preposto all' organizzazione vitale si consideri effetto o cagio- ne della vita. SEZIONE SECONDA. organizzazione vivente, ovvero le singole funzioni. § 9 I rapporti dell' organismo col mondo ovvero con certi co-agenti mettono in giuoco la vitalità. Ma non basta al voto della Natura che l'organismo sia vitale, d' uopo é che sia vivente. Ora senza nuovi rapporti dell' organis- mo col mondo la vitalità sarebbe in istato di potenza non di fun- ziono, i poteri della vita sarebbero inoperosi, quasi non si saprebbe se esistessero, e di quali azioni fossero capaci; e in questo isola- mento la vita animale sarebbe nulla, perché non sarebbe in rela- zione colla natura circostante; la vita organica non potrebbe acco- gliere ne assimilare i materiali della sua medesima composizione. Senza la legge di rapporto plastico, fisico e consensuale l'occhio, il polmone, l'utero umano, il baco da seta non sono capaci di vita: —94— però anche essendo vitali, senza luce non v'é visione,senz'aria at- mosferica non v'é ematosi, senza l'unione dei sessi non v'é gestazio- ne, e senza il calore dovuto non si sviluppa il baco da seta. Neil economia vivente nulla é, nulla può essere isolato; i rapporti che ha un' organo col totale individuo lo rendono vitale, i rapporti che ha un' organo cogli agenti del mondo lo rendono vivente^ Ma non tutti gli oggetti del mondo esteriore hanno relazioni vitali coli Economia organica; la natura ha stabilito solamente certe relazio- ni o dell' essere pensante colle qualità degli agenti perché ne emergesse la vita animale, o dell' organismo cogli agenti materia- li ed imponderabili perché ne emergesse la composizione organica; e ha prestabilito queste relazioni perché solamente dati agenti so- no in armonia con dati organi, e colla funzione che si proponea di ottenere. Cosi la luce é un agente addattato all' occhio perché adattato al fenomeno della visione, addattato alla sua ottica orga- nizzazione; cosi l'aria vitaleé addattata al polmone, perché il solo polmone è organizzato per compiere l ematosi, cosi gli alimenti sono in relazione col ventricolo, perché é con essi soltanto che lo stomaco può effettuare la digestione. § 10 Le azioni generali che ne risultano sono senso moto e formazio- ne di fluidi e di solidi. Ragioni per cui escludo le scienze fi- siche dalla interpretazione della vita. Tutte le manifestazioni della vitalità messa in atto, tutte le for- me molteplici della vita si possono ridurre a tre generali fenome- ni, del senso, del movimiento, e della formazione de liquidi e dei solidi. Questi fenomeni e queste manifestazioni son communi a tutti gli esseri del Regno organico dal tartufo sino all' uomo, e appar- tengono a tutte le funzioni della vita organica ed animale. Egli é ben vero che questi fenomeni si collegano insieme per formare le funzioni complesse; però non é meno vero clic sono distinti sebbe- ne elementari e fondamentali. Si può dunque a diritto stabilire che l organizzazione vitale possiede tre generali e corrisponti atti- vità la sensibilità, la mobilità, la forza plastica il cui esercizio determi- nato da certe circostanze costituisce le funzioni e la vita. p]d infatti la vita animale che fu anche detta di sensazione e di relazione non offre che i fenomeni del senso e del movimento; e cosi nelle funzio- ni organiche tanto dei vegetabili che degli animali, vi sono poteri senzienti se vi sono rapporti di affinità con dati agenti del inondo esterno, vi sono poteri motori se vi é un circolo d' umori, vi sono poteri plastici sevi é assimilazione d'umori e nutrizione di solidi, e creazione di nuovi individui. Taluno maraviglierà forse che all' interpretazione dei fenomeni vitali io invochi il mero vitalismo o la sola opera delle forze orga- niche, dissimulando le condizioni meccaniche e chimiche del nos- tro organismo; perché infatti i corpi organici hanno alcune proprie- tà dei corpi non vivi, e le funzioni assimilative emulano le com- posizioni e decomposizioni della chimica; e il movimento muscuia- re e il circolo degli umori l applicazione sembrano delle leggi dell'idraulica e della meccanica, e cosi finalmente la natura ci pre- senta nell occhio e nell orecchio un modello di ottica e di acusti- ca. So bene che le qualità fisiche sono necessarie alla vita, qui la durezza e inflessibilità delle ossa, là la pieghevolezza delle mem- brane e dei legamenti, altrove la trasparenza della cornea &. Però queste qualità sono 1' effetto della vita, e sé il processo dell' assi- milazione si altera come nella rachitide, le ossa diventano molli; se si altera come nel reumatismo diventano rigidi i legamenti e le membrane; e se si altera come nell oftalmia, si fa opaca la cornea. Inoltre queste qualità fisiche sono ausiliarie delle funzioni, ma non costituiscono 1' atto stesso della vita. Ed infatti esistono nel cada- vere come nel corpo vivente, ma invano la cornea é trasparente se manca nei nervi ottici la virtù visiva; invano sono libere le artico- lazioni se esiste paralisi nell apparato motore; invano l orecchio é nel fondo una machina acustica, se son colpiti di paralisi i suoi nervi. Quanto alle funzioni stesse che furono chiamate chimica o meccanica vitale, mi é d'uopo osservare che le leggi dell'assimila- zione organica son cotanto particolari, cotanto diverse da quelle che appartengono alla chimica commune per confessione stessa dei chimisti, che stabilire un' identità ed analogia per ciò solo che in entrambe v' é composizione e decomposizione condurrebbe ad un gratuito inganno, e a conclusioni voluntariamente assurde e perni- ciose. I fisiologi sanno altresì che la circolazion degli umori e il muscular movimento non si possono spiegare colle leggi della mecca- nica e dell'idraulica, e coi calcoli della matematica; e che tanto ques- ti fenomeni come quelli dell' assimilazione, calorificazione & di- pendono da forze estranee alla fìsica; dalle forze vitali. Dunque i veri e soli cardini della vita sono le proprietà vitali, sensibilità, mobilità, e forza plastica: perché le qualità fisiche dell organizza- zione sono l effetto della vita, perché le sono utili ed ausiliarie quando esistono le forze vitali, altrimente sono affatto inutili. § 11 Poteri senzienti della vita animale ed organica,essi sono molteplici. Se i varj organi dell' economia hanno date relazioni corrispon- denti ai bisogni dell' individuo, é evidente che esistono e debbono —96— esistere poteri senzienti incaricati dalla natura ad appetire, e sce- gliere i soli oggetti del mondo convenienti alla loro strutura ed alle loro funzioni, e che sono per loro fattori vitali, e per altra parte disposti a respingere o disaprovare gli agenti inaffini ed in- convenienti che solo potrebbero disturbarle. Abbiamo la vita in- tellettuale, la vita istintiva, e la vita organica. Non appartiene affatto alla fisiologia la teoria del me che pensa, e dei rapporti intellettuali e morali che gli appartengono. Pur debbo dire che questa vita é vita di sensazione, che I" organo sede dell' anima si chiama commune sensorio, che molteplici sono i sensi esterni ed in- terni, e che i rapporti obbiettivi dello spirito nulla tolgono alla sua subiettività. La vita istintiva significa i rapporti della vita orga- nica colla animale perché stabiliti dalla natura ad avvertire i bi- sogni organici per avere i mezzi di soddisfarli: donde le sensazioni molteplici di fame, freddo, sete, stanchezza relative e proporziona- te ad ogni bisogno organico, sensazioni di molestia che additano un bisogno da soddifare, sensazioni molteplici di piacere che suno la sanzione del bisogno sodisfatto. Come esiste un senso animale che presiede ai rapporti delle cose scntibili col commune sensorio, esistono altresì poteri senzienti per le funzioni della vita organica; che'io chiamo senso vitale che presiede ai rapporti organici. Per questo senso vitale molteplice e relativo la pianta apetisce la luce e il calore che gli conviene, assorbe il carbonio che é altronde (mi- rabile armonia!) nocivo agli animali, e prospera allora, o intisichis- ce in condizione contraria. Da questa varietà di poteri senzienti né vegetabili ne provengono le affinità delle specie diverse per i varj climi e zone della terra e per le stagioni, e quindi le stupende armonie che ne risultano, quindi i movimenti delle sensitive, de ge- ranii nelle tempeste, gli amori delle piante, l orologio solare &. (Bernardin de S. Pierre. Utudes de la nata rc.Bonnet, Cou te-m■/,1 fi- ttoli de la nature.) Per questo senso vitale molteplice e relativo, ogni specie di animali ha speciali e distinti bisogni organici, per calore, per clima, per alimenti, come ha una speciale struttura, e uno speciale periodo vitale. Non é strano quindi che l'aconito ve- leno all' uomo sia alimento al cavallo, che il porco si cibi impune- mente di giuscuiamo, le capre di euforbie Questo senso vitale é molteplice nella stessa vita organica: il polmone apetisce l'aria at- mosferica, e si offende di qualunque corpo straniero o gas che non sia quella, lo stomaco apetisce buoni alimenti soltanto, e si offende dei guasti degli inomogenei e dei veleni; il cuore ed i vasi san- guigni o linfatici armonizzano con data crasi del sangue o della linfa, e si offendono di stranieri principj. Pertanto se i poteri sen- zienti non esistessero o non fossero molteplici e relativi, manche* rebbero ai corpi organici le supreme condizioni di vita, cesserebbe l'ordine, l'armonia,ìa varietà, la bellezza del mondo organico: e mancando le vite particolari degli organi, la vita generale offri- rebbe la confusione del caos. § 12 Due leggi presiedono all' esercizio dei poteri senzienti, la legge di affinità e quella di capacità organica—Lo provano l'Igie- ne e la Patologia. La natura ha prestabilito all' esercizio dei poteri senzienti due supreme leggi di rapporto organico, relative ad ogni organo e ad ogni organismo, e sono—1.° "La legge di affinità organica per la ,,quale, ogni organo armonizza soltanto con dati agenti, se si vuo- „le con dati stimoli, e solamente con essi può effettuare una funzion ,,fisiologica; e la legge di capacità organica per la quale ogni or- igano armonizza con un certo grado d'azione o dose soltanto de- ,!gli agenti altronde omogenei." La Igiene e la Patologia ci for- niscono la più splendida dimostrazione dell esistenza e dell' im- portanza di queste due leggi. Qualunque stimolo io applichi ali occhio non ottengo la visione se non applico la luce; qualunque sostanza io introduca nello stomaco non ottengo la digestione se non presento un' omogeneo alimento. Se al polmone io introduco un gas diverso dall'ossigeno, allo stomaco sostanze incongrue e ve- nefiche, osservo là i fenomeni dell asfissia, quivi quelli dell' indi- gestione e dell' avvelenamento. Egli é dunque evidente che uno stimolo esterno in tanto é stimolo, in tanto é agente fisiologico, e fattore della vita, in quanto é in armonia coi poteri senzienti della machina vivente, in quanto é affine e omogeneo al modo di essere, di sentire, e di apetire d' un' organo, in quanto viene osservata la legge di affinità che a ciascun'organo é relativa. * Osservata questo legge v'é "funzione fisiologica, violata, non solo la funzion fisiologi- ca manca, ma comparisce invece il disordine morboso: stato nuovo ed interamente diverso, Nemmeno basta per ottenere una funzion fisiologica e normale osservare la legge di affinità organica e presen- tare agli organi i soli agenti omogenei, é d'uopo altresì che siano in certa dose da eccitare un' azione moderata, e corrispondere per cosi dire alla somma delle forze vitali; non basta osservare il rap- porto qualitativo é essenziale egualmente il quantitativo; rispetta- re insomma la legge della capacità orrjanica. Soffre la machina * Il gran padre della Filosofia Aristotele ha espresso questa verità applicabile tanto alì' uomo fisico che all' uomo morale, con queste parole—"que a nobis rccipmi.; ..tur, per modura recipiente recipiuntur. —9S— morbosamente sia che questa legge s'infranga in più od in meno, e tanto se si lasci indebolire lo stomaco con una forte inedia e pro- tratta, sia che si opprima con eccesso di buoni cibi e bevande. Ma egli é degno dell' osservazione del medico filosofo che alla viola- zione di cotesta legge non corrisponde già più o meno intensità del- la funzione fisiologica, secondo che fu maggiore o minore la quan- tità degli stimoli amministrati; ma invece ne risultano fenomeni nuovi e morbosi. La maggior quantità di alimenti o bevande non produce già maggior quantità di chimo ben digerito, ma colica diarrea, gastrite; la luce cccesivanon produce già maggior pienez- za di visione, ma abbarbaglia e cagiona oftalmia. Un moderato esercizio muscolare da forza e vigoria al sistema, un' ozio eccessivo distrugge le forze, un' esercizio violento o protratto produce feb- bre violenta od esaurimento morboso. E'dunque la legge di capa- cità organica un' altra suprema legge della vita che regola l'eser- cizio dei poteri senzienti, perché osservata ne risultano i fenome- ni della vita normale, violata ne risultano quelli della vita mor- bosa. § 13 Interpretazione dell' Istinto e delle modificazioni del senso. Ammesso che la natura ha prestabilito certi rapporti dei corpi viventi colli agenti esterni del mondo come convenienti alla loro conservazione, come fattori della loro vita speciale, ne conseguita che a tale effetto ha disposto negli organi e negli organismi poteri senzienti coordinati a compiere queste relazioni, a sentire la conve- nienza degli esterni agenti, ad apetire ed accogliere gli omogenei, e respingere o risentirsi degli inconvenienti. Ed ecco facili ad in- tendersi i fenomeni della vita istintiva: qual maraviglia che il ba- co da seta senza previa esperienza scelga la foglia del gelso, che cerchi un luogo addattato a tessere la sua crisalide, che prima di perire si riproduca? Qual meraviglia se una pianta ama un dato grado di calore, un dato clima, se si rivolge alla luce, se alunga le radici per trovar l'alimento? Se certi animali presentono i loro pe- ricoli, i loro particolari nemici, cosi come i geranj si chiudono nel- le tempeste? Qual maraviglia se in tutti esiste il sentimento della propria difesa? Qual meraviglia che l'istinto più debole nell uomo sia più potente negli altri animali, e tenga luogo della ragione? Che ordinato a conservare tutte le specie, a sodisfarne i relativi bi- sogni, produca le emigrazioni degli uccelli, il governo patriarcale delle api, tutti insomma i fenomeni che ci sorprendono; e che la storia degli animali sia la storia dei loro istinti? L'istinto ossia questo maraviglioso senso delle convenienze organiche, tiene luo- —99— go negli animali della ragione perché una Mente sovrumana ha ra- gionato per loro. Del pari si comprende perché la natura ha stabi- lito modificazioni e forme infinite del senso anima le e le faccia ser- vire alla manifestazione di corrispondenti bisogni organici. Quin- di il senso della fame, sete, freddo, disagio, sonno, stanchezza, distin- ti come i bisogni che rapresentano. Il piacere e il dolore fisiologi- co sono le grandi guide che ci conducono ai fini della natura, sono i grandi mezzi della nostra conservazione appunto perché ci condu- cono ad osservare le due sovrane leggi dell' affinità e della capaci- tà organica. L'ingrato senso della fame ci avverte del bisogno or- ganico di prendere alimento, il piacere di soddisffarlo corrisponde alla quantità e qualità del medesimo, conformi al nostro gusto ed al nostro bisogno. Lo stato di ambascia e di nausea corrisponde alla presenza di un' ingrato alimento, e la sensazione innefabile di sod- disfazione e di calma che succede al vomito, comprova quale fu il voto della natura. E'evidcnte que la natura ha stabilito negli ani- mali una corrispondenza fra i poteri senzienti della vita animale, e lo stato interno della vita organica, perehé ne avvertissero i bi- sogni, e obbligassero l animale a soddisfarli. E se cambia ad ogni momento lo stato di questi poteri, egli é perché cambia (come ve- dremo) ad ogni momento lo stato interno di quella, o ciò ch'io chia- mo la situazione organiea. § 14 II senso organico (od animale) non é passivo—Gli agenti es- terni sono affini o disaffini, e la loro attività non é assoluta- ma relativa alle situazioni organiche. I poteri senzienti non sono come'sostengono i dinamisti una pro- prietà passiva di non agire se non venga eccitata dagli stimoli ester- ni, ma sono al contrario poteri attivi e spontanei 1.° perché soven- te sono operosi appunto per la mancanza degli stimoli: 2.° Perché in luogo (ti reagire servilmente e ciecamente a stimoli qualunque, ne determinano invece la convenienza : scelgono gli affini, e con essi effettuano i fenomeni della vita normale, riggettano, o si commuo- vono pei disaffini, e danno luogo a movimenti morbosi. E'noto in- fatti chela pianta nell'oscurità si rivolge alla parte per dove entra la luce; che alunga le radici per cercar l'alimento, é noto che l'at- tività dei linfatici cresce appunto per lamancauza degli alimenti e del sangue, che le forze digestive crescono nei freddi estremi del set- tentrione, che il prigioniero addoppia nell oscurità la facoltà di sen- tire la luce. Cosi il polmone non si lascia stimolare ma assorbe la so- la aria vitale, e respinge coi moti della tosse violenta e dell' asfissia qualsiasi altro gas o corpo straniero. E' noto che l aria atmosfe- rica vitale al polmone, é micidiale se introdotta nei vasi sanguigni, — 1 Co- che i! ventricolo coi buoni ed omogenei alimenti effettua la diges- tione fisiologica, e il moto peristaltico regolare, e rigettami' ali- mento incongruo o guasto, o un veleno, e non solo manca in ques- ti casi la digestione, ma hanno luogo vomito, diarea, dolori, acidi- tà, gastrite."Dagli esposti principj deriva una conseguenza della maggiore importanza per la Fisiologia e per l'Igiene, per la Pato- logia e per la Terapeutica. Gli agenti esterni non sono già o sti- molanti o deprimenti come gli riguarda l'odierna scuola dinamica ma sono bensì affini o disaffini al sistema. Essi non hanno già un' attività o salutare o nociva assoluta e inmutabile, ma bensì condi- zionale e relativa, cioè buona o cattiva secondo il rapporto in cui stanno colla fibbra vivente, relativa al modo di sentire e di essere d'un dato organismo, relativa ad una data situazione organica. In tale guisa la differenza delle situazioni organiche spiega la diffe- renza di effetto di un medesimo agente. Il latte buon alimento per la maggior parte degli animali si rende intollerabile e quasi vene- fico a taluno per idiosincrasia e per morbo; il tabacco che produce nei non avvezzi vomito e diarrea, si fa per abitudine indifferente anzi sovente neccessario, il tartaro emetico, il salasso, e in genera- le i rimedj che sono intollerabili nello stato sano, diventano non solo tollerati ma neccessari nello stato morboso. E'dunquc eviden- te che l azione delle esterne potenze fisiologiche, morbose, tera- peutiche non si può già studiare ed ammettere di un modo generale, assoluto, ed astratto; come hanno preteso i dinamici, e in generale i patologi, ma vuol essere sempre studiata in relazione colle situa- zioni organiche; e che forse il principio della Ilclatività racchiude il segreto della scienza organica e quello dell' arte medica. Da ques- to esame emerge una conclusione importante contro il sistema di Brown. Se infatti é certo que la vitalità o il modo di sentire e di essere dell'organismo, determina il giovare ed il nuocere dell ester- ne potenze; che queste non hanno un'azione assoluta e inmutabile, ma relativa e condizionata; che l'essere fattori vitali é subordina- to al relativo compimento delle leggi di affilata e capacità organi- ca; ne risulta che é falsa la tesi Browniana: eccitabilità e stimoli essere i fattori supremi ed elementari della vita; perché come ve- demmo il fattore vitalità dipende già dal compimento delle leggi di rapporto plastico, fisico^e consensuale; il fattore stimoli dipende già dall compimento delle leggi di affinità e capacita organica, e cosi gli agenti esterni senza di esse non sono agenti fisiologici. § 15 Dei Poteri motori: essi sono associati e subordinati ai senzienti. Un' accurata analisi dei fenomeni vitali ci fa riconoscere la dis- —101— tinta esistenza di un altro potere organico, la mobilità, che trat- tandosi delle funzioni organiche é stato sovente confuso col senso vitale. Questa proprietà che é la molla del movimento vitale o fi- siologico o patologico, è associata e subordinata al senso vitale nel modo stesso che il movimento animale (moto o contrazion muscuia- re) é associato e subordinato al senso animale. Il senso organico del polmone, dello stomaco, del cuore, &. sarebbe impotente e qua- si inutile per la conservazione organica, se non avesse inservien- te e ministra la facoltà motrice delle sue fibbre. Xon basterebbe che il ventricolo e gli intestini trovassero omogenei certi alimenti; se il movimento peristaltico non favorisse l'operazione plastica della digestione, e la circolazione della massa alimentare; non bastereb- be che disaprovassero alimenti guasti o venefìci, se il moto peris- taltico inverso (vomito) o l'accelerato (diarrea) non fossero gli stru- menti ed i mczzfdellcspulsione loro. Quindi accade che all'impres- sione normale dell' aria atmosferica si associano i moti della res- pirazion regolare e del ematosi, all' irapresione irritante di un cor- po straniero o di un gas mefitico si associano i fenomeni della tos- se, della soffocazione, starnuto, asfissia. § 16 Quindi non sono una proprietà passiva sinonimo dell' eccitabili- tà Browniana—Due sono le forme del vital movimento, nor- male ó morboso. La forza motrice organica (e di essa qui parlo perché voglio li- mitare il mio discorso ai poteri organici elementari, e che sono ge- nerali e comuni a tutti gli esseri organizzati) é una facoltà spon- tanea ed attiva appunto perché é subordinata, e intimamente asso- ciata e connessa alle modificazioni del senso organico, proprietà attiva e autocratica essa medesima. Essa non è dunque la eccitabi- lità di Brown, proprietà passiva della fibbre vivente che non agis- ce se non é mossa dagli stimoli, e che reagisce ai medesimi con più o meno eccitamento secondo che fu maggiore o minore la in- tensità e la forza degli stimoli ad essa applicati. Ed ecco i fatti che sono il fondamento della mia tesi. 1.° Sovente il moto vitale insor- ge o si accresce appunto per causa della mancanza od insufficienza degli stimoli ed agenti fisiologici, come vediamo accresciuto per inedia e per emoraggia il moto dei vasi linfatici (§ 14). Xon é che la linfa stimoli le boccucce degli assorbenti, ma son gli assor- benti che per iniziativa propria, attraggono, succhiano, scelgono i sughi o la linfa: dunque non é dagli stimoli esterni ma dai poteri senzienti che comincia il moto. 2.° Non esiste il movimento vita- le in astratto, ma uno che si chiamo, funzioni fisiologiche, altro che —102— si chiama stati morbosi. Se gli stimoli applicati non sono alfini e omogenei, non v'é funzione fisiologica, ma disordine morboso. Se in luogo di buoni alimenti si dà un purgante o un'emetico, si avrà vomito, diarrea, in luogo della digestione. Se dal rapporto qualitati- vo degli stimoli dipende dunque che abbiano luogo risultati tanto opposti, gli stimoli non hanno che fare con una forza motrice pas- siva ma con poteri senzienti, e questi hanno l'iniziativa dell' ordi- ne o del disordine del vital movimento. 3.° E'vero bensì che den- tro certi limiti (i limiti della capacità organica) le azioni fisiologi- che sono più o meno energiche, secondo che fu più o meno forteìa quantità degli stimoli, pero'e' certo egualmente: che questi sti- moli debbono essere affini perché abbia luogo questa maggior pie- nezza di funzione ; che anche essendo affini questi stimoli,°se si ol- trepassano i limiti della capacità organica non ne risulta già una maggior pienezza di funzione, ma lo stato morboso (§ 12). Dunque gli stimoli non hanno che fare con una forza motrice che risponde in proporzione del grado, ma con poteri senzienti che si offendono del grado come della qualità ; dunque i poteri senzienti hanno l iniziativa dell' ordine e del disordine del vital movimento; dunque non dipendono già dal grado degli stimoli le differenti forme del vi- tal movimento ma dall' essere violate od osservate le lego-i dell' affinità e capacità organica. 4.° Vi sono nella nostra economia mo- vimenti per legge di associazione, di antagonismo, di ripetizione, tutto il sistema si esalta per un bichiere di vino generoso o un ora- to alimento prima che un solo atimo di chilo sia passato nel san- gue: il consenso dello stomaco é causa della generale participazio- ne: se ì vasi bronchiali imitano la secrezione mestrua che manca non é perché il sangue vada attivamente ad urtare e turger in essi' ma perché questi vasi attivamente lo secernono per legge di anta- gonismo. Cosi la mestruazione non viene a periodo fìsso per alcun stimolo ma per legge di ripetizione inerente ai solidi. I fatti dun- que del associazione, antagonismo, ripetizione provano che il movi- mento vitale non é determinato dagli stimoli esterni ma dai poteri senzienti. 5.° La Patologia mostra in varj modi la independenza del sistema dagli esterni stimoli, a . Nelle malattie infiammatorie e febbrili il movimento vitale si mantiene violento per forza propria e senza la presenza di stimoli che lo provochino, anzi in mezzo del metodo il più severo deprimente b il tartaro emetico non eccita il vomito appena introdotto nello stomaco ma qualche tempo dopo una tenta, una spina, non risveglia subito infiammazione o convul- sioni tetaniche, ma molte ore dopo, e Quante volte le convulsioni tetaniche, isteriche, ed epilettiche intermettono e tacciono sebbene la causa irritante ostinata ed organica persiste! —103— Da tutti questi fatti risulta dunque evidente la induzione 1.° Che il movimento vitale non offre già differenze di grado come pretese Brown, né il morboso é un grado diverso del fisiologico; ma offre due sole manifestazioni, normale o funzioni fisiologiche, inormale o le malattie; stati non opposti ma diversi: 2.° Che il normale si col- lega all' osservanza delle leggi organiche, il morboso si collega alla violazione delle medesime. 3.° Che le forze mottrici cui appar- tiene la manifestazione o delle azioni fisiologiche o dello stato mor- boso non sono già subordinate agli stimoli esterni, ma ai poteri sen- zienti che hanno l'iniziativa della vita sana e morbosa. §17 Interpretazione della circolazione degli umori: magistero della circolazione del sangue. I dinamisti interpretando colle idee di Brown il circolo degli umori diedero erroneamente a questi un' iniziativa che appartiene evidentemente ai solidi. Nella respirazione infatti non é l'aria vi- tale che determini il movimento dell' apparato respiratorio, ma é l'apparato respiratorio che attivamente e spontaneamente attrae l aria atmosferica pei bisogni dell' ematosi da lui istintivamente sentiti. Cosi non é la linfa che vada a stimolare le boccucce de lin- fatici, e via via promuova il movimento de tronchi maggiori; ma sono le boccucce linfatiche che attivamente attraggono e succhia- no la linfa, ed é un' analoga attività dei tronchi maggiori che la conduce attraverso le glandule fino al torrente della circolazione. E che questo movimento di attrazione e di-succhiamento venga mos- so e determinato dallo stesso circolo sanguigno risulta dal fatto che l'attività assorbente si accresce per l'inedia e per le perdite san- guigne Cosi non é il sugo od il gas carbonico che vada ad eccita- re i vasi assorbenti dei vegetabili, ma sono questi vasi che attiva- mente l'attraggono e lassorbono. Lo stesso può dirsi della peris- talsi, dei movimenti di secrezione ed escrezione: non sono il chi- mo, il latte, la bile, lo sperma che muovono i rispettivi condotti, ma sono anzi questi che muovono e trasportano gli umori rispet- tivi. Co miei principj mi sembra facile intendere il magistero della circolazione del sangue che malgrado di studj inmensi é sparso tut- tavia di dubj e di controversie. Son note le forti ragioni colle qua- li il mio celebre maestro (Tommasini, dubj sulV influenza del cuore sulla circolazione. Id. Lezioni critiche di Fisiologia e Pat.) confutò la teoria di Haller e di Spallanzani sulla forza intrudente del cuore, e quella di Bichat sulla contrattilità organica, o passività meccanica delle arterie, é noto che riguardò attiva la diastole, e considerò tut- to il sistema sanguigno come un cuore prolongato, pure a malgra- —101— do di si belle idee e di fatti cosi importanti, si attribuisce dai più tuttavia 1' iniziativa della circolazione alla sistole _ del cuore; e il medesimo concetto del Tommasini non rimase chiaro, forse per- ché le parole di rissalto vitale, di attività vascolare suggente die ac- cennano all' autocrazia del sistema, mal si accordano colle idee di eccitabilità dei vasi benché di suo genere, colla forza stimolante del sangue, e coli eccitamento vascolare. Emancipato io da ogni siste- ma medico, guidato dai fatti, e dai principi del mio vitalismo ar- disco proporre una teoria novella che attribuisce alla diastole dei capillari l iniziativa della circolazione, non solo per intendere i fatti fisiologici che la riguardano, ma per ispianare il cammino alla dottrina dell' Infiammazione. § 18 Teoria proposta sul magistero della circolazione del sangue con- traria a quella di Harveo di Haller e di Bichat—Non é la sis- tole cardiaca che ha l'iniziativa bensi la diastole del sistema capillare. Uopoé fissar previamente che tutto in questa grande funzione é spontaneo ed attivo, che tanto le arterie come le vene, tanto i ca- pillari come il cuore sono attivi benché abbiano una iniziativa di- versa, che tanto é attiva la diastole come la sistole, che anzi en- trambe formano due parti di un movimento solo, attivo, attraente; che non é la forza cspansile, come sostenne Michele Rosa, o stimo- lante del sangue, come opinano i dinamisti, che ecciti la reazio- ne dei vasi (sistole); ma sono i vasi che per iniziativa propria at- tirano, assorbono, succhiano il sangue (diastole secondata dalla sistole) movimento paragonabile all' atto della respirazione (l'idea é di Galeno) che attrae l'aria atmosferica, che all' intervento dei nervi deve il sistema sanguigno l'attività senziente di armonizzare con una data crasi del sangue, e quella di muoverlo e di attraerlo coi moti di diastole e di sistole, e la concatenazione esatta delle pulsazioni, e finalmente la plastica efficacia d'influire sull elabora- zione e crasi del sangue medesimo. La circolazione del sangue e interamente legata e connessa a due grandi funzioni che si com- piono incessantemente nell umano organismo 1.° la nutrizione e le secrezioni che si effettuano in tutti gli organi, in tutti i punti dell' inmensa periferia, e si effettuano col sangue arterioso e pieno di principj organizzagli. 2.° L'ematosi o ricomposizione del san- gue venoso che si effettua nel polmone perché di nuovo sia idoneo all' opera della nutrizione e delle secrezioni indicate. Io ammetto come certo che tanto l'ematosi come la nutrizione e le secrezioni si compiono per una attività propria locale degli organi rispettivi, non —105— per la diretta influenza e per cosi dire impero del centro cardiaco. Opino dunque contro l'idea generale stabilita da Ilarvco seguita da Haller, Bichat e infiniti altri; che il cuore é in certo modo pas- sivo nella circolazione arteriosa, ed attivo nella circolazione veno- sa. Mi spiego: tutta quanta é l'inmensa periferia organica attrae e chiama per mezzo del sistema capillare arterioso e delle maggio- ri arterie il sangue vitale di cui ha bisogno; ed il cuore sinistro, e l'aorta, e i grossi tronchi arteriosi non spingono già per iniziativa propria il sangue nel sistema capillare, ma ne secondano il passag- gio, e in certo modo ubbidiscono alle esigenze della periferia uni- versale. Effettuata una volta la nutrizione dei solidi e la secrezio- ne di certi liquidi nel sistema capillare, egli é naturale e neccessa- rio che un' altro sistema di vasi assorba e conduca questo sangue già povero di principj vitali all' opera dell' ematosi o ricomposi- zione perché segua il circolo vitale, e la vita organica, che é un' incessante creazione, non si arresti. 11 cuore che coi moti del ven- tricolo sinistro seconda il passagio del sangue nei vasi arteriosi e nei capillari, coi moti assorbenti dell' orechietta destra attrae per mezzo dei tronchi venosi il sangue indicato e la linfa versata dai vasi linfatici (tanto analoghi alle vene per estenzione, struttura, e funzione) e comunica tino ai punti estremi del sistema venoso o del linfatico questo moto di attrazione e di succhiamento. Né qui sta tutto l'ufficio di questo gran centro della circolazione e della vita organica. La vasta periferia polmonare dove si effettua l'ematosi o la ricomposizione del sangue, istintivamente ed attivamente ape- tisce, attrae, succhia dal destro ventricolo il sangue venoso, e le arterie polmonali ne secondono il movimento, come i rami dell aorta secondono il passaggio del sangue arterioso verso la pe- riferia universale. Effettuata 1' ornatosi, 1' orechietta sinistra del cuore attrae il sangue ricomposto per mezzo delle vene polmo- nali, come 1' orechietta destra attrae per mezzo delle cave il san- gue venoso. Si compie dunque la circolazione del sangue per l'attività attraente di due inmense periferie, luna del corpo intero per l'opera della nutrizione e delle secrezioni, e per mezzo delle ar ferie aortiche; l'altra del polmone per l'opera dell' ematosi e per mezzo delle arterie polmonali. Il ventricolo sinistro seconda questo circolo delle nutrizione, e il ventricolo elestro favorisce il circolo della iicomposizione. Alla sua volta il cuore ha due attività at- traenti: V orechietta destra attrae il sangue venoso e la linfa tras- portati dai linfatici e dalle vene, l'orechietta sinistra attrae dal- la periferia polmonale per mezzo delle vene polmonali il sangue ossigenato e vitale. Ed ecco più apparente che reale la contradi- zione della natura che all' arterie polmonali corisponde sangue ve- —100- noso, e sangue arterioso alle vene. Il cuore delle orechiette o supc- riore agisce attraendo, succhiando, e aspirando, o sangue venoso o sangue ricomposto; il cuore de ventricoli od inferiore agisce secon- dando il movimento attraente, della periferia polmonale per l'opera dell ematosi, della periferia universale per l'opera della nutrizio- ne e delle secrezioni. § 19 Della circolazione del feto—Luce cha questa teoria sparge su fatti—conclusione. Con questi principj mi sembra più facile che con altri interpre- tare la circolazione del feto, e spiegare i cambiamenti che subisce appena il feto respira. La placenta ha una vitalità propria, ha rapporti di nutrizione coli utero materno e col feto, tiene luogo in certa maniera di polmone. Finché essa é neccessaria, le arterie polmonali non hanno oggetto, e l'arteria polmonare scarica il san- gue nell aorta, e il sangue passa da un' orechietta all' altra per la valvola di Botallo. La vena ombelicale é nel feto ciò che sono le vene pulmonali nell adulto, e ciò che nell adulto sono le arterie polmonari, é nel feto la ipogastrica od ombelicale. Comincia appena l attività del polmone o la respirazione, il san- gue viene attratto da esso per le arterie polmonali, già il canale arterioso non ha oggetto e sparisce, già la valvula del Botallo si chiude, perché a ciò cospira la nuova direzione presa dal sangue, già l'arteria ipogastrica non agisce perche manca l'azione attraen- te della placenta. Ammessa questa attività attraente dei capillari, delle vene, del- le arterie e del cuore, rappresentata dalla diastole secondata per antagonismo dalia sistole, si comprendono i fenomeni principali di questa grande funzione: si spiega un fatto confessato dal pro- fessor Tommasini che sarebbe certamente in contradizione col-^ la attività della diastole, se questa attività fosse proporzionata e dipendente dalla copia del sangue; ed é chei vasi si trovano in diastole quando scarseggiano di sangue, prova evidente che questo moto diastolico di attrazione é inteso ad assorbire il sangue, e nas- ce non dalla presenza ma dalla mancanza e bisogno di esso. S'intende il fatto riferito da Ilunter che le arterie per un' eccesiva emoraggia si restringono, e riprendono dopo morte il lume a cui la loro elasti- cità gli invita, s'intende il circolo della vena porta, dei linfatici, e dei condotti escretori independenti dal cuore; s'intende la circo- lazione sanguigna a malgrado gravi disordini organici del cuore, a malgrado la mancanza del cuore stesso, o in feti diffettosio in ani- mali di ordine inferiore; s'intende perché ferito un vaso capillare —107— il sangue vi si porta con maggior velocità di quella colla quale dianzi scorrea, e ciò non solo, ina retrocede eziandio: e perché si accresce il circolo ed il turgore locale per infiammazione prima che il cuore se ne turbi. S'intende lugualianza di moto fra il cuore e le estremità capil- lari inesplicabile colla teoria di Haller. S'intende la eguale velo- cità del sangue ancorché da un vaso passi in molti il cui lume in complesso superi il diametro di quello; s'intende perché la diasto- le ripetuta in tutto il sistema arterioso non distrugge gli effetti della sistole cardiaca Hallerìana, perché nella diastole di tutti i punti sta la ragione del suo progresso ulteriore; s'intende perché intercetta la comunicazione fra il cuore e le arterie, il sangue sot- toposto alla legatura continui a circolare finché esse si vuotano ; s'intende perché allacciata un' arteria per ferita di un' arto, o per aneurisma, le anastomizzanti allargano il loro lume per attrarre il sangue che richiede la nutrizione dell' arto sottoposto; s'intende perché un membro ha sovente un ritmo particolare e diverso dal cuore; e perché una parte infiammata abbia una circolazione più ac- celerata, essendo il restante del circolo talvolta nella massima cal- ma; s'intende la dilatazione dei vasi infiammati impossibile a deci- frarsi con la teoria di Bhoerhave, di Haller e dello stesso eccita- mento; si spiega la circolazione venosa impossibile a intendersi colla teoria di Harveo, di Haller, di Spallanzani e di Bichat, e per- fino colla dinamica; s'intende perché le vene polmonali d'un' asfit- tico ricusano di dar passaggio a un sangue non ricomposto, perché il circolo ha luogo in ogni parte e direzione contro le leggi della gravità: s'intende perché nel moribondo si vuotano le arterie, e l orechietta destra del cuore batte ultima, quasi pietosa si allargas- se per raccogliere il sangue con che sostenere una vita che si es- tingue. * Le induzioni importanti alle quali conduce l'esame della circo- lazione son queste: 1.° Il sangue é lo stimolo specifico o il co-agen- te sui generis dei vasi sanguigni, i quali si turbano spesso colla morte inmediata dell' individuo, se questa crasi venga più o meno * Il Jleclard ad onta di quanto avea ssritto contro la influenza del cuore sul- la circolazione il Tommasini, si mostrò rigido seguuce della scuola meccanica, ed attribuì alla sistole cardiaca non pure la circolazione delle arterie e dei capillari, ma quella altresì delle vene riccorrendo ad ausiliarj ignoti agli antichi fisiologi: l'azione dei muscoli, dimenticando per avventura che la circolazione venosa é continua pur nel riposo e nel sonno, e in parti dove l'azion de muscoli non é possibile. Vorrei ve- dere di che modo spiana le sudette difficoltà, e come co suoi principj meccanici inter- preta questi fatti che pure appartengono alla scienza di un modo definitivo; a come può risolvere i d.vhj del fisiologo italiano. —108— alterata, dunque il sangue non ha rapporto con una eccitabilità ge- nerica e motrice ina con una attività senziente speciale, ed é subordi- nato a questo senso delle convenienze organiche come agente affi- ne o inafime: 2.° Il sangue é attratto, mosso dalla diastole secon- data dalla sistole, dunque é passivo e subordinato alla forza mo- trice dei vasi, none lo stimolo dell' eccitamento Browniano. E've- ro che il sistema sanguigno dentro certi limiti languc se il sangue si toa'lic, e che il sangue mantiene ed accresce la a igoria de suoi mo- vimenti, però non é permesso inferirne che sia stimolo alla forza motrice dei vasi quando é soltanto una condizione principale all' esercizio di questa forza: cosi la mia mano non può scrivere senza piuma, malèssere la piuma neccessaria a quest' atto, non fa che sia stimolo all' attività scrivente della mia mano. 3.° Il sangue é il gran materiale della composizionne organica: egli é subordinato alla in- fluenza plastica dei vasi i quali lo mantengono atto all' opera della nutrizione e della secrezione molteplici, e che sono per fino capaci di crearlo come vedremo trattando della flogosi e della reazione organica; dunque anche in questo aspetto è passivo e subordina to alla vita, e non ha rapporti con una eccitabilità motrice e passi- va. * § °,0 Poteri plastici associati ai senzienti e motori; generali, molte- plici, ed attivi. Analizzando attentamente i fenomeni della vita troviamo final- mente un' altra efficacia vitale la forza plastica, che assimila * - i liquidi, che mantiene una data temperatura, che conserva una data struttura di solidi, che regola le secrezioni, che presiode alla crea- zione di un nuovo individuo nell'opera della generazione. Questa forza plastica è distinta dagli altri due poteri della vita, come è dis- tinto dal senso e dal movimento vitale l'assimilazione dei liquidi e la nutrizione dei solidi ; è generale e comune a tutti gli esseri or- ganizzati perché in tutti v'é una nutrizione, v'é una forma organica da creare e da mantenere.é molteplice come sono molteplici e svaria- te le forme i prodotti ed i tipi organici ; é associata e connessa agli al- tri poteri vitali dei quali ha bisogno per l'ammissione degli agenti * Xel 2- ° libro ove indagherò la natura dell' infiammazione proverò ci e con queste idee, sul meccanismo della circolazione, e con esse solamente si può risolvere il gran ] roltlema che dopo tanti feculi e tanti studi non é ancor risoluto. ** Quanta filosofia nell' antico linguaggio medico! Assimdarc suona render simile a se stesso; con-senso suona sentire insieme secrezione suona scelta; temperamento o tem- peries suona tempra di certe forze o qualità; vita proviene da tv'.s forza. Questo lin- guaggio non esprime solo il fatto ma quasi la ragione del fatto. —109— omogenei, per la espulsione o escrezione degli inconvenienti, e pel movimento degli umori favorevole alle sue operazioni. E ciò vien sopra tutto provato dalla corrispondenza fra lo stato normale de po- teri senzienti e funzioni plastiche normali, stato disordinato di quelli e aberrazione delle azioni plastiche. Questa forza è attiva in modo da paralizzare le attività fisico-chimiche della materia, e farle servire al tipo organico conforme alle leggi di rapporto plas- tico ad ogni corpo organico prestabilite, vincendo le tendenze che avrebbe di formare combinazioni affatto diverse. E'attiva al punto da mantenere e quasi creare incessantemente dati umori, data tem- peratura, date forme organiche prestabilite, creare realmente nuo- vi esseri viventi. § 21 Dissimulati e confusi coli eccitabilità dai dinamisti, e mal in- terpretati dai chimisti. I dinamisti o dissimularono quest' ordine di fatti, o erroneamen- te confusero questi fenomeni e questi poteri coli eccitabilità e coli' eccitamento, o gli hanno attribuiti alle affinità chimiche della ma- teria subordinate all' eccitamento. Puree evidente che l'aria, l'ali- mento, il sangue non sono già solo stimoli o forze eccitanti di una reazione fibbrosa e vascolare, ma altresì e principalmente sono i materiali della composizione organica; è evidente che l'eccitamen- to Browniano non suona altra cosa che reazione dei poteri motori o movimento vitale, e non comprende quell' ordine di operazioni chimico-vitali o formative che olla, forza plastica appartiene: ques- te sono una chimica e quello é una meccanica. L'eccitabilità infat- ti che é la facoltà di rispondere e reagire a certe forze eccitan- ti non saprebbe presiedere né alla assimilazione dei liquidi, ne né alla formazione dei solidi, non potendo dar luogo, se posta in azione ad un moto chimico ma ad un movimento dinamico. Nemme- no potrebbe riguardarsi come artefice di operazioni cotanto mara- vigliose l eccitamento, ovvero il movimento stesso degli interni condotti, essendo impossibile inmaginare che il nioto peristaltico sia capace di convertire in chimo ed in chilo gli introdotti alimen- ti, che il solo moto vermicolare dei linfatici o quello delle arterie e delle vene siano capaci di operare la trasmutazione che alla linfa ed al sangue appartengono. Non meno assurda, come ho dimostrato più sopra, è l'interpre- tazione data a queste funzioni dalla scuola chimista; (V. § 2 L. I. e § 37 dell1 introduzione) e l'asserire che la chimica vivente é una chimica particolare, che ivi le leggi della chimica commune sono mo- dificate dalla vita, equivale al confessare l'opposto di ciò che altron- —110— de si pretende di sostenere, equivale al confessare che le azioni del- la vita plastica appartengono affatto alle forze vitali e non alle at- tività primitive della materia, é un confessare le tenebre e l'impo- tenza del Panteismo medico. § 22 I poteri plastici sono veramente distinti; o le azioni plastiche sono il prodotto dei poteri senzienti e motori? Rimane piutosto a ricercarsi se i due poteri della vita, sensibilità e mobilità organica già riconosciuti ed ammessi da Bordeu e da Cullen e dai fisiologi che ne seguitaron le tracce, bastano a pro- durre le funzioni plastiche che a me sembrano riferibili a un pote- re distinto. A prima vista pensando che tutte le funzioni della vi- ta organica sembrano risolversi in una specie di secrezione o scel- ta di ciò che è omogeneo ed escrezione di ciò che é inconveniente, che l'assimilazione e la nutrizione sembrano effettuarsi per aggiun- ta e sottrazione di dati elementi organici, per attrazioni e per ri- pulsioni, parebbe che i poteri senzienti organici secondati dai mo- tori potessero effettuare queste prodigiose operazioni. Pure un se- rio esame dei fatti non lascia sodisfatta "la mia convinzione: perché la digestione si compia uopo é certamente che i poteri senzienti or- ganici dell' apparato digestivo trovino omogenee certe sostanze, e veglino all' ammissione di alimenti omogenei, ma ciò non basta perché si convertano in chimo. Intendo io bene che all' impressio- ne di grati alimenti corrisponda un moto peristaltico normale, e viceversa all' impressione di cose inaffini un movimento inverso di vomito o diarrea, ma non intendo come quello stato di sodisfazio- ne del senso organico basti a indurre cosi graduali cangiamenti sulla massa alimentare da convertirla in chimo ed in chilo. Non si tratta più di avvertire e determinare la convenienza delle esterne cose, si tratta di reagire sopra di esse in modo di assimilarle, e im- primer loro la natura organica: e quando pure questo atto fosse dovuto alla reazione del senso organico, é una forma cosi distinta di vitalità che ben meriterebbe essere considerata a parte sotto il nome di forza plastica. Si direbbe che questa vis plastica é una forza creatrice in tutto il rigore della parola. Infatti il senso vita- le avverte bensì il più o il meno della temperatura, ed ama quel grado soltanto che gli é assegnato dalla natura, e il moto vitale si accelera o langue secondo il grado di quella; però la forza plas- tica lo produce uniforme e relativo ai varj organismi in mezzo a circostanze locali differentissime. Il senso vitale armonizza con dati agenti fisiologici, aria, alimenti; ma la forza plastica riesce a crearne alcuni, e non solo crea il chilo, la linfa, il sangue, latte, —Ili- sperma, saliva &. prodotti che non esistevano negli alimenti, ma sembra capace altresì di creare principj finora reputati semplici ed elementari fosforo, azoto, zolfo, ferro &. elementi che non esiste- vano nei cibi, e che altronde sono neccessarii alle operazioni plasti- che della vita (Tommasini Lez. eli Fis. e Patol.) Ipoteri senzien- ti avvertono e respingono ciò che offende la forma, la continuità, e la crasi dell organismo, ma la forza plastica non solamente man- tiene le forme organiche prestabilite estraendo dal sangue le par- ticelle omogenee e collocandole dove altre inc'onvenienti si separaro- no per l'atto medesimo della vita, ma crea organi nuovi come vedia- mo nei vegetabili, crea tessuti nuovi come si osserva nell infiamma- zione ed altre malattie plastiche, crea nuovi individui come si vede nell opera della generazione. Adunque per quanto 1' analisi e il ra- gionamento ci accompagnano, il senso ed il moto vitale aiutano bensì ma non effetuano le funzioni plastiche, e v'interviene una effi- cacia particolare e distinta la forza plastica o formativa. § 23 II sistema nervoso é la sede dei poteri organici ed animali. I poteri vitali finora discorsi risiedono non v'ha dubbio nell or- ganizzazione tal quale si trova composta di tessuti e sistemi diversi conbinati in modi particolari. Ma di tutti i sistemi organici quello che sembra essere la sede principale degli indicati poteri o sembra impartire a tutti gli altri la vitalità che possiedono egli é il siste- ma nervoso: strumento delle funzioni animali il cerebro-spinale, strumento delle funzioni organiche il sistema gangliare. Questo é veramente il sistema sovrano, e per cosi dire l'anima di tutta la vi- ta organica, perché tanto gli organi particolari come i grandi sis- temi e i tessuti debbono all' intervento di questo sistema, la vita- lità e la vita di cui godono. La fisiologia sperimentale ha in fatti mostrato l influenza del sistema nervoso sulle funzioni della vi- ta organica in guisa di provare la vanità della teoria chimica di queste funzioni. E come i gangli ed i plessi forniscono la ragio- anatomica dei consensi fisiologici, cosi le relazioni anatomiche dei nervi animali pneumogastrico &. danno una ragione delle re- lazioni fisiologiche delle due vite. * Nei vegetabili sembra che un * Si consultino le moderne opere di Fisiologia, e sopratutto la bella opera del ce- lebre Scarpa sui gangli e plessi nervosi; nella quale ha descritto i particolari consen- si che più marcati si osservano fra certe parti del corpo; e gli ha spiegati appunto per mezzo della mescolanza, dell' unione, del reciproco impasto dei filamenti midol- lari nei plessi e nei gangli, e per mezzo dell' origine commune dei nervi onde le par- ti consenzienti sono penetrati. —112— sistema analogo nei suoi usi al gangliare sia la midolla eie sue es- pansioni. § 24 Non esiste un' arcana e speciale forza conservatrice distinta dai sudetti poteri della vita. Se i poteri senzienti, motori, e plastici possono effettuare col loro concorsole vite particolari e perciò la vita generale, non esiste una particolare efficacia vitale distinta e diversa dai poteri suddetti, con- servatrice nello stato fisiologico, mcdicatrice nello stato morboso, efficacia misteriosa ed arcana quale fu escogitata dal gran Vecchio di Coo, e designata col nome di vis medicatrix nature, emormon, pneuma di Areteo, archeo di Vanhelmont, anima di Stimi, efficien- za dei moderni, Però questa efficacia conservatrice e mediatrice é riposta nell indole e nell uso degli stessi poteri organici, nel loro concorso e maraviglioso accordo, e nel compimento delle leggi di rapporto organico che ho finora esposto, ed in quelle che mi rimane ad esporre. La prova massima che questi poteri vitali, e le leggi che ne regolano l'esercizio hanno un' efficacia conservatrice é il fatto che realmente conservano l'economia nello stato sano e morboso. (Nel 2 libro proverò in quali modi e con quali leggi.) Altronde é contrario ai principj della buona filosofia ricorrere a cause ignote quando le conosciute bastano a renderci ragione dei fenomeni, e in- maginare qualità o potenze astratte separate dalla organizzazione. E sarebbe finalmente un far torto al Supremo Autore della Natura supporre che dopo aver create e disposte insieme le parti or- ganiche, e le forze neccessarie perché la macchina esista e si conser- vi, queste forze tuttavia non bastassero, e vi fosse d'uopo d'un' arca- na potenza, quasi d'un genio tutelare. Le forze suddette in fatti e le leggi che presiedono al loro esercizio bastano a conservare l'eco- nomia organica, e tutti gli atti della vita sana e morbosa, gl'istin- ti fisiologici e terapeutici, le leggi della vita senziente, i prodigi della vita plastica, il vantaggio a dirò meglio il bisogno di certi atti morbosi, i fenomeni tutti che dettarono a quei medici inmortali il concetto vero e sublime dell' autocrazia vitale, sono tutti riferi- bili ai poteri vitali sopra accennati, e alle leggi di rapporto orga- nico che ne regolano l'esercizio. § 25 Divisione delle funzioni in animali ed organiche: caratteri che a ciascuna classe appartengono. Tutte le funzioni dell' economia vivente si schierano in due gran- di classi: quelle della vita organica e quelle della vita animale; clas- —113— si che si trovano separate nelle due distinte parti del regno orga- nico, e riunite sono nell economia animale. Queste due vite si col- legano e s'intrecciano insieme, e si aiutano, e a vicenda influiscono e dipendono, perché ne emerga la conservazione del tutto organico : esse hanno communi le leggi di affinità e capacità organica e lo altre di cui parlerò più sotto. Pure offrono assai marcate differenze, le quali parmi potersi ridurre a coteste 1.° I poteri della vita anima- le servono ai rapporti psicologici dell' essere pensante colle quali- tà degli oggetti esterni, servono alla vita animale o di sensazione; i poteri della vita organica servono ai rapporti pla&tici dell' orga- nismo coi materiali ed elementi della sua medesima composizione, servono alla vita di nutrizione. 2.° Gli organi della vita animale senzienti e motori si riferiscono ad un centro commune unico delle sensazioni, e dei movimenti volontari; i pezzi della vita organica sono animati dal sistema ganglionare, non hanno un centro commu- ne, e formano piutosto una confederazione di vite particolari, per- ché in ciascun organo v'é senso, movimento, e formazione insieme associati. 3.° Le funzioni della vita animale, sensazioni e movi- menti volontarj non si effettuano dai muscoli e dagli organi dei sensi se non in quanto si connettono a un commune sensorio ; le fun- zioni organiche non hanno questa dipendenza monarchica di un centro commune, ma tali e quali si compiono in organi separati aven- ti un semplice vincolo federale col restante sistema. Sebbene il polmone, lo stomaco, il fegato, l'utero, i reni, abbisognino di certi rapporti consensuali d'innervazione, pure ciascuno compie in se stes- so e separatamente la propria funzione, quindi l'ematosi al polmo- ne, la digestione allo stomaco, all' utero la gestazione, ai reni la secrczion dell' urina, al fegato la biliare appartengono. Si direb- be che la vita animale somiglia una monarchia, perché le minime sensazioni convergono ad un centro unico, e da esse partono i mo- vimenti volontarj; e che la vita organica somiglia una confedera- zione dove sebbene un gran vincolo federale forma di molti stati diversi una sola nazione, ciascheduno stato per altro ha la sua vi- ta particolare ed una certa indipendenza. 4.° Le funzioni della vi- ta animale sono neccessariamente interrotte, la veglia é alternata col sonno, l'esercizio muscuiare col riposo; quelle della vita orga- nicajsono continue e non mai interotte, anzi la ripetizione dei lo- ro movimenti é maggiore secondo l'importanza vitale delle funzio- ni organiche: continua ed attuale la inervazione e la calorificazio- ne, quasi continuo ne suoi moti l'atto della circolazione sangui- gna e dell'assorbimento linfatico,meno continui i moti della respi- razione; più distanti quelli della digestione, dell'escrezione urinale e fecale; più distante ancora la secrezione mestrua. La interruzione —114— é nelle funzioni animali strettamente neccessaria perché il senso rio si ristori col sonno e sia di nuovo idoneo alle sue funzioni, e perché i muscoli si rimettano col riposo e possano prestarsi di nuo- vo al movimento; al contrario la interruzione nell' inervazionegan- gliare o calorificazione, o circolazione, digestione &. sarebbe sino- nimo di morte perché non si possono sospendere ed interrompere senza troncar insieme la vita; e sono tanto più ininterrompibili quanto hanno maggior vitale importanza. 5.° I poteri senzienti e motori della vita" animale si consumano e si esauriscono per 1' azione degli stimoli esterni, o per dir meglio per il loro esercizio vi- tale; i poteri della vita organica al contrario si esaltano e si invi- goriscono per la presenza dei loro stimoli convenienti, ossia per il loro esercizio vitale. L'esercizio infatti della vista ola danza ca- gionerà stanchezza agli occhi ed ai muscoli, al contrario gli alimen- ti, i liquori, il sangue, il calore risvegliano e sostengono l'attività dello stomaco, del cuore, e dei vasi. 6.° La vita animale serve all' organica colle funzioni e movimenti istintivi; l'organica serve all' animalo conservandola nelle sue condizioni normali. 7.° I poteri finalmente della vita animale sono ristorati direttamente dalle fun- zioni nutritive della vita organica, mentre i poteri della vita orga- ca sono direttamente sostenuti e animati dal contatto degli agenti fisiologici che loro appartengono. Queste riflessioni faranno senti- re l'errore della dottrina di Brown il quale non solamente fuse nel- la sua eccitabilità i tre distinti poteri della vita, ma non avverti neppure la differenza fra i poteri della vita organica e quelli della vita animale, e parlò in generale di esaurimento, di stanchezza, di debolezza indiretta, idee che se sono applicabili agli uni, non lo so- no agli altri. Richerand, Bichat ed altri fisiologi hanno divise le funzioni in organiche, animali e sessuali perché hanno ammesso che le organiche ed animai sono coordinate a conservar l'individuo, le sessuali la specie. Io trovo più filosofico stabilire che tutte le funzioni della vita si riducono a due sole e grandi classi, organiche ed animali, aventi tre grandi e distinti oggetti e risultati, l'esisten- za animale, la conservazione dell' individuo (che é una creazione incessante) quella della specie (che é una creazion temporaria.) In- fatti le funzioni sessuali non si compiono per distinte forze e dis- tinte leggi, e per uno speciale meccanismo, ma per l'intervento delle due vite generali organica ed animale; le funzioni della vi- ta organica esigono il concorso della vita plastica e della vita ani- male; e la esistenza animale dipende inmediatamente dagli atti del- la vita organica. Stanno sempre le differenze indicate fra le due vite sia che ciascuna venga diretta a conservar l'individuo o la specie, o effettuare la vita animale. —115— § 2G Le vite particolari sono funzioni complesse non azioni sem- plici. L'analisi é nello studio del filosofò perché ha d'uopo di conosce- re i rapporti delle cose e le cagioni dei fenomeni, però nella natu- ra, e sopratutto nella natura vivente, tutto é sintesi, perché nulla ivi é, ne può essere isolato. Il perché le singole funzioni degli or- gani o le vite particolari che a primo aspetto sembrano semplici so- no azioni complesse perché constano del simultaneo o successivo concorso di tre distinti poteri sensibilità, mobilità e forza plastica e perché suppongono la vita di organi consenzienti; giacché un' organo particolare non agisce mai solo, ma con altri e perché agis- cono altri, e tale é la solidarietà delle vite speciali colla vita gene- rale, che come il compimento delle leggi di rapporto plastico, fisi- co e consensuale rende un' organo vitale, lo rende altresì vivente. La digestione per es. che sembra una funzione semplice perché apar- tenente ad un' organo distinto, é un'annello di una catena ben vas-v ta, e risulta da condizioni molte e diverse. Già l'esercizio della vi- ta animale presiede alla scelta e all' introduzione degli alimenti; l'esercizio del senso organico la sanziona, il moto peristaltico e 1' influenza plastica vi corispondono, e la chimosi si compie. Però non é solo lo stomaco in questo lavoro : il gran centro sensorio vi parteci- pa coli inervazione, il cuore coli influenza circolatoria, e mentre si opera la misteriosa trasmutazione del chimo, una serie d'azioni plas- tiche differenti è diretta alla nutrizione dell' organo che funziona. Ma la chimosi già risultato di molte azioni diverse, é uno e il pri- mo atto di una funzione più estesa. Vi si associano come annelli di una catena indivisa la secrezione biliare, la pancreatica, la gas- trica, la formazione del chilo, l'assorbimento, l'elaborazione della linfa, Y escrezione delle materie inconvenienti. Cosi da circostan- ze diverse, da azioni distinte risulta già la unità della funzion del ventricolo, la quale alla sua volta fa parte di più vasta unità per- ché si collega alla vita dei linfatici, delle glandule, del polmone, del cuore, di tutto il sistema vascolare. Da questo principio che le singole funzioni non sono azioni sem- plici ma funzioni complesse, ne derivano due corollari importanti: 1.° L'unità nelle singole funzioni non prova già che sia semplice ed una la forza vitale che le produce, come ha preteso Brown, perché l'unità é il risultato e l'effetto voluto sempre dalla natura. E se la natura ottiene l'unità della vita generale mediante il con- corso di molte e differenti funzioni, ben s'intende come ottenga 1' unità delle singole funzioni mediante il concorso di azioni e di po- teri elementari diversi. 2.° La manifestazione della salute é una —116— perché tutte le condizioni delle funzioni fisiologiche concorrono a un fine unico e al risultato identico di cffetuare la vita normale ed armonica; però la manifestazione della malattia é molteplice, perché appunto non é una sola ma molte le condizioni della vita normale, e di modi diversi possono alterarsi, e perche v'é malattia quando manca alcuna condizione al compimento dell' ordine nor- male. E' manifesta l'importanza patologica di questo principio perché studiando le condizioni elementari per cui si effettuano le funzioni normali si determinano le cause prossime delle malattie o le circostanze che alterano la vita fisiologica. SEZIONE TERZA. CIRCOLO E CARRIERA DELLA VITA, 0 LA VITA GENERALE DELL' INDIVIDUO. § 27 La vita generale consta dell unione delle vite particolari come il totale organismo consta dell' unione dei singoli organi. Esaminando la prima forma dell' esistenza organica la vitalità, abbiamo trovato 1.° Che sebbene sia la vitalità un fattore necces- sario, una condizione indispensabile pel compimento delle funzioni, é per altro l'effetto già della vita, non di forze chimiche o mecca- niche. 2.° Che la vitalità la quale è un fatto ultimo pel chimico, non é già un fatto ultimo a cui si arresta l'analisi del fisiologo, ma dipende essa stessa dal compimento di tre leggi di rapporto vitale; legge di rapporto plastico, fisico e consensuale. 3.° Che queste tre leggi o modi di relazione organica coi quali la natura collega, unis- ce, combina le molecole, i tessuti, gli organi per ottenere la unità delle singole parti e del totale organismo, sono condizioni veramen- te fundamentali perché dal compimento di esse leggi dipende l'ef- fettuarsi di questa unità, e perciò della vitalità, e dall'inadempimen- to o violazione di esse leggi dipende l'alterarsi o il distruggersi di essa unità e perciò della vitalità delle parti e del tutto. Esaminando la seconda forma dell' esistenza organica, la vita, le funzioni, l'organizzazione vivente, abbiamo trovato: 1.° Che seb- bene la vitalità sia un fattore neccessario, una condizione indispen- sabile pel compimento delle funzioni, pure ha bisogno del concor- so degli esterni agenti della natura, perché l'atto della vita, o cias- cuna funzione si compia. 2.° Che questa vitalità non é già una pro- prietà unica motrice e passiva a cui corrispondono stimoli o forze moventi di una reazione fibbrosa, ma offre tre distinti e generali poteri, sensibilità, mobilità, e forza plastica, spontanei ed attivi, a cui gli esterni agenti non sono già forze impellenti, ma occasione —in- di azioni spontanee e autocratiche. 3.° Che gli agenti esterni del- la natura in tanto sono fattori delle azioni normali che sono in ar- monia coi poteri senzienti che ne determinano la convenienza. Che la natura ha stabilito un rapporto molteplice per la qualità e per il grado fra gli organi vitali e gli esterni agenti che gli mettono in gioco; e perciò un agente esterno solamente diventa fattore fi- siologico, se si compiono due leggi organiche fondamentali dell' affinità e della capacità organica. 4.° Che gli stimoli esterni non so- no già un fatto ultimo per l'analisi fisiologica se la qualità e natu- ra di stimolo dipende dal compimento di due leggi organiche fon- damentali. 5.° Che le due leggi dell' affinità e capacità organiche che presiedono ai rapporti della vitalità cogli agenti della natura, leggi essenzialmente molteplici e relative, sono un fatto veramente ultimo e fundamentale perché se desse si compiono, un' agente é fattore di un'azione normale; se si violano,un'agente é fattore di azioni morbose. In una parola senza date relazioni (direi anatomiche) fra i compo- nenti organici non vi è vitalità negli organi, senza date relazioni (direi cosmiche) fra la vitalità degli organi e gli agenti esterni non vi sono funzioni normali, o le vite particolari di questi organi. Ve- dremo ora che senza date relazioni (che direi funzionali) fra le sin- gole funzioni, fra le vite particolari degli organi, non vi sarebbe la vita generale dell' individuo; e che nel modo stesso che il tota- le organismo é un complesso di organi molti e diversi cospiranti a formare una unità anatomica nello spazio; cosi la vita generale dell' individuo é un complesso simultaneo e successivo di molte e differenti funzioni, é l'insieme delle vite particolari cospiranti a for- mare il circolo e la carriera della vita, a formare un' unità funzio- nale nel tempo. Le singole funzioni infatti non sono isolate e in- dipendenti; non sono legate alla presenza degli stimoli come pre- tese Brown ; ma sono collegato fra loro per formare azioni più o meno estesamente complesse; e l'azione di un' organo suppone l'azio ne distinta di altri molti con cui giuoca insieme. Veramente stu- pendo circolo dove none principio né fine! Mirabile intrecciamen- to d'influenze e dipendenze ove quasi non si sa ciò che é effetto, e ciò che é causa! La vita animale influisce potentemente sulla orga- nica coi rapporti d'innervazione consensuale, coi fenomeni istintivi del senso molteplice corrispondenti, e associati ai bisogni interni, e coi movimenti volontarj e involontarj conducenti a sodisfare i suddetti bisogni. La vita organica che cotanto dipende dall' anima- le, é quella pure che gli fornisce i materiali della sua nutrizione, che ne ripara le perdite, che la monta ogni giorno, ogni istante, come si carica l'orologio, che la conserva, e per cosi dire incessantemen- 17 —lis- te la crea. La vita generale rapresentata dai grandi sistemi in- fluisce sulle vite particolari coi fenomeni dell' innervazione e della nutrizione; e le vite particolari coi loro speciali prodotti fornisco- no ai grandi sistemi gli elementi e le condizioni delle loro genera- li funzioni. Le azioni degli elementi organici e degli organi si as- sociano per formare funzioni via via più complesse fino a formare la vita generale. Cosi la vitalità delle parti organiche é la causa delle funzioni perché sinonimo dei poteri vitali, ma é l'effetto in- sieme delle funzioni perché queste conservano l'organizzazione vitale. Esaminando ora questo intrecciamento d' azioni, questo circolo vitale, questo complesso di funzioni che chiamiamo vita generale, troviamo che la natura collega con certi modi di rapporto organi- co le singole funzioni, o le vite particolari, perché ne risulti il cir- colo e la carriera della vita, o l'unità della vita generale; troviamo che questi modi di rapporto organico sono altretante continuità funzionali che costituiscono la unità e catena della vita nel tempo o nella successione di certi atti, come le leggi di rapporto plastico, fisico e consensuale sono altretante continuità anatomiche che for- mano la unità nello spazio della compage organica; troviamo che all' esatta osservanza di dette leggi corrisponde l'armonia e la con- servazione; alla violazione corrisponde o la disarmonia o la inter- ruzion della vita. Questi modi di relazione organica (funzionali) si possono ridurre a quattro leggi organiche: 1.° di associazione,. 2.° di antagonismo, 3.° di gradazione 4.° di repetizione abituale e periodica. § 28 Delle simpatie—La dottrina loro é incompleta e perché.—Prin- cipii da stabilirsi intorno ai consensi organici—Divisione loro nelle due leggi di associazione e di antagonismo vitale. E' un principio fnndamentale di Zoonomia che—Nessuna azione della vita è isolata,e un' organo agisce sempre con altri e perche agis- cono altri. Se questo é un fatto generale e costante tanto nella vita normale come nella morbosa, ne derivano due corollari importanti: 1.° FPevidente che questa solidarietà nelle azioni organiche, questa mu- tua loro influenza e dipendenza è neccessaria al compimento delle sin- gole vite e della vita generale. 2.° E'evidente che i misteriosi ma certi vincoli di consenso onde si collegano le azioni della vita, sono della mag- giore importanza per la fisiologia e per la patologia. Ciò postola maraviglia che lo studio dei consensi organici sia ancora cosi in- completo, e la dottrina loro cosi oscura, vacillante, e imperfetta fra i fisiologi. I quali non vanno d'accordo ne sulla definizione ne sul- —119— la classificazione delle simpatie, perché non sono già partiti da quel principio fundamentale e non hanno già compreso come dovevano nel concetto di consenso organico tutti i modi di associazione vi- tale, siano generali o.particolari consensi, ma hanno meschinamen- te limitato il concetto loro delle simpatie ai soli particolari con- sensi. Infatti Richerand definiva le simpatie—"alcune relazioni in- „time fra tutte le parti del corpo per cui tutte si corrispondono, e ,,mantengono un commercio reciproco di sentimenti e di affezioni." (Elementi di Fisiologia.) Adelon non conviene già di considerare le simpatie come qualunque modo di partecipazion consensuale, ma '•'quel particolare modo di associazione fra gli organi in vista del ,,quale sono alcuni più o meno prontamente modificati conseguen- temente ad azione normale o morbosa di qualche altro, ma senza ,,che a tale modificazione prendanvi parte gli organi intermedj, e „senza che esser possa essa riferita alle connessioni meccaniche del- „le parti, ne al concatenamento naturale delle funzioni." (Dictio- naire des sciences medicales, art. simpaties.) Barthez ha distinto dal- le simpatie le cosi dette sinnergie che non sono altra cosa che asso- ciazioni e participazioni consensuali. Brachet e Fouilhoux dicono che "la simpatia é un' atto della vita, ed ha luogo quando un or- ,,gono partecipa all' affezione di un' altro con cui non pare esservi ,,una relazione diretta conosciuta." (Nouvau trait'e de la Fisiologie dell' homme.) Bichat fu tentato di riguardarle un'aberrazione dei po- teri vitali. Il solo Broussais ci ha offerto un' idea alquanto più estesa dei consensi organici, avendo stabilito—"che essendo aumen- tate in un punto la sensibilità e la contrattilità, prontamente lo ,,sono pure in altri molti e ciò si chiama simpatia." (Examen des Doctrines 3Iedicales.) E cosi Adelon rimprovera ad Haller (lo stes- so rimprovero poteva farlo a Baglivi) che " assegnando sei cause „alle simpatie la comunicazione dei vasi, quella dei nervi, la conti- ,,nuità delle membrane, quella del tessuto cellullare, l'intervento „delle parti centrali del sistema nervoso cioè del cervello, e final- mente certa analogia di struttura e di funzione fra gli organi, con- fondeva cosi evidentemente ogni rapporto che si osserva fra le ,,parti. Adunque se la dottrina delle simpatie è confusa e incompleta, lo è perché é ristretta ai soli particolari consensi, e se vuoisi una so- lida dottrina delle simpatie bisogna fondarla sopra il principio zoonomico testé anunziato—"Che nessuna azione della vita é iso- lata, e che ogni organo agisce con altri e perché agiscono altri.' Stabilito questo principio ne discende come conseguenza inevitabi le questo corollario. "1.° Qualunque diffusione d'azione o partecipazione di un' orga —120— „no alla vita di un' altro merita il nome di participazione simpati- ca o consensuale." E di vero niuna attività vitale é isolata,! azione di un rene si associa alia azione dell'altro come un' occhio all' azione dell' altro occhio: v'é dunque un consenso che chiamere- mo di associazione; fate che la funzione dell' organo cutaneo si ar- resti o si diminuisca, si pone allora in maggiore attività la vita dei reni e viceversa; vi é dunque fra i reni e la cute un' altro mo- do di vincolo consensuale che chiameremo di antagonismo. Per avventura ha luogo nei reni l'irritazione di un calcolo, ed ecco che il dolore manifesta altri rapporti col sistema nervoso animale che confermano altri fenomeni come sono quelli dell' urina accresciuta per effetto di certi patemi d' animo: partecipazioni reciproche che non avrebbero luogo senza i rapporti consensuali dei reni col sis- tema nervoso animale, e se i ren i fossero da lui isolati. S'infiammino i reni, e la febbre col suo treno di energia vascolare e assorbimen- to e calore accresciuto e plasticità del sangue, dimostra che il cuo- re e tutto il sistema vascolare partecipa allo stato morboso dei ca- pillari renali, se é certo che questa partecipazione vascolare non avrebbe luogo senza certo vincolo consensuale dei vasi renali col sistema sanguigno. Ha luogo in altro caso una vasta secrezione sierosa o nel pericardio o nelle pleure o nel peritoneo, ed ecco che scema in proporzione la funzione dei reni che non diminuirebbe sen- za uno speciale loro consenso colle dette superficie sierose e coi va- si assorbenti. In altra circostanza o viene introdotto nello stoma- co o per la cute una sostanza eterogenea alla vita: ed ecco muo- versi la secrezione dei reni per eliminarla con tanta prontezza da far sospettare a Darwin un moto retrogrado dei linfatici, e comu- nicazioni dirette dello stomaco colla vescica. Or dunque se la vi- ta dei reni non è isolata, se si connette a tante e cosi diverse rela- zioni funzionali, con qual diritto altre chiameremo relazioni simpa- tiche ed altre no? Tutte non derivano forse dallo stesso principio zoonomico? E quelle che Adelon chiama funzionali non sono for- se reiasioni simpatiche? E non sono forse tanto difìcili a spiegarsi le partecipazioni simpatiche del sistema cardiaco alla flogosi di un' occhio, come quelle dell utero collo stomaco o colle mamelle? "2.° I consensi fisiologici fra parti e parti organizzate argomen- tano una solidarietà una comunità o comunizazionc di vitalità e „di vita." Se i reni hanno rapporti consensuali fra loro, colla cute, colle su- perficie sierose, coi linfatici, collo stomaco, coi nervi, coi vasi, é evidente che hanno comunità di vita o per l'innervazione, o per la nutrizione, o per l'analogia di funzione, o per legge di antagonismo e di associazione. —121— "3.° Le simpatie o consensi morbosi hanno per base i consensi ^fisiologici." Ed infatti un' occhio non parteciperebbe alle sofferenze dell' al- tro, lo stomaco non parteciperebbe ai patimenti del capo, lemamel- le non si risentirebbero dello stato dell' utero, se durante lo stato normale non vi esistesse un vincolo consensuale uno speciale e misterioso commercio di vitalità e di vita. E cosi se all' offesa di un' organo qualunque i primi a parteciparne simpaticamente sono il sistema nervoso ed il vascolare egli é pei vincoli vitali dell' innervazione e della nutrizione i più essenziali all' esistenza d' ogni uno. "4.° Il concetto delle simpatie o dei consensi comprende due co- „se tanto distinte come la causa è diversa dall' effetto: ovvero A „la partecipazione di un' organo o di molti all' azione di un' altro .,B la ragione fisiologica o la causa di sifatta partecipazione." Perciò è inesatto il definirle con Brachet e Fouilhouxto simpatia é un' atto, e con Richerand le simpatie sono alcune relazioni infime fra tutte le parti del corpo &. Le partecipazioni simpatiche siano fisiologiche o patologiche sono veramente atti vitali; e le relazioni intime di certi organi con altri dell' organismo sono le basi ana- tomiche e le cagioni di questi atti. Abbiamo visto che un' organo in tanto é vitale che vive ed agisce con altri o perché agiscono al- tri organi. ( § 5 ) in forza cioè della legge di rapporto consensua- le con cui viene connesso ai grandi sistemi, ai tessuti, agli appare- chi, ad altri organi. "5.° La sola è vera causa di tutti i consensi o partecipazioni sim- patiche consiste nella legge di rapporto consensuale propria e re- lativa ai singoli pezzi del nostro organismo." Ogni organo o pezzo organico o appartiene o ha relazioni ana- tomo-fisiologiche o coi grandi sistemi nervoso, vascolare, glando- lare, cutaneo, o cogli organi di uno stesso aparecchio o con organi separati e lontani—E' questi rapporti anatomici, questi punti di contatto, di analogia di struttura, di funzione, questi vincoli fun- zionali sono i veri veicoli di tutte le partecipazioni consensuali.— Adunque le sei cause assegnate da Haller come cause dei particola- ri consensi sono vere per questi come per le cosi dette simpatie funzionali e generali—E cosi si comprende come avendo un'orga- no molte e diverse relazioni coi sistemi, coi tessuti, cogli apparechi e con organi particolari, variamente influisce su di essi e variamen- te soffre la loro influenza. "6.° Un organo ha maggior numero di consensi o partecipazio- ni simpatiche in ragione del numero delle sue relazioni anatomo- ,.fisiologiche," Cosi il cervello, la spina, il cuore, l'utero, lo stomaco hanno mag- giori partecipazioni consensuali perché sono centri di maggiori re- lazioni anatomiche. "7.° Un' organo offre tante maniere di partecipazioni ^ simpati- che quanti modi avrà di relazioni anatomiche coi sistemi, coi tes- ,,suti, cogli aparecchj, cogli organi particolari." Cosi lo stomaco ha relazioni d'innervazione, e di nutrizio- ne col sistema nervoso e col vascolare ; ne ha col diaframma e con tutti gli organi del petto, ne ha col fegato e con tutti i vis- ceri del bassoventre, ne ha con il corvello cogli occhii, col sistema cutaneo,coli utero &. Sié cercato qualora la causa anatomica dei speciali consensi, se i vasi i nervi e qual sistema di nervi—Ora sta- bilito che i due sistemi di nervi danno la vitalità a tutti i tessuti, a tutti i punti del nostro organismo, stabilito che i vincoli consen- suali possono dipendere dalle varie relazioni anatomiche, é com- preso fìnalmente nel concetto delle simpatie tanto i generali come i particolari consensi, e quella indagine non ha quasi più interesse in fisiologia. "8.° Le simpatie o participazioni simpatiche sono della maggio- re importanza come mezzi igienici, dignostici, e terapeutici." In fatti chi nega il vantaggio delle cosi dette da Barthez sinnergie, associazioni consensuali per compiere le funzioni fisiologiche? Chi negherà il vantaggio dei segreti rapporti d'innervazione, di nutri- zione, di antagonismo fra parti e parti? Chi non sa che le varie diffusioni simpatiche delle malattie ci indicano la sede, il genio dei processi morbosi, le minacce, gli esiti, l'andamento, le possibili trasposizioni? Chi non sa che le sinnergie patologiche servono al- tresì a respingere modificare le cause morbose, e curare le altera- zioni avvenute nei fluidi e nei solidi? Ma questa dimostrazione ap- partiene al secondo libro. Guardate a mio modo le participazioni consensuali abbracciano tutti i vincoli funzionali, epperciò comprendono tutta la fisiologia da una parte e tutta la patologia dall' altra, perché nessuna funzio- ne o normale o morbosa é isolata, e non si può vedere che in rela- zione con altre a cui si collega. Dovendo però considerar le sim- patie nella loro manifestazione generale si possono dividere in con- sensi fisiologici e consensi morbosi. Dovendo poi classificar le une e le altre per certe differenze che credo essenazili perché riguardano la forma loro e le circostanze diverse delle partecipazioni simpati- che, propongo questa divisione. "9.° Quando l azione di un' organo si associa e partecipa all' „azione di un'altro v'é una participazionconsensuale che merita il ..nome di associazione." — 123— "10.° Quando all'inerzia od inazione eli un'organo si associa ,,1'azione di un'altro, v'é una partecipazion consensuale che merita ,,il nome di antagonismo vitale." § 29 Dell' associazione.—Estenzione e importanza di questa legge or- ganica. Se per associazione s'intende quel modo di relazione organica per cui all' azione di uri organo é associata quella di uri altro o di molti; questa legge é di tutte la più estesa, la più generale, e la più impor- tante sia pel compimento delle funzioni fisiologiche, e dei processi morbosi, sia per le azioni terapeutiche eie manifestazioni semeiot- tiche della vita innormale. Questa legge collega di un modo ines- tricabile ed unissono i ti e supremi poteri della vita organica, sen- so, moto, e forza plastica, associa l'azione di organi diversi e ne emer- gono le funzioni complesse; associa la vita organica e l'animale perché questa possa indicare e sodisfare i bisogni di quella, asso- cia dati movimenti abituali a date sensazioni; quindi i moti delle palpebre e lasecrezion lagrimaleper un corpo straniero nella con- giuntiva, la tosse per qualche cosa che offende le vie polmonari, la saliva in bocca alla vista o al contatto di un grato alimento. Questa legge associa la sinnergia d'un' organo a quella di altri e anche della machina intera per ottenere da un solo organo soven- te una grande risorsa per la totale economia che langue: cosi un grato alimento od un liquor spirituoso risveglia l'energia di tutto il corpo istantaneamente,e prima che sia divenuto chilo e sangue circo- lante, cosi un patema esilarante od una passione energica sostiene la vita che versa in circostanze sinistre; e viceversa abbatte l'univer- sale per ragione simpatica un patema deprimente, od un alimento ingrato e un veleno applicato allo stomaco. A questa legge son dovuti quasi tutti i processi e le diffusioni simpatiche della vita morbosa; cosi ad un' irritazione di parte tendinea o nervosa si as- socia l'azione del sistema nerveo muscolare coi fenomeni del dolo- re e del tetano; cosi ad una fiemmassia locale si associa l'azione del sistema vascolare coi fenomeni della febbre continua: cosi all' im- pressione di un' emetico o di un purgante si associa la partecipa- zione di tutto il tubo enterico e dei visceri a lui consenzienti. Sup- ponete col pensiero intcrotto questo gran vincolo vitale, e tutto nella vita diventa isolamento, impotenza e disarmonia: non più le azioni già complesse degli organi particolari, non più le coopera- zioni più estese degli apparecchi e dei grandi sistemi, non più il con - corso del senso e del moto animale alla eodisfazionc dei bisogni organici, non più il circolo vitale, non più le sinnergie fitriologicne, — 12-J— patologiche e terapeutiche. Ne abbiamo un' esempio nel grave di- sordine della vita organica quando accade la paralisi del senso e del moto animale; o quando per malattia un organo (p. e. il fega- to nella digestione) tralascia di associarsi alla vita di altri. Ogni organo bardati modi di associazione consensuale: questa legge or- ganica ci guida dunque a conoscere la natura e la sede dei proces- si morbosi, i quali non sono altra cosa che parteeipaziom simpati- che particolari. Può dunque stabilirsi come principio di Zoono- mia—"Clic i molteplici modi di associazione vitale sono neccessa- ,.rj a costituire l'unità delle singole funzioni e della vita generale, ..necessari a costituire i processi e movimenti morbosi, neccessari a ..manifestarne la natura e la sede." § 30 Dell' antagonismo vitale—sua importanza igienica e terapeuti- ca—riflessioni intorno a queste due leggi. "Chiamo antagonismo vitale quel modo di relazione organica ..per cui l'azione di un' organo è collegata all'inazione di un altro." Cosi il movimento di certi muscoli è connesso col riposo degli an- tagonisti, cosi all' inerzia dell' utero corrisponde l attività delle mammelle e viceversa; cosi le funzioni della vita plastica meglio si compiono (piando tace la vita animale; cosi succedono le funzioni vicarie, la diarrea e la diuresi, quando la funzione cutanea si sospen- de o si altera; cosi i vasi dei bronchi e della Sneideriana imitano la secrezione mestrua nell amenorrea, cosi é più squisito ne ciechi il tatto e la memoria; cosi l attività degli assorbenti cresce in pro- porzione che é povero di sangue il sistema irrigatore. Cosi 1' azione sola ed esclusiva, o distratta e divisa di un' organo decide della perfezione od imperfezione di un lavoro fisiologico od intel- lettuale (pluribus intentila minor est ad singula se?isus{) cosi si svilup- pano con più forza le radici dei vegetabili durante l'inverno quan- do non v'é sviluppo delle foglie, e cosi forse la potatura delle pian- te influisce a dar loro un' energia nuova e straordinaria. Questa legge organica che esprime una forma differente di consenso orga- nico, é molto provvida e neccessaria perché in forza di essa un' or- gano o suplisce l'azione di un'altro, o agisce meglio durante l'ina- zione di altro con lui consenziente. L'Igiene la prende per guida quando insegna di conservar l'equilibrio delle funzioni; la Tera- peutica se ne giova quando insegna la pratica della revulsione, e promuove secrezioni vicarie. A vedere questi due fenomeni di consenso organico, di asso- ciazione in cui uno o molti organi partecipano all'azione di un so- lo; d'antagonismo in cui un' organo appunto agisce perché manca -—iz.j—• l'azione di un' altro, si direbbe che il principio vitale é un genio intelligente, è l'anima Sthaliana che veglia senza leggi certe alla conservazione dell' organismo. Pure no: i fenomeni provvidi e ma- ravigliosi dell' associazione simpatica non avvengono per alcuna inspirazione del principio vitale, ma perché date azioni della vita sono dalla natura associate in dato ordine e maniera: nemmeno avvengono le maraviglie dell antagonismo per riflessione del prin- cipio vitale, ma perché questa forma di connessione organica esiste fra certi organi e certi altri. Queste leggi sono calcolate e combi- nate per la conservazione organica è vero, però non dal principio vitale ma dal Supremo Autore dell' Universo. I fatti dell' associa- zione simpatica e dell' antagonismo vitale smentiscono apertamen- te il principio zoonomico della passività Browniana: se infatti un' organo entra in azione non perché eccitato dagli stimoli esterni ma perché la sua azione é collegata con quella di un' altro, la vi- talità ha un' azione spontanea, non è dipendente dagli stimoli, ed ha occasioni per entrare in azione diverse da ciò che si chiama stimolo. Se all' azione d' un' organo (benché eccitato dagli stimo- li) non partecipa tutta 1' economia ma bensì dati organi tessuti e sistemi, e vi sono perciò particolari consensi; é dunque elettiva e spontanea la suddetta partecipazione, ne una ed identica la vitalità delle parti. E se nella vita organica vi sono per legge di antago- nismo azioni vitali appunto per la mancanza di altre, la vitalità ha un azione spontanea e non dipende dalla presenza degli stimoli per entrare in azione. § 31 Della legge di Gradazione. Mancn bastano questi due modi di relazione organica per colle- gare ed unire le azioni della vita, e formare il circolo e la carrie- ra vitale. La Natura impiega altri due modi di rapporto vitale con cui mantiene la successione e concatenazione dei fenomeni organici, perché vi sia unità e continuità vitale nel tempo, come vi é già nel- lo spazio. Qusti due modi sono la legge di gradazione con cui la natura collega atti dissimili, e la legge di ripetizione abituale e pe- riodica con cui collega atti somiglianti.—La legge ch'io chiamo di gradazione é forse più facile sentirla che definirla. Essa potreb- be definirsi : quél modo di relazione organica die connette nel tempo ov- vero nell' ordine di successione gli atti vitali dissimili per qualità e per intensità. Per questa legge si forma degli atti vitali una conca- tenazione di azioni le più diverse e le più distanti. Per questa legge i muscoli che nel banbino sono quasi inetti ad agire, si prestano a poco a poco (per [gradi) alla maggiore agilità del movimento e 18 —120— della voce; per questa legge l'alimento diventa ptr gradi chimo, chi- lo, linfa, sangue, e materia organizzata. Per questa legge han luogo gli sviluppi organici dal punctum saliens dell' embrione, fino alla perfezione della virilità e al decadimento dell' età decrepita. Per la legge di gradazione l'organismo nostro si addatta a poco a poco alle più sorprendenti privazioni di agenti fisiologici, alla vita la più minima e meschina, e passa poi a poco a poco acl una condizio- ne affatto contraria, Per essa il gladiatore che cominciò a portare un piccolo vitello, finisce col poter portare il bue, perché col gra- duale esercizio crebbe anche la sua muscuiare energia. Per questa legge si giunge ai prodigiosi risultati dell' abitudine : insensibil:- tà progressiva alle cause nocive, e perfezionamento delle azioni musculari e mentali, rapporti nuovi, e nuovi bisogni. I filosofi antichi sentirono l'importanza di questa gran legge, e la espressero colle parole—natura non agit per saltvnr^ e fu osser- vando la concatenazione degli esseri organizzati cheLeibnits indo- vinò l'esistenza di una pianta-animale cui l'osservazione ha scoper- to dippoi nel polipo. Questa legge somigliante ad una scala che ci conduce impunemente e facilmente da estremi oppostissimi purché noi passiamo di gradino in gradino, merita dunque il nome di leg- ge di gradazione. Senza l'osservanza di questa legge non vi posso- no essere sviluppi organici, non educazione tìsica o intellettuale, violentandola quivi v'é sterilità ed impotenza, e nelle funzioni or- ganiche ne insorge lo stato morboso. § 32 Della legge di Ripetizione. Quel modo di relazione organica per cui si ripetono e ripro- ducono gli atti vitali in guisa da formare una successione e concah- nazione di atti simili merita il nome di legge di ripetizione. Es- sa lia due forme la continuità quando non vi è che un tenue in- tervallo fra un' atto e l'altro; la periodicità quando fra un' atto e l'altro l'intervallo è considerevole. E' una proprietà rimarchcAole di questa legge quella di rendere gli atti vitali più facili, ed acca- de nell economia vivente ciò che accade nella dinamica dei corpi non vivi, che come quivi l'interruzione disperde le forze motrici, e la continuità del moto lo facilita, cosi nell economia vivente lo in- terrumpere questa successione e concatenazione, o tronca la vita, o si oppone alla perfezione degli atti organici, e viceversa. E la natu- ra fece un'applicazione cosi rigorosa di questo principio nell' eco- nomia dei viventi, che le funzioni che hanno maggior importanza vitale sono quelle dove la ripetizione si fa più continua, e vicever- sa progressivamente. Cosi l'innervazione che é la prima e suprema —127— delle funzioni sicoiiipou? di una successione di atti contìnui ed inse- parabili, la circolazione ha già ne suoi atti dei piccoli ma distinti intervalli; lo stesso si dica della nutrizione nell immensa periferia organica, maggiori e più liberi intervalli ha la funzion del polmo- ne, maggiori e più liberi ancora hanno lo stomaco e gli intestini, il fegato, il pancreas, i reni; e già la loro vita é periodica, perio dica è la funzione dei condotti escretorj; periodiche sono le funzio- ni della vita animale e della vita sessuale; cosi gli animali e i ve- getabili di struttura più semplice sono lettargici ed hanno grandi interruzioni. Con questa legge di ripetizione abituale si forma una catenazione di atti simili che si ripetono e si riproducono per la sola ragione che sono dalla natura concatenati a formare una con- tinuità funzionale nel tempo. La quale continuità funzionale é di tanto momento, che quasi é sinonimo di vita; e se s'interrumpa nel- le funzioni secondarie com' è la digestione, le secrezioni, la mes- truazione, la interruzione é seguita soltanto da disordini più o me- no gravi; ma se s'interrompe nelle funzioni di suprema importanza com'è l'innervazione, il circolo, l ematosi; questa interruzione é accompagnata dall' asfissia e dalla morte; e se 1' arte medica vuol prevenire o curare i primi, egli é avviando le funzioni nella loro fisiologica concatenazione; esc vuole che l'asffissia non si converta in morte, dee rannodare la catena dei movimenti vitali, togliere gli ostacoli che la interrompono, eccitar moti che saranno seguiti da altri per la stessa legge della ripetizione abituale. Le leggi di gradazione e ripetizione sono un fatto ultimo e su- premo in fisiologia come le altre leggi di rapporto vitale, solamente sappiamo che in forza di queste due leggi di relazione organica sono concatenati gli atti vitali in ordine successivo, e formano una* unità e continuità funzionale. Queste due leggi smentiscono altre- sì il principio zoonomìco della passività Browniana: se infatti ha luogo una successione e concatenazione di atti vitali non perché gli stimoli siano presenti a promuoverli, ma perché un' atto (p, e. la mestruazione) é collegato con altro preceduto e con altro che seguirà, é evidente che la vitalità ha un' iniziativa propria ed ha occasioni per entrare in azione diverse dalla presenza degli stimo- li esterni. E se non l applicazione indiscreta e violenta degli es- terni agenti ma bensì la gradivi1 a é conducente all' armonia della vita, é evidente che la qualità di stimolo é subordinata alla legge di gradazione, e che la natura non solo vuole dati agenti (affinità) ma gli vuole in data dose (capacità) ed in dato ordine (gradazione). Queste due leggi sono proprio fondamentali perché all'osservanza di esse corrisponde l'armonia della salute e la oontinuazion della vi- ta, alla violazione di e?se corrisponde lo stato morboso elamorte, —128— § 33 Teoria e importanza grande dell abitudine. Ma l'economia vivente non ha solo concatenazioni di atù organi- ci prestabilite e relative ad ogni specie e ad ogni individuo, ha delle concatenazioni nuove abituali, perché ha la facoltà maravi- gliosa di creare nuovi rapporti e di addattare se stessa alle cose che la circondano, e la impressionano. Ecco da quale idea o principio io intendo partire per tentare una teoria nuova dell' abitudine, e interpretare di nuovo e conciliare i fatti che sembrano contradit- torj. I fenomeni dell abitudine si possono ridurre a quattro: 1.° La ripetizione graduata delle sensazioni o piacevoli o dolorose qualche volta le indebolisce, e produce indifferenza, e insensibilità: cosi a po- co a poco ci avezziamo all'impressione del caldoo del freddo, d'un' aria mefitica, di un' ingrato alimento, della candeletta stessa nell Uretra, impressione che altronde ci sarebbe intollerabile e nociva; e cosi ci avezziamo impunemente alle emozioni del piacere che sei abitudine non le temperasse, ci sarebbero egualmente insoportabi- li; quindi fu detto abasuetis nonfit pasio. 2.° La ripetizione gra- duata delle sensazioni qualche volta le accresce, e produce la più grande perfezione cosi dei sensi come delle facoltà mentali. Cosi l'abitudine di osservare fa sentire a un pittore ogni giorno più le bellezze di un quadro di Rafaello: cosi se una musica é veramente bella non ci stanca, che anzi ci da col ripeterla un piacer sempre maggiore; e vediamo che si fanno eccellenti l'udito, la vista, il tatto, e gli altri sensi quando colla ripetizione si esercitano. 3.° La ri- petizione dei movimenti muscolari gli rende maravigliosamente fa- cili e speditivi come si osserva nei cultori della danza, del canto, e degli esercizi ginnastici, dei quali accresce l'energia muscolare; cosi la ripetizione degli atti intellettuali gli rende più facili come si vede negli uomini di sienze e di lettere, nei dedicati alle belle e meccaniche arti, nei quali accresce la intelletuale potenza. 4.° La ripetizione finalmente delle stesse impressioni ci crea dei nuovi rap- porti cogli oggetti che no circondano, e ci da per conseguenza nuo- vi bisogni. Il tabacco che ci ha scosso con vomito e diarrea dapri- ma, diventa coli uso gradito e neccessario; lo stesso si dica dell' aria, degli alimenti, del clima e di quante cose circondano l'uomo, clie prima furono spiacevoli, poi indifferenti, poi neccessarie. Or d' onde avvengono effetti dell' abitudine cotanto diversi? Crederemo con Brown che la ripetizione delle stesse impressioni esaurisce la eccitabilità? Ma allora perché qualche volta l'acresce, e perché l'esercizio dei sensi, della mente, e dei muscoli gli perfe- ziona cotanto, e ne moltiplica l'energia e l'efficacia? Perché se l'ec- citabilità si esaurisce colla ripetizione delle impressioni, si forma- —129— no nuovi bisogni, nuovi rapporti colle cose che per averla esauri- taci debbono supdorre già indifferenti? E se è cosa di fatto che non per circostanze diverse avvengono questi varj effetti dell' abitudi- ne, ma dalla medesima graduata ripetizione di atti e di impressio- ni, queste difficoltà non verniero sciolte finora ne da Adelon (Die- tionaire des siences JPdicales—abituile) ne da altro moderno tisio - logo. Se fortemente non mi illudo i fenomeni dell' abitudine sono una conseguenza rigorosa della presente dottrina dei rapporti or- ganici, e servono a convalidarne l'autocrazia della vita ch'io sosten- go. Ho dimostrato infatti che dati rapporti fra le parti organiche sono la condizione esenziale perché abbia luogo la vitalità; che da- ti rapporti fra gli organi vitali e gli agenti esterni sono la condi- zione essenziale perché abbiano luogo le singole funzioni ; che dati rapporti fra le singole funzioni sono la condizione essen - ziale perché abbia luogo l insieme di queste funzioni, il circo - lo e la carriera vitale, la vita generale dell individuo : ho di- mostrato insomma che dati rapporti fra le parti gli agenti e le azio- ni organiche sono le condizioni supreme, le leggi, le cause, i cardi- ni dell esistenza organica, perché 1 mezzi onde ottenere l unità e l'armonia delle singole vite e della vita generale; che l ufficio dei poteri organici é appunto di osservar queste leggi, cioè conserva- re questi modi di rapporto vitale. Ciò posto si spiegano uno ad uno i fenomeni dell' abitudine e svanisce l'apparente contradizione dei fatti. Veniamo al 1.° fenomeno: egli è nell ordine della nos- tra conservazione che le impressioni non siano o disaffini o troppo vive (leggi di affinità e capacità organica) perché diversamente sciu- perebbero e distruggerebbero le nostre forze vitali, e perché circon- dati noi in ogni dove da condizioni moleste o contrarie, e colle quali le forze organiche avrebbero a lottare, queste sarebbero vinte o consumate ben presto, se dovessero sempre avvertirle e combat- terle. E' dunque un maraviglioso ordinamento che la ripetizione delle impressioni che sarebbe uno strumento di rovina, lo sia di conservazione appunto perché toglie loro la forza, e le rendi tolle- rabili e inofensivc. Ma non sono gli stimoli esterni che consuma- no la sensibilità come han preteso i dinamici ; é bensì la stessa for- za vitale che si modifica spontaneamente per non risentirne la mo- lesta impressione e l eccesso; come in caso di privazione si modi- fica per vivere una vita minima con pochi agenti, esagerandosi la facoltà di sentirli. Cosi nelle tenebre il prigioniero si avvezza a ve- dere con pochissima luce, lo stomaco a vivere con pochissimi ali- menti; cosi forse si accresce la potenza digestiva in mezzo ai pove- ri cibi, e alle privazioni del nort; cosi avviene che vexatio dot in- felici uni e che le privazioni e i pericoli accrescono la morale ener- —130— già degli animali. Veniamo al 2.° e 3.° fenomeno: eglié conforme alle leggi dell' armonia vitale che abbia luogo Y esercizio dei sen- si esterni ed interni e degli apparecchi muscolari, e che abbia luo- go entro i limiti che la natura ha prescritto, cioè le leggi di affinità, capacità, gradazione, ripetizione &. Egli è certo d'altronde chele suddette funzioni non costituiscono già un'azione unica, ma son più- tosto una concatenazione di azioni o simili o dissimili formata dal- la legge di gradazione e di ripetizione. Or qual maraviglia se os- servate tutte queste leggi, le funzioni suddette si compiono perfet- tamente, e si acresce l'efficacia, e la energia dei poteri organici sen- zienti, e motori? Qual maraviglia se offesa la legge di capacità e di ripetizione per la mancanza di esercizio, abbia luogo una inter- ruzione nociva alla perfezione delle funzioni, e all' efficacia dei po- teri organici? Se offese per un' esercizio violento le leggi di capa- cità e di gradazione, abbia luogo la stanchezza, l'esaurimento, o la reazione morbosa? Il 4.° fenomeno si spiega ancora più facilmen- te: se é vero che l'economia vivente si conserva per mezzo di dati rapporti colle esterne cose, che questi rapporti cosmici sono i veri cardini della vita, che il sistema per mettersi in armonia colle es- terne cose disarmoniche o per la qualità o per la forza d'azione, si addatta a loro, e toglie loro ciò che hanno di eccessivo e disaffine. modificando in modo maraviglioso i proprj poteri; qual maraviglia che si formino nuovi rapporti con cose che già furono nocive, che si formino nuovi bisogni tanto diversi dai prestabiliti generalmen- te; e che l abitudine costituisca una seconda natura? Ora quest' addattarsi dell' economia vivente a vivere con agenti qualunque convertendoli di nemici in amici, di cattivi in buoni fattori vitali, questo creare nuovi rapporti e nuovi bisogni non prova lo scopo altamente conservatore e provvido dell' abitudine, e l'autocrazia della natura vivente? Questi fatti possono forse interpretarsi e conciliarsi dal chimismo e dal dinamismo? Concludiamo adunque: 1 fenomeni cosi detti dell' abitudine non sono altra cosa che gli effetti delle due leggi organiche di grada- zione e di ripetizione. Senza questi effetti, senza questa ammirabile e provvida disposizione la ripetizione delle impressioni o soverchie o dissaffini sarebbe causa sicura di perenne conflitto morboso, la ripetizione degli atti o l'esercizio dei poteri senzienti e motori sa- rebbe causa di stanchezza e di esaurimento. Con essi la natura ar- riva a questi stupendi risultati di togliere alle esterne impressioni ciò che hanno di eccessivo e di disaffine, di convertire le cose in- grate e inaffini in altretanti fattori vitali e di recare l'esercizio de poteri senzienti e motori alla più sorprendente facilità e perfezio- ne. Come é dimostrato che 1 abitudine si risolve nelle due lesrìri — 131 — di gradazione e di ripetizione o sole o combinate; cosi non mi par difficile di riconoscere che Yimitazione ovvero la facoltà fisica e morale dell' uomo d'imitar certi atti della vita, proviene dalla fa- coltà di associare certi atti o serie di atti, e dall' altra di ripetere e riprodurre. Cosi tutti i fenomeni funzionali che non hanno collo- cazione ne interpretazione dalla dottrina chimica e dinamica, sono una conseguenza logica degli esposti principj. § 34 Queste quattro leggi funzionali sono i modi con cui si ottiene il circolo e la carriera vitale. Colle leggi di associazione, antagonismo, gradazione e ripetizione la natura unisce dunque le singole azioni, le vite particolari, e no ottiene una vita generale, una concatenazione di atti che forma un vero circolo, una data carriera vitale, dal primo fino all' ultimo crepuscolo della vita, nel modo stesso che colle leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale unisce le singole parti, e ne ottiene un completo e individuo organismo. Queste leggi che si possono dir funzionali, sono general lo communi a tutti i viventi per- ché a tutti appartiene un circolo e una carriera vitale; sono mol- teplici perché sono molteplici le forme organiche e la parabola vi- tale prestabilite ad ogni specie, dall' effimero che dura un giorno al cedro che vive molti secoli; sono un fatto ultimo e imperscruta- bile come i tipi organici e come i modi di relazione anatomica. So- lamente sappiamo che sono mezzi di conservazione, e condizioni dell' esistenza organica: perché osservate vi é vita e l'armonia del- la salute, violate la vita si disordina o cessa secondo l importan- za vitale di essa violazione; sappiamo finalmente che i poteri vita- li le eseguiscono e le rappresentano come le altre leggi della vita perché sono le norme arcane ma certe chela natura ha tracciato al loro esercizio. E' quindi manifesto che gli organi nostri non han- no solamente la facoltà di nutrirsi, o l'attitudine a lasciarsi com- porre dalla materia organica come pensano i chimisti. ne l'attitu- dine passiva di reagire a stimoli qualunque con movimento propor- zionato al grado'di questi, come han preteso i dinamici; ira han- no facoltà tante e tanto distinte quanti sono i modi di relazione vi- tale che rappresentano ed a cui ubbidiscono, e perciò hanno tante occasioni di entrare in azione, quanti sono questi modi di relazione organica. Quindi sono operative le forze vitali per conservare i tre modi di relazione anatomica, ed entrano in azione morbosa se al- cuno si violi e si perturbi; entrano in azione per certe relazioni qualitative e quantitative dei co-agenti condizioni d'armonia e di vita d'ogni funzione. Ma e come tutta la vita non consiste nell in- -132— tegrità anatomica condizione della vitalità; ne può consistere nelle singole funzioni quando fossero isolate; e dappoiché l'unione, l'ac- cordo, la concatenazione, e successione loro é neccessaria, tanto per effettuare la unità e il circolo della vita generale, come la nor- malità delle singole funzioni, cosi sono nell' ordine logico della na- tura le leggi funzionali, Ed é perciò che i nostri organi non hanno solo la facoltà di agi- re pei rapporti qualitativi e quantitativi delle cose esterne, ma al- tresì quella di associai^ le loro azioni a quelle di organi consenzien- ti vicini o lontani, perché ne risultino unità funzionali più o meno estese; hanno la facoltà di agire per contraposto, per compenso, per antagonismo, quando, e appunto quando certe azioni mancano; hanno la facoltà di agire per progressione, e perciò creare atti nuovi come accade nella gradazione o concatenazione successiva e progressiva degli atti dissimili; hanno finalmente la facoltà di agire per legge di ripetizione e perciò quella di ripetere riprodurre a dati intervalli e in dati modi atti identici o antichi per formarne una concatenazione successiva, la unità o la continuità della vita nel tempo: quindi render facile e speditivo il compimento delle fun- zioni e più energiche le forze della vita. Possiamo dunque con- chiudere che in tutte queste circostanze le forze della vita sono at- tive e autocratiche, e che le leggi di r. v. anatomiche, cosmiche e funzionali sono le norme che la natura ha imposto al loro esercizio, alla loro attività perché condizione d'ordine, d'armonia, di vita. SEZIONE QUARTA. MONDO ORGANICO O I,' VN1TÀ DELLA SPECIE, E I.' INSIEME DI TUTTE. § 35 L' accordo degli individui forma l unità, e produce la conserva- zione della specie. Associando elementi organici ed organi la natura ottiene l'or- ganizzazione vitale, associando la organizzazione vitale a certi agen- ti esterni del mondo ottiene le azioni dei singoli organi, associan- do queste azioni ottiene la vita generale, il circolo la carriera della vita, la conservazione dell' individuo. Ma non basta l'individuo ai stupendi disegni della natura la quale vuole l'unità e l'armonia della specie, la conservazione non interrotta di essa, e la varietà, la grada- zione, e le scambievoli armonie fra tutte le famiglie dei viventi: e la vuole corno scopo, e la vuole come mezzo di creare e conservar l'individuo. In questa mirabile economia della vita tutto s'intreccia in guisa che quasi s'ignora ciò che è causa e ciò che é effetto: l'in- —133— dividilo e neccessario per formare e conservare la specie, la specie lo é per formare e conservar l'individuo. Ora egli é evidente che con certi modi di relazione vitale la natura produce questi due por- tenti, perché associando in dati modi due individui ottiene l'armo- nia coniugale, ottiene l'unità della specie, la creazione lo sviluppo l'educazione, la conservazione di nuovi viventi, e conserva l'identità della specie e la catena della vita organica per un tempo indefini- to. Ed infatti i vincoli di simpatia sessuale che riuniscono i due sessi nei vegetabili e negli animali, si risolvono in date relazioni or- ganiche; i vincoli più sublimi e divini dell' amore e della coniugai tenerezza, che appartengono all' essere pensante e inmortale, si ri- solvono in date relazioni morali; i vincoli fisico-animali che con- nettono i nuovi viventi a quelli che gli procrearono, condùcenti allo sviluppo fisico-morale degli esseri nuovi, si risolvono anch' essi in date relazioni. E queste relazioni sono talmente la condizione su- prema e neccessaria della vita, della forza, della bellezza, della crea- zione e conservazione dei viventi che se venissero per avventura troncate e interrotte, cesserebbe bentosto l'armonia coniugale che forma la specie, cesserebbe la procreazione di nuovi viventi, il sorriso e le stupende armonie della vita scomparirebbero dalla su- perficie del creato, e tronca la catena della vita torneressimo al silenzio ed all' orrida confusione del caos. I limiti di questo prospetto mi vietano di trattare a fondo questo tema il più sublime e poetico della fisiologia. Devo nondimeno, come conferma degli esposti miei principj, far osservare che in questa vi- ta sessuale che effettua l'unità e la conservazion della specie, tutto é rapporto corrispondenza e armonia, tutto é compimento di certe leggi di rapporto organico prestabilite, tutto é attività e sponta- neità nell'esercizio dei poteri che effettuano questa vita. Lo svilup- po degli organi e la voce dell' istinto corrispondono alla situazio- ne- organica che può permettere o favorire la creazione di nuovi viventi, la epoca della giuventù e della virilità, l'epoca del completo sviluppo organico, della bellezza, della salute, dell'energia. L'uomo nel senso fisico e nel senso morale é, e si sente incompleto senza la donna, la donna é,e si sente incompleta senza dell' uomo: e la salu- te, la giocondità, la condotta morale nel matrimonio, per una par- te, e le malattie, la tristezza, o il pervertimento morale del celiba- to per l'altra, provano che l'armonia coniugale é un supremo Voto della natura. La quale se ci ha dato per essa un' istinto tanto po- tente, ci ha dato altresì un' affetto non meno forte pei figli desti- nati a formare la catena della vita, e cosi se langue nella noia e spesso nella discordia uno sterile -coniugio, risplende e sorride di speranze e di affetti, se fortunato di bella e robusta prole. Dagli 19 — 134— amori delle piante più semplici fino all' ultimo atto della genera- zione non solo v'é l'esercizio dei poteri senzienti motori e plastici, ma questo esercizio é il più energico deciso e sorprendente. Non solo là natura associa questi tre poteri per dare un' attitudine ses- suale ai due individui, ma associa la vita stessa dei due indivi- dui perché ne risulti l'unità della specie, e l'opera delia genera- zione. Là legge di affinitàgnida, l'individuo d'una medesima specie a for mare l'armonia coniugale, e il piacere che accompagna il compimen- to di questa legge, come di quella della capacità nella esecuzione del- le funzioni sessuali, esprime e suggella il voto della natura. I poteri senzienti della vita organica ed animale hanno il primato e l'ini- ziativa di questa misteriosa funzione, nelfe quale é tanto l'accordo e l'associazione dei poteri motori e plastici, da dare l'apparenza del- la volizione ad atti indipendenti dalla coscienza. '-(Si abbia presen- te la storia,della generazione messa in chiaro da tutti ifisiologi.) As- sociato infatti lo sviluppo dell' ovario ai moti della vita istintiva, associati i moti delle trombe faloppiane all' atto della fecondazio- ne, associate le. vite plastiche di due organismi perché cominci la vita di un'essere nuovo. Il quale vien condotto dalla legge di gra- dazione dal punctum soliens per tutti gli graduali sviluppi dell'em- brione e del feto corrispondenti a certi periodi della vita materna. La vita ed attività del nuovo essere é associata colla attività dell' utero, questa é influente sull' economia generale per la legge dell' associazione ed anche dell' antagonismo. All'essere esauritala con- catenazione della vita uterina o lo svilnppo organico si associano i poteri motori.dell' alvo materno, e senso e moto riuniti presenta- no al mondo il nuovo vivente, in cni l'apparente indipendenza vien tradita da. nuovi rapporti cosmici che costituiscono le condizioni della sua futura esistenza. Maravigliosa armonia! Colà le mammelle si mettono in azione quando l'utero appunto si ricompone e ritorna al riposo, ma non per produrre del latte ma bensì il colostro che corrisponde.al bisogno di purgare il neonato: là il bisogno del feto corrisponde al turgore del seno materno, e le strida infantili e il piacere dell' allattamento van d'accordo perché si compia il voto della natura. § 36 L' accordo delle specie forma l unità e l armonia, e produce la conservazione del inondo organico. Cosi.l'accordo degli individui forma l'armonia coniugale, e l'uni- tà delle specie, cosi l'armonia coniugale conserva la specie crean- do nuovi individui. Ma nemmeno corrisponde all' ordine e alla boi- —135— lezzo dell'universo, e ai bisogni del vivente che una sola specie vi- " va solitaria sulla superficie della terra; d'uopo é che vi sia l'unità e l'armonia di tutto il mondo organico, come v'é l'unità e l'armo- nia dell' individuo e della specie, perché questo nuovo e vasto cir- colo, questa vasta concatenazione é neccessaria all' esistenza stessa degli annelli che la compongono. Il firmamento colle sue maravi- glie, il mondo materiale co suoi fenomeni proclamano certamente la grandezza e la sapienza di una MENTE SUPREMA: però non tanto forse come lo spettacolo della natura vivente. Perché dovun- que, sulla terra, nell'aria, nelle aque, in tutti i climi i più differen- ti, in tutte le stagioni, nelle forme e tipi organici i più svariati, e con fenomeni vitali, ed istinti, e periodi diversi, si vede il soffio ani- matore di DIO; si vede l'impronta d'un Intelligenza Massima, per- ché ogni erba, ogni insetto mostra la coordinazione di certi mezzi ad un dato effetto, ad uno scopo di conservazione: si vede una pro- digiosa gradazione di forme organiche, di poteri vitali, di rappor- ti, d'influenze, si vede una gerarchia che conduce fino a LUI prin- cipio e fine della creazione. Lo spettacolo della natura ci presenta tre fatti veramente gran- di e generali: 1.° L'inmensità e la manifestazione molteplice della yita organica; 2.° La scala organica ovvero la progressione di for- me anatomiche, di poteri, e di fenomeni che forma la unità e la con- catenazione del mondo organico. 3." I rapporti organici, cosmi- ci, funzionali, sociali che ad ogni specie appartengono. Appunto perché la vita organica, già per essere la sedo d'istinti molteplici e dell' intelligenza umana, già per offrire nei fenomeni della nutri- zione e della riproduzione, l'inmagine di una incessante creazione, sembra essere più dell' universo tìsico l'emanazione e l'inmagine della Divinità, cosi dessa si compiacque diffonderla coi vegetabili e cogli animali in ogni dove, in ogni stagione, accioche in ogni tempo e in ogni luogo esseri viventi abbellissero la scena del mondo, e fos- sero testimoni della sua attualità, e facendo gentile contrasto colla maestosa armonia de cieli, si collegassero coli esistenza dell'uomo. Il quale cittadino d'ogni punt© del globo può dovunque farli servi- re ai proprj bisogni, può dovunque sentirne le bellezze e l'armonia, e sollevare cosi il cuore e la mente all' autore di questo ordine maraviglioso. Dal tartufo fino alla sensitiva, dal polipo fino all' uomo ve una prodigiosa varietà di tipi e di fenomeni vitali v'é una progressione nella composizione organica, e nei poteri del- la vita, v'é una concatenazione di forme, di poteri, di fenomeni, di . ■. prodòtti, di rapporti, di bisogni, d'influenze, che manifesta esservi v in mezzo alla varietà ed apparrente indipendenza delle specie, la unità di tutto il mondo organico. Ogni specie forma un' anello di —136— questa gran catena, ogni specie ha forme organiche, poteri vitali, e rapporti colle altre specie e cogli agenti del mondo che corrispon dono al posto che occupa nella scala organica. Il principio che a data organizzazione corrispondono dati poteri organici e date affi- nità vitali, si trova vero e generale tanto nell' economia dell'uomo come in tutte le specie de viventi. I vegetabili di struttura più sem- plice hanno alcuni caratteri dei corpi inorganici, scarsi sono i loro rapporti, oscura la vita, poca la unità e 1' organica cospirazione. Più si fanno composti, crescono anche i loro rapporti fisiologici, e i loro fenomeni si avvicinano a quelli degli animali. In questi già non più tre ma quattro elementi organizzabili mette in opera la Natura; già l'organismo animale non ha più rapporti di nutrizione colla natura inorganica ma coi vegetabili ed animali d' un' ordine inferiore. Pure gli animali di struttura più semplice han caratteri communi eoi vegetabili, fra i quadrupedi, gli uccelli, i rettili, i pesci, gl'insetti vi sono punti di contatto che mostrano appartenere essi a una sola concatenazione di viventi. Vi é insomma una progres- sione nella perfezione e composizione organica e nelle manifesta- zioni vitali fino all' uomo che sovrasta a tutto il mondo organico per la sua natura morale. 5 31 Colle leggi di rapporto vitale la natura ottiene questo accordo fra le varie specie di esseri viventi. Ad ottenerre questi due grandiosi oggetti la inmcnsità e manifes- tazione molteplice della vita, la concatenazione, la gradazione dei viventi e l'unità del mondo organico; l'Autore della Natura ha im- piegato certi modi di relazione vitale.nel modo stesso che lo ha fatto per ottenere la vita del Microcosmo individuo. Appunto perché ogni specie ha un posto distinto nella gran scala dei viventi e nella geografia e topografia organica, ha speciali forme, o speciali leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale; ha speciali bisogni e rapporti cogli esterni agenti, o speciali leggi cosmiche di affinità e di capacità, ha particolari periodi di vita, o speciali leggi funzionali di associazione,antagonismo, gradazione e ripetizione, ha speciali vincoli di somiglianza o di influenza e dipendenza con altri individui o colle altre specie della natura vivente, e perciò dati rap- porti sessuali e sociali. Maravìgliosa armonia! A varietà di forme organiche corrisponde varietà di rapporti e di bisogni, perché questa varietà di organizzazione e di vita conduce alla conserva- zione delle specie, conduce all' ordine generale. Il pesce vive per- ché può vivere nelle aque, i quadrupedi, i rettili gli uccelli noi posso- no; l'Jacintus nivalis che sparge il sorriso della vita sulle nevi del- le alpi, perisce altrove, e prospera dove perirebbe il palmisto dell' Asia, la canna a zuchero, l'ai ivo stesso. Il beobab non può \ ivere che nel torrido suolo dell' Africa, mentre il pino ed il cedro che prospe- ra nella Laponia e nella Norvegia intristisce frai tropici. In ques- ta guisa la vita organica è sparsa dovunque, e lo é a benefizio dell uomo. Il pino e l'abete giovano all'uomo nei geli del Nort sia coi mitigare la refrazion della luce sia col combustibile resinoso, e i pesci abbondanti nei mari settentrionali compensano la sterilità della terra. E'nellordine della natura vivente non solo che le specie abbino rapporti ma dati raporti cosmici coli aria, colla luce, col calore, cogli alimenti, perché convenienti ai loro speciali bisogni: cosi é nell ordine della conservazione che ogni specie assimili a suo modo, e produca tipi, frutti, e prodotti organici tanto diversi: altrimente i rapporti di nutrizione sarebbero sovvertiti. Cosi i ve- getabili che esalano il gas ossigeno vitale a noi assorbono il carbo- nico nocivo agli animali, cosi ogni animale ha rispettivi bisogni, e chi si pasve di semi chi di foglie chi d'insetti, chi d'altri animali, e ciò che é veleno per una specie é alimento omogeneo per altra; e tanto ubbidisce all'armonia generale l'uomo nel servirsi di un frut- to come l'albero nell' elaborarlo a lui omogeneo. Dai rapporti cos- mici dei corpi organici nasce una folla d' armonie, di contrasti, di bellezze, di corrispondenze: là il gelsomin di notte che fiorisce nelle tenebre, là varie specie che dischiudono i loro fiori per salu- tar l'astro del giorno ad ogni ora del suo passaggio, d'onde l'orolo- gio del Plinio Svedese; là i geranj e i trifogli che emulano il ba- rometro nell anunziar la tempesta, colà infiorescenza e fruttifica- zione di date piante o passaggio di dati volatili che anunziano con precisione il cambio delle stagioni; altrove animali e vegetabili che manifestano ola latitudine o la topografia o la qualità del ter- reno o la pianta di cui son parasiti. Dal Lichen e dall' effimero che durano poche ore fino all' uomo, o al cedro che vive alcuni se- coli, v'é una grande varietà e gradazione di periodi vitali, ma ogni specie ha il circolo e la carriera vitale che conviene al posto che occupa nella scala organica e nell'armonia generale. Nel modo stes- so ogni specie ha l'armonia coniugale, ha i mezzi di riprodursi, ma questi sono in accordo non tanto coi bisogni della propria conser- vazione quanto colla conservazione delle altre specie. Quindi più facili i mezzi di propagazione negli organismi la cui vita é più la- bile ed effimera e viceversa. Cosi la sorprendente riproduzione delle graminacee e dei frutti é meno in armonia coi bisogni di con- servare la propria specie che di nutrire il genere umano. — 138— § 3S Le leggi di rapporto vitale sono la vera «intesi della -tona na turale. Si potrebbe trascrivere tutta la storia naturale per dare una piena dimostrazione di questa sintesi. Penso io dunque ehe se si é potuto mai o si potrà coordinare i fatti della storia naturale e dar- le un principio una base filosofica che gli coordini, e che discopra ed interpreti le leggi della natura nella creazione e conservazione dei vegetabili e degli animali, egli é afferrando la mia sintesi dei rapporti organici. Con essa infatti si ammette l'unita e 1 armonia di tutto il mondo organico, la mutua influenza e dipendenza delle specie che lo compongono. Egli é studiando le leggi di rapporto plastico e di gradazione applicate in grande a tutti gli esseri del mondo organico che si giunge a classificare le specie ed interpre- tare la scala organica; egli é studiando i loro rapporti cosmici che si ammette e s'interpreta la geografia e topografia loro nelle basi del più retto vitalismo.Egli é studiando i loro periodi,i loro rapporti ses- suali e sociali che si comprende la storia dei loro i stinti,dei loro fe- nomeni, dei loro prodotti ; egli é studiando i rapporti sociali che han- no fra loro e coli uomo che si giunge a conoscere non solo il posto che ogni specie occupa nell' ordine della creazione, ma perché yo l'occupa, si perviene a conoscere non solamente l'unità e 1 armonia del mondo organico, ma che scopo di questa armonia é il genere umano che per la sua perfezione organica e la sua natura morale ha il primato del mondo vivente. Afferrando la mia sintesi de rappor- ti organici come base della storia naturale sarà manifesto,che in quel modo stesso con cui Natura ha svariato all'infinito le forme e i pro- dotti organici con pochi elementi materiali, cosi coli applicazione molteplice e svariata della legge suprema di rapporto ha prodotto i svariati tipi e tutti i fenomeni della vita universale, e che per- ciò questi modi di relazione vitale sono la condizione suprema dell' esistenza, della forza, della bellezza, dell' armonia, e della conser- vazione dei corpi viventi. PROSPETTO SIN'XOTICO DELLA VITA. SEZIONE QUINTA. MIA SINTESI GENERALE DELLA VITA. § 39 Le leggi di rapporto vitale sono un' applicazione molteplice del- la legge universale di rapporto, la quale é condizione d'ogni esistenza e della vita universale—Uinverso Fisico. Non mi basto di aver dimostrato che certi modi di relazione vi- — 139— tale fra le parti, gli agenti, e le azioni della vita sono le nomicele leggi che la natura ha prescritto all' esercizio dei poteri organici, sono le condizioni per cui si effettua l'organizzazione e la vita, per cui ha luogo l'unità e la conservazione tanto dell' individuo come della specie, come di tutto il mondo organico. Mi é d'uopo dimos- trare altresì che questi modi di rapporto vitale che sono i cardini dell' esistenza organica,sono l'applicazione di una legge ancora più generale la legge di rapporto che é condizione suprema e cardine d'ogni esistenza e della vita universale. "Tutti gli enti, dirò con ..Leibnits, non formano che una sola catena nella quale le diverse ..classi come altretanti annelli stanno si strettamente attaccati gli -.uni agli altri, che egli é impossibile ai sensi e all' inmaginazionc .,fissar precisamente il punto dove qualcuna comincia o finisce." Nel mondo fisico e nel mondo morale nulla é isolato; tutto quanto esiste nell universo, dai mondi innumerevoli che osserviamo nel firmamento fino all' attorno invisibile e disprezzato del nostro, dal piccolo verme che striscia sul fango fino all' uomo, che misura i mo- vimenti degli astri, che percorre i mari, che inventa le arti e le scienze, che si solleva a un Dio inmortale, tutti dico, in tanto vivo- no ed esistono in quanto che sono fra loro concatenati e connessi con certi rapporti prestabiliti dal Supremo Autore della Natura. Tutto quanto esiste nello spazio e nel tempo si riduce a tre forme di esseri e di vita: l'universo fisico, il mondo organico, ed il mondo morale; dei quali tali sono i legami e la concatenazione tale la gra- dazione e la gerarchia, tale è la armonia e la partecipazione ali or- dine universale, da rendere evidente essere la creazione l'opera di una Intelligenza unica e massima, essere un tutto armonico un cir- colo dove tutto da Dio comincia e in Dio finisce;'cd essere mezzi di questa grande unità e strumenti e condizioni di questa maravìglio- sa armonia, i rapporti con cui la natura ha connesso tutte le co- se. Supponiamo infatti col pensiero interrotti o sconcertati i rap- porti che costituiscono l'universo fisico, e abbiamo 1' orrore e la confusione del caos; supponiamo interrotti o sconcertati i rappor- ti che formano la vita organica, e abbiamo la deformità, la malat- tia, la sterilità, la morte; supponiamo interotti o sconcertati i rap- porta morali del mondo; e abbiamo il falso, il brutto; il male, l'in- giusto, l'anarchia scientifica, civile, religiosa, in luogo del vero, del bello, del giusto, del buono, dell'armonia morale, civile, e religiosa dell nomo. I fenomeni di date relative distanze, e di date rivolu- zioni degli astri, che costituiscono l'oggetto della scienza astrono- mica si risolvono in certi rapporti delle masse celesti fra loro e fra i loro-moti. Intanto a questi rapporti si collegano l'alternarsi del giorni e della notte, le viccndedelle stagioni in armonia coi feno- —140 - meni del mondo fisico, in armonia coi bisogni della vita organica ^u tutti i punti del globo. Se i rapporti astronomici sono la condi- zione dell' armonia dei cieli, i rapporti fisici e chimici fra gli elementi materiali egli imponderabili del mondo fisico sono la con- dizione tanto della stmttnra e geografia del globo, come dei feno- meui fisici e chimici che ad esso appartengono; e l'insieme che ne risulta costituisce la sede e fornisce i materiali egli agenti della vi- ta organica. Dati rapporti son dunque lo condizioni eie leggi del- la vita cosmica; e forse le proprietà immaginate dai filosofi di at- trazione, di gravità, elasticità, coesione, affinità chimiche &. sono le efficacie con cui la natura mantiene le relazioni cosmiche, in quel modo che i poteri della vita mantengono le relazioni organiche. Stupendo e misterioso circolo dove le cause si confondono cogli effetti, dove il fatto veramente visibile e generale é il fatto delle re- lazioni fra le cose create! $ 40 Mondo organico, e mondo morale—La legge di rapporto ha for- me ed applicazioni diverse noli uno e nell altro, e produce l'unità e V armonia del totale universo. La vita cosmica co suoi fenomeni delle rivoluzioni planeterie, della luce, del calore, dei venti, delle maree, dei vulcani, delle tem- peste sarebbe é vero un' inmagine sublime dell' inraenso, dell' eter- no, del forte, ma sarebbe insieme un vasto e muto deserto senza le forme e i fenomeni della vita organica, la quale é inmagine altresì e testimonio di animazione, di intelligenza, di provvidenza, e di in- cessante creazione. La vita organica é dunque un' annello necces- sario nella gran catena del creato, sia per abbellire la scena del mondo e manifestar Fattualità e la sapienza della Natura, sia per servire di scala dalla materia all' intelligenza, e punto di contatto fra il mondo materiale e l'uomo modello della perfezione organica, termine della creazione vivente, riflesso della Divinità per la sua in- telligenza e per la sua natura inorale. Se ad ottenere la esistenza e l'armonia dell' universo fisico la natura non fece altro che connettere in dati modi gli elementi che ne sono le parti e i fattori ; ad ottenere la vita organica non fece altro che connettere in da- ti modi le parti gli agenti e le azioni organiche e gì' individui, e le specie, che ne sono i fattori perché ne risultasse l'unità e la conservazione dell' individuo, della specie, e dell' intero mondo or- ganico. Questi modi di rapporto sono svariati tanto nella vita cos- mica come nella organica, perché a diversi e speciali scopi servono, e perché é diverso il posto che le cose occupano nell economia del creato; ma in fondo sono l'orme di una legge unica e generale la —141 — lbgoe ni nBLAZioxE ehe unisce tutte le coso in una «ola armonìa. S'egli é vero che nell economia del creato tutto da Dio muove e a Dio ritorna, che tutto a Lui si collega come principio e termine d' ogni esistenza, é vero altresì che la catena degli esseri sarebbe in- terrotta senza la esistenza dell uomo, e che la natura morale dell uomo costituisce Pannello che lega l'esistenza dei corpi con quella degli spiriti, la natura materiale ed organica con la natura spiri- tuale del suo Autore Supremo, ed è l'inmagine e il riflesso della sua intelligenza. Benché mossi dall' Altissimo i corpi celesti .ar- monizzano fra di loro ; altretanto fanno gli elementi del nostro; fra loro armonizzano i corpi viventi e coli universo fisico; e.chi ar- monizzerà con 1' Intelligenza massima da cui tutto emana nello spazio e nel tempo, se non un' intelligenza che la rassomigli? Ed ecco l'uomo nell' ordine della creazione, ecco il mondo morale, ecco il me che sente pensa ed ama, che sente il vero, il giusto, il bello, il buono, che armonizza con una famiglia, con una patria, con la umanità, con Dio; che ha rapporti organici ed istintivi collana- tura corporea, che ha rapporti psicologici con tutti gli oggetti della creazione, che avendo natura, bisogni, destino diversi affatto dalla materia, armonizza con intelligenze simili, aspira al progresso o ad una perfezione indefinita, e pel sentimento religioso e l'istinto della sapienza e della virtù armonizza con Dio. Nella catena de- gli esseri l'uomo forma l'anello il più importante e misterioso. Mentre tutto ciò che é creato converge in di lui servigio e vantaggio, mentre la sua organizzazione, la sua bellezza, la sua forza, la sua intelligenza lo costituiscono la primiera creatura, egli pm* sente di non essere il centro di tante armonie, sente il bisogno d'innalzarsi e di perfezionarsi, di unirsi col centro d' ogni luce e d'ogni vita, sente che qui comincia una carriera che non può completarsi che in Lui. L'instinto religioso manifesta dunque il suo destino e il suo posto nell ordine del creato, svela la unità e la gerarchia dell in- sieme, la gradazione e concatenazione degli esseri fino a Dio. Co- si l'uomo è quello che é, costituisce il mondo morale nello spazio e nel tempo, l'uomo occupa un dato posto e cosi eminente nell or- dine della creazione perché ha dati rapporti fisici intellettuali e morali. § 41 La scienza umana può definirsi studio di rapporti—divisione del- le scienze in Fisiche, Organiche e Morali, Se la legge di rapporto é il fatto il più generale della Natura, lo- é dunque della scienza umana la quale può definirsi Studio di Rap- porti. E tanto é veroche la legge dì Rapporta costituisco la eondi 20 —142— zione essenziale tanto dell'essere (o esistenza delle cose) come udì umano sapere, che egli é un fondamento della Filosofia che noi non possiamo conoscer bene un' oggetto qualunque se non se studiato in tutte le sue relazioni, e che le nostre conoscenze non sono altra cosa che sintesi, o composizione dei rapporti delle cose e delle idee. (Paolo Costa, Filosofia.) Ora se l'applicazione molteplice di questa legge costituisce la condizione suprema della vita cosmica, della vita organica, e della vita morale, ne conseguita che tutta la scien- za umana può dividersi in tre parti, l'una che studia i rapporti fi- sici dei corpi non vivi, e comprende l'Anatomia, la Geologia, la Geografia, la Fisica, la Chimica, le Matematiche: può intitolarsi la Scienza fisica. La seconda che studia i rapporti organici dei cor- pi viventi, e comprende la Storia Naturale, la Botanica, la Ana- tomia, la Fisiologia e la Patologia, e può intitolarsi la Scienza Or- ganica; la terza finalmente che studia i rapporti morali dell'uomo intelligente, religioso, e sociale, e comprende la Filosofia, la Teo- logia, la Morale, la Giurisprudenza, la Politica, l'Economìa pùbli- ca, la Storia civile, l'estetica; e può intitolarsi la Scienza Morale. La scienza umana studiando i rapporti o fisici od organici o mora- li dell' universo ne forma la storia e la teoria e conduce alle arti; quindi la navegazione, 1' agricultura, le arti meccaniche, le belle arti, l'arte della guerra, del goberno, la medicina igienica e prati- ca. Pertanto se certi modi di relazione sono la condizione fon- damentale dell'esistenza d'ogni essere, e perciò la legge di rappor- to il principio il più generale della scienza, egli é colla maggior fede nella verità, generalità, ed importanza di questo fondamento eh' io stabilisco—che le leggi di rapporto vitale sono la condizione fondamentale della vita, e perciò il cardine di tutta la Scienza or- ganica. (*) § 42 Le leggi di rapporto vitale sono i cardini della vita perché effe- tuano le quatro forme dell' esistenza organica, e collegano a tale effetto i fattori vitali. Se ho dimostrato a questo luogo che le leggi di rapporto vitale sono forme e applicazioni diverse di una legge unica e generale * Mi pare tanto evidente questo principio sintetico che spero non avrà chi lo rmpugni. Per indicare infatti i modi e le forme della vita domestica o civile diciamo relazioni di famiglia, relazioni di amicizia, relazioni diplomatiche, commerciali k. Diciamo anche: queir individuo o paese langue perché é isolato o prospera per le sue relazioni. E'dunque eertq ed anche ovvio che le "relazioni sono condizioni es- „senziah della vita," ed é a stupire piutosto che questo principio non sia stato pri- ma d ora posto a fondamento di tutta la scienza umana. — US- delia Natura, fu per dimostrare che la dottrina dei rapporti organi- ci ha un fondamento filosofico abbastanza solido eleggittimo. Non pretendo per altro che mi venga creduto sulla mia parola, e mi venga facilmente accordata la proposizione—che la legge di rap- porto è una legge generale della Nat ara e condizione d'ogni esistenza. Anzi sento cotanto la importanza di questo principio che mi pare il fondamento di tutta la scienza umana, e tanto sento la neccessi- tà di darne le prove e la dimostrazione, che ho divisato di farlo nell' appendice a questo libro I PRINCIPJ. * Le leggi di rapporto vitale non sono altra cosa che forme e mo- dificazioni della legge universale di rapporto, giacché sono i modi con cuCla natura ha connesso le parti gli agenti e le azioni della vita, e gli individui e le specie del mondo, organico. Esse sono i cardini della vita perché effettuano le quattroforme dell' esistenza organica e collegano a tale effetto ifattori vitali. Infatti (mi sia qui permes- so di riepilogarmi) le molecole organiche le fibbre, i sistemi, i tes- suti, gli organi, gli aparechj, sono i fattori della vitalità, sono gli oggetti che combinati in date maniere costituiscono l'organizzazio- ne vitale delle singole parti e del totale organismo. Ma senza le leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale i suddetti oggetti non formano un' organizzazione vitale, non sono fattori vitali ovvero gli elementi della vitalità, e se questi modi di rela- zione anatomica vengono offesi, la vitalità e la vita ne vengono di- sordinate o distrutte. (Lib.I. sez. I.) Circolo maraviglioso! La vi- talità che osservammo essere l'effetto della vita e dipendente dal compimento delle leggi anatomiche, e una forma distinta dell' esis- tenza organica, é alla sua volta un fattore della vita. Infatti senza la vitalità delle parti e senza dati stimoli o co-agenti (sia della vita organica o della vita animale) non hanno luogo le singole funzioni ovvero le vite particolari degli organi—Vitalità ed agenti sono dunque i fattori e condizioni delle singole funzionijperché né co- agenti senza vitalità ne la vitalità senza co-agenti possono pro- durle. Ma é dimostrato dall' osservazione che non tutti gli agenti esterni od interni, e non tutti ì loro gradi di azione, sono in armo- nia colla vitalità delle parti; é dimostrato che un dato agente é causa o fattore di un'azione fisiologica se é d'accordo per qualità e * Il mio celebre concittadino Gaetano Filange?i escogitava un' òpera che avreb be intitolato "scienza delle scienze" in cui si proponeva cercare il commune principio di tutte le scienze. Egli non lasciò scritto qual' é questo principio, bensì ci legò il di- «iderio di trovarlo—Se nell' opuscolo i "principj" mostrerò che la legge universale di rapporto é la condizione suprema d'ogni esistenza mostrerò altresì che é la chiave di tutto l'umano sapere e avrò soddisfatto il voto di quel grande Italiano. — 144— per grado coi modo di essere e di sentire dell' organismo, e che perciò il modo di essere e di sentire dell' organismo determina il giovare ed il nuocere delle esterne cose; e che la vitalità egli c«_ terni agenti, sono fattori della vita o elementi delle funzioni, in quanto vengono esattamente osservate le due leggi cosmiche di affinità e di capacità organiche, e che finalmente se queste due leg- gi vengono offese, non ha luogo già cccoso o difetto delle azioni fisiologiche, ma il disordine di queste e la comparsa dello stato morboso. (Lib. L. Srz. LL.) Le singole azioni (siano organiche od animali) che sono il prodotto di due fattori generali la vitalità e gli stimoli (o co-agenti) e che vedemmo dipendenti dal compimen- to delle due leggi cosmiche di affinità e capacità organica, e costi- tuenti una forma distinta dell' esistenza organica, sono alla loro volta altre tanti fattori vitali perché associate e connesse in dati mo- di che sono le leggi di asssociazione, antagonismo, gradazione e ri- petizione, costituiscono un' altra forma dell' esistenza organica il circolo eia carriera della vita, l'unità e la conservazione dell' in- dividuo, Finsieme delle funzioni nello spazio enei tempo. Ma sen- za queste leggi funzionali le vite particolari sarebbero isolate, non potrebbero dare il maraviglioso risultato della vita generale, del circolo e della carriera della vita; e la osservazione dimostra che se queste leggi funzionali vengono esattamente osservate ne emer- ge la bella armonia della saluto, e se vengono più o meno viola- te, la vita si disordina più o meno o si tronca secondo la importan- za vitale delle funzioni sconcertate. (Lib. I Sez. III.) Stupendo circolo la vita in cui ciò che é effetto diventa cagione di altri effet- ti! Le suddette nove leggi di rapporto vitale valgono a costituire e conservar l'individuo ma non a crearlo; uopo é che due individui uniti e connessi con dati rapporti che chiameremo sessuali e socia- li siano i fattori di questa creazione, e costituiscano l'unità della specie come le sudette nove leggi mantengono V unità dell in- dividuo. (Lib.LSez.IV.) Ma una specie che é il risultato di tanti fat- tori, e del compimento di tante leggi, e di tante e cosi belle corris- pondenze e armonie, non4é ancora il termine della creazione, non é isolata, ed é fattore essa stessa di una più vasta unita, vita, e ar- monia, il mondo organico, di cui forma parte insieme con altre: e lo é mediante certe leggi di rapporto che chiamerò sociali e classiche per cui le varie specie a vicenda influiscono e dipendono le une dalle altre, e formano un' insieme armonico di tutta la natura vi- vente. --14.) — § 48 Lv forze o poteri della vita sono coordinali: dalla natura a man- tenere i modi e perciò osservare le leggi di rapporto vitale. Appunto perché i modi di rapporto vitale sono i cardini della vi- ta e le condizioni per cui si compiono tutte le forme dell' esistenza organica, le forze vitali (s'intende funzionando) sono coordinate dalla natura a mantenerli. Infatti le leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale costituiscono i tipi organici, e la or- ganizzazione vitale; e le azioni della vita di nutrizione che deriva- no (come vedremo) dal consensuale concorso de poteri senzienti,mo- tori e plastici, sono quelle che conservano i tipi organici e l'organiz- zazione vitale. E giacché il mantenere questi rapporti anatomici é di suprema importanza, cosi negli animali vi prendono parte i po- teri della vita animale; e il dolore molteplice e i movimenti asso- ciati del vomito p. e. della tosse, le convulsioni &. sono connessi all' impressione di cose nocive che di un modo chimico o meccani- co alterino la libertà e la integrità dei solidi, o la plastica crasi © integrità degli umori, he leggi cosmiche di affinità e capacità pre- siedono ai rapporti degli organi cogli agenti esterni della natura; ed é svariata e molteplice l'applicazione di queste leggi come sono svariati questi rapporti, e molteplici i bisogni degli organi diversi e dei diversi organismi. I poteri senzienti tanto nei vegetabili che negli animali sono evidentemente incaricati dalla Natura ad ammet- tere ciò che conviene, o respingere ciò che non conviene: si posso- no definire il senso delle convenienze organiche, tanto nei singoli or- gani come nei singoli individui o specie del mondo organico; ed i poteri motori e plastici sono subordinati e associati ai senzienti per effettuare o questa ammissione o questa repulsione. Perciò all' impressione di un gas mefitico si collega il senso di soffocazio- ne, i movimenti della tosse e dell' asfissia, e il disordine dell' ema- tosi. Jjeleggifunzionali di antagonismo, associazione, gradazione. ripetizione presiedono ai rapporti delle funzioni formando cosi il circolo e la carriera vitale, e sono molteplici nell applicazione lo- ro come lo sono i tipi organici e i periodi vitali degli organismi. Oraé evidente chele forze della vita sono incaricate dalla Natura a conservare questi rapporti funzionali, come i cosmici, come gii anatomici. Le forze vitali dello stomaco p. e. sono coordinate a mantenere i rapporti anatomici e conservando la struttura, la tem- pra vitale, e la connessione che gli appartengono, o avvertendo e respingendo ciò che é capace a turbarli; sono coordinato a conser- vare i rapporti cosmici «immettendo buoni alimenti e in certa mi- sura, e respingendo i cattivi o soverchi e i veleni, com? s»ono coordi- -Ug- nate ad osservare le leggi di associazione e di antagonismo per etri si collega l'azione loro a quella del cervello, dell' utero, del fega- to. & ole leggi di gradazione, e di ripetizione per cui si effettua a poco a poco la digestione, e ritorna periodicamente il di lei bisogno. Questa analisi e questa riflessione stabilisce pienamente l'attività e l'autocrazia della vita: se le forze generali della materia non pos- sono formar di per se ne l'organizzazione vitale, né prodotti orga- nici; e se la loro attività é subordinata alle forze vitali, quali se non queste potranno creare e conservare i tipi organici e la vitalità del- le parti? E come conosciamo i rapporti cosmici o i bisogni degli organi e degli organismi, che il vegetabile abbisogna del carbonio, e l'animale d'ossigeno se non dal fatto di ciò che giova e di ciò che nuoce, dal fatto della funzione compiuta o disturbata? Dunque le forze vitali relative ad ogni organo e ad ogni organismo determi- nano ciò che conviene e ciò che sconviene, e ne operano la introdu- zione e la espulsione. E chi se non le forze vitali può mantenere i rapporti delle funzioni per formare il circolo e la carriera vitale, quando questa concatenazione non può venir prodotta nemmeno dagli esterni agenti? Le forze della vita tendono dunque ad osser- var quelle leggi che sono le condizioni ed i mezzi dell'ordine, della salute, dell' armonia, della conservazione; e i poteri senzienti han no il primato e l'iniziativa tanto nelle leggi anatomiche che nelle cosmiche che nelle funzionali, perché sono il senso delle convenienze organiche. § 44 Le leggi di rapporto vitale sono generali e comuni a tutti i vi- venti, pure ne é molteplice l'applicazione il che conduce ali armonia della vita. Le leggi sopra esposte sono generali e comuni a tutti i viventi perché senza di esse non v'é organizzazione non vita. Pure l'appli- cazione di queste leggi é molteplice e svariata, perché sono e deb- bono essere svariati e molteplici i tipi organici, i rapporti cosmici, ed i periodi vitali, e perché sono relativi al posto che occupano o gli organi o gli organismi o nell' armonia del microscomo indivi- duo, o in quella del mondo organico. In tutti i viventi vi sono le leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale; però qua! differenza fra il polipo in cui é cosi debole l'unita organica che ogni pezzo può vivere staccato dal tutto, e i mammiferi di cui un membro non può vivere se non col tutto individuo; qual diffe- renza fra la struttura dell' occhio e quella del cuore, fra quella di un vegetabile e quella d'un rettile! In tutti v'é la legge di affinità organica, però qual differenza fra i vegetabili che apetìscono il ga« — l4\ — carbonico e gli animali che apetiscono l'ossigeno; fra l'occhio che armonizza colla luce, lo stomaco cogli alimenti, il polmone coli aria atmosferica! In tutti v'é la legge di capacità organica ma qual differenza fra la quantità d'alimento che esige non solo ogni specie di viventi ed ogni individuo, ma lo stesso individuo nelle diverse condizioni della vita! In tutti i viventi v'é un circolo, un periodo vitale, e perciò l'associazione, l'antagonismo, la gradazio- ne, la ripetizione di certi atti*; però qual differenza fra il periodico torpor delle piante e degli animali letargici, e il sonno, e la vita organica non interotta mai nei mammifferi, fra l'effimero periodo degli insetti e de più semplici vegetabili e la lunga carriera dell' uomo e di piante secolari! La varietà dunque dei tipi organici, dei rapporti cosmici, e dei periodi vitali é nell ordine della conserva- zione tanto dell' individuo come del mondo organico. Perché se tutti i corpi viventi avessero la medesima organizzazione, avrebbe- ro anche gli stessi poteri vitali, gli stessi rapporti cosmici, e bisogni fisiologici. Ed in tal caso mancherebbe la varietà, l'armonia, e l ordine gerarchico nel mondo organico che sono condizioni di vita delle specie che lo compongono. Se tutti i pezzi del nostro orga- nismo avessero la medesima organizzazione intima, avrebbero anche i medesimi poteri vitali.i medesimi rapporti esterni, e bisogni fisiologici, e allora la mutua influenza e dipendenza delle parti o delle funzioni, l'armonia, e l'ordine gerarchico che contempliamo nell' economia vivente, non esisterebbe. | 45 V'é un bellissimo accordo fra i rapporti anatomici cosmici e fun- zionali quindi fra la stato o situazione dell'organismo, e i po- teri Tifali che ne manifestano i bisogni. In tutti i corpi vi sono le leggi di rapporto vitale anatomiche cosmiche e funzionali non solo, ma fra queste v'é la più stretta connessione ed il più bello e per cesi dire logico accordo. Il ce- dro ha un dato tipo organico, e perciò una data vitalità, perché la Natura gli ha assegnato un dato insieme di funzioni, un dato pe- riodo vitale, e date relazioni col clima, colla luce &. Quindi é che se egli ha certe relazioni coli-esterna naturale perché desse sono con- venienti a soddisfare i bisogni della sua organizzazione. Se il baco da seta appena sorte dalla sua crisalide cerca di riprodursi, e l'ou- mo noi fa che dopo molti anni, é perché l'epoca di questa funzione é proporzionata al total periodo vitale d'ogni vivente. Cosi l'eco* nomia animale ha un certo periodo vitale perché ha una data or- ganizzazione atta a percorrerlo, ed ha una data Organizzazione perché-deve servile-ad un dato sviluppo di funzioni ,^ad un certo pe- ..-Ufi — riodo ntale; ha certe proprietà vitali e certi rapporti esterni colla natura perché queste debbono servire ai bisogni intimi dell orga- nizzazione. Le attività dei poteri vitali non fanno che manifestare e soddisfare i bisogni dell' intima organizzazione, vi e dunque e vi deve essere la più esatta e stretta corrispondenza fra lo stato orga- nico o la situazione intima dell' organizzazione, e la natura delle attiviti vitali che la manifestano. Se la pianta, assorbe il carbonio o il polmone animale lossigeno,é perché l'uno corrisponde al bisogno intimo della vita vegetale, e l'altro corrisponde al bisogno intimo della vita animale. . Stabilita come un fatto questa esatta corrispondenza fra lo stato intimo organico e l'attività dei poteri vitali che la manifestano no derivano questi corrollarj importanti. l.° Che ad una data orga- nizzazione corrispondono date proprietà vitali atte a soddisfarne 1 bisogni, e perciò a diversa organizzazione corrisponde diversa ma- nifestazione o modificazione dei poteri vitali. ±° Che cambiato per cagioni qualunque lo stato intimo dell' organizzazione, é naturalo che si cambi la manifestazione dei poteri organici. 3.° Che osser- vando cambiata la manifestatone dei poteri organici, é lecito infe- rirne cambiato lo stato organico. 4.# Clic come la corrispondenza dei poteri vitali allo stato organico é autocratica o coordinata alla conservazione dell' individuo, cosi é autocratico o coordinato allo «tesso fine il cambiarsi delle forze vitali, per un mutamento avve- nuto nello stato o situazione organica. Questi principi che si collegano a quanto esposi più sopra (§ 43 del L. I.) ci guidano alla dottrina delle situazioni organiche, ed alle più importanti applicazioni di essa all' Igiene ed alla Pato- logia. § 46 Delle situazioni organiche; Le differenze organiche derivanti dall' età, nascita, temperamento, idiosincrasia, sesso, abitu- dine &. costituiscono le situazioni fisiologiche, quelle deri- vanti dai varii stati morbosi costituiscono le situazioni pato- logiche. Il modo di essere di uri organismo -per cui manifesta date, pro- prietà vitali, e dati rapporti, e dati bisogni può chiamarsi la natura o la situazione organica di un' individuo. Diciamo che tutti gli in- dividui della specie umana hanno un' aualoga natura o situazione organica, perché posti in analoghe circostanze presentano analo- ghi fenomeni e bisogni, ed hanno perciò un' analoga maniera di sentire e di essere, un' analoga intima organizzazione. Se tutti gì' individui della nostra specie avessero un' esattamente identica or» —149— ganizzazionc intima, avrebbero un' identica natura e situazione organica, e allora l'economia umana avrebbe bensì dei modi spe- ciali di essere paragonata colle altre specie dei corpi organici, ma non offrirebbe differenze organiche ne fisiologiche nei suoi indivi- dui, e i principj igienici e fisiologici applicabili ad una, sarebbero applicabili a tutto. Ma il modo di essere e di sentire dell' organis- mo, ma la intima organizzazione viene modificata cosi dalla nasci- ta, dal temperamento, dall' età, dal sesso, dall' abitudine &; che non deve maravigliarci se queste circostanze costituiscano altre- tante situazioni fisiologiche, e perciò quello che è utile ad un tem- peramento, é nocivo ad un' altro, quello che a persona avvezza é indifferente, é sommamente nocivo ad una non abituata, ciò che nuoce in un età é neccessario ad un' altra. A provare che a date differenze fisiologiche corrispondono date differenze organiche e viceversa, e che il cambiarsi delle une importa una mutazione delle altre, farò osservare che una data specie ha un modo di sentire par- ticolare e diverso da un' altra, quindi particolari bisogni e nemici, perché ha un' intima organizzazione diversa; cosi gli animali si ci- bano di sostanze che sono venefiche all' uomo. Gli individui della specie medesima differiscono fra loro pel sesso, temperamento, idio- sincrasia, età, abitudine. Ora il temperamento non é che un parti- colare modo di essere e di sentire dell' individuo, che si manifesta con fisici e morali bisogni e contrasegni, e si attiene evidentemen- to alla primigenia composizione organica. Sia vero o no che un dato temperamento si debba al predominio piutosto di un dato sis- tema organico od apparechìo, o di un dato umore, sia esatta o no la divisione che ne fu fatta; sia riducibile a quattro o sei differenze, o molteplice e individuale come le fisionomie certo è per altro che si attiene ad una speciale intima composizione organica, ad uno speciale impasto che espresso in modo scientifico si direbbe una data applicazione delle leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale. Per me reputo la teoria dei temperamenti più rispettata che ris- pettabile. Non v'é dubbio che esistono oltre quelle dell' età, del sesso &. differenze fisiologiche fra uomo ed uomo dovute al primi- genio stampo che ciascuno ricevè dalla nascita, o al modo partico- lare con cui sono combinati o temprati i suoi elementi organici o le forze vitali. Però la divisione di queste differenze fisiologiche in quattro o sei gruppi é l'opera dell' osservazione, o di teorie a priori? Esiste un' esatta co rispondenza fra i temperamenti dei mo- derni e i contrasegni che vengono loro assegnati? E so vi è questa corrispondenza, qual é la precisa ragione fisiologica dei tempera- menti? E se questa corrispondenza non v'é. a che serve la dottrina •21 —150— dei temperamenti? E se questi possono modificarsi per l'influenza dell' età, del clima, del morale, delle malattie, come può mantener- si la sudetta corrispondenza? Ora consultando la storia medica si trova che la dottrina dei temperamenti é piutosto teorica che pratica. Galeno infatti fu il primo che attribuendo la causa delle differenze fisiologiche alla di- versa combinazione e tempra degli elementi vitali, la cui dottrina umorale avea lasciato Ippocrate (de natura hominis), ci forni il con- cetto del temperamento, e la divisione loro in sanguigno, flemma- tico, colerico, e melancolico. Da Galeno agli astrologi, a Vieux- sens, a Stahl, a Boerhaave, ad Haller, a Bordeu, a Darwin, a Puc- cinotti, quanti si occuparono dei temperamenti, ne diedero la divi- sione e la teoria guidati dalle proprie idee fisiologiche sulle condi- zioni vitali ; idee che non ressero alla critica. La sola teoria di Bor- deu che attribuisce i varj temperamenti al predominio di certi apa- rechj o di certi sistemi organici, sembra la più fisiologica, ed è quel- la che tuttavia é ammessa dai moderni. Ed invero è assai logico il supporre che le differenze fisiologiche dipendono dalle difl'erenzo anatomiche, giacché non sembra giusto attribuirle agli umori clic sono subordinati ai solidi. Pure none facile dimostrare che un sis- tema od apparecchio organico abbia un predominio diverso da quello che la Natura prescrisse. Tale é la gerarchia, tale é l'equi- librio che si osserva fra i sistemi, i tessuti, gli organi del nostro corpo, che non si comprende come questo predominio supposto di alcuni, in eerto modo inormale, possa conciliarsi coli' ordine della vitalità e della vita. Si vuole p. e. che nel temperamento bilioso prevalga l'attività del fegato: però come può questa prevalere sen- za una prepotente azion dello stomaco a cui é associata? E come può esservi eccesso d'azion digestiva senza disordine, o senza che il preteso eccesso si colleghi a corispondente energia della gene- rale assimilazione? Ed ecco che svanisce allora il preteso predo- minio. E che la dottrina dei temperamenti sia finora teorica, ri- sulta dalla difficolta di verificargli in pratica: Zimmermann confes- satile trovò più casi di eccezioni che fatti valevoli a comprovarli. (Esp, in Med.) Lo stesso dichiara Hasori (note alla Zoonomia di Darwin,) Ammette lo stesso Zimmermann che le malattie, il clima, il morale, possono modificare profondamente il temperamento; Ri- eherand dice di più che vien cambiato anche interamente dall' edu- cazione, dal modo di vivere, dal clima, dall' abitudine; Cabanis in parte dice lo stesso. Ciò posto come può esservi corrispondenza fra i pretesi temperamenti e i segni esterni che gli manifestano? E se questa manca a che serve la dottrina dei temperamenti? Questi riflessioni mi fanno pensare che non vi sarebbe nessun' in- —151— conveniente a sopprimere affatto questa dottrina che fu l'idolo del- le scuole per tanti secoli. Esistono certamente differenze fisiologi- che individuali che si attengono a differenze anatomiche, e che si conoscono sia dal modo come dal grado delle proprietà vitali,e dallo loro relazioni igieniche, etiologiche,eteràpeutiche,però si conoscono a posteriori non per contrasegni personali, e sono tanto molteplici e svariate come le fisionomie. Cosi come i medici hanno compreso nel concetto generico delle idiosincrasie, le strane e rare maniere di essere e di sentire.^exò senza farne divisioni, indicarne i contrasegni, e ricercarne le cause, cosi dovrebbe intendersi per temperamento ogni individuale maniera di essere e di sentire però senza classificarli, senza contrasegnarli a priori, senza indagar da qual impasto orga- nico derivino. Nel modo stesso cosi in cui fu -detto che l'Idiosin- crasia costituisce uno speciale temperamento, dovrebbe considerar- si ogni temperamento una specie di idiosincrasia. L'una si somi- glia all'altro perche entrambi dipendono da una miscela-e tempra organica che non conosciamo, perché l'uno come l'altra si conosco- no solo dal posteriore criterio di ciò che giova e di ciò che nuoce. L'ima solamente differisce dall'altro, che 1 idiosincrasia é assai ra- ra e singolare, e propria di pochi, e che il temperamento è svariato bensì come le fisionomie ma individuale e proprio di tutti i viventi. L' idiosincrasie o le maniere strane e particolari di sentire da- te avversioni, od avere dati apctiti, sono certe forme di tem- peramento. Né furono separate dagli antichi forse perché non esistevano tanti umori e tanti sistemi organici a cui attribuirle. Pu- re é da riflettere che come ciascun temperamento suppone un dato e particolare impasto organico non riconoscibile dalla chimica e dall' anatomia, ne forse da esterni contrasegni, ma bensì e soltanto dal criterio di ciò che giova e di ciò che nuoce, cosi l'idiosincrasie son dovute a ben più particolare e più strana organizzazione, e in- tima mescolanza degli elementi organici, solo avvertibile per gli effetti, cioè manifestazione di dati bisogni e di date avversioni. Si eredita una disposizione alla longevità (Hufeland op. cit.) come a certe malattie: ma se un' individuo aqquistò dalla nascita una dis- posizione alla tisi, alle scrofole, all' epilessia, che già afflissero o spensero i suoi genitori, ciò significa che eredita un' analoga orga- nizzazione imperfetta, come eredita un' analoga fisionomia, e certi abiti morali, e che questa struttura infelice a cui é legato, in date fasi del suo sviluppo e col concorso di certo circostanze eventuali, lo sviluppo delle malattie rispettive, costituisce questo retaggio funesto. Ogni età ha dati bisogni fisiologici e date disposizioni morbose, perché ogni età rappresenta un dato sviluppo organico. il so-:so importa differenze fisiologiche perché importa differenze — In- organiche; e appunto perché tutto si deve ai varj sviluppi organi- ci, la donna offre differenze fisiologiche considerevoli prima dell epoca della pubertà, in quella della mestruazione, della gestazione. del puerperio, della vecchiaia. Le malattie precedute danno all' ecconomia o tolgono date predisposizioni ai morbi, cambiano la situazione organica e perche? perché cambiano l'impasto orga- nico. Il sistema di chi soffri vainolo o vaccina non é lo stesso di quello che noi subì; l'occhio di chi soffri oftalmia non è a con- dizioni identiche di chi sempre fu sano. Il clima, l'alimento, le pas- sioni, il genere di vita si possono in parte considerare come cause occasionali di malattia ; pure quando é molto durevole la loro in- fluenza diventano cause predisponenti e creano nuove situazioni organiche, perché cambiano profondamente lo stato organico. L' abitudine che costituisce una seconda natura, che ci crea nuovi rap- porti e nuovi bisogni sembra un'eccezione al principio sopra espos- to per la ragione che l'anatomia e la chimica non sanno discernere una differenza organica fra un' individuo asuefatto al freddo ed altro al calore. Pure l analogia ci sostiene e se non possiamo ne- gare un'intimo cambiamento nel nervo ottico dell'amaurotico seb- bene l'Anatomia e la Chimica non lo discoprano, nemmeno é incon- veniente lo ammettere che l'intimo del sistema nervoso venga mo- dificato per effetto dell' abitudine. Che poi lo stato morboso im- porti un cambiamento nello stato organico, e che alle differenze di questo vi corrispondano le differenze di quello mi sembra un principio incontrastabile in Patologia. Io non discuterò a questo luogo se più i solidi che i liquidi o gli uni prima degli ali ri siano disordinati, non pretenderò che l'Anatomia e la Chimica possano constatar sempre i morbosi cambiamenti degli uni e degli altri. Però io non so immaginare un'insieme di azioni morbose,dolori,feb- bri,flemmassie.convulsioni &. cosi diverse dalle azioni normali, e che pure sono operate dai medesimi organi, senza supporre un disordi- ne nei solidi o nei liquidi, nella manifesta o nella finissima organiz- zazione, che ne costituisce la causa e la sede. Altronde se una feb- bre periodica per l'insieme delle cause pregresse, dei sintomi, dell andamento, degli esiti, dei sconcerti anatomici, e pel metodo di cu- ra particolare, si mostra tanto diversa da una polnionia, dallo scor- buto, dalla gotta, dal vaiuolo, dalla febbre biliosa &. (e cosi tutte le malattie rispettivamente) mi sembra lecito argomentarne.non so- lo che vi corrisponde un dato disordine nello stato organico, ma che questo é particolare e diverso da quello delle malattie sopra accennate. — L>3— § 47 Importanza g/amk' delle situazioni orguirehe, le q.edi dateria'- nano il giovare ed il nuocere dulie e.-terne coso; quindi il principio della Relatività che prova l autocrazia della vita a conferma la dottrina dei Rapporti Organici. Dimostrato che le situazioni fisiologiche o patologiche rappre sentano le differenze organiche primitive o quelle dovute alle cir- costanze morbose o alle cause prossime delle malattie, ini é d'uopo provare che lo studio delle situazioni organiche é della più gran- de importanza per la Fisiologia e per l'Igiene, per la Patologia e per la Terapeutica. Si consideri infatti in 1.° luogo che le situa- zioni fisiologiche differiscono dalle patologiche non già solo per- ché rappresentano condizioni varie della vita normale, mentre le patologiche rappresentano le differenze vere dello stato morboso, ma perché le fisiologiche determinano dati bisogni igienici, e le pa- tologiche determinano dati bisogni terapeutici. E curioso in 2.° luogo il fatto clic noi non possiamo conoscere con certezza a prio- ri le situazioni fisiologiche ma col posteriore criterio di ciò che gio- va e di ciò che nuoce, e sopratutto distinguiamo una da un' altra se posta a cimento con certe esterne potenze, perché o le ammette come condizioni di benessere, e fattori di funzioni normali, © sene risente come di cause morbose. Sappiamo che il tale ha un' idiosin- crasia o naturale intolleranza del latte perché sempre in ciscostan- za di prenderlo gli dadofori, vomito,diarrea, indigestione; sappia- mo che il tale temperamento è disposto alle malattie infiammiatorie o biliari perché queste si risvegliano in lui con cagioni quasi ino- ffensive per altri. Ma senza il fatto posteriore eli ciò che giova e di ciò che nuoce, noi non conosccrcssimo ne l'idiosincrasia ne il tem- peramento. :>.° Egli é un fatto certo, ovvio, e generale che il mo - do di agire delle esterne potenze non é costante invariabile ed as- soluto; ma vario, moltiforme, e relativo alle circostanze varie della vita sana e morbosa, eh' io chiamo situazioni organiche. Il porco si pasce di iosciamo che é venefico alla specie umana, un' individuo sviene per l'impressione di un' odore che è delizioso al maggior numero, l'Europeo cade infermo appena sente l'influsso del clima tropicale, mentre l'africano o il nativo già noi risentono per effetto dell' abitudine, un' infermo sopporta l'opio, il tartaro emetico, il salasso, un lungo digiuno che ucciderebbero un sano. Egli é dun- que evidente che le situazioni organiche determinano il giovare ed il nuocere delle esterne potenze E non era sfuggito alla sagacità degli antichi patologi che per prodursi lo stato morboso non bas- tano le cosi dette cause occasionali, ma vi é neccessario il eoneor- —154— so dicerie disposizioni o le varie situazioni fisiologiche, che molto filosoficamente chiamarono cause predisponenti: cause perché senza queste situazioni organiche le potenze occasionali sarebbero inof- fensive; predisponenti perché dispongono allo sviluppo di date ma- lattie e sono circostanze morbose solamente se poste^a cimento con date potenze occasionali. 4.° La induzione zoonomica che ne dis- cende rigorosamente si é, che le potenze esterne o sono relativi fattori delle funzioni fisiologiche perché sono d'accordo col modo di essere, di sentire e di apetire dell' organismo, perché osservano le relative a ciascun organo od organismo leggi di rapporto vita- le, o sono relative cagioni delle azioni o processi morbosi perché sono in disaccordo colle situazioni organiche, e violano le relative leggi di rapporto vitale. Per conseguenza non solamente l'econo- mia animale é quella che determina i proprj agenti fisiologici e i proprj nemici, e dà alle esterne potenze o la qualità di fattori vita- li o di cause morbose, ma nel farlo non va a capriccio ma rappre- senta particolari modi di rapporto vitale che le sono inerenti, e sem- pre la osservanza delle relative leggi di rapporto vitale è condi- zione dell' armonia e della vita. 5.° In Fisiologia non vi sono sti- moli o controstimoli, ne cose assolutamente salutari o nocive; ma vi sono agenti salutari e nocivi, fisiologici e morbosi; fisiologici quando osservando le relative leggi di rapporto vitale producono l'armonia della vita e gli atti della vita normale; nocivi quando violandole producono gli atti nuovi e diversi dello stato morboso. In che modo le potenze esterne sono nocive si riconosce dalla os- servazione empirica delle leggi di rapporto vitale che furono vio- late. Ed infatti le cause morbose od offendono le leggi anatomiche o le cosmiche o le funzionali, ed é naturale che la reazione morbo- sa sia proporzionata al modo ed al grado dell'indicata violazione. t).° Se le situazioni organiche determinano il giovare ed il nuoce- re delle esterne cose, e se l'economia vivente dimostra la conve- nienza loro col fatto corrispondente delle azioni normali, e l'incon- venienza cogli atti corrispondenti della vita morbosa, ne viene di conseguenza che il principio della relatività é il fondamento e la guida suprema dell' Igiene, della Patologia e della Terapeutica- perché conduce a studiare e valutare l'azione delle esterne cose fi- siologiche, morbose, terapeutiche non già in astratto e in generale, ma bensì e soltanto in relazione a date situazioni organiehe che ne determinano la convenienza e perciò la differenza di effetti. 7.° Ne viene di conseguenza che l'opera dell' economia animale é autocra- tica e conservatrice tanto quando accoglie i fattori fisiologici come quando gli disaprova e rigetta, per la ragione che gli accoglie quando sini rinvenienti e se no risente egli disaprova quando so- no inconvenienti. 8.° Xe viene di conseguenza finalmente che il fatto delle situazioni organiche spiega pienamente l antica dottrina pratica delle cause predisponenti, e conferma fino all'evi- denza la presente dottrina dei rapporti organici, perché soltanto per mezzo di essa si comprende la relatività delle esterne potenze e la corrispondente differenza di effetti. § 48 Se l addottare in medicina il prneipio della relatività impedis- ce di avere regole certe costanti invariabili. Lo idee, esposte a questo luogo sono di tale importanza che mi im- pongono il dovere di svilupparle, di darne le prove e mostrarne le felici applicazioni alla scienza ed all'arte. Pure émio debito dissi- par previamente una difficoltà che forse mi verrà fatta dalla mag- gior parte dei medici avvezzi a studiar le cose in astratto, e accor- ciare alle esterne potenze un' attività assoluta inmutabile. Se tutto é relativo, diranno, alle situazioni organiche, e queste sono per ra- gioni molte, diverse e proteiformi, quale sicurezza e costanza avran- no i fatti della medicina? Quale guida la Igiene, la Patologia e la Terapeutica per determinare l'azione e l'efficacia degli agenti fisio- logici, morbosi e medicinali? Tutto sarà vago, confuso, incerto, e lo stabilmiento di regole generali,costanti, invariabili, sarà impos- sibile. É certamente assurda la idea che gli agenti esterni hanno uri attività assoluta inmutabile sopra l'economia animale, perché l'atti- vità ed efficacia che possedono non risiede in se stessi ma è fuori di essi, ma é riposta nell economia animale che ne determina la convenienza, ma dipende interamente dal rapporto in cui stanno colle situazioni organiche; eppure è un' idea comune affatto fra i medici antichi e moderni; e ne fanno prova tutte le classificazioni degli agenti fisiologici e medicinali, e le pretenzioni dei controsti- molisti di spiegare per la cambiata diatesi i diversi effetti dei soc- corsi terapeutici. Eppure mi é facile dimostrare che questa idea é erronea, contraria alle regole le più triviali del senso comune, e funesta di molti modi alla scienza ed all' umanità. Si suol dire che nella natura organica succede molto diversamente che nella natura inorganica, che mentre quivi gli effetti sono certi, costanti e sem- pre materia di calcolo, nella natura vivente le stesse cause produ- cono effetti differenti. Questa idea è erronea e dipende da un' er- ronea interpretazione dei fatti. Si può stabilire tanto per la natura inorganica che per la natura vivente questa regola generale a certe cause corrispondano sempre certi effetti e viceversa cambiate le cau- se vi è un corrispondente cambiamento di effetti, o se cambiarono gli effetti, v'interviene un cambiamento nelle cause. Nemmeno la —1 .In- ibiva di pravità e le affini Là chimicho e molecolari dei corpi hanno un' attività assoluta, ina sono modificate da varie circostanze, da ondo ne deriva la differenza degli effetti. Però sempre é costante ehe date le medesime circostanze ed influenze sempre accadono i medesimi fenomeni sia dell' attrazione meccanica che della mole- colare. Queste circostanze sono dunque cause o concanse, come di- cono, se sono cagioni di effetti nuovi e proprj. Ora lo stesso acca- de nell economia animale corno nella natura inorganica: date le stesse circostanze di razza, temperamento, di età, sesso, abitudine, data malattia, Se. hanno luogo sempre i medesimi effetti dalle cose o fisiologiche o terapeutiche. Cambiate queste circostanze (ossia queste situazioni organiche) é naturale e logico che questi effetti cangino ed abbino luogo effetti nuoci propri delle situazioni nuove. Queste circonstanze ossia queste situazioni organiche sono dunque cause o concanse se da esse dipendono certi effetti, e se al cambiamen- to di esse corrisponde un cambiamento di effetti delle potenze occa- sionali. Dunque la regola generale che a certe cause corrispondono sempre certi effetti non si smentisce neppure in Medicina, e la nostra arte ha e può avere principj tanto certi, e regole tanto costanti e in variabili come la Fisica. Si può accertare che date certe circostanze si sviluppa la mestruazione o scoppia una terziana. o si trouca dal chinino colla certezza con cui si prevede date certe circostanze la formazione di un sale o l'eclisse della luna. Ma perché le regole che stabiliamo in medicina siano veramente vere costanti e inmu- tabili, perché sempre si possano trovar vere, e applicabili, é nec- cessario che siano condizionate e relative non assolute e inflessibili. Se io ammetto per principio generale che il latte é sempre nutrien- te e digeribile, ammetto un principio falso perche può variare per idiosincrasia, o temperamento, abitudine, o malattia la situazione organica che rende digeribile il latte. So io dico—in tali circos- tanze il lattee digeribile, il mio principio e incspugnabile.perché e un fatto, e perché date le stesse circostanze si trova ognor vero. Ecco i corollari che discendono da queste riflessioni: 1.° Il mio principio della relatività si fonda precisamente sul principio di lo- gica che date cause producono sempre doti effetti. 2-° E lungi dall' impedire regole certe, costanti, e dentro1 certi limiti generali iu medicina, é la condizione iudispcnsabile per istabilirle. 3.° Am- messo il principio della relatività non é permesso studiare in as- tratto e cosi vagamente in generale gli effetti delle esterne poten- ze, ma in relazione alle varie circostanze della vita o situazioni or- ganiche che ne determinano o modificano gli effetti. É dunque va- na ed erronea qualunque scolastica classificazione delli agenti igienici e dei soccorsi terapeutici; e le osservazioni mediche non —UT-— hanno valore alcuno o diagnostico o patogeiiico se le cause morbo- se non sono studiate in relazione colle situazioni fisiologiche; e gli- effetti terapeutici, se non sono studiati in relazione colle vere situa zioni patologiche. 4.« La medicina ha regole certe e costanti, però a patto che siano condizionali e relative a certe circostanze, o alle situazioni organiche, e sono false (e perciò di applicazione funesta) se sono assolute. ">.u Potendosi cambiare le situazioni organiche per cause fisiologiche, età, clima, abitudine &. e per malattie avve- nute, dobbiamo sempre farle oggetto dei nostri studj e considerarle la nostra bussola per determinare i nuovi rapporti, i nuovi bisogni che alle nuove situazioni corrispondono. Come la natura organica é versatile nel variare di situazioni e di bisogni, uopo é che l'arte medica sia flessibile perché non é utile ed efficace se non è ubbidien- te e fedele alla natura. § 4tt I poteri vitali sono diversi di modo nelle varie situazioni orga- niche Se é conducente alla conservazione dell economia che ad una data organizzazione corrispondano date proprietà vitali atte a ma- nifestarne e a soddisfarne i bisogni, si comprende perché i poteri vitali son diversi di modo nelle varie situazioni organiche derivan- ti dal temperamento, nascita, sesso, idiosincrasia, e perché cambia- ta nello stesso individuo la situazione organica per effetto dell'età, del clima, dell' abitudine, delle malattie teri organici non hanno luogo pel consu- marsi ed accumularsi dell eccitabilità ma son l'effetto delle leggi di rapporto vitale. Nel prigioniero si esalta la sensibilità a risen- tire la luce per effetto di lunghe tenebre ed inabitudine, ma non già perché non venga consumata dallo stimolo della luce; bensì per legge di antagonismo, quella stessa per cui il cieco aqquista maggio- re memoria e perfezione nel tatto, per cui i reni operano di più quando la cute non traspira, per cui i linfatici nell inedia accres- cono l'azione assorbente ( Vedi § 30 lib. I.) La frequente ripetizio- ne degli-stimoli e delle azioni diminuisce alle volte la sensibilità per legge di abitudine, ma quest' effetto dell' abitudine non prova già un consumarsi dell' eccitabilità per l'azion degli stimoli, ma un' utile addattarsi dell economia à rapporti nuovi, e ne sia prova che la stessa abitudine o frequente ripetizione come crea nuovi rappor- ti, sviluppa ed accresce i poteri della vita. ( Vedi § 33 lib. 1.) Nel ginnastico si esalta a poco a poco, e si perfeziona a un grado sor- prendente l'attività muscolare mediante osservar la legge di Ora- dazione e di Ripetizione; l'attività digerente si esalta per alimenti e bevande omogenee appunto perché si osserva la legge dell' affi- nità e capacità organica, per la stessa ragione osserviamo la debo- lezza muscuiare nei sedentari, e il languore di stomaco per pochi o cattivi alimenti. Certi stimoli accrescono dunque la vitalità iu luogo di esaurirla, e l'accrescono quando le leggi di rapporto vita- le vengono osservate. E cosi la riparazione tanto dei poteri orga- nici come degli animali ha luogo appunto mediante l osservanza delle leggi medesime. Non nego un' esaurimento progressivo degli uni come degli altri; ma non è questo come di un fluido o di qual- que cosa che si accumola e si disperde; é bensì il cambiamento della situazione organica. Infatti i poteri animali hanno un giornaliero esaurimento che si ripara colla nutrizione, col riposo e col sonno, ed hanno un'esaurimento progressivo che giunge fino al crepuscolo della vita, e che si collega alla graduata catenazione dello svilup- po organico. I poteri organici hanno un giornaliero esaurimento che si ripara cogli agenti medesimi che ne sostengono l'attività, e v'é un progressivo esaurimento che rapresenta il finire della carrie- ra vitale. I poteri vitali si esaltano.si consumano, si riparano, si spen- gono nello stato morboso, ma non é per le cagioni escogitate da Brown. Se nell' inftamazione si esaltano le forze vitali none come vedremo, per impulso degli stimoli, dei controstimoli, e degli irritan- ti, ma per proprio istinto e attività autocratica della vita, se vi é riparazione non è per accomulamento di una eccitabilità non esau- rita, ma é per essersi tolse le cagioni morbose, e pel benefico in- — 1 tH)-— flusso delle azioni plastiche; se vi è esaurimento ed estinzione del- le forze organiche non é per difetto od eccesso di azione degli sti- moli ma quasi per ostacoli opposti all' esercizio delle medesime. Le vicende dunque dei poteri vitali *i spiegano meglio coi miei principj che con quelli del Dinamismo di Brown. e migliore mi sembra pure l'applicazione igienica, infatti secondo i principj di Brown la conseguenza igienica era di economizzare il più possìbi- le il consumo dell eccitabilità: secondo me il segreto della longevi- tà é l'esercizio stesso (non l'inerzia ne l'abuso) dei poteri vitali dentro i limiti voluti dalla natura o conforme alle leggi di rappor- to vitale. Secondo Brown l'economia é inattiva nello stato dell inabitudine, e passiva nel fatto della ripetizione abituale: per me é attiva sempre perché modifica i suoi poteri per conservarsi. Per Brown non v'é ehe differenza di grado fra lo stato fisiologico ed il morboso, e se l'azion degli stimoli fu eccessiva l'effetto che ne con- seguita é un' esaurimento con debolezza indiretta, lo che ammet- to lo stato normale modalmente diverso dal morboso, che conside- ro questo stato fuori dei limiti dell' affinità e capacita, ne induco che passati questi limiti non v'é già esaurimento fisiologico ma sta- to morboso. Per Brown l'esaurimento completo dell eccitabilità o la maturazione affrettata del periodo vitale ha luogo soltanto per abuso, per eccesso di stimoli, di vita, di eccitamento. Per me ha luo- go per qualunque circonstanza contraria alle leggi di rapporto vi- tale tanto inerzia e inazione come azione eccessiva, tanto disordine nelle azioni fisiologiche come violenza e frequenza delle malattie. Credo io quindi che il fatto stesso delle malattie tende ad abmia- re ed esaurire più presto il periodo vitale nel modo stesso che l azione violenta d' un'organo infermo tende ad esaurire tutto il >i>- tema per legge di innervazion consensuale, e indebolire tutto il cir- colo vitale. § 51 Se le leg-gi di rapporto vitale sono esattamente esservate ne ri- sulta la perfezione della vitalità e la normalità delle azioni fisiologiche; se inosservati- o violate, manca o si disordina lo stato fisiologico della vita ed insorge lo stato morboso. Le leggi anatomiche di rapporto plastico, fisico e consensuale le leggi cosmiche di affinità e capacita organica, le leggi funziona li di associazione, antagonismo, gradazione e ripetizione sono al- tretante forme della legge universale di rapporto, sono altretanti modi di relazione vitale, fra gli organi gli aventi e le azioni della machina vivente. E per quanto siano diversi il tipo e limpastooi- gnnieo. i rapporti esterni e i periodi vitali deicorpivivonti.il — DU- ehe costituisce le varie situazioni organiche, queste leggi son pur comuni e generali a tutti i viventi perché effettuano la conserva- zione dell' individuo. Esse sono il fondamento o le condizioni su- preme della vitalità e della vita perché osservate, ne risulta la al- titudine a vivere, la energia, la perfezione, l'armonia delle parti organiche; lordine,l'armonia,la pienezza delle funzioni fisiologiche, inosservate o violate ne risulta il disordine della vitalità e della vi- ta, ne risulta la mancanza o il disordine delle funzioni fisiologiche, e appariscono i fenomeni nuovi e diversi dello stato morboso.— Intatti alla perfetta e completa esecuzione delle leggi anatomiche, corrisponde la perfezione, il vigore, l'armonia dell' organizzazione vitale: reputo io quindi che come la bellezza e la grazia incantevo- le delle forme dipende da una perfetta osservanza delle leggi ana- tomiche perciò che rispetta le relazioni estetiche e lineari a secon- da del primitivo tipo che la natura prescrisse; cosi la energia, la normalità, la forza del temperamento dipende da una perfetta e piena osservanza di e^e leggi anatomiche perciò che riguarda l'in- timo impasto, la tempra, la proporzione, l'accordo degli elementi organici, molecole, fibbre, organi, sistemi, a norma del primitivo tipo che la Natura formò. Credo io quindi che nei temperamenti infelici deboli atteggiati a malattie ereditarie, o sconcertati dalle aquisite, questo accordo non é completo, questa tempra é cattiva, e le leggi anatomiche sono osservate incompletamente. Che se sono violate; se le potenze chimiche o meccaniche o anche vitali altera- no la continuità, la forma, o la intima crasi dell' impasto organi- co, é naturale (e lo vediamo accadere tutti i giorni) che si alteri la vitalità dell' organizzazione, e ne insorgano fenomeni morbosi. E si noti bene che se le leggi anatomiche sono violate, non ne risulta già maggiore o minor urado di vitalità fisiologica, o di azioni fisiolo- giche, ma bensì il disordine della vitalità e della vita, e i fenomeni nuovi e morbosi del dolore, convulsioni, paralisi, infiammazione &. Le legvi cosmiche dell' affinità e- capacità organica presiedono ai rappòrti degli anr di gvtst-i P'inti importantissimi seirà oggetto del 11 libro) sarà palese chela suddetta reazione ha luogo per una ragione ben diversa da quella escogitata da Brown,ed é di ben diversa natura che un grado mera- mente accresciuto del fisiologico eccitamento. ChelcazioiiMnorbo- sc sono nuove e diverse di modo dalle fisiologiche é principio clic risulta tanto dall'osservazione empirica come dall' esposta dottri- na dei rapporti organici. 11 senso di ambascia e di gastralgia che produce un' alimento indigesto o sostanza venefici, non é ne può essere un grado del senso di soddisfazione e di piacere che cagiona un' alimento grato ed omogeneo, ma bensì un modo nuovo estraor- dinario corno la causa che l'eccitò, e diverso come il piacere é di- verso dal dolore. La vita morbosa non rappresenta dunque gradi differenti dello stato fisiologico ma modi m'ori e diversi come sono nuove e differenti dalle fisiologiche le potenze nocive che l'eccita- rono. -" Secondo i miei principj—All' osservanza delle leggi di rap- 'porto organico corrisponde la normalità della vitalità e della vita, alia violazione di esse leggi corrisponde il disordine dello stato mor- !>o:«>. Che é quanto dire che siamo nei limiti della fisiologia fino n che le leggi vitali sono osservate, fino a che la machina animale non é messa a cimento colle cause nocive che violarono esse leggi vitali. Violate le leggi di rapporto organico dalle potenze relati- vamente nocive, si sorte dai limiti della Fisiologia; le forze orga- niche sono provocate ad anioni nuove e diverse, e il disordine dello stato morboso é tanto nuovo e diverso dal fisiologico come il mo- do di agire delle potenze esterne che lo provocò, é nocivo morbo- so o violatore delle leggi organiche in luogo di essere affine saluta- re come fanno gli agenti salutari e fisiologici. Sarebbe dunque un controsenso chele potenze nocive eccitassero una reazione nor- male, e le salutari eccitassero una reaziono morbosa. E vero che le salutari risvegliano se eccessive una reazione morbosa, ma sola- mente quando violano le leggi di capacità organica. Ma in questo caso non é già un' eccesso di funzion fisiologica ehe ne risulta, ma bensì la comune reazione flogìstica che non é un' atto fisiologico co- me dimostrerò, ma bensì un processo della vita morbosa. Brown non considerò la qualità «logli stimoli, e tutti i loro modi di nuocere ri- dusse al più o meno di azione sull' eccitabilità. Ora ho dimostrato che le potenze calerne, possono ersero cause di malattia con offendere le leggi anatomiche, le cosmi- che, e le funzionali, cioè operando •qualitativamente" ed attaccando le condizioni del la vitalità, quelle delle l'unzioni, e quelle dell' ordine e della vita generale. — 165— § 5:-} Esse sono necessarie a conservare l economia minacciata dallo potenze nocive; e sono coordinate a manifestarle, respinger- le, o ripararne le offese nei solidi e nej fluidi. La malattia e uno stato di disordine e di vitale conflitto. Nel combattere questo errore della scuola dinamica m'incontra- va facilmente d'accordo coi chimisti i quali ammettono che lo sta- to morboso rappresenta un disordine delle condizioni meccanico- vitali, e chimico-vitali dell' umano organismo. Però nel principio zoonomìco che le azioni morbose sono neccessarie e coordinate alla conservazione dell' organismo, mi trovo in aperto conflitto tanto colla scuola dinamica come colla scuola chimista, le quali riguar- dando lo stato morboso un' alterazione delle forze o condizioni au- tomatiche della vita, non credono che queste stesse forze abbiano una tendenza ed efficacia conservatrice, e sopratutto che ottengano l'effetto della conservazione mediante i medesimi atti della vita morbosa; e perciò opinano che tutto il merito della cura apartic- ne all'arte la quale (secondo loro) o riordina il dinamico eccitamen- to, o le condizioni meccanico-vitali, o chimico-vitali dell' orga- nismo. Pure il principio sopra enunciato risulta da un diligente esame dei fatti, (come dimostrerò nel II libro di cui questo principio éin qualche modo la sintesi ) ed é altresì una conseguenza de stabiliti principj di Zoonomia. Nondimeno non é mio animo riprodurre 1' archeo di Van Helmont, o l'animismo di Sthal, e pretendere che gli atti della vita morbosa si compiano per la coscienza del prin- cipio vitale, e che questi atti come tendono a conservar l'organismo, cosi possono conseguirlo per se stessi e senza l'intervento dell' arte. Io penso che le conosciute forze della vita sono coordina- te a conservare l'economia cogli atti fisiologici quando le leggi di rapporto vitale vengono osservate, e a ripararla cogli atti patolo- gici quando le suddette leggi vengono violate. Una e costante é la tendenza dei poteri organici a conservare l'economia tanto nella vita normale come nella vita morbosa; la differenza delle manifes- tazioni fisiologiche o patologiche, è dovuta alla differente situazio- ne organica. Perché alle situazioni fisiologiche é naturale che cor- rispondano atti fisiologici capaci di manifestare e soddisfare isuoi bisogni igienici; ed alle situazioni morbose (create da certe cause nocive) é naturale che corrispondano atti e processi morbosi coor- dinati a manifestare e soddisfare i suoi bisogni nuovi e terapeuti- ci. Gli atti e movimenti morbosi non sono utili eneccessarii perse stessi assolutamente, ma relativamente alle cause nocive che cam- — 166 biarono le condizioni organiche. Non è utile e neccessario il vo- mito per se stesso, ma lo é quando un' alimento indigesto od una sostanza venefica violò le leggi organiche dello stomaco. Non é utile ne neccessaria l'infiammazione d'una parte,malo e bensì quan- do una ferita od una violenza qualunque sopra una parte la rende neccessaria per ottenere la riparazione dell' avvenuto sconcerto. Ed una prova convincente di quanto affermo é che mai non avvie- ne lo stato morboso senza la provocazione di qualche causa occa- sionale (che sovente sfugge il nostro esame). Per conseguenza la colpa e la responsabilità degli atti morbosi ricade intera nell azio- ne delle cause nocive che gli provocarono e gli resero neccessarii. Mi spiegherò con quest' esempio. Una nazione aspira a conservar- si tanto colle arti della pace come con quelle della guerra: il suo stato regolare e naturale è la pace, e finché esterni ed interni ne- mici non la turbano, questa società si occupa di arti, di comincici. di scienze, di lettere, di godimenti. Però se esterni od interni ne- mici ne minacciano la sicurezza e la indipendenza, allora paralizza le opere della pace, e impugna le armi, e sacrifica denari e sangue per conservarsi. Adunque la vita fisiologica é lo stato naturale di un corpo vivente come la pace é lo stato naturale di un corpo poli- tico; la malattia é uno stato violento per l'uno come lo é lo sta- to di guerra per l'altro; nel corpo vivente é reso neccessario dalle cause morbose che ne violano le leggi e perciò ne offendono le con- dizioni di vita, nel corpo politico é resa neccessaria da interni ed esterni nemici che ne minacciano l'esistenza. Non solo sarebbe un' assurdo e un controsenso che l'economia animale seguisse a vivere ordinata e normale quando venisse offesa nel lo sue leggi c'ininacia- ta nelle sue condizioni di vita, e accogliesse colla stessa corrispon- denza fisiologica tanto le cause della sua conservazione come quel- le della sua distruzione; ma sarebbe altresì un' inconveniente gra- vissimo che non manifestasse con atti nuovi, straordinarii e mor- bosi la presenza delle cause nocive, e il cambiamento per esse in- dotto nelle condizioni organiche. E dunque innegabile la utilità diagnostica degli atti morbosi; che avvertono l'interino ed il mo- dico dei cambi lineati avvenuti nell'organismo, ed accusano i nemici che lo minacciano. Ed é certo, (e lo dimostrerò nel II libro ì, chela Natura ha prestabilito tale corrispondenza fra l'indole delle alte- razioni morbose o cause prossime delle malattie e i sintomi che la manifestano; che gli atti morbosi che annunziano, manifestano. rappresentano lo stato morboso, presi nel loro insieme e'ncllo lo- ro particolarità ci servono mirabilmente a svelarci la sede. Iat- tenzione, il genio, il grado.delle condizioni morbose. Per con- seguenza può ammettersi che una febbre perniciosa, una tifoi- —167— dea, la febbre gialla, il vainolo, l'oftalmia sifilitica, il reumatis- mo acuto, la polmonia, la dissenteria & formano altretanti qua- dri diagnostici e semeiottici separati e distinti. E chi negherà la utilità diagnostica drei dolore, e che-le sue modificazioni infinite so- no dalla Natura ordinato a svelarci la sede, il genio, il grado dei morbosi disordini? Ben so che si griderà al paradosso, osi dirà ehe questa dottrina che presento fu già confutata da Brown (Nuovi Elementi di Medicina, Confutazione dello stalianismo.) Pure oso af- fermare clic gli atti morbosi sono utili e neccessari appunto perché le cause che li provocarono furono nocive. Chi negherà che le sos- tanze inaffini e venefiche introdotte nel nostro interno producono generalmente vomito, diarrea, diuresi, sudore, e che questi atti di escrezione morbosa che hanno luogo in organi dell' escrezion fisio- logica provano movimenti di ripulsione; e sono poi utili ad elimi- narli e respingerli dal nostro organismo? Vedremo in appresso che lo stato di avvelenamento e di controstiinolo non é uno stato pas- sivo della vita, ma bensì di vitale conflitto; e che i pretesi controsti- moli non sono che potenze inaffini,e nemiche della plastica crasi de- gli umori e dei solidi. Ben so che il processo flogistico e febbrile che occupano la maggior parte della Nosologia e della pratica me- dica furono incolpate'di una infinità di disastri ; eppure non du- bito di dimostrare che il processo flogistico é riparatore dei soli- di, e il proccesso febbrile lo é degli umori, che dentro certi limiti sono neccessari e salutari, che alio cause morbose che gli eccitaro- no appartiene la responsabilità dei sconcerti insanabili e della mor- te che ne provengono,e molt > volte ad un falso metodo di cura che distrugge le forze della vita, e allontana la r'soluzione o riparazio- ne che con esse e solamente con esse può ottenersi. Non dico di più perché tutto il li libro sarà lo sviluppo e la dimostrazione di questo principio, il quale spero sarà fecondo di pratica utilità più di quello che pensa la comune dei medici. Solamente a questo luo- go mi giova avvertire—1.° Io non attribuisco a coscienza delpriii- > iripio vitale la opportunità od utilità degli atti e processi morbosi, ina bensì ad una provvida' e per cosi dire machinale disposizione dei poteri organici per cui messi in dato circostanze agiscono in/ dati modi prestabiliti dalla stessa Natura per conservar l'economia vivente. 2.° Nemmeno pretendo che i poteri organici come tendo- no a conservar l'organismo cosi lo possono conseguire senza l'aiuto ■ dell arte. Appunto perché i loro atti sono provocati da potenze nocive violatrici delle le<ì'.',i organiche, appunto perché questi atti sono morbosi e diversi disnodo dal fisiologici, appunto perchérap- presentano uno stato d> (lè-'oHiie^ e d'^raioni-a. rs*vrsonO >'!:so;': )ì.\i> ' {W'.tf'ì-*- . irt*>, • •■}. - IviJogtftit'te'evu'Utri'eC.: , . —lbó ~ appunto tibisognano dell'aiuto dell' arte, perché rapresentauo uno stato di vitale conflitto. Escluse queste due pretenzioni degli Stha- liani mi pare potersi stabilire: che gli atti e movimenti morbosi so- no neccessari alla conservazione dell' organismo, che son resi tali dalle potenze nocive che offessero le leggi e condizioni organiche, es- sere la malattia uno stato di vitale conflitto, essere responsabili del- le abberrazioni morbose le cause nocive che l'eccitarono, che gli atti morbosi hanno una utilità diagnostica e terapeutica, e che l'arte in tanto può giovare e servire alla natura inferma, che arriva a conoscere le cause morbose che la minacciano, e la natura degli sforzi che fa per superarle, ossia la natura dei processi morbosi. § 54 La natura vivente lotta con le potenze nocive, per mezzo di al- cuni atti fisiologici, il che costituisce uno stato di mal esse- re e di salute incompleta. Ma non sempre l'economia animale combatte le cause nocive col- le armi della vita morbosa, che spesso lotta con esse con certi atti fisiologici, quali sono l'assimilazione e l'abitudine. Anche esposto il nostro organismo all' impressione di potenze inaffini od a circos- tanze contrarie al nostro ben' essere, anche introdotte sostanze straniere, inassimilabili, nocive, non sempre scoppia inmediatamen- te lo stato morboso, che anzi tarda molto sovente ad accadere ques- ta esplosione, se le leggi di capacità e di gradazione vengono ris- pettate. L'uomo si abitua, si addatta per gradi a vivere nelle tene- bre e nell umidità di una carcere, a cibo scarso e malsano, ad aria miasmatica e mefitica, al caldo ed umido clima dei tropici, al fred- do glaciale dei poli, ai violenti esercizj, alle emozioni gagliarde e violente della vita marittima o della guerra, al peso eli una vita agitata e troppo piena d'affari, ad un intemperanza diaria, all' abu- so dei liquori, del tabacco, dell' opio, a tutte insomma le cause no- cive. E se non fosse la provida e benefica legge dell' abitudine che to- glie alle esterne potenze delia loro forza e malignità, la machina umana circondata coni' é da tante circonstauze nemiche sarebbe sempre inferma se sempre reagir dovesse alle medesime morbosa- mente. Cionondimeno se l'abitudine diminuisce alle esterne cose la forza nociva, non sempre la toglie affatto; se previene lo scop- pio dello stato morboso, non per questo il contatto delle cause no- cive fu indifferente alla perfezione e pienezza delle condizioni fisio- logiche. Che anzi accade una specie di transazione : la machina umana non cade inferma, ma presenta l'aspetto d'una salute incom- pleta cagionevole e decaduta. E in prova si osservi l'aspetto sqnal- luy -• lido dei poveri, dei prigioneiri, degl'i abitanti, (ielle maremme e dei paesi malsani dei tropici, si osservi la vecchiaia accelerata degli intemperanti e degli ebrj abituali, e lo stato di debolezza fisiologi- ca a cui l'uso abituale dell opio conduce i popoli Asiatici. Se col- la legge dell' abitudine la natura vivente modifica i proprj poteri perché sentano meno l'impressione molesta delle potenze nocive. coli assimilazione o coi conati di assimilazione modifica le sostan- ze introdotte nei nostri umori per renderle più omogenee ed affini, e toglier loro ciò che hanno d'irritante e inaffine. Tanto le malattie febbrili come le esantematiche e le discrasie sono costituito certa- mente da primigenia alterazione degli umori, eppure non scoppia- no subito dopo che il miasma palustre, o i principj contagiosi, o acrimoniosi furono introdotti o formati nel sangue. Vi é sicura- mente uno stato d'incubazione analogo a quello che accompagna l'azione del tartaro emetico, dei purganti e in generale di tutti qua- si i farmaci. E questo stato d'incubazione credo essere una serie di azioni e conati assimilativi sui principj morbosi. Che se riescono ad assimilarli corregerli modificarli,si previene lo scoppio della ma- lattia, se non riescono questi conati di assimilazione fisiologica, ven- gono in campo quelli della morbosa coi fenomeni delle febbri, degli esantemi &. Introdotto l'emetico o la scamonea non si commuove già subito lo stomaco e il tubo enterico come dovrebbe succedere nel supposto di una mera azione stimolante o irritante; l'essere cotanto tarda e posteriore la reazione ripulsiva dello stomaco e degli intestini pro- va che vi furono conati assimilativi in questi organi i quali si in- vertono quando non poterono vincerne, e modificarne le qualità disaffini. Però come dell' abitudine succede lo stesso di questa as- similazion fisiologica di sostanze nocive; vale adire che l'economia vivente soffre in questi sforzi, e la salute imperfetta che ne risulta si ottiene a spese dell energia e perfezione delle forze organiche; e cosi l'individuo obbligato a questa assimilazione di principj mor- bosi non solo é sempre esposto all' esplosione di malattie pericolo- se, ma vive una vita malaticcia, debole, e di una salute incomple- ta. Questo stato fisiologico di non-malattia ma insieme salute im- perfetta prodotto vantaggioso dell' abitudine e dell' assimilazione, non deve confondersi coli' opportunitas di Brown (concetto pura- mente teorico) ch'era il principio dell' una e dell altra diatesi, perché questo stato da e toglie la disposizione a molte malattie dif- ferenti secondo le circostanze che lo producono. Ne toccai per di- mostrare che la Natura vivente é attiva sempre e autocratica, pos- ta a contatto delle potenze nocive, perché o toglie loro la forza co- gli atti vitali dell' assimilazione e dell' abitudine, o insorge cogli —no - atti morbosa ad avvertirle, a riggettarle, a ripararne le oil'c.-»-. § óó Definizione della vita che é k saite-ù dolla presente dottrina. Come conseguenza e come compendio dell' esposta dottrina io presento questa definizione della vita—L'esistenza o V esercizio dei poteri senzienti, motori, e plastici cQ'>rdLu:itì dalla Nitura «• couser vare o restituire l'ordine e l'armonia delle pa,rti e delle funzioni ad- agili tip > organico prestabilite osservinio le rispJt've leggi di rap- porto vitale. Questa definizione verrà per avventura giudicata troppo lunga e complicata da coloro che pensano potersi definir bene la vita, che è un' insieme di fenomeni tanto singolari, in poche parole: p..e. In vita é l'insieme delle funzioni che resist-.-uo alla morte (Bichat); la vi- ta é il risultato ddl' azione degli stimoli sopra V evitabilità, é uri eccitamento (Brown). Se la definizione .della vita-ha da significar qualche cosa, e deve essere di qualche vantaggio alla scienza deve essere la sintesi di tutta una dottrina modica, porche rappresenta la nozione sintetica del suo soggetto, e perciò deve comprendere ciò che la vita od esistenza organica ha di proprio o specifico pa- ragonata coli esistenza degli altri esseri, e le condizioni speciali per le quali questa esistenza, organica si effettua—"Non bisogna ,.cercare la definizioni della vita né suoi prodotti: e molto meno nel- :,la spiegazione dei fenomeni particolari che succedono sotto di es- „sa. E d'uopo cercarla nello condizioni generali alle quali la vita ,,é attaccata, e dentro le (piali i fenomeni tutti vengono esattamen- te compresi." ( Toniuiasiiii, Lezioni Or'diche di Fis. e Fedol. lez. V). Io racchiudo nel concetto della vita tanto la vitalità come le fun- zioni, perche; certamente la vitalità é una forma dell' esistenza or- ganica che non ha nulla di comune coli esistenza dei corpi inorga- nici. Ora se é certo clic esisto la vitalità in istato di potenza conio esiste in. istato di azione,, la doiinizione di Brown é incompleta. Brown defini la vita ó le funzioni di essa consistere in uit,movimen- to od eccitamento, risultato di due condizioni fisiologiche neccessa- rie e generali, l'eccitabilità e gli stimoli. * Però il concetto as- tratto e vago dell' eccitamento Browniano tende a confondere il mo- vimento proprio della vita con quello che appartiene ai corpi non vivi, se non si considerano l'eccitabilità e gli .stimoli lo forzo prò- * Va grosso volume, basterebbe apper.a a contenere il critico esame delle' varie. d 'finizioni ch'Ha vita elio vennero proposte dai fisiologici. Mi limito a toccare appe- na quella di Ibnwn clic fu fci piti lodata e clic ri'-untie ancora, di se 1p scuole iìilmU- clie. e ciò n°! intento di «ii'sti'iiare la nei. —171— prie ed Uniche della vita organica, e diverse da tutte le altre forze della natura. Il concetto Browniano ha due inconvenienti gravi. quello di fondere in una sola proprietà, e questa motrice e passiva, i poteri diversi della vita che sono essenzialmente distinti, e quel- lo di darcagli stimoli la qualità assoluta di fattori vitali, mentre là ricevono dallo stato organico e dalla vitalità. Dichiarando io le funzioni o la vita consistere nell esercizio dei poteri senzienti mo- tori e plastici; ho segnalato le differenze dei fenomeni cui l'analisi ci costringe ad ammettere, e che sono principj perché sono fatti ge- nerali che appartengono a tutti i corpi viventi; od ho indicato po- teri che non appartengono che ad ossi, e che servono a distinguerli dai corpi non vivi. Brown ha definito la vita l'esercizio dell' ecci- tabilità per l'azione quantitativa degli stimoli estcrni,ma ha perdu- to di vista e l'oggetto a cui tende cotesto esercizio della eccitabili- tà, e le leggi vitali o le condizioni iv-seiiziali a cui é subordinato: questi due punti stabiliscono una differenza grandissima fra la mia -e la Browniana dottrina della vita. Infatti stabilire che i poteri vi- tali sono coordinati a conservare e resutuire l'armonia delle parti e delle funzioni, equivale al fondare il principio dell' Autocrazia Ippocratica non più sopra un' essere ideale, ma sopra la natura e l'uso delle forze vitali meglio studiate e definite, equivale all' in- terpretare con questo principio i fenomeni della Fisiologia, e le regole dell Igiene, equivale al definir la.salute per una armonia e lo stato morboso per uno stato disarmonico e disordinato; equiva- le allo studiare le cause delle malattie in relazione colle condizio- ni fisiologiche della vita, e convenire sull' utilità dei processi mor- bosi. Stabilire invece con Brown che esistono solamente rapporti quantitativi fra Peccitabilrtà e gli stimoli conduce a vedere nello stato morboso gradi differenti dello stato fisiologico, appartenere perciò non alla natura od all' opera attiva delle forze vitali, ma al ìnanheggio diverso delle forze stimolanti, e perciò all' efficacia dell' arte gli effetti tutti fisiologici, morbosi, e terapeutici delle es- terne potenze. Brown non parlò dell' esercizio della vitalità che in relazione agli stimoli, quindi tutta la Etiologia era ridotta al più ed al meno. Ammettendo io l'esercizio dei poteri vitali condi- zionato e subordinato alle leggi di rapporto vitale, emerge una dis- tinzione profonda e modale fra lo stato fisiologico e lo stato mor- boso, perché é stabilita la corrispondenza fra l'osservanza delle leggi organiche e la normalità della vita, e viceversa. E avvegna- ché le esterne.Potenze o possono offendere le leggi anatomiche o le cosmiche ole funzionali, e la vita reagire a seconda delle leggi vèthiio e l'importanza vitale delle funzioni, cosi ne risulta che già la mia etiologia non é ridotta ad uno sterile e falso dualismo, ma a —17:2— quel multiplo dei morbi e deirimedj che é dettato e sanzionato dall' osservazione clinica. Ammesse dunque queste due idee nel concet- to generale della vita 1.* che le forze vitali tendono a conservare l'armonia delle parti e delle azioni o restituirla: 2.° E ciò osser- vando certe leggi di rapporto vitale: si é condotti a riguardare queste stesse leggi come i veri cardini della vita organica e della scienza medica. Giacché egli é studiando le leggi di rapporto fi- siologico che conosciamo il meccanismo della vita normale, prati- chiamo senza un cieco empirismo l'Igiene, e conosciamo la genesi e la vera natura delle malattie. Egli é studiando le leggi di rap- porto terapeutico che conosciamo e soddisfacciamo i bisogni della natura che soffre e pratichiamo con vera efficacia la terapeutica. Per mezzo adunque di questa definizione, di questo nuovo concetto del- la vita mi sembra che ad un solo punto convergano la Fisiologia e la Patologia, l'Igiene e la Terapeutica, la scienza e l'arte; e che si rientri di nuovo nel mal abandonato principio della scuola greca— Medicus nature minister et interpres, quidquid meditetur et faciat si nature non obtemperai, nature non imperai. § 56. Dimostrazione che mi propongo della verità ed applicazione della mia sintesi mediante il confronto di essa coi fatti fisio- logici ed igienici. La sintesi generale della vita che prò pongo al pùblico medico, é un' induzione che risulta dallo studio e dal confronto dei fatti del- la Fisiologia e della Patologia. Tanto la una come l'altra hanno due aspetti distinti, e perciò due differenti ordini di fatti. La Fi- siologia propriamente detta costituisce la storia delle funzioni e degli atti tutti della vita normale, e l'Igiene come corollario di essa espone la storia delle convenienze igieniche, i precetti del conservarla salute. La Patologia (o Nosografia) presenta la sto- ria delle singole malattie: e la Terapeutica come corollario di es- sa espone la storia delle convenienze terapeutiche e i precetti del curare le malattie. L' Igiene e la Terapeutica sono empiriche fino a che la Zoonomia non ha reso razionali e complete la Fisiologia e la Patologia. Per dare alle mie idee quella evidenza sperimentale, e quella dimostrazione pratica che esige la serietà somma dell' ar- gomento, per ottenere quella convinzione sufficiente a far accettare una nuova dottrina della vita, reputo neccessario previamente con- frontare ì principi che costituiscono la mia sintesi, coi fatti fisiolo- gici ed igienici; e successivamente coi fatti patologici e terapeuti- ci Mi é d'uopo dimostrare che la proposta dottrina della vita non ?olo discende dal più severo esame dei fatti e non ne teme il con- 173- fronto, ma che sola può avere un' utile e per cosi dire logica ap - plicazione alla pratica, a tutti i dettagli cioè dell Igiene e della Terapeutica empiriche e sperimentali non guastate, come in ogni tempo lo furono, dallo spirito di sistema. Io credo che se i siste- matici che mi hanno preceduto, avessero adoperato questo meto- do, o avrebbero rettificato principj che poi la critica trovò erro- nei, o trovatili erronei non gli avvrebbero presentati al mondo, e ad ogni modo ci avrebbero fornito un modello del metodo di ana lisi e di sintesi ch'io reputo utilissimo introdurre nella scienza. Come dimostrazione, e come applicazione pratica intraprendo adunque il confonto della mia sintesi coi fatti fisiologici e coi fatti igienici, per passare successivamente (nel IL libro) al confronto di essa sintesi coi fatti patologici e terapeutici. SEZIONE SESTA. CONFRONTO DELLA MIA SINTESI COI FATTI 1 ISIOUHOCI. § ÒT Riflessioni preliminari, divisione delle funzioni—Interpretazione della digestione per mezzo delle forze vitali e delle leggi di rapporto vitale da me contemplato. Dimostrata nelli atti gas- troenterici V autocrazia della vita. Esaminando l'attuale stato della Fisiologia si presentano alla nostra mente diverse riflessioni. 1.° Che il corpo di conosceUze fi- siologiche che possediamo ci offre bensì la. storia della vita nor- male ma non la teoria, ci offre la descrizione dei fatti particolari, ma non contempla i fatti generali, ovvero i principj sotto ai quali coordinarli, ci espone la storia dei fenomeni ma non la teorìa del- le cause e leggi generali che gli governano. 2.° Per conseguenza la Igiene che da le regole della salute, é tuttavia empirica, essa insegna ciò che giova e ciò che nuoce, ma non perché giova e per- ché nuoce; perché ignora tuttavia le leggi vere e fondamentali del- la vita, e non ha quindi altro appoggio che i dettami dell' esperien- za.. 3.° La Patogenia moderna o sia diretta dai principj del chi- mismo e del dinamismo, non si giova delle conoscenze fisiologiche per istabilire la dottrina dello stato morboso; vi é quindi una vera interruzione e separazione fra la Fisiologia e la Patologia, il che prova due cose: a che tanto l'una dottrina della vita come l'altra non é la vera induzione od interpretazione dei fatti b e che nessu- na Patologia é la vera se non può riunire queste due seienze e fare che servano di luce e di" aiuto una all' altra. Queste riflessioni che accennano alla neccessità di una nuova dottrina Iella vita, e a quel- li — 171— . la di abbandonare le guide che finora ci parvero sicure, abbisogna- no di sviluppo, di prove e di una piena dimostrazione. Ora niuna saprei trovare migliore che quella del confronto della mia e delle vigenti dottrine della vita colle singole funzioni fisiologiche, per- ché il lettore possa da se medesimo giudicare quale di esse meglio si presta ad essere la vera e spontanea interpretazione dei fatti fi- siologici, * la vera sintesi della vita che emerge dapprima dallo studio della Fisiologia, e ci accompagna poi nell' intricato sentiero della Patologia. É tale l'intrecciameli to delle azioni vitali e la mutua loro influen- za e dipendenza, sono esse talmente composte e complesse; che non è facile una esatta divisione delle funzioni. Già dimostrai che tut- te quante possono ridursi o alle organiche che servono ai rapporti di composizione plastica, o alle animali che servono ai rapporti psicologici; e non ciò solo pel diverso fine a cui tendono, ma per la specialità delle leggi che a ciascuna classe appartiene. Pure non posso dissimulare che le funzioni della vita organica propriamente dette; digestione, circolazione, ematosi &. sono talmente dipenden- ti da certe azioni della vita animale, e cosi queste sono talmente dipendenti da quelle della vita organica, che é impossibile sepa- rarle guanto ai mezzi, e solamente é possibile separarle e distin- guerle quanto al fine a cui tendono. Per conseguenza avendo ques- to fine per guida mi sembra fisiologica la divisione che sulle tracce di Aristotele, di Grimaud, e di Bichat propose Richerand, e che é seg uita da quasi tutti i fisiologi. ** Gli atti della vita plastica intervengono bensì nel compimento delle azioni animali, ma il fine * L o stato della scienza fisiologica presenta due parti diverse: la discrittiva che espone la storia della vita, e la critica che ragiona sulla vita e discute le opinioni di- verse sul meccanismo delle funzioni. Entrambe sono un campo inmenso, ed esiggo- no gross i volumi. I limiti e la forma sintetica del mio lavoro ni' impongono la nec- cessità d'esser breve; io quindi citerò pochi fatti e pochi autori quando potrei citar molti (e ben so che il citar molti darebbe maggior peso e autorità al mio libro.) Pe- lró il mio lavoro é diretto a medici adulti ed eluditi; basterà quindi ch'io citi pochi fatti quando sono certi e decisivi per le mie induzioni teoriche, ch'io citi solamente davori critici che già appartengono alla scienza, senza il pedantesco lavoro di ripro- durli. Che se i miei principj zoonomici verranno trovati giusti veri e applicabili alla Fisiologia, alla Patologia e all' Igiene dai medici pensatori, allora avrò la convinzio- ne che la mia erudizione di fatti e di autori non é scarsa di numero ne di valore: se poi si dubiterà della mia sintesi per la povertà della mia erudizione, mi rimarrà il fa- cile rimedio di una più volominosa edizione della nuova Zoonomia. ** Non lascia di essere interessante la divisione proposta dai Dri.Brachet et Foul- houx—1. ° Funzioni che sono governate dal solo sistema nervoso gangliare.2.° A'- tre che lo sono dal sistema nervoso cerebrale. 3, ° Altre miste o che lo sono dall'inter- vento di entrambi. Quanto é difficile un'esatta e decisa coordinatone dei fatti organi- ci! Ciò fece dire a Galeno—"nihil est in corpore vivente piane piucerum. —170- di queste azioni sono le relazioni psicologiche; gli atti della vita animale sono bensì neccessarie al compimento della vita plastica od organica, però il fine di questa vita organica sono i rapporti di composizione materiale. Le funzioni sessuali sono certamente atti della vita organica ed animale dei due sessi, però hanno ungine dis- tinto dall' uno e dall' altro qual é quello della riproduzione della specie o creazione di un nuovo vivente. Addottata questa divisione comincieró dalle funzioni organiche tentandone una nuova interpre- tazione con la presente dottrina dei rapporti organici. La digestione benché sia un' annello dell' intero circolo vita- le, e supponga la previa esistenza di molte azioni diverse, é pure in certo modo il principio delle funzioni plastiche, perche ivi comin- cia la scelta e la formazione dei componenti organici, ivi é l'origi- ne delle nostre forze, e sovente di molte nostre malattie. Il progresso della scienza ha confutato le antiche opinioni sul meccanismo della digestione, vale a dire le idee di cozione, trituT razione, macerazione, putrefazione, fermentazione, (mi rifferisco al- le migliori opere di Fisiologia). L'esame rigoroso dei fatti nemme- no permette (come dimostrerò) di riguardarle coi dinamisti come il prodotto dell' eccitabilità dell'apparato gastrico, e della forza ec- citante degli alimenti, o ritenere coi chimisti che si componga di azioni meccaniche e di azioni chimiche combinate in modo partico- lare. Oso quindi affermare che questa principalissima funzione non ha finora una vera teoria. E poiché nelle scienze non basta la criti- ca che distrugge, ma é neccessaria la sintesi che edifica, cosi mi propongo dimostrare: che la digestione é un' atto complesso, ed è esclusivamente vitale; che lo compiono i tre distinti poteri della vita, tutti attivi,insicme associati, e regolati dalle leggi di rappor- to vitale. Egli é certo infatti che i poteri senzienti hanno l'iniziativa di questa funzione; e il senso della fame e quello della sete che appar- tengono certamente alla vita animale, ne sono il primo anello ena©' vente, e sono in armonia colla vera situazione organica dell' indi- viduo bisognevole di alimento e di bevanda. E notoria la vanita delle ipotesi proposte per ispiegare la sede della fame e della setey e la passivitàdello stomaco o dei nervi; cioè la vacuità del ventri- colo, l'attrito clelle papille mucose, lo stiramento del diaframma,, e ciò che parve più probabile l'azione irritante dei sughi gastriieii &. Accusare i sughi gastrici che son l'effetto della digestione equiva- le all' attribuire l'azione delle gtandole salivali e lagrìiaalì alle lagrime e alla saliva non all' iniziativa nervosa che ci fa piangere e salivare. Gli esperimenti di Valzalva, Baglivi. Legallois &. han provato che il pneumo-gastrico é il veicolo di queste due sensazioni, —17t*.— e provano la natura interamente nervosa e spontanea del feiioannuT il calmarsi la fame passata la ora del pasto, il non sentirsi dai let- terati e dai matti, non sentirsi cioè per una forte distrazione, il cal- marsi per la presenza di cose non alimentari, ma che chiamano P attenzione dell' organo, o coli' opio che ottunde e modifica lo stato dei nervi. ( V. Jì racket et Fouilloux.) Ma provano sopratutto la spon- taneità e l'attività autocratica di queste due sensazioni l'essere la fa- me e la sete l'espressione esatta e l'interprete dello stato vero e dei bisogni dell'organismo: il perché l'animale sente fame a tal'ora perché ad essa lo invita la legge di ripetizione periodica, sente fa- me per tale alimento perché a ciò lo invita la legge di affinità rela- tiva alle varie situazioni organiche, quindi i carnivori hanno ape- titi diversi dagli erbivori, e secondo il temperamento, l'età, l'idio- sincrasia, l'abitudine &. l'uomo ha bisogni é perciò apetiti distintf. E deipari se l'animale sente fame ad un grado maggiore o minore a seconda delle varie situazioni organiche é perché é relativa la legge di capacità organica, quindi nìuna dopo il pasto e in un gran numero di malattie, molta nella convalescenza e quando la machina si tro- va in grande energia. E finalmente come la fame corrisponde al bisogno di materiali solidi, cosi la sete corrisponde al bisogno di liquidi di cui sia priva la generale assimilazione o per malattia feb- brile o per soverchia traspirazione. E prova finalmente l'iniziativa dei poteri senzienti il senso di pia- cere, di energia fisiologica e di sazietà che accompagnala soddisfa- zione di questi due bisogni della digestione. Pigli é un fatto altre- sì che nello stomaco si fa una vera elezione degli alimenti, ed é os- servazione antica che essi non sortono già noli* ordine con cui. en- trarono, ma secondo la loro maggiore o minore digeribilità. E no- to ebe il piloro è dotai® della facoltà di sentire e riconoscere gli alimenti chimificati, e questi lascia passare, e ritien gli indigest'iTsi attribuisca questo potere senziente ai nervi gangliari, oall ottavo paio come sembra provarlo il famoso fatto riferito da Darwin (Zoonomia, sez. 25)di un'uomo che rigettava ad arbìtrio ora le bac- che rosse ed aspre, ora le nere e lisce d'uva spina poco pri- ma inghiottite, essa é una verità sanzionata dalle ripetute es- perienze di Lallemand, Tiederaann, Gosse &. (Brachet e Fouilloux, op. e.) Ma non bastano i poteri senzienti, uopo é che i poteri moto- ri sia della vita animale che della organica favoriscano la tritura- zione, e divisione, la introduzione e il rimescolamento, e il pasag- gio graduale e la escrezione della massa alimentare. Ora é noto che il movimento giusto e peristaltico corrisponde alla qualità omogenea, e alla quantità normale degli alimenti (legge di affinità e capacita organica ) q no favorisce la chimificazione, e il passag- gio attraverso il piloro, e viceversa l indige-tione. la cardia! già. il vomito, la diarrea, la gastrite curri.-pondono ad alimen- ti ingrati o soverchi, o veleni. .Riconosciuta come un fatto ques- ta corrispondenza, | incomprensibile coi principj della scuola fisi co-chimica e della dinamica, fa maraviglia che Magendie richia- masse l'opinione di Bayle sulla passività dello stomaco nell atto del vomito. Se si riflette infatti ai molti-eseinpj di vomito eletti- vo, di vomito per associazione d'idee, alle simpatie dello stomaco, alle sue idiosincrasie ed affinità per particolari alimenti, se si pen- sa che il vomito é un atto morboso ( Vomilus totus morbosus est— Hcdler) un movimento inverso perché prodotto da impressioni no- cive, e collegato a condizioni morbose del ventricolo; se si riflette che l'opinione di Magendie sembra, appoggiarsi soltanto sulle dub- biose prove delle vivisezioni * se si pensa finalmente alle prove contrarie che gli furono apposte da Bourdon e Tantini ( Dizio- nario Classico di Medicina art. vomito) dovremo respingere una opinione contraria ai veri principj della Fisiologia. Cosi come il moto peristaltico appartiene allo stomaco e allo stato normale dello stomaco, cosi il vomito che é un movimento inverso ed antiperistaltico appartiene allo stato innormale di esso stomaco, e se il diaframma e i muscoli addominali vi concorrono, egli é per legge di consenso: ma le cause; del vomito sono dirette non ed essi ma all' organo gastrico. Egli é inoltre una circostanza curiosa che durante la digestione si chiudono le duo aperture del ventricolo, e solamente durante il vomito si apre la parte cardia- ca, e a digestione finita la pilorica. Che se non é difficile intender- la ammettendo l'attività del moto vitale perché associata all' ini- ziativa dei poteri senzienti; riesce impossibile rendersene ragione coi principj di Haller e di Brown. La sistole delle due aperture corrisponde per antagonismo alla diastole del ventricolo che funziona; e cosi se quest' organo si disgusta, é naturale che la sua diastole si converta in sistole con associata diastole car- diaca nei casi di solo vomito, con diastole pilorica, quando pu- re vi si unisce diarrea : cosi questi moti che furono per i dinamici sinonimi di azione accresciuta da certi stimoli sono sintomi ed atti morbosi da vitale disgusto per agenti inaffini, e viceversa il moto lento peristaltico accompagna la presenza dei buoni, dei veri, dei fisiologici alimenti, perché la diastole ha l'iniziativa del moto fisio- logico o peristaltico. * Dubbiose prove (dice oportunamente il Tommcsini vop. cit.) perché langue la l'orza vitale .sotto le torture egli sperimenti, e vengono adulterati ((nei fenomeni dai quali si potrebbe riconoscerla e misurarla. --17S- Ed ecco aver parte nell opera della digestione due forze vitali che non sono per nulla la eccitabilità Browniana, perché infatti la Hensibiiità animale ed organica a cui appartiene l'apetitoe la scel- ta degli alimenti, non é l'attitudine passiva della fibbra escogitata da Brown, se è cotanto attiva ed autocratica che determina la con- venienza degli alimenti. Egualmente la forza motrice che vi é as- sociata e subordinata, non è tampoco la eccitabilità Browniana, perché infatti non risponde essa con più o meno movimento od ec- citamento secondo il maggiore o minor grado degli stimoli adope- rati; ma risponde con movimento normale o innormale secondo che furono osservate od offese le leggi organiche. Eppure benché siano strettamente neccessari non bastano i poteri senzienti e motori, non basta l'apetito e la scelta degli alimenti, non basta l'introduzione ed il movimento della massa alimentare, perché si compia il mara- viglioso processo della digestione. E d'uopo che una distinta effi- cacia vitale, si chiami forza plastica o chimica organica, poco im- porta il nome, si occupi di reagire sugli alimenti, di trasformarli, di assimilarli. E questa efficacia che i chimisti hanno erroneamen- te attribuito alla chimica comune, efficacia affatto vitale e dipen- denti come é provato da innumerevoli esperimenti, dall' innerva- zione gangliare (Brachetet Fouilloux op.c.) questa efficacia dico non é l'eccitabilità di Brown, perché questa é un' attitudine motrice a cui corrispondono forze eccitanti, e che dà per risultato il movi- mento fibbroso, o la reazione dei solidi; laddove la efficacia plasti- ca di cui parlo é una attività chimico-vitale a cui corrispondono ele- menti di plastica composizione, e che dà per risultato Y assimi- lazione eia trasformazione dei liquidi. É noto infatti che la massa alimentare già comincia a trasformarsi colla mescolanza della sa- liva, che nello stomaco provoca la secrezione del sugo gastrico, se- crezione molteplice secondo le originali osservazioni di Spallanza- ni, e che la converte in un chimo omogeneo ed identico qualunque fosse la qualità degli introdotti alimenti. (Op. cit. di Fisiologia). E noto che a questa maravìgliosa trasformazione non solo prendo parte il sugo gastrico, ma un'influenza ignota e misteriosa del ven- tricolo vivente. *E noto che non paga la Natura di questo secon- do grado di elaborazione, opera il terzo grado di essa nel duodeno mediante la mescolanza del chimo colla bile, coli umore pancrea- * Sembra certo che le digestioni artificiali fuori del corpo hanno dato un chimo incompleto; ed é decisivo l'esperimento di cui parlano Brachet et Fouilloux che dando a due animali lo stesso alimento nell' uuo in sei od otto ore la digestione é compiata, mentre nell' altro che poco dopo si é ucciso, (o secondo l'esperimento di Wilson gli vengano tagliatele comunicazioni dell' attivo paio) la digestione non si fa benché si conservi nella temperat-ira e eoi su-o gn'Heo convenienti. fico e duodenale, e v'osi ne ottiene il chilo od il vero alimento. É dunque evidente che la dottrina dell eccitamento non pur') di alcun modo interpretare ed intendere la digestione e nemmeno classifi- carne i fenomeni. Il chimismo che fa consistere la vita in certe condizioni mecca- nico-vitali, e chimico-vitali può sembrare a prima vista più felice ad intenderla avegnaché la digestione abbisogna di certe azioni meccaniche per la preparazione, introduzione e circolazkne degli alimenti, e sembra consistere in una operazione chimica perché ivi é aggiunta e sottrazione di principj, ivi é trasformazione delle in- trodotte sostanze, ivi é mescolanza d'umori, e da essi combinazio- ni nuove e prodotti nuovi. Pure anche il chimismo é unilatere ed incapace a spiegarla perché egli che contempla ciò solo che é chi- mico o meccanico perde neccessariamente di vista l'esercizio dei poteri senzienti e motori, poteri affatto vitali, e che abbiamo visto strettamente neccessari alla digestione, e perciò dimentica le leg- gi di affinità e empacità organica che sono neccessarie come vedremo al di lei normale compimento. Certamente é meccanico l'atto della masticazione, della deglutizione ed anche del moto peristaltico, pe- rò non é meccanica la causa che lo produce, perché senza l'inter- vento dei nervi cerebrali non hanno luogo questi varj modi di vital movimento. Ed anche ammessa la neccessità di queste azioni mec- caniche, é d'uopo per altro convenire che esse sono piutosto atti preparativi che costitutivi della digestione, perché di poco vantag- gio sarebbero se i poteri senzienti fossero inoperosi, o se venissero introdotti alimenti inaffini, o se le forze plastiche dello stomaco, e degli organi ad esso associati non agissero sulla massa alimentare trasformandola. La pretensione poi che questa trasformazione sia il prodotto delle attività chimiche comuni delle introdotte sostanze e dei sughi gastrici, é distrutta dall' analisi imparziale dei fatti. La sentenza d'Ippocrate che alimentum et alimenti species unum et mul- te, non fu smentito finora dagli avanzamenti della Fisiologia. Per quanto siano diverse le qualità degli alimenti e perciò dei compo- nenti organici, é identico per altro il chimo che ne risulta, cosa che non succederebbe se le leggi della chimica governassero la diges- tione. Ed é certo per altra parte che gli alimenti non hanno una facol- tà alimentare assoluta come é sottinteso dalla dottrina chimista; ma é diversa nelle differenti specie e nelle varie situazioni organi- che, cioè relativa all' età, al temperamento, all' idiosincrasia, al sesso, ed ai varj stati morbosi. É noto che l'alimento conveniente all' infanzia, non é omogeneo all' adulto e viceversa: la donna cam- bia completamente di olisti se gravida, e trova insoportabili ali- - i^o incuti che le erano primi deliziosi. Si su che >iuodsapit mdnt e ehe si digeriscono con facilità alimenti che si apetiscono: con fre- quenza si vede allora digerire sostanze che sarebbero nocive per al- tri, e cosi gli alimenti i più salutari e omogenei all' universale, co- me il lattcla carne, il vino «fc. essere per alcuno oggetto di organi- ca avversione. Tissot ha conosciuto un'uomo che si era reso inca- pace di compiere qualunque specie di digestione allorché gli ali- menti ehe prendeva non erano assolutamente di sua scelta. Whitt, Boerhaave. Dumas, Stahl, Grimaud citano delle osservazioni ana- loghe. Adunque se lo stato dell' organismo é quello che determi- na la facoltà alimentare delle introdotte sostanze, le forze vitali sole hanno l'iniziativa della digestione; e le attività chimiche della materia degli alimenti sono loro subordinate. E tanto ciò é vero chela digestione interrompe il processo della putrefazione, come lo dimostrò Spalanzani; che per indigestione gli alimenti diventano quasi istantaneamente acidi, cosa che non avrebbe luogo fuori del corpo.se non alcuni giorni dopo. E finalmente se gii alimenti sia- no guasti cessano di essere alimenti benché conservino lo stesso numero di elementi chimici. Invano i damisti hanno preteso che gli alimenti hauno un' ef- ficacia alimentare assoluta e dipendente da certa proporzione di materie azotate inservienti alla nutrizione, e di materie non azota- te inservienti alla combustione della respirazione (Bedaniop. e.) Questa seconda idea é smentita da un rigoroso esame dei fatti co- me in breve vedremo (§ 5D); e rispetto alle materie azotate nemme- no é dimostrato che lanimalizzazione degli umori provenga dall' azoto degli alimenti (§ 61). Egli é un fatto fisiologico che l'econo- mia si stanca d'un alimento monotono, che esige la varietà, e richie- de certa crasi nell alimento. Però ciò che i chimici pretendono es- sere una crasi chimica, sostengo io essere una crasi vitale. La pro- va di ciò risulta dal fatto che alimenti differentissimi per le pro- porzioni di azoto, e di carbonio son pure eccelenti a nutrire quan- do la loro crasi vitale sia omogenea: che i carnivori si addattano ad alimentarsi di cercali in cui pure é assai scarsa la quantità dell' azoto, e che gli stessi alimenti, carne, cereali, pesci, ottimi alimen- ti se trasformati dalla cozione, ci sono insoportabili essendo crudi; che il latte riguardato da Proust l'alimento modello diventa per idiosincrasia o per malattia iusoportabile ed indigesto. I chimisti hanno attribuito la digestione all' azione dissolvente del sugo gastrico: però quest'azione del sugo gastrico è vitale non chimica. Ed invero anche senza ammettere come definitiva la dot- trina del celebre Spallanzani, confermata con esperimenti da Ste- phons. r da (1li;ui--ioi\ e oontra^t'ita d» Tied''"maini e <^melin. che -181— . ammette diversa qualità ed efficacia del sugo gastrico seeondo le varie specie di animali, le diverse circostanze della vita, e la diver- sa natura degli alimenti; basterà il rifletere che la secrezione del sugo gastrico é dipendente dal sistema gangliare, cosi come il sen- so ed il moto dello stomaco dipendono dal pneumo-gastrico. Ciò che diciamo del sugo gastrico possiamo dirlo esattamente della sa- liva, della bile, e del sugo pancreatico. Sappiamo che questi umori si mescolano alla massa alimentare, che ne producono la trasfor- mazione e graduata assimilazione. Però chimicamente parlando non sappiamo assolutamente nulla intorno al preciso modo con cui agiscono sugli alimenti, e concorrono alla formazione del chilo. I diligenti studj della chimica fisiologica sono giunti a ben meschini risultati. Dopo aver confutato l'opinione di Boerhave, di Tiedemann e Gmelin, e Richerand che attribuiva la formazione del chilo all' azione saponificante della bile, perché "la faible alcalinité de la bi- „le estraite du corps de l'animai n'a pas la proprieté de saponifier ,,les corps gras d'une maniere sensible" si é giunti a conchiudere che la bile non agisce sui corpi grassi per azione chimica ma per mescolanza. E che "la bile concourt avec le sue pancreatique a met- ,,tre les corps gras en suspension, e' est a dire a les emulsionar (Be- clard op. cit). Ma quando pure gli umori intestinali agissero chi- micamente come gli alcali agiscono sopra gli acidi, non potrebbe mai dimenticarsi che la secrezione loro é vitale, dipendente dall' innervazione gangliare e provocata da legge di associazione non da attrazione chimica; perché infatti l'idea di un cibo grato basta a provocar la saliva, e il duodeno si riempie di bile prima che un' attorno di chimo traversi il piloro. Se finalmente si riflette all' influenza grande che hanno certi pa- temi d'animo a turbar la digestione o favorirla, e che il compimen- to di questa funzione é subordinato alle leggi dell' abitudine, delV affinità, della capacità, della gradazione, della associazione, dell7 an- tagonismo: leggi manifestamente vitali, si avrà la convinzione che la digestione è un' atto eminentemente vitale, e si converrà coj Dri. Brachet e Fouilloux—"che vi é dunque in questa trasformazione de- „gli alimenti un lavoro intimo che non han potuto spiegar mai1 „Fisiologi Chimici." Risulta dalle cose finora esposte che i fenomeni tutti della diges- tione fame, sete, moto peristaltico, trasformazione dogli alimenti in chimo, non derivano ne dall' eccitabilità dei dinamici, ne dalle attività assolute della materia dei chimisti, ma dal concorso di tre distinti poteri vitali, tutti attivi, i poteri senzienti e i motori che so- no inerenti al pneumogastrico, e i poteri plastici inerenti al siste- ma gangliare. Però questo principio non . costituisce la teoria di 2j — 1SJ— questa funzione fundamentale. Finora sappiamo le forze che la com- piono, ma non quale norma presiede all' esercizio di queste forze: Eppure é certo che senza certe norme la digestione potrebbe esse- re stravagante e non in armonia coi bisogni generali dell'organis- mo—Perché é relativa la qualità degli alimenti a data specie a da- te situazioni organiche dell' individuo? Perché la diversa qualità produce fenomeni morbosi? Perché l'eccesso de buoni alimenti tur- ba la digestione e produce malattia non maggior pienezza di fun- zione? Perché la digestione esige il riposo o minor azione di certi organi? Perché, e come influisce sulla respirazione, sull assorbi- mento,sulle secrezioni, sulla circolazione, sulla nutrizione, sull' ener- gia muscolare?—Perché é richiesta certa gradazione nella conca- tenazione dei suoi atti? Perché si riproduce il bisogno di questa funzione periodicamente? Questi problemi che lascia intatti la fisiologia sperimentale, che non hanno risoluto ancora ne il dinamismo ne il chimismo, e che son pure della maggiore importanza per la Fisiologia e per la Pa- tologia ricevono una soddisfacente soluzione dalla Nuova Zoonomia, soluzione che completa la teoria della digestione. Infatti la ragio- ne del modo di essere dell' apparato gastrico e della sua vita, sta nell insieme organico di cui fa parte e al quale si collega per mez- zo della legge di rapporto consensuale: non fa quindi maraviglia se ogni organismo ed ogni situazione organica ha determinate elezio- ni per certi alimenti, ovvero una speciale legge di affinità organica, e se offesa questa legge condizione di salute per cattivi o guasti ali- menti e veleni, avvenga il disordine morboso in luogo della fun- zione normale. Pel modo stesso che lo stomaco apetisce certi ali- menti perché sono in armonia coi bisogni generali dell' organismo che in certa guisa rappresenta coi suoi gusti speciali, cosi ne apetisce certa quantità soltanto; sia perche questa quantità é in armonia colla legge di capacità organica che gli é propria, sia perché ques- ta quantità é in armonia coi bisogni quantitativi dell' intero orga- nismo che il ventricolo cosi rappresenta. É naturale quindi (od é logico per la Natura) che offesa questa legge, condizione di armo- nia e di salute, per eccesso o difetto di alimenti e di bevande, la fun- zione si disordini e si sviluppino fenomeni morbosi. Che se l'attività digestiva é collegata per mirabile legge di antagonismo, e forse per bisogno d'innervazione al riposo di certi organi, si comprende per- ché l'esercizio di questi organi durante la digestione sia valevole a disturbarla. Che se il sistema nervoso ed il vascolare che presie- dono all' innervazione ed alla nutrizione dell' apparato gastrico, se le secrezioni della saliva, dell' umor pancreatico della bile; se la respirazione, la traspirazione, la uutriziou generale cosi diversa —183— secondo ivarj stati fisiologici od i morbosi, a vicenda influiscono e dipendono dalla digestione; egli é pei vincoli funzionali dell' as*o- ciazione—Non dee quindi recar maraviglia se violando questa leg- ge si disordina la digestione: quindi il disperdere la saliva rovina lo stomaco, l'impedito passagio della bile cagiona dissapetenza e stitichezza; e l'alterarsi di essa cagiona vomito, febbri, diarrea, dissenteria. E cosi come l'energica nutrizione eccitata dal muscola- re esercizio provoca per legge di associazione l'energia digestiva, si comprende come un' effetto opposto cagionino circostanze opposte, e i processi morbosi che quasi tutti hanno sede in organi o sistemi associati col ventricolo, e come i patemi d'animo influiscano a di- sordinarlo. E un fatto la neccessità della gradazione, perché la trasforma- zione degli alimenti si fa per una concatenazione successiva di atti dissimili e comincia nella bocca, segue nell esofago e nello stoma- co, nei tenui intestini, e finisce nei crassi; e si comprende perché le nuoce che manchi un solo annello di questa catena, e pregiudichi il masticare e inghiottire con violenza, e interrompere la digestione introducendo durante di essa nuovi alimenti. E mi fatto ehe periodicamente si riproduce l'apetito a certe ore stabilite dalla Natura o dall' abitudine, e che la digestione si fa meglio se si rispetta questa corrispondenza periodica; é un fatto che il ventricolo si addatta a certi alimenti e bevande a forza di ripeterne l'uso, e che fórma poi rapporti e bisogni che non si posso- na violare impunemente, Ora chi non vede che questi fenomeni si risolvono nella legge de ripetizione che e una concatenazione succes- siva di atti simili r vincolov itale condizione di salute, di continuità e di armonia? Ecco dunque coi principj della Nuova Zoonomia interpretati i fenomeni, e spiegato- il meccanismo di questa grande e principale funzione, mediante il concorso dei tre poteri della vita e le leggi cosmiche e funzionali che ne regolano l'esercizio—cioè senza l'in- tervento della Fisica e della Chimica, e adoperando la sola analisi che la Fisiologia permette, quella che decompone i fatti vitali sen- za distruggerli, quella che riferisce gli effetti non a cagioni o forze straniere alla vita ma a cagioni o forze inerenti alla medesima e dalla osservazione fisiologica, igienica e patologica confermate. § ò8 Vita dei linfatici e delie glandolo conglobate, assorbimento ed assimilazione—Critica dell endosmosi di Dutrochet,taterpre- tazione di questi atti per mozzo del mio vitalismi Le idee eolle quali ho interpretato la digest ioti soikv applica- —la- bili esattamente alla vita dei linfatici e delle glandole quantunque sia retta interamente dal sistema gangliare. Prima che l'illustre Aselio discoprisse i linfatici si attribuiva l'assorbimento alle vene; dopo quella grande scoperta si attribuì esclusivamente ai linfatici: ed ora il progresso della Fisiologia ha dimostrato apartenere tanto ai linfatici che alle vene (Adelon e Franchini nel Dizionario clas- sico di Medicina, e tutti i moderni fisiologi). Però l'assorbimento non costituisce tutta la vita dei linfatici; i quali insieme colle glan- dole compiono un' azione ben più importante cioè 1' assimilazione ed elaborazione della linfa. Ora é provato dai fatti della Fisiolo- gia che questo assorbimento e questa assimilazione sono intima- mente connesse, ed abbisognano dell' esercizio dei tre poteri vitali senso moto e forza plastica; e che per nessuna forza fisica o chimica sene può comprendere il meccanismo. Infatti non esiste nel chimo e negli intestini tenui il chilo quale si trova nei vasi chiliferi: dun- que i vasi lattei o chiliferi sono vere glandole, ed hanno un senso, un gusto, un' elezione affatto vitale pei principi componenti del chilo; Bichat, Darwin, Tommasini, Medici, e quasi tutti i moderni Fisiologi si videro costretti ad attribuire ai linfatici questo senso vitale. Non dissimulo io la obbiezione che i linfatici in generale (lo stesso può dirsi delle vene) assorbono anche sostanze nocive. come sono i miasmi e i veleni ; so che fu detto—"e perché presaghe "di tanto danno non chiudonsi a questi stimoli le boccucce dei vasi "assorbenti, e non gli rigettano"? (Tommasini op. cit.) Però se si riflette che l'opera del sistema linfatico (lo stesso può dirsi delle vene) é essensialmente assimilatrice ed elaboratrice, e perciò tende •a dare una vita a sostanze che non l hanno, che é nell ordine fi- siologico che l'assorbimento interstiziale afferri principj già inu- tili ed asciti dalla sfera organica ed anche morbosi, e perciò' gli assorbe perché inaffini; che c'nell' ordine che l assorbimento in- testinale polmonale cutaneo non solo provveda di principj nuovi la machina, ma gli vinca gli modifichi gli assimili; se si riflette che per mezzo di questa pretesa indifferenza l organismo é capace di assorbire tutte le sostanze medicinali capaci di salvare l'infermo nei più duri cimenti, si converrà, che questa audacia per cosi es- primermi od indifferenza dei linfatici per le qualità nocive delle sostanze è providcnziale, ed é calcolata dalla Natura per finì am- mirabili della vita sana e morbosa. * Nondimeno é dimostrato da numerosi esperimenti de moderni fisiologi che i vasi lattei non assorbono le sostanze venefiche le quali entrano per 1' assorbimen- * Ciò che, dico dei linfatici può dirsi del piloro clic lascia passare sostanze indi- geste e inafllni; e senza cui pure non avrebbero lungo k< azioni terapeutiche dei ri- medi. -IN) - to venoso del'a vena porta. Sarebbe egli mai questa deposizione perché il fegato ha più forza assimilante che i linfatici, o perché insieme é un' organo escretorio? 1 poteri senzienti hanno dunque P iniziativa dell' assorbimento il quale si fa per un movimento at- tivo analogo al succhiamento delle sanguisughe come lo espresse il medesimo A soglio, ed i Fisiologi vitalisti. Colle idee che ho esposto ed esporrò altrove sul movimento vi- tale e sulla circolazione del sangue l§ 17. 18. 60.) trovo facile in- tendere il movimento spontaneo e indipendente dei linfatici per iniziativa propria. Ma la scuola automatica non lasciò senza spie- gazione fisica questa funzione, e Branchi, e Fodera in Italia, e Blainville. e Magendie, e Dutroehet in Francia interpretarono l assorbimento per una especie di inbibizione quale ha luogo nelle sponghie, un mero gioco di capillarità vascolare. Pure anche Gio- vanni Branchi che ammette queste condizioni fisiche di capillari- tà nel primo stadio dell'assorbimcnto,non può comprendere la mar- cia dei liquidi nei grossi tronchi di questo sistema fino al loro in- gresso nel sangue: e distruggono interamente la opinione di Fode- ra e di Dutroehet il fatto sperimentale che nei vasi lattei non si é mai trovato altro che chilo (benché mai si trova chilo nel chimo!) e non mai le bevande appositamente introdotte nel duodeno; e che l'assorbimento cessa col cessar della vita, e si accresce l attività as- sorbente precisamente nelle boccucce periferiche per la inazione dello stomaco nell' inedia, o per il vuoto incompleto del sistema sanguigno (emoraggia, salasso) vale a dire per due cause affatto vi- tali, e tanto lontane da esse. Oltre di ciò stanno contro la dottrina fisica dei capillaristi fatti assai curiosi e reflessioni gravissime. E' osservazione di Haller, di Truth,di Branchi che allacciato mi tron- co linfatico e ferito sotto il laccio, sorte con forza la linfa fino a vuotarsi tutto il ramo, e questi moti sono più rapidi se le pareti vengano tocche da sostanze irritanti, aqua calda, acidi, stimoli meccanici: fenomeno che non può attribuirsi che a vitale irritabili- tà dei linfatici, e che indusse 1' Haller a supporla maggiore che negli altri vasi sanguigni. Osservò altresì il Branchi effettuarsi l assorbimetio senza che potesse attribuirsi a la vis a tengo del mo- to peristaltico, del diaframma, e dei muscoli addominali. * Si vede * Non so se il Beclard avesse presenti questi sperimenti dell' Haller e del Bran- chi quando affermò clic il meccanismo dell' assorbimento linfatico dipende dalla "pressione" dei muscoli: ed esser pure passivo l'assorbimento dei chiliferi perché do- vuto ahXprcssion del diaframma e dei muscoli addominali. Chi non trova assurda e stravagante la idea di attribuire alla pressione dei muscoli il meccanismo dell'assor- bimento, funzione che si compie in tutti i punti dell' organismo cioè anche dove ques- ta pressione é impossibile come nel cranio e uclia colonna vertebrale, e che si compie —18tì— ogni giorno scomparire vaste idropesie per opera di rimedi che agis- cono sui reni e sui vasi linfatici, effetto che é impossibile attri- buire all' imbìbizion capillare. Cosi ha luogo l'assorbimento anche dopo la morte cerebrale per alcune ore per un resto di vita gan- gliare di questi vasi, non quando quest' ultima cessò; e finalmente ha luogo l'assorbimento ed il circolo nei vegetabili vivi non nei morti o letargici come per legge di endosmosi dovrebbe succedere. E sia detto di passo che anche quando fosse da causa fisica il mo- to della linfa o l'assorbimento, noi sarebbe la elaborazione ed as- similazione di essa. Vitale è dunque e spontaneo tanto il senso co- me il movimento dei vasi linfatici, e se é ammirabile l'assorbimen- to che producono,nonlo é meno l'elaborazione che è manifestamen- te il prodotto della forza plastica analoga a quella che appartie- ne all'apparato gastrico. Risulta dalle osservazioni di Emmert, di Tiedemann e Gmelin che il chilo passando per le glandole diventa alquanto rossiccio, e che il coagulo della linfa presa nei vasi lat- tei é albuminoso, mentre é fibbrinoso nella linfa del dutto toracico, cioè dopo di aver passato per le glandole. E' un fatto anatomico che tutto il sistema linfatico comunica per mezzo di innumerevoli anastomosi, e che le glandole formano varj punti di comunicazio- ne ed elaborazione della linfa. E' un fatto fisiologico che in tutti i punti dell iniiiensa periferia organica si trova presente il sistema linfatico, che assorbe le particelle inconvenienti della denutrizion fisiologica che hanno soverchia aniinalizzazione,che assorbe i mate^- riali eccedenti o morbosi, il perché Ilunter chiamava i linfatici il chirurgo interno; ed assorbe particelle nuove come nell' assorbi- mento polmonare intestinale e cutaneo; e distinte come l aria, 1' a- qua, i materiali del chilo. Da questi fatti io ne deduco un'induzione che può illuminare in qualche modo il segreto di questa assimila- zione. Io penso che forse nelle glandole linfatiche ha luogo ciò che succede nel duodeno dove il chimo si mesce coli umore pancreati- co duodonalc e colla bile: il chilo poco animalizzato si mesce col- la linfa escrementizia che lo é troppo, e cosi ne risulta la linfa normale quale il dutto toracico versa nel sangue, linfa già un po- co ematosata e fibbrinosa: questa idea forse spiega l'uso delle nu- merose glandolo o gangli, e delle anastomosi. Le stesse conclusioni che dettano i fatti intorno alla digestione, sono addottabili intorno allo funzioni dei linfatici e delle glandole. l.° Non è per la eccitabilità dei linfatici o per 1' attitudine sempre cioè durante il riposo ed il sonno? e che si compie di un modo ellettivo? Però vìa, consequenza logica rigorosa delle dottrine fisico-chimiche; perché perdendo di vista i poteri vitali attivi dei nostri organi uopo é cercare fuori di esvi ]a ragione dei fenomeni ehe alle forze vitali attribuir non si vogliono. —187— passiva di lasciarsi eccitare, che hanno luogo l assorbimento e l'as- similazione ma per il concorso dei tre poteri vitali, attività sen- ziente perché vi é scelta, attività motrice perché vi é progresso del chilo e della linfa nel senso delle valvole, attività plastica perché vi é assimilazione ed elaborazion della linfa; poteri tutti attivi e regolati dalle leggi di affinità e capacità organica. 2." Non é per effetto di fisica capillarità che ha luogo lassorbimento,ne per effet- to della chimica comune che ha luogo l elaborazion della linfa: ma tanto l uno come l'altra sono fenomeni esclusivamente vitali. 3.° In essi si compiono altresì le leggi funzionali come nell'opera della digestione. E' un fatto che l azion dei linfatici si associa alle azioni della digestione, dell ematosi, e della nutrizione; è un fatto Vantagonismo d'azione fra il sistema linfatico ed il sanguigno;pcr cui in circostanza di anemia il sistema assorbente accresce la sua attività per provvedere il circolo sanguigno di nuovi materiali, e in circostanza di essere infermi od ostrutti i tronchi linfatici e le glandole, le vene sappliscono per qualche tempo la funzione assor- bente (s' intende fatta di un modo laterale o pei pori dei vasi, non da aperture libere come i linfatici) oltre le anastomosi dimostra- te dal Lippi, e sospettate prima dal Mekel fra gli uni" e le al- tre: é un fatto altresì la gradazione nell assimilazione del chi- lo e della linfa dai rami estremi fino al dutto toracico; è un fatto finalmente la legge di ripetizione che ne collega e facilita i mo- vimenti. 59 Vita dell apparato polmonare, respirazione ed ornatosi. Non la scuola dinamica o chimista ma il proposto vitalismo può so- lo darne la teoria. Di tutte le funzioni organiche la vita del polmone é quella che più sembra prestarsi all' interpretazione della scuola dinamica, e della chimista, impercioché se manca lo stimolo dell aria vita- le o 1' attitudine a rissentirne l'azione, manca l eccitamento e la vi- ta; in niuna funzione come in questa la vita apparisce uno stato for- zoso, in niuna come in questa sembra sinonimo di movimento; perché senza movimento non v'é ne respirazione ne ematosi, e in- terotto per poco tempo, la vita si tronca. Per altra parte i cam- biamenti che soffre il sangue al contatto dell' aria, e l'aria al con- tatto del sangue, obbligano quasi a considerar 1' ematosi un feno- meno affatto chimico. Pure analizzando con rigore i fatti della fi- siologia, e consultando i risultati ultimi e più esatti della scienza, si é obbligati a rigettare tanto la interpretazione dinamica come la chimista. e se questa principale funzione ammette una teoria, mi ---186— p ire che il mio solo vitalismo potrebbe fornirla. E' certo infatti eh? i piteri senzienti di cui il nervo pneunio-gastrieo contiene la ragione anatomica, hanno l iniziativa di cotesta funzione, perché ad essi appartiene il bisogno di aspirare aria vitale ed espirare aria alterata,'da essi deriva il senso di soffocazione asfittica, o quando l'ingresso dell aria viene impedito, o s' introduce un gas mefitico ed inaffine; e il senso di soddisfazione ineffabile quando si respira aria libera e pura. L'abitudine fa che non avvertiamo queste sen- sazioni istintive come non avvertiamo i moti respiratori che sono loro associati: però basta che alcun' ostacolo si opponga alla libera respirazione perché ne sentiamo 1' importanza e la potenza, perché tosto i poteri senzienti danno l allarme, e ci inducono a fare i più disperati sforzi per liberarla. E come se l'introduzione dell' aria e dell' ^alimento fosse la doppia ma. principale origine delle nos- tre forze, e di una eguale importanza vitale, e dovesse la vita ani- male mettersi in attività per essere il vigile interprete de suoi bi- sogni, cosi la natura confidò ad un nervo unico il pneumogastrico l innervazione animale del ventricolo e del polmone. E' certo al- tresì che.i poteri motori dell' apparato toracico associati ai senzien- ti operano l'allargarsi e il restringersi del polmone, chiamato er- roneamente la parte meccanica della funzione, perché se é mecca- nico il risultato é essenzialmente vitale il meccanismo ; e appartie- ne a quelli che Bell chiamò nervi respiratori.Ed é pur notabile che tutti questi nervi, cioè i diaframmatici, l'accessorio di Willis, il fac- ciale, il pneumogastrico, il glosso-faringeo, e un ramo inferiore del plesso cervicale hanno un' erigine comune quasi ragione anatomi- ca dei consensi fisiologici che ne riuniscono l azione vitale. Son note le mortali angustie degli animali messi nella campana pneumatica, son noti i gravi sconcerti della respirazione nelle alte montagne dove l'aria é rarefatta e scarsa d'ossigeno, o i pericoli d' infiammazione che accompagnano la respirazione di puro ossigeno. E'noto ed ovvio egualmente che all' introduzione di buona aria at- mosferica corrisponde respirazione ed ematosi normale,e a quella di un gas straniero corrisponde tosse soffocazione asfissia. E' dunque evidente che presiedono all' esercizio degli indicati poteri le leggi di affinità e capacità organica, e che corrisponde all' osservanza o violazione di esse l'ordine o il disordine delle indicate funzioni. Ma benché il senso ed il movimento siano neccessari cotanto ed indis- pensabili, non costituiscono pure ciò che é veramente importante, lo scopo ed il termine cioè della respirazione.vale a dire l'ematosi o la trasformazione del sangue. Accade quivi ciò che osservammo dell' apparato gastrico e dei linfatici, che vi é nell' uno ammissione di alimenti e digestione di essi, vi é nell altro assorbimento ed as- 180- - sìmìlazioue, v'é quindi assorbimento di aria atmosferica, e diges- tione di essa operata dalle forze plastiche del polmone. Ed invero i poteri plastici delle vescichette polmonari, o del rete ammirabile di Malpighi operano la digestione dell' aria atmosferica, 1' assorbi- mento dell'ossigeno, l'abandonodel carbonio, l'ematosio la ricom- posizione del sangue. La teoria chimica di Priestley di Craw- ford e di Lavoisier che sedusse nello scorso secolo la dotta Euro- pa, cadde e scomparve dinanzi alla critica vittoriosa di Fontana, Spallanzani, Bichat, Tommasini, Nysten, Alien, Chaussier &. (Ve- di Bracliet e Fouilloux op. cit. Tommasini op. ciL Boston nel, Dizio- ?iario classico di Medicina et. &.) e si riguarda ora P ematosi un' atto esclusivamente vitale, dipendente interamente dal sistema gan- gliare. E oramai riconosciuto che non é l'ossigeno che diretta- mente si combina col sangue bisognevole di questo elemento, ma sono i capillari indicati che attivamente operano la digestione dell' aria, l'introduzione attraverso i pori di questo gas vitale, e per- ciò trasformano essi il sangue per forza propria, come lo fanno sen- za l'opera della respirazione i vasi della placenta. E come è di- mostrato che dall' inmensa periferia organica i capillari venosi e ì linfatici assorbono i materiali della denutrizione, cosi sembra di- mostrato egualmente che nella periferia ricomponente dell' appara- to polmonare i capillari venosi assorbono per forza propria, non per legge d'endosmosi,l'ossigeno elemento principale della nutrizio- ne. Rimane dunque stabilito che dal primo all'ultimo fenomeno di questa funzione tutto é attivo, tutto è esclusivamente vitale. Non é il polmone che si lascia eccitare dallo stimolo dell'aria ma egli stesso é che apetisce, aspira, assorbe l'aria omogenea: non é l'ossigeno che vada a combinarsi chimicamente col sangue, ma è il vitale sistema capillare intermedio in certo modo all'aria ed al sangue. che lo assorbe che lo digerisce, e somministra al sangue questo im- portante elemento. In due modi si possono confutare le dottrine chimiche della res- pirazione, colla Chimica, o confrontando i fenomeni di questa fun- zione colle leggi della Chimica; colla Fisiologia o mostrando la dipendenza della respirazione dall' innervazione, e perciò dalle condizioni vitali. Mi sarebbe estremamente facile questa doppia dimostrazione perché si trova in tutte le moderne opere di fisio- logia, e non v'é altro che trascrivere il risultato di esperimenti e di argomenti inespugnabili. Dopo studi inmensi ecco i pochi però de- cisivi risultati della scienza moderna intorno alla respirazione:-Glì effetti di questa funzione assorbimento dell'os sigeno ed ornatosi, escrezione di gas acido carbonico ed aqua non sono enon possono essere l'effetto delle leggi chimiche generali, ma dipendono dall' 26 - -UKÌ— influenza del sistema vivente.—1 fenomeni del senso e del moto dell apparato respiratorio dipendono dall'influenza dei nervi pneu- mogastrici, e dei nervi respiratori di Bell.—Gli atti poi di ques- ta chimica vitale non dipendono da quei nervi rappresentativi dei poteri senzienti e motori, ma bensì dal sistema ga ngliare; quello che presiede alla vita plastica—dunque l'ematosi eia traspirazion pol- monare sono atti della vita plastica del polmone. L' analisi della respirazione ci obbliga dunque a respingere l'in- terpretazione dinamica e chimista, e ci detta gli stessi principj teo- rici che ho fissati intorno alla digestione, ed alla vita dei vasi lin- fatici: 1.° Perché risulta da essi che non da una vitalità unica e motrice derivano i fenomoni della respirazione e dell' ematosi: ma da tre distinti poteri,tutti attivi, tutti vitali, e inerenti ai due siste- mi di nervi.2.° Perché risulta che il compimento di coteste funzioni non è dipendente dall'ossigeno come stimolo generale ne dall'ossi- geno come un' elemento chimico comune, ma bensì dal compimento delle due leggi di Affinità e capacità organica senza di cui l'aria non é fattore vitale. Si sa che le piante respirano carbonio mentre gli animali respirano ossigeno ;si sa che l'aria atmosferica e anche il pu- ro ossigeno in luogo di ossidare e restaurare il sangue, causa se in- trodotto nelle vene una morte lunediata, son noti i pericoli e le : ornine cautele della trasfuzione del sangue. Ogniun conosce gli sconcerti gravi che cagiona la respirazione di qualunque gas che non sia l'aria atmosferica, e gli inconvenienti del respirare ossige- no puro, come di respirare nelle alte montagne o in luoghi chiusi o nella machina pneumatica aria scarsa d'ossigeno. 3.° Le leggi funzionali presiedono pure all' esercizio della respirazione e dell' ematosi. La vita del polmone infatti non é isolata; la gran legge di asocciazionela, collega all' innervazione dei due sistemi nervosi, connette i tre poteri senzienti motori e plastici per 1' opera della respirazione e dell' ornatosi, collega queste funzioni al cuore e a tutto il circolo sanguigno di cui forma una parte principale, un annello inseparabile: la collega al sistema cutaneo per analogia di funzione respiratoria e traspiratoria, la collega all' assimilazio- ne generale degli alimenti, e agli atti di decomposizione organica, come mezzo escretorio. Aquesto luogo mie d'uopo esaminare una questione fisiologica moderna che si collega colla teoria chimista della respirazione,e del calore vitale. Liebig osservò una connessione fra la respirazione e gli alimenti che vennero poi detti respirato)') (perché in essi pre- vale il carbonio, per distinguerli dai plastici in cui prevale l'azo- to.) Con lui affermarono i fisiologi chimisti "che 1' uomo esala "per la respirazione tanto carbonio sotto forma d'acido carbonico. "elio basterebbero quattro o cinque ore di respirazione e di vita, "per consumar tutto il carbonio che esiste nelle materie animali "del sangue, se non fosse rimpiazzato dagli alimenti.—La quanti- tà di carbonio eliminata é sempre proporzionata a quella dell "ossigeno inspirato.—Due animali ehe assorbono quantità disegua- "li di ossigeno, ed espirano quantità diseguali di acido carbonico, "prendono pure quantità diseguali d'alimenti."—Cosi pensarono che gli uccelli resistono meno all' astinenza perché respirano più, e viceversa i rettili: e atribuirono alla maggior copia d'ossigeno inspirato nei paesi freddi la maggior quantità di carbonio esalato, e la neccessità ivi di alimenti respiratori grassi oleosi, atti a sos- tenere il calore vitale, e che sarebbero insoportabili e nocivi agli abitanti dei paesi caldi. (Muller Fisiologia.) Il rispetto che professo a questi uomini eminenti non mi impe- disce dal dichiarare che questa connessione fra gli alimenti e la res- pirazione é vitale non chimica, e che la teoria degli alimenti res- piratori non regge al confronto dei fatti. E di vero se esistesse una dipendenza chimica cosi rigorosa fra gli alimenti (e questi dove prevalga il carbonio) e la respirazione, tale da esaurire in quattro e cinque ore tutto il carbonio del sangue, come potrebbe comprendersi il digiuno assoluto reso neccessario dalle malattie, di due, tre, quattro settimane? Per avventura si supporrà che le stesse malattie o infiammatorie o febbrili che esiggono una astinen- za cosi prolongata, consistono in un' eccesso enorme di carbonio nel sangue: ma e come provano questa supposizione? 0 si dirà che in tali casi scomparisce l'adipe sostanza in cui prevale il carbonio: e i gracili sprovisii quasi d' adipe?. ... 0 si suporrà che durante la respirazione degli infermi non ha luogo lo stesso assorbimento d'ossigeno ed esalazione di carbonio, come nel sano: e allora in 1.° luogo come si prova questa supposizione? E in 2.° luogo cosa di- venta allora la teoria chimica della respirazione?—La proposizio- ne che la quantità di carbonio eliminata è proporzionata a quella dell' ossigeno inspirata—è smentita dagli sperimenti di Spallanzani, di Conteneau, di Nysten, di Edward, da cui risulta che ebbe luogo l'espirazione del gas acido carbonico, benché l animale fosse in- merso nel gas idrogeno o nell azoto. Ed é riconosciuto egualmen- te che la quantità dell' ossigeno sottratta all' aria in ogni inspira- zione é presso a poco eguale ed identica quantunque sia più ossi- genata 1' aria inspirata. E cosi é dimostrato che 1' ossigeno non va direttamente ad ossigenare il sangue a traverso i capillari pol- monari, ma che l'azione di questi si frappone come condizione in- dispensabile; quindi è che all'appressarsi della morte l'aria esce dal polmone quasi simile a quella che era quando vi entrò cioè sen- —192— za spogliarsi del suo ossigeno, e non può arterializzarsi il sangue in un cadavere come fu tentato invano da Dupuy, da Legallois, da Magendie &. Non esiste dunque assorbimento d'ossigeno indi- pendente dall' attività vitale del polmone, e l'ematosi é un' atto vi- tale non chimico. Non esiste una relazion chimica ma vitale fra 1' assorbimento d'ossigeno e la secrezion dell' acido carbonico e dell' aqua, le quali dipendono dall' attività del polmone, e dalle condi- zioni generali dell' organismo cui si associa e cui rappresenta come lo stomaco coi suoi consensi, co suoi apetiti, e colla energia "delle sue forze assimilative. Se gli uccelli resistono meno all' astinenza che i rettili non é perché respirano di più, e perciò v'é più perdita di alimenti respiratori; ma perché negli uccelli è maggiore Peserei-" zio muscolare,e perciò la decomposizione organica che invita l'eco- nomia a rimpiazzare nuovi elementi ;ed una prova di quanto affermo sié che gli animali carnivori abbisognano di alimento più sostan- zioso e più azotato appunto perché hanno un più forte esercizio mus- colare, e piutosto apetiscono alimenti in cui prevale l'azoto (Plas- tici) che quelli in cui prevale il carbonio (Respiratori.) Lo stesso si dica degli operai dedicati a forte esercizio muscolare che resisto- no sani a più forte e prolongato lavoro se si cibano di buone car- ni in luogo di vegetabli. Questa riflessione ci condnee a spiegare meglio che i chimisti non fecero il fatto che nei paesi freddi si ape- tisce e si digerisce alimenti più forti che nei paesi caldi. I chimisti per ispiegar questo fatto a lor modo suppongono certi tre princi- pj che a me sembrano erronei. 1.° Suppongono certo che una mag- gior quantità d'ossigeno provoca una maggiore ossidazione del san- gue, maggior sviluppo di carbonico, aumento di calore, in una pa- rola maggior combustione. Ora ciò é falso come ho detto più sopra, e rispetto al calore non è possibile ammettere che si sviluppi nel solo polmone perché la pretesa combustione dovrebbe carbonizzar- lo, ne l'osservazione ha trovato differenza notabile di temperatura fra il polmone e le altre parti del corpo ; e cosi tampoco dopo gli sperimenti di Bichat é permesso di dubitare che la ematosi si fac- cia nel solo polmone, quindi cade la idea che nei vasi arteriosi si compie l'ossidazione e la calorificazione. 2.° Suppongono che la concentrazione sola dell' ossigeno in minor volume d'aria per ef- fetto del freddo sia la causa sola dei fenomeni plastici osservati nei paesi freddi. Ora questa supposizione é.erronea,nei paesi fred- di l'organismo non é solamente esposto ad un' aria carica di os- sigeno ma ad una temperatura fredda che minaccia le fonti mede- sime della innervazione e della vita. Se é provato da sperimen- ti che il polmone animale assorbe la stessa quantità d'ossigenò ancorché Paria ne sia più ricca del solito: la Natura non av- - 193 vrebbe compensi nei paesi settentrionali in questa densità do,-, sigeno per salvare l'economia. Perla stessa provvida legge di antagonismo e di compenso per cui nel cieco si fa più forte l'udi- to ed il tatto, cresce nel freddo l'energia di tutte le forze vitali specialmente muscolari ed assimilative. Ed è noto che il muscolar esercizio può salvar dai pericoli di un freddo intenso; e lo stesso operano gli alimenti. E cosi l'economia può digerire in Laponia ed in Russia alimenti cosi forti e indigesti ed in tal quantità da ucci- dere qualunque individuo nei paesi meridionali: e cosi si dica del muscolare esercizio. Si sa che relazioni vitali esistono fra l'ener- gia muscolare (neccessaria cotanto nei paesi freddi) e l energia delle forze plastiche: quest' energia delle forze plastiche é l'effetto dunque del clima per l attività medesima dell'Economia vitale, non è l'effetto dell' ossigeno ne degli alimenti, come han preteso i chi- misti perché la sola aria più ossigenata non può darla in climi cal- di o temperati. 3.° Suppongono finalmente che i migliori alimenti per sostenere il calore animale nei paesi freddi siano i respirato- rj dove prevale il carbonio. Ora é dimosi rato che ivi i miglori ali- menti sono i plastici in cui prevale l'azoto come sono le buone car- ni; ed infatti chi proporebbe in Russia o in Lapponia il riso che ha 10 di principj azotati e 123 di principj non azotati al bue che ha 10 di principj azotati sopra 17 di principj respiratori? (Tavola di Lie- big riferita dal Beclard). I chimisti parlano di rapporti chimici fra la respirazione e laformazion della grassa, fra questa e gli alimen- ti respiratori. Però e chi non sa che più favoriscono la pinguedine gli alimenti azotati e plastici che i carbonici e respiratori? Osser- verò finalmente che secondo i moderni v'é un rapporto fra la quan- tità d'ossigeno e quella del gas carbonico come 1174 a 1000 tanto costante che dalla quantità di carbonio esalato si conosce la quanti- tà dell'ossigeno assorbito. Risulta per altra parte dall' osservazio- ne e dalla statistica che vi é una grandissima differenza in questa esalazion di carbonio, e perciò assorbimento d' ossigeno secondo la diversa temperatura esterna, l'età, il sesso, lo sviluppo dell'indivi- duo, lo stato di salute o di malattia, l'esercizio muscolare e il ri- poso, la veglia ed il sonno, periodo del giorno e stato del processo digestivo (Carpenter Principles on Human Phisiology). Ora se tut- te queste circostanze sono vitali e non chimiche, se sono indepen- denti (eccetto l'ultima) dagli alimenti; è provato fino all' eviden- za che P ematosi e la traspirazion del carbonio sono atti vitali non chimici; che il polmone ha un'iniziativa propria in armonia colla si- tuazione organica; che le idee di ossidazione,endosmosi gasosa, com- bustione, combinazioni chimiche, calorificazione, sono chimere che non reirgono al confronto dei fatti, e sortono fuori della Fisiologia. -- I'.M - Li leggo di auttijaui'i/uo presiede al meccanismo dell aspirazio- ne, e dell'espirazione, quella di Gralazionc presiede all'opera della digestione ematosica. In forza di questa legge infatti la funzione polmonale occupa un dato posto,un grado distinto nella catena dei cambiamenti ehe subisce la materia organica per essere capace di nutrire e di organizzare. Portentosa machina dove tutto si fa per gradazione,dove tutto é principio e fine! Fuori anche del corpo(alme- no rispetto agli animali)ha luogo il primo grado di assimilazioue;va- rj gradi v' imprimo l'opera della digestione, un'altro importantis- simo v' imprime l'opera dei linfatici e delle glandole, un'altro an- cora più importante l'opera del sistema venoso, e un' altro più pre- zioso ancora l'opera dell' aparato polmonare: perché é evidente che molto riceve il polmone dall' aria e molto da al sangue se non si può interrompere di pochi instanti la sua funzione senza produr- re 1 asfissia e la morte. Il polmone è quasi il punto medio e supre- mo della vita organica, il punto dove finisce l'assimilazione dei li- quidi e comincia la riparazione dei solidi, perché il sangue diven- ta nel polmone capacadi vita ed atto alla nutrizione. Finalmente la, legge di ripetizione collega in modo abituale e successivo tutti gli atti che costituiscono tanto la respirazione come la digestione dell'aria. § 00 Vita del sistema sanguigno, circolazione ed animalizzazionc. In- terpretazione di questi atti, e provata insufficienza delle al- tre dottrine della vita. L'analogia di quanto accade nelle funzioni organiche fin qui esa- minate, conduce a comprendere il segreto delle l'unzioni che al sis- tema sanguigno appartengono: esse sono la circolazione e la for- mazione del sangue di cui l'ematosi polmonare costituisce il com- pimento. E ben vero che anche le secrezioni, le esalazioni e la nu- trizione si fanno dai vasi sanguigni e coi materiali che porta il cir- colo sanguigno. Però si compiono per la influenza vitale di organi particolari, con speciale meccanismo, e con scopo particolare. Me- rita quindi di essere studiata a parte l'azione del sistema sangui- gno che forma, prepara e trasporta il sangue atto agli usi della nu- trizione e delle secrezioni. Queste due funzioni, circolazione e san- gnificazione si compiono per l'influenza vitale del cuore, delle arte- rie, dei capillari, e delle vene; influenza che ricevono dai nervi gangliari, influenza che consiste nell attività senziente, motrice, e plastica, influenza affatto attiva, affatto propria della vita, e dalla quale dipendono interamente tanto i fenomeni meccanici ed idrau- lici del movimento circolatorio, come i fenomeni chimici della as- —lo:,— siinìlazioue o formazione del sangue. Il sistema sanguigno armo - nizza con una data crasi del sangue, ed é a questo patto che la cir- colazione eie altre funzioni che vi sono connesse si compiono di un modo normale; e appunto perché armonizza con una data crasi del sangue che tende costante a elaborarlo e costituirlo nella sua cra- si naturale. Taluno dirà forse che questa é una pretensione siste- matica, ed un circolo vizioso: però l'esame rigoroso deifatti prove- rà che questo é per lo contrario il circolo della vita. Le differenze fra il sangue venoso, e arterioso sono tanto piccole chimicamente parlando che l'analisi finora non le scoperse (Brachete! Fouilloux op. e.) però vitalmente parlando sono tanto grandi, che se s'inter- rompe per poco la respirazione, e s'introduce sangue vonoso nelle arterie, la circolazione e la vita medesima si arresta. Son noti gli esperimenti di Magendie dai quali risulta che iniettate nelle vene materie animali in putrefazione, la febbre violenta, il vomito, e le evacuazioni di materie fetide, la dissoluzione del sangue, la morte ne furono le inmediate conseguenze. I quali esperimenti spiegano la etiologia delle malattie miasmatiche, cotagiose e febbrili per determinati avvelenamenti del sangue, (Magendiefisiologìa. Celle medicina ecclettica. Encidop. elei. Med, Pratica Inglese—Febbre) spiegano i gravi inconvenienti della trasfuzionc del sangue, e la neccessità delle grandi cautele perché non torni funesta. (Med. P. big. art. trasfuzion. Diz. Cl"s. di Med. Id.) Da questi fatti tanto certi e tanto comuni che nessuno oserà mettere in dubbio, discen- de come conseguenza teorica rigorosa il principio che ipoteri sen- zienti presiedono alla vita del sistema sanguigno, e sono regolati dalla legge diaffiru'tà organica se dall'osservarla o violarla dipen- de lordine della circolazione normale, o lo stato morboso della medesima. Osserverò di passo che questo principio teorico detta- to dai fatti, che obbliga a studiarci rapporti qualitativi del sangue, e forma perciò tanta parte della Patologia, non é ammesso per nulla dai dinamisti i quali contemplano solamente il più o meno del vitil movimento. Osserverò altresì che i poteri senzienti sud- detti sono regolati egualmente dalla legge di capacità organica, la quale se avviene per avventurale venga violata, hanno luogo i fe- nomeni morbosi della plettora e dell anemia non quelle di accres- ciuta o diminuita in proporzione circolazione del sangue, come la la teoria dinamica condurebbe a suporre; anzi è degno di attenzio- ne che nella circostanza della pletora il polso é lento, e nell ane- mia celerissimo—doppia mentita data al dinamismo, perché nella plettora l'eccitabilità vascolare dovrebbe reagire in proporzion del- lo stimolo, e viceversa nell anemia. Osserverò finalmente che ques- ti poteri senzienti sono nell ordito- logico della natura: perché se —19ft— solamente con data crasi e quantità di sangue ha disposto di ef- fettuarci prodigi delle secrezioni e della nutrizioue,é razionale che trovi incomodo e nocivo ciò che altera la qualità o la copia di ques to prezioso materiale, e se ne turbi e commuova con fenomeni stra- ordinarj di reazione morbosa. L' aver il grande Haller confuso nel suo concetto dell' irritabili- tà, tanto la facoltà senziente organica come la facoltà motrice. 1' aver contemplato in astratto quest' irritabilità, e per fino indipen- dente dall' influenza nervosa, l'averla studiata in relazione cogli stimoli non con dati stimoli, l'aver considerata identica tanto l'ir- ritabilità del cuore, come quella dei muscoli, é stato cagione che quest' uomo illustre attribuisse allo stimolo del sangue ed alla for- za intrudente della sistole cardiaca l'iniziativa della circolazione: e perdesse di vista l'attività e l'importanza della diastole del cuore e di tutti i vasi sanguigni. Il sistema dinamico di Brown e di Dar- win venne e dar nuovo peso alla interpretazione di Haller; ed oggi (tanto é seducente l'autorità dei nomi illustri, e tanta l'influenza dei principj teorici in medicina) che a malgrado i fatti cosi gravi, accomulati dalla scienza, e i forti argomenti di Tommasini, Cullen, Gregory, Dumas, Platnero, Sementini, Adelon &. contro l'influenza della sistole cardiaca, i moderni Magendie.Beclard, Carpenter, Bu- falini &. invocano tuttavia i principj di Haller per ispiegare il mec- canismo della circolazione. Mi lusingo pure di aver confutato questi principj, e di aver dimostrato che la cosi detta irritabilità di Haller ed eccitabilità di Brown si risolve in tre distinti poteri sen- so, moto e forza plastica, riconoscibili dai fenomeni vitali non dai cimenti sulle parti separate dal vivo (§ 10 11). Ho mostrato altre- sì che i poteri senzienti sono attivi se determinano la convenienza degli esterni agenti; che hanno il primato della vita, e che i poteri motori o contrattili vi sono subordinati e associati per legge di assoc- ciazione (§ 15 16). Mostrai quindi la neccessità di studiare i poteri senzienti di un'organo non in relazione con stimoli qualunque ma con dati stimoli (§ 12). Epperciò mi sembra che il metodo adottato dall' Haller d'indagare l'esistenza dei poteri organici con irritanti qualun- que usati sopra parti separate dal vivo,non è buono, perché parti irri- tabilissime come lo sono i nervi, non lo sono da tutti gli stimoli, non lo sono separate dal vivo, o non danno segno di esserlo. Haller am- metteva la sua irritabilità talmente inerente alla fibbra vitale che nemmeno obbisognasse dell'influenza dei nervi; e non mancò chi ne- gasse l'esistenza, dei nervi cardiaci, per deferenza ad Haller; però questa pretesa è stata annullata per sempre con lavori inmortali dal celebre Scarpa, ed in generale hanno dimostrato i moderni che i due sistemi nervosi sono la sede dei potevi vitali e per cosi dire --11*7 —- Tanìma dì tutti ì tessuti, di tutti gli organi (§ 23j. Haller final- mente riguardò il cuore un muscolo e credette applicabili al movi- mento cardiaco le stesse leggi della sua irritabilità che sono proprie della contrattilità animale. Ora basterà richiamare al pensiero, quanto ho esposto (§ 25) intorno alle leggi proprie della vita orga- nica ed animale per trovar ivi confutata anche questa parte della Teoria Halleriana, Provata la erroneità del concetto di Haller, riesce facile riconos- cere che i due moti del cuore diastole e sistole non sono già la con- trazione ed il rilasciamento proprj del moto animale, ma sono due moti entrambi attivi, entrambi assocciati per legge d'antagonismo, e che anzi la diastole é più attiva che la sistole come pensarono Ga- leno ed Hamberger, perché ha l'iniziativa tanto dei circolo capil- lare come del circolo cardiaco (§ 19, 20). Ammettendo con Haller l'iniziativa della sistole cardiaca é d' uopo supporre che il sangue passando per tanti canali finissimi, su- peri fino al suo ritorno enormi resistenze e venga spinto con una for- za che l'Ili. Borelli non a capriccio calcolava in 180,000 libbre. Che se il Keìl aprendo un' arteria sopra di un' animale vivente, e valu- tando la forza che converrebbe impiegare per produrre un getto si- mile stimò la forza del cuore da 5 in 8 once; ciò prova che le indi- •cate resistenze calcolate dal Borelli, non le supera realmente; e che tutto il sistema vascolare, per servirmi dell'espressione del mio insigne maestro, è un cuore prolongato. Ammettendo con Haller l'iniziativa della sistole cardiaca é d'uopo supporre passivi i vasi arteriosi, i capillari e le vene; passivo l'atto della diastole, e pas- siva la pulsazione, e ripetuta in tutto il sistema per legge meccani- ca di vibrazione non per legge vitale di ripetizione. Per ammette- re la passività delle arterie i fisiologi hanno dovuto attribuire ali elasticità della tonaca fibbrosa la reazion delle arterie; però ques- ta idea è smentita da esatti esperimenti di Poiseuille che provano che quando le arterie sono dilatate dal sangue spinto dal cuore, reagiscono con una forza superiore ali impulso di quello; e che di due arterie una con un resto di vitalità,l'altra spogliatane e rimas- ta con la sua elasticità fisica, la prima si contrae molto più dell' al- tra dopo vuotato il vaso. Si sa d altronde che allacciata un' arteria si accresce il lume delle anastomizzanti.esi restringe quello del va- so allacciato, il quale fatto analogo al dilatarsi, delle arterie uteri- ne e mammarie nella circostanza della gravidanza e dell' allatta- mento;© in quella di un tumore e vegetazione morbosa; analogo all' osservazione di Hunter citato già (§ 19), prova non solo l'atti- vità delle arterie; ma che la forza motrice che le arterie possie- dono, e di cui la tonaca fibbrosa, e le relazioni del gran simpatico — i'.M provate dagli sperimenti di Vnh'nl.ui. Tiiompson. e Poiseuille. con- tendono la ragione anatomica, non e già una proprietà il cui pro- dotto sia la mera contrazione (fistole) ma altresì il risalto o dila- tazione attiva [diastole]; prova dunque che la circolazione arte- riosa non si fa per la vis a tergo ma per le attività insite nelle ar- terie medesime. Se none difficile provare l'attività delle arterie, e ehe il cuore influisce sul loro moto non per urto meccanico od intrusione del sangue, ma per associazione simpatica di movimenti, più facile an- cora é provare l'attività dei capillari ai quali non solo appartiene l'iniziativa assorbente della circolazione, ma l'attività altresì dell ematosi, delle secrezioni e della nutrizione legata come ogniun sa al compimento di tutte le funzioni. Provato già che l'ematosi non si fa per attrazion chimica ma per l'attività vitale dei capillari pol- monari; dimostrato [in breve] che anche il meccanismo delle se- crezioni e della nutrizìon é affatto vitale e non chimico, diventa un' induzione rigorosa la congettura che i capillari stessi attrag- gono dal centro là colonna sanguigna neccessaria ai bisogni o del- la riparazione o dell' ornatosi. Alcuni fisiologi come Bordeu, Spal- lanzani, Bichat che attribuirono la circolazion arteriosa all' azione del cuore, ne credettero indipendenti i capillari, e forse a ciò gli in- dusse il vedere tanti esseri organizzati che hanno una circolazion capillare senza avere un centro cardiaco, ed in alcuni animali se- guire l'azione capillare anche estratto il cuore, per alcun tempo, e in feti pure nati senza cuore. Le osservazioni microscopiche han- no fatto conoscere non solo che la circolazione ivi é indipendente dalla vis a tergo, ma épiù lenta ed ha quasi un' ordine distribuiti- vo [Carpenter op. e] Edi fenomeni del turgore vitale nelle guan- ce per vergogna, nel pene, nel clitoride, nei tessuti infiammati ci danno la prova che l'azione nervosa ha l'iniziativa della circola zion capillare,e che la diastole é un moto attivo e condizione nec- cessaria del turgore vitale e della circolazion capillare. E rispetto alle vene non solo appartiene loro l'assorbimento del sangue dai capillari, ma altresì l'assorbimento laterale come fu provato dai moderni, e il moto peristaltico addattato alla capaci- tà, alla forma, agli usi di questi vasi. E giacché sarebbe un' assur- do_ attribuirla alla forza intrudente del cuore e dei capillari, o all' azione dei muscoli, cosi é d'uopo ammetterla nelle vene stesse le- gate per associazione al centro cardiaco che ha l'iniziativa dell' assorbimento venoso. Ammettendo la teoria di Haller é impossibile intendere la cir- colazione nei vermi che mancano di cuore, e la circolazione dei vegetabili e dei vasi linfatici. Provato (£ r>X) che non per legge di - -190— < capillarità, no per il meccanismo dell endosmosi di Dutroehet ha luogo l'assorbimento dei vegetabili e dei linfatici, é neccessario sup- porre che é dovuto alla diastole dei vasi, perché il solo atto della diastole può aspirare e assorbire, uopo é supporre che l'atto della diastole é attivo perché infatti ha. luogo non per la presenza ma per la mancanza degli stimoli, ed oltre ciò vi è scelta. Ora se quivi ha luogo l'assorbimento ed il circolo degli umori senza un centro im- pellente, e soltanto per l'iniziativa della diastole vascolare, chi ci. vieta di ammetterla nella circolazione del sangue? Ignoriamo il preciso modo con cui ha luogo l'atto della diastole nel cuore stesso malgrado l'ingegnosa spiegazione di Brachet, molto più nei vasi arteriosi capillari e venosi; non di meno l'attività della diastole sembra provata dall' anatomia che riconosce varj strati di fibbre disposte in direzioni diverse; la quale disposizione non sarebbe for- se neccessaria se la diastole fosse un rilasciamento: e sembra pro- vato altresì dalla Fisiologia perché negli atti puramente organici non v'é riposo (§ 2ó.ì La sistole e la diastole sono dunque due atti vitali, entrambi at- tivi, entrambi associati neccessari e indivisi, perché senza diastole non v'é l'iniziai iva dell assorbimento, senza sistole non vi é pro- gresso della linfa e del sangue. Vi sono due fatti che furono interpretati dagli ìatrofisici come l'effetto di una legge di idrodinamica 1.° La lentezza con cui il sangue circola nei capillari per la ragione dicono essi che il lume di molti capillari presi insieme é molto maggiore di quello delle arterie da cui provengono. 2.° La velocità con cui cresce il moto del sangue nelle vene a misura che.é vicino al cuore—per la ragio- ne opposta. Entrambi questi due fatti ricevono una soddisfacente interpretazione dalla teoria vitalistica che ho proposto (§ 18, 19). Se i capillari hanno il doppio ufficio di essere gli organi della nu- trizione e delle secrezioni, e di atrarre e succhiare dall' albero ar- terioso il sangue neccessario a queste operazioni, è naturale che ivi la circolazione sia lenta, e proporzionata (come lo è infatti) alla attività di queste azioni assimilative. E cosi se l'iniziativa dell'as- sorbimento venoso appartiene al cuor destro, è naturale che la for- za di questo sia maggiore al centro cardiaco che ne rami lontani. Per lo contrario vi sono dei fenomeni relativi alla circolazione ca- pillare e venosa che gli iatro-fisici non ispiegano colla loro legge d'idraulica. Risulta dallo osservazioni microscopiche di Wilson Philip, di Hasting, diKaltembrunner e di altri, che irritati i capil- lari il sangue aceellera il suo corso, lo ritarda quindi, retrocede anche contro le leggi del circolo, lino a che del tutto si arresta in- torno al punto irritato; che perciò «j gonfiano e s'infiaii-mano; ed é - 2u0 quindi un fatto sptriimeiitale l'antica semenza ubi dimulus da- affluxus. Osservazioni gravissime che obbligano il Fisiologo o a rinunziare alla dottrina dell' irritabilità Halleriana, o ricorrere al sutterfugio di vedere quasi sempre atonia nella dilatazion capilla- re che precede e poi costituisce la congestione flogistica! (Bufalini Fund. di PatoL) Dirò dunque per conchiudere che se la teoria di Haller guida a supporre che tutti i pezzi del sistema sanguigno eccetto il cuore, so- no passivi, l'esame dei fatti dimostra al contrario che tutto é at- tivo tanto il cuore come le arterie, tanto i capillari come le vene, tanto la diastole come la sistole; e che la forza motrice a cui é do- vuto il moto peristaltico dei vasi é diversa dalla contrattilità Hai leriana. Ma non basta allo scopo della natura che il sistema sanguigno s'incarichi della circolazione del sangue, é neccessario che prosegua l'opera del sistema linfatico, che imprima un nuovo grado di elabo- razione alla materia organica, in una parola che formi il sangue. E questa formazione non appartiene ne ai poteri senzienti ne ai motori di questo sistema, ne alle affinità chimiche dei materiali or- ganici in esso circolanti, ma ad un misterioso e distinto potere ana- logo a quello che opera i primi gradi dell' assimilazione nell' apa- rato gastrico e nel sistema linfatico, potere che Broussais chiamò la chimica vitale. Egli è ben vero che il polmone ha una parte gran- dissima e decisiva nell' opera dell' ematosi e in certo modo la com- pleta, pure tutto quanto influisce sulla medesima, sembra consiste- re nell aggiunta dell' ossigeno e nell abandono del carbonio. Ma la costituzione del sangue é cosi diversa da quella del chilo, vi si trovano principj che tali non esistevano o in tanta copia negli ali- menti, che fece nascere il sospetto ai Fisiologi ed ai Chimici (Tom- masini op. cit. lez. 21) che certi principj che sono semplici rispetto ai mezzi analitici della chimica comune, non sono tali realmente se la chimica vitale può comporli e scomporli, o l'altro più ardito an- cora; che le forze plastiche della vita non solo hanno il maravi- glioso potere di creare la crasi degli umori e le forme organiche, ma pur quello, più portentoso ancora di creare e produrre certi principj che troviamo nel sangue. Finora a buoni conti gli sforzi di Lory e di Hales non han potuto dimostrare che per aggiunte e sottrazioni di principj si spieghi la formazione del siero, dell' albu- mina, della fibbrina, e dell' ematosina, ne l'odore che al sangue ed allo sperma appartiene, ne la formazione della bile, del latte, e di tutti gli altri prodotti organici, aromi, olii, fecole, veleni k. Ma più difficile ancora a comprendersi è la presenza nel san- gue di certi principj creduti senpìici perché—"calcolando le sole 201— ..sostanze ed i soli eleiin-utt ehe dai cibi e dall aria atmosferica de- privar possono gli animali, non è a mio avviso possibile, o non lo ,.é stato almeno finora, il render ragione di tutti i principj che dal- .,le sostanze animali ricavali chimico." (Tommasiniop e l. cit.) Si legga la opera gravissima del Tommasini, e i fatti hi riferiti da Berthold, Chaptal, Vauquelin, Fourcroy . tran spiegar mai coi loro principj. Lu sistole e la diastole di mi me.lesini > segmento vascolare o di un ventricolo od orecchietta stanno fra loro in relazione di antagonismo perché ha luogo un mo- to dopo l'altro, e stanno pure in relazione di antagonismo col seg- mento inmediato perché quando i ventricoli sono in sistole le orc- chiette sono in diastole, e viceversa —Si supponga che non esista questo vincolo vitale, e si rende impossibile il progresso dei liqui- di e l'ordine ritmico delle pulsazioni ed il moto peristaltico. Benché sembri simultaneo il circolo della vita pure é certo che per gradi il sistema sanguigno elabora la materia organica, e la conduce ove possa servire alla nutrizione ed alle secrezioni. A ques- ta progressiva trasformazione presiede dunque la legge di grada- zione, e per essa il sistema sanguigno occupa un dato punto della catena generale dell' assimilazione organica. Finalmente la legge di ripetizione collega in ordine successivo, tanto i suoi atti plastici cornei movimenti cireolatori che rendo isocroni ed abituali e per- ciò più facili e speditivi. I fisiologi hanno notato con sorpresala straordinaria tendenza del cuore, che lo distingue dagli altri mus- coli alla pulsazione ed azione ritmica; rimarchevole pricipalmente negli animali a sangue freddo, nei quali il cuore separato dal cor- po e privo di sangue, segui, a contrarsi e dilatarsi per lungo tempo ed anche i pezzi del cuore da lui separati leorechiettep. e. ei ven- tricoli (Carpenter oo. e. Mailer op. e.) Il quale fenomeno necces- sario cotanto come si vede all'ordine della circolazione, forma ben- sì un' eccezione assai grave alla dottrina di Haller, perché prova potervi essere la reazione dei vasi indipendente dall' impression degli stimoli, ma conferma pienamente la presente dottrina, perché il vincolo funzionale che è causa di questa riproduzione di movi- menti, attribuita da Muller ai rapporti dei nervi colla sostanza del cuore, elei sola legge eli ripetizione. § 01 Analisi e teoria proposta delle Secrezioni e della Nutrizione. Benché tutte le funzioni della vita organica si risolvano in una secrezione perché in ciascheduna vi é scelta di dati elementi, ed ela- borazione di dati umori, pure è convenuto fra i fisiologi di chiamar tali soltanto quelle funzioni dove la scelta e la elaborazione si fa col sangue. Ciò premesso, é d'uopo convenire che analogo é il mec- canismo delle secrezioni cosi dette, delle esalazioni, e della nutri- zione, funzioni tutte che si fanno col sangue. In ciò difleriscono che nelle esalazioni le gianduiotto o follicolio vassettini sccernenti so- no spaivi in superficie in mense, come sono la cute, 'e membrane imi- • --201 cose, sierose &. con infiniti ed indipendenti condotti, e nelle secre- zioni le glandolette o folicolì sono raccolti in organi individui a condotti concentrici come osserviamo nel fegato, nel pancreas, reni, milsa, parotidi, mamelle, testicoli. In ciò differiscono che nelle se- crezioni ed esalazioni si produce un' umore od escrementizio o re- crementizio, mentre nella nutrizione ogni solido organizzato sce- glie ed elabora cièche conviene alla sua struttura, lo rattiene e Io converte in solido vivente, o come ha detto Darwin—"queste fun- zioni differiscono soltanto, luna nel rattenere l'altra nel rilascia- le le particelle che hanno scelto dal sangue."—Epperciò le secre- zioni ed esalazioni si fanno in determinate glandole e superficie esalanti laddove la nutrizione si fa in tutti i punti dell' organismo, ed è quindi la funzione la più generale di tutte. E cosi finalmente nelle secrezioni e nelle esalazioni le particelle dei fluidi sono an- cora passive e subordinate all' azione ed influenza vitale dei soli- di; e nella nutrizione s'inalzano alla dignità di solidi organizzati, cessano dì essere liquidi e subordinati, e la loro ragione di esiste- re sta nell unità organica del tessuto che vanno a formare, ed han- no quindi proprietà nuove, e inerenti a questa medesima unità or- ganica. Taluno troverà forse temerario il tentare la teoria di ques- te arcane funzioni mentre appena ne possediamo la storia, e che la fisiologia s'introduca a stabilire principj la addove quasi non perven- ne ancora la miscrocopia, e dove l'Anatomia stessa é tuttora in- certa, come lo prova la celebre controversia di Ruischio e di Mal- pigio. Purè un' accurato esame di quei fatti che possiede la scien- za, e l'analogia'medesima di quanto accade nelle altre funzioni or- ganiche ci aiuteranno a convenire negli stessi principj Zoonomici che trovammo veri per quelle. ^ Il progresso della scienza avea distrutto già le teorie degli an- tichi meccanici e chimici, che ne attribuivano il meccanismo alla forma dei tubi e dei globuli sanguigni, o al loro peso, o alle loro chimiche affinità; ed avea dimostrato che tanto la secrezione dei li- quidi come la formazione dei solidi sono atti esclusivamente vita- li, e sono sottoposti all' influenza arcana ma certa del sistema ner- voso gangliare. (Bracket et Fouilloux, Tommasini, Richerand, Bordeu, Bichat d\) Ma o sia pel mirabile avanzamento chele scien- za fisiche hanno fatto in questi ultimi tempi, o pel disgusto verso la dottrina dinamica inetta a coordinare i fenomeni della vita; o sia perla nuova direzione data dal chimismo Bufaliniano alle ricer- che ed alle speranze della chimica organica; il fatto è che di nuo- vo si è visto applicare le dottrine meccaniche e chimiche all' inter- pretazione dei fenomeni vitali, e di nuovo si parla di pressione, e tenzione.e infiltrazion capillare, d'endosmosi, di leggi idrauliche, di —205— machine emo-dinamiche, di porosità, di filtri, di ossidazioni, di com- bustioni, per ispiegare e misurare il movimento e le trasformazio- ni dei liquidi e dei solidi. Talché leggendo le opere delmoderni: Liebig, Valentin, Poisieulle, Dutroehet, Muller, e specialmente di Magendie, Beclard, Bernard ci sembra essere retroceduti ai tem- pi di Vanhelmont, di Silvio de La Boe. di Bellini, e di Borelli.. E giacché credo cattiva questa nuova direzione data agli studi medi- ci, e che tende a. far retrocedere la fisiologia in luogo di progredi- re, cosi devo confutar quella parte della scuola fisico-chimica che riguarda la nutrizione e le secrezioni per ispianarmi il cammino alla teoria vitalistica che propongo, e provare una volta di più che si va fuori di strada quando si studia la vita fuori della vita. La spiegazione teorica che dà il Beclard del meccanismo di ques- te funzioni abbraccia due parti, luna meccanica l'altra chimica. Esa- minerò una poi l'altra. Stabilisce che—"les secretions presentent ,.ce caractere commun qu'elles commenccnt par la sortiede la par- atie liquide du sang au travers des parois des vaisseaux sanguins. ,,Lasortiedu plasma (la parte liquida del sangue) du sang est prin- ,,cipalement determinò daus le tissù des glandes, comme dans les .,tissus vasculaires par la tension du sang dans le sisteme san- ..guin......"E parlando della nutrizione dice lo stesso. "La partie ..liquide dusang peut seule traverser les pores invisibles des tuni- .,ques vasculaires: les globules ne sortentpointdu dehors—leplas- ,,ma constitue dono le liquide nutritif lui meme; ce liquide qui s' .,echappe au travers des parois des vaisseaux et particulierement .,des vaisseaux capillaires,dont les parois sont de une extreme tenui- ,,té,humecte tous les tissus.... La tension permanente a la quelle est „soumis le sang dans les vaisseaux entretient et regularise la sor- „tie du liquide......" Che cosa intende il Beclard per tension vascolare? La crede una distension passiva dei capillari per la pressione a tergo della sisto- le cardiaca? oppure che é una dilatazione diastolica attiva, loca- le ed indipendente dal cuore? Nel primo caso uopo é che il Be- clard distrugga con nuovi fatti ed esperimenti quanto la scienza possiede già atto a mostrare l'attività delle arterie* dei capillari, e delle vene, attività indipendente dal cuore;, ed è neccessario che supponga nel cuore una forza molto più grande di quella che gli aveano accordato Harveo, Haller, Bichat, più grande di quanto avea calcolato il Borelli in 180,000 libbre se é capace di far tra- sudare il liquido a traverso i pori dei capillari quando la colonna sanguigna non ha resistenze che impediscano il suo passaggio nelle vene. E se la. tension cardiaca è la causa di questa trasudazione del plasma, perché non ha luogo nel cuore e nei grossi vasi dove 28 - 200— questa tenzione é maggiore, e non nei vasi capillari dove il moto del sangue é più lento, e la tensione é minore? 0 crede che questa tension vascolare é indipendente dalla pressio- ne del cuore, e appartiene all'attività locale dei capillari secernenti e nutrienti, e allora é evidente che questa tensione non é la causa ma l'effetto dell' azion secernente. Se infatti per coinmossion mo- rale ha luogo la secrezion delle lagrime, se alla vista degli alimen- ti ha luogo la secrezion salivale, par naturale che le indicate glan- dole attraggono dall' albero arterioso maggior copia di sangue nec- cessaria alle loro funzioni, e cresca quindi la tension vascolare. Ma chi ha l'iniziativa, l'azion nervosa dell' organo o la tension vascola- re? Dunque il rapporto fra le secrezioni e la tensione del sangue osservata da Goll coli' istrumento di Poiseuille, non prova nulla. Però se il Beclard ammette che la congestione o tension vascolare proviene dall' attività vitale dei capillari che attraggono il sangue di cui abbisognano, ammette neccessariamente che non sono passi- vi, ne le loro pareti sono un filtro per cui il liquido nutritivo s'echa})- pe come si osserverebbe in una forzata iniezione anatomica. Veniamo ora alla parte chimica. Secondo i principj della scuo- la organica esposti dal Beclard la digestione introduce degli ele- menti minerali e degli elementi organici; questi arrivano al san- gue o sotto forma di peptone (materie albuminose,) o di glucose (suchero e feculenti.) L'albumina arrivata nel sangue prende parte alla formazione dei globuli i quali si organizzano spontaneamente nel seno stesso di questo liquido, poi per l'assorbimento dell' ossi- geno della respirazione si forma la fìbbrina del sangue. Cosi la fib- brina che diventa libera nel plasma ha luogo per la distruzione dei globuli. Ma questo plasma qui s'eckappe des vaisseaux contenente albumina e fibbrìna, non fa tutte le sue metamorfosi nell interno dei vasi, bensì fuori di essi; la fìbbrina ha una tendenza naturale alla formazione solida, e se non si congula dentro o fuori di essi é perché la esalazione la dissipa a misura che si forma. La fìbbrina deve riguardarsi un primo grado di decomposizione e combustione delle materie albuminose. Il plasma contiene fibbrìna. e in più ab- bondante copia albumina; quest' ultima per una serie di metamor- fosi poco conosciute passa allo stato di tessuti che danno gelatina; la fibbrìna (tessuto muscuiare) e l'albumina modificata (gelatina) passano per una successione di prodotti intermediari cne rientrano nel sangue.o costituiscono le materie estrattive. Queste che non sono che gradi più o meno avanzati di ossidazione delle materie albumi- nose, non sono ancor ben conosciute. Ultimo termine di queste suc- cesive ossigenazioni e combustioni é la formazione dell urea e dell' acido urico. Ma le materie albuminoidi o azotate neutre non si tras- - -207 - formano in addo urico; la bile racchiude dei prodotti di combustione incompleta, acido colico, può credersi il prodotto dell' influenza os- sidante dell'ossigeno. É vero che la bile é più ricca d'idrogeno e di carbonio che l'urea, e contiene meno azoto, ma ciò é dovuto alla de- composizione delle materie albuminoidi. Cosi negli animali carni- vori che fauno esclusivo uso di carni—"La formaziondu sucre dans „le foix (sucre incessentement brulé par la rcspiration) ne peut s' „operer qu' aux depens des matieres albuminoides del'alimentation, ,,puisque les matieres feculentes et sucrés font ici defaut."—(Beclard Phisiologie.) Tale é la teoria del Chimismo moderno che oso credere incapace a presentarci la storia e la teoria dell' assimilazione, delle secrezioni, e della nutrizione. Infatti vien supposto che tutti i principj che si trovano nel sangue e nelle formazioni dei liquidi e dei solidi, calce, fosforo, azoto, soda&. derivino dall' introduzione loro nelle vie di- gestive, il che é assai dubbioso per non dir falso, se é vero quanto ho esposto nel § precedente. Viene inoltre supposto che l'albumina produca i globuli, e questi ossidandosi coli' ossigeno della respi- razione formino la fibbrìna. Però é provato che si trova fibbrìna nella linfa più abbondante nel dutto toracico, cioè prima che si mescoli col sangue venoso, anzi secondo l'analisi della linfa di Mar- chand e Colbert la fibbrìna sta all' albumina come 520 sta a 434. E nemmeno sembra verosimile che i globuli siano anteriori alla for- mazione della fìbbrina, se si riflette che la perdita dei globuli non si ripara prontamente ed è molto sentita dalla macchina, il che non avverebbe se fosse vero che "les globules se forment sans cesse ,,aux depenscs des matieres dissoutes de la nutrition introduites ,,dans le torrent de la circulation." Ma e che importa il sapere che i globuli non servono se non a formar la fibbrìna? Forse che co- nosciamo per ciò le forze per cui ha luogo questa trasformazione, e per cui non i globuli e bensì il plasma è nutriente? E come pro- vano i chimisti che la fibbrìna tende a farsi solida nell organismo come fuori? E che se ciò non accade egli é che si dissipa a misura- che si forma? E se il plasma chimicamente parlando è identico da pertutto perché dà risultati cosi diversi secondo i varj organi e tes- suti che nutrisce e le varie glandole alla cui secrezione si presta? Perché nelle ossa diventa osso, nei muscoli muscolo, nel cervello e nei nervi materia midollare, e cosi nel fegato si converte in bile, nei reni i n urina, nei testicoli sperma &? E se la fìbbrina é l'ultimo grado dell' assimilazione, com' é che si compone a prefe- renza di albumina e di materia grassa la materia dei nervi che so- no alla testa della perfezione organica? E come si prova che tutte le trasformazioni dell' albumina in fibbrìna, in materia estrattiva. —208— in urea ed acido urico, sono ossidazioni? Forse dal fatto che la res- pirazione é neccessaria all' ornatosi ed alla assimìlazion generale? E allora perché é cosi insignificante la differenza chimica fra il san- gue arterioso e il venoso? Perché il gas ossigeno introdotto nelle vene non produce le pretese ossidazioni, ed anzi uccide gli anima- li? Perché con l'ossigeno alla mano fuori della vita non si posso- no ottenere le metamorfosi o combustioni e ossidazioni delle sos- tanze animali? E se tanto è escrementizia la bile come l'urina, per- .ché essendo in caso di avere gli stessi gradi di ossidazione presenta- no principj chimici cosi differenti? E se finalmente nei carnivori é indifferente alla formazione dello zucchero che si bruccia nella respirazione, che gli alimenti siano azotati o sucherati e feculanti a che serve il rapporto degli alimenti respiratori? Tutte queste difficoltà sono poca cosa rispetto ad un fatto che non possono dissimulare gli stessi chimisti. Perché se è vero ciò che fu osservato da Brachet, da Bernard, da Muller, e da altri che tolta ai reni Y influenza dei nervi gangliari, mediante il taglio del plesso renale, si sospende la secrezion dell' urina, quantunque se- guiti la circolazione del sangue, tutto il sistema di Goddsir che fa dipendere le secrezioni dalla conformazione fisica dei vasi glan- dolala, tutte le idee meccaniche relative alla trasudazione del plas- ma per la tension vascolare, tutte le utopie chimiche che costaro- no inmcnse e pazientissime fatiche, svaniscono e si dileguano come le ilusioni di un sogno. Sia che si ammetta con Chevreul P esis- tenza dell' urea nel sangue, sia elicsi ammetta col comune dei fisio- logi che la secrezion dell' urea si fa nei reni; questo fatto ha un' importanza veramente decisiva; perché se il sangue benché nella sua crasi normale non può ne deporre l urea formata già, ne dar luogo che si formi; e se questa o separazione o formazione dipen- de da un' influenza affatto vitale come è quella del sistema gan- gliare, l organismo non é un laboratorio chimico, e il sistema vi- vente ha P iniziativa delle plastiche come di tutte le azioni della vita. Ora in che consiste questa influenza vitale inerente ai nervi gan- gliari ed a cui son dovute queste arcane operazioni? Fisiologi distin- ti hanno considerato quéste funzioni operate da una specie di sen- so organico che sceglie e separa dal sangue, se non i prodotti stes- si delle secere'zioni, urea, picromcle & ; le particelle almeno conve- nienti a queste elaborazioni o della glandola che secerne o del so- lido che si nutrisce. E questo senso fu chiamato gusto specifico ed apetito animale da Platnero e da Blane,da Bordeu, da Darwin, da Tommasini, sensibilità organica da Bichat e da Haller, e il nome stesso di secrezioni che fu dato dai Fisiologi antichi all' azion del- -209- fe glandolo prova l antichità di questa medica idea. L'analogia di quanto accade nello stomaco e nel polmone, nei vasi linfatici e nei sanguigni c'induce a credere che ha luogo la scelta dei principj convenienti alle speciali elaborazioni nei condotti che sono gli orga- ni delle secrezioni e della nutrizione sia che con Ruischio si consi- derino gli stessi vasi capillari, o si addotti l opinione per me più plausibile di Malpighi che ammette un tessuto intermedio a condot- ti separati dai capillari dove ha luogo la scelta e la elaborazione dei liquidi o la formazione e riparazione dei solidi. Ancorché si am- metta (e a ciò la scienza ci costringe) che la scelta dei principj or- ganici non basta, che vi tien dietro un' atto vitale di più, e ben più importante qual é V elaborazione; mi pare per altro verosimile che ogni organo che secerne osi nutrisce, fegato, pancreas mammelle, tessuto osseo, muscolare, cerebrale & assorbe dal sangue quei prin- cipi cne P^u sono atti a ricevere un' ulteriore elaborazione, che sono quindi più atti a prestarsi ad una data trasformazione o di umor bilioso, o latte, o sperma, o tessuto osseo, o muscolo, o nervo. Esattamente in quel modo stesso che i vasi lattei assorbono i prin- cipj ed elementi del chilo, e non il chimo stesso perché questi so- li possono prestarsi a diventar linfa e poi sangue. E dissi che a ciò la scienza ci costringe perché é dimostrato che il sangue non contiene i principj delle secrezioni (biliare, spermatica, salivale &.) ne quelli della nutrizione; e che nemmeno ha luogo una progres- siva assimilazione nei vasi arteriosi che mettono ad una data gian- duia o tessuto [come alcuni opinarono] perché é identico il sangue arterioso che entra nel parenchima capillare di tutti i tessuti. Se si riflette infine alle malattie plastiche e discrasiche, alle secre- zioni e nutrizioni disordinate quando le leggi di affinità e capaci- tà organica inerenti a queste funzioni furono violate o da alimen- ti guasti e nocivi, o da sostanze venefiche e straniere, o dalle cau- se della plettora e dell anemia, si é convinti non solo che i poteri senzienti della vita gangliare regolano queste funzioni ma ne han- no l'iniziativa e il primato. Ancor più certa eziando è la parte che vi prendono i poteri motori, perché sia nell'ipotesi di Ruischio o di Malpighi é condizione indispensabile il movimento dei vasi e quello dei condotti secretorj. e quello dei vasi inalanti e assor- ven'ti. Rimane ora a vedersi se queste due proprietà della vita senso e moto bastano come opinava Bichat ad effettuare tanto le tras- formazioni dei liquidi come la nutrizione e riparazione dei solidi. Ora é dimostrato che in queste funzioni ha luogo non solo la scel- ta di elementi organici, ma vera elaborazione e trasformazione di umori come nella digestione e nell ematosi; dunque qui pure ha r 1210-- luogo le.-.eici/.i<> della forza plastica. Non si trovano infatti iu-1 sangue che che ne abbia pensato Chevreul e pochi altri, i rudimen- ti del latte, dello sperma, della bile, dell' urina, della saliva, e la fibbrìna stessa che elaborano i muscoli nel nutrirsi è ben diversa da quella che si trova nel sangue. E provato altresì da molti es perimenti che il sangue venoso non offre differenze chimiche sia che venga da un tessuto osseo o muscuiare o nervoso, o dal fega- to o da reni o dalle mamelle. (V. Brachet op. cit. d\ Mulkr Fisio- logia, Tommasini op. cit. Diz. Clas. Adelon secrezione.)! fatti della Fisiologia vanno d'accordo e a vicenda si rischiarano: come nel chimo non vi sono i rudimenti del chilo, cosi nel sangue non vi sono i rudimenti della bile, del latte &; come i principj del chilo sono elaborati nej lattei e nelle glandole, ed ivi solo ha luogo la formazione del chilo e della linfa, cosi i principj della bile, della saliva, dell'urina, del tessuto osseo, cerebrale, muscolare, &. sono elaborati nel tessuto Malpighiano perché ne risulti o la formazio- ne di dati liquidi, o quella di dati solidi. Ciò stesso che abbiamo osservato delle forze plastiche del sistema sanguigno capaci a crea- re sostanze che non esistevano negli alimenti e nell aria atmos- ferica, puiMÌirsi delle forze plastiche delle secrezioni e della nu- trizione. E noto che non si trova nel sangue ne il fluato di calce ne la silice ed il manganese che si trovano nello smalto dei denti e nei peli; (Muljer Trattato di Fisiologia) il fosforo e la calce che compongono le ossa non esistono in corrispondente abbondanza nel sangue. (Brachet e Fouilloux op. cit. Tommasini op. cit.) Il fatto da me pur ora esposto che tagliato il plesso renale cessa la forma- zion dell' urina prova colla maggiore evidenza che questa forza plastica none una proprietà ideale e metafisica, ma che risiede nel sistema gangliare. Questo sistema presiede alle secrezioni non me- no che alla nutrizione; e si sa che tagliati o paralizzati i nervi ce- rebrali, seguita la nutrizione delle membra, nelle quali se avviene poi la dimagrazione e l atrofia la cagione si é che mancando 1' a- zione animale, manca quel consumo di materia organica che pro- voca l'atto della nutrizione. Nondimeno benché il gran simpati- co, sia specialmente incaricato delle secrezioni e della nutrizione, non é indipendente dall' arcana influenza dell' innervazione cere- brale. Infatti la vista o il ricordo di un grato alimento eccita la salivazione, le idee erotiche svegliano la secrezion dello sperma, e le strida infantili quella del latte. La collera e la tristezza al- terano profundamente la secrezion della bile, l'odio, lo sdegno, il terrore alterano cotanto la secrezione del latte da renderlo un veleno al bambino, e la tranquillità morale delle nutrici é una con- dizione igienica rigorosa. (Zimmermann op. rit.)\\ terrore soppri- -211 me la secrezione mestrua, le emozioni varie dell animo eccitano le lagrime, ed altre o erotiche o da timore cambiano l'odore della traspirazioue. Si sa finalmente che la nostalgia, la tristezza, un' amore infelice distruggono la digestione e la nutrizione e causano lemaciazione. (Carpenter op.. cit.) Le quali cose tutte ci allonta- nano sempre più da qualunque interpretazione che non sia vitalista. E questa forza creatrice e formatrice volle significare Galeno colle parole di Facultas format ri x Van Helmont di Mas alterati- rum Bacone di mot uh assimila tionis, Harveo di fajcv.lt as vegetati- va Bouffondi Moule i utcrienre organique, Blumenbak di Nisus for- mati'vvn, Broussais di chimica vivente, e di forza di riproduzione Michele Medici, il quale ben s'avvide che colla mera eccitabilità mal potea trattarsi la Fisiologìa. (Michele Medici manuale di Fisio- logia). Questa forza maravìgliosa presiede a tutte le secrezioni ed a tutte le nutrizioni, e quantunque sia identica e generale nel suo meccanismo perché in ogni dove trasforma, elabora, e crea o li- quidi o solidi secondo un certo tipo dalla natura prescritto, Spure é moltiplice e specifica nella sua applicazione, e solamente nel fe- gato può elaborare la bile, nei reni l urina, e nei rispettivi tessu- ti i solidi corrispondenti.Questa forza assimila (rende simili al cor- po vivente) la materia organica che assorbe e assogetta, e non gli da solamente una crasi che non avea fuori della vita, ma la rende capace di azione, la rende un fattore vitale, e capace di formar parte dell'organismo vivo; egli fornisce altresì i principj chimici necces- sari alla composizione organica; ed è più che indipendente dall' es- terna natura perché fabbrica per conservarsi ciò che questa non gli fornisce. Questa forza ammirabile non solo elabora i principj capaci di diventare fibbra muscolare, nervosa & non solo gli col- loca la dove altri sfuggirono o si resero inutili ed usati per 1' eser- cizio medesimo della vita; e gli dà qualità nuove e diverse da quel- le che avevano finché erano fluidi animali, innalzandoli alla digni- tà di solidi organizzati (benché per breve tempo), ma crea, forma, riproduce parti nuove come vediamo nei corpi organici i più sem- plici, nei fenomeni della riproduzion fisiologica, e in quelli della rinoplastica, e come vediamo nei fenomeni della riparazion pato- logica o della infiammazione. E non paga Natura di questa crea- zione incessante dell' individuo, di questa riparazione, e conser- vazione sua fino all' estremo crepuscolo di sua carriera, raccoglie le forze plastiche di due individui; le forze plastiche della specie e ciò nel periodo di loro maggiore energia, per la creazione di un nuovo vivente. Le stesse conclusioni che detta la Fisiologia intorno alle altre l'unzioni organiche sono applicabili alle seri-elioni, esalazioni, ed — 212— alia nutrizione. 1." Le leggi di affinità e capacità sono rigorosa- mente osservate dalla natura in queste funzioni, e a questo pat- to gli umori aquistano la crasi che debbono avere, e i solidi con- servano inalterati i tipi prescritti; altrimenti hanno luogo le ma- lattie plastiche o discrasiche. 2.° A tre distinti poteri senso mo- to e forza plastica, insieme associati, inerenti al sistema ganglia-, re, e tutti attivi e proprj del corpo vivente, è dovuto il meccanis mo di sifi'atte funzioni. 3.° le funzioni suddette sarebbero isolate e perciò senza oggetto senza utilità e senza influenza se non fosse ro collegate dalle leggi funzionali di rapporto vitale. Il perché la legge di associazione collega i tre suddetti poteri perché si com- pia ciascuna funzione, collega ogni funzione e nutrizione coli in- nervazione gangliare e cerebrale, ed alle funzioni organiche che le precedettero e prepararono il sangue vitale come la digestio- ne e l'ematosi. Associa la secrezion salivare biliare gastrica pan- creatica all' opera della digestione; associa la secrezion dell' uri- na, delle feci e della materia traspirabile e soppratutto dell'assor- bimento interstiziale, all' opera della denutrizione. Maravìgliosa concatenazione «love le leggi di associazione e di gradazione for- mano di tutti gli atti vitali un circolo indiviso! L' azione dei mus- coli e dei visceri interni esige la libertà delle parti, e provoca le esalazioni, e a queste va d' accordo l assorbimento linfatico che mantiene l equilibrio, e impedisce l edema e la polisarsia. L' or- ganismo ha bisogno di materia che grado a grado l innalzi al ca- rattere di sostanza animale; ed ecco parotidi, stomaco, fegato, pancreas, e poi i linfatici e le glandole conglobate, ordinati ad ela- borare ed animalizzare certi umori per mescerli coi nuovi e far- li servire cosi a questa graduale assimilazione.Ma la vita o l eser- cizio degli organi, simile alla combustione, importa un perenne scomponimento dell organizzazione vitale. 11 quale se non fosse accompagnato dalla riparazione fisiologica sarebbe sinonimo d'im- potenza e d' esaurimento, di distruzione e di morte. E per altra parte se questo scomponimento non avesse luogo, la riparazione e l'incremento sarebbero eccessivi e mostruosi. E dunque nell or- dine logico di Natura che 1' esercizio della vita porti seco 1' atto della denutrizione od il suddetto scomponimento organico, perché ad esso si collega l atto della nutrizione e perciò tutta la catena delle azioni organiche che costituiscono la vita generale.Ecco per- ché l'esercizio muscolare favorisce nel tempo stesso il volume e 1' incremento delle membra e l'energia muscolare dei contadini, dan- zatori, facilini & e perché vi si accompagna l energia di tutte le funzioni assimilative. Ecco reso evidente che la vitalità non vuoi- si economizzare come han preteso i Browniani, ma usare piutosto —213 dentro i giusti limiti della capacità organica. Per la legge di antagonismo le attività di certe glandole e quelle delle azioni nu- tritive sono in armonia con il riposo di altre; e come per la leg- ge vitale di gradazione formano esse una concatenazione di atti dissimili, per la legge fìnalmente della ripetizione hanno una con- catenazione o continua o periodica secondo il posto che cias- cuna occupa nella gerarchia della vita. (Richerand op. e. cap. a.) Dimostrato che tanto le secrezioni come la nutrizione si fan- no pel concorso dei tre poteri vitali, dimostrato che essi influis- cono a trasformare la materia organica la quale non potrebbe per se stessa produrre le dette trasformazioni senza P opera e l'iniziativa dei solidi viventi, ne discendono due conseguènze contrarie ai due sistemi medici dominanti. 1.° La scuola di- namica non classifica ne interpreta ne può interpretare fatti tan- to distinti dall' eccitamento e tanto importanti come quelli deb le secrezioni e delle nutrizioni. 2.° E falso ciò che hanno sta- bilito i chimisti che la forza vitale è una forza secondaria, pro- dotto cioè dell' assimilazione, e P assimilazione poi prodotto del- le attività chimiche della materia in modo particolare combinate. E provato che la nutrizione la quale ristora la vitalità delle par- ti è compiuta dal concorso di tre forze interamente vitali. E pro- vato che la materia organica non é atta alla nutrizione, e perciò a ristorarcela vitalità senza essere in armonia con queste tre for- ze vitali. E dunque evidente che le forze vitali non sono secon- darie, e che il chimismo non comanda ma ubbidisce alla vita, non forma la vita ma è formato da essa. § 02 Del calore vitale considerato come causa e come effetto della vi- ta; alcuni argomenti contra la teoria chimica della calorifr- cazione. Le secrezioni e la nutrizione come tutte le funzioni della vita organica abbisognano di un dato grado di calore come condizione plastica delle formazioni dei liquidi e dei solidi; e quindi le forze plastiche della vita creano e conservano un dato grado di calore, come creano e conservano con norma invariabile una data crasi dei liquidi, e un tipo determinato dei solidi. Questa idea ci con- duce forse a spiegare 1' arcano della calorifìcazione vitale che é forse uno dei più difficili e importanti problemi della Fisiologia. Il calore animale che favorisce lo sviluppo del nuovo vivente, che lo accompagna fino all'estremo crepuscolo, che si conserva ad un dato grado tanto se P organismo sta in mezzo dell' infuocata at- mosfera del Senegal, o nel gelato aere della Siberia, che contra- L'9 - 211— segna i più duri cimenti della vita o col mortale freddo delle per- niciose e del cholera morbus, o col fuoco delle flemmassie e delle febbri, fu, non a torto, considerato il vero sinonimo ed il principio medesimo della vita. E si consideri infatti come causa o come ef- fetto presenta al filosofo le più interessanti quistìoni e problemi a risolvere. Considerato come effetto deriva egli dal meccanico at- trito e sfregamento dei liquidi e dei solidi come hanno sostenuto Bhoerhave, Fabre, Douglas e tutta la scuola meccanica? o da tìsi- co ribollimento del sangue come sostennero i fisici antichi Vanhel- mont, Silvio, Cartesio; o dalla combustione dell' ossigeno e del carbonio come hanno preteso i chimici moderni Priestley, Craw- ford, Lavoisier, Cigna, Hewson, Seguili, Girtenner &? o da cor- renti galvaniche come inmaginò Delari ve? E se deriva non da cause chimiche o mecaniche, ma da ciò che la vita ha di specifico e di proprio, da quale funzione proviene, da quale organo, o tessu- to particolare della medesima? Forse nel polmone come ammet- te Richerand coi fisiologi chimici, o nei vasi sanguigni come sup- pone il Tommasini, o nei soli capillari come ammette Bichat, o pel solo influsso del sistema nervoso come hanno sostenuto Brodic Legallois, e Chosat; o per una facoltà particolare di produrre il calore cosi immaginata da Chaussier? Considerato come cagione e fattore della vita, é egli il calore stimolo all' eccitabilità come hanno preteso Brown e Darwin, o condizione chimica della vita plastica come io penso? E se il calore è una condizione cosi ri- gorosa della vitalità e della vita, é forse egli stesso il principio vi- tale, come hanno escogitato Ippocrate, Virey, Forni? Il progresso della scienza ha distrutto la teoria meccanica degli sfregamenti benché sostenuta dall' ingegno e dall'autorità di Boer- have; quella dei chimici moderni benché brillante e seducente quan- do apparve, non resse nemmeno alla critica di Vacca, Tommasini, Davis, Bichat, Brodie, Legallois, Chosat. E quantunque riprodot- ta di nuovo dai moderni chimisti mi sembra insostenibile se han- no alcun valore le esposte riflessioni intorno agli alimenti respi- ratori, aHe secrezioni, ed alla nutrizione. Se risulta dalle osserva- zioni di Spallanzani, di Couteneau, di Nysten, Edward, che ha luogo la secrezione dell' acido carbonico dal polmone non meno che dalla cute indipendentemente dall' assorbimento dell' ossige- no,se é vero come afferma il Carpenter che l'assorbimento dell' ossigeno eP esalazion del carbonio varia molto per molte circons- tanze dell' individuo e tutte vitali ; se è vero come afferma lo stes- so Beclard che anche queste variazioni di ematosi non importa- no differenze di temperatura animale; se non esiste la connessio- ne degli alimenti respiratori, come dimostrai- e come in parte con- 2 lo - l'essa lo stes-o Beclard, se finalmente ha dimostrato Bichat che nel solo polmone ha luogo P ossidazione del sangue, e non nei va- si come sospettò il Toimnasini e come di nuovo affermò il Beclard, sparisce P idea della combustione o nel polmone o nei vasi san- guigni, unica e principal sorgente del calore animale. Le osservazioni sopratutto di Elliot e di Home, e di tutti gli sperimentatori da cui risulta che al taglio dei nervi succede inme- diatamente un' abbassamento nella temperatura quantunque segui- ti la circolazione e P ematosi: gli sperimenti di Brodie conferma- ti da Chosat che distrutta la midolla allungata seguitavano gli stessi fenomeni della ematosi colla respirazione artificiale, e P ani- male pure perdeva sei gradi del suo calore, mostrano P insuffizien- za della teoria chimica che lo fa dipendere dall' ematosi polmona- re. Questi fatti, e i moderni studi sul sistema nervoso hanno fat- to abbandonare le teorie chimiche e meccaniche, hanno ricondot- to di nuovo sulle tracce del vitalismo, e dato molto peso alla dot- trina dell' illustre Bichat che considerava l'organo inmediato del- la calorificazione lo stesso sistema capillare, organo di tutte le se- crezioni e di tutte le nutrizioni, perciò organo tanto vasto ed uni- versale come lo stesso calore vitale. Ben so che il cervello, la midolla spinale, e il grande simpatico, i grandi centri dell' inner- vazione furono considerati dal Bufalini anche come centri e labo- ratorii della calorificazione, perché offesi questi centri si altera o sospende la calorificazione. Pure questa dipendenza della calo- rificazion periferica da certi centri nervosi non prova che questi centri medesimi siano gli organi inmediati di questo atto vitale, quando sono solamente una condizione organica al di lei compi- mento. Anche le secrezioni e le nutrizioni esigono come condizio- ne organica l'integrità del cervello, della midolla spinale, e del grande simpatico, anche esse si risentono dei sconcerti morbosi di questi tre centri; eppure non basterebbe questa stessa integrità senza i poteri modali tanto molteplici e tanto specifici delle glan- dole che secernono, e dei diversi tessuti che si nutriscono. Ed invero lo stesso Bufalini non fu contento di questa veduta, ed ha cercato un' altra causa del fenomeno nel movimenti pensando che: "quel lavorio continuo di composizioni e ricomponimenti di „materia il quale si opera in tutti i corpi viventi sembra che cer- eamente non vada disgiunto dallo svolgimento del calorico." Che la calorificazione sia operata nella periferia iqmensa del sistema capillare, e per l'arcana influenza del sistema nervoso, che formi un distinto effetto di quella stessa innervazione che opera tutte le fun- zioni organiche, che sia un' effetto di quelle stesse forze plastiche che conservano e creano una data crasi di liquidi, ed una data for- —21G— m _ ^ ma di solidi, sembra provato da questo insieme di fatti. E noto che tutte le specie di viventi vegetabili ed animali possiedono una temperatura specifica e la conservano fino ad un certo punto tanto in un ambiente più freddo come in uno caldissimo "anche quando „la traspirazione in forza appunto dell'eccessivo ardore, rimane „impedita."—(Tommasini op. cit. lez. 20)-É noto che tutto ciò che fa- vorisce l'assimilazione organica, respirazione libera d'aria ossigena- ta, e sano ed abbondante alimento, favorisce anche la calorifica- zione. Ne per altro modo gli abitatori dei climi settentrionali ser- bansi vivi e caldi che col mangiare sostanziose carni, e bere gene- rosi vini, ed altri liquori spirituosi. E ciò tanto é vero che é cosa già passata in giudicato che quando si è ben mangiato e bevuto il freddo non si sente. (Michele Medici manuale di Fisiologia.) L'eser- cizio degli organi importa l'atto della denutrizione, e provoca quin- di la riparazion fisiologica; non fa quindi maraviglia che il freddo ci sorprenda nel digiuno nel riposo e nel sonno (e viceversa); e che il muscolar movimento sia supremo rimedio a chi vien sorpreso sul- le alpi dal sonno forriero della morte. L'esercizio della vita plas- tica fisiologica e patologica esige un maggior grado di calore per effettuarne le portentose creazioni; qual maraviglia dunque il calo- re accresciuto nell' estro venereo, nei vegetabili in efflorescenza, (Carpenter Human Phisiology) nel sistema della donna e nel fe- to durante la gestazione il calor morboso nelle malattie flogisti- che e febbrili, malattie di riparazione eccessiva e morbosa? Qual maraviglia S3 il freddo, sopratutto se improviso e violento o prò tratto, é funesto all' igiene ed alla terapeutica della vita, sia col sopprimere le secrezioni o i lavori fisiologici o quelli della vita pa- tologica? Se la calorificazione si collega all' innervazione dei gran- di centri come le secrezioni e la nutrizione, qual maraviglia dagli esperimenti di Brodie, Legallois, Chosat, e di tutti i moderni fisio- logi, qual maraviglia che un freddo mortale accompagni il pro- fondo dissesto dell' innervazione nelle febbri perniciose, nella com- mossion cerebrale, nel Cholera morbus, negli avvelenamenti, nell isterismo, e nei patemi che profondamente deprimono l'animo nos- tro? Qual meraviglia che l'abitudine e la capacità organica leggi affatto vitali, presiedano ai rapporti del calore esterno sulla mac- china organica? Se l'economia vivente non avesse una temperatura specifica, e fosse passivamente .soggetta all'influenza dell' esterno calore, le fun- zioni della sua vita plastica che esiggono un dato grado soltanto di calore per l'assimilazione dei liquidi, come per quella dei solidi, sarebbero esposte a disordinarsi accrescersi cessare^ad ogni mo- mento per qualunque sbilancio dell' esterno calore. E dunque noli' ordine logico della natura che queste stesse forze plastiche che esiggono non sedo certi elementi ma eziandio gli formano e gli elaborano per dare e mantenere una certa crasi di liquidi, e certa struttura di solidi, esiggano non solo ma creino il grado di calore neccessario all' assimilazione degli uni e degli altri. Ecco perché ogni specie ha una temperatura specifica, ecco perché l'eser- cizio medesimo della vita che importa quello della universale as- similazione, importa altresì sviluppo di quel grado di calore nec- cessario a favorirla. Ecco perché la natura ha reso l'epidermide, i peli, il tessuto adiposo, e cutaneo cattivi conduttori del calore, ec- co perché ha posto l'azione del calore esterno sotto l'impero dell' abitudine, ecco perché ha creato nella traspirazione cutanea da lui provocata un modo facile di temperarlo. Ben sa Natura le fisiche tendenze del calorico di diffondersi ed equilibrarsi, come sa le chi- miche tendenze della materia di formare certi agregati chimici co- nosciuti. E appunto perché lo sa ha riposto neiP organismo forze capaci a vincere queste tendenze e lottare vincendo con le leggi del- la Fisica e Chimica de corpi non vivi, perciò l'economia resiste fino ad un certo punto tanto ad un freddo estremo come adun'eccesivo calore. In niuna cosa forse tanto splende l'attività e l'autocrazia del- la vita come in questa perché tutti gli atti o processi vitali che creano o conservano l'organismo vivente abbisognano di un dato grado di calore: ora la natura crea e conserva questo dato grado di calore e valendosi degli stessi processi vitali! Stabilito che il calore animale é effetto della vita ed il prodotto di quelle stesse forze plastiche che operano l'assimilazione e la nu- trizione, riesce facile risolvere l'altro problema—Cos' é il calore considerato comefattwe e causa della vita'ì Le forze organiche crea- no e mantengono il calore vitale ad un grado determinato; adun- que perciò appunto che il calore esterno ha una fisica tendenza ad aerescerne o variarne il grado, è nell' ordine logico della natura che i poteri senzienti della vita rappresentino la legge di capacità vitale propria d'ogni vivente, che sentano la convenienza del gra- do esterno che é in armonia colla situazione organica. La famosa storia dello spagnuolo incombustibile [Bicheranci op cit] ed altre molte analoghe, gli effetti del temperamento, di certi stati morbo- si, e sopratutto dell' abitudine nei paesi freddi ci provano all' evi- denza che l'azione del calore e del freddo non é assoluta e invaria- bile ma relativa alle varie situazioni organiche e specialmente all' abitudine. La Patologia dirà che dentro certi e relativi confini (legge di capacità) il calore esterno è utile e neccessario, fuori di essi é cagione di malattie e ci mostrarà il fatto ammirabile del- la reazione organica tanto pel calore cocente di una stufa come 21- per l'applicazione di un freddo violento.. Solamente coi principj di un' attività autocratica delle forze vitali si può intendere la rea- zione fisiologica che produce il bagno freddo e breve; come pure la reazione morbosa quando il freddo è violento. Se questa reazio- ne non ha luogo quando l'applicazione del freddo é graduale, vuol dire che la fibbra cambia per gradi lo stato de suoi poteri ; se ha luo- go quando il freddo é violento vuol dire che questa misteriosa sca- la e concatenazione fu rotta e violentata. Non é dunque il calore esterno uno stimolo assoluto come hanno preteso i Browniani. E già una grave eccezione alla passività Browniana, la manifesta fa- coltà del sistema vivente di produrre il grado di calore che gli conviene. Però cade del tutto la pretenzione dinamica dinanzi al fatto che il calore artificiale non può sostenere la vita senza gli al- tri fattori vitali. Come? il calore é uno stimolo universale che toc- ca tutti i punti del sistema, é tanto prezioso ed indispensabile che accompagna il vivente dall' primo all' ultimo momento della vita, e intanto non può senza digestione e senza ematosi ne durare, ne sostenere la vita? L'esame dei fatti relativi al calore animale ci conduce a queste conclusioni : 1.° E erronea l'antica dottrina d'Ippocrate riprodot- ta ai nostri tempi da Virey e da Forni, che il calore è lo stesso principio vitale: perché se egli é il prodotto della vita e di certe forze vitali, non può essere simultaneamente la stessa efficacia vita- le che lo produce; benché sia una condizione dell' esercizio della vita come lo è una data organizzazione. 2.° É erronea l'idea di Brown che considera il calore vitale quale stimolo solamente, e stimolo assoluto all' eccitabilità, già perché il calore se è causa e fattore, é insieme effetto delle funzioni della vita, già perché anche la sua qualità di agente esterno é subordinata alla legge di capa- cità organica, e ai relativi poteri senzienti dell'organismo, già per- ché é inetto a sostenere di per se solo la vita, già perché come agente esterno ben piutosto agisce come condizione plastica della chimica vivente che come stimolo all' eccitabilità della fibbra. 3.° La calorificazione non é una funzione speciale ma si connette coli' assimilazione universale, essa é prodotta da quelle stesse forze plas- tiche che producono l'assimilazione dei fluidi e dei solidi. Perciò il calore animale considerato come effetto é una prova bellissima dell' autocrazia della vita, considerato come causa od agente esterno n'é prova egualmente, se la legge di capacità relativa alle varie situazioni organiche ne determina il grado ; ed ha colla machina animale i rapporti di agente plastico, se é condizione indispensabi- le di tutti agli atti assimilativi. - 219 - § 03 Del Galvanismo—confutazione dello dottrine elettriche della vita. La prodigiosa potenza dell' elettricità nel campo della Fisica e della Chimica, la rapidità veramente elettrica con cui si diffondo- no le azioni nervose, l'azione elettiva di questo fluido potente sui nervi della vita animale, non meno che dell' organica, il potersi pro- lungare qualche tempo colle correnti galvaniche un' artificiale in- nervazione, hanno indotto a sospettare© che le forze vitali sono una cosa stessa colla comune elettricità,© sono il mero prodotto delle condizioni elettriche e della disposizione Voltaica delle parti orga- niche, e di qui provenne il dualismo germanico dei polaristi, e la ca- pitale importanza data da Prevost, Dumas,Bequercl,Bufalini1e tutti i chimisti moderni all' influenza dell' elettrico sul meccanismo il più recondito dell' innervazione e della vita. Pure esaminando attenta- mente i fatti che servirono di fondamento a questa ipotesi la più temeraria e la più giustificabile forse che la Fisica abbia fornito mai alla Fisiologia, la troviamo vana come tutte le altre, ed anche quivi splendere l'autocrazia della vita, ed applicabili al fluido el- ìettrico gli stessi principj or ora stabiliti intorno al calore vitale. Risulta dai bellissimi esperimenti dell'illustre Mateucci che taglia- ti nel torpillo tutti i nervi che mettono all' organo elettrico (pi- la di Volta naturale) perde questi la facoltà di produrre le scariche elettriche. Questi e varj altri esperimenti lo hanno condotto acou- chiuderc che questa scarica elettrica djpende dalla volontà dell' animale e perciò dalP azione nervosa. E dunque più evidente che il sole che l'azione nervosa in luogo di essere l'effetto è pei- con- trario la causa dell' azione elettrica, e che in luogo di essere pro- dotta essa stessa da un meccanismo elettrico, dà l'iniziativa e la mossa ai fenomeni elettrici che si osservano in questi animali. Ed é generalmente ammesso dai fisiologi che la scarica dei pes- ci elettrici é volontaria; e si può toccare impunemente un pesce elettrico anche mettendo in relazione i due poli opposti dell'orga- no elettrico senza risentirne alcuna commossione: ma se s'irrita l'animale, la scarica si produce, e si ripete ad ogni irritazione. Si sa che l'effetto opposto succede nei nostri apparecchi elettrici per- ché se tocchiamo un'apparecchio ove si trovi elettricità allo stato di tenzione, la scarica ha luogo al momento stesso del contatto. Lo stesso Matteucci ha recentemente fatto sperimento sopra il gran nervo crurale del cavallo, producendo una violenta contra- zione della gamba, coli' irritare le radici del nervo, e benché ado- perasse un' elettrometro di tanta delicatezza da inanifestare il più - 220 minimo squilibrio, nessun cambiamento avverti: [trova convincen- te che l'azione elettrica e l'azione nervosa sono due cose molto di; verse. É noto inoltre che il poter conduttore dell' azione nervea vien tolto o dal taglio o pur anche dalla sola allacciatura del ner- vo; però ciò non gli toglie il potere di essere conduttori dell' elet- tricità. Dippiù la diffusione dell' azione elettrica non si limita ai confini consensuali che osserva l'azione nervosa, ma percorre tutti i tessuti di un membro. Anzi se reciso un pezzo di nervo vi si pon- ga un conduttore metal lieo, passa la corrente elettrica, mentre l'azione nervea non passa nei nervi sottoposti. E Mattcucci asseris- ce che il potere dei nervi di condurre l'elettrico sta a quello dei muscoli come uno a quattro. E Todd e Bowmann affermano come risultati dei loro esperimenti che tanto i nervi come i muscoli so- no infinitamente peggiori conduttori del rame, e che il loro potè - re conduttore appena uguaglia quello dell' aqua che tiene in soluzione una piccola quantità di materia salina. ( Carpenter. op. cit.) E vero che Beraudi e Vavasseur avevano annunziato di aver osservato farsi magnetici aghi impiantati nei nervi di un' animale vivo; ma questa osservazione non é stata confermata dai ripetuti esperimenti di Muller il quale conchiudc—"che finora i fenomeni ,,elettrici diesi sono scoperti nei muscoli e nei nervi non autoriz- zane a identificare il principio nervoso coli' elettrico. E meritano di essere richiamate a questo luogo due osservazioni di Dubois- Reimond ; le quali provano che gli stessi fenomeni elettrici sono modificati dall' azion vitale dei nervi. Si sa che la materia nervosa priva di vita é un pessimo conduttore dell' elettrico. Ora il cita- to fisiologo osservò che il galvanometro indicava il passaggio del- la corrente attraverso: "non seulemcnt les segments du nerf (vivo) ,,compris entre les deux point d'application des poles de la pile; „mais encore le nerf tout enti ere est traverse en ce moment par ,,un courant de meme sens. " — Egli chiama questa proprietà dei nervi forza elettro-tonica, e crede che lo stato dinamico corrispon- de a un cangiamento nello stato elettrico delle molecole nervose in virtù del quale queste si polarizzano come gli elementi della pi- la. Ciò che egli suppone una forza elettro-tonica io reputo essere la stessa forza vitale; e credo que questa idea venga confermata dall' altra sua osservazione che la corrente muscolare e interrotta al momento della contrazione del muscolo. L'induzione rigorosa che nasce da questo fatto si é che la forza vitale della contrazione con- trasta alla corrente galvanica. Io gli concedo anche che durante la contrazione del muscolo lo stato elettrico molecolare della fibbra cangia: però io ne deduco che lo stato elettrico é subordi- ....221— nato alle cause vitali della contrazione, influenza della volontà, as- socciazione. irritanti meccanici, &. Dunque le forze vitali hanno l'iniziativa di cambiamenti a cui si collegano certi fenomeni elet- trici. Che se l'elettricità non ispiega il passaggio dell' azione nervosa nel muscolar movimento; meno spiega i fenomeni tanto svariati della vita senziente e della vita plastica. Non s'intende come l'elet- tricità che offre solo le forme di positiva e di negativa, e le diffe- renze del più e del meno, possa presentare le modificazioni infini- te tanto dei poteri senzienti organici come animali, e tanta diffe- renza di umori e di tipi organici; e come la sensibilità organica od animale si mantenga inalterata anche in mezzo agli squilibri delle condizioni elettriche, o si alteri per cagioni non elettriche, e quan- do é noto che il fluido elettrico é soggetto a molti e fortuiti cam- biamenti. Secondo le osservazioni del Berlingeri sull' elettricità degli umori; il sangue arterioso é un poco meno elettrico del san- gue venoso e raramente ha il medesimo grado di elettricità (vuol dire che qualche volta lo ha). Ora siamo di buona fede, é egli ammis- sibile che questa poca differenza nell' elettricità spieghi la immen- sa differenza nella vitalità dei due sangui? Non dissimulo io già le osservazioni di Wilson Philip, di Prevost e Dumas, di Krimer, Edward e Vavasseur sull' efficacia del fluido galvanico a ridestare la respirazione, o sostenere la digestione eie secrezioni artificiali, e quelle di Fodera relative all' influenza di esso sull' esalazione e sull' assorbimento, e quelle finalmente di Weinhold che introdotta nel canale vertebrale un' amalgama di mercurio e di zinco vedea ri- prender moto e calore le membra già fredde ed inmobili degli ani- mali, e farsi anzi agitate da violente convulsioni. Però che prova- no questi fatti?Provano bene che un' agente potentissimo com'è il fluido elettrico agisce d'un modo elettivo sopra il sistema nervo- so e quando esso tuttavia conserva un resto di vitalità, non che la elettricità formi il meccanismo dell' innervazione. Un patema d' animo perverte o sospende la secrezion della bile o del latte o dei mestrui; la noce vomica produce violente convulsioni tetaniche, non per questo si dirà che questi effetti avvengono per una cagione elet- trica. Dopo di ciò riesce quasi facile vedere la vanità del dualis- mo germanico del celebre Sprengel, e comprendere ehe i fenomeni di attrazione e di ripulsione, antipatia e simpatia, non provengono già da leggi di polarità organica ma dalle sole e ben diverse leg- gi di rapporto vitale, leggi esclusivamente organiche. Se l'elettricità non é ii principio attivo dei nervi, se nemmeno può ammettersi un'imponderabile biotico particolare (§ 3), qual' é la causa dell' azione nervosa, quale ne è il meccanismo? Ed eccomi 30 _____■;■>•)_____ condotto a toccare dell'innervazione con un proposito che taluno re- puterà forse paradossale; perché io penso che la trattazione speciale dell' innervazione dovrebbe sopprimersi affatto dalla Fisiologia. I fisio;o- i non vanno nemmeno d'accordo sull' estensione e dominio di questa funzione perché altri intende per innervazione l'azione di tutti i nervi, altri limita il concetto d'innervazione all' azione dei soli nervi gangliari. Però a rigore deve comprendere l'azion di tutti i nervi, essendo ridicolo inventar un' altro nome per significa- re P azione dei nervi encefalo-spinali. Ora P innervazione o P azione dei nervi presenta al filosofo due aspetti affatto distin- ti. 0 si studia l'azione dei nervi come la causa finale e la base fi- siologica di tutte le funzioni della vita; o si studia nel suo miste- rioso meccanismo per riconoscere da quali influenze da quali cagio- ni o potenze deriva essa stessa. Studiare l'innervazione come base fisiologica, come causa finale di tutte le funzioni, equivale al dare un trattato di Fisiologia, e ripetere per conseguenza ciò che si fos- se detto già, perché é provato da tutta la scienza fisiologica che le funzioni della vita organica sono governate dall' azione elei nervi gangliari, e quelle della vita animale dipendono dall' azione dei nervi cerebro-spinali. E cosi studiare anche i modi particolari di vita che appartengono ai varj organi della vita assimilativa, pol- mone, stomaco, fegato &. e quelli che spettano ai varj pezzi della vita animale equivale allo studiare i particolari modi d'innervazio- ne che a tutti appartengono. Dirò di più che confutate le dottrino dei chimici e dei meccani- ci, e dimostrato che le pretese influenze della chimica e della fisica non reggono ad un rigoroso esame dei fenomeni vitali,e che non so- no condizioni accessorie del meccanismo della vita, ma sono subor- dinate affatto all' influenza del sistema vivente ovvero all' azione nervosa che ha l'iniziativa e il primato di tutti gli atti vitali; ques- ta sintesi vitalista equivale a un trattato generale dell' innervazio- ne comeprincipio, centro, anima, iniziativa di tutti gli atti vitali. Dare quindi un posto distinto nelle fisiologie all' innervazione é tacitamente supporre che vi debbono avere un posto distinto pure. e indipendente dall' innervazione le influenze chimiche e le mecca- niche. Il che é falso fino a che non vengano dimostrati erronei tut- ti i fatti della scienza da me addotti, e confutate tutte le induzioni e tutti i principj della Nuova Zoonomia. Pertanto se un trattato, o sperimentale o Zoonomìco della Fisiologia é un mero trattato dell' innervazione come causa fundamentaìe di tutti gli atti vitali- se sono sinonimi, il trattato speciale dell' innervazione manca d' oggetto. Veniamo all' altro punto. Il fisiologo non si contenta di riferi reali innervazione gangliare gli atti della vita organica, ed alla innervazione encefalo-spinale gii atti della vita animale; non si contenta di ricercare la parte diversa che hanno varie serie di ner- vi al compimento di una data funzione; ma s'inoltra animoso altre- sì a investigare qual é il gioco, il meccanismo, il principio della stessa azione nervosa; s'innoltra a cercare se da condizioni elettri- che proviene o da un fluido particolare; se le correnti nervose pro- vengono da mutazioni molecolari o da vibrazioni o da moti ripe- tuti lungo le fibbre nervose, o da un fluido che gli percorre; se i grandi centri sono i soli elaboratori dell' azione nervosa, e sempli- ci conduttori i nervi, o se godono anch'essi d'una attività propria, in parte indipendente da quelli. Se a molti studi e temerarie ricerche dei fisiologi é applicabile il detto di Bacone—prudens interrogatio dimidium scientie certa- mente lo é a queste indagini sull intimo e misterioso mecca- nismo dell'azione nervosa, perché, s'io fortemente non m'illudo,mi sembra che trascendano tanto i nostri mezzi conoscitivi come lo scopo teorico e pratico della scienza. Infatti tutte le delicate scoperte microscopiche intorno alla strut- tura del sistema nervoso, hanno condotto a determinare piutosto ciò che non é, che ciò che é l'intimo meccanismo dell' azione nervosa. Perciò si é dovuto abbandonare l'ipotesi di un fluido che percorre i nervi, essendo questi tubi ripieni di materia semi-solida, e l'al- tra ipotesi pure che le correnti nervose sono quali vibrazioni di corde tese, perché la mollezza di questi tubi non permette questa congettura; e cosi fu trovato che la materia nervosa che é l'orga- no delle diffusioni vitali, e che tanto sente l'azione elettrica, é un pessimo conduttore dell' elettricità. Quando si esamina la sos- tanza cerebrale o la midolla spinale e il tessuto dei nervi nel mo- mento in cui l'animai e prova atroci dolori,o eseguisce violenti movi- menti, l'occhio non può assolutamente avvertire il minor cangiamen- to nel sistema nervoso e nei suoi cordoni [Beclard § 347) ; l'anatomia che ha fatto scoperte cosi fine nella nevrologia; la chimica orga- nica colle più scrupolose analisi hanno notato le più minime diffe- renze fra nervo e nervo. Pure queste differenze anatomiche e chi- miche non ci possono render ragione delle inmensc differenze fisio- logiche fra nervi e nervi. Cosi ignoriamo da che dipende che il nervo ottico si presta a sentire la luce, e non sente le trafitture di un' ago, e perché il gran simpatico che si presta all' influenza assi- milativa, ha modi cosi diversi nel fegato, nello stomaco, nel polmo- ne &. Nemmeno l'anatomia può comprendere le azioni riflesse e associate; perché dopo aver riconosciuto che le fibbre senzienti e motrici camminano pnralclo senza confondersi fino alle ultime dira- —224— inazioni nemmeno nei ganglj e nei plessi, troviamo una folla di movi* menti associati o riflessi che l'anatomia non ispiega. Invano si ricor- re alla supposizione che "il estprobable que les fibbres nerveuses qui ,,des organes se rendent a Paxe cerebro-spinale ne remontent pas tou- „tes vers l'encephale par l'intermediaire de la moelle epiniere. Un „certain nombre d'entre elles s'arretent dans la moelle, et se refle- „chissent vers les organes sans remonter jusque a l'encephale." (Be- clard. op. e.) Ma se i muscoli si muovono per l'irritazione diretta, ciò non pro- va che vi è un legame fra i poteri senzienti e i motori indipendente dalla spinale midolla, e dalla continuità anatomica? E come s'inten- derà giammai per mezzo dell' anatomia il fenomeno che Dubois Reimond chiama paradosso di contrazione, in cui eccitate certe fibbre di un nervo non solo ha luogo la contrazione dei muscoli, in cui va il ramo galvanizzato ma succede pure la contrazion dei mus- coli ove vanno rami dello stesso nervo che sono contigui, e che non furono galvanizzati? Credo io dunque che i nostri mezzi analitici e conoscitivi tanto anatomici come fisiologici non ci permetteranno giammai di penetrare il mistero della innervazione, e che questo segreto é uno di quei fatti ultimi a cui la scienza umana si ar- resta. Per altra parte di quale vantaggio sono alla scienza queste in- indagini trascendentali? La scienza considerata anche nel suo og- getto filosofico (Intr. § 3) è coordinazione di fatti e scoperta dello cagioni dei fenomeni. Ora non basta allo scopo della scienza riferi- re a tre generali fenomeni tutti gli atti dell' innervazione, cioè i fenomeni del senso, del moto e della forza plastica? Riferire ques- ti atti a tre distinti poteri del sistema nervoso? Riferire i fenome- ni della vita organica ai nervi del sistema gangliare, e quelli del- la vita animale a quelli del sistema cerebro-spinale? determinare la dipendenza di certe funzioni da certi centri nervosi? E ciò quando può dimostrarsi sperimentalmente coi fatti della Fisiologia, dell' Anatomia, e della Patologia? Non basta forse per l'oggetto teorico della scienza e per lo scopo pratico dell' arte determinare le condi- zioni dell' innervazione normale, e quelle della morbosa, quando queste condizioni sono provate e per cosi dire dettate dai fatti del- la Fisiologia, dell' Igiene, della Patologia, e della Terapeutica? § 64 Funzioni della vita animale. Sono m iste perché vi é connessa l azione dell anima—tutte si riferiscono ad un centro comu- ne, perché si dividono in sensazioni, atti intellettuali e mora- li, e movimenti. Se mediante la dottrina dei Rapporti Organici mi fu possibile —225 — presentare una iuerpretiuione teorica delle funzioni organiche, di- mostrando quivi P autocrazia e l'attività della vita, P indipenden- za sua dalle leggi della chimica e della meccanica, e che essa pu- re consiste e dipende da certe relazioni di parti, di agenti, e di fun- zioni, più facile deve riuscirmi questa interpretazione trattandosi della vita animale che fu detta vita di relazione, e dove un prin- cipio attivo, libero, e spirituale ne forma P interno movente. La vita animale presenta al filosofo sensazioni animali e istintive, mo- vimenti volontarii e associati, atti intellettuali e morali. Queste funzioni sono operate dai nervi e dai muscoli come organi e stru- menti materiali, ma P anima é P agente misterioso che muove quest' apparato organico. Ci è ignoto il modo con cui una sostanza spirituale, soffio ed immagine dell' Intelligenza Divina, si collega ad una sostanza corporea. Però questa unione è un fatto che la storia dei rapporti tìsico-morali ci dimostra, e che il nostro inti- mo senso e la ragione stessa ci persuade. Perché ben si può in- tendere come i nervi gangliari sparsi in tutti gli organi abbino dalla Natura un senso autocratico e moltiplice delle convenienze organiche, ma non già come una massa nervosa abbia il maravi- glioso potere di mettersi in relazione col mondo fisico e morale, e pensare, e ciò fuori della sfera dei bisogni organici. Dio é certa- mente un' Intelligenza massima di cui P uomo è una bella benché piccola immagine. Egli che per se vive edesiste, non ha bisogno di una organizzazione corporea per operare le maraviglie della crea- zione e della conservazione. Ma lo spirito umano intelligenza su- bordinata a Lui, e che vive per Lui, non può influire sullo spirito altrui, non può avere commercio cogli esseri che sentono e che pensano, anche trattandosi di cose inmateriali,se priva fosse delle facoltà fisiologiche di sentire e di muoversi. Tutte le conquiste della scienza, tutte le meraviglie delle arti, i prodigi della parola e della scrittura scomparirebbero dalla storia del mondo morale. se P uomo fosse privo del senso e del moto. L' anima umana non manca della esistenza ed autonomia propria, come han preteso i panteisti, ne è indipendente dai rapporti corporei e cosmici, co- me hanno pensato i Platonici: perché la catena degli esseri sareb- be interrotta, e mancherebbe quella stupenda gradazione e conca- tenazione che vediamo in tutto il sistema della Natura, se l'anima umana non possedesse una natura spirituale, e se insieme non avesse rapporti corporei ed organici, perché mancherebbe P anel- lo che unisce il mondo dei corpi col mondo delle intelligenze. E cosi se é pur vero che la legge di rapporto é la legge suprema ed universale della Natura, e suprema condizione di vita, P esistenza dell' anima e il suo modo di essere sarebbe emancipata da una legge di tanta importanza. .-,0 fosse indipendente dai rapporti sen- suali e cosmici cogli oggetti esterni della natura. Pertanto ques- ti rapporti, tanto del morale col fisico quanto del morale coli' uni- verso, lungi dal provar qualche cosa contro la natura spirituale che ci apparticne,provano insieme la natura morale dell'uomo, eP alto posto che occupa nella catena delle cose create, e la verità del sistema filosofico che ci serve di guida. Premesse queste idee, sta- bilito che le funzioni animali sono essenzialmente miste perché o- perate di un modo arcano dall'anima e dall'azione nervosa, stabi- lito che in questa vita tutto é relazione dal primo all' ultimo feno- meno, giova dimostrare in qual modo la vita animale é vita di re- lazione, e come le leggi sopra esposte di rapporto vitale ne sono le condizioni fisiologiche rigorose. Il principio dell' unità ed individualità forma1 bene il carattere tanto delle funzioni organiche come delle animali, pure in queste la natura lo esegniscc di un modo ben più rigoroso. La salivazio- ne si riferisce all' unità della digestione; la digestione forma un' anello distinto nella catena della generale assimilazione; però o- gni funzione organica si fa in un' organo separato. Ma nella vita animale il sensorio comune é il vero organo di tutte le sensazio- ni, di tutti gli atti intellettuali e morali, di tutti i movimenti ani- mali. Gli organi de sensi esterni, occhio, orecchio, papille gesta- torie, tattili oc; sono bensi disposte dalla natura per ricevere certe impressioni, e trasmetterle al sensorio comune, ma solamente me- diante la continuità loro con esso,solamente in esso, e se avvertite da esso, diventano sensazioni. I muscoli sono bensi disposti dalla natura per effettuare certi movimenti, o delle estremità, o della vo: ce, o del respiro, o degli sfinteri; però aspettano dal comune sen- sorio le determinazioni volitive per effettuarsi. Nondimeno sebbe- ne tutto si riferisca al comune sensorio, P analisi fisiologica può clas- sificarle in tre serie: 1.° le sensazioni perché sebbene si compiano nel comune sensorio.però sono condizioni del loro compimento la in- tegrità eia struttura degli organi delle sensazioni.2.° Gli atti intel- lettuali e morali, i quali sebbene abbisognino dei rapporti sensoria- li colla periferia senziente,e coli' esterna natura, si compiono nondi- meno nel misterioso impasto dell' apparato encefalico. 3.° / mo- vimenti finalmente i quali sebbene dipendenti dall' apparato ence- falico; si compiono nulladimeno in muscoli da essi lontani, e che come gli organi dei sensi esiggono speciali condizioni di vita. Queste tre funzioni della vita animale offrono al filosofo un lato fisiologico ed un lato psicologico. Trattare a fondo di esse equi- vale al trattare la storia e la teoria dell' uomo morale, e come quest' impresa esigerebbe molto volume, e traseoiu! >rebbe non me- no il mio scopo che i limiti del mio lavoro sintetico, cosi io mi li- miterò a dimostrare come le leggi vitali da me escogitate sono le condizioni fisiologiche tanto delle sensazioni come dei movimenti, tanto degli atti intellettuali come degli atti morali: segnando cosi le tracce di più voluminosa opera, somigliante al Geografo che soglia sopra un mappa i punti più importanti di una regione,trala- sciando i dettagli per la ristrctezza dello spazio. § (io Delle sensazioni animali e istintive. Le leggi anatomiche sono condizioni della sensibilità; le leggi cosmiche e funzionali so- no condizioni della sensazione. Vi sono due serie di sensazioni interamente distinte: le une che chiameremo istintive e che rivelano all' anima la situazione inti- ma dell' organismo, e sono le interpreti di tutti i bisogni organi- ci, come le sensazioni interne della fame, della sete, del freddo, del calore, della stanchezza, del sonno, del disagio, della soffocazione, dell' amore fisico, dei bisogni escretori: e le patologiche del dolo- re e le sue varie forme, nausea, deliquio, malessere & e vengono presentate da tutti i nervi cerebrali. Le altre che chiameremo ani- mali che rivelano all' anima P esistenza e la qualità degli ogget- ti esterni, che vengono presentate da cinque organi particolari, gli organi dei sensi esterni. Le leggi anatomiche di rapporto plasti- co, fisico, e consensuale, leggi che rappresentano P intimo impasto, la struttura, la continuità, e le relazioni funzionali, sono condizioni della sensibilità animale tanto nelle une come nelle altre. Inva- no P occhio è una bellissima niachinctta ottica, invano P orecchio lo é di acustica, se il nervo ottico o l'acustico mancano di quell impasto di quella tempra finissima cui le forze plastiche gli die- dero e gli mantengono (rapporto plastico); o se una causa mecca- nica ne altera la struttura, e le sue comunicazioni vengono comun- que interotte (rapporto fisico): o se manchi la partecipazione del comune sensorio (rapporto consensuale). L' applicazione di ques- te leggi é diversa nei diversi organi dei sensi ; da ciò nasce che é impossibile al nervo ottico dare e trasmettere la sensazione dei suoni, ed ai nervi tattili dare e trasmettere la sensazion dei colo- ri; é quindi naturale la osservazione di Magendie che il nervo ot- tico atto e trasmettere e perciò percepire la sensazione della luce, non dà dolore se offeso dagli sperimenti fisiologici. L' inegabile importanza del rapporto plastico o della intima e fina composi- zione organica forse é la più grave difficoltà che incontri il sis- tema di Gali, perché se questa fina organizzazione non il volume decide della differenza fisiologica dei nervi, de sensi esterni e degli - 22S - interni pueunogastrico " tra vita sociale e materiale. o\° Di ubbidire ai bisogni istintivi dell' organismo e perciò mantenere i nostri rapporti organici. Per ottenere un risultato tanto importante la Natura ha dispos- to varj apparechj motori formati di muscoli che muovono e di par- —2b0— ti ossee, cartilagiiicc,mcmbranose che sono mosse; ha djspnsto ques- ti muscoli e queste parti in modo che ne risultasse l'unità e P ar- monia di dati movimenti, e sebbene sia meccanico il risultato di queste azioni muscolari, vitale per altro cioè proprio della sola vi- ta ne é la causa, ossia la contrattilità o la natura di questo azioni muscolari. Questo gran teina della Fisiologia presentaci filosofo due aspetti veramente distinti. l.° La contrattilità o irritabilitó, o forza motrice dei muscoli. 2.° Il moto muscolare che é l'esercizio di questa forza motrice medesima. E rispetto al primo punto rimane a determinare a questa contrattilità éuna forza distinta della vita o effetto delle leggi tìsiche e chimiche della natura? b e se é propria della vita da quali leggi organiche dipende la sua esistenza? ques- ta contrattilità agisce sola od è associata alla sensibilità? E ris- petto al 2.° punto: a quali sono le forme veramente distinte del movimento animalo? b al compimento di quali leggi organiche è su- bordinato l'esercizio della forza motrice? Egli è veramente ammirabile la semplicità e l'artifizio della Na- tura nel meccanismo della vita! Come in tutti i movimenti relati- vi alla vita organica ossia al circolo degli umori, l'iniziativa appar- tiene alla diastole e la sistole non serve che di ausiliaria, cosi nei movimenti relativi alla vita animale ossia al moto dei varj appa- rechj locomotori, l'iniziativa appartiene alla sistole ovvero alla con- trazione, ed il rilasciamento serve di una circonstanza ausiliaria. Si può dire anzi che come ogni apparechio muscolare si compone di muscoli antagonisti che agiscono in tempo alterno, cosi la sola contrazione seguita da rilasciamento costituisce tutto il mecca- nismo del movimento animale. Questa forza motrice dei muscoli merita dunque piutosto il nome di contrattilità che quello di ir- ritabilità assegnatoli da Haller, e vuoisi anche limitarne il con- cetto ai soli muscoli della viti animale, non comprendervi i mus- coli della vita organica come hanno fatto i seguaci di ques- to grande fisiologo giacché sono alquanto diverse le leggi dei due movimenti. Il concetto di Haller conduce a supporre che la con- trattilità sia una forma della sensibilità, e non sia attuosa se non per la impressione di agenti irritanti applicati alla medesima. Sem- bra provato per lo contrario che la contrattilità é una efficacia vi- tale distinta dalla sensibilità, come il movimento è distinto dalla sensazione; che la contrattilità é bensi associata e subordinata alla sensibilità non solo dei nervi del muscolo, di quella pure di tutto il sistema cerebro-spinale, ma è tanto diversa dalla sensibilità co- me l'efficacia digestiva é diversa da quella a cui appartiene il mo- vimento peristaltico. Haller considerava la contrattilità dei mus- coli come una proprietà vitale particolare e indipendente dai ner- —261— vi, e pensava che gli stimoli agiscono direttamente sulla facoltà contrattile non per l'intermezzo dei nervi, e che l'azione nervosa é uno dei tanti stimoli che agiscono sulla contrattilità. Questa dottri- na seguita da Soemering, da Bichat, da Fontana.da Nysten,e da al- tri non resse alla prova delia critica, impercióché With, Monro, Prokaska, Legallois, Reil, Scarpa, Treviranus, Tiedemann, Longet, hanno dimostrato che la forza motrice dei muscoli dipende non me- no dall' influenza del sangue che dall' influenza nervosa, che i nar- cotici la distruggono appunto perché paralizzano l'azione nervosa, e cosi le offese dell' apparato cerebro-spinale la diminuiscono. J£ stato dimostrato egualmente che il tessuto muscolare é talmente impastato di tessuto nervoso che impossibile si rende persino al pen- siero il separamelo, e tanto che Boun e Tommasini hanno consi- derato il muscolare una forma del sistema nervoso; il perché é fa- cile il comprendere come irritati i muscoli anche dopo la morte dell' individuo, e dopo tronche le communicazioni col centro sen- ziente, la sensibilità superstite chiama in consenso la contrattilità del muscolo, o come distrutta coi narcotici questa sensibilità su- perstite nel muscolo isolato, la contrattilità consensiente più non risponde. (Muller. Fisiologia) La contrattilità è dunque dipenden- te dall' influenza nervosa; ma non per questo é una modificazione, una forma della sensibilità come pretese il Cabanis ma bensi una forza motrice associata alla forza senziente. Questa idea ha quasi P autorità di un fatto sperimentale dopo la bella scoperta di Car- lo Bell il quale trovò che i nervi spinali hanno la radice ante- riore di fibbre inservienti al moto, e la radice posteriore di fibbre inservienti al senso. A questa dottrina confermata con esperimen- ti da Magendie, da Beclard, da Muller, da Valentin, da Longet e varj altri, se si aggiunga la osservazione anatomica del Fontana confermata da Prevost, Dumas, Krouemberg che le fibbre primiti- ve dei nervi non si confondono, ma camminano paralele fino alla periferia; se si riflette che sebbene i nervi spinali per natura mis- ti, mandano nel diramarsi a preferenza filetti motori ai muscoli, e filetti senzienti agli organi senzienti; ma che pure ne mandano ai muscoli; perché—"nous savons qu' il repondent par la contration ,,a la excitation directe, ils contiennent donc aussi des tubes ner- „veux de sensibili té" (Beclard. op. e, 743.) Se a tutto ciò si ag- giunge quanto ha scoperto l'illustre Panizza, il quale dichiara che— „da queste esperienze sulle radici dei nervi spinali emerse un fat- „to meritevole di tutta la considerazione ed è che dietro l'abolizio- ne del moto parve il senso affatto illeso, mentre alla abolizione ,,del senso tenne appresso una manifesta diminuzione dell' energia ..muscolare nell'arto reso insensibile, talché parebbe il senso di- 35 ^--202— .,pendere meno dal moto che non il moto dal senso. ' Se si riflette finalmente che sono un fenomeno comune e assai ge- nerale negli apparati motori della vita animale, i movimenti asso- ciati, cosi detti riflessi, involontari, nati dalle impressioni sensibi- li, non avvertite dal centro encefalico e perciò indipendenti dalla reazion cerebrale, rimane dimostrato che la irritabilità di Haller non è solamente dipendente dall' influenza nervosa, ma é una fa- coltà doppia non semplice come avea supposto quel gran fisiologo, é un fatto misto e complesso non semplice, e mi causa meraviglia tome dopo queste nobili scoperte e avanzamenti della Fisiologia, fisiologi insigni parlano tuttavia dell' irritabilità muscolare nel medesimo concetto dell' Haller. Dalle cose dette emerge una riflessione che mi sembra importan- te. Se pur nella vita animale dove tutto é centralizzato e monar- chico, è provato che sono misti i nervi che sono ministri della sen- sazione e del movimento, e cosi misto il fenomeno della con- trazione, perché associato alla forza senziente, con quanta mag- gior sicurezza può stabilirsi che abbia Iuo.lìo questa mistione di nervi, questa associazione di poteri e di fenomeni vitali, nel mo- to peristaltico della vita organica in certo modo democratica e independente nei varj suoi pezzi! Esaminiamo ora l'altra quis- tione: la contrattilità é propria dell' economia vivente o delle leggi tìsiche e chimiche della natura? Come le altre funzioni o proprietà della vita, era naturale che anche la contrattilità e la contrazione venissero interpretate colle leggi della chimica e della meccanica; e cosi avvenne che Humbold e Foureroy derivas- se la contrattilità daini processo fisico-chimico che proviene da un cambiamento delle affinità, per cui gli elementi organici del mus- colo di più a vicenda si avvicinano; che Girtanner e Humbold la derivassero specialmente dall' ossigeno: che Sprengel, Dutroehet, Prevost, Dumas.e Galvani la derivassero dall'influenza dell' elettri- cità; che Gallini,Fordice,Rolando. Blane riccoressero alle fisico-chi- miche attrazioni delle molecole. Ma nessuna di queste opinioni potè reggere al confronto di una sana critica. Tommasini ha confutato ampliamente le dottrine di Girtanner e di Humbold, e dei medici iatro-meccanici, e credo che quanto ho esposto sulle teorie elettri- che della vita (§ 63) e ciò che ha detto a questo proposito il pro- fondo Muller basta per rigettare ogni interpretazione elettrica del moto animale. Un fatto solo riferito da Blane basterà a dimostra- re la vanità d'ogni interpretazione fisico-chimica. E provato da ri- petuti esperimenti che il muscolo durante la più forte contrazione non diminuisce di volume,e però non cangia la sua gravità specifica. Ora giudicando della contrazione colle regole della Fisica sidovreb- bc ammettere precisamente il contrario: cioè che ravvicinati gii ele- menti del muscolo per effetto della contrazione se ne diminuisce il volume e perciò se ne aumenta il peso. Vedremo che i fatti ehe servirono di base all' interpretazione dei chimisti solamente pro- vano l'influenza delle azioni plastiche sulla contrattilità, azioni proprie solamente della vita. La contrattilità é una proprietà esclusivamente vitale cioè indi- pendente dal le influenze fisico-chimiche, bensi connessa e dipenden- te dal compimento delle leggi anatomiche che sono condizioni dell' organizzazione vitale. Infatti il muscolo per muoversi deve essere nel suo stato d'integrità: la contusione dei muscoli, le ferite, la in- fiammazione delle loro guaine muscolari, lacco mutamento del gras- so negli intervalli dei fascetti A:, sono altretante circonstanze che si oppongano ancora più o meno-all' azione muscolare, e ladisten- zione estrema delle fibbre muscolari basta per impedire la loro azione. Tutto ciò dimostra chiaramente che la legge di rapporto fisico é una condizione essenziale della contrattilità muscolare. E non solo la forma, la struttura e la integrità fisica sono condizioni della vitalità dei muscoli; mail modo misterioso con che sono com- binati e disposti gli elementi organici, cioè la tempra, l'impasto, la proporzione e disposizione loro; il compimento in una parola della legge di rapporto plastico. Questo principio non è provato solamente dall' analisi chimica ma altresì dall' osservazione fisio logica delle relazioni intime fra la contrattilità muscolare e l'influenza del sangue arterioso. Stenson fu il primo a dimostrare che cessa nei muscoli il movimento quando cessa in essi.Pafflusso del sangue arterioso: ed e osservazione di Arneniaun, di Bichat, diEminert. di Segalasr'di Longet che allacciate le arterie che met- tono in un muscolo questo si fa sordo agli impulsi della volontà fi- no a che poco a poco si ristabilisce la circolazione collaterale o anas- tomotica. Questa dipendenza é tanto visibile che negli animali a sangue caldo e specialmente negli uccelli e in certi insetti nei qual i l'ematosi e perciò l'assorbimento d'ossigeno é maggiore, maggiore é pure la contrattilità muscolare, e viceversa negli animali a san- gue freddo; che languendo comunque la ematosi o le funzioni elio vi prendono parte, langue pure l'attitudine al muscolar movimen- to; e cosi Girtanner e Humbold non hanno esitato a farla dipen- dere dall'assorbimento dell' ossigeno. Sembra che l'atto medesi- mo della contrazion muscolare porti seco un cambiamento nel le con- dizioni plastiche del muscolo, come è provato dalle ricerche di Helmholz(Carpenter's Phisiology). Il quale cambiamento sarebbe equivalente alla distruzione del muscolo se isuci raportj, plasmici non lo conservassero nello sue condizioni normali. E noto in. —264— fatti che le carni di animali stancati da violento esercizio si putre- fanno più prontamente. Ciò spiega perché a misura che i muscoli vengono esercitati cresce anzi che diminuire la loro energia, cres- ce il loro volume e sviluppo materiale, e perché l'esercizio mus- colare dentro certi limiti acresciuto aumenta l'energia dei vasi san- guigni, dell' apparato digestivo, di tutti gli atti in un parola della vita organica. Questi limiti sono la legge di capacità organica; ed éin forza di questa legge che la mancanza di esercizio diminuisce l'energia muscolare, il moderato l'accresce, e l'eccessivo la stanca, o cagiona la reazione morbosa. Ho chiamato cosmica la legge di capacità e ho detto che presiede ai rapporti dell' organismo colli agenti esterni della natura; perché infatti é cosi, e perché l'esecu- zione di questa legge rende utile l'azione di questi agenti e vice- versa. Però questa legge presiede all' esercizio della vitalità in ogni caso cioè anche quando non si tratta di relazioni esterne. Ed infatti l'azione della mente, quella dei muscoli vuol essere dentro i limiti della capacità come quella della sensibilità animale ed or- ganica che sono messe ad azione dalla presenza degli esterni agen- ti. Ciò che prova che la vitalità può essere messa in esercizio da circonstanze che non sono stimoli, e che anche quando é messa in esercizio dagli stimoli ed è in apparenza passiva, ubbidisce alle leggi medesime che provano la sua attività e autocrazia. La contrattilità muscolare dipende finalmente da una terza con- dizione, la legge di rapporto consensuale, e se infatti tronchiamo i rapporti che un muscolo ha con un intero apparato locomotore p. e. respiratorio, vocale &. e sopratutto col gran centro cerebro- spinale da cui prende le mosse, cessa l'armonia dei movimenti, ces- sa l'attitudine a muoversi; e sottentra l'inmobilità quasi del cada- vere alla contrattilità del corpo vivente. Ben so che in questo pun- to non tutti i fisiologi vanno d'accordo perché i seguaci di Haller ammettono bensi che i rapporti dei muscoli coi nervi cerebro-spi- nale sono una condizione all' esercizio della contrattilità, però non all' esistenza e mantenimento della contrattilità medesima che cre- dono indipendente dai nervi, inerente alle fibbre muscolari, e mantenuta piutosto dalla nutrizione e dall' esercizio. (Carpenter. o. e.) Ciò che ho detto più sopra servirà probabilmente a dimos- trare che la contrattilità muscolare dipende dall' influenza non me- no dei rapporti sanguigni che dei rapporti nervosi; ma anche se si concedesse agli Halleriani che la contrattilità dei muscolo è indi- pendente da ogni relazione nervosa, e solo dipende dalla struttura delle sue fibbre e dal processo nutritivo che le mantiene sifatta struttura, basterebbe per la verità e sicurezza della mia dottrina Jo ammettere che i rapporti consensuali dei muscoli coi nervi ce- —265 — rebro-spinali sono condizione essenziale all' esercizio di cotcsta contrattilità. Sempre rimaue stabilito dall' osservazione fisiologi- ca: 1.° Che mantenuti questi rapporti consensuali il movimento muscolare é facile e sicuro. 2.° Che alterati questi rapporti e tron- cati affatto come per malattia cerebrale, patemi d' animo, ferite, narcotici, il muscolar movimento o viene diminuito o disordinato o sospeso affatto. 3." Che durando questa interruzione dei rappor- ti nervosi, la contrattilità supertite poco a poco si estingue. La contrazion muscolare suol dividersi dai fisiologi in movimen- to volontario che é subordinato alla volontà, ed automatico Y al- tro che ne è indipendente. Il moto vibrattile delle membrane mu- cose, fenomeno microscopico scoperto da Valentin e da Purkinje sembra appartenere al moto vitale, essendo somigliante, per quan- to stabilisce il Muller, al movimento del cuore. Cosi credo che la Tonicità che fu ammessa da Carpcnter e da Beclard quale u- na forma distinta di proprietà motrice, é una cosa immaginaria, giacché non é altro che la stessa contrattilità, od un' effetto di es- sa. La tonicità muscolare é uno di quei concetti ambigui nato da abuso di analisi che conviene sopprimere dal linguaggio della scienza. Che cosa intendono i fisiologi per tonicità? uno stato di tensione permanente di certi muscoli, p. e. degli sfinteri, che non é contrazione ne rilasciamento. Ora é evidentemente inesatto chia- mare questo stato di tension muscolare che é un fenomeno od ef- fetto, tonicità muscolare che sarebbe la causa del fenomeno. Però conviene il Beclard che questa tonicità non è una proprietà vitale ne distinta ne indipendente se "elle depend de la contrattilité "muscolaire et elle disparait avec elle. Cornine la contractilité "muscolaire elle est subordonneé a ses liaisons avec le sistemener- "veux, et elle disparait dans les paralisies (ed é provato altresì '"da numerosi sperimenti col galvanismo). De la P evacuation in- "volontaire des feces, de l'urine &." Dunque tonicità e contratti, lità sono unum et idem, o piutosto la tension permanente di cer- ti muscoli è una forma della contrazione animale. Dunque il rigor mortis che il Carpcnter attribuisce à tonicità dipende de un res- to di contrattilità muscolare. Non é senza vantaggio mettere a confronto i due moti P uno vitale P altro animale per conoscere ciò che hanno di comune e ciò che hanno di distinto. I muscoli inservienti alla vita organica sono fibbre circolari perché servono a formare ed a muovere certi canali, cuore, vasi sanguigni,linfatici, intestini & e ricevono i nervi loro dal sistema gangliare: i musco- li inservienti al moto animale sono connessi a due punti diversi di nn' apparato motore formato d' ossa o di cartilagini o di mem- brane, e ricevono i nervi loro dal sistema cerebro-spinale. L' ini- —266 •- ziativadel moto vitale sembra appartenere alla diastole e cosi la sistole ne forma la parte secondaria: la iniziativa del moto ani- male sembra appartenere alla sistole, e non vi é vera diastole ben- sì rilasciamento dei muscoli e contrazione degli antagonisti. Li circostanza che dà la spinta ed occasiona il moto vitale è la pre senza degli stimoli od umori negli interni condotti; la circostanza che dà la spinta ed occasiona il moto animale é P impero della volontà e della coscienza. Nondimeno non v'é un sipario fra la reciproca influenza delle due vite: impercioché benché il moto vi- tale non dipenda dalla volontà si risente pure di tutte le tempeste dell' animo: e benché il moto animale aspetti dalle determinazio- ni volitive la spinta ad agire, si risente di qualunque disordine che attachi la vita plastica dei muscoli. Il moto vitale é di sua natu- ra continuo e non può interrompersi, il moto animale é di sua na- tura interrotto ed alternato col riposo e col sonno. Fanno eccezio- ne a questi principj certe azioni muscolari che servono alla vita organica che possono chiamarsi misti come sono i muscoli respira- tori, quelli che formano i sfinteri dell' ano e della vescica, i quali tutti benché subordinati alla volontà partecipano delle leggi rela- tive alla vita organica, perché i respiratori hanno un movimento continuo, e i muscoli degli sfinteri vengono eccitati ad azione dal- la presenza di certi umori o sostanze applicate. 11 moto vitale ha tanti centri d'azione quanti sono i punti esposti al contatto degli umori; il moto animale ha un centro unico d' azione il cerebro- spinale che gli dà lo mosse in punti mille differenti e lontani; il moto vitale é subordinato e associato alla molteplice sensibilità organica, il moto animale é subordinato e associato al me, centro unico della sensibilità animale. In ciò il senso vitale si assomiglia al moto animale che tanto l'esercizio dell' uno come dell' altro so- no regolati dalle leggi funzionali di Associazione, Antagonismo, Gradazione e Ripetizione. Chiamiamo associazione di atti vitali o di movimenti quando all' azione di un organo si associa l'azione di un' altro o di molti. Ora questa legge tanto presiede al moto animale come al moto vitale: infatti i moti del cuore si associano ai moti cireolatori del polmone a quelli dello arterie, delle vene, dei vasi linfatici e' cosi viceversa. I varj movimenti della vita animale benché riconosca- no una spinta unica e comune la determinazione volitiva, forma- no ciò nondimeno altretante unità di azione come unità di appare- chìo motore. L'organo della voce, l'aparechio della glottide, il respiratorio, il motore dell' occhio, i motori delle braccia, delle gam- be formano altretanti insiemi di muscoli e di movimenti coordina- ti dalla natura ed ottenere un dato effetto, uno o varj movimenti di alcun apparechioo anche di tutti gli aparcchj dell'organismo. Per effettuare o la deglutizione o la respirazione, o il movimento delle palpebre e degli occhi A i varj muscoli di ciascun «parecchio sono associati in modo che basta la spinta della volontà perché tutti agiscano d'accordo e in modo che ne risulti ciascun movimento complesso come la respirazione, la deglutizione &. Che se non fos- se questa associazione, e se la volontà dove-se agire sopra ciascun muscolo di ciascun apparecchio, forse questo movimento complesso sarebbe o sommamente difficile od anche impossibile. 11 perché é evidente che ogni muscolo di un dato apparecchio motore ha rela- zioni di associazione con gli altri muscoli dello stesso apparechìo distinte dalle relazioni di associazione col centro cerebro-spinale. Ciò spiega il fatto riferito da Carlo Bell il quale quando diceva ad un'cmiplegico che sollevasse lo spalle, l'infermo non potea sol- levare che la parte sana; i movimenti volontarj del petto erano aboliti nel lato infermo e adonta di ciò quando Bell faceva, esegui- re un' inspirazione profonda all'individuo, questi elevava la spalla paralitica tanto come la sana. (Muller op. e.) La respirazione si eseguisce per l'associazione del diaframma, dei muscoli intercostali e pettorali: suponiamo che questo vincolo non esistesse, che i mus- coli suddetti agissero separati e senza P indicato accordo, l'insie- me e P unità del movimento respiratorio non potrebbe compiersi; dunque questa legge funzionale è della primaria importanza. 11 movimento tanto della vita organica clic della vita animale non potrebbe effettuarsi senza la legge funzionale di antagonismo nella (piale l'azione di un'organo si associa al inazione di certi al- tri. La diastole dei condotti interni una volta effettuata non vi sarebbe progresso degli umori se P azione di fibbre antagoniste non producesse la sistole; in egual modo non vi sarebbe locomo- zione se la contrazione dei muscoli flessori non alternasse con quel- la degli estensori, e perciò non corrispondesse al rilasciamento degli antagonisti. Con queste due leggi di associazione e di antago- nismo ecco dunque effettuarsi il meccanismo dei singoli movimen- ti. Però questi stessi movimenti non sarebbero ne facili ne conca- tenati senza P intervento delle due leggi funzionali di Gradazione e di Ripetizione. L' animale resterebbe pur sempre nel piccolo gra- do d' energia muscolare che ebbe dalla nascita se P esercizio gra- duale non P aumentasse, cioè se non passasse per una catena orga- nica da un grado di energia e facilità ad associazioni muscolari come uno ad altro come due. e cosi successivamente. La legge di gradazione aduuque condizione della educazione fìsica e regola del- la scuola ginnastica é condizione suprema del muscolar movimen- to zè dal compierla dipende di pervenire sicura e facilmente al gru- — 2&é— do il più sorprendente di energia muscolare e di facilità di movi- menti: e se non è ciò possibile che passando per una concatenazio- ne graduata di atti dissimili. La natura ha d' uopo di concatenare certe azioni in ordine successivo,ha d'uopo di facilitare le associa- zioni dei movimenti, ha d' uopo di accrescere l'energia dei poteri vitali e diminuire il dispendio delle forze restauratrici. Ad otte- nere effetti cosi importanti per la conservazione e per P armonia della vita oltre della legge di gradazione si vale di un' altra leg- ge funzionale la legge di ripetizione. Col meccanismo cosi sempli- ce di ripetere le stesse azioni ottiene di formarne delle concate- nazioni abituali come osserviamo nelle varie forme del moto vi- tale, e nei moti abituali pure della respirazione, ottiene di facili- tare le associazioni dei movimenti a certe idee come osserviamo nei maestri di piano-forte o in chi si dedica alla danza; ottiene di rendere facili i moti, grande P energia muscolare, più difficile la stanchezza, e quindi minore il bisogno della riparazion fisiologica come osserviamo nelle persone dedicate alle arti meccaniche, alla marcia, al ballo, agli esercizii ginnastici. Non v'é dubbio che tutti gli apparecchi motori animali sono is- trumenti di meccanica; P apparato vocale é uno strumento da fia- to, come il respiratorio é un mantice, cosi come le estremità so- no altretante leve; ove la Natura ha calcolato le forze da im- piegarsi, le resistenze da vincersi e tutto ha disposto per il risultato meccanico o della voce o della respirazione, o della masticazione o della locomozione. Però tutto quanto è in ap- parenza meccanico, e soggetto sembra ai calcoli della Fisica, tut- to é dipendente dalle forze vitali. La Natura infatti esige la durezza delle ossa, la flessibilità delle membrane, la mancanza d' attrito nelle giunture &: perfino ha disposto la pressione at- mosferica per render possibile e facile P articolazione. Però so- no le forze plastiche che conservano alle parti la forma che atte le rende à questi usi meccanici; ed è la secrezion della sinovia associata ai movimenti che rende facile P articolazione. Oltre le forze plastiche che conservano P attitudine fisica delle parti, so- no neccessarie le forze motrici dei muscoli, le quali se mancano per avventura, non si effettuane la voce, ne la respirazione, ne la locomozione. E per parlare qui delle sole forze motrici farò osser- vare che esse stesse sarebbero ineficaci all' opera del movimento animale senza i rapporti loro coi vasi sanguigni, coi nervi e coi po- teri senzienti, senza la iniziativa del centro senziente, e senza le leggi funzionali da me contemplate. Sia pure la laringe un' istru- mento da fiato, però senza la iniziativa del sensorio comune e quel- la dell' organo auditorio, senza V associazione di certi muscoli e —269— P antagonismo di altri, non è assolutamente possibile ne la voce ne la parola. E tanto si considerino le leggi di gradazione e di ripetizione di moti e toni simili o dissimili, come condizione dell' educazione e perfezionamento degli organi come dell' armonia dei suoni, il fatto é che queste due leggi sono di fondamentale im- portanza. Ecco dunque mediante ì prìncipi della Nuova Zoonomia coor- dinati i fatti relativi a questo gran tema, dimostrate le condizio- ni della contrattilità e del muscular movimento; e ciò senza tras- cendere ì fatti medesimi della fisiologia,senza l'intervenzione della chimica e della meccanica, e restando nei limiti del mero vitalis- mo e adoperando quella sola analisi e quella sola induzione di cui sono suscettibili i fenomeni vitali. § TO Della Generazione—No il dinamismo ne il chimismo possono coordinare ed interpretare i cinque atti che la costituisco- no—Le condizioni da cui dipende sono le relazioni dei sessi, l'esercizio dei poteri senzienti motori e plastici regolato dalle leggi cosmiche di affinità e capacità, e dalle funzionali di associazione, antagonismo, gradarione, e ripetizione. Le funzioni della vita organica e della vita animale finora esami- nate sono coordinato dalla natura a conservar l'individuo, e lo con- servano dentro la parabola prescritta a ciascun tipo organico. Ma per le stesse leggi della vita destinato l'individuo a scomparire dopo un periodo più o meno lungo, la catena e l'armonia della vi- ta scomparirebbero egualmente se l'opera della generazione a gui- sa di un' anello non collegasse la successione degli individui. Fat- to veramente sorprendente! L'individuo può vivere e conservarsi coli esercizio delle funzioni organiche ed animali; ma quella Gran Mente che dispone certi mezzi proporzionati a certi fini, e che é ammirabile tanto nei suoi finì come nei suoi mezzi, ha posto negli esseri organizzati una prepotente tendenza a compiere una funzio- ne che non serve a conservar l'individuo, ma bensì a perpetuare la specie e l'armonia e la vita del mondo organico; l'ha sparsa dei piaceri dell' amore, e delle delizie dell' armonia coniugale e pa- terna; ha scelto per tanta funzione Petà della bellezza, della gio- ventù, della grazia, della energìa fisica e morale; la rese il com- pimento quasi dell' esistenza fisica e morale degli individui, laso- trasse ai capricci della volontà e della fortuna, proporzionò la fe- condità e l'efficacia della generazione al vario posto che eccupano le specie nella gerarchia del mondo organico, e quasi a dimostra: fé che una sola mente veglia sui destini delle cose create, e chel' 36 . —-fu—, armonia coniungale é condizione dell' ordine fisico e inorale dell' uomo, ha disposto che i sessi nascano in numero eguale, La Fisio- logia ha formato la storia di questa funzione maravìgliosa, ha mos- trato essere la concatenazione di cinque atti diversi e successivi, l'unione dei due sessi, il concepimento, la gestazione, il parto P allattamento; ha sorpreso la natura nei suoi lavori i più recondi- ti e misteriosi; nel formar questa storia non ha fatto che dare la storia di certi rappporti d'organismi, di organi, e di atti vitali; e quando ha voluto trascendere questi rapporti, e per ottener la teo- ria di cotcsta funzione, ha voluto indagare il perché di questi stes- si rapporti, si é perduta nel caos delle ipotesi e delle congetture. Queste relazioni adunque sono il limite a cui si arresta l'analisi e l'induzione del fisiologo; e se verrà dimostrato che esse formano la condizione al compimento di questa grande e complessa funzio- ne, basterà la mia sintesi per formarne la storia non meno che la teoria. Le due moderne dottrine della vita il dinamismo e il chimismo ne hanno presentato una teoria incompleta non meno che erronea. Il chimismo rapresentato dalli occasiouisti appoggiato all'antiche opinioni del panteismo ha preso ad interpretare due soli atti di essa il concepimento e la gestazione mediante le attività assolute organizzanti della materia; quindi é che lasciò di coordinare gli altri atti di questa funzione, la parte che vi prendono i poteri sen- zienti e i poteri motori, interpretando erroneamente, come ho di- mostrato già (§ 2) le forze plastiche della vita per le attività chi- miche della comune materia, ed ammettendo la genesi spontanea. li dinamismo che in ogni dove non ha saputo vedere che eccitabilità e stimoli ammise'"che la temiua prepara nell'uovo certa quan- tità di particelle nutritive non abbisognanti di ulteriore digestio- ne; che il maschio produce un filamento vivente il quale inserito „in queste prime particelle nutritive viene da esse stimolato emes- so in azione; in conseguenza della quale azione alcune delle par- ticelle nutritive rimangono abbraeiate ed aggiunte al filamento „vivente originario al modo stesso che nell' animale adulto si ese- guisce l'ordinario processo della nutrizione." (Darwin—Zoono- mia lez. XXXIX). Però chi non rkorosce che colle mere idee di eccitabilità e di stimoli si lasciano privi di coordinazione teorica i varj atti della generazione e la concatenazione loro, e ci e queste idee non si ad- dattano a spiegarci fenomeni di funzioni affatto plastiche, mesco- lanza e combinazione di principj, conformazione, organizzazione di parti, in una parola atti della chimica vivente? Se fortemente non m'illudo la (sposta dottrina della vita può so- —271— la presentare la teoria di qu)3ta grande funzione, se per teoria »' intende determinare le forze vere e le leggi organiche che sono le condizioni di tutti gli atti che la compongono; e non già la pre- tenzione di trascendere quei limiti che la natura ha imposto alla scienza e di adoperare la inmaginazione e l'ipotesi in luogo di quella analisi e di quella induzione che permette lo studio dei corpi viventi. Se infatti si passa in revista tutta la storia della ge- nerazione si troveranno veri questi principj che comprendono le condizioni tutte per le quali si compie dal suo primo all' ultimo atto. 1.° Per conservare l'individuo la natura collega in dati modi parti organiche, agenti, e funzioni; per conservare la specie la natu- ra collega gli individui stessi—i sessi, perché formino l'armonia coniugale e l'unità della specie, perché concorrano con tutte le loro for- ze vitali à formare un nuovo vivente: collega il feto e la madre per- ché questa fornisca al nuovo vivente i mezzi plastici onde formarsi, e quindi emanciparsi. Questi rapporti sessuali e figliali sono di tan- ta importanza che senza i primi non vi é produzione di un nuovo individuo, e senza i secondi non cresce ne si conserva. Perché e con quale meccanismo la Natura ha stabilito un rapporto fra i due sessi e fra gli organi sessuali d'entrambi, e fra il nuovo vivente e la madre, é questo un mistero tanto difficile a penetrarsi come quel- lo di sapere da quale meccanismo dipende che i nervi gastrici ef- fettuano la digestione, i secretori la secrezion della bile, e perché il polmone é in relazion coli' ossigeno, i nervi acustici lo sono col- le onde sonore. I rapporti dei due sessi sono un fatto ultimo im- perscrutabile e supremo come quello delle parti organiche, degli agenti e delle funzioni; ciò solo che la storia naturale ci permette di argomentare si è che questi rapporti sessuali sono proporzionati alla complicazione e formazione organica della specie, quindi man- cano nelle strutture più semplici,che si riproducono e ripetono per al- tri mezzi, e si vanno facendo più decisi e perfetti a misura che si as- cende la scala della perfezione organica. Possiamo egualmente af- fermare che la relazioni sessuali sono affatto vitali perciò inesplica- bili dalla chimica e dalla meccanica, cominciando dalle crittogame agli amori delle piante, progredendo agli istinti degli animali fino all' uomo dove queste relazioni sono abbellite dalla celeste passio- ne dell'amore e dalla santità del giuramento. 2.° La generazione, si compie per l'unione e per V azione di due sessi, e questa unione ed azione rapresenta l'esercizio dei tre poteri organici nei vegetabili, e di tutti i poteri della vita negli animali. Son noti gli amori delle piante; é noto che le antere s'inclinano verso il pistillo per deporvi il polline.*' noto che la palma femina non solo « sterile ma langue intristita se affatto separata dalla Palma maschio; è noto che i fiori femine attraggono il polline fecondato- re trasportato dai venti; énoto finalmente -'che i fiori maschi della „valisneria si distaccano eglino stessi dalla pianta madre, e gal- leggiando sulla superficie dell' acqua vanno ad incontrare i fiori ,,l'emine." (Darwin. Zoonomia sez. XIII.) E dunque certo che an- che nella generazione dei vegetabili ha luogo l'esercizio dei pote- ri senzienti e motori, oltre quello dei poteri plastici a cui appartie- ne la formazione e lo sviluppo dei germi. L'esercizio di questi po- teri oscuro quasi nei vegetabili, é manifesto e assai pronunziato ne- gli animali. L'istinto potente che avvicina i due sessi, i cangia- menti che imprime in tutta l'economia, l'inquietudine che precede il compiersi dell' atto sessuale, il piacere che l'accompagna, rap- presentano l'esercizio dei poteri senzienti. 1 quali sarebbero non- dimeno sterili ed ineficaci se non vi fossero associati i poteri mo- tori neccessari all'unione dei sessi, all' azione assorbente dell' ute- ro e delle trombe di Falloppio e dei corpi frangiati sopra l'uovo maturo nell' opera della fecondazione che libere P afferrano con una specie di volizione, di scelta, e di suchiamento; neccessari all' opera del parto, neccessari nel bambino per l'opera dell' allatta- mento. Ma quantunque i poteri senzienti abbiano P iniziativa di questa misteriosa funzione, quantunque V associazione dei poteri motori sia indispensabile e neccessaria: non però bastano, ma vuol-- si altresì l'arcana opera dei poteri plastici ai quali ìneunibe la for-. inazione della trama organica colle proprietà vitali che ali orga- nizzazione appartengono. Per conseguenza la forza plastica che produce e sviluppa un nuovo vivente, é una forma di quella forza medesima che produce la nutrizione dei solidi, e P assimilazione dei liquidi, e la riproduzione di nuove parti e di nuovi individui nei vegetabili e negli animali (p, e. i polipi ove è più grande la efficacia riproduttiva e più debole l'unità organica,) La nutrizione é la creazione incessante di un individuo già formato, la genera- zione è la creazione temporaria di un' individuo nuovo; analogaé l'efficacia vitale che produce luna come l'altra, tanto émaraviglio- sa ed oscura Puna come l'altra; in ciò solo differiscono che le for- ze plastiche di un' individuo bastano all' opera della nutrizione, e per l'opera della generazione non bastano ma si richiede il con- corso delle forze plastiche di due individui. Fu detto che le sole forze vitali non bastano all' opera della fecondazione, e che l'umi- dità e il calore la favoriscono come condizioni fisico-chimiche. Il calore e l'umidità sono certamente agenti fisici, però chi ha pro- vato che agiscono di un modo fisico-chimico nell' opera della ge- nerazione? Il seme guasto e l'uovo non fecondtifo si putrefanno eon quel calore e quell umidità stessa che favoriscono lo sviluppo di un nnovo vivente quando l'unione dei sessi fecondandoli vi ha deposto il principio della vi^a. Pertanto non la sola eccitabilità escogitata da Brown passiva e dipendente dagli stimoli, non il so- lo chimismo escogitato dal Bufalini, ne entrambi riuniti possono rappresentare le forze vere che reggono questa funzione; ma ben- si l'indiviso concorso di tre forze distinte senzo, moto, e forza plas- tica, tutte proprie della vita, e relative alle singole specie, tutte attive ed autocratiche, e regolate dallo leggi di rapporto vitale. 3° Ij esercizio dei poteri vitali nell' opera della generazione é re- golato dalle leggi di affinità e capacità nei rapporti dei sessi, e dalle leggi funzionali in tutti gli atti di questa funzione. Infatti perché l'unione dei sessi eia fecondazione, primi passi della generazione, abbiano luogo, d'uopo é che esista un rapporto qualitativo fra i duo sessi che debbono unirsi e fecondarsi, Questo rapporto qualitati- vo non è altra cosa elio la legge di affinità che applicata alle rela- zioni dei sessi fa si che i duo sessi della medesima specie o dello specie vicine ed affini sentano una scambievole attrazione e siano atti a fecondarsi. E che questa attrazione derivi dall' organica at- titudine a fecondarsi si rileva dal fatto che non solo ogni indivi- duo cerca il sesso diverso nella propria specie, ma prova l'attra- zione sessuale per la sola età dell' enorgia vitale e della feconda- zione, e vode con indifferenza l'età infantile, la vechiaia, la defor- mità, e la malattia. Ammirabile disposizione della Natura che an- che i nostri gusti per la giuventù, per la forza fisiologica e per la bellezza sono coordinati alla conservazion della specie perché con- ducenti ad ottenere una bella sana e robusta prole. La legge di capacità regola il grado di azione degli organi sessuali; e gli in- convenienti gravissimi di una continenza forzosa e soverchia, o di un' eccesso nei piaceri venerei, e della masturbazione sono là per provare la realtà e l'importanza di questa legge organica. Esaminando ora tutti gli atti della generazione ci si fa mani- festo che il compimento di tutte le leggi funzionali è condiziono rigorosa di questi atti dal primo all' ultimo, perché se alcuna man- chi o venga violata, o manca la funzione, o é accompagnata da ste- rilità o da aberrazione dei prodotti della funzione, Dissi che tutti i poteri della vita organica ed animale si uniscono per l'opera del- la generazione; ora come potrebbe ciò avvenire senza la gran leg- ge della associazione che connette all' esercizio di certi poteri l'eser- cizio di certi altri? Supponiamo tronchi i vincoli di cotesta asso- ciazione; se esiste la iniziativa dei poteri senzienti e manchi la cor- rispondente efficacia dei poteri motori o plastici, mancherà per pa- ralisi o per sterilità l'atto dell' unione, poi quello della feconda- —274— zione, e l'altro della gestazione, e più tardi quello del parto. Dei cinque atti che compongono la generazione non ve ne é uno solo che non esiga la associazione delle tre forze vitali, e degli organi che la compiono. Perciò associo'-zione d'idee, di turgore vitale e di movimenti, sinnergia di tutta la vita organica ed animale noli unione dei sessi; perciò associato il senso ed il moto della tromba falloppiana allo spontaneo aprirsi della vescichetta di Graaf nelP atto della fecondazione, (cosi forse si spiega le gravidenze extra- uterine da spavento nell' atto del coito) associata di un modo in- comprensibile la vita plastica dell' uovo e del seme, e formata la unità vitale del nuovo essere; associata l'attività vascolare della placenta a quella della membrana dell' utero; associato lo svilup- po graduale dell' utero allo sviluppo graduale dell' embrione e del feto; associata l'energia plastica di tutto il sistema a quella dell' utero gravido; associati i moti dell' utero all' iniziativa senziente dei dolori del parto; associato il turgore delle mamelle e la secre- zione del colostro e del latte ai bisogni del nuovo vivente. La legge di antagonismo che collega l'esercizio di certi poteri e di certe parti all' inerzia di altre consenzienti, prendejma parte im- portantissima nel meccanismo della generazione. É noto che la attività plastica dell'utero gravido sopprime la secrezione del lat- te, sconcerta l'energia dello stomaco; e spesso lo sviluppo straor- dinario di un bel feto si fa a spese della madre resa gracile in pro- porzione. In quasi tutti gli animali appena ha luogo la feconda- zione tace nelle femine l'estro sessuale, e appena é esaurita la se- rie degli sviluppi formativi del feto si mettono in opera i poteri sen- zienti e motori per l'espulsione del embrione morto o del feto. (*) E appena cessa l'attività fisiologica dell' utero gravido, il quale ritorna allo stato ordinario, si risveglia l'azione antagonista delle mamelle. E quell' azione dell' allattamento comunemente sopisce * Tutte le spiegazioni per determinar la causa del parto mi sembrano vane. Le so- le leggi vitali dell'antagonismo e della gradazione possono in qualche modo soddis- farci. Per la legge di gradazione arriva il punto prestabilito in cui lo sviluppo del feto é compiuto. Allora le forze vitali che non sono altrimente che il senso delle convenienze organiche agiscono secondo la situazione creata all' organiamo da ques- to sviluppo. Le forze plastiche souo coordinate a cessar la serie delle loro azioni, e le senzienti a loro antagoniste spontaneamente entrano in azione per iniziare l'espul- sione del feto mediante l'associato concorso delle forze motrici. Questa idea spiega la spontanea iniziativa dell' utero per l'aborto di un feto od embrione morto a qua- lunque epoca. Ciò posto, vale a dive stabilito l'iniziativa dei poteri senzienti colla forma di dolori uterini come neccessario all' espulsione del feto risulta essere assur- da ed antifisiologica l'amministrazione del cloroformo che venne ultimamente pro- posto; come pure é pericolosa quella della segale cornuta senza un' attento esame delle pan «e dell' impotenza uterina. per bella e mirabile disposizione utile del pari al bambino e alla madre l'attitudine al concepimento. Senza parlare adunque dell' an- tagonismo come strettamente neccessario al meccanismo del movi- mento vitale e animale che prendono tanta parte nel concepimen- to e nel parto, é chiaro abbastanza che questa legge di antagonis- mo, entra tanto nel meccanismo di questi atti, che se potessimo col pensiero farne cessare gli effetti, la funzione stessa non potrebbe compirsi. Oltre queste due leggi é della maggiore importanza quella di gradazione che concede na in ordine successivo gli atti dissimili del- la vita. In nessuna funzione forse può dirsi tanto come in questa che la Natura procede per gradi perché dalla prima simpatia fisico- morale dei due sessi, all' unione loro, ai varj atti della fecondazio- ne, agli sviluppi dell' embrione e del feto fino all' emancipazione del bambino dalle cure materne tutto si fa per gradi, tutto é una concatenazione di atti vitali dissimili. La natura per una serie di atti diversi perviene fino ad animare l'uovo e dargli il principio di vita, dargli l'unità di un' organismo vitale. Arrivata a ques- to punto comincia l'autonomia del nuovo individuo. I due primi centri della vita il sistema nervoso e il vascolare sono i primi a svi- lupparsi e cosi gli altri sistemi e tussuti successivamente a misura della loro importanza vitale; i diversi sviluppi organici segnano! varj periodi dell' embrione e del feto, e l'epoca dell' emancipazio- ne del bambino dal seno materno. Supponiamo che la legge di gradazione non si compia, è evidente che lo sviluppo, e la progres- sione deli' organismo non può aver luogo, e nemmeno l'educazio- ne fisica e morale che alle varie età corrisponde. La vita considerata nel tempo ossia nella successione de suoi atti e de suoi periodi si compone della ripetizione di atti simili, e della gradazione di atti dissimili, con le quali leggi la natura ottiene la concatenazione e progressione della parabola vitale e i vantaggi dell' abitudine. Sospese queste leggi la catena stessa della vita ri- mane o sospesa per poco come nell' asfissia e negli animali letargi- ci, o tronca per sempre senza ritorno. Dunque se la generazione si compone di atti dissimili concatenati e successivi; e se l'eserci- zio de poteri vitali che costituisce ciascun'atto rappresenta una ri- petizione di atti simili, questa quarta legge funzionale é neccessa- ria al compimento di questa funzione. Ma nella generazione la leg gè di ripetizione ha una forma particolare la forma dell' imitazio- ne che si compone del concorso dell'associazione e della ripetizio- ne. Quivi non solo le forze vitali hanno la proprietà di ripetere da- ti movimenti, ma altresì la formazione di una data unità organica. Se nella nutrizione semplice dell' individuo, le forze plastiche han- 276 - - ito la proprietà di imi/are e ripetere l'organizzazione, e le azioni plastiche di un solido vivo, nella generazione le forze plastiche hanno la proprietà di imitare e ripetere l'unità organica, e le pro- prietà e azioni vitali d'un intero individuo,e dare il riflesso e la im- magine degli organismi procreatori. E un' ipotesi l'idea del gran vecchio di Coo che tutte le parti del corpo danno particelle per Y opera della generazione, però chi non trova sublime questa idea quasi atta a significare che nel nuovo vivente si ripete la natura plastica degli organismi destinati a formarlo? Di tutti gii atti della generazione quello della fecondazione at- trasse con preferenza la curiosità dei fisiologi, e da Empedocle fino a noi si tentò in varj modi scoprirne il mistero. I quali modi; che formano un caos di moltissime opinioni, congetture, e contro- versie, si possono ridurre a due generali sistemi: o della palingenesi in cui si ammette la preesistenza dei germi completati e vivificati dall' azione fecondante del maschio, opinione sostenuta da Ippocra- te, Eraclio, Bonnct,Lewenecchio, Swamerdann, Malpighi, HarveOj Vaslisnieri,Haller, Spallanzani, e Rolando; e della epie/euesi incili si ammette la generazione spontanea per un' azione organizzante assoluta della materia, opinione sostenuta da Empedoche, Leucip- po, Aristotele, Zenone, Cartesio, Pascal, Buffon, Necdham, Wol- fio, Darwin, Reil, Blumembak, Prokaska. Guidato dalla mia sintesi della vita esporrò le conclusioni alle quali essa conduce intorno a questa grave materia. 1*L Deve ri- gettarsi il sistema panteista dell' epigenesi. La materia che ha un' attività plastica non chimica, la materia che ha un' attività or- ganizzante relativa non assoluta, la materia che é subordinata alla vitandi' opera dell' assimilazione e della nutrizione, non può es- sere differente nell' opera della procreazione che è una forma di- versa e più delicata della stessa vita plastica. Il mondo organico o l'unità delle specie forma Una continuità nella successione degli individui, e la generazione é l'anello che annoda questa catena. E perché questa continuità si mantenga uopo é che la generazione produca l'unità dell' individuo e ripeta esattamente il tipo ad ogni specie prestabilito. Basti dire che la generazione ha modi diversi nelle varie specie di viventi, che conserva inalterati i tipi organi- ci di ciascheduna, per convincersi che appartiene alla vita o alla unità vitale della specie, non alla vaga, generica, e assòluta for- za organizzante della materia il fatto della fecondazione. 2.° La teoria della palingenesi, o elei germi preesistenti non e tampoco ammissibile. Finora non è provato che l'unità organica preesista nelP ovulo, e che lo sperma gli serva o di stimolo o di cornplcmento.c nemmeno é provata la bella ed ardita idea del Ro- laudo che la femina vi concorre col tessuto cellule-vascolare e il maschio col sistema nervoso. 11 prodotto di due specie affini é, co- me si sa, un misto di entrambi, e che entrambi i sessi concorrano egualmente nel formare l'impasto, il getto, la tempra organica, lo prova l'essere ereditarie le malattie, le somiglianze e le disposi- zioni fisiologiche tanto dal lato paterno che dal lato materno, e il poter poco a poco cancellarsi i vizj ereditari, e migliorar le razze coli' incroccìarlee mescolarle. , 3.° E naturale che ignoriamo il preciso modo con cui il maschio ani- ma l'uovo, e come si forma l'unità del nuovo essere col concorso dell' uovo e dello sperma. Le relazioni vitali formano un fatto ultimo in Fisiologia come le forze di attrazione meccanica o molecolare so- no un fatto ultimo nella Fisica e nella Chimica. Esiste una rela- zione vitale fra lo sperma e l'ovulo come esiste una relazione vita- le fra certo alimento e i nervi gastrici. La causa di questa rela- zione ci é ignota tanto in un caso conje nell' altro: solo sappiamo e solo possiam sapere che risultato dell' una é la fecondazione o la formazione dell' unità dell' embrione, come frutto dell'altro è l'uni- tà plastica o la crasi del chimo. Cercar di più equivale al cercare in Fisica perché i gravi cadono, e perché gli ossidi hanno affinità per gli acidi. 4.° Qualunque sia la teoria che sì ammetta della fecondazione-, non costituisce tutta la teoria della generazione. Infatti la feconda- zione é Uno dei cinque atti che costituiscono questa funzione com- plessa; é preceduta dall' uuione dei sessi atteggiati in modo spe- ciale, come da una condizione rigorosamente neccessaria, è segui ta da altro atto neccessarissimo e differente lo sviluppo dell' em- brione e del feto, da altro neccessario e differente il parto, da al- tro neccessario pure e diverso l'allattamento. 5.° La storia della generazione é la storia di certi rapporti di or- ganismi, d'organi e dì atti vitali 'T il perché la dottrina dei rapporti organici può presentarne quella teoria che l'analisi fisiologica per- mette-. Se costituisce la teoria di una funzione il determinare qua- li forze, quali leggi, quali circostanze ne sono le condizioni indis- pensabili ad effettuarla, oso sperare che la mia sintesi potrebbe fornirla. Infatti viene dimostrato e stabilito da essa che le forze ehe la compiono sono esclusivamente vitali» e che vi hanno una parte distinta e neccessaria tanto i poteri senzienti, come i poteri motori, come i poteri plastici della vita, poteri proprj e relativi ad ogni tipo organico; che l'esercizio di questi poteri non é capriccio- so e fortuito ma regolato da leggi fisse e relative a ciascuna specie, le leggi di affinità, e capacità, di associazione, antagonismo, gra- dazione, e ripetizione: leirgi affatto vitali, leggi comuni a tutte le —278— azioni della vita, leggi tanto essenziali che se non si compiono e se vengono violate, o manca la generazione od alcuno de suoi atti, o si disordina e non ha normale compimento.—La mia sintesi qui si arresta, contenta di non trascendere i fatti, contenta eli vedere nel- le relazioni vitali il fatto ultimo a cui si ferma l'analisi del fisiolo- go, e da cui muove l'induzione per interpretare utilmente i fenome- ni della vita per mezzo delle vere leggi della vita. • SEZIONE SETTIMA. CONFRONTO DELLA MIA SINTESI COI FATTI IGIENICI. § 11 L'Igiene é l'applicazione pratica e la conferma della Fisiologia ra- zionale. Causo della nostra distruzione, e condizioni della vi- ta normale—Confronto dei fatti Igienici coi principii della Nuova Zoonomia. • L'Igiene è quella parte della medicina che si propone di rende- re perfette e normali le funzioni, conservare e perfezionare le nos- tra facoltà, prevenire le malattie e prolongare la vita. Quest' arte ha due fondamenti: la conoscenza empirica di ciò che giova e di ciò che nuoce in date situazioni della vita; la conoscenza razionale del perché certe cose giovano o nuocciono, ossia la conoscenza delle leggi fisiologiche della vita medesima. L'arte igienica sta alla Fisiologia come l'arte terapeutica sta alla Patologia, perché appli- ca i fatti empirici, e i principj teorici della Fisiologia come altre- tante regole per conservar la salute, come P arte terapeutica ap- plica i fatti empirici e i principj teorici della Patologia come altre- tante regole per curare le malattie. Se l'Igiene (e lo stesso può dirsi della Terapeutica) non ha altro appoggio che il fondamento empirico, sarà arida, servile, ristretta, non sarà scientifica, non avrà fisiologia; ma i suoi precetti saranno preziosi e importanti fino alla fine del mondo ancorché cambiassero ogni dieci anni le teorie della vita, o i cieli negassero alla Medicina la dignità dì scienza. Se poi l'Igiene oltre il fondamento empirico avrà il fonda- mento razionale, non solo conoscerà ciò che giova e ciò che nuoce, ma il perché giova e perché nuoce. Sarà quindi più sicura, più de- cisa, più feconda perché sarà razionale, perché poggiarà sulle due gambe del medico sapere, l'esperienza e il ragionamento. Che se una teoria qualunque della vita conducesse a regole igieniche di- verse da quelle che sono dettate dall' universale e concorde espe- rienza, é manifesto che questa teoria sarebbe assolutamente erro- nea: ed éperciò evidente che sei principj della nuova Zoonomia van d'accordo coi fatti igienici che sono il risultato dell osserva- zione e dell' esperienza, potrò lusingarmi che questi principj sono veri. L' Igiene nello stato presente della Medicina é piutosto empi- rica che razionale cerche si manca di una esatta dottrina gene- rale della vita. Solamente quando saranno determinate le leggi vere e le condizioni generali dell' esistenza organica, P Igiene po- trà essere scientifica e razionale, perché allora potrà avere la ra- gione fisiologica de suoi precetti. L' Igiene che é estesa e volumi- nosa cotanto nei libri di Polizia medica, di Macrobiotica e di Igie- ne privata perché costituisce la esposizione istoricadi molti fatti e P applicazione molteplice e minuziosa di poche regole generali ai molti casi particolari; si può ridurre a poche pagine quando essa si restringa all' interpretazione di quei fatti medesimi, e si cer- chi la ragione fisiologica de suoi precetti. L'Igiene sia che studj P uomo nello stato sociale e dia cousiglj ai governi, o lo studj nelle sue relazioni particolari e dia consiglj all' individuo, ha sempre le medesime guide, i medesimi fondamenti: cioè P osservazione em- pirica di ciò che giova e di cièche nuoce in date circostanze del- la vita, e la conoscenza teorica delle leggi vitali che sono condi- zioni tanto degli effetti igienici come degli etiologici. Lasciando a parte tutte le .divisioni e suddivisioni metodiche delle cose igieniche, troviamo che le circostanze generalmente ammesse come cause della nostra distruzione perciò.contrarie alle leggi ed alle condizioni della vita normale sono: 1.° Una cons- tituzione infelice ereditata dai nostri maggiori. 2.° Una cattiva educazione fìsica dell'infanzia. ;5.° Il prematuro godimento dei piaceri venerei. 4.° L' inerzia o la soverchia azione della mente e del corpo. 5.° Le passioni o ingrate o violente—mal governo di esse. 6.° L' aria impura e la vita delle città. 7.° L' intemperan- za del mangiare, e del bere, e cattiva qualità dei cibi e delle bevande. 8.° I veleni e i contagi. 9° Disordine nelle alterna- tive del sonno e della veglia, e di tutte le funzioni abituali e periodiche. 10. Disordini della traspirazione. 11. Influenza dei cli- mi e delle stagioni. 12. Le malattie, e la cura di esse. 13. L' eser- cizio medesimo della vita. Per altra parte le condizioni che vengono proposte per conser- var la salute e prolongar la vita son queste. 1° Un buon tempe- ramento sortito dalla natura. 2.° Una buona educazione fisica dell' infanzia. 3.° Il matrimonio ad una età conveniente. 4.° Il retto uso delle facoltà mentali. 5.« Un moderato esercizio del corpo. 0.° Un saggio governo delle passioni. 7.° L'aria pura campestre. 8.° La temperanza e la scelta degli alimenti. (,).° Evitare i conta • iti- gli miasmi, i veleni, eie lesioni meccaniche. 10. Rispettare la pe- riodicità del sonno, mestruazione, pranzo, escrezioni, e le* abitudi- ni. 11. Cura della traspirazione, moderata temperatura; passag- gi evitare i bruachi. 12. Un saggio uso dell' abitudine, e delle sen- sazioni piacevoli. 13. Buongoverno dello malattie. 14. Econo- mico uso delle forzo vitali.. Come si vede tanto le circostanze ecologiche come le condizio- ni igieniche si confermano e si appoggiano mutuamente. Ma qual' é la ragione fisiologica di questi fatti, di queste preziose avver- tenze? Considerando ciascuno di questi varj oggetti troveremo che non solo l'Igiene si propone di prevenire le malattie e prolon- gar l'esistenza, ma altresì di render perfette e normali le nostre facoltà e le nostre funzioni; troveremo che tutti i suoi precetti dettati altronde dall' esperienza si risolvono nel rispettare le leg- gi di rapporto vitale da me dimostrate come le condizioni della vita normale. § 72 Della costituzione o temperamento originario, della ^dueazione fisica dell infanzia. Si riceve dalla nascita una costituzione sana e robusta che ci dispo- ne ad una salute completa e durevole, e ad una longevità straordina- ria (Hufeland, dell'arte di prolongare la vita); come si eredita una costituzione infelice che ci dispone alla tisi, alle scrofole, alla poda- gra, all'epilessia, allamania,alle malattie dei vasi,e del cuore,'malat- tie che afflissero o spensero i genitori. Ora ereditare una buona cos- tituzione sana e perfetta, scevra dalla funesta tendenza alle ma- lattie gentilizie, equivale al ripetersi per l'atto della generazione una organizzazione ben temperata ed in cui sia perfetta ed armo- nica lacerasi, la struttura, e la disposizione degli elementi organi- ci, e il più conforme possibile al supremo eprimitivo tipo dellana- tura organica; equivale dunque all' essere ivi osservate rigorosa- mente le leggi anatomiche di rapporto plastico, tisico, e consensua- le. E cosi l'ereditare una disposizione morbosa equivale al ripe- tersi per l'opera della generazione un' organismo che ha deviato poco a poco o per influenze etiologiche o patologiche dal tipo di perfetta organizzazione cioè dalle leggi anatomiche sopra indica- te. Lo disposizioni ereditarie sono un fatto incontrastabile—"e il ,,solo vedersi cosi frequenti nei figli l'aspetto stesso di quelli dai ,,quali ebbero la vita, serve a mostrarci elio siccome la orditura ..esterna cosi la compage delle loro viscere è disposta molto simil- „mente a quelle d'onde provennero." (Testa Malattie del -Cuore, cap IL) Il quale fatto ammette tre induzioni importanti: 1.° Che una costituzione é sana, un temperamento é forte e normale in - 2M -- ■guanto il .-empimento delle leggi anatomiche si effettua a norma (tei tipo primitivo delta perfezione organica. -.° Che le disposi zioni ereditarie corrispondono a imperfezione nel compimento del- le leggi anatomiche, perciò a deviazione di esse dal tipo primitivo della perfezione organica. 3.° Che queste deviazioni hanno natural- mente luogo o per la oscura influenza dell'atto generativo, o grada- tamente per le influenze igieniche del clima, degli alimenti, delle abitudini, delle passioni &. o per la influenza delle malattie, che alterano profondamente lo stato dei solidi e dei fluidi. Ben so che non istàin noi di cambiare la primitiva disposizione della trama organica la quale è l'opera della generazione. Però la Fisiologia e l'Igiene rimontando alle condizioni vitali di questa funzione possono influire grandemente sui suoi risultati. Già il greco Maestro avea dichiarato che alla formazione del feto con- corrono le parti tutte del organismo dei due parenti, quasi signi- ficando che il nuovo vivente é una ripetizione od imitazione dei suoi genitori. E avea dotto di più che et quia animai secundum pare-utes nascitur, tot humorum species et sanorum et morbosorum in se habet(Ippocrate,De morbis) :ex lienoso lienosus ex tabido tabidus nascitur (Ippocrate, De morbo sacro). E fondati su questo princi- pio gli antichi Legislatori dei popoli da Mosé agii Etrusci ai Ro- mani fino alle moderne nazioni incivilite dal Cristianesimo han- no proibito le nozze fra gli stretti congiunti.—''11 che fu saggio e ..giusto divisamente di proibire le nozze fra le persone dello stes- ,,so sangue, obbligandole col mescolarsi con famiglie da esse inte- ramente disgiunte e di abiti di sanità ed ancora di malattie assai ,,differenti a correggersi quasi scambievolmente una coli altra, ,,Che se non sempre i vizi ereditari si spengono con le prime pro- .,ve di questa misura, sono per altro certamente chiare e moltipli- cate le osservazioni di vizi ereditari i quali a poco a poco si sono ..intieramente perduti (Testa op. cit.) Per la qual cosa é evidente che se la primitiva tempra o costituzione organica che è il fonda- mento della longevità e della salute, é sana e perfetta, in tanto lo é che sono in essa a perfezione compite le leggi anatomiche con- dizione dell' organizzazione vitale. Che se la tempra suddetta o costituzione organica é imperfetta e dispone alle malattie eredita- rie in tanto lo è che la unione e connessione de suoi elementi or- ganici deviarono dalle leggi suddette ; e che P Igiene in tan- to può prevenire questi germi di morte, intanto può condur- re alla perfezione organica, in quanto può influire coli' educa- zione fisica e sopratutto col diriggere le condizioni della genera- zione sullo stato della organizzazione vitale. L'Igiene infatti rac- comanda tre punti che costituiscono le condizioni di perfetta gc- — ->2_ nera/ione. La perfezione organica dei genitori, gioventù, saluto, simpatia mutua, proporzione nelP età A-. Il momento stesso della fecondazione che comunica il principio di vita che sia comandato dalla natura e dall' amore, esente da dubj, da timore, da ubria- chezza, da malattie. Il periodo della gravidanza che sia esente dalle malattie/e dagli inconvenienti di un temperamento nervo.so, debole, malsano delle donne. (Hufeland. op. e.) Oltre della generazione l'Igiene prende di vista le altre cause o ecologiche o patologiche della deviazione dell'organismo dalla per- fezione organica; si può dire anzi che lo scopo e l'effetto di i tutti suoi consigij, come di quelli pure della terapeutica non è altro che d'impedire la deviazione indicata, e che la influenza tanto dei mez- zi igienici come terapeutici è diretta alle relazioni anatomiche con- dizioni della organizzazione. Non basta aver sortito dalla Natura o dalla ben regolata ge- nerazione un temperamento sano, robusto, felice, perché se il regi- me di vita dei due primi anni é cattivo, questo temperamento_ s' indebolisce e si guasta e i fondamenti si gettano di una costituzio- ne infelice, debole e malaticcia, e perciò i germi di una pronta distruzione. Con molta verità ha detto Hufeland (il cui libro im- mortale meriterebbe di essere trascritto a questo luogo)—''che il ,,periodo dell'infanzia deve essere considerato come una continua- la generazione. La prima parte soltanto della formazione e dell' ^espansione ha luogo nell' utero materno, la seconda che non é me- ,,no importante ha luogo fuori di esso durante i primi due anni ,.della vita. Un bambino viene al mondo come un essere solo per ,,metà finito; la più importante e delicata espansione quella dei ,,nervi e degli organi dello spirito, gli organi della respirazione, ,,il sistema muscolare, i denti, le ossa, gii organi del discorso, e ,,tutte le altre parti sia per la forma come per la strutturane con- seguitano."—Il governo igienico di questa epoca tanto impor- tante costituisce quasi un trattato completo d'Igiene perché com- prende l'alimento e le bevande, l'aria fresca e pura, i bagni freddi con che favorire la traspirazione, e avvezzarsi alle vicende della temperatura, i bagni tepidi come mezzi temperanti e detergenti, la temperatura fresca e moderata del corpo perciò cura delle ves- ti e del letto, la nettezza che favorisce la traspirazione e previene malattie cutanee e assorbimenti nocivi. Il governo del secondo periodo dell' infanzia dal 2.° al 12 anno oltre le cose sopra espos- te comprende: l'esercizio muscolare moderato e addattato all' età però all' aria aperta, un moderato graduale e non precoce svi- luppo delle facoltà mentali, l'astinenza dall' onanismo e dagli in- tempestivi piaceri di venere. Esaminando ora attentamente le circostanze suddette che sono le condizioni di un' infanzia ben governata, troviamo che tutte si risolvono nel compimento delle leggi di rapporto vitale relative alla situazione organica dell' età infantile. Perché infatti se l Igiene raccomanda il latte a preferenza della carne, Paqua e la frutta a preferenza del vino del caffé e delle spezierie, egli è per- ché vi é una relazione di affinità fra certi alimenti, e bevande e la situazione organica dell' età indicata. La moderazione nell'alimen- to, nel moto muscolare, nello sviluppo mentale et. non è che l'os- servanza della legge di capacità relativa alla situazione del bam- bino e del fanciullo, e cosi si dica delle altre avvertenze che si ri- solvono nell' osservanza delle leggi funzionali. Dalle quali cose giova inferire che se un' infanzia ben governata é il fondamento e la,condizione della longevità e di una sana e forte costituzione, é condizione altresì perché l'Igiene pervenga a questo risultato e go- verni bene Pinfanzia,che osservi le leggi di rapporto vitale relati- ve e particolari a questa età: e per quel mirabile accordo e reci- proca influenza fra la vitalità e la vita, ottiene di gettare i fonda- meioi di una felice organizzazione vitale osservando le condizio- ni dell' organizzazione vivente e del circolo vitale le leggi cosmi- che e le funzionali. § 13 Del Celibato, e del Matrimonio ad un' età conveniente. Sono un fatto etiologico incontrastabile gli inconvenienti fisici e morali del celibato; perché è provato dalla esperienza e dalla sta- tistica che la follia e il suicidio prevalgono nei celibi, che in essi é più inferma la vita, e mai non giunge alla longevità dei coniugati; (Hufeland. op. e.) che essi risentono i mali di una continenza for- zata, ipocondriasi, isterismo, satiriasi. ed altre o alienazioni men- tali od affezioni morbose; o quelli di una vita licenziosa e dell' onanismo, la impotenza, la tabe dorsale e la paralisi, la precoce decrepitezza, le malattie veneree, e sovente il pervertimento mora- le, l'egoismo, l'ambizione turbulenta, la mancanza d'amore alla so- cietà in cui non hanno parte di se stessi; l'incostanza, la tristezza e la noia, la disposizione a insidiare la fede coniugale e l'innocen- za, l'avarizia e il timore di essere abbandonati nelle malattie del- le vecchiaia. I mali del celibato sono dunque il castigo che la na- tura ha imposto agli infrattori delle sue leggi; e se vi è pure un celibato stimabile imposto dalla Religione, e dal deliberato propo- sito di consecrar tutto se stesso alla pietà, alla scienza, alla fami- glia, all' umanità: questo celibato é appunto una virtù eroica, é uno sfato meritorio e sublime perché impone un gran sacrifizio, per- -281-- che esige uno sforzo morale grandissimo, e quando dà utili e bene- fici risultati alla Religione, àllascienza, e alla patria;e il celibe può dire come Epaminonda: io lascio per figli alla patria le vittorie di Leutra e di Mantinea. (Merita di essere letto il discorso di Au gusto ai celibi romani, modello di eloquenza e dell'antica sa pienza civile.) Per altra parte sono un fatto igienico incontrastabile i vantag- gi fisici e morali del matrimonio i quali provano che questa unio- ne dell' uomo e della donna prescritta dai legislatori dei popoli an- tichi e moderni, stabilita da Dio stesso, e santificata dal Cristia- nesimo, é in armonia tanto colle leggi dell Igiene come con quel- le del mondo morale: e che la Zoonomia e l'Igiene, la morale, la Religione e la legge si danno concordi la mano per raccomandarlo. Dio medesimo ha i >tto: non è bene che l'uomo stia solo; e se nel suo cuore ha posto un' affetto per la fedele compagna della sua vi- ta, se nella sua organizzazione ha posto dei bisogni fisici cui sola- mente il matrimonio fornisce una prudente e saggia soddisfazione, é evidente che questa unione soddisfa ai morali come ai fisici bisogni dell' uomo. Perché se la donna vede nell'uomo l'appoggio che la sos- tiene e a cui deve il tesoro di affetti di sposa e di madre di cui la natu- ra arrichilla; l'uomo deve protezione alla donna,l'essere bello, fragi- le, grazioso, fedele e subordinato chcadolcisce tutte le ore della sua vita domestica, che ne regolarizza il metodo, che ne divide le gioie e le amarezze, che lo aiuta ne suoi travaglilo assiste nelle site malattie e gii da un nuovo campo a dolci affetti facendolo padre, che mentre gli presta obedienza ne tempera e adolcisce il carattere e colla fedeltà e coli' innato pudore influisce sulla purità e severi- tà dei suoi costumi. Sapiente disposizione per la quale sono riuniti in mirabile accordo le qualità differenti dell'umana natura, la debo- lezza e la forza,la gagiiardia e la bellezza, la sensibilità e il genio, la sapienza e la ingenuità, la forza d'animo e la grazia, la magna- nimità e la mansuetudine, qualità dell' animo e del corpo collocate in guisa che non sorge rivalità ma l'armonia della famiglia e la fe- licità dei coniugati. Questa istituzione divina come soddisfa a tutti i bisogni cosi giova a tutte le epoche della vita; perché l'uomo de- ve a questa unione la sua stessa esistenza e la conservazione della patria e dell' umanità, deve alle cure materne l'aver vinto la de- bolezza e le malattie dell' infanzia, deve alle cure paterne l'edu- cazione fisica e morale della sua adolescenza, deve ai leggittimi istinti di un' armonica unione i piaceri dell' amore, e la poesia di una gioventù sobria operosa virtuosa, perché base di nuovi dove- ri e di una nuova famiglia: deve alla soddisfazione di leggittimi af- fetti una virilità t'elice, commoda, accompagnata, e sparsa di al fetti nuovi ai figli, alla patria, alla posterità, e ottiene finalmente che i frutti della sua leggittima unione sostengano i pàssi vacillan- ti della sua vechiaia, lo assistano nelle sue ultime e sovente lun- ghissime malattie, e pietosi lo accompagnino alla tomba, e ne rac- comandino la memoria agli avvenire. E non solamente sono certi gii inconvenienti del celibato ma quelli altresì delia poligamia) dei inatrimonii tardivi, e sproporzionati, e a tale effetto sono in- tervenute le leggi in tempi più virili, per determinare le condi- zioni del matrimonio. (Leggasi la bella memoria del Pi\ Domeni- co Meli sul matrimonio, celibato, &.) Ora quali sono le leggi della vita osservate per un' armonico matrimonio, e violate nel celibato e nei casi addotti? Natura ha prestabilito i rapporti sessuali degli individui per formare l'unità della specie, e come mezzo della creazione di nuovi viventi e della conservazione della specie medesima. Questi rapporti sono nella specie umana di due sorta, fisiologici, e fisico-morali; e per* ossei- vare questi rapporti sessuali ha concesso all'uomo disposizioni or- ganiche e morali che sono conducenti a questa unione. Due leggi di rapporto vitale quella di affinità e quella di capacità presiedo- dono alle relazioni sessuali. Non è solo la rivelazione quanto la Zoonomia che ci assicurano che la monogamia é nei disegni della Natura che fa nascere i sessi in numero eguale. L'uomo nell' ordi- ne naturale è chiamato fisica e moralmente alla monogamia, alla femina della sua specie, e vi é chiamato nell' età della giuventù, della forza, della generazione. S'intende quindi come il celibato e i suoi disordini, come la poligamia, o l'unione prematura o tardi- va o disuguale siano contrarie alla salute ed alla felicità appunto perché violazioni della legge di affinità vitale, e perché le provvi- de leggi dei popoli antichi come han protetto conpremj un'armo nico matrimonio, cosi han punito il celibato e i matrimoni tardi- vi o disuguali, e ne bau determinato la epoca la più conveniente. In forza della legge di capacità organica tanto gli organi genitali dell' uomo come quelli della donna abbisognano di un certo grado d'azione all' epoca del loro completo sviluppo,, Ora questa legge viene violata in un senso dalla rigorosa continenza del celibato co- me dalla sfrenatezza di un celibato licenzioso^ dalla poligamia o da qualsivoglia eccesso nei piaceri venerei. E nota la sentenza di Celso—modica ve,i us corpus excitat,frequens solvi!, e noto che una certa misura nei piaceri venerei favorisce l'energia muscolare e quella di tutti le funzioni; e dappoiché la varietà delle occasioni conduce agli eccessi, e viceversa la monotonia del medesimo ogget- to genera una salutar sazietà cosi si comprende come la monoga- mia conduce odia salute ed alla longevità appunto perché condii ce al compimento di questa legge organica. Neil' uomo dissi i rapporti sessuali sono altresì fisico-morali: e ad essi si collegano gli altri rapporti morali di padre, figlio, fra- tello, e la folla di armonie morali che alla famiglia appartengono. Si comprende quindi come le leggi sopradette hanno un' applica- zione distinta dal lato morale, e sono condizione di un armonico e felice matrimonio. Qual maraviglia se due individui disaffini uno all' altro per l'età, l'educazione, il genio, avvinti dal vile interes- se, o da convenienze domestiche, o da capriccio formino una socie- tà disarmonica ed infelice? qual meraviglia se sia triste un matri- monio se sterile di figli, perché sterile di affetti e del compimento degli altri rapporti morali? qual meraviglia se sia discorde e in- felice se é deviato e diviso per infedeltà il grado di affetto che tutto appartiene alla società coniugale? Qual meraviglia final- mente se il celibe ad onta delle distrazioni di una società artificia- le soffra della sua solitudine, e si senta di essere fisica e moralmen- te incompleto? Oltre di queste vi sono duo leggi funzionali quella di (gradazio- ne e quella di associazione che hanno un' influenza tanto grande sulle funzioni sessuali, che facilmente si comprende come il violar- le, o coli' intempestivo o tardivo uso delle azioni sessuali condu- ca al disordine della vita. La legge di gradazione che presiede a tutti gli sviluppi organici fa eliclo sviluppo e l'azione degli orga- ni sessuali corrisponda ad un dato periodo solamente della para- bola vitale. Per la legge di associazione la vita sessuale si collega (cioè dipende e influisce) a un corrispondente sviluppo della vita animale, ad un corrispondente sviluppo della vita organica, cam- biar della voce, spuntar della barba, energia muscolare e mo- rale dell' Uomo, grazia, bellezza di forme, suavità di modi nella donna. Accelerare lo sviluppo e l'azione degli organi sessuali o coli' influenza minorale delle immagini o degli esempi o col pre- coce uso di venere o dell' onanismo, o prolongarlo per abituale di- solutezza o imprudente fiducia nelle proprie forze, oltre il periodo che la natura inesorabile ha prescritto agli organi sessuali, equi- vale evidentemente al violare la legge di gradazione e quella di associazione. Pertanto l'opinione degli antichi che punivano colle leggi e col ridicolo non solo il celibato, ma i matrimoni pure o di- seguali o intempestivi o tardivi, e l'altra disposizione di tutti i co- dici che determina l'epoca d'un valido matrimonio hanno per ap- poggio non solo la sanzione dell' esperienza ma le leggi pure del- la Zoonomia. —2*7— § 74 Del retto uso delle facoltà mentali e dei sensi esterni—del mo- derato esercizio del corpo—Dell influenza salutare o nociva delle passioni. E nell' ordine della nostra conservazione l'esercizio della men- te e del corpo, sia perché non possiamo altrimente soddisfare ai nostri bisogni organici, sociali, ed intellettuali, sia perché quest' esercizio si collega col benessere dell' uomo tfisico e morale. Ho d'uopo di esercitare il corpo e la mente per guadagnarmi il vitto e per essere un cittadino utile e stimabile, ho d'uopo altresì d'eserci- tare il corpo e la mente per godere buona salute e i piaceri della vita intellettuale e morale, anche quando non avessi bisogno per sussistere del mio lavoro. Violare questa armonia, non soddisfare ai bisogni della mia natura fisica e morale o coli' inèrzia o col sover- chio esercizio, coli' esercitare più la mente che il corpo o viceversa, conduce neccessariamente fuori dell' ordine naturale cioè fuori del- lo scopo che la Natura ha dato a questo esercizio. Ora violare questa armonia sia coli' ozio infingardo della mente e del corpo, o coli' esercizio protratto e soverchio e violento, equivale al viola- re la legge di capacità organica in forza della quale i nostri or- gani esiggono un certo grado d'azione. Applicare la mente o la mano a studi od oggetti ingrati cioè contrarj al nostro genio ed alle nostre naturali inclinazioni è un violare la legge di affinità, e si sa quanto sforzo e quanto inutile costi: natura repugnante irri- ta suui omnia. Violare questa armonia o esercitando soltanto le facoltà della mente, o trascurando l'esercizio del corpo o vicever- sa, equivale al rompere l'equilibrio delle funzioni, equivale al vio- lare la legge di associo zio ne per la quale vi deve essere un armo- nico concorso di tutte le vite; e quindi .-à spiega la debolezza mus- colare e digestiva dei letterati dei sedentari, e viceversa l'imper- fezione delle facoltà intellettuali a chi troppo ed esclusivamento Bviluppa le forze muscolari o digestive; e cosi si comprende l'ener- gia della vita organica ed animale, la forza e l'energia di tutte le facoltà, in chi esercita in giusta misura l'energia della mente e dei muscoli. Dar luogo ad un' esercizio violento del corpo o dei sensi o delle facoltà mentali equivale altresì offendere la legge di gra- dazione; interromperlo con lunghi intervalli equivale al violare la legge di ripetizione; finalmente procurare l'esercizio della vita ani mate quando certe funzioni della vita organica richieggono il ri- poso di quelle equivale al violare il legame organico dell' antago- nismo. L'osservanza di queste leggi organiche non solamente ren- de igienico l'esercizio della mente e del corpo ma conduce altre? — li SS - alla maggior perfezione sia delle facoltà mentali come dei sensi esterni come dello azioni muscolari. Se infatti taluno ha un'affinità una predilezione particolare, o per la pittura, o per le matemati- che, o per la poesia, o per le scienze, o per il commercio, o per la guerra &. vi riesce e vi ottiene un gran successo, e suda invano chi manca della condizione indicata. Se taluno lascia languire nelP ozio o le facoltà mentali che possiede o i sensi esterni o l'energia muscolare, queste facoltà e questa energia rimangono languide deboli e sterili; se le esercita secondo la relativa misura della ca- pacità organica, le facoltà mentali si sviluppano, si accrescono, o suscettibili si rendono dei più straordinarj risultati; i sensi ester- ni arrivano al maggior grado di finezza e di perfezione, e V energia muscolare arriva all' estremo di agilità, di perfeziono e di forza, come lo attestano i cultori del canto, della ginnastica e della danza; e s*e si esercitano oltre i confini della capacità indi- cata ha luogo la stanchezza mentale, la stupidità, le alienazioni mentali, le malattie. Egli è per servire alle leggi di antagonismo e di associazione che 1 Igiene consiglia il moto alternato di varj muscoli, perché mentre la ripetizione monotona degli stessi eser- cizj stanca, é salutare e non stanca l'associato ed alterno esercizio di muscoli antagonisti: ed è altresì fondati su questo principio che alletterati, e sedentari malinconici si consiglia l'esercizio mus- colare eie distrazioni; e quasi un riposo il variare di occupazioni o mentali o muscolari. E provato finalmente dalla esperienza elio non solamente una certa azione degli organi, mala, gradazione eia ripetizione di queste azioni conduce l'esercizio della mente, dei sen- si, e dei muscoli alla più sorprendente perfeziono, e l'educazione dell' uomo fisico e dell' uomo inorale é fondata su queste duo leggi. Tutte le nostre passioni possono ridursi o a desiderio di ciò che é, o crediamo conveniente al nostro ben' essere, e avversione a ciò che é, o crediamo gii sia contrario; a speranza o quasi anticipato godimento e possesso di ciò che desideriamo; e timore o quasi an- ticipata perdita degli oggetti delle nostre speranze e desiderj. La natura volitiva del nostro spirito si somiglia grandemente ai pote- ri senzienti della vita organica perché le nostre passioni sono di- rette a soddisfare i nostri bisogni morali come i poteri senzienti sono diretti a soddisfare i nostri bisogni organici. In ciò differis- cono che i nostri bisogni organici sono pochi perché determinati dalla organizzazione, e benché relativi alle varie situazioni orga- niche sono certi e invariabili mentre che i nostri bisogni morali Sono mossi da cause morali molteplici e ponno essereìnfiniti, er- ronei, e fitizj. Da onde nasce il bisogno della ragione, di questo lume celeste (dio ci la conoscere ciò che é bene <• cii'i che é male, ciò che conviene al nostro vero ben' essere, ciò che é d'uopo o de- siderare o aborrire, o sperare o temere: vera bussola che ci dirige nel procelloso mar delia vita, che non distrugge già le passioni ma le tempera e le dirige! che ci fa schivare gli scogli dell' in- giustizia, della violenza, e della frode, e le calme dell' intingarda- gine, della paura, dell' invidia, dell' avarizia, dell'indifferenza re- ligiosa e sociale! Le passioni ci sono neccessario se é neccessario soddisfare certi bisogni della nostra natura morale; ma dentro certi limiti prescritti dalla ragione e dalla Igiene esse sono con- ducenti al nostro fisico e morale ben' essere, fuori di questi lo dis- truggono. Egli é degno di osservazione che la passioni che nobilita- no la nostra natura morale sono anche igienicamente parlando sa- lutari, e quelle che la degradano le son nocive è funeste. Egli è un fatto che una filosofica disposizione a contentarsi, a rassegnarsi al proprio destino o ai manifesti voleri del cielo conferisce non tan- to alla pace dell' animo quanto alla salute e alla longevità, men- tre un' animo irrequieto, ambizioso, incontentabile, una vita trop- po piena d'affari, di intraprese, di ciffre, rende triste, agitata, in- ferma, e breve la vita. (Huffeland. op. cit. p. II. cap. 7. 18.) Una nobile emulazione esalta la nostra attività, raddoppia le nostre for- ze, e ci solleva al livello di coloro che primeggiano e splendono per mezzo di opere degne, delle opere dell' industria o del genio;una bassa invidia consuma le nostre forze e la nostra salute, ci rende tristi e infelici, ci induce alla calamuia ed alla ingiustizia, e cipo- lle al disotto degli oggetti della nostra invidia. Un franco, libera- le e prudente uso del nostro danaro ci rende utili a noi, beneme- riti al civile consorzio, la torpe avarizia non solo ci ronde avidi e meschini egoisti, sovente ingiusti e violenti, inutili se non dan- nosi a noi stessi ed al mondo, ma positivamente consuma la nostre forze vitali ed accelera la nostra morte. (Huffeland. op. cit.) Ileo- raggio o colla forma del valore o della pazienza nobilitai' umana natura e capace la rende d'intraprendere e di compiere grandi co- se; la {laura ci avvilisce, ci degrada; e mentre ci impedisce di sol- levarci, consuma la nostre forze vitali e abbreviala vita. Maravì- gliosa armonia e concatenazione fra le leggi della inorale e quelle dell' Igiene! Vi sono passioni affini e conducenti alla nostra mora- le grandezza corneali' Igienica prosperità, ed altre disaffini e con- ducente al nostro morale degradamento, e nemiche della salute o della vita. Ma non é solamente la qualità delle passioni o la leg- ge di affinità che la Igiene contempla; gii effetti delle passioni stili' organismo sono differenti secondo il grado loro ed il modo, cioè secondo che furono violate od osservate le leggi di capacitu —200— e di gradazione. Un lento e graduato timore consuma lentamente- le forze però un subito spavento produce un' impressione violen- ta, una reazione vitale, perché ivi fu violata la legge di gradazione e di capacità organica. Il moderato sentimento della giustizia o o della difesa ci dà un nobile sdegno o entusiasmo; un trasporto violento di collera ci commuove e ci irrita. Come il fisico si addat- ta all' impressione di una sostanza inaffine e venefica data poco a poco, e reagisce con violenza se data in forma eccessiva o violenta, cosi il morale si addatta alle impressioni morali disaffini se sono graduate, e reagisce o succombe alle violente perché non può sop- portare che un certo peso di esse. E di qui nasce la neccessità di dare una infausta notizia gradatamente per non sconvolgere con sorpresa dolorosa una persona sensibile. Questa tendenza a reagire alle impressioni disaffini ed ingrate e addattarvisi coll'istinto divi- no della speranza é conforme alle leggi della nostra natura più esposta alle impressioni dissaffini che alle grate,- e quindi si com- prende perché la subita gioia e il piacere morali ci uccidono a pre- ferenza del dolore, perché contra queste rare occasioni la Natura non oppose difesa; e perciò Sofocle muore nell'atto di essere coro- nato, e la madre romana nell' incontrare il figlio che credea morto in battaglia, e il greco padre nelP abracciare il figlio vincitore nei giochi olimpici. La forza e violenza delle passioni nociva al nos- tro fisico e morale ben' essere, si accresce e per cosi dire si alimen- ta dell' associazione delle idee, della concentrazione del pensiero sopra un solo oggetto, e della ripetizione e continuazione delle stesse emozioni. Ora l'Igiene si giova in senso inverso delle leggi funzionali per temperarla, perché raccomanda le distrazioni, la fu- ga della solitudine, l'esercizio muscolare, ed altre occupazioni, il variar d'oggetti, il fissar la mente o l'affetto ad oggetti nuovi e di- versi. In tal guisa la mia sintesi spiega pei rapporti innegabili del fi- sico col morale la influenza grande delle passioni sul fisico, influen- za nociva o salutare sul fisico se lo é al morale, spiega la qualità loro di grate od ingrate per la legge di affinità, il loro grado d' azione o moderato o violento per la legge di capacità e di grada- zione e trova nelle altre leggi funzionali i modi "di accrescerle e di temperarle. § 75 Per quali leggi della vita sono convenienti certa aria respirabile, certi alimenti e bevande; e nocivi i veleni, i miasmi, i con- tagi. I fisici hanno detto e l'hanno ripetuto i fisiologi che Paria utnios- - 2«H — ferica oltre l'azione chimico-vitale sulla respirazione esercita un' azione fìsica sull umano organismo colla pressione, del suo peso, e spiegarono per questa fìsica influenza i fenomeni che presenta P uomo nelle alte montagne, respirazione e circolazione accelerate, soffocazione, emorraggie et. Non credo che sia stata fatta mai la prova di trasportare in un pallone areostatico un corpo privo di vi ta per vedere se l'emorragia è un fenomeno vitale, o l'effetto del- la mancanza di pressione atmosferica. Questo sarebbe il vero ex- perìmentum crucis', intanto mi é lecito porre in dubbio la dottri- na dèi fisici benché quasi passata in giudicato. Non nego io già che l'aria rarefatta delle alte montagne esercita sull' organismo minor pressione che al livello del mare, o nelle zone via via più alte da esso: però è certo egualmente che quest' aria rarefatta contiene poca quantità d'ossigeno, inferiore ai bisogni della respi- razione. Minacciato di asfissia il polmone accelera i suoi movi- menti per suplire colla frequenza delle sue aspirazioni all' insuffi- cienza della quantità d'ossigeno; il cuore ed il sistema sanguigno che ha associati i suoi moti a quelli della funzion polmonare, gii accelera pure, e non fa maraviglia se ciò finisce coli' emorraggia di qualche superficie dove i capillari sono più delicati. Gli stessi fenomeni di minacciata asfissia si osservano pure per la respira- zione o di un'aria rinchiusa spogliata d'ossigeno o di un gas mefi- tico e nemico dell' ematosi, benché questa respirazione si faccia al livello del mare dove la pressione é massima. E un altra prova che questo é un fenomeno vitale non fisico si derivada ciò che egli é sottomesso all' impero dell' abitudine, legge esclusivamente vi- tale—"Apres neamoins quelqucs jours de sejour (un ou deux jours) „dans Ics hautes regions de P atmosfere, on s'aclimate en qualque „sorte, et les acidents enoncés ne se manifestent plus. Ne voit- „on pas en effet sous une faible presion sur le plateau des plus ,,hautes montagnes, des andes par exemple, des nombreuses popu- „lations plcines d'activité et d'energie?"—(Londe. Nouveaux Eie- menta ci Hygiene.) Non é dunque per la tìsica pressione come er- roneamente hanno preteso finora gli iatrofisici che l'aria influisce diversamente sull'economia vivente a diverse zone del mondo; ma bensi per essere più o meno ricca di ossigeno o carica di umidità o di principj stranieri. Ed è provato dalla esperienza'essere nociva P aria atmosferica all'ematosi non meno che a tutte le funzioni orga- niche quando é scarsa d'ossigeno come nelle altissimo montagne o in abitazioni non ventilate, quando è piena di umidità come in certe regioni basse o nel dominio di certi venti, quando é piena di miasmi e di gas mefitici come nei luouiii paludosi, nei campi san- ti, ed altri luoghi dove si svolgono dei gas nocivi; ed essere per contrario più sana l'aria e più omogenea all' umana salute quan- do é più ricca d'ossigeno, come nei campi (l'opposto si vele nel- le popolose città dove maggioro è il dispendio d'ossigeno e mag- giore lo sviluppo di principj animali) e sopratutto neHuogiu al- quanto elevati ed esposti alla ventilazione per essere ricca d'ossi- geno l'aria e spoglia di principj stranieri, e (piando per la fredda temperatura si concentra nello stesso volume maggior quantità d' ossigeno. Le due leggi cosmiche di affinità e eli capacità c-.-■ i SULLA TEORIA DELLA MEDICINA DISCORSO PER SERVIRE D7INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA DEI RAPPORTI ORGANICI II LIBRO PRIMO PARTE FISIOLOGICA OVVERO FILOSOFIA DELLA VITA N'ORMALE. t 1