VITA DI GIOVAMBATTISTA MORGAGNI, Pubblico Primario ProfefTore di Notomia nello Studio di Padova y e Socio delle più infìgnl Accademie d’ Europa, SCRITTA DA GIOSEPPE MOSCA Filosofo e Medico Napoletano. Con due Lettere , P una intorno aIP Abufo della Matematica nella Scienza Naturale , e P altra deila Caufa più probabile dell' Afrendimento de' Licori ni vafi capillari. IN NAPOLI, MDCGLXIV. Preffo Vincenzo Manfredi. CON LICENZA DE' SUPERIORI. ALL’ ILLUSTRISI SIGNORE Da ANTONIO SPINELLI Confolo del Regio Conflato di Mare, e di Terra, ed Eletto del Popolo della fedeliflima Città di Napoli. Ntichiffimo lode voi cofume dal tem- po , in cui cominciarono a conofcerfi le buone Arti, ele Scienze tra gli uomini,fu quello dìprefentare , e dedicare a Perfonaggi di gran merito , e di- fìnto le opere de5 Studio/! giudicate degne della pubblica luce ì non dee perciò recar me- r avi pii a, Je feguitandò ancor io un tal coft li- me , moj/o mi fa a dedicare ad V, S. lllujirif fma quefla mìa picchia operetta. Qucjìa è molto picchia noi nego, ma contenendo laVtt a di un iterato,qualJi èQlOfAlzi- li ATTIST A MO KG AGHI, non pormi, eòe tanto picchia debba riputarf, qualora non dalla mole , ma dal merito f vorrà giudicare. Ma qualunque ella fi‘fa,a Lei più che ad altri dedicar fi doveva j imperciocché fìccome il MQ KG AGHI fin dalla gioventù nelle /den- ti fiche Difcipline comparve un uomo/ugolare, così del pari V, S, lllufrijfma ancor nella gioventù, conofcsr JÌ è fatta per uomofugola re nella Scienza Pratica della Vita Civile Nè penfo d' ingannarmi nel credere , che quefta Pratica Scienza delle umane azio- ni fa profondamente in lei radicata , e glo- riofamente forifea ; giacche fe così non f of- fe y non avrebbe 1 alta mente del nojiro SOPRANO MONARCA y nel paffuto Mar- zo y tra mille faggi uomini KS. Illuflrìf- fma prefcelta per Eletto del Popolo di que- Jia gran Città, ed in tempo , in cui per me- morabile , e lagrimevole difavventura della medefrm y e di tutto queflo Regna Jìgnoreg- gì ava qui da per tutto un orribile , genera- le , e mìci di al carejììa . Non ci voleva un Perfonaggio wen guernito di zelo per il ben pubblico y meno dìjìntcreffato per il ben pro- prio , meno dolce , ed amabile nel fuo trat- tare , meno informato , e capace degli affa- ri pubblici} e meno di mente pronta ed ad.- deftrata nel vedere, prevedere, e provvedere con prefentaneo confìglio , e con opera effi- cace a nuejia pubblica calamità, quanto ap- punto fi è C.S. Llffirijjvm , in cui qucjie ammirabili prerogative , nella Jua gioventù già fatte adulte >fi veggono , eJì ammira- no . Qucjie fue moravi gli cfe doti /’ hanno oltremodo innalzata, e J':fpinta fino a farle acquifiare il grande generale amore di tutto quefto Pubblico, co rifoderando in Lei un Libe- ratore della Patria , il quale non filamen- to con eccejftva fina fatica fi è adoperato a far qui venire dall'ejìere lontanicime Regioni tut- to ciò, che alla necefità della vita face a di mejììeri , e di cui qui fi provava una Jomma penuria ; ma per T amor grande, che a que- fio Pubblico, anche con dfcapito del fuo in- tere fie porta, rha fatto colà comperare a cari fimo prezzo, e lha fatto qui vendere a ragionevole e mediocre . Ma 4tutte quefie belle ed ammirabili doti non fi potevano certamente , in così frefea età , da Lei acquifiare , e mettere in ope- ra s fin za avere innanzi agli occhi un per- fetto Modello, àal quale efattamente Tavefi fi potute imitare . Ha forato Ella per pa- dre D. CRISTOFARO SPINELLI vero Efimplare , mentre che vifie, della lealtà, della generqfità, e dì ogni altra piu dijìinta onoratezza , per le quali fue virtù meritò egli d'efper ime mare la Regai Clemenza delT Jnvìttfimo CARLO BORBONE Monarca in quel tempo delle due Sicilie, allorché gli addofiò T importantijfima carica della Cajja di tutte le fue Rendite Doganali , e. degli più importanti Arrendamenti, e addojfogli ancora il Governo di molti luoghi Pii, e fpezialmente della S. Cafa della SS. An- nunciata , cF egli governo con fommo zelo, e carità, Alla vijia continua , adunque , di' un così perfetto Modello ha Ella folle- diamente acqufate tutte le accennate pre- rogative ; onde giuf amente ha meritato l'o- norc , che sì è degnato di compartirle Uno- fra SOPRANO , creandola non folamente Eletto di quefo numerofjfmo Popolo , ma ben anche un de" Min fri del Regio Con- folato , e Governatore di molti Luoghi Pii. Mi avveggo pur troppo della pena , che prova la Jua gran modeftìa nell? afcat- tar tante , e tali vere Jue lodi ; onde afe rr orami affatto di dire il di più, che re- merebbe i Concorrendo io adunque inféme con quefo Pubblico troppo del fuo gran meritò per- fu afa, a lodare ,e ad ammirare tutte le accen- nate fue virtù, e lodevoli azioni j mi fon fatto ardito dì dedicarle, eprefentark quefta operet- ta con f cura fperanza , che voglia lA% S. Blu- frijfma colla foli:a fua bontà, e cortefa con buon volto accoglier la,ed aver tanto e ]d, quan- to il fuo Autore per raccomandato. E con tutto il dovuto ojfequio refa, Di ICS. lllufrijfma * Napoli i?. Decembre x Di voti/}. Obbligati]}. Servidore Giofeppe Mofca. LO STAMPATORE AL LETTORE. TNcomincia dopo otto anni adufcirealla luce, per mez- zo delle mie (lampe,unapicciolaparted’u«opera di- leguata già fin dal MDCCLVI. dal fuo Autore in una Lettera d’invito a’ Signori letterati Italiani indrizzata,e dal medefirro Rampata, e divulgàta in quel tempo per tutte le principali Città d’ltalia: ma comechè avelie egli invitati allora tute’i Letterati Italiani viventi, e tutti gli Eredi , o Amici de’ Letterati, che in quello di- ciottefimo fecolo fon morti, perchè compiaciuti fi follerò d’ inviare a lui gli opportuni documenti per ifcriver le Vite loro; nondimeno, le fi eccettuerannogli affettuofi Allievi del celeberrimo Giovambattista Morgagni, i quali per giu'la, e dovuta gratitudine verfo il Maellro loro, lol- lecitamente gli mandarono, onde la collui vita prima d’o- gni altra fi vede pubblicare ; nè pure un folo ci è fiato fino- ra , il quale o per fe , o per altri s’ abbia prefa la cura di pro- movere, giulla le proprie forze, quella non difpregevoì fa- tica deli’ Autore. Stima egli però d’aver difcoperte le caule piò probabili di una così fatta ritrosìa .La prima egli crede, eh’ effer pof- fa la non picciola difficoltà, che s’incontra nel voler far inta- gliare in rame i Ritratti de’ Letterati, di cui fi amerebbe, che fcritte fodero le Vite. Quella cola, come quella , che da molti dipender dehbe, da moltiffimi impedimenti efler può fra domata . La feconda poi l’efitazione, che da molti fi è potuto provare intorno alla maniera, colla quale fareb- bon quelle Vite date fcritte ; giacche nè pur una fe ne vede- va pubblicata infierite con quella Lettera d’invito, che affi- curare aveffe potuto gli animi di coloro, i quali o ì propri v o gli altrui documenti avrebbon dovuto inviare. Or egli T Autore fi Infinga d’aver rimoffi queffi due potenti odaceli ; imperciocché nella Lettera d’invito , che al preferite fi ri- ftampa, non fi richieggono i Ritratti de’Letterati ;e in que- lla prima Vita,che fi pubblica,comparifce affai benda mamera dello fcriverfuo, della quale egli dima, che ogni Galantuomo reftar debba contento e fodisfatto. Similmente egli penfa, che quella prima Vita fervir pof- fa ancora a tutti coloro, che approntar vorranno co- tai documenti, come una generai Topica di tutti que’ luo- ghi, ì quali dà effi documenti debbon riempirli,cioè per far comprendere col fatto quali, e quante efler debbano Je notizie per poter bene fcriver quelle Vite. Altro adunque non rei.a , perchè abbia quella imprefa la lua defiderabile effettuazione, fe non Te aggiungere Jc mie alle preghiere dell'Autore ; affinchè fi muova ciafcheduno a contribuir qualche picciola fatica per la facile riufeita di quella opera, la quale per tutti, ccm« è ben chiaro, può effer gloriofa * e fpecialmente perla noftra Italia, il maggior onore, e riputazione della quale ( per chè non comparifca da meno dì moke altre culte Nazioni d’ Europa ) ogni fuo Naziona- le è obbligato di proceri rare. Ed affinchè ognuno di coloro , i quali o per fe , o per altri fi affaticheranno per apparecchiar, e mandare all’Autore ì neceffarj documenti, abbia quell’ onore, che meritevol- mente dal Pubblico gli fi dee, promette collui di far di cia- fcheduno di elfi onorevol menzione oin cima della Vita, o in altre Lettere indrizzate a’Lettori , che faranno fecondo il bìfogno feri tte e pubblicate. Per quella prima Vita due dotti Allievi del Morgagni, cioè Giulio Pontedera Pubblico Profeffore di Botanica nello lludio dì Padova, e ben conofciuto in Europa per le opere da lui pubblicate , e per il premio tre volte, per iscioglimento di tre afirufi Pro- blemi, riportato dall’Accademia delle Ifcrizioni, e Belle Lettere di Parigi,e Niccolo’Mezzania Pubblico lucife- re Anatomico del medefimo Studio, di cui non ifdegnb il Morgagni di rappartar molte accurate offervazioni nelle Opere lue, imcominciarono a mandargli i documenti :ma effendo fra poco morti colloro, altri Allievi e Scolari han fi- nito di provvederlo in maniera, eh’egli ha potuto fcriver quella Vita . Finalmente il Ritratto, che qui fi vede, il quale più de- gli altri due finora flampati raffomìglia il Morgagni , è (lato diligentemente cavato dal Buffo di Marmo, nell’ an- no feorfo, per ordin pubblico, pollo in Forlì, e gentilmente all’ Autore mandato da un Gentiluomo Forlivese, il quale non vuol’efler nominato. Quindi chiaramente veder puoi con quanta diligenza e accuratezza faranno feri tte , e flam- pare tutte quelle Vite, Je cuali a lui piacerà di fuccefifiva- mentepubblicare. A’ Signori Letterati Italia Ni V AUTORE, PErchè dalla cotìdiana fperìenga vegnamo affi- curati , che le notizie di quelle cofe , di cui non fi regifìrano da* diligenti uomini le memorie , col paffar del tempo , andar fi veggono in una to- tale oblivione ; e perchè la Jìoria delle vite , co fin- m\, e metodi di [indiare da' valoro/t fci enfiati te* nati oltre ad ogni credenza giova cosi per incita- re coll’ efempio i pigri alla fatica , come per ijìrut- re con regole prudenti gl* ingegni pronti ad incava- mlnarfi di buon ora per le [rade migliori y rifiu- to perciò mi fono di raccogliere, e fcrivere quante Vite potrò de* Letterati Italiani , i quali una, o molte opere hanno dato alla luce , e che o fon mor- ti in quejìo decimottavo fecola , o in quefìo fecole fono viventi y affinchè non fi perda la memoria dell' effer loro, e delle loro illujìri afoni , la qua- le con generai danno delle lettere > e con [ingoiar rammarico de* veri Letterati di molti d* efji anti- chi , e fi vede miferabilmente perduta, Prtego perciò i Signori Letterati viventi , che compiacer fi vogliano di apprefìarmi i neceffarj do- cumenti , affinchè la lor vita letteraria fcriver pof- fa . Colla flejfa preghiera intendo di .efonare ì fi- gli , Nipoti , Parenti , ed Ornici de* Letterati de- funti , perchè vogliano , a titolo dì gìufla , ed af- fettuofa gratitudine , / medefimi de* loro Genitori Congiunti , ed %Amici fomminijìrarmi . Quefta, fe mal non mi appongo, fi è per tutti una onorata imprefa y onde dee meco cofpirar ciafcheduno , cui cale C onere , e il vantaggio delle lettere Italiane, affinchè col fuo ajuto, la poffa io mandare ad effetto» Voglio fu tal propofito Jpiegar qui due cofe , le quali o non ìntefe, o malamente interpretate po- trebb.on partorire perplejfità , o ripugnanza tanto a Viventi , quanto a fuccejjori de’ Defunti di co- municarmi quejli neceffarj documenti • e a me aver- ftone d* imprendere , e tirar innanzi quefia , eh' è fuor d' ogni dubbio , un opera degna , e meritevo- le di lode. Cofìoro pojfon temere di veder ptfie fulle carte cofe , o in tutto difgufìofe , o di non intero lor piacimento * ed io temer po(fo di veder ricompenfato il mìo buon animo , e la mia fatica con difgufii y e con odiofe quiflioni ; quindi e da Ma- ri a Toknielli { 2. ) Gentildonna dello Refio Paefe. A ( a ) Si legga la dedicatoria de’ Sedi Anatomici Ad- verfarj, in cui fi veggono annoverati* (b) Bartolommeo CoRtE Notìzie IjÌGr'tchc intorno d Medici &c. Milano MDCCXIX* p. liò* , e fegg. e’i P. Miche! E da S. GiosepPE Bihlìograpk Crit, T. Uh , Matriti, MDCCXLI. p. 522* (1) Fu quelli pronipote di Agostino Morgagni Cittadino Privilegiato di Forlì, riconofciuto,per tale, e confermato da Papa Leone X. in un Breve a lui Beffo diretto de’ls. Giugno MDXXI. Vedi la Dedi- catoria tertè citata . (2 ) Di quella Famiglia tutti gl* Teorici Forlivefi, in piu luoghi de’loro libri, fanno otiorevol menzione « Vedi i due citati, Corte, e ’l P* Michele, Vita di G. B Non ancora aveva egli compiuto il fcttimo an- no dell* età fua- allorché gli mori il vecchio Pa- dre* ed emendo rertato tutto fole nella fua fa- miglia per la morte di due altri Fratelli a lui maggiori , fono la tutela della diligente ed ac- corta 4ha Madre , diventò V unico obbietco dell* amore»., e delle premure di cortei : quindi fi ap- plicò Ella feriamente a conferva!* , e ad accrefce- rc il.di lui patrimonio , nè trafeurò mezzo al- cuno, perchè sì ne1 buoni coftumi,come negliftu- dj , a’ quali grandemente il vedeva inclinato , vie più fempre fi avvanzalfe , conforme pofeia felicemente addivenne . Nell’ età fua fanciullefca coffe per ben due volte il pericolo_ di morire , V una allorché d’ anni fei fu condotto agli eftre- mì da una gravilfima febbre, e l’altralette an- ni dopo , per effer cafualracnte fdrucciolato in un canale d’ acqua gonfio , che lotto alcune lun- ghe-e'balle volte correva , dal quale fortunata- mente , quando fi trovava nel maggior pericolo, fu rilevato da un uomo , che per quanto eì difi- fe , per forzad’un interno impulfo fi trovò perdi là a palfare . Non morì per quelle potenti cau- fe nella fua fanciullezza il Morgagni • perchè la Provvidenza aveva rtabilito di formar da que- llo fanciullo un uomo grande. T IF;:Fìn dalla lua prima età fece fperare il MoifcACW a chiunque il conofceva , e ne po- teva giudicare quc’grandilfimi progredì , che poi col tempo nelle Icienze egli fece ; imperciocché con grandiiiìmo fervore attefe allora allo fìudio delle lingue , c di tutta quella valla erudizione, Morgagni 3 che col nome di Belle Lettere fi chiama (c ) * quindi recar non dee meraviglia fe in età d’an- ni quattordici fofle fiato aferitto in quella cele- bre antica Accademia de’ Filergiti della fua Pa- tria , e che con generale applaufo de’ piti dotti Accademici , nelle pubbliche Adunanze avelie egli recitato dotte Orazioni, e fenfatifiimi poetici Componimenti {d): collo fiefib fervore , anzi con maggiore, s’applicò pofeia allo ftudio della Filo- sofia; onde in età di quìndeci anni foftenne pub- bliche conclufioni , rifondendo con gran fran- chezza a tutti coloro , che gli preponevano , ancorché impremeditate quiftìoni . Su di che gli accadde una volta, che’J fefto Argomentante, prima che aveffe propofto il fuo argomento, pro- nunciò un diftico in fua lode ; per lo che egli con meravigliofa prontezza rifpofe prima al di- fiico con un altro diftico , e pofeia all’ argo- mento , lIP- Ogni altro giovanetto , che fi fofle tro- vato , come il Morgagni , in tanta riputazione ed onore nella fua Patria, e non avefle con acu- to difeerni mento , come ei fece , penetrato fino a} fondo il bifogno, che aveva per poter perve- nire al lommo grado dei fapere, al quale afpira- va * fi farebbe, lenza fallo colà fermato , contcn- (c) Corte, e’l P. Michele ne’ luoghi poco pri- ma citati. (d ) Ottavi amo Petrtgnani ne’ Saggi de’ Letterari ■Efercizj de’Filergiti L. Il p. 647. An. MDCCXIV., Giorgio Viviamo M archesi Buomaccorsi nelle Memorie Iftoriche deli’ Accademia de’ Filergiti, P. Ili, *5 1. , e fegg, Forlì MDCGXLI. A % 4 Vita di G. B. tandofi di quella padana letteratura ; ma egli affai pih intendendo di quello , che allora fape- va , e conofcendo affai bene , che nella fua Pa- tria giungere giammai avrebbe potuto alla me- ta , che fi aveva prefiffa ; non trattenendolo nè la tenerezza di fua Madre , che mal volentieri foffriva la fua lontananza ( comecché per molti anni poi dovette tollerarla ) , nè gl’ incomodi de* viaggi , e quei , che fi provano fuori della propria cafa , nè il naturai orrore della fa- tica , che volontariamente andava ad abbracciare * fi rifolfe d’andare allo fiudio di Bologna , e così nel MDCXCVIII. veramente egli fece . IV. E tanto fu ei fortunato in queflo fuo pro- ponimento , che avendo colà trovato alquanti Scolari del farnofo Malpighio , tra’ quali meri- tano d’ e (Ter fingolarmente nominati , Anton- MariA Valsa lva , fuo fpecial maeftro in No- tomia, e Ippolito Francesco Albertini (e) , fu da cofloro di buon grado ricevuto nel numero de’loro Scolari. Colla Icona e cogl’infegn a menti di coftoro non andò guari, eh’ egli fece progredì meravigliofi in tutta la vera Scienza Naturale , Ho detto nella vera Scienza Naturale ; imper- ciocché tute’ i dilcepoli di quell’ anima grande del Malpighio , ad efempio del loro maeftro , colf efperienza , e coli’ offervazione alla mano , non dovevano perder giammai di mira il difeo- primento del vero, nè dovevano infegnare , come in tempi piu infelici , e in alcune icuole meno (e) Nella Lettera s] Lettore polla innanzi all’Opera De Sedib. & Cciuf. Ivlorb* &c. § 9.. Morgagni, illuminate era (lato in coftumc , opinioni vane > ed infrmtuofe quifHoni. Quindi non è da mera- vigliadì fe 'ì giovanetto Morgagni avendo fot* tiro dalla narura un grande ingegno ad un arden- te defiderio di fapere congiunto , e dalla fortuna un buon numero di maedri tutr intenti a ben infegnarlo • li aveffe colla fua induflrìa e fatica tanta dottrina e credito acqui fiato , che nel MOCCI. meritò con generale applaufo (/) d’ef- fer dottorato in Filoiofia, e Medicina nella ftef- fa città di Bologna in tempo , in cui cotanto iiidifpofto degli occhi (i trovava , che a (lento qualche libro legger poteva (g) . V. Ancorché’ a tutte le parti di quelle Scien- ze leriamenre attefo aveffe , (ingoiare tuttavia fu la fua applicazione allo (ludio della Nocomia * quindi eden do in brieve tempo efpeftiffimo in quella diventato , nel MDCCIV. apprettò noti picciolo ajuto al Valsalva [h] y il quale feri» veva in quel tempo il Trattato de ATure Humana; e due anni dopo , perchè coflui fu in Parma chiamato , a lui per ordin pubblico fu addotta co il pelo d’ incidere nel Teatro Anatomico di Bo- logna (/), dal Valsalva già per gran tempo fottenuto . Le opere di Notomia „ che furón da tempo in tempo da luì pubblicate , ci afificurano abbaftanza del Tuo gran valore in quella feienza. Nell’ età di XXII. anni cominciò il A 3 CO la Bibliografia citata. (g ) t)e Seà'tb. Cauf. Morb. &r, Eprf XIII. § 24. (h) Veggafi il cap. 4. § 8. dello (letto Trattato» (i ) jfdverf» Anatom, Quar. § 27* 6 Vita di G. B. Morgagni tra’ primi Letterati di Bologna a comparire ; e tra cofioro a tanta riputazione a- fcefe che fu eletto da’ medefimi Frefidente di quell* Accademia , che in oggi dell’ Ijìituto delle Sciente fi chiama (£) , alla quale fin dall’ anno MDCXCIX. era fiato aggregato . Trovandofi in quella carica mutò, e migliorò molti antichi re- golamenti, e alquante utiliffime nuove leggi pro- mulgò indrizzate tutte al più facile accrefcimento delle Scienze (/) . Negli accademici fuoi difcorfi proponeva egli Tempre ofiervazioni , e rifìeflioni fode , e ben fondate , in guifa , che il Sommo Pontefice Benedetto XIV. non ifdegnò di ci- tarne alcune in quel dottifiimo fuo libro de Ser~ vorum Dei Beatìficatlone (m) * e nella feconda folenne Aflemblea (n ) del fuo Prefidentato lefle la maggior parte de’ fuoi primi Anatomici Ad- verfarj arricchiti di non poche anatomiche Di- fcoperte , VII. Fu grandiflìma la diligenza , con cui fcrifie così quelli , come tutti gli altri Tuoi Ad- verfarj. In elfi oltre a tante nuove difcoverte in Notomia , come fi è accennato , e a tante cor- rezioni d’ innumerabili errori prefi da’ precedenti Anatomici , e a tante ofiervazioni , che benché (k) Zanotti de Bonon. Scìent, hfìh. Acaà.Com- men. T. I. cap. 2 {1 ) Giornale de’ Letterati d’ltalia'T. XVIIT. p. 178. (m )L. W. P. I. cap, 18. quivi chiama il Cagni , Magni utirjue nominis Phyjlcum , tum Acade- miae Brincipem. Legga.fi ancora il caoo 21. (n Sì vegga la Dedicatoria de’Primi Adverfarj Anatomici Mo RÒÀfcNI. 7 ìatte dagli Antichi , effendi quafi andate in di- menticanza , furon da eflb richiamate nella me- moria degli uomini * fi vede da per tutto una eguale latina eloquenza , che alletta oltremo- do coloro , i quali hanno il gallo purgato in quella lingua (3). Non folamente ne’ primi> ma in tutti gli altri Adverfarj , anzi in tutte le Tue Opere la fteffa diligenza fi ràvvifa : e per parlar qui de5 Primi, per ia fua ffeffa telHmonianza (0) fi fa, eh* ei affinchè riufeìte foffero le lue Figure eccellenti , fi fervi di Michelangelo Càv az- ioni , e di Francesco Francia , il primo celebre dipintore, e *1 fecondo diligente incifore di rami • e che molte volte cancellò di fua mano 1 intere Figure , perchè non rapprefentavano af- fai bene , o fecondo il fuó defiderio , il natu- rale (4)* A 4 t (3 ) Quindi 1' efudltlffimo FacMòlati perkiffinrò m quella lingua, FV/. Gymnaf. Patrrv. P. ìli. p. 397., con molta ragione di lui fc riffe ; Fluirà fcrìpfit oh ex- yu’fjìtàm àoßrmam, & ìatinitatis perìtiaìn comniuvì ju- atcio prohata, E fu tal particolare merita d'effer letta ia Lettera al Lettore prefceffa alla feconda edizioni Cominiana di Cexsò dal diligefttiffimp Volpi. (o) Nella Lettera intirizzata al Mangetò polla innanzi a’ Secondi Advèrfar] » (4) Nè con minor diligenza furon dileguate in Pa- dova tutte le altre de’feguemi Adverfarj da Giovami battista CroMer peritiffirno-pittore, conforme Gio- vambattista Volpi nella Prefazione, agli AdVenar tnedelìmì , qual tellimónio di veduta-, 1’ atreffa , p. pi quindi quelle Figure tra per effere efattiffimamente difegnate , e tra per effere in tutto nuove , ne ftr 8 Vita di G. B Vili. Le amichevoli clonazioni degli Accade- mici , e le gagliarde Ipinte del celebre Eusta- chio Manfredi (p) , e’l fenfo di gratitudine (5 ) , ch’egli confervava verfo quegli uomini dot- ti Tuoi amici il fecero rifolvere a pubblicare que’ Primi Tuoi Anatomici Adverfarj . Nel MDCCVI. dunque , non avendo ancora il Morgagni com- piuti ventiquattro anni , diede alla luce in Bolo- gna quello primo luo libro , dedicato agli Acca- demici medefimi, e fingolarmente al Manfredi, che in quello tempo era di quell’ Accademia Pre- ndente . Il gran piatilo , ch’ei riportò dalla pub- blicazione di quello libro fi vede chiaramente af- fi curato da due fatti, che fulfeguirono : il primo fi è , che fra pochi anni fu dalla Serenifilma Re- publica Veneziana invitato a leggere nella illu- llre Univerfità di Padova ; e ’l fecondo , che a fiuo efempio il famolb, e già vecchio Federico Ruischio incominciò a fcrivere Anatomici Ad- verfarj [6] . rono, benché infelicemente, ricopiate alcune da Filip- po Verejeno nella feconda edizione della fua Noto- mia - V. Tav. XIII. 1. XVI. 3. XX.; 4. XXII. 11. (p) Sì oflervi la Dedicatoria de’Primi Adverfarj. (5 ) Di quello fenfo di gratitudine così verfo que- llo ; come verfo ie altre inhgni Accademie d’Europa, le quali in divedi! tempi il crearono Socio loro , egli diftintamente parla nella lettera al Lettore polla innan- zi alla raeravigliofa fua Opera de Seàib.<& Cauf Morb. &c. § 15. v. § XLV. XLVI. e LXIIL di quella Vita. (6) Cum vero fuper hoc negotio cum animo meo fetta 0 diu deliberarem, aufpicato in memoria venir propoft- Morgagni. 9 IX. Nel tempo flefib , ch’egli in Bologna di- morava gli venne in mano il Sepolcreto di Teo- filo dal Mangeto forfè della terza parte accrefciuto . Gli piacque grandemente nel leggerlo l’idea di quello Autore * ma riconobbe in quello libro moltilfimi difetti , da luì dillinra- xnente accennati nella Lettera al Lettore premef- fa agl’immortali funi libri de Sedi bus , & Cau/ìs ÌAovborum per Afnatcmsn indagatis . Quindi fin da quel tempo fi propofe , fe Iddio gli avelie vi- ta lunga, e fanità conceduta , di voler egli fare l’Opera teflè accennata (7) la quale in ioftanza folle un Sepolcreto [q) con un titolo più accon- cio , e meno fanello * ma fcevero allatto da tut- ti que’difetti „ ed errori , che in quello di Bo- neto aveva notati . Comunicò a que’ dotti Tuoi compagni nell’ Accademia quello fuo penfìero , i Joannis Bapttjìae Morgagni, quod in Medicina e exi- mia commoda profecutus fit , dum titulo Adverfariorum Anatomimum, evulgavh ea , quae eleganti induflria re- pererat, aut revocaverat ab interitu , elm tamen cogni- ta . Imitari conabor id ipfum . Ruys. Adver. Anatom. Dee. L p. 1. (7 ) Memini quoque , jam tum , ut juventus audet vel de max'me arduis, & labore plenijfimis rebus cogi- tationes fufeipere , non defperajfe me 7 quin , fi diuiur- num olim daretur otium , cum cetera quae dixi in Se- pulchreto de fiderari , aliaquè pr aeterea , tum praefertim quod ad Jndices fpefdat , & qua ratione , fupplerem , imo cogitatum hoc meum cum inclita dia quam_ mine Infìituti feientiarum vocant Academia communicafc. Nella lettera al Lettore de Sedib. & Cauf. Morb, &c, § 6. . (?) Nella medefima lettera f n, Y I T A D I G. B. quali dovettero lenza fallo approvarlo , ed ani*, jnar lui alla fatica ; giacché avendo egli per av- ventura fatto prova delle fue forze in quella ina- prefa , e veduto avendo , che ci farebbe potuto riufcire, nella Vita del ValsalVa in certo modo al Public© la promife * Ma di quella Opera più innanzi li dovrà più dilli nta mente parlare . * X. Nel principio dell’anno MDCCVII. rifol- le il Morgagni di partirli da Bologna , come colui, che conofceva di non potére imparare al- tro in quella Città * Per tre principali motivi , prima di ritirarli nella fua Patria, volle anda- re , e fermarli per qualche anno in Venezia : il primo fi fu per imparar meglio la Chimica • il fecondo per vedere 1’ anatomica llruttura de’pefci grandi; e’l terzo finalmente per provvederli d’uh gran numero di rari e fcelti libri s cofe tutte i che non poteva di leggieri ottenere in Bologna * Andovvi, e mentre colà s’ intrattenne , acquillò l’amicizia di non pochi uomini valorofì, dimoi- ti de’quali egli fa menzione nella fua grande O- pera de Sedtbus y & Caufis Morboifutn . Tra co- fioro degnifììmo di ricordanza fi è GiangißOLA- -3Vio Zanichelli * nella cui perfona trovò il Mor- gagni tutto ciò , che gli bifbgnàvà ‘ impercioc- ché fu il ZanichéLLl dottifiìmo Chimico, e Far- maceutico , ed un uomo più che mediocremente perito nella Noromia , e nella cognizione de’ li- bri migliori , Quindi ebbe Toccatone di ben im- parare la Noromia de’ pelei , cóme Veder fi può negl’ultimi cinque fuoi Adverfarj , e fpecialmen- » V, § XLV, e fegg. Morgagni» te nella confiderazione decimafettima desQuinti , ed imparò benanche la Chimica , e la Farmacìa. XI. Si proccurò ancora una quantità grande di libri, c fpecialmente medici , ed anatomici mi- gliori , e piu rari . Il numero grande , eh’ egli «fattamente ne cita nelle fue Opere ci alficura della grandezza della fua Libreria , e della in- defefia fua lettura ; ma la rarità di molti di effi fu tale , che nè pure fi veggon nominati da- gli Autori de* Leffici degli Scrittori Medici (r). In quello numero fi poflbn collocare quel libro del Forlivefe eruditiflimo Mercuriale intitola- to No mot bel afm us , feu Ratio La&andi Infantes * , i’ Ifagoge Anatomica del noftro Francesco An- tonio Catti (8), il libro de*Mufcoli del Ca- nano , ed ancor quello de’ Morbi Venerei del . Del Canano parla il celebre. Al- berto Hallero (s) per notizia a lui tralmef- fa dal Morgagni , nella guifa ftefìfa , che’i fa- mofo Astruc parla del Ranconi (p). (r) Epiji. I. Anatom, § 81, , & Epiji, Anatom. Medie, 111. § 21. * Fatavii MDLII. \ (8) Io ho veduto quello libro, llampato in Napo- li nel MDLVII da Raimondo Amato, e dedicato dal~ TAutore al Principe Vespasiano Gonzaga , a cui aveva egli medicato le ferite ricevute combattendo nel- la foce del Tevere. ($) In Nat. ad BoERH. Meth. Stud. Medie.p. 295* & 1095. dmfieloà. MDCCLL (9) Vifum fuit de utroque capite ( de RanCONo , & de RaNCONI libro ) arnie* percontari Joannem V ì r A d i G. B. XtT. Lo Audio della Notomia fu Tempre , có® me fi è detto , il Tuo Audio principale* ma non per queAo trascurò egli quello della Pratica Me- dicina , c di tutte quelle altre faenze , le quali a formar un perfetto Medico abbifognano . Due fo- no gli argomenti da’fatti ricavati } che dimoAran per vera quella mia alferzione : il primo, eh’ ef- fendo egli tornato nella fua Patria fi applicò tan- to bene alla cura degl’infermi , che appieno fo- disfece all’idea, che del fuo gran fapere, benan- che in quella parte , da’ Tuoi Concittadini fi era concepita * il perchè il accrebbe in eAoloro quel- l’amore (?) , che fin dàlia fanciullezza gli ave- van portato : il fecondo , che avendo egli ( co- me teAè dicemmo ) fin dalla prima Aia gioven- tù dileguato di congiungere infeme la Notomia, per cosi dire , Scientifica colla Medica Notomia, dovette certamente per gran tempo leggere gli Autori antichi (io), e moderni più eccellenti BaPtistam Morgagnum Medicìnae Profefforem in Academia Patavina Virum celeberrimi nominis, fed fa- ma majorem 7 quem vere dixeris Medicarum nojlri tem- pori s decus & ornaMentum. Multa protulitille.de Ran- cono nobis prorfus incomperta , plura de illius libro . Bon'ts entra avihus eventi , ut tertia illius libri editto anni MDLXXV, quae rarijftma eji , & quam nec in Gal li a , nec in Germania , nec in Angli a reperiti fàcile crediderim , cum curaverim incajfum tot locupletiffimas harumee regionum Bibliothecas evolvendas , lateret inter Übros Morgagni . Ideino <&c. De Morb. Vener. E- dir. Secun. Paris. T. IL p. 675. (t) Vedi la Dedicatoria degli Adverfarj Sedi, (io) Fanno di quel, ehsio dico fiepra teftimonian- Morgagni,. nella Medicina Pratica , e fpecialenante i Pratici Olfervatorì , da’ quali inventi volte fi ritraggo» que’ principj, che feortano la mente al ben me- dicare. 13 XIII. Dà tutte quelle cole gran tempo prima da lui Tapute , che icritte , ben fi può intendere per quali gradi la fua molta perizia nella Prati- ca Medicina col pafiar degli anni Tempre più la- li fie in riputazione ; quindi non è da meravigliar- li fe ’1 Collegio de’ Medici Filici di Venezia ipon- taneamente nel MDCCXVIII. tra’ Tuoi Collegia- li T aggregò («) , e i’ altro de’ Filofofi , e Me- dici di Padova , nel rifponder a’ quefiti del fu- premo Magiftrato Venero della Sanità, Tpeflb (x) del Morgagni fi Tervì * e finalmente Te Tu non di rado chiamato a curare Eminenrilfimi Car- dinali , e Sereni Ifimi Prenci pi , conforme dalla maggior Tua Opera fi raccoglie . XIV. E molto più Tara ficuro di quel , che di- co colui , che avrà avuta occafione dì veder al* euni dentanti Tuoi confulti per Signori Grandi di dìverTe Nazioni , o vero alcuna delle Tue molte Mediche,e Medico-Legali Scritture (y). Ma ere* Tciuta per tai mezzi , infieme coll’ età Tua , la Tua riputazione * non andò guari , che i Tuoi affet- se m°he Lettere fcritte fopra Cornelio Celso , e opra Sereno Samonico , e molti degli Opuscoli «al Kemondini ultimamente ftampati. (u) Eptjiol. AEm\l. IL $ 12. (x) De Sedtb. & Cauf Morb &c. E pili. XIX S 39- Epfji. LV, § 5. (y) Se ne veggono alcune nella P. I. denli Opre- feoh p«g. 3?% & fe&m V I T A D I G. B. 14 tuofi concittadini recarono privi di quefto gran- de uomo , nel quale avevan eftìne’cali di malat- tie la lor fiducia, e fperanza collocata. XV. Il fatto palsò così . Effondo fiato promof- o nel MDGCXI, il celebre Antonio Vallis- neri alla prima cattedra di Medicina nello Au- dio di Padova , fu il Morgagni invitato dalla Sereniffima Republica di Venezia col mede- fimo ftipendio (a) del Vallisneri , alia lettura delia feconda . Quefto però non fu il principal motivo , che ’l fece ufcir dalla fua Patria • ma bensì la certa fperanza , che aveva d’aver molto più comodo in Padova, che in Forlì di coltiva- re gli amatifllmi fuoi ftudj di Notomìa (b ) . Andovvi perciò egli , ed avendo nella prima fua Lezione propofta una nuova Idea delle Mediche Ifiituzioni , tanto quella incontrò il generai gra- dimento degli Afcoltanti , che fu coftretto a far- la ftampare col titolo .* Nova Inftìtutionum Medi* camm Idea ( c ) , XVI* Questa Lezione gli fece acquifiare per tutta Europa un credito non ordinario del fuo gran valore in Medicina y di modo che s’intefe- (z) Notizie IJloùche &c. citate p. 221. , e Papa- DOPOLI, Hljl., Gymnaf. Fatav. T. I. p. 270. (a) Vedi la Dedicatoria dell’ Opera de Sedib. , & Cauf Morb. &c. y nella quale egli dice, che nel pri- mo ingreftb nell’ Univerfìtà ebbe il foldo d’annui du- cati 500. (b) Si vegga la Dedicatoria degli Adverfarj Sefti. (c ) Notizie IJìoriche &c. Giornale de’ Letterati d* Italia T. XI. p. 209. , e gli Atti di Lipfia , Ann, MDCCXIII. p. 35. Morgagni. ro rifonar da ogni banda gli elogj , che da’ pri- mi Letterati , i quali allora fa avevano, gli era- fio fatti . Di mpltiffimi , che qui riferir, ne po- rrei fceglieronne folamente tre ; il primo de- gli Autori degli Atti di Lipfia , i quali il di- chiararono per uno praecìpuorum Medicorum Ita- tiae [d] ‘ il fecondo di Riccardo Mead d- prdfo con quelle parole .* Vir cum arte anatomi- ca , tum dottrina medica injìgnìs [e) * c i ter- zo finalmente di Giovanni Astruc , il quale dicendo , che Mcdicos, qui in Europa neminis ce- lebriate maxime cl arent, con fui uh, tra quei fette, che gl ultamente nomina magna profetilo nomina , Vìrofque in arte vere Principes (/) ripone il no- firo Morgagni. XVir. Oa giacché fiam venuti a parlare di quella nuova Idea delle Mediche Iftìtuzìoni, cade qui in acconcio di fare un uriJiflimo brieve racconto del iuo Metodo di lludìare ,il quale in quello Opu- scolo fi racchiude , e colli tuifee, fé non vado errato, una delle parti più importanti delle vite de* Letterati. Lgli il Mo rcagni adefempio di Cicerone , e di Quintiliano , i quali ci dipinsero l’ottimo O- ratore , volle deferivere in quello 1’ ottimo Me- dico (li) , ad imitazione del quale fi fa , eh’ (d) Ann. MDCCXFIIL p. 14. (e) Monit. & Praecept. Medie, cap. 2. Seti. I. . (0 Praef, ad Ltb. de Morbi Vener. edtt, fecun* Pa- P- 7. (11) Cum in quavis. facultate nemo poffìt perfetlus e*ijiere, qui id ipfum non fpetlat, &ad fumma con- V t T A DI G. B. egli averte ftudiato; imperciocché effendo (tato nel- la Tua vecchiezza dimandato di qual Metodo fer- vilo fi forte per afcendere a quel grado dì fape- re , al quale era falbo * ingenuamente rifpofe t, che in tutto il corfo della fua vita Radiato li era , per quanto piti avea potuto , di mettere in dedizione i confagli , che in quella Nuova Idea aveva proporti. XVIII. Qui noi creder fi può , che dal tem- po, in cui 0 per confegiio del fuo Direttore negli ftudj, 0 per conofcenza rifvegliata in lui dal Ino gran lume naturale • prefìrte a fe medefimo la profeffione della Medicina • collocato aveffe lo Icopo di tutte le fuc fatiche nell’ acquìftodel fom- mo grado dì perfezione in quella Icienza. Si pt oc- curò adunque tutti que’ mezzi , i quali 1* averterò potuto condurre a quello grado fommo , e pri- mieramente la probità de’ collumi, e’l fondamen- to di erta , eh’ è la conofcenza della vera Reli- gione (12), Ben per tempo poicia fi applicò al- tendere non la hot et, tum vero idem tn Medicina contine geve neceffe eji Hac de caufa illud primum vi- fum efl mi hi, effe Medicum ad fpem fummam infiituen- dura , talemque informandum , quali s adhuc fon affé fue- rit nemo. § 2. Quod fi quem , aut natura Jua , /?«* illa praejìantis ingenti vis forte def cerei , tener et modo eum curfum , dem in fummumy multoS tamen infra fe videret §5. ( 12 ) Pojiquam principio demonjlravero , puer animi , qv. aeque corporis debeat bona prae fe ferre , quo de puero fpem Medici capere quam optimam_ poffnt , hanc véro tantam fpem & expeftationem ncmtnem poffef tiif virum bonum, explere, illud primum confequetur , Morgagni. 17 lo ftudio delle lingue greca , e latina ; ed è pro- babile , che in luogo d’interpretar Cicerone, e Demostene ( de’ quali generalmente fi fervori tutti per apprender quelle lingue ) avelie Cor. iMELio Celso, c Ippocrate , o Galeno inter- pretato (13). XIX. Dopo di quelli primi lludj , che deli* Umanità foglìonlì chiamare , egli imparar volle un gran numero d’ Afliomi , i quali potettero a lui lervire per facilmente apprendere i fondamen- ti di tutte le alcr;e faenze . A tal fine liudiò e- gli gli Elementi della Matematica di tutte quali le parti, che la compongono, e precifamente del- B ut puerum doceam frangendo cuptàìtaùhus , & confor- mandìs moribus operava dare , fine fibi propofito , cujus caufa nihil non facìat, & quo omnem rattonem referat% DEO. § 6, (13 ) Per render più facile , e meno lungo Io ttu- dio dell’Ottimo Medico , propofe egli d’ imparar le lingue nel tempo fteflb, che s’imparano le prime no- zioni delle fcienze, le quali fi voglion profetare, in- terpretando Autori, i quali di quelle fcienze hanno trattato . Per lo fteflb fine propofe di ftudiar molte fcienze nel tempo fteflb, che una principale fe ne ftu- dia Nam ( fon quelle fue parole ) cum illis quos an- te diximus philologis y mathematuis , grammaùcis ope- ram da bit y quid prohibet aut ab bis libros utriufque linguae explicari, qui fmt de re medica praeclare& eie- confcripti , aut ab illis alteris in opticis , atqut dtoptrtcts , quae ad ocuìorum pertment morbosypaulo übe- t>us ex poni , aut denique ab illis priortbus quorum pondera , atque menfuras , balneas , artemque gyrnnafii- potijjìmum indagavi ? § 9. Vita d t G, B. f Agronomia (14) , gli Elementi della Chimica, delia Botanica , della, Notomia , e di iurte le al- tre parti della Medicina (15), fn coral moda facendo,, imparò molti (fi me o nervazioni, e mol- tiffime fperienze , e nel tempo Odio acquiftò la perspicacia di peniarne delle nuove , di farle , di confermarle , e d’infegnarle . E perchè nel confo delia vita d’ un gran Medico potranno darli mol- ti cali , ne’ quali giovevoliflima farà la perizia delle Leggi * perciò fubaufcultando , come egli dice, proccurò d’impararle. , XX. Dopo aver acquieti tanti lumi delle ac- cennate Discipline , li applicò con lerietà , e di- verfamente da quello , che l’otto de’ Maefiri nella fua fanciullezza fatto aveva , allo fbdio della Fi- lofofia ; perchè atrefe a raccogliere quali una I- ftoria di tutte le opinioni de:’ Filofofì antichi più accreditati , nè trafeurò d’ informarfi di tutte le altre , che alla giornata da Contemporanei fi pen- favano. e ftabilivano . Atteic pofeia allo (indio della Logica , e della Rettorica , feguitando in quella parte il lentimento de’piu favj , i quali vo- (14) Quindi addivenne % ch’ egli allorché fi trovava Profefibre in Padova fu compagno del celebre Mar-, chefe Poleni nelle Afironomiche ofiervazioni . Vide Polenti Fafdc. Eoìft. Mathsm. Patavit MDCCXXIX, & Obfer. Solar, EcIìpJMDCCXV. & Lun. Ecìipf MDCCXXVIII. (15} Qpavum. riempe dementa arùum jam tum puero trndcnda cenfeo , ejufque avìdae , & prope vacuae me- moriae eam vira nomhium mnumerabtlem qua abjìerrcrì fola adulta aetas. , mature ingerendam, § 7, Morqagn i. gliono , che dopo imparate le Scienze , lludiar fi debbano quelle Arti . Finalmente per ricrear la mente di foverchio affaticata in tanti ìludj , nel- le ore di divertimento , fu folito d’ impiegar fi o in qualche efercizio del corpo per conlèrvar la fa- llita , o nello (ludio della Filologia, o della Cri- tica , indrizzando tutte quelle fue fatiche a beo apprender la Medicina , XXL Ma prima di finir di parlare del fuo Metodo di lludiare fpecialmentc la Medicina, fa d’ uopo di fapere , che egli lludiò le cinque prin- cipali parti di quella in tutta la loro eftenfione ; c quella particolarmente y che Pratica fi appella, non volle {lndiarla negli Autori , i quali riduco- no a dalli generali tuu’ i morbi * ma in quelli, i quali Angolarmente trattano di elfi col pìh fot- ti! difcernimento . Con quella lettura congiunge- va 1’ alfidua oifervazione ne’ tre Olpedali di Bo- logna , e le accurate annotazioni de’ Segni , de* Rimedj , e dell’ Efito de* morbi . A quella gran- diìlìma diligenza accoppiò fin da giovane 1* aper- tura de’cadaveri di quegl1 infermi , di cui fapeva il morbo, del quale eran morti ; e tutto ciò fe- ce per venir a capo dell’ infigne fua Opera de Se- dibus y & Caufis Morbonm per xAnatomen inda* gatis . XXII. E perchè ben per tempo conobbe , che non iarebbe a lui badato un tanto fevero e lun- go (ludio per diventare ortimo Medico, fe man- cato gli folfe quella prontezza di mente, ch’egli •Abito Medico chiamar foleva • quindi proccurò d’ acquiilarlo con quelli mezzi , eh’ egli ftelfo de- fcrive (g ) ; Munc autem corife qui mur legenda , att- diendo y obfervando , colloquendo , cogitando , fcri- bendo , imitando, »m«w* tandem plurimum potefì , medendo . Ncque bis modo , ery? permulìa funi , e|Je tamen contentus po- meri* fumnrns Uh , formo , Medicus , «//£ praeterea longe l'ateque peregrìueiur % in eajìris ver-* fetur y & cum haec omnia legerit , audiverit y ob- fervaverit y doßjs cum Jhnicis , aequalibus confo- rat , /Vtf /e exerceat, «f qua e ftbi max. agen- da fini ad aegrorum leßulos % jam nume exercha- tione quafi ludi era praedifeat, medhetur . . . Pq/2 haec de opimo meàendi generò tantum dicere conabimur, quantum nofiro fatti fit ad tmum aliquem tym ex Hi , fuerunt , el^ /««J adhuc Medìcis, quem imiietur eli gen- ti wn , Quem. tamen ita Jìbi prò pone re ad imitan- dum debet 5 «r iwge illuni multumquo fuperare nìtatur. V I T A E> I G. B. XXIII. Ba giovane fi applicò a medicare am- malati di morbi facili , e ben conofciuti , e in tutta la fua vita non volle mai ricever nella fua cura tal numero cf infermi , che non avelie egli potuto Imamente riflettere fui morbo di cìafche- duno . Non entrò mai nella briga di guarire i morbi incurabili ‘y ma foltanto premile in quelli cali di alleviar i linfomi , e per quanto poflibil folle allontanare la morte . Giammai usò moiri rimedj nella cura de’Tuoi infermi y nè usò fenon di rado i piu veementi . E perchè fu egli cosi nella Notomia , come nella Medicina cautilfimo, Morgagni. non adoperò mai rìmedj fofpetti , o non abbaflan- za dalia fperienza comprovati . Non ebbe in gran- de (lima gli arcani , dì cui foglionfi gloriare i meno dotti , e dalla Chinachina in fuori, ad al- tri fpecifici non credeva (16 ). Finalmente aven- do fin da giovane medicato in Bologna , in Por- li , in Venezia, e in Padova, fi applicò con mol- ta penetrazione a rinvenire in tanti climi dìver- fi la particolar medicina per potere in tutti ben medicare . XXIV. Per ultimo , volendo egli in quello Opulcolo di legna re , corsie li' è detto , il ritratto dell’ Ottimo Medico , non obbliò d’ insegnare quali cofe , ed in qual maniera dovefie coflui 21 3 3 (iè) Dì quelle cofe, e di altre limili a Quelle mol- ti efempj fi leggono regiftratì nella fila Opera intigna "de Sedjb. & Cauf Mofb. t'Ve. Da quelle li ridava quan- to egli, così nel medicar fe fieflb, come i fuoì ammal- iati, amaffe, ed ufafTe i più few pii ci medicamenti ; co- me , e quando fi fervìfle del falaffo, non fidamente ne' luoghi, e maniere confuete ; ma ben anche nelf occi- pite in alcuni mali del capo : operazione già fatta da- gli Antichi , comechè al fino tettino era andata in di- fu fo ; onde ne fu lodato dall’ Oi-Manno Med. Patiori* Syfiem. T. IV. P. IL Seti. I. cap. 7. dal Me ad MmtU & Praecep. Med. cap. 1. Seß. I. , e dal WALTERO Differì, de Scarif. Occip. p.> 5. 26., & fegg* j e final- mente quanto ufi) facefie della Vipera, e quante buo- ne cure col loro mezzo avelie fatte, Epijì, LV. § 14. & fegg* E’ degno però di meraviglia il riflettere , di’ «gli, che per un naturale orrore giammai fi fe fegnar la Vena , Epiji. LVII. § 9. , aveffe poi prefericta a* Tuoi ammalati quella operazione , allorché necefiaria i* aveffe filmata * fcrivere , per tramandare alla poftcrirà o ì fuoi , o gli altrui penfamenti . Ecco qui le Tue [h) parole : Sed quid quid Medicus feri bere injìituet , jnihl quidem & latina , & eleganti , & pyejfa moderate , non redundante , ac fuperfiuente oratio- ne conferìbet : latina ,ut pi uri bus Unge lateque ìntelligatur : eleganti, ut vel fajìidii , vel melìo* vis alieno fub nomine paraphrafis ; non fuperfluen- te , ut vel taedii , vel epìtomes metuenda auftori- hus pericula ejfugiat . Et haec quidem generatim .* fmgillatim vero trademus de fcribendis Medico Prae» ceptionibus , Meditationibus , Htfloyiis , deque bis faepe utili aptaque delineatione Figurarum , de Cri- ticis , de Scripturis , de //’^n’x f# peregrina aut barbara in Itnguam latìnam con- vertendis , de %Antiquis denique , incertis di* gnofeendis , mendofis rejhtuendis . Delle quali cofe tutte in divertì libri ci ha lafciati gli eleni* pj : e fé le accennate ragioni non 1* avellerò' trat- tenuto, nella lingua italiana , nella quale egual- mente , che nella latina fcrivere elegantemente foleva (?)., altri ancora ce ne avrebbe lafciati * XXV. Questo , per quanto e 1 panni, fu il Metodo di ftudiare , eh’ egli , etfendofene prima fervito , propofe a’Giovani ftudìofi in quella pii- ma Lezione , per e Portar ed animar tutti a far que’grandi progredì , ch’egli già fatti aveva « Ma perchè li avvide , che cotal Metodo a 1 gran- di ingegni come era il fuo , facile e plano fa- Vita di G. B. (h) § i?. (i) Za notti nel T. I. de Bonon, Sciente Injiit. A-* cad. Commen, p. 3 6,, e fegg. rebbe fembrato , ai mediocri però tanto difficile e fcabrofo -, che alla difperazione pili toflo f*a- Vrebbe fclpimi * volle perciò ìpi'egar meglio là fua idea, rilpondendo a coloro, i quali fu quello punto 1’ avefiero impugnato : cd iti tosi facendo chiaramente dimoili ò. , che nè tempo infinito nè fatica intollerabile abbi legni per confeguire bn cotanto d elider ahi le intento . XXV I. Qui BUS ego Monitoriàus [ quelle fon Tue parole] (k) Jìc refpondeho t qui •vuì'gari fila & quotidiana Facilitate Jìt ccntenius. non nofiras In- Jìttutioncs nibiì onerare , nihil di firn ere , ni hit inorari , qu'n quanta in ex ipfis vidibitur , fibl Jumat , estera .eximio illi Medico, & abfolutijfimo, quem informamus , relinquat , Hujus intereffe ma- xime qua mentis acie Merli cani Ràtionem Jìt a~ Jpeßurus , e ad era rerum omnium vim natufamquè praevidiffe. In bis tainen arti bus non dùcer i a me 3 tantum temporis , & laboris impendere , quantum fi, qui ipfarum tratta tiene delegati , nihil in vita finn altud abiuri j fed ex ìis tantum arri pere , & tur firn gufi are, qua mura ilìì fatìs Jìt, qui ad ali uni ufum Jìt fransiaturus. Nec tempus fili nims breve Juturum, qui parce tpfu'nì, ut nos docebimus, & ja* ptenter difpenfavertt • prètefertim ncque tardi , nequè fegnis ingenti , quaiem quidem injlìtuimtis fiuveni, ncque uno utenti , Jed pluribus eodem tempore Praeceptorìbus . ÌNam iilud quoque demonfivabirnus > non confundi animum , ac fatigari quibufque in dlverfum tendentibus difciplinis , Jed ftcut in cib il quale voleva colla piu pcffibiie follecitudine pubblicare le Tavole Anatomiche d’ Eustachio di frefeo ritrovate * con qualche rifleffione del Morgagni ; egli tra otto giorni (/) ìcriffe quell’Epiftola la qua- le fu dal Lancisi in principio delle fue fpiegà- zioni fu quelle Tavole fatta ftampate e riftam. pata fu pofeia da altri in tutte le altre edizioni «. In quella non folamente fi difeerne la fila gran perizia nella Notomia £ ma ben anche nella Sto- ria della medefima > e nella notizia degli anti- chi , e de’ moderni Anatomici : interpretò le più difficili dì quelle Ligure, difeoprì quai fodero le nuove feoperte dell’ E usta chi ò , e quale lo feo- po dì quel grande uomo. Quindi à gran ragione il Lancisi nella Rilpoda s che fi legge dòpo quella ,rinnovò a prò del Morgagni quella lòdei che diede Irzio a Cesare (»j] I Certe nojìra femper, guani aliorurn , de tuis Commentar ti s major erìt admìratio ‘ nam ceteri quam bene , & quam emendate jerìbas aperte cognofcnnt > nos ettam quant facile > quam celeriter abjìru/ijfima quaeque fo. leas explanare » XXX. Quattro anni dopo ì) fuo primo ìn- grefio nell’ Univerfità di Padova fu dall’Eccèllen- tiffimo Senato promoffo alia rinomatiffima Pri- (1 ) driver. Anat. Tert, p. 94» (m) Vedi la Lettera premetta al libro Vili* dt "Bello Gal. Morgagni. filaria Cattedra di Notomia (n ) magna ac vara tùngrotitiatìone Cymnafii • e perchè utili fplendore Praeleftionum , audltorùmCjUè frequenta egli fi af- faticò in quello impiego • perciò dal medefimo gli fu di tempo in tempo accrelciuto 1’ onorario in guìfa , che arrivò quello ad annui ducati da- mila veneziani (iß).‘ Un altro 1010 efempìo di Ilipcndio tanto generofo fi legge , che dalla mu« fiìfìcentìfifima Repubblica Veneta foffe fiato dato a* Profefìori di Padova,e quello fu nel MDCLXX. nella perfona del celebre Letterato Otta Vip LERRAR! (o) * XXXI. Perche’ bafiantemente poco innanzi fi è parlato del Tuo Metodo di ftudiarc, fa d’uo- po di dir qualche cola qui del fuo Metodo d’in- fognate. Il primo ut.ilitìlmo efler può agli Studiofi
  • del- (n) Papadòpoli Hijicr. Gymnaf. Patav. T. L p. 174. (18) Paulo pcjì quoque decretum ejl , ut a qutnge- ntshonorarium crefccret, ìdque raro ex empio , ad aureos . trigenos noviffime antem loage rarion , atqu'é adeo Pgtra hos nonagmta annos unico, ad bis millenos. Nelltl ■Dedicatoria dell’Opera de Sedib. & Cauf.i MorL &c. (o) Faccìolatì Fati. Gymn. Patav. P. Ili, p. 203* ì è 596. (p) Opufcol. 11, P. I, p, 8. V I T A D I C. B. le Orine,e così parlando di tutti gli altri,affin« chè l’uno all’ altro ferviffe di lume. Da per tut- to fi fervi delle dottrine d’ Ippocrate , [penal- mente degli Afonimi,o da fé Delio interpretati , o fervendoli nelle ambigue Temenze , de’ migliori Cementatori . XXX IT. Passato poi alla Cattedra della No- tomia fe prova , ora per elezione , ed ora per neceflìrà , dì di verte maniere d* infognarla , fino a tanto , che ne trovò una , che gli parve più utile , e più fpedìta . Quella fi fu d’ inlegnar ni princìpio gli Anatomici Elementi nel Teatro, paflar polcia nell’ Ospedale , ed ivi coll’ inpifionc de’cadaveri dimoftrar evidentemente le cote in- fognate . E pefchè fi fiudiò egli Tempre di far fervir la Notomia, qual necelfario mezzo alla Me- dicina • infegnò in qual maniera dalla conofcen- za de’ foli fintomi delle malattie , e prima che i cadaveri fi foffero (parati , fi potè fiero predire , ed indagare le Sedi , e le Caufe de’ morbi. Della felicità , eh5 egli ebbe in quella parte fonvi in- jnumerabili efempj nell’Opera di quello argomen- to . Di quella maniera d* integnar la Notomia il Morgagni fu l’lftitutore nell* Ofpedale, e que- lla gli fe meritare l’approvazione, e la lode di chi reggeva in quel tempo lo Studio , e*l fre- cuemimmo concorfo degli Studìofi (io).. ( 19) Quello forprefe il Signor Conte Francesco Roncalli Parolini allorché ’i vide nel MDCCLXI. ; onde in quella Epillola de Mufis Fatavinis p. 6. vo- lendo di ciò dar la ragione fommamente efalta inau- dita™ humamtatem dei Morgagni in dimoftrare fino Morgagni* XXXIII. E* degno dì meraviglia il confìderare* che avendo il Morgagni fin dal MDCCXVL cosi nell’Ofpedale,ove fi facevano le anatomiche Dimoftrazioni , come nel Teatro , ove in ogni anno s’ infegnavano da lui fiefio le cofe medefi- nie , avelie avuto Tempre una gran moltitudine d’ Uditori • ma ben toflo cederà la meraviglia, allorché s’ intenderà la particolar fua maniera nell’ infegnare . Egli o la Medicina , o la No- tonila Tempre efiemporanea mente infegnò , affin d’effere più facilmente incefo da tutti , e per poter defcrivere , appoggiato a’ fatti , le varietà , che s’incontrano nelle parti o per naturale frat- tura, o per caufa morhofa ,e per potere anno per an- no dilucidar più le cole con altro ordine, ed in di- verfo profpetto . Similmente egli così facendo arricchì le Tue lezioni di gran numero d’offerva. zioni teoriche , e pratiche o da lui fatte , o dg altri pubblicate , acciocché gli Tuoi Afcoltanti informati fodero di tutto ’1 meglio , che fi era fino a 'quel tempo faputo . Non decideva di leg* gìeri intorno a qualche fentenza, fpecialmente fé fioiTe fiata contraria alla più comune opinione * «dopo più feria meditazione, negli anni lui- Seguenti, o la riteneva , o la ributtava . Tutte quelle caufe producevano quelli effètti , cioè,che alla terza volta le parti del corpo umano apparecchia-- te , affinchè tutti gli Uditori far ne poteflèro una Perfetta idea. Doppiamente reftò forprefo nel vedere , quomodo vero y quantaque curri doclrma , adhuc fìorenp facundus, ut qlim erat ,fe gefferh prope Divinus Vir , Vtx dicere pojjum, adhucque mirar ; poiché molto av-* vanzatQ in età era allora 11 Moro acni. Vita di G. B. gran numero di Scolari per moiri anni frequen* tato avellerò la fin fcuola , che moltifìfimi anno per anno ci follerò concorfi tanto da lontane città d’ltalia, quanto da’ paefi ftranieri (q) , e che tanti cofpicui Patrizj Veneti , talora attuali Riformatori dello Studio , e piu frequentemente Rettori di Padova [r) intervenuti fottero ad as- coltarlo : il che produceva Tempre una non or- dinaria folla , XXXIV, Cospirava ancora a quello fine la molta fua chiarezza nello (piegarli , la quale di- pende, fe non m’ inganno , dalla proprietà delle parole , e dal fervirlì de’ nomi più ufi taci delle parti (f) * e conforme non fu amico della no- vità delle parole , così non amo mai le inutili divifioni d* uno in piu mufcoli per non aggrava- re inutilmente la memoria degli Afcoltantì, Ebbe un lodevol timore degl’ inganni de’ Microfcopj troppo acuti , delle injezioni , e di altre sì fatte maniere d’ottervare; onde volle piu tofto inter- rogar la Natura nella fua libertà, come dille un Valentuomo, che coftretta dall’ indullria dell*' A- rte , ancorché alcune volte le ne folle fervito * Abboni Tempre di trafportare le. ottervazioni ana- Cq) Vedi de SedtbK & Cauf Morb, &c.,_ Eptfi. FUI. § 22. ; la Lettera premeva al L. IL della (letta Opera ; e la p. 27, della F. L degli Opufcoli , e. la. 33. e feqg. della P. IL (r‘) Vedi gli Opufcoli citati? la Confiderazione. 12. degli Adverfarj Quarti, e la Dedicatoria de medefimi , e de’Quinti. (s ) De Sedìb. & Cauf, Morb, &c, Eptfi,. LXVI> % 14- MQHQA. Q-Nl* tomiche de’ Bruti agli uomini , come non pochi prima di lui fatto avevano* ma fparò gran nu- mero di Bkftie per la Notomia Comparata . In Somma egli inlegnò la Notomia con ridurla a. maggior perfezione tanto con proprj ritrovati , quanto con gli altrui caduti in obblio * e col mezzo delle replicate ofìeryazioni inlegnò, nelle controverse anatomiche qual defcrizione lì do» Velie preferire ft) . Aggiunfo [e ne recò la ra- gione («) 1-quel che di più importante il gran Verolaivuo (*) aveva come man- chevole dilegnato nella Notomia , cioè vanita* tefn , qua e in. dìverfìs corporibus re peri tur , defide- rando , che pavtium di ver fa in dìverfìs homi ni bus figura & conditio folle in avvenire diligentemen- te cllervata : ciò che un leccio dopo la fua mor- te primo a Morgagno, come con verità fcrive l’cruditilìimo Alberto Hallero (/), è flato efeguito , Quello Hello Metodo d’ iniegnar colla voce fu da lui tenuto nell’ infornar collo fcrive- -3 * O re * e nell uno , e. nell’ altro fuggì Tempre le inutili repetizioni , XXXV, Ma tornando un palfo in dietro , di- co, che nel MDCCXV. dagli Scolari Artidi dell’ inclita Nazione Alemanna fu con premura lira- ordinaria defiderato , ed eletto per Protettore della medelima , e quindi dalla pubblica Auro- (t) Adver. Anat, I. §. I. (U ) Praef, ad Epiji. Anafora. Duods vi gin. § ir« (x ) De Augmen. Scient. L. IV. cat>. 2. (y ) Nelle Note ad BoerH. Mcth. stud. Medie* K IV, cap. 2, Vita di G. & rìtà confermato Con particolar cura s’ap- plicò a quello impiego, e con meravigliofo difin- terefle trattò fempre con quegli Scolari * onde tan- to fi Tenti obbligata la Nazione al fuo zelo , e alla fua liberalità , che avendo per fuo configlio c direzione comperata in Padova una Cafa j ove collocar aveffe potuto la propria Libreria , e te- nervi le Jìatutarìe Adunanze, fe fcolpire in mar- mo, ed affiggere nell’ entrata della medefìma una Ifcrizione , nella quale pubblicamente atteftò al Morgagni la fua gratitudine , Ecco qui le pre- cide parole ; Inglyta Natio Germanica DD. Artistarum Adjuvante Liberalissimo Protegtore Cel. Viro Jo: Bapt. Morgagno P. P. P. Has sibi emit aedes Bcc. XXXVI. Fu creato ancora nel MDCCXVIir. dagli Eccellennflìmi Riformatori Prendente dello Studio di Padova . Quella carica non fuol darli per piu di tre anni ; egli però ci fu ritenuto in quella prima volta per fette ; e poi in diverli tempi gli fu ben per tre altre volte conferi- ta (a). Ma fe fu egli tanto filmato da’Rifor» matori dello Studio , furon eglino egualmente da lui con (ingoiar gratitudine corrifpolli • imper- ciocché elfendo flato in diverfi tempi chiamato (z) Vedi la lettera al Lettore di Giovambatti- sta Volpi polia innanzi agli Anatomici .Adverfarji (topati dal Comini in Padova nel MDCCXIX. ?(a) Papadopou T. fitato p, 30. alla Lettura in altre infigni Univerfità cosi Ita- liane , come Oltramontane ; non volle giammai lafdar quella di Padova, che fu la prima a chia- marlo, ed a lui fu fempre cara. XXXVII. Quello grande amore però verfo la fua Univerfità , e verfo gli Giovani ftadioli di Notomia produffe un peliimo effetto nella fua perfona . Nell’ anno MDCCXVII. fu egli forpre- fo da una febbre leggiera bensì, e breve, ma da tali incomodi dello llomaco accompagnata , che fi tirò dietro una lunghiffima e penofa convale- feenza , effettuata da una univerfal languidezza ; dalla quale non prima fi liberò, che. avelie corfo per molto tempo fpeffo le polle , e paffaro avef- fe i mefi d’ una fiate nell’ aria fua nativa di For- Morgaòni. 33 li. Quella fua indifpofizionc durò per molti an- ni , e in tutto il Tuo gran corfo eì non fi allon- tanò nè dallo fcrivere , nè dall’ infegnare * quan- tunque la fua ecceffiva applicazione nel notomiz- zare i cadaveri , da’ quali attraea di continuo il fuo corpo effluvj corrotti e mortoli , foffe (lata occafione valevole a rifveglrare , o a produrre in lui quello malore (20). Tanto può ne* veri ftu. diofi 1’ amore del fapere ! G (20; Voglio qui riferire colle fleflefue parole, tra- scritte dall’ Epillola XLIX. § 32. dell’ Opera de Se- àib, & Cauf. Marò. &c., I* origine, e progreffo di que- lla fua malattia ; poiché per la fua fìngolarità, parmi degna dell attenzione degli Studiofi • Certe erat intus ex- traque jam frigidum cadaver Antculae , tujus■ Ventcr rum a C%. Vulpio anno MDCCXVII. Januarìo menfe apenretut, ipfe autem adfìarem, et fi nuflus odor gravi- V i r a t> r G. B, XXXV HI, A quella non picciola dlfgrazia fi aggiunte la venazione a lui arrecata da Giovan- GIACOMO MaNGETO , e da GIOVAMBATTISTA Bianchi colla pubblicazione del Teatro Anato- mico . In quello libro fi veggono [parte molte ingiufte cenfure contro i fuoi Primi Anatomici Adverfarj ; onde egli ancorché mal concio di fa- llita fi accinte ben toilo a difenderli • il che fe- ce negli altri cinque Adverfarj , che fra qualche tempo diede alla luce , Con molta follecitudine pubblicò i Secondi , ed i Terzi ne* quali con molto vantaggio degli Studio!! di Notomia dimo- ftrò gli errori cosi d’ altri , come de’ fuoi Cenfo- ri, e col dovuto rigore ripulendogli fi difete (21 ) da ogni cenfura. Il Bianchi colla lettura di quelli due Adverfarj fi ravvide del tuo fallo, e pubbli- or /olito exifiebat, nec ullum ypraeter ìntefiìnorum ìm~ plìcationem , vitium apparebat j continuo tamen in/olitum quemdam languorem ['enfi, non fecus ac fi animi infia- ut deliquium t mox autem ofienfione illa abfoluta , rum*, vìx domum uterque redùffemus , patite r febrilì horror e , & [rigore y & dein calore- ad eundem modum, eodemque tempore compir fumus , indeque ego , quamvis [radia [tbris vi , per annos- alìquot ita male valere coepi , ut in Nuncupatsone Adver/ariarum Quartorum indicavi. (21 Nella Lettera indicizzata al Mangeto nel principio de’Secondi Adverfarj. così [piega la fua in- tenzione il Morgagni ‘ Meam namque cum in ornnì vita , tum in [esibendo. moderationem modejiiamque [a~ tis omnibus per/petlam. effe , ut fi quid modo aut in alias acinis , aut de me elatius forte [cribam, id omnes ab ip[a potius caufa s quam a mea natura effe intelli- gant , neque id fieri afiifiendae laudis gratta , [ed contameli a e repcllendae , camente il confefsò (22) al Lancisi in una Lettera a colini indrìzzata , nella quale fece la ua feufa , e pregò ad interporli in quello af. are ’ J Morgagni con minore afprezza trattato i* avelTe negli altri Adverfarj , che puh. bhear doveva. Tanto bene il Lancisi s’adoperò 3n quello negozio, che non folamente dalla do- ita del Morgagni ottenne la pace • ma ri* Portò ben anche una grandiflìma moderazione del- negli altri Adverfarj , che fi ilampa- lono negli anni fulfeguenti , _ XXXIX. Della ffeffa indulgenza godette il angeto , dopo eh ebbe fatto pervenire le fuc tStj. al Morgagni con lettera d’un iUuftre Medico Oltramontano, e del celebre Fantoni . per adempier puntualmente alla promefla fat> covati Letterati , traferiffe i tre ultimi verfarj , e mitigò moltiffime pungenti efpref- iom , che contro gli fuoi Oppofitori gli erano caduti dalla penna ; e non fidandofi del fuo folo giudizio . volle , che prima che fi foffero ftam* Pati, letti foffero da un Letterato affai dotto ® prudente, ne fibi forte aegro praefertim , alìqutd tT*?u\ reC€(*set » titque omnino vellet elabere- T \b ) • E in cotal guifa ebbe triegua la gueiv Morgagni npll-f fateor [ così egli feri ve al Lancisi iufl->w ;//?rV^ampata innanzì a’ Quarti Adverfarj ] " eue wtifam ob quam de me queratur; quan~ oquìdem ego in me'fS Ammadverfiontbus quibufdam fam UJUS toquendi formuli* ncque ipfi debiti* , ncque Jane a me bene anìmadverfis. (b) Nella Lettera al Lettore del VOLPI a’ fuoi Quarti Adverfarj, G % Vita di G. B. ra letteraria tra ’1 MoRGAgN* , e gli accennati Oppoli-tori , X3L. Ho. detto triegua , e non pace ; ira per-, ciocche fette anni dopo, effendo morto il Lan- cisi , nella tifiarapa , che volle fare il Bianchi delta Sua lUoria Epatica , non Solamente ritoccò, d.i bel nuovo le antiche concroverfie • ma aggiun- se ancora; altre Rifleffioni , che reftar farebbon dovute in un perpetuo Silenzio dopo F almeno apparente pace proccurata dal-Lancisi . Molti traici dì coftui vollero, che’i Morgagni aveS- fe pubblicata le due prime Lettere Anatomiche per difefa Sua propria, e dell’ Amico •- onde furori quelle nel MDCCXXVIII. Rampate in Leida per opera del celeberrimo Boerave buon amico cT jtmendue . La prima di quelle fa Scritta dal Morgagni prima d.i leggere l’Opera del Bianchi, € perciò Si Scorge in ella la Sua ; indole pacifica, e dolce ma da feconda , che fu. Scritta dopo , dimoftra quel (eo.timeaco (23) , che conveniva (25.) In tal propofito fon degni d’ eflèc letti alcuni veiTi del Signor Gioseppe B arto li , al prefents Regio Profeffóre in Turino , il quale conversava allora col Morgagni , e interveniva alle lue lezio- ni , Scritti ia una rifpofta ai Signor Marchese (Driz- zi Campata in Padova nel MDCCXLL p> 42. , e fegg. Quelli è quel un, che talor dolce meno,; ( Come forz’ era ) e più talor Soave ,(- Come il traea Suo naturai collume ) Gli errori altrui pur contro voglia efpofe? Felici errori, che giovar cotanto. Se lur pofcia eagion d’opre sì grandi . Morgagni. ad un uomo cT onore puntuale offervatore, per giudizio dello fieffo Lancisi , della Tua promef- ia , a cui fi vien meno di parola , con dilonore ancora dell’ illuftre Mediatore della pace. XLI. Non è però , che la parte pii* impor- tante di quelle Spillale contenga le perlbnali contro verfie , le quali poco , o niente impone* rebbono a’ Lettori * ma così quelle , come t cinque ultimi Adverfarj racchiudono nfiolcilìime diligenti anatomiche ofifervazioni , e adattatlflìrnc tifleflioni , e gran numero d’illutazioni dell’ I- Gloria delle anatomiche fcoperte . Quindi un fag- gio e giullo Giudice (c) in quella fetenza] nen dubbitò di dire, che quo’cinque Adverfarj , e quelle due Lettere fieno due delle migliori Ope- re anatomiche, che fi freno finora vedute . Lo deflb dir fi dee delle altre XVIII. Epiftole , le quali nel MDCCXL. furono in Venezia {Vampa- te. In quelle rifplende da per tutto quel mode- llo e pacifico genio , che lodammo nella prima # e in tutte le fue Opere una eruditone immen- fa, ed una robufta eleganza dello filile >. XLTI. Egli è cofa veramente degna dì metà- Viglia il vedere , che quedo Letterato , il quale £on tanta llraordinaria diligenza attefe allo lludio della Notomia,e di tutte le altre parti teoriche, e pratiche della Medicina , fcienze tutte , che Volendole acquifiare con qualche perfezione abbi- sognano di turco ’1 tempo della vita anche lunga d 1 un uomo ; fi {offe con egual fottìgliezza ap« c 3 (c) IÌallero Memotres fuihs-Partìes Senjiblestfc*- T- tr. p. sz. 38 V i t a d i G. B. plicato ancora allo Audio della pili riporta greca, e latina erudizione ; fpezialmente intorno a ciò » che riguarda la Medicina ; conforme chiaramente fi vede in tante Lettere fu Cornelio Celso , c Sereno Sa moni co , fu gli Scrittori Antichi dell’ Arte Ruftìca , e fu tanti eruditi Argomena #i, che ne’ Tuoi Opufcoli fon comprefi , li per* thè fin dall’ anno MDCCXXII. da un gran Let- terato (d ) * thè ben il conosceva, e di lui pote- va giudicare fu chiamato Vtr cum in *Anatòmkis , tum in omnibus lìtterarlis Jìudiis praefìantìjfimus « Io non voglio dilungarmi troppo in quella par- te» • perchè a fufficienza ne ha parlato l’eruditif- fìmo Francesco Maria Zanotti ne* tre Proc- *nj polli innanzi agli eleganti fuoì libri dellj For?a Vìva, ai noftro Morgagni dedicati. XLIII. Innumerabili poi fono quegli Scrit- tori , i quali con decorofi tìtoli , come di maffi- mo , o d’incomparabile Anatomico r e con altri a quelli fomiglianti il citano. Oltre a’ nominati, ne accennerò qui alcuni altri per compiacere al genio de* curiofi ; tra coftoro ci è il Boerave , fi Vinslow , il Verejeno , il Palpino , il Cokbuon , i due Fratelli Clerico, I’Albino, 10 Sgultz ,il ReaMuß ,il Vaierò ,il Gunz ,il Salzman ,ìlTrew, ìlPlatnero, il Trillerò , 11 Gaub, ed altri molti. Chi foffe più curiofo leg- ger potrà le Memorie della Regai Accademia della Scienze di Parigi , gli Atti dell* Imperiale (d) Facciolati Anmadv. 12. in Ceis . Vedi ancora i’Epirtola 111, del Morgagni fui medefimo Autore. Morgagni. di Germania , di Mofcovia, e di Liplia,i Gior- nali de’ Letterati d’ Italia , il Comercio Lette- rario di Norimberga , perchè in quelli , e ir» altri a quelli limili troverà con quanta lode edi onore fi fia da molti di luì parlato* XLIV. Non debbo qui tralafciar di dire , che quantunque non avelie egli defiderato giam- mai pubblici onori, nè per elfi fatto avelie alcu- na richìella • nondimeno in dìverfi tempi fu ag- gregato quali in tutte le Italiane , e Forellierc Accademie . Traile Italiane già fi è parlato dì quella di Bologna , e de’ Filergiti di Forlì ; ma a quella di Bologna aggiunger fe ne debbono due altre, cioè quella de’ Gelati, e quella degli Acce- fi ‘ e a quella di -Forlì , 1’ altra chiamata degl* Icneutìci , nella quale fu ancor Prefidenre, o co- me elfi dicono, Direttore , e vi recitò varj eru- diti dilcorlì (e). Fu ancora Pallore, o Socio, dell’ Arcadia di Roma , della Fifiocritica di Sie- na , deli’ Augulla di Perugia , de’ Ricovrati di Padova , degli Affonditi di Urbino , de’ Filoma- ti di Cefena, e degli Agiati di Roveredo . Ma moltiplicato il numero dell’eccellenti fue Opere , e fparfe quelle in un tratto per tutta Europa, le piu celebri Accademie d’effa il vollero per Socio loro, XLV. Quanto di quelle ultime fio allento Tho ricavato da quello , eh’ or debbo narrare , Nel MDCCLXI. pubblicò (f) egli in Venezia 39 fe) Vedi alcune delle Lettere Emiliane nella P.lll„ degli Opufcolì. (f) In due Tomi in foglio appreflb Giofepps Re- fondini , , C 4 V 1 T A D I G. B. V Opera faa immortale de Sedi bus , & Caufis Morborum per *Anatomen indagatìs • la quale , non per ilari veda -, ma per fare le tante c tante oflervazioni, che in ella fono defcritte , gli co- tto più di cinquanta (g) anni di fatica . E per- chè traile altre fue virtù , la gratitudine fu da lui in gran pregio tenuta ; perciò divife quella in cinque libri , ed indrizzò ciafcheduno di etti ?d una qualche principale Accademia d’Europa , di cui egli in divedi tempi era fiato tSocio crea- to , Da ogni una delle Lettere polla innanzi a ciafcheduno de1 detti libri , colla quale a qualche particolar Letterato Socio , o Nazionale di cia- fcheduna Accademia ne raccomanda la prefenta- zione, fi ricava come , e quando in ciafchcduna di effe fotte fiato in qualità di Socio ricevuto . XLVI. Invio’ il primo , adunque , per mez- zo di Cristofano Giacomo Trew all’ Impe- riale Accademia de’ Curiofi della Natura , alla quale non fittamente fin dall’ anno MDCCVIII. era fiato aggregato , ma nel MDCCXXXII. ave- va avuto ancor in etta il titolo di Aggiunto ai Prefidente. Il fecondo fu da lui mandato a Gu- glielmo Bromfeild, perchè prefenraro 1’ avelie alla Società Regale di Londra , nella quale fin da prima 'del MDCCXXIV. era fiato tra’ Socj annoverato. E perchè nel MDCCXXXI. , allor- ché egli non lo fperava , nè ’l penfava, era flato in luogo del celeberrimo Federico Raischio afcrirto nella Regale Accademia delle Scienze di Parigi , Accademia , che non riceve più che 40 (g) Vedi l’anno,in cui cominciò a penfarvi § IX* Morgagni. otto Socj delle altre Nazioni * quindi mandò a quella il terzo libro per lo mezzo del famofo Pietro Senac Archiatro del Re di Francia . Il quarto fu da lui per lo fìeffo fine inviato a Giovanni Federico Screiber dell’Accademia Imperiale di Pietroburgo, nella quale era fiato egli accettato per focio fin dal MDCCXXXV. . E fi- nalmente indicizzò il quinto libro con lettera di- retta a Giovanni Federico Mechèl alla Re- gai Accademia di Berlino,nella quale avuto ave- va il difiinto onore d’ efler creato Accademico onorario nell’ anno MDCCLIV. 41 XLVII. E perchè quella fi è un Opera , che conforme in tutt’ i fecoli dacché fi è conofciuta la Medicina , è Hata da’ più dotti Medici deli- derata * cosi trovato non 11 è fino ai prefente al- cuno egualmente dotto nella Scientifica Notomia, che nella Medica, come il Morgagni, il quale leri tra 1’ avelie • perciò non è da meravigliarli le la Medicina fi a ftata per lunga ftagìone di (prez- zata da’ Scettici , come quella,che non era com- petentemente ancora ben informata delle Sedi , e delle Caufe de’ Morbi , la conofcenza delle quali in gran parte collimifee ,fe non vado, er- rato , la certezza , e la ficurezza , che umana- mente aver fi può di quella Scienza : e dagli Empirici fempre più avvilita, elfendofi per molti fecoli contentati colloco di medicar gli ammala- ti colla feorta della fola Analogia de’ morbi , e de medicamenti , riputando impoffibile il dùco- primento delle Sedi , e delle Caufe de’ morbi . Conviene adunque fperare , che da oggi innanzi, Vita i>r G. B col mezzo di quella Opera del Morgagni i ab- biano a celiare colloro d’infultar co’ loro fofifini la Medicina, c che in miglior ufo {pendendo le loro fatiche)col coflui efempio s 4 abbiano da im- piegare nel dilcoprimento icmpre maggiore ) e più efatto delle Caule j c delie Sedi delle ma- lattie » XLVIII. E perchè mal fatto mi parrebbe, fc nello fcriver la vita di quello infigne Letterato ) il quale meglio di qualche altro , che prima di lui ha fcritto alcuna cofa fu tale argomento 5 ci ha con tanta eccepiva fua fatica aperta la firada per conofcer veramente i mali , cioè per meglio c ben faper la Medicina col mezzo dell’ indagine delle vere caufe , e fedi di quelli ; altro non ifcriveffi ) fe non fe la notizia della pubblicazio- ne di quella fua Opera eccellente ; fìami lecito perciò ( comerhè contro il mio iflituto ) di de- fcriver brevemente quali colle parole del Morga- gni medefimo , l 4 utilità di quella > e qual fia il fuo contenuto. XLIX. Ma per poter comprendere T utilità grande della Medica Notomia tanto per intender ie cagioni della Vita , e Sanità dell’ Uomo, quanto de’Morbi,e della Morte; egli è neceflàrio di fàpère quello,che nel pallate leccio,appoggiato ad un fen- limento (24) dell1 Autorete fatevi Medicina ad (24 ) Ponp Media quidam , itemqUè Sophifiaé dì~ cunt } quod imponibile ejl Medicinam cognofcere tum , qui non novit quid fit homo , & quomodo prìwium fa- Bus, <& compacius Jit . Ego vero ea , qua e alicui So~ Morgagni. Ippocrate attribuito, il Sidenamio fcri/Te , così per vilipendere (25) là Scientifica , come per dichiarare inutile la Medica Notomia per 1* inveftigazione di quelle cagioni . Ecco qui 1* ob- biezione del Sidenamio contro la Notomia Me- dica , e la rifpofla del Morgagni efprefia da lui con eleganza * e brevità [h] : Erat enìm ÌU lud pronunciatimi, ut fanhatìs ita & morborunt faltem caufas effe nojìris fenfibus omni- Ho inacceffas, quippe in occultìs mvifibilium par- tìcularerai conformationìbus , nexibtis, & motibus , & viribus , eòi motus , & nexus efficlentibui po~ fitas * Al che il Morgagni rifpofe , che quan- tunque generalmente forte fiata vera quefta pro- pofizione , non inde tamen fequìtur, effefta quoque illarum caufamm fenfus fugere * cadunt enim m partes manifefìas, funt eae ipfae , quas in bis dei prehendimus pravae mutationes , evidentes interrine Caufae pierorumque morborum . È quefta fterta ri* fpofta lervir potrebbe contro gli Stahìiani, i qua- li con faftofa ignoranza difprezzano a tutto loc 43 pbijlae aut Medicò, de Natura diSla funt, aut Jcripta % tninus cenfeó Medtcae Arti convenire , quam Pitioriae % Dell’ edizione di Vandet-Linden §3 6. ( 25 ) Porro haec feientia & cito , & facile acquiti- tur, cum id prae ceteris difficili bus habeat compendiò quod *n cadaveribus vel humanis, vel animali- um quorumlibet perdifeatut , idque nullo fere negati x etiam ab iis , qui mente „ ac judteio minus valent * *Traft. de Hydrop. Quanto il Sidenamio fi fia in quello particolare ingannato , dimoftrollo il Morga- gni Epift. Anat. XV. §. 5?. U) Nella Lettera al celebre Pietro Senag . V i t a d i G. B* 44 potere , ed a torto la Notomia (/ ). L. E affin di dimoftrare la grande utilità , àtì* ti la neceffità dell’ una , e dell’ altra Notomia , cosi in altro luogo (k) egli ragiona : Tanto emm vtilior haec %Anatomes [ Medicae ] pars ejì > quan* to ad caufas morborum dìgnofcendas magis idonea $ quemadmodum magnus & medicus , & anatomìcus tenfebat , ut nojìi, Bartholomaeus Eustachi- US (/) fero conquerens, tot annos non in hac po- tius fecunda , quam in priore %Anatomes parte, quae fana corpora examinat tantumque fiudium po* fuiffe . *At enim fecunda fine prima fìare non pot* ejì , ftec fine priori cognofcere licei parti um ufus ad medendum adeo neceffarìos ; quaft vero & fe- cunda ex certae partis laeftone cum certae funffiìo- nis impedimento conjunHa , ad veros ufus non mo- do confirmandos , fed & illujìrandos/, imo nonnun* quam inveniendos , ad falfos autem repellendos mi* vifice non ìnfervìret . Quindi parmi, che conchiu- der fi polla contro il Sidenamio ~ lo Staglio , e loro feguaci colie parole dell’ Autore delia Let- tera fcritta a Dionifio , la quale traile Opere d’ IppOCRATE fi rattrova : Vnufquifque ex bis , quae ipfe non habet, judìcat, td quod in alio abun- dat, fuperfiuum effe . LI. Per maggiormente confermar l’utilità del- la Medica Notomia , voglio qui rapportare un configlio da lui dato agli Anatomici , il quale (i) Vedi la Diflertazlone d’ Eistero de Medie» Mechan. Praefi. § 5. (k) Nella Lettera a Giovanni Federico Mechee* 0) De Renib, cap* 45, M O R O Ai O W J. è quefto (m ) : Haec atque alia quae tibi, non fo- cus ac mihì , & legere , & audire , & 'videro contigevh , & in iis oecurrentes aliquando morbo• rum cattfae novae prorfus, & inauditae jujias Me* dentium querelas confirmant de abditis morborum caufis , & fedi bus non fatls ad bue per qui finis . Quod cura minus certe *Anatomicovum negligentiae , quam rei ipftus naturae immenfae propemodum , intermìnatae imputandum fìt • nibil propterea fie- ri humano generi utilius potcjl , quam fi prìmum quìcumque %Anatomen colimus , omnes id quod ti* Jìrenue facis , & ipfe prò mea -vivili parte facevo fion praetermifi , omnes , inquam , conatu unanimi connitamur , ut quanto phtres id genusg obfervatio* ms poffumus , in publizum bonum conferamus : *um deinde, ne in pofterum aecidat , quod non fe- rnet antea acaidiffe , dolendum eft , ut cum bìoribus obfervationes intereant ; Profefóores cuncìos rogemus , ut quas pvius non ediderint , fenefeentes eolligant, atque edant ,fi non meum ,at Meadil certe , qui imitatione dignus eft, exemplum fequen- te* , nec pauca tamen , ut ille , feci omnia quae diligenter obfervarìnt, fiumma cum fide proponente* * Sic entra aut non al iter , pojfe tandem aliquando fieri fperandmm eft , ut Pofteris tantus fuppetat rtumerus ohfiervatìonum • quantus fìt ab foìertibus, attentis , & Jìudiorum labori affuetìs viri* morbi fymptomata in eorum fingulis , & partium laefio* tles , tum in altis omnibus haud dijfiimìlis generis & illa , & haec inter fe conferantur , quantus , *nquam, fatis fit ut plptribus faltem morbis ad id 45 Cm) Nella Lettera intirizzata allo fleflb Mechei. . V I T A D I G. B. ftenlque aut perveniant , aut accedant , ad quod fiunc maturum non eft afpirare , LH. Il contenuto poi dì quefta fua Opera è flato da lui fteffd defcritto (n) , e fono quelle le lue parole : Quod fi forte quaeras , ex rarts ftnt , an ex com omnibus obfervationes hae meae , ingenue die am effe prontifeue ex utrìfque, magis tamen ex communi bus quippe magis ad inftìtutum hoc meum attinentibus . Mihi enim propofui non homines admtr azione ajficere , fed meos prò qutbus potìffimum fcnherem tAudhores uuliora dùcere , Jjonge autem utilius eft ìnonftrars ìpfis per Medi- cani *Anatomen quae caufae ftnt eorum morborum quos faepenpmero , quam paucorum quos nunquam fortajjis in Medicina exerccnda funi vi furi, LIIL Quae cum ha -finti*Ars certe tanto lon- gius aberit a Facuitale bene curandi , quanto pauciores cognoverit differentiarum caufas, & cau- farum notas ; cantra vero proplus quoad ejus fieri potefl , accedei , fi noverit plures . Nulla autem eft alia prò certo nofeendi via, nifi quamplurimas & morborum., &• dijfeèìionum hìftorias tum, alio• rum , tum pyoprias colleSias habere , & inter fe comparare. Jfsqui nonni fi communiorunt morborum habere quampltìtrintas poffumus, rariorum autem ob id ipfum y quod rariores funi , paucas adeo , ut V‘x ì imo faepius ne vìx quìdem tot fini, ut comm paratio inflìtut pojfit, ex qua praecipue exlftit utu fitas . Tarn patet tgìtur , quam quod maxime, comm ai un lo rum morborum obfervationes Unge effe utiliaresf quam rariorum « ( n ; Nella Lettera a Giovanni Federico Scrjeiber • MORGAGNI. LIV, Non è però 5 eh’ egli in quella Opera nìuna vara ? o inudita ofiervazione fcritta avelie ; ne deferifie certamente alcune (e), le quali ir* diverfi tempi gli vennero lotto gli occhi , e alle Tue moltilììme in fegno di gratitudine aggiun- ger (p) ne volle qualche centinajo del fuo ama* tiffimo maefiro Valsalva , Ma nello feri vere o le lue , o le altrui ofiervazioni con tanta accu- ratezza » diligenza , ed ecceflìvo amore verfo del- la verità tramandò a’ pofteri cosi quella s come tutte le altre fatiche fue , che fembra , effer egH nato al folo fine di cercare ,di feoprire , e propalare il vero ; in guifa che non follmen- te ebbe il coraggio ( come dì qualche altro Va- lentuomo fi legge ] d* ingenuamente confèffare qualche fuo errore • ma { il che non fo fe d* altri fia fiato giammai fatto )di farlo ad altri ben conofcere con evidentemente dimofirarlo {q)% Ove non ben cofpicuo fiato fuffe Quella gran- dìffima fua fincerità gli fece meritar molti elogj. Oi due folamenre faro qui menzione ; il primo fi è di Alberto Hallero, elpreflb con quelle parole (r) : Joannes Baptista Morgagni tnter vs eruditione , verirate , numero onum em ìnet, E’l fecondo del dottifiìmo 47 ( 0 ) Vedi la lettera a Giovanni Federico Screiber. (p) E quell’ ancora indrizzata, a Guglielmo Brom*- ?eild . (q) Epìfi. Anat% XII. § 28. (r ) Nelle Giunte a! Boerave de JVlethod, Stud» Medie, p, 541, Amfieied, MDCCLI. V r t a d i G. B. Albino, il quale così feriva (s) : Errorem non [cium agnovit candide , ut decet fummos viros ve- ritattfqus amatores , [ed pleniore etiam explica- tiene confirmavit . Quod eo libentius commemoro , quod in magna laude ponendum ejl . LV. In quella Opera fpecialrnente fi offerva , che colla fteifa fmeerità dica dì aver ritrovato la caufa , c la fede , o fieno i fegni di alcuni mor- bi , che di non averli alcuna volta ritrovati cor- rifpondenti alla comune credenza ; onde o c’ in- fegnò qualche verità , o ci lece difimparar qual- che errore . In fomma feguitando quello Valen- tuomo a camminar Tulle veftigia "del Malpighio, e de’ fuoi Tcoiari , i quali imitarono affai bene il Maellro , con indefeffa applicazione volle pri- ma indagare la teflitura , e gli ufi delle parti della Macchina del corpo umano , per intender le vere cagioni della Vita , e Sanità dell’ uomo, c poi le caufe vere , e le fedi de’ Morbi, i qua- li dalla lefione delle parti , e dagl’ impedimenti degli ufi dipendono : c tutto ciò far volle non per lo mezzo delle ipoteli , ma per quello del fenfo, dell5 efperjenza , e della induzione, tenuto per veriflìmo e ficuro dal gran Bacone da Ve- ro la mio , conforme dall’ ultime Tue parole teftè riferite fi può facilmente dedurre . Confecrò dun- que collui tutta la fua lunga vita , e le fatiche Tue veramente ecceffive nella ricerca delia verità* dal che ne nacque una gloria a lui immortale t un utile grandiffimo §lla Tocietà degli uomini , (s) Nelle Spiegazioni Tulle Tavole cT Eustachio >*74» Morgagni. ed un accrefcimenro d’ onore, e di riputazione a tutta 1* Italia noftra . LVI. Un uomo di tanto merito non fu fco- nofciuto a* primi Perfonaggi del fuó tempo, anzi fu da eflì avuto in pregio,e favorito. Clemen- te XI. fapientiffimo Pontefice 1* onorò della lua buona grazia (zó) . Il dottiffimo Benedetto XIV, tanto il reputò , che fi fervi , come fi è detto (f),di qualche fuo fentiraento in una del- le fue Opere eccellenti . Clemente XIII. oggi regnante conferve Tempre verfo il Morgagni Una affettuofa propenfione , in guifa che in tutt* i quìndici anni , che fu Vefcovo di Padova a- fcoltò Tempre i fuoi medici confegli in prò fuo , e di qualche altro gran Perfonaggio . LVII. Le accreditate e ben informate perfone, le quali mi hanno fomminiftrato i documenti di quelle cofe,che da’libri ftampati ricavar non poteva , mi hanno atteftato , che 1* Augnilo Im- perador Carlo VI, in due occafioni gli aveva dimoftrato il benigniflìmo animo fuo ; la prima fu quando per mezzo dell’lmperiale Archiatro Cayalier Garelli il comandò a dargli un medi- co eonfeglio; 1’ altra quando nel MDCCXXXVI., (26) Da alcuni luoghi delle fue due Epiftole de Eujiachìi Tabula , e de Genere Morris Cleopatrae in* drizzate al Lancisi , e dalla Rifpofta di coftui fi ri- cava quanto qui ho detto . Ed affai piò s’intende dalle parole, che fi leggono nella Dedicatoria della pri- ma edizione Cominiana di Celso , le quali fon que- lle : Summa benignante , laude , exìjìimatione [ que- llo Pontefice ] dignabatur Morgagnum. , (t) V, § VI, D 50 Vitali G. B. dovendo fvcrnare |e fue truppe in Romàgna , ordinò, al fuo Generale, che niun foidato fi met- tere nella cafa del Morgagni, Il Re di Sarde, gna Emanuele 111, fpQntaneamente nel MDCGXLI. allorché pafsò, c ripafsò colle fue truppe per Forlì , usò la ftefla clemenza per la cafa del Morgagni ; anzi trovandoli coftui per le vacante eftive nella fua Patria , fu amen- due le volte da S. M. benignamente accolto , e trattenuto in varj , e lunghi difeorfi. LVIII. Ad imitazione de5 Monarchi tutt* i Serenifllmi Dogi della Veneta Repubblica del fuo tempo, cioè Carlo Ruzzini , Luigi Pisani, e- Pietro Grimani , V ebbero in alto concet- to («) ; anzi il fapientiffimo Doge regnante Marco, Fqscherini neir immortale fua Qpera della Letteratura Veneziana (x ) volle dar di que- llo un pubblico arteftato 5 chiamandolo : Un tan- to Letterato, , e fovrano Anatomico del nojiro feco- la . Non finirei tanto prefio di fcriyerc , fe no- minar yoleflì tanti altri infigni Perfcmaggi , eh* ebbero .di lui (lima diftinta;ne nominerò , per non mancare in quella parte , {blamente alcuni . Tra cofioro debbon collocarli i quattro Cardinali Por* livefi Tuoi contemporanei, cioè Fabrizio,e Ca- millo Paoliìcci , Giulio Piazza, e Lwdovi* co Merlin/, ed i Cardinali Giorgio Corna* (u) Vedi la Dedicatoria dt Sedib, & Cauf, Morbo, &c. (x) T, L p. 308* Morgag ni. *0 (y) Gianfrancesco Barbarico (?) , « Giulio Albrrone (*), LIX. Or per dare un ritratto di quello Va» lentuotno , che 1 faccia conofcere , e dillinguere per Tempre a tutti coloro, i quali di fapere i fatti degli uomini grandi , affin d’ animarli ad imitargli , fon vaghi ; brevemente qui depriverò le ammirabili doti, delle quali fu j* animo fuo guernito, Si pub dir del Morgagni francamen- te , che polfedette tutte le morali virtù, ed in grado tanto eminente , che furon conofeiute cosi da coloro, che feco confidentemente ufarono, co- me da coloro , che ’i conobbero per fama . Di molte di effe fi leggono gli efempj in quella vi- ta; ma or voglio raccoglierle tutte , c metterle innanzi agli occhi del Lettore , l-X. Fy adunque il Morgagni religiofo (27), p » (y) T. il * 362* (z; Pag. 264., e T. 1. p. 07. (a) Epijl. AEmtL IL § 1, (27) Il Vom nella Dedicatoria della prima edi- zione Commiana di Gelso del MDCCXXIL, indriz- zata ai Morgagni , forma delle colini virtù morali Un elogio compiuto ; il quale è fiato da quella raccol- to , ed efprelfo con quelle parole : Datum id praemi~ um a Dea eji Religioni in primis , megritati , fide» , contment19, e , Immani tati , facilitati , beneficentiae in omnes tua e ? pacts amantiffmo , acquiamo, & quod hoc ampere rariffìmum efi , gratìffimo praefertìm animo , r 1 v-pnte Èrcole Francesco Dantixi pubblico Profeflore di ieggi nello Studio di Padova , fuo con- ndentilìimo amico , nell5 Epillola De Pontefice O. M, I>enedicto XIV. fìampata in Padova dal Cornino Vita di G. modello (a 8 ) , leale amico degli amici , ben anche dopo la morte loro (£), umano , e facile a condìlcendere alle giufte voglie altrui, benefico verbo tutti , a cui poteva giovare , alieniamo dal difgufiare alcuno, amantiflìmo della pace , giufio, e di una così balla filma di fc ftefl'o, che ancorché pregato, non volle nelle Aflerablee giam- MDCCXL. p. 5. conferma in gran parte quello, che dice il Volpi , Temendo così : Cuna ad te Officii taufa Joannes Baptist a Mone agnus nojìer Religia* ne , moribus ornatìfjìmus ; humanìtats fuavtjjimus j in Anatomz , quarta feientiam omnium inflrumento doElrìna- rum , omnìfque eruditionir locupletava , facile prìnceps ; & fìmut ego veniffemus. (28) Nemo tandem, qui fummam 'modefiiam in prò- ponertdh , humanttatem in communicandis ‘novi? & prae~ claris obfervaùonibus in hoc omnì vìrtute ornatijjlmó, <& jam extra invìdìam po/ìto viro non admiretw . Son pa- role quelle del fuo confidentifilmo amico Giovambat- tista Volpi , fcritte nella Lettera premefla a’ Tuoi Adverfar;. Eb,be,cofiui ragione di chiamar fomma lafua modefiia, giacché avendogli dedicata la prima Cora iniana edizione di Celso , ed avendo nella Dedica rapportati, in forma dì preterizione, alquanti onorevoli giudiz; al- trui , ed accennato di paffaggio le fue virtù ; fu per cadere nella fua indignazione ; onde per isfuggir que- lla, fi obbligò di toglier nella feconda edizione di Cel- so quella Dedica, e fofiituire in ma vece una Lettera al Lettore, ficcome puntualmente egli fece, ed in effk efprefifamente ciò dice . Quella, virtù della modefiia fii nota ancora agli Autori degli Atti di Lipfìa ; quindi nel MDCCXXIV, p. 290. Enfierò di lui : Vbique modeji’ae ita htat , ut dubiies utra vivtus major Jìt modejfia, av. erudìtio. (b) Vedi il § LXIII., e IXI7. Morgagni. 53 mai federe nel primo luogo, fe non quando era coftretco da qualche carica , che fofteneva. Giam- mai nelle fue Opere nominò , non che (c) at- taccò Scrittore alcuno vivente , da cui per amor della verità gli fu neceiTario di diflentire: fe pu- re uno (d), o due eccettuar fe ne vogliono, gli affalti non meritati de’ quali, più per onor della Cattedra , che pel fuo proprio , fu contro fua Voglia coftrctco a ripulfar con forza ; mefcolando però colle ripulfe tanto numero d’infegnamenti , e di utiliffime anatomiche oflervazioni , che agli Udii ripulfati piacer dovette d’edere in cotal for- ma refpintì . Quella moderazione di fpirito , dì* egli ebbe verfo tutti nei trattare, e nello fcrive- re , l’accompagnò ben anche nel medicare, LXI. Fu lontaniamo da ogni fallo, ed ollen- tazione , e perciò non fi prefe il mimmo pende- rò giammai di proccurarfi Titoli vani s i quali di leggieri avrebbe potuto egli impetrare nel tra ir tar , come fi è detto * , con Prencipi grandi . Fu alfiduo , ed indefelìb nel faticare , e nell’ in? fegnare per l’altrui giovamento , del che un ce- lebre fuo Collega con quelle parole ci afllcura ( e ) : in urtiverfae vìtae aequabilitate fine exemplo Waxìmus . %Anatomìcum fiudiunt , in quo m'irifice Tjalet , ducendo , obfervando , fcribendo fine inter- D 3 (c) Lettera premefla alle XVITI.Epift. Anat. § j.t e l’altra polla innanzi al libro 111. de Sedìb. & Clauf. Xlorb. &c. ' Cd) Vedi $ XXXVIII., e fegg. * V. §. IVI., e fegg. (e) Facciojlati Fafi. Cymn. Patav. P. lII.p. 39, 54 V i t a d i G. B. mijjione urget . E lo Hello fu confermato dal Vol- pi (/): Nemo verae Medicinae , ceterarumque di* fciplinarum , quae ad eam percipiendam necejfariae funi , Jìudiofus in hoc Gymnajtunt addentai , qui a publìcis prìvatifque hujus egregi* , atque omnium fcientiarum perìtia injìrußijftmi Magijìri ajfìduis exercitationibus pulchenima , per utili a, folidijftma, überrima univerfae rei medìcae dogmata non acci- piat. Tutte le lodi date dal Volpi al Morgagni in quella Prefazione furon confermate dal celebre Giovanni Fabricio,dicendo (g) t Jufìis Mor- GAGNUM laudibus celebrai • anzi aggiunfe una predizione , che poi col tempo fi è veduta ve- rificata , cioè , che ’l Morgagni , quo longius vitam protraheret, eo majori femper cemmodo, atque praefidio futurus efl rei medìcae, atque anatomiCae * LXII. Conforme fu diligentiffimo * ed in- defelfo nell’ infegnare colla voce , così ancora fu nell’ infegnare collo fcrivere . In quella parte però ebbe un* attenzione non avuta da gran nu- mero degli altri Scrittori , e quella fi fu , che quando nelle Opere di già {lampare avelie cono- feiuto di dovere aggiungere , mutare } o correg- gere alcune cofe,il fece piò tollo nelle fuffeguen- ti òpere , che nelle rillampe delle prime * affin- chè ’l Pubblico non avelie patito un doppio in- terelle nel comperar tutte 1* edizioni « Oltracciò fapendo molto bene, che gl* Indici , fpecialmentc ben fatti , fono 1* anima de* libri, perchè à col- po d’ occhio illruifcono , nè perder fanno molta fi) Prefazione agli Adverfarj p, 7. (g) HiJL Biblioth, Fabrieian« P, IV, p» 12,, & 13* faticale molto tempo agli Studìofi * egli proceurò non folaiUerttc di fargli compiuti , e diftinti ; ma ben anche in tal maniera -, che in qualunque for- ma Mero le Tue Opere rìftampate , non poteffc- ro effer quelli guadati dà* negligenti ftampatori . Un chiaro efempio di quel , che qui dico fi tro- va negl* Indici della fua grande Opera de Sedibus, Caufts Morboriini , LXIII. Fù egli * còme fi è detto , innamora- td di tutte le morali virtìi ; ma la gratitudine , per quanto da quel, che fi è detto efi dirà è chiaro , ottenne in lui il primo luogo y fpecial- ftiente vctfo i Tuoi Maeftri , Amici * e Benefat- tóri . Di quella virtìi fcrivendo , dille Un confi- dente filò Amicò (h) : Qùum tu ipfe exìmìam vìrtutem in te effe , non ne gas, quam pràe te ferst qua una demtà [ hoc centìes te prò tua Jìngulari moàefìia .affei)eràntem audivi ] vlx àliud praeterea in te boni agnófcis, ì/ìum inquarti , de quo modo dice barn , Gratiffimum Anitnum tuuto : Quello particolare fi conferma affai bene da un fatto , eh* egli medefimo deferivo ( i ) ì Cum Bononienfis Infittati Scientiàrùm xÀcaàemìa , & Haeredes An- toni! Mariae VaIsaLVAÈ Anatomici memoria nofira cum paucis comparàndi , hujus pofìbumis inni Differtationibùs , tum Scriptis ceteris ad me mijfis, petiiffent , ut illas recenferenì jex bis autem fi quid dtgnum luce videretur, feligèrem, & cum Difjertationìbui illis ederem ; non libenti folum , fed lattanti etiam ànimo mortm petti . Nam Ó" Morgagni. 55 D 4 .?, * Nella Nota 28, Vita dì G. B. bre Primario Profdforc di Pratica Medicina nel- lo ftèflb Studiò di Padova Giosèppe Antonio Pujati dedicò ancora a lui la prima delle fuc Opere intitolata Decas Rariorum Medicarum Òbfer• vationum j indfiziandoglielà j cortie in Medicina ad» difcenda Prue cept ori quondam Juo Ufque ad cinerei colendo. Finalmente * per tacer di molti altri , quel gran Botanico * e gran Letterato Giulio Pontedera dimoftrando i che fiatilo più tenuti à’ Maeftri * che a* Genitori * Tctifle (/) : Quia omnibus praedìcate quoàd vivavi non defmam , ipfuni £ MorcacnùM ] mi hi ad omnia optimarum àu slum Jìudia, difcìplirìafque * & ad eas praéfeirtim $ quae Naturale™ Hijìtridm compleßiintur , fufcipien• das non fólunt extitijfe Principe™, verum etiam eaf- deni mìhi Unum tradidiffe j <& peramanter ipfis imbùijje , ac inforniate i Ma fenzà taccia d* una grande ingratitudine non dovevano i fuoi Scolari * ed Allievi meno amarlo * ed onorarlo * giacché egli fu verfo di elfi Tempre à Te fteflb uguale *ed affabilìffimó, t nell’ infegnargll Tempre pronto* ed indefelfo . LXVI. E perchè le Temenze * che fpefib lenza avvedertene Toglion pronunciar gli uomini grandi * fon Legni chiari de’ tenti menti del loro cuore • voglio perciò riferirne alcune del Morgagni * che Ti trovano anche difperfe per entro le Tue Opere * dalle quali Ognun potrà comprendere il carattere dell’ animo Tuo . Soleva nelle tet dir fovente h che tutto ciò * che ài)evd égli (l) Traile Prefazioni della nobile Edizione Scripto- tum Rei Rujikae del GesKERO tetto il numero XIV. MORGAGNI. ferino, è pubblicato i non era effetto dì grande In* gegno i eh* égli aveffe t ma bensì della fatica, e del* la diligenza (m ) li. Che di neffuna delle Opere fue fi trovava appieno contento (» ) * Dà amen- due quelli fentimenti fi comprende la fuà «lode- ftia * e dal fecóndo quanto fublime idea avelie della perfezione » III* Che la maggior ricthetga * che V Signore Iddio , a cui tutto doveva , f aveffe datas fi era appunto il contentar fi di quello , che aveva * Quindi egli di ninna cofa fu avaro , fé finn che di perdere il tempo* IV. Che la lode fi doveva meritare , e mai cercare * perchè ella corrà dietro a chi la merita f è non la Cerca , è /ugge da chi la cerca , e non la merita * Quello chiara* mente fa conofeeré là fùa gran moderazióne del defiderio tanto pet i beni di fortuna * quanto per la glòria * I.XVII. Altri luoi detti ci dirtioftràno la fuà prudenza , e giulla cautela , che aver li dee nelle Cole letterarie, c fono i due feguentì : V. Quan- to meno et pari credìbile un nofìro fentìmento, tan- to più ìn forma d* uri Dubbio proporne il dùbbia* mo alli e fame di tutti. VI. Quanto più ci fembra nuovo un nofìro Ritrovato , tanto più , prima di pubblicarlo , veder fi dee , e rivedere, é cercar di- ligentemente fe fia fiato da altri , prima di noi , fcoverto * Cosi egli fempre fece [o) , e fu atten- (m) Vegganlì le Dedicatorie de’Selli Adverfarj, e dell’ Epiftole Emiliane, e ia ?- I- degli OpufcoJi p, 56* (n) Prefazione alle XVltl* Epijìole Anatomiche* (o) Vedi la Prefazione alle xviti* Epifiole § ir. e f Èpifiola Anatem, Medie, ÌVI, §, 15, V i t A D i G. B. tiffimo a dare a cìafcheduno quell* onore , che gli era dovuto . VII. Che di niuna cofa parlava più volentieri, che delle lodi de' fuoi Maejlri (/>)/ ma che amava più di loro il vero , e la pubblica utilità (9) ; onde fe per amor della verità foffe flato alcuna volta coflrctto a difffentir dal VaLSAL- VA , e tal dijfenfo foffe, flato da' Dotti approvato • fe ne doveff'e aver buon grado al VaISALVA, e nón a lui * perchè fe da coflui non foffe flato egli infognato , giammai giunto farebbe a meritare una tale approvazione (r) . Quello dìmoftra appunto il fuo animo ingenuo , e grato . LXVIII. Finalmente il detto fuo tra tutti il più commendabile fi è quello , che dimofira la fua feda pietà, e Religione; la quale non fola- mente da lui fu comprovata colle opere, fpecial- mente di gcnerofa carità verfo i poveri ; ma ben anche con averla Tempre infinuata , ancor nelle pubbliche Lezioni (x), nella mente della ftudio- fa Gioventù . Egli adunque a chi interrogato 1’ avelie del vantaggio da lui riportato dallo flu- dio della Notomia , rifpondeva , Vili. Che tre ne aveva conofeiutì • primo il favore di molti gran- di Uomini ; fecondo la munificenza della Serenif- fìma Repubblica y e terzo finalmente , che con tal meggp era arrivato al dono di tanta fede , eh' ef- fer non poteva tentato intorno alla credenza dell7 eflflenza , e provvidenza di Dio . E trovandoli ( p) Praef. de Sedih. & Cauf Morb. &c. § 9. (q ) Prefazione alle XVIII. Epiftole §. 12. (r) Vedi la Vita del Valsalva in fine, (s) Opufcul. P. I, p, ty. in taì dìfcorfi con perfone affai confidenti , fog- giungeva quali colle lagrime fu gli occhi : Beato We , fe fapejji tanto amarlo , quanto il conofco ! LXIX. Il carattere de' più cari e confidenti Amici fa fuor di dubbio conofcere il caratte-* re proprio ’ perchè ogni fimile naturalmente fi c°nfà col fuo fimile . II Morgagni e vicini , e lontani n’ ebbe molriffimi non meno per lode- voli cofturni , che per infigne letteratura cofp- cUi • i quali furon da lui cordialmente riamati , e prontamente nelle occorrenze ferviti. Apprezzò egli tutti *ma affai più i ben coftumati , e tra coftoro i finceri , e leali , lenza le quali virtù fincerità , e lealtà non può affatto folfifte» re la vera amicizia. Sarebbe in vero troppo lun- go il nominar, non dico tutti , ma almeno una falche parte di effi . Di molti qua e là fi è Palato • onde nomineronne fedamente qui uno , quale per chiara fama, per egregj cofturni , e per aver confervata [ eh’ è quel , che più im- porta ] col Morgagni per cinquantaquattro >i una ftretta , e cordiale amicizia (30), me- che Angolarmente di lui fi faccia menzione, fi fu \\ Marchefe Giovanni Poleni , . amicizia del quale col Morgagni cosi par- p un erudito Scrittore (t) : Tra gli sAmict [ del °ùeni ] ebbe il primo luogo il celebratijjimo Si- Morgag ni. 61 ( 30 ) Siccome è ben noto non folamente in Padova, a in ogni luogo , ove arrivate fono le Opere loro, quali fi leggono reciproche amichevoli efpreftioiù, j (t) Lami nella Continuazione delle Novelle Letterari*, Qel MDCCLXII. p. 43-> e 45. V i t a p i G, B. gnor MORGAGNI . . . . La ferie d* efperìmenti fatti [ con efib Marchefe ] in Venezia fino nel MT>CCVU- , a quali intervenne anche il celebra* ti fimo Signor Morgagni , con cui in queir occa- [ime firìnfe quell' amicizia tanto confidenziale, che durò fino al giorno ultimo della vita del no firn Signor .Marchefe Giovanni , XXX. Resta finalmente a dire delle doti del fuo corpo (31)* Fu il Morgagni di datura alta , ma ben proporzionata , di buona prefenza, e di volto cosi bello , gioviale, e di buon colo-» re ancor nella vecchiezza , che i due Ritratti fi- nora intagliati non interamente il raflbmigUano, di cappelli biondi , d’ occhi azzurri * e di così buona vifta per gli oggetti vicini , che mai li fervi degli occhiali («), Confcrvò Tempre Cani * C vigorofi i fenfi interni , ed edemi , in guifa che fino all* ultima vecchiezza collo fteflb fpiri* to , che in gioventù eftemporaneamente (*) in- fegnò nell’prpedale , c nel Teatro , facendo noR poche, nè brievi Lezioni . La compleflìone * V abito del corpo , e le forze furono in lui me* diocri ; ma la fanità fu tanto perfetta, che alca* ni per meraviglia folevan dimandargli, jn qual maniera l’aveife eonlervata in tanta età , ed in (51) Alcune di quede dotimi fono, date conferma- le, dal Signor D, Francesco Seraq Pubblico Pri- mario Prole flore di Medicina nella nodra Univerfità 1 il quale negli anni paffati fu in Padova , e familiar- mente col Morgagni conversò. (u) De Sedib. & Cauf, Morb, Epifl. Xii 7. § 34' (x) P, L degli Opufc. p, 8. V. la Nota 19. MQ*ca a n r. ima vita quali fedentaria , ed a tanti rtudj ap- plicata . LXXI, A coloro , i quali di coiai cofc il dimandavano egli rifponder foleva : che cosi nel Veftire,come nel mangiare aveva confervata fem* pre una moderata femplicjtà • la quantità del cibo però nel pranzo, e nella cena [ la quale per lui era eguale al pranzo , o poco meno ] 1* aveva lafciara in balia della Natura : che grande atten- zione aveva polla Tempre nello fchermirfi dall* inclemenza dell* aria , e dal mutar le ore del pranzo , dellg cena , e del dormire ; finalmente Aggiungeva , che fé la Natura 1* averte ajutato a ben digerire , egli portava opinione , che ciò forte addivenuto dal non ifputar mai. Del rerto fe eccettuar fi vuol? qualche oftalmia (/) qual- che mitiflima podagra reumatica (a) , quell’ una malattia pericolofa nella fanciullezza fofferta , e quella molefta fi , Jtia non pericolofa, d* amenduc le quali fi £ par- lato (b ) , egli menò Tempre una felice , e lunga vita ; poiché mai più dopo la fanciullezza fog- giacque ad alcun male acuto , per cui forte flato forzato a farfi cavar fangue (o ) • nè egli (d ). 9 Uè otto de* Tuoi figliuoli patirono giammai il (y ) Epjjt, XIILeh,, e § cU.y ed Eptfl. LVII § * (z) Ivi. (a) Epijì. XIII. §5 e 4. (b) J.,fXXTO (c) De Sed'tb. & Cauf. Morì. Epìfi.LVlL J. 9* ,e delle Opere del Morgagni parlato ; ma niffuno, eccetto io, ci è Ha- Morgagni forte di feri ver la degna , ed onorata Vira, cari, co d anni,di meriti , e d’onori ancor vive* e’l Signor Iddio fi compiaccia di concedergli vira piu lunga , e profpera finità per utile e vantag- gio degli uomini fiudiofi . LXXIII. E giacché fiam venuti di bel nuovo a parlar degli onori a lui fatti , parmi uccellano, prima che Unifica , di pubblicar quello , che da un Genmuomo forlivese mi e flato notificato * cioè , che la Città di Forlì, per pubblico decre- to de’ trenta Maggio MDCCLXIII. , e confer- mato ne* venti , e ventinove Giugno dell’anno medesimo, ha ftabihto,che Signor Gio: Bat- tista Morgagni , il quale ha tanto ìllufirata la fra Patria , fra Neretto nella fata maggiore di quel' pubblico Palalo un Buflo 'di marmo con fra Ifcrifrone : onore , che prima di lui non è fiato tatto da quella Città a niuno de’fuoi celebri Let- terati, non dico in vita, come al Morgagni ma nè pure dopo la morte. LXXIV. Eo affinchè nulla manchi di tutto ciò , che fino a quello tempo degno lì a d’ elfier laputo di quello vero gran Letterato, voglio qui arrecare la belliflima llcrizione, che fiotto °di quei «ulto fi legge (colpita; documenti * a^ia a^a » e con pienezza di documenti delle accennate cofe.idoneamente fentto. Spero 5 che queft° fegno della mia filma, e dell’amor b da me dimagrato verfd quello ih'figne Lèttera- ° ,a°°ia incontrare il fuò gradimento ’e 1’ filò com- patimento , e che i Letterati preferiti , e futuri abbia- no da ricavar gran profitto dalla lettura di quefia Vi, E 66 V i t a d r G. B. JO. BAPT. MORGAGNO NOB. FOROL. PATRIA INVENTIS LIBRISQ..EIVS PROBATISSIMIS VBICUNQ.. GENTIUM ILLUSTRATA DECREVIT A. D. MDCCLXUI. PONENDAM IN CELEBERRIMO HOC LOCO MARMOREAM EFFIGIEM adhuc viventis. Ed il dittico ancora, che incorno a quello inta- gliato fi legge . . Htc ejì , ut perhibent doßorum corda virar um Primtts in Humani Corftrìs Hifioria, E tanto parmi , che , badi incorno alla Vita del famofo Giovambattista Morgagni . Opere Stampate. Perche tutte le Opere del MORGAGNI per con- fedito f e direzione de’ dotùffimi Giovanni Lar» BER , C(t Antonio [ho figliuolo y al preferite Medico Primario di Buffano , e Medico Con figlierò di S. sA. Reverendiffima Monfignor Vefcovo s e Principe dì Trento , amendue fimi Uditori , fona fiate raccolte , e ftampate , e rifiampate in quejh ultimi tempi , in molti Tomi in fòglio , appreso Giofeppe Remondìnl in Venezia ; perciò fon io qui contento di nominar filamento i Titoli di quefit Tomi yfinga riferire ad uno ad uno i Titoli dt ciaf- eh p duna,. Chi toi am affé di vederli tutti y e d efi Morgagni, fere informato de* tempi e de* luoghi delle /lampe , e rifiampe di ognuna ( dal che la grande filma, che per effe fi è avuta apparifce ), legger potrà / eru- diti/Jìma Prefazione del nominato Antonio Lar- BER pofla innangi agli %Anatomici , I. Adversaria Anatomica Prima, Altera, Tertia, Quarta, Quinta, et Sexta, 11. Epistolae Anatomigae Duae, 111. Epistolae Anatomigae Duodeviginti . IV. De Sedibus, et Causis Moreorum per Anatomen indacatis Lib. v. T. n. V. Opuscula Miscellanea par. ih. Fine della Vita finora ferina del Morgagni. H z LETTERA I All’lll.SignoreSignore PadroneColendiss* Monsignore N. N. In cui fi tratta dell' xAhufo della Matematica nella Scienza Naturale , j. yf I avveßß° ’ confeflfo , che *1 primo, IVI che fi meraviglierà , perchè» abbia io , che Matematico non fono, foriera, e ad V.S. ll- juftrillima indrizzata quella lettera , nella quale del? *Abufo della Matematica nella Scienza Natte* vale intendo di far parola , farà per appunto Ella medefima , la quale Matematica non prò» feda, e per quel , che alcune volte mi ha detto x nello ftudio di quella feienza non è padana più in- nanzi d’una cognizion mediocre della Geometria d’Euclide:nè credo, che in tal propofito lì farà feappar V occafione di dirmi colla folita fua fe- rietà gioviale, e qual’uomo addottrinatiffimo in Divinità (a) : Numquìd potefl caecus caecum du- sere ? nonne ambo in foveam cadunt ? Ma a me non pare , che tanto ciechi fiam noi fu d’amen» due quefte Difdpline , che ignoraffimo affatto V obbietto della generai Matematica , e quel- lo ancora della Scienza Naturale, e la ma» niera di procedere d’ amendue • e tanto penfo , che ballar ci debba per poter lufficientemente in- tender noi ,e fare ad altri ben intendere T Abu» fo, che fi fa di quefte due Scienze , allorché in» (a) Lue. 6. 39. Dell’ Abuso della Matem. fieme fi congiungono colla fperanza , che la Ma- tematica abbia ad arrecare alla Scienza Naturale quella certezza , che le manca , e 1* abbia a fer- vir dì maeftra , e feorta fedele , per farla di- ventar feconda madre di nuovi, veri, e llupendi Ritrovati. 2. Questa appunto mi è paruta Tempre falla faHiflima opinione • e perchè tempo fa in un no- ftro familiar ragionamento , ci’ una in altra cofa pattando , m’ ufcì di bocca quella propofizione , cioè , che la Matematica non fia nè punto nè po- co necejfarta alla Scienza Naturale • e m’ accorti , che in udendola reflò Ella ( innanzi prevenuta a prò della contraria opinione per autorità del gran Galileo ) > egualmente forprefa , che de- li de rota d’ intender meglio quello , ch’io diceva * perciò in alcuni ritagli di tempo > che avanzar mi fogliono dalle moiette e perpetue occupazioni, ho fcritto in quella con qualche politezza, e con qualche di finzione cotal parricolar mio lentimcn- to* affinchè intendendolo Ella bene , poffa colla fua folita potentiffima eloquenza tentar di per- vadere alla Gioventù fìudiola , che non perda da oggi innanzi tanto tempo , e tanta fatica per apprendere una feienza , la quale ettendo in fe- ttetta degniffima , e ben anche necettaria a colo- ro , che o in teorica , o in pratica 1’ hanno da profeflare • non necelfarìa tuttavia , c ancor dan- nofa riefea per coloro , i quali nella generale Scienza Naturale debbono impiegarli : non neceffa- ria , perchè non è quello il mezzo, che conduce al difeoprimento de’ Segreti della Natura * ma E 3 Lettera Prima bensì quello delle ottervazioni , e dell’ efperienze ben regolate dall’ Induzione : dannofa poi, perchè difviata la mente dalle bellezze delle matemati- che verità , fi ferma tanto in quello Audio , che non le avanza tempo per ben apprendere qualche parte della Scienza Naturale , che dee proiettare. Il famofo Galileo , per dileguo di fuo Padre , doveva efier Medico; ma ’l dehderio d’intendere i fondamentali Principi della Mufica , in cui egli praticamente fi efercitava, il trafportò da quello Audio alla Geometria , ed infenfibilmente a tut- ta la Matematica ; quindi gran Matematico egli riufcì , ma non già Medico. 3. Se a tutti addivenifìe quel , che accadde al Galileo , cioè , che in luogo di (Remare eccellenti Medici , diventattero eccellentiffimi Ma- tematici , non fi proverebbe da’ Giovani ftudiofi il danno della ftrada falfa , che avrebbon prefa ; ma non furti hanno il cervello del Galileo , e perciò a moltilfimi di etti foventi volte accade di diventar ignoranti Matematici, ed ignoranriflì- mi Medici con grande incomodo del Pubblico , e con difcapito delle proprie Famiglie . Io non intendo in così parlando , che la Gioventù ttu- diofa abbia da ignorare affatto affatto la Mate- manca , e attender debba fola mente allo ftudìo della Scienza, che fi propone di profetare * anzi dico di più , che ’1 così fare due nettimi effetti produrrebbe ; il primo, che ogni Studiofo d’una fola Scienza dovrebbe fembrare un goffo , tacen. do Tempre, nel comun converfare , o far dovreb- be la parte del Pedante , parlando fempre dello Dell’Abuso della Matem. 71 fiefib argomento , con fua vergogna, e con ìndi- ci bil tedio della brigata • il fecondo , che aven- do ciafcheduna Scienza con tutte le altre un mag- giore , o minore naturai legame ; non potrebbe a patto veruno perfettamente impararne una , fenza intender tanto delle altre , quanto ballar può per non ifeiogliere quello legame . Quindi ho lodato , e loderò Tempre coloro , che fi affa- ticano per fare acquili© dell’ Enciclopedia nelle Scienze , purché tengano fermo il piede nell’ ac- qui ftar colla maggior perfezione , che fi può quel- la , che vogliono profeffare • e quindi ancora io mi fon propello di dimofirar l’abufo , e non già 1’ ufo prudente della Matematica nella Scienza Naturale . 4. E per potere ordinatamente dir quello, che propello mi fono , fa di mellieri di rintracciar falla Storia degli uomini Savj , che fono fiati nel mondo ,• chi fia fiato il primo , o tra’ primi, che abbia innefiata la Matematica alla Scienza Naturale , e chi poi in procedo di tempo abbia approvato e confermato un cotanto moflcuofo in- nefìo , in maniera, che fia a tempi noftri entra- lo un farnetico nella mente degli uomini , che fa per , o inventar non fi polla cofa alcuna nella Scienza Naturale , fenza 1* ajuto della Matema- tica. Quello fatto ricavato dagli antichi , e da’ moderni documenti , che fono a noi pervenuti , ci farà comprendere , che non effendo fin dal principio fiata congiunta la Matematica alla Scien- za Naturale , nè effendofi ne’ fecoli fuffeguenti conlervato in tutte le Scuole cosi fatto legame , E 4 Lettera Prima ancorché in ogni rempo de’ dotti Filofofi Natu- rali flati ci li eoo ; non lì a la Matematica alla Scienza Naturale tanto neceifaria , che lenza di quella non li polla intender quefla y nè in. ella far fi pollano nuove e meravigliofe Scoperte. 5. Questo non è luogo da fcrivere una lun- ga Iflotia di cotal’ ufo , od abufo , che dir vo- gliamo • onde toccherò foltanto alcune cofe prin- cipali confacenti a quello mio bilòg no . Traile prime Scuole della Grecia ( delle quali fi è con- fervata qualche certa notizia fino a noi ) in quel- la di Pitagora fi fa } che fi folle per la prima volta la Matematica congiunta alia Scienza Na- turale . Laerzio nel parlar di Pitagora,dice t Ex Monade, dicebat , & indeterminata Dualitate Numero* gigni, e numeris Punti a , ex punti} s Li- «wf, ex quibus Planae figurae confìant . Ex pla- nis autem Solidas Figuras ,ex qmbus item Solida confijìete Corpora , quorum & quatuor Elementa , ignem, a qua m , terram, & aerem , quae per omnia fe mutent ac nertant , ex quibus fieri Man- da m animatum, intelligentem y rotundum , medìam Terram continentem . Quello illuftre Filofofo deli’ antichità propofe quella fua Ara vagante Iporefi a’ fuoi Scolari ; i quali , per quel , che di loro è flato fcritto , non potevano , non dico impu- gnare qualche fua lentenza , ma nè pure par- lar tra loro per certi anni , e giammai co’ re- gnaci d’altra fetta de’fennmenti del loroMaeflro: e fe taluno coflringer gli voleva a rendere intor- no a quelli qualche ragione, eglino quali fchiavi della letta loro rifondevano : Ipfe dixit , né fi Dell’Abuso della Matem. curavano dì pafiar più innanzi , come fé tanto impeccabile folle (fato il loro Maeftro , che tut- te, o ciafcheduna delle fue fentenze ufcita fulfe dalla bocca della verità .Ma fé oggidì Pitagora viveffe , io mi lentirei la voglia, ed il coraggio di negar in tutto e per tutto quella Tua fìlaffrocca , per quinci Sollazzarmi nel veder intrigato qual pulci- no nella (loppa quello povero Filofofo, fenza po- ter trovare un mezzo termine al mondo per di- nioflrarmi la lua opinione . 6. Ma in que’ tempi meno de* noftri illumi- nati riverentemente gli fu mandata buona dai mutoli ed attoniti luoi Icoìari *, di modo che Tjmeo da Locri nel libro De %/lnima Mundi , o lìa De Natura [b) , feguitando 1’ opinione del Maeftro , afiegna a cialcheduno degli elementi una geometrica figura , e tratta polcia di quelli clementi ,ed in confeguenza di tutt’i corpi col- le proprietà delle figure loro allegrate • come fé le proprietà delle figure aftratte de’ Geometri s*incontrafiero ne’corpi,o colle proprietà de’cor- pi avefiero la menoma convenienza . Chi non 73 avrebbe dovuto ridere allora di quello granchio ben grande , che fi prendeva da’ primi uomini di quella ftagiona? e pure non folamente cotal’ inet- ta maniera di fiolofofare non fu pigliata a Icher- fìP, ma fu ben anche ricevuta e riputata molto da’leguaci di quella Setta. 7. Tra coftoro merita luogo diftintiffimo Pla- fone, il quale nella Scienza Naturale fu inte- (b) Pubblicato nel MDCLXXXVIIL in Afterda- da Tommaso Gale. Lettera Prima ramentc Pitagorico ; di modo thè il Dialogo , che di quello argomento egli ledile, a Timeò l’intitolò. In quello, dopo aver deferiti’ i Prin- cipi Naturali giuda i fentimend dì quella Scuo- la , dice una meravigJiofa particolarità , che fa chiaramente conofcere la grandifiìraa fiima , eh* egli aveva di quella Setta , e come fopra tutte le altre migliore 1* avelie riputata , fcrivendo ; Superiora vero bis horum Principia Deo nota flint, atque et , qui Dei fit amkus . Vegga di grazia Monfignore fin dove fa trafcorrere una fantafia accefa per la flima d* una opinione ! Arrivò in fomrna a credere Platone, che i Principi cole naturali migliori di quelli, ch’egli , fecon- do i Pitagorici aveva deferirti , follerò a Dio fidamente noti , ed a colui, che fiato folle amico di Dio; il che , le non vado errato , altro non lignifica , che fenza una divina rivelazione, giam- mai difeoprirebbonfi Principi Naturali migliori di quelli , che da lui erano fiati defediti, e fta- biliti . 74 8. Ma io non fo intendere perchè Platone avelie tanto efagerato il merito de’ Principi di Pitagora nel tempo , che Talete prima di coftui aveva col fatto dimofirato , che fi inter- pretazione della Natura non dall* applicazione della Matematica , ma dall’ efperienze , e dalie ofiervazjoni fi folle dovuta incominciare . Plu- tarco (c) ci afficura,con quelle parole,del fen* timento di quello valentuomo : Idem Thales Prìn- cìptum rerum effe dtxit %.dquam .... Qitod autent (c ) De Plac. Philof L. I. Gap, 3. Dell’Abuso della Matem. e* aqua omnia ovta fini, inque ea?n omnia fuo inr teritu refolvantur ì là ex eo prìmum conjecit, quod femen omnium animalìum prìncipium , humtdum ejì . Inde fit probabile , omnia ex humore nafet tanquam principio . Deinde quìa omnes fllrpes ha- 'miào aluntur , idque fuae foecunditatis caufam babent , eoque àejlitutae exarefeunt . Similmente Laerzio nella Vita di quello Filofofo,con que- lle altre parole , il conferma : Inanìmatis etiam illum animam ineffe putaffe %Aviftoteles , '& Hip* pìas außores [unt , conjicìentem ìd ex Magnete , & Succino. Quindi fi vede , che Talete era andato per una ftrada oppofia affatto a quella di Pitagora; e fe fi ha da giudicare con ifchier- tezza, fenza una divina rivelazione, molto migliore di quella,che fu da Pitagora tenuta ; impercioc- ché filofofò egli fu quella fciénza ricavando i Prodotti neceffarj dall’ efperienze e dalle onerva- zioni, le quali fono i veri mezzi per ben confe- guìre l’accennato fine. 9. Nella fteffa maniera , coll’efempìo di Ta- cete, fi dovettero allontanare dalla fconcia ap* plicazione della Matematica alla Fifica tutti co- loro , i quali fiabilirono uno degli Elementi , o tutti e quattro per Principj della Scienza Nata- tale; cioè Anassimene , che affegnò l’aria , pRACLiTOjche affegnò il fuoco, ed Empedocle, che filofofò fu tutti e quattro gli Elementi. Go- ftoro ben conobbero , che nella Natura , e non altrove fi doveffe la Natura interpretare ; onde fi sforzarono d’affodare qual fondamento della lo- to interpretazione o uno , o tutti e quattro gli Lettera Prima Elementi , come quelli , eh’ ersn dovuto loro fembrare corpi ma ili mi dell’ Univerfo , e dotati di cosi eminenti proprietà, che uno di elfi, o tute’ inficine flati foffero badanti a coflituirlo. 10. Ne’ fidamente tutti quelli Filofofi,i qua- li con ragione Efperimentalì poffonfi appellare ? ma molti altri ben anche , i quali d’ipotetici meritano il nome, rifiutarono una cotanto inet- ta applicazione . Leucippo Democrito , ed Epicuro prima ; e dopo di Platone avevan tentato , coraechè con una Ipotelì , d’ intcrpret/.r la Natura lenza il menomo intervento delia Ma- tematica ,anzi con negare a tutti gii Elementi ( ec- cetto che al fuoco, che compoflo d’ atomi rotondi il credettero ) una qualche Geometrica figura , con- forme Annotile(d) ne afficura. E fe fenza paflio- ne giudicar fi vuole, colloco meglio de’Pitagori- ci , e di Platone artefero a filolofare nella feten- za naturale , poiché tentarono d’ interpretar la natura nella natura medetima, nè ofeurarono , o intrigarono quella con aggiungere a lei le aftrat- te ed immaginarie geometriche figure ; le quali non avendo punto le proprietà de’ corpi concreti, adombrano anziché illuftrano la loro Effenza , e ci allontanano dalla conofcenza de’loro veri ufi, ed effetti. 11. E’l medefimo Aristotile negò ancor effe agli elementi qualfiha geometrica figura , (e) e fi affaticò d’interpretare la natura nella mate- ria , nella forma , e nella privazione , cofe tutte (d) X. 111. Cap. 4. de Cado. Ce) Ve Cado L 111. Cap. 8. Dell* Abuso della Matem. che eiìftono in lei , ed in dafchedun corpo fi veuoono cogli occhi , e lì .toccano colle mani , Mi è ad Aristotile dir fi può , come dir fi po- trebbe aci Epjcuro , che ignorato avelie la Ma- tematica , giacché colui ieri fife ancora lu qualche argomento di quella icienza , laddove cofti.fi , co- nte d’Aftronomia ignorannffimo , fi fe ufeir di fiocca , che tanto grande folle il fole , quanto da noi dalia terra fi vede ; ma creder fi dee più ro- fto, che intendendo bene Aristotile la gran- dilfima differenza , che s’ interpone trai!’ obbiefto delia Matematica,e quello della Scienza Natura- le , non avelie voluto intrigar luna faenza colf’ altra per bene e meglio interpretar la natura. 12. Ma dopo che ceffo nella Grecia la voglia di fabbricar nuovi fiftemi, o perchè fu creduto , che lutto fi folle già penlato , e fcrirro dagli Antichi , o perchè le guerre inreftine , e pubbli- che , che traile città di Grecia nacquero , o da* Macedoni prima lotto Filippo, pofeia fotta al- cuni Capitani d’ Alelfandro , e finalmente lotto ì Romani Dittatori furon fatte in que’ paelì, Sconvolto avellerò gli animi de’ Greci , ed im- pedito avellerò loro il filofofare * egli è certo , che per alquanti fecoli nè in Grecia , nè altrove nacquero nuove fette , ma fi ftudiarono quelle , che ab antico erano Hate inventate * fino a can- to , che gl’ innumerabìli Barbari del Settentrio- ne , inondando quali tutta 1’ Europa , e moka parte dell’ Africa , e dell’ Alia , pofero a ferro e a fuòco tutto 1’ umano fapere , uccidendo i Let- terati , e incendiando le Librerie . In Collanti- 77 Lettera Prima nopoli {blamente , capo allora dell’ Imperio Ro- mano, fi conferve) qualche tavola di quello uni- verfal naufragio delie Icienze , e delle arti , la quale fervi agli Arabi , i quali infieme co’ Tur- chi debbellarono quella gran Città, per navigare li mare delle lettere in tempo, nel quale regna- va una grandiffima ignoranza in tutt’ i paefi, ne’ quali da tempo immemorabile eran femore fio- rite . r 3* Quindi venne in tanta filma Aristoti- le ( le cui opere in Goflantinopoli furon trova- te ) appo gli Arabi ignorantiffimi della lingua greca, che non fi curarono di (esultare altra Setta , che la Tua . Della Matematica non fece- i’o coftorp gran calo , nè per quanto io fappìa , i (ervirano d efia nell* indagar la feienza natura- le . E comecché il maggiore loro fiudio fpfle liato nell’ inventare fu d’ Aristotile tante fer- tili ed inutili queftioni • nondimeno fi trova di efli , lenza alcun foccorlo della Matematica, qual- che utile nuova penfata nella Cirugia , e nella Chimica ; in quella , perchè fecero maggior ufo del fuoco , che gli Antichi Greci , e Latini fat- to non avevano ; ed in quella , perchè per ceca- lione di trovar la difperata Pietra Filofofale di- feoprirono molti utili medicamenti. if- Ma finito già il Millesimo barbarico fi commciò in Europa a far rifufeitar Io Studio delle Scienze , e delle buone Arti . Piu che in ogni alno luogo , in Italia fi ravvivò infieme colla Filofofia Platonica per opera di Marsilio Fi ci no 5 quello ancora della Matematica per in- Dell’ Abuso della Matem. duflria di Federico Comandino: ma fino al tempo del Galileo non fi vide l’applicazione della Matematica di bel nuovo , ancorché in al- tra guifa , alla Scienza Naturale , conforme il V ivi ani nella collui Vita chiaramente ì’attefta : Tra tanto ( quelle fon fue parole ) non aveva ( il Galileo ) mai rivolto Pacchio alle Matema- tiche , come quelle , che per ejjer quafi affatto fmar- vite , principalmente in Italia ( benché dall' opera, e diligenza del Comandino in gran parte refiaurate), per ancora non avendo pigliato vigore , erano più tojìo univerfalmcnte in deprezzo , e non f'apendo comprendere quel che mai in Filofofia fi poteffe de- durre da triangoli, e cerchi, fi tratteneva fil- marlo dr applicar vifit : ma il gran talento e dilet- to infierite , df egli aveva , come fi e detto > nella Pittura , Profpettiva, e Muffa ; e il fentlre affer- mare frequentemente dal Padre , che tali Pratiche avevano V origin loro , e fondamento nella Geome- tria y gli mo/Jero defiderìo di gufarle, e piu volte pregò il Padre , che voleffe ìntrodurvelo e ma que- fti, per non difìorlo dal principale Jìudìo di Me- dicina differiva di compiacerlo , dicendogli , che quando aveffe finito i fuoì fìudj in Fifa , poteva applicar vi fi a fuo talento , is. Ne’ ci volle meno della molta eloquenza, e delia bella maniera d’ magnare del Galileo per far entrare in capo agli uomini una cosi fat- ta applicazione , già molti fecoli prima , come teflè dicemmo, introdotta nel filofofare da PiJA- Gora , e da’fuoi Scolari. Quindi ( fiegue a icn« Ver di lui il Vi VI ani ) rinnovò nella Pattiate fi puh Lettera Prima dire nell* Italia le Matematiche , e la vera Filo- fofia ; e quejìo non fola colle pubbliche e private Legioni nella Città dì Fifa , Padova, Venezia , Roma, e Firenze, quanto colle continue conferente, che ne congre[fi avanti di lui fi facevano , ifiruen- do particolarmente moltijftmi curiofi ingegni, e gran numero di Gentiluomini con lor notabile acquìfto . E in vero il Signor Galileo ebbe dalla natura così maravigliofa abilità di erudire , che gli JìeJfi Scolari facevano in breve tempo conofcer la grandet- ta del loro Maefiro , 16. Or ecco Monfignore in qual maniera , e per quali occafioni fi ritrova imbrogliata la Ma- tematica colla Scienza Naturale . I parteggiani di quello imbroglio colla più vigorofa eloquenza, che hanno , non rifinan mai di efaltare fino alle {lelle il merito di quella Scienza, come la foia, che ci fa fapere quel poco di vero , che han po- tuto gli uomini conofcere colla propria indolirla e fatica. In quello,giudicando fenza far lo Scet- tico, e fenza paffione , dicono fuor d’ogni dub- bio la verità * poiché in niuna altra parte dell’ umano fapere con maggior chiarezza, femplicità, cd evidenza fi metton l'otto gli occhi quelle cole, che fi dimollrano , e le dimoftrazioni fon tali , che convincono I’intelletto; ma non parmi, che dicono il vero allorché fortemente dall’amor del- la Matematica commoflì ed agitati ci vogliono dare a credere, che fenza la Matematica non fo- lamente faper non fi polla la Scienza Naturale , ma ben ancora , che fe quella a quella non fi congiunge , non porrà giammai quella interpre- Dell* Abuso della Ma tem. tar la Natura , nè far giammai in efia utili , nuove, e forprendenti fcoperte. 17* Imperciocché’ le dal palliato fi può alle Volte preveder 1* avvenire , egli fi potrà franca- mente aderir quella proporzione, che ficcorne ne* primi temni delia Sapienza greca Talete ,Anas- simene, Empedocle, LeucipPo, Democrito, ed altri , i quali o non feppero di Matematica , o di efla non vollero fare uio nell’ indagar la Natura, dilcoprirono meglio, ed in numero mag- giore i fuoi fegreri , che Pitagora , Timeo , Platone, ed altri, che fervir fi vollero della Matematica in quella invefligazione , come dalle Scoperte degli uni , e degli altri a nofira notizia venute fi può vedere: così ancora fperar fi deb- be , che tutti coloro, i quali, non intrigheranno la Matematica nell’interpretazione della Natura , ma fi atterranno {blamente al Metodo della Spe- rienza dal Verulamio ritrovato, potranno bene, e meglio de’ Matematici venir a capo delle nuo- Ve utili Scoperte, che ci faranno internare ne’fe- gieti della Natura, ne unquemai ci condurranno ali’ipotefìjo dir vogliamo ai giuochi della fantafia. 18. Egli parmi , fé mai non mi appongo, che ha addivenuto a’ Filolofi Matematici nell’ appli- cazione della Matematica alla Tifica quel , che accadde ad Aristotile nell’ applicazione della lua Logica altre parti della Filofofia . Ari- stotile ancorché inventore non fia fiato della Logica , come , qual’ uomo ignorante della Storia , fcriffe Averroe nel Proemio de’fuoi fomentar] • nondimeno egli con una grandifiìma F Lettera Prima fatica raccolfe le regole di Logica da Euclidé Megarefe, non già il Geometra , ma il Filofofo Scolare di Socrate , prima d’ogni altro già ferine, ed altre ancora , che di tempo in tempo erano fiate da altri ritrovate,e ne formò un Ar- te di penfare , da lui utile , e necefiaria filmata per rinveftigazione delle Scienze, e delle Arti * c perthè gli coftò una incredibil fatica , Tamò -fhmprt tanto r che da per tutto ne’ libri feruti per in legnare a* Tuoi fcolari fe ne volle fervire ; quindi ci diede una Fifica , ed una Metafilica , che meritato avrebbon più torto il nome di Eier- citazioni Logicali fu dì quelle discipline , tanto fono elleno intrigate nelle perpetue ed inutili qui- ftioni , che que’ nomi , eh’ egli lor diede 19. Lo fteffo panni,-che abbian fatto i Filo- fofi Matematici : perchè han dovuto eglino affati- ben fudare per acquiftar quella Scienza ; e perthè veramente in quella fi vede un faggio della verità , che perpetuamente dagli uomini fi cerca , nè Tempre , o facilmente fi ritrova ; perciò di erta fi fon voluti fervire anche in altre Scien- ze che non hanno lo fteffo obbietto della Ma- tematica * {limando per avventura , che per mez- zo d’una*forza alfimilatrice le verità matemati- che aveller dovuto ben’ anche nella Fi fica difeo- prir Tempre , o frequencemen.te la verità : ma la iperienza ci ha fatto vedere il contrario, cioè, che fe’l Galileo , il Neutone , e qualche altro Matematico infigne hanno fatto qualche nuova , vera , ed utile feoperta nella Tifica, non fia que- lla provenuta dall’ applicazione della Matematica Dell’Abuso della Matem. 83 a quella Scienza; ma bensì dall’efperienze, e dal- le oflervaziom da dii prima fatte ; e che allora le loro Matematiche dimoflrazioni qualche nuo- va verità ne hanno dimoflrata , quando da que’ mezzi tali Prodotti certi , o Dati, che dir vo- gliamo , lì fon ricavati , che hanno appresalo un laido fondamento alle loro dimoflrazioni : altri- menti quelle flelle vantate dimoflrazioni ci hanno qualche erreremo qualche ipotefi infegnato ; quin- di dimoflrazioni di nome y e non di fatto fon elleno pel cammino riufeite. 2.0. Di quello , eh’ io dico ci fommìniflra un illuflre efempìp Renato Cartesio il quale, come ognun fa , tra’ Filofofi Matematici merita d’ aver luogo diftinto . Egli (/) quello giudizio forma delia maniera di Filofofare dei Galileo: Et generativi quidem mi hi videtur il le mslius pht• lofophari , quam Philojophorum vulgus , quatenus ab erreribus Scholae quantum potefi recedit t & materias Phyfìcas rationibus mathematicis examina- re conatur ; eatenus fané illi omnino ajlipulor, & puto nullam aliam invefligandì veri Rationem ef* fe , Ma è troppo noto il frutto , che coite il Cartesio dall’ applicazione della Matematica alla Scienza Naturale ad imitazione , come egli dice, del Galileo . Egli altro , che una Ipote- si , per Aia medefima confetfione, nella Pitica non c infegnò , appunto perchè fece abufo della Matematica nella Scienza Naturale , fervendoti di quella , non per dimotlrare le verità dedotte dall’ efperienze , e dalle oflervazioni , come fatto F 3, CO p, IL Epifl. 91. 84 Lettera Prima» aveva il Galileo , e come dopo di amendue ha facto il Neutone * ma per dimoftrare un fuo fogno , o una lua immaginazione . Ed il bello fi è , che innamorato delie fue Fanfaluche , ebbe il coraggio di dire , che perchè quella fua Ito- teli fpiegava affai bene i Fenomeni Naturali • non piu Ipotefi, ma una vera e bene ftabiiua Uoicn- na fi do vede da tutti riputare , ZI. Ma gli uomini più favj hanno , giuda il proprio merito , giudicato dei valore della Ma- tematica , e di quello della Scienza Naturale * nè punto fi fon curati d’ intrigar F una coli’ altra, per accreficer le difficoltà in amendue , fenza fpe* rame il menomo vantaggio . Il gran Bacone da Verulamio più d’ogni altro, che mi è fi- nora venuto alle mani , ci ha quello a bufo ad- ditato , e nel tempo fteffo ci ha dileguato l’uti- le , ed il lodevole ufo , che nella Fiòca fi puq fare di quella Scienza . Ecco qui le lue parole raccolte e fedelmente da divedi luòghi trascritte; Qyod ettam quodammodo facere compellimur proptev de l'ictus y & fajìum Mathematicorum , qui hanQ feientiant Phyjìcae fere imperare difcupiunt. Ne- feto entra quo fato fìat , ut Mathematica ,fy Lo- gica , quae ancillarum loco erga Phyficam fe gere- re debeant , nihilominus certkudinem fuam prae ea jaffiantes domìnatum cantra exercere praejumant (gf Naturali* Phtlofophia adhuc fmeera non iryvenitur• in %Ar 'tflotelis Schola per Logicava , in Plafoni* Sebo* la per Theologiam in jecunda Schola Fiatonis , Proeli & aliorum per Mathematicam , (g ) De Dign. & Augm, Sciente L, HI cap„ 6. Dell’Abuso della Matem. 85 quas Ph'tlofophìam Naturatevi ( notili bene ) ter- minare , non generare , aut procreare debet . ex Philofophia Naturali pura & impermixta melio- ra fperanda junt (h ) . Optirne autem cedit Inqui/ì- --tìo Naturalis quando Pbyficum terminatur in Ma- thematicum . (i ] 22 Or vegga Monfignore di qual fentimento fu il Verulamio , il quale è (lato , è , e farà fuor d’ ogni dubbio Tempre il gran Maeftro dì color , che fanno intorno all* ufo , e all* abufo della Matematica nella Scienza Naturale . EpIÌ O adunque filma , che grande abufo fi faccia della Matematica allora quando da* Matematici orgo- gliofi , e tutti pieni della certezza della Scienza loro lu della Fi fica , congiungono quella a que- lla , non quale Ancella ofiequiofà , eh* efier do- vrebbe , ma qual fovrana Regina , che non è , per rintracciare i fegreti della Natura • impercioc- ché egli è troppo chiaro , e più innanzi ancora il dimoftreremo , che non polla a patto veruno la Matematica generare , o procreare la Fifica , ma foltanto terminarla , cioè illufirarla , ampli- ficarla , dimoftrarìa , fervida in fomma qual fer- vetta fedele ed accorta per adornarla , ed abbel- lirla come far fi fuole ad una Padrona . E que- llo egli crede , che fi a I* ufo vero , e lodevole della Matematica nella Scienza Naturale * onde conchiude, che non polfa fe non che ben fatta dufeire 1* Inquifizione della Natura , quando il Fifico col mezzo della Matematica termini , cioè F 3 di) Non. Org, X. I. Aph. 9 (5, (i) Nov* Org. X. XX jdph, 3* Lettera Prima illufiri , amplifichi , e dimofiri gli Tuoi veri ri- trovati per altra fi rada prima difcoperti . Ma quefh veri Filici Ritrovati , e non i loro orna- menti , e dirooftrazioni fon quelli, che pofibno migliorare la condizione degli uomini, mettendo- gli in iftato da far loro conofcere la Natura , gli ufi ,ed effetti de’ corpi, che li circondano , per confeguire col loro mezzo quell’ umana feli- cità , di cui eglino fon capaci ; quindi neceffa- riamenre ne fiegue, che fedamente utile, e giam- mai necefìaria fia 1’ applicazione della Matemati- ca alla Scienza Naturale. 23. Ho voluto qui , benché di paflaggio, ac- cennar T utilità , che dall’applicazione della Ma- tematica nella maniera de’ Moderni alla Scienza Naturale riportar fi può da* Filofofi , affin di non incorrere nella maldicenza de1 moderni Ma- tematici , i quali fi fiimerebbono troppo da me difprezzatì e pubblicamente offefi, fe dichiarato aveflì in tutto e per tutto inutile la Matemati- ca nella Scienza Naturale. Quefia utilità, e non neceffità , che fi è accennata , lor dee badare per non decadere interamente dal fovrano impe- rio , che fi hanno, da circa due fecoli, arrogato fopra tutto 1’ umano Capere • e badare ancor dee ai Giovani Studiofi, affinchè (pendano il lor tem- po , e le loro fatiche con maggiore economia , non impiegandole tutte in una fcìenza , che non debbono profetare , e mancando di attentamente e feriamente ftudiare quella Scienza , della quale bramano d’ effer profefiori . Su di che col mag- gior rifpetto , e fommiffione , che m’ abbia , Dell’Abuso della Matem. fupplico i dotti Maeftri a non empiere tanto il capo de* Giovani Srudiofi de’ pregi e delie lodi della Matematica,che coftoro mettan da banda gli ftu- dj della Profeffione, per attendere a quelli che prr« feffar non debbono , con quali certo pericolo di rimaner degli uni, e degli altri ignoranti * giac- ché in tutte le parti dell’ umano fa pere fi veri- fica la Sentenza d’ Ippocrate , %Ars Unga , Vita brevls , nè tutti gli uomini hanno 1* ingegno dei Galileo, o del Neutone, che poteffero egual- mente attendere a tutto , ed in poco tempo il tutto intendere e ben fapere. 24. Ed affinchè i Maeftri,ed i Difcepoli toc- chino con mano I* abufo , che da effi li fa della Matematica nella Scienza Naturale , voglio qui recar due argomenti, i quali mi hanno in maniera con- vinto di quella verità , che ho (limato d’ effec io tenuto per utilità comune a pubblicarli in que- lla occafione . Il primo de’ due argomenti fi è quello ; lo Scopo della generai Matematica al- tro non è , che 1’ inveftigazione dell’ aflratta quantità o continua , o difereta ; dalla quale fi dimollrano le proprietà , e gli ufi delle figure, e de’ numeri con femplicità , chiarezza , e verità: lo Scopo all* incontro della Tifica fi è l’invefti- gazione della concreta quantità efillente ne*corpi* dalla quale col mezzo dell’ efperienze , e delle olfervazioni , e colf ajuco dell’ Induzione, li proc- cura di di (coprire il vero Schematismo Latente, o fia la vera teffitura di quelli , ed il loro Latenti Proceffo, o dir vogliamo, 1’ intera conolcenza delle azioni , degli effetti , e delle caufc vere di F 4 Lettera Prima quefti effetti ed azioni , offia di poter far di etti un ufo più ficuro , e più generale per utile , e vantàggio dell’ umana Società . Quetta , che ho qui detta panni una verità , la quale nè pure da un ardito Scettico fi può mettere in dubbio , o in quittione . 15. E 5 troppo quindi chiaro , per primo , che E obbietto della generai Matematica fia la quan- tità attratta , ed immaginaria o continua , o di- fcreta ; e quello della Fi fica , la quantità con. creta efiftente in Natura • quindi ancora, per fe- condo , neceffariamente fi deduce , che ficcorne lo Schematifmo d’ un corpo , o il fuo Precetto non pottono unquemaì fervire allo fcioglimentod’ un Problema , o alla dimoftrazione d* un Teore- ma geometrico , o aritmetico ; cosi per 1* op- potto qualunque Problema , o Teorema Mate- matico , in qualunque maniera alla Fifica appli- cato , non ci farà unquemai fapere il menomo Schematifmo , o’l menomo Proceffo di qualun- que abbietto ed infimo corpose quindi finalmen- te è ancora chiaro , che qualora quefti due Sco- pi , e quefti due opporti obbietti a credenza fi unifeono infieme ; in luogo d’ interpretar la Na- tura , o di render la mente più adattata ad in- ternari! ne’ Tuoi fegreti • s’ intriga quella ,e fi mette innanzi a quefta un oftacolo , per cui o refterà Tempre al bujo , o crederà d’ aver fatte reali, ed utili Icoperre , quando trovato avrà fo- gni e fantafmi . 26. Il fecondo argomento fi ricava dalla ma- niera , con cui fi applica da’ Filofofi moderni la Dell’A buso della Matem. Matematica alla Scienza Naturale . Quella fi tro- va defcricta dai famolo Musschenbroek in quel- la dottiffima Orazione, ch’egli premette ai Saggi di Naturali Ejperienge deli’ Accademia del Cimen- to , da lui tradotti in latino , ed accrefciuti eoa moire Tue giunte , e con alquante correzioni : c voglio più tollo da collui , come da un illufire Filofofo Matematico, che da altro o non Mate- matico , o poco in quelli ftudj verfato , traferi- vere puntualmente quella maniera , affinchè non abbiano i Matematici a dubitare della mia buo- na fede : Omnia ( così egli fcrive ) quae hoc mo- do ( cioè coll’ esperienza , e coli’ olfervazione ) colliguntur phaenomena in clajfes fuas evunt ordi- nando , ea quae communio funi univerfis , feorfim ponendo , dift infila a fingulis .* fi tamen in his , illi [ve Magnitudo obtine at, ita ut comparavi fecum invicem pojfint, evadunt objefiium Mathematìci qut nova acquirens Data , ea fuis demonjìratìonìbus amplificare , atque illujìrare potejl, propiujque per- venire ad determinationem caufarttm, ut & ad ea- rum magnitudines & proportiones. 27. Dalle parole di quello Valentuomo ricavar fi pofifono per lo prefente bifogno alcuni impor- tanriffimi Corollarj . Il primo tra quelli fi è , che i Dati di Fifica, i quali, perchè riguardano la generai grandezza t diventano obbietto della Matematica, debbono effer dedotti per mezzo del- 1* Induzione o femplicc, e comune , o pure Ba- coniana , dai Fenomeni della Natura . Il fecon- do , che il Matematico altro ricavar non polla colie fue dimoftrazioni dall’applicazione della Ma- Lettera Prima tematica a quelli Dati Filici, fe non che un am- plificazione , ed una illurtrazione de’ medefimi , per cui fi accorti la mente alla determinazione delle caule, e delle loro grandezze, e proporzio- ni • Il terzo , che ancorché fi voglia tener per vero tutto quello , che ’l Musscheneroek di- ce , non perciò larà vero quello , che volgar- mente da’ Maeftri fi proccura d’infinuare alla rtu- diofa ignorante Gioventù* cioè che la Matema- tica fia la Maeftra di tutto 1’ umano fapere , e che lènza di lei non fi porta fpezialmente inten- dere la Scienza Naturale , nè fi portano in ella fare nuove ed utili fcoperte : il che , quantun- que per fenrimento ancora di quello illuftre Fi- lol'ofo Matematico, fia in tutto fallo, come dal- le Tue parole , fi può dedurre; nondimeno fi tro- va così radicato nella mente de’ Maeftri , che fenza fcrupolo alcuno fanno perdere alla Gioven- tù ftudiofa tanto tempo , e tanta fatica fenza il menomo vantaggio al mondo , anzi con manife- llo difcapito della prefcelta Profeffione . Il quar- to finalmente , che conforme ftimar fi dee ben degna di lode la fincerità del Musscheneroek, nell’ magnarci la regolare e precifa maniera di far T applicazione della Matematica nella Fifica , c ’I vero effetto di quella applicazione ; così del pari .fia degno di vituperio 1* ahulb, che di que- lla applicazione fi fa fu que’ Dati, che non fono nè perfetti , mancando loro o tutte , o alcune delle condizioni , che or ora accenneremo , nè riguardano la grandezza generale , la quale coftì- tuifce il vero obbietto della Matematica. Dell’Abuso della Matem. 91 28. Quindi conchiudo i miei argomenti : che fempre che fi applicherà la Matematica luque*per- fetti Dati, che riguarderanno la generai Grandez- za ,fi potrà fpe»are da quella applicazione quel buon* effetto , che ’1 Musschenrroek deferive; ma fe quelli Dati faranno imperfetti , o infermi* cioè o non dedotti dalle fperienze, e dalle ofier- Vazioni , ma da qualche ipotefi ; o non dedotti da {'ufficiente numero d’ oflervazionì , e d’ efpe- tienze , il quale abbracci o tutta, o qualche par- te della Natura del corpo , che fi vuol dilami- nare * o non dedotti finalmente colla regolare , e fevera Baconiana Induzione * in quelli cali ad- diverrà , che le regolari Matematiche dimoftra- zioni faranno vere * ma o in tutto falbe o dub- hiofiffime , ed incerte le cole di inoltrate , Nè ci è da fpérare , che le matematiche verità appli- cate all’ interpretazione della Natura , per una forza affimilatrice , faceffer diventar veri, o per- fetti i fallì , o imperfetti Dati Filici ; confor- me fi è veduto per efperienfa tragli Scolaftici , che non fi è dimollrata giammai una verità al mon- do coll* applicazione del loro Sìllogifmo , ancor- ché quello perfettiffimo folle fiato , fe non fi è fatta T applicazione fu qualche verità per altri mezzi prima conofciuta , e che foltanto abbifo- gnava della dimoftrazione. 2 che qual- G 3 Lettera Seconda che firn parte dall’ Hauksbee limata , non fo perchè,indebolita , il produce così bene , come s* ella tutta foffe intenta ad effettuarlo. E 1 proba- bile , noi nego , eh’ io m’inganni nel pretender dì ffabilire l’aria per cauta di quello effetto, po- tendo quello provenire da qualche altra finora i- gnota cagione ; ma egli è certo però, che s’ è ingannato 1* Hauksbee nel negare all* aria la pre- rogativa di cauta , nel tempo fteflb , che in pre- lenza dell’ aria , la quale in niun luogo finora conofduto non è prelente , (decèdè. p. Se [offe detto, ( fiegue egli a fcrivere ) che il voto non è perfetto , e che v è reftata nel reci- piente qualche porzione dì aria • in tal caj'o io do- mando , fe quefìa piccola portone d' aria molt fjt- ino indebolita , lafciata nel recipiente , fu [ufficien- te per alzare il fiuido a tal altera ; non avrebbe ttna nuova forza cC aria , che fu lafciata entrare , fatto dell’ alterazione , e portatolo ancora ad ma maggiore altezza ? io. Intendendo affai bene I’Hauksbee,che *1 primo fuo argomento incontrar avrebbe potuto r accennata fortiflìma contradìzlone ; concede an- cor egli , che non fi dia quello perfetto* voto ar- tificiale; ma che nel recipiente refti qualche par- te di aria, in fua fentenza ? moltiffrmo indebolita , la quale éffer poteffe cauta del contaputo afeendì- mento . Ma perchè voleva egli in tutte le ma- niere deludere dalla qualità di cauta di quello effetto i’ aria ; dà perciò di piglio a quello altro argomento creduto da lui incontrafìabile e ficuro. A me pare però , che fe nel primo fi è tatto CVUSA DELL’AsCENDIM.DE’LICORt. conofcee per debole Filofofo , in quello fecondo non follmente deboliffimo Filofofo fi dilcuopra • ma poo , anzi niente informato ancora di alcu- ne genrali troppo neceffarie a colui s che prdfeffar vuole la Scienza Naturale . Badi Ella inanro attentamente alle cofe , che dirò , poiché la quelli Principj nafcer dee lo fcioglimen- to del iropollo Problema . 11. 1a prima tra quelle conofcenze fi è, che non fenpre V accrefciraento della caufa produca accrefcinento dell’ effetto ; quando fpezialmente quello dalia caufa non accrefciuta è flato di già effettato . La vegetazione di rutt’ i corpi o ani- mar , o inanimati ci fomminillra un palpabile efenpio di quello , che qui afierifco . Ed in ve- ro ia follanza nutrimentofa, caufa materiale len- za dubbio della vegetazione di tutti quelli corpi* pirchè introdotta nelle loro fibre aggiunge a que- ll,* nuova materia , per cui fi allungano , e fi di- cano fino al fegno del naturale loro fviluppo * perciò quel tal corpo vegeta e s’ ingrandire :ma nm perchè quella caufa fi accrefce, fi vede mai, che oltrepafìi la vegetazione quel fegno , a cui na uralmente pergiunger dee T ingrandimento di quii tal corpo • anzi qualora quella oltre al bi- fogio fi accrefce , non folamente non fa oltre a quei fegno .ingrandir T animale, o la piantatola arreci all’ uno , e ali* altra fovente incomodi, e morb , e alle volte ancora la morte . 12. Egli 1* Hadksbee fe folfe flato filofofo , avrebie potuto dedurre quella verità , eh’ io coli* efemph della vegetazione ho proccurato di dimo- G 4 L E T T ERA SECONDA Arare , dall5 efperienze da lui fatte e rifate nella Sezione IL , e preci (amen te ove delcrìve a Con- tinuazjone delle Sper/enze della attrizione hi ve- tro , afifin dì parlare della Luce Elettrica. Que- lla Luce Elettrica , in fentenza de’ Neuoniani , non è diveda dalla Naturale , nè quella punt# diveda da quella del fuoco * quindi fe vro fol- fe , che la Luce Elettrica fìa niente ds quella del fuoco diveda, e che 1’ accrelciment' d’una caufa do velie Tempre accrefcere il Tuo effeto * la Luce Elettrica avrebbe dovuto crefcere , alorchè egli accollava al vetro , che fi ftrofinava , m fer- ro rovente,* ma l’efpeiienza gli dimoftrò il con- trario, come egli dice con quelle parole: in tut- ti quelli cefi non potei giammai trovare, che l'ig- giugnere qualunque ejìerno calore, contri bui[c a nien- te all accrefcimento dell' apparenza della prodotti Luce . Pruovai a collocare un ferro infuocato fotti appunto al vetro movente , ma quefìo non fervivi niente affatto fenza l' attrizione del vetro • e f il vetro veniva Jìrcfinato , non fe ne vedeva affat- to maggiore , che fe il ferro infuocato non vi fofe flato . Adunque , a detta dello Hello Hauksbeì, T accrefcimento della caufa non Tempre acerete il confueto effetto • ma egli in quello argotmn- to non fece calo di quella verità , che a dirittu- ra rilevar avrebbe potuto dalle fue ftdfe fperén- ze . 13. La feconda conofcenza , eh’ egli avebbe dovuto avere fi è quella , che fi ricava d. un Aforifmo del Nuovo Organo di Bacone d.- Ve- Causa Dell’Ascendim. De’Licori 105 Rulamio (a) fuo compatriota, le cui opere ave- va egli certamente Andiate , Da quello Aforifmo ho io dedotta una verità {b) in tutto ignota al Verulamio medefimo ; ma facile a dedurli dal- le oflervazioni, eh’ egli arreca nel luogo accenna- to . La verità dì cui parlo fi è quella 9 che ’l gran corpo dell’ aria non fia , come finora è fia- to creduto , un Aggregato d’ innumerabìli parti- celle di diverfo genere , e di fpecie diverfa , di- velle , e fconndfe, e fenza verun ordine con- gegnate ; ma una vaftiffima Màcchina fottiliffì- mamente e dìfiintìflìmamente architettata così in tutto il fuo grandiflimo corpo , come in ciafche- duna delie fue menome , ed infenfibili parti ; in guifa, che tutto il fuo corpo coftituifce il Prin- cipio Attivo deli’ Univerfo , e tutte, e ciafche- duna delle fue parti , come quelle, eh’ effer deb- bono ( come dagli effetti fi fa chiaro ) di diverfo genere , e dì fpecie diverfa , cofiituìfcono tanti particolari Princìpi Attivi , per cui tutti , e eia- fchedun corpo, che F Univerfo compongono, fan- no le loro azioni , e producono i loro effetti . Quindi, è ben chiaro , che parlandofi nella Tifica dell* aria , non fi debba parlar di effa come di tutti gli altri corpi , che pallivi fi han da (lima- re , ì quali moltiplicano fovente i loro effetti a proporzione della lor mole moltiplicata * ma 'co- me del corpo Attivo , che con una fola fua par- ticella può produrre uno , e ancor molti effetti (a ) L. IL j4ph. 43. ( b ) Dell’ Aria , e de’ Morbi dell’ Aria dipendenti , P. 1. Differì, IV. §. 31., e /efg, dell a prima edizione, lEf tera Seconda meravigliofi , i quali tanto fi fanno alla prefenza di quella loia particella , quanto alla prefenza di tutto il gran corpo ; perchè quel tal’ effetto da quella fpecial parte fi produce , così quando dall’ altre fi trova «Mante o feparata , come quando fi trova a tutte le altre prefente , o congiunta. 14. Io filmo d’ aver a fufficienza generalmen- te parlato nell’ accennato luogo di quella oltre- mirabile Architettura del corpo dell’ aria , e dell* ofiervazioni, che mi hanno condotto a quella uti- liffima {coperta • onde non parmi , che lìa qui neceffario di fermarmi a lungo fu tal particolare, il quale abbifognerebbe d’ altra efienfione , che non è quella d’ una Lettera . Dirò folranto qui di pafiaggio, che allora farebbe vero quello, che I’Hauksbee dice, quando il corpo dell’aria fofie veramente una congerie indiftinta d’innume- rabili , difgìunte , e turbolenti particelle y confor- me fenza ragionevol fondamento è fiato comune- mente finora creduto * imperciocché dovendo in quello calò nafcere un qualch’ effetto dell’ aria dalla congiunzione di molte particelle, in efl'a confufamente notanti , dotate d’ una particolar virtù per produrre un tal’ effetto * fe tutto , o una gran parte del corpo dell’aria non farà pre- fente , non farà facile quella tal congiunzione di quelle tali particelle, che avrà forza di far quefi* effetto ; ed in quello cafo 1’ argomento dell’ Ha- uksbee valer potrebbe per dimofìrare, che l’aria non fofie caufa. dell’ afcendimento de’licori ; per- chè 1’ effetto accade ove fe ne trova pochiflima , e non fi accrefce ove tutta è prefente ma dopo Causa Dell’ Ascendim. De’Licore la dimollrazione della colli tuzione macchinale del corpo dell’ aria , fvanifce quello come la nebbia al vento , conforme dalie accennate cofe appa- risce . 107 15. Or vegga quanto fia infufliftente la diman- da dell’ Hauksbee in quello argomento , nel qua- le con maggior forza egli pretende di privar 1* aria della dignità di caufa del già detto afeendi- mento . Ma fe fi Sofie contentato quello illullre Efperimentatore di far Soltanto da Lavorante de* FiloSofi, ed impacciato non fi Sofie nel filosofa- re ; conforme prima di lui avevan fatto con lo- ro gran lode gli avvedutìflimi Accademici del Cimento • non farebbe certamente incorfo in que- lla cenfura , la quale chiaramente il fa compari- re qual’ uomo poco efperto nella Naturai Filofo* fia . -16. Seguita tuttavia 1* Hauksbee a Filo- sofare fecondo il Suo collume , e tenta di rinfor- zare il Suo fecondo argomento colla giunta del ter- zo : Se il liquore ( egli Soggiunge ) fai e per me?* go dell' aria l afe tata nel recipiente , egli è certo , che fale in virtù della preffione fua fulla fuperficìe- del fluido Jlagnante , in cui è pofìo V orificio del piccolo tubo : e perciò quando quella prejjione è rin- forcata dalla forga di nuova quantità cT aria am- meffa dentro, quejìa più potente caufa dovrebbe produrre un maggior effetto , e il fluido dovrebbe falire più ; ciò che egli non fa nondimeno ; ma fi tiene alla medefìma non variata altegga . 17. Nella rifpolla precedente parmi, che fi fia ben dimoftrato , che non Sempre 1* accrefci- Lettera Seconda mento della calila ingrandita I’effetto, e fipezial- mente quando fi tratta degli effetti dell’aria ; on- de non mi fiembra più neceffario di perdere il tempo fu tal particolare . Refi a (blamente da of- fervare in quello terzo argomento , fé fia vera 1’ altra proporzione , di cui in quello luogo fi è voluto ì’HAuksBEE fervi re ■ cioè , che le l’aria è caufa del già detto afcendimento , il produca folamente in virtù della fua preflìone . Egli è vero , che fin dal tempo , in cui furon fitte co’ Barometri tante fperienze nelle valli, e nelle ci- me de’ monti per ifcoprir la gravità dell’ aria * {empiee generalmente fi è creduto , che quella gra- vità foffe fiata caufa dell’ afcendimento, de’ licori ne’ tubi, premendo fulla fuperficie del fluido fot- topoflo : ma a dirla con ifchietezza quella opi- nione non parmi, che fia tanto vera in fofianza, quanto mofira d’effe rio in apparenza *e 1’ inge- gnofififimo Haulcsbef, colla fua gran pervicacia avrebbe potuto conofcere la poca fua fermezza, e perciò lafciarla da banda in quella occafione. 18. La conobbe certamente il famofiffimo Bo- era ve nella Dififértazione dell’ aria , fìampata nella fua Chimica , allorché come gran Filofofo dimandò : JQui fiat ,ut aer gravis , & fiuidus premat aequaliter omnia covporum latera, Ila, verticali a ora, Inferiora , obliqua ? Per mezzo delle ofiervazioni collui conobbe , che la prefilo- ne della gravità dell’aria non folle come comu- nemente fi concepifce , da (opra in giufo , fiotto la quale nè animale , nè pianta refifier potrebbe, e dovrebbe neceffariamente reftar opprefla e dis- Causa Dell’ Ascendim. De’Licori, Fatta * ma che da ogni banda con amichevoli e non m!opportabiii abbracciamenti ftringeffe , e premelfe 1’ aria tutt’ i corpi nel fuo gran feno contenuti, in guifa, che fi vede , che la più de- licata piantolina viva lenza offd’a nella predinne dell’ aria , ed ogni più minuto ed inlenfibile in- fetto vive e lenza impedimento fi muove in que- lla predinne . Quindi quello Valentuomo per af- fegnar qualche ragione ad un tal curiofo fcnome- no, poco dopo , IcrilTe : Qjiaye cogitarvi fa epe num- quid Deus Ignem , & *Aera pure elaflicum ambo creaverit non gravia , ad nullum certum punctum tendsntia , [ed per totum un'vvevfum, cunSìaque muri- di fy/ìemata aequabditer diflributa . Nel che pa- re , che leguitato avede Aristotile* il quale fil- mò (c) y che ’i Cielo , o fia fi Etere * o l’aria, che noi Naturale appelliamo , non fofle nè gra- ve , nt leggiera. ip. Che 1’ aria tanto nello fiato della Tua fempljciìà , quanto in quello di mdcolanza degli efrluvj di tutti gli altri corpi non abbia la Tua gravità * non panni , che creder fi pofia ; giac- ché la proprietà d’ efier grave a tutt’ i corpi fi vede comune . Che noi ignoriamo il centro , in cui fi appoggi nell’ Univerfo la gravità dell’aria, dalle odervazioni del Boerave evidentemente ap- parila ; poiché per loro mezzo fi comprende , che fi aria non piombi, dall’ alto al bado fu de' corpi ■ ma che da ogni banda infenfibilmente gli abbracci * e gli prema . Quindi non panni , che fia troppo vera 1’ opinione comune dall’ Hauk- (c ) Lib. L de CaeL cap. 3, Lettera Seconda sbee feguitara , che le 1* aria è caufa dell’ afcen- dimenco de’ licori , produca quello effetto in vir- tù della iua prefìionc ; perchè quello allora vero farebbe , quando fi vedefle , che da fopra in giù 1* aria fu de’ corpi piombaffe, e a dirittura gli premette : il che affolutamente è fallo , nè per tutte le offervazionì può elfer vero unquemai. 20. Da tutto ciò, che finora fi è detto , non parmi, che I* Hauksbee abbia la menoma ra- gione di cfcludere 1* aria dalla qualità di caufa dell* accennato afcendimento * anzi abbia tutto il torto di conchiudere il Tuo raziocinio, dicendo ; Onde io fimo di poter ferina fcrupolo conchiudere , che l* aria non abbia che fare nulla in quefia ma- teria . Poiché egli è fatto chiaro, che /’ affonda dt ejfa non impedisca , ( e donde mai 1* aria è alien- te ? ) nè la prefenga contribuifca all* effetto j ( que- llo appunto fi dovrebbe dimollrare ) e quello, che nè ajuta , nè mpedifee , non farà da veruna filo• fofia al mondo confeffata per caufa. ( Quella pro- pofizione è generalmente vera * ma per le ragio- ni , che fi fono arrecate , non fembra , che con- venga alla prelente quillione , ) 21- Si è , fe non m 1 inganno, finora fatto ve- dere , che tutte le confeguenze dalle bellilfimc fperienze dell’ Haulcsbee tirate , per degradar 1* aria dalla degnità di caufa del più volte accenna- to afcendimento , non fieno (late valevoli per di» inoltrar quello attunto ; anzi più tollo fervir pol- lano per confermar 1* aria nel polfefib di caufa di quello effetto. Ora fa d’ uopo d’ olfervare fe con miglior Filofofia ci dimoftri 1’ Haulcsbee , Causa Dell’Asgendim. De5 Licori. che la generale Attrazione fia veracemente di quello effetto cagione * Ma per potere con ragio- ne e con chiarezza ciò tare , egli parmi necdìa. rio, che almeno di paffaggio, in primo luogo, fi efponga , che cofa fia quella benedetta Attrazio- ne dagli antichi fepolcri rifufcìtata, fe efifta nell’ Uni vedo, le fìa tanto .generai caufa , che ad ef- fa giallamente ti atrribuìtcano molti e molti ef- fetti naturali , e fe finalmente da principio in- terno, o efterno dipenda* giacché prima di fia- bilirla per caufa nella Scienza Naturale , egli è necefiario di conofcerla , e faper di lei ancora tut- te le accennate cìrcoftanze * altramente fi gio- cherà alla cieca , e fi darà motivo di ridere co- si a’dotti, come agl’ignoranti. 2Z. Per guelfo nome 'Attrazione altro comu- nemente non s’ intende , che una propendane , o inclinazione , che hanno i corpi d’accoftarfi l’uno Verfo dell’altro . Quella cosi fatta Attrazione afi- lle nell’ Univerfo ; poiché evidentemente fi offer- Va in un picciolo numero di corpi , come nella calamita verfo il ferro, nell’ ambra vedo la pa- glia , nella tormalina verfo la cenere , nell* elet- tricità verfo piccioli e leggieri- corpi podi in una proporzionata dillanza * ma non fi vede finora dìmollrato né per evidenza , come nelle arrecate oflervazionì , nè per una generale e ben fatta in- duzione , che tutti tutt’ i corpi , ì quali quello Xiniverfo compongono, dorati fieno di quella pro- penfione d’ accollarli tra loro : tuttavia i piò dot- ti Neuroniani prendendo come un Dato dimoftra- io , che 1* Attrazione , la quale in pochiffimi Lettera- Seconda corpi realmente apparifce , (la un principio gene- rale in Natura, nafcente da una interna , e non già da una edema cagioneranno in guifa riem- piuto il capo de’ Filolofi di quella loro Ipotefi fpeciola , che coftoro non pih fi applicano , co- me per tanti fecoli applicati fi fono , ad invedi- gar le cagioni degli effetti naturali ; perchè fen- za conolciuto fondamento fi han pollo in mente cTaverle fcoperte tutte in quella fognata, genera- le* e interna Attrazione. 23. Piacesse a Dio , che fi foffe realmente di già dimollrato il principio, i’ efillenza , la ge- neralità , e le leggi di operare della generale pre- tefa Attrazione in Natura : quella fola fcoperta ci farebbe internar tanto a fondo nella di lei in- velligazione , che potremmo vantarci di fa per fra poco un gran, numero de7 fuoi fegreti . L’llluflre Neutone , dubitativamente la propofe nella qui- fiione ultima deli’ Ottica come un fondamental Fenomeno da doverli interpretar nella Tifica; ma non ardì nè d’ alfegnarne la caufa , nè di dichia- rarla , fe non che in pochi corpi , elidente ,nè prodotta finalmente da interno principio , Legga di grafìa le fue parole , dalle quali intenderà chiaramente 1* abufo , che fanno i Neutoniani de* Pentimenti del lor gonfaloniere ; Satis enim notum eft ( egli fcrive ) corpora in fe invicem agere per attraffiiones gravitatif , virtutifque magneticae , & ele&ricae. ( fon ben note .le due ultime,ma nien- te afflitto nota la prima 9 come poco appreffo di- xemo (d) ) \Atque baec quidem exempia naturae (<0 §. 2Q, Causa Dell’Ascendim. De’Licori. 113 ordìnem , & ratìonem , quae fit ofiendunt , ( fon troppo pochi quelli efempj per idabìiire una cau- fa generale in Natura ) ut adeo verofimill’mum fìt, alias etiam adbuc effe pojfe ■ vìres attrahentes . Ete- nim Natura valde confimìlts & confentanea ejl fi- bi(che la Natura, in innumerabili cole fia uni- forme , egli è certo * che ci pollano e fiere in lei altre fimili Attrazioni , è molto verifimile, e per me* dire,affai probabile * ma in tratto è falfo,che quello generai Principio fi fia dimodrato , come pretendono i Neutoniani * giacché francamente ffc ne fervono come dimodrato già foffe , ) 24. Quam ego ( fiegueadirc il traßionem appello , fieri fané potejì , ut ea efficìa- tur irrigui fu , vel ali quo modo nobis ignoto . ( Ec- co , che ’l Neutone non afferifce,nè dimoftra , che 1’ Attrazione- provenga da un interno princi- pio ) Hanc vocem Jtttraßionh ita hic accipì ve- lim, ut in Univerfum folummodo vira aliquam fio gnificare intelligatur , qua corpora ad fe muta- tendant ; cuicumque demum caufae attrityuenda ea ftt. ( Spiega che intenda per quella voce Attra- zione , c non fi cura d’ indagarne la caufa ) per- chè ex Pbaenomenis Naturae illud nos prius edo- Bos oportet, quaenam corpora fe invtcem attrahanty & quaenam fini leges attraßionis . ( Ch’ è lo llef- fo, che dire , eh’ egli propone i* Attrazione co- me un infigne Fenomeno da doverfì , col mezzo della fevera Induzione , ben appoggiata fulle of- fervazioni , e full* efperienze generali , invellìgarc in Natura , e non già come un Principio dimo- ftrato . ) H Lettera Seconda Da tutto ciò , che dalle parole del Neu- tone fi ò potuto raccogliere, non parmi, che con giuftizia pretender pollano i Neutoniani, che di- lla in Natura la generai’ Attrazione , di cui fan- no tanto ufo , e tanta pompa , e dì cui fino al prdente altro non fi conoide , che ’i folo nome ; e che dipenda quella da un interno , c non già da un efterno principio , nel tempo , che quello principio è affatto Iconofciuto . Se p'oì vogliono i Neutoniani, che fi conceda loro quella genera- le Attrazione come una bella e. graziola Ipotelì ( non avendo efifi egualmente , che ’i Neutone avuto il modo di dimoftrarla ) per folamente ta- tamellare in un linguaggio diverfo da tutti gli altri degli antichi, e de’moderni Vendifavole :io gli fupplico e gli (congiuro ad aver *pietà della Società degli uomini troppo llracca oggi mai , e giullamente tediata della lunghilfima infruttuola lettura di tanti antichi e moderni fcartabelli ; im- poverita da una inutile (pela , e dannofa , da cui non folamente non fi cava alcun profitto, ma per fuo mezzo ancora fi perde il tempo , ela falute'; e difgullata finalmente dal rammarico, che dopo tante fpefe , e fatiche , e dopo tante nuove Filiche , che giornalmente efeono alla lu- ce , non ancora fi fa la natura della bie- ta , o dell’ ortica ; e fi vogliano perciò aftenere d’ accrescer la confufione, e l’ignoranza degli ftu- diofi con quello altro inutile ipotetico Siftema. z6. E giacché fi vantano d’ elfer Filofofi efpe- rimentali , attendano di grazia a fare, e rifare 1’ efperienzc , e a ricavar da effe qualche cono- Causa Dell’ Ascendim. De’Licori. 115 fcenza accertata della natura , proprietà , ed ufi de’ corpi particolari • lenza imbrogliarli con ipo- tefi alcuna, e lenza entrar nella briga di rilevar un generai Siftema , da cui tutte le particolari verità , e fpezialmente le cagioni degli effetti na- turali fi poffan dedurre . Quella veramente è im- prefa da tentarli , non già per Io mezzo troppo filabile , e difadatto deli’ ipotefi ; ma per quello- ben fondato , e adattatiftìmo , comechè molto fa- ticofo , infegnato dal Verulamio ; e da non ili perarfi di vederla perfezionata , fe non quando- tutt’ i particolari faranno interpretati, e fi faran- no polle in chiaro tutte le leggi concordi, e „di* fcordi della Natura . Quelle appunto gittan le fondamenta del defiderabilc Reai Siftema della Scienza Naturale . Ma il male fi è , che tanto i Filofofi fi allontanano dal confeguimento di que- llo utiliflimo fine , quanto , diiviati dagl’ ipote- tici Siftemi , fi allontanano dall’ interpretazione della Natura, la quale fola è quella, che ve li può condurre , qualora eflì fi affaticano a bene e meglio interpretarla. 27. Quindi fino a tanto , che non fi arrive- rà ad una così fatta generale interprctazion«l, er- ror grande parmi ,chefia il proporre agli Studiofi al- tri nuovi ipotetici Sfilerai ; conforme veggiamo aver fatto non fidamente il Neutone, ma ben anche l’ Hauksbee , e tutta la turba de’ loro legnaci con quella fognata generale Attrazione; perchè,in que- lla maniera facendo, fi fmarrifce affatto il fen- tiero, che conduce alla verità , da uno in un al- tro errore fi palla , e fi refi a per femore nel la- H 2 Lettera Seconda birinto o del fallo fapere , o della vera fomma ignoranza. Miglior partito, per mio avvilo , fa- rà quello , da oggi innanzi , o di fermarli nelle particolari interpretazioni,come lodevolmente han farro gli Accademici del Cimento , il Malpi- chi o , il Vallisneri , il Redi , 1’ Arveo , il Reamur , T Hales, e tanti altri valore li Scien- ziati di quelli ultimi tempi • i quali contentandoli di fapere alcune particolari immediate , e necelfarie cofìleguenzegiallamente dall’ elperienze dedotte, non han curato d’ intrigarli in veruno Sifiema, o di fa- re il tentativo dì fabbricare un fìllema Reale , e non ipotetico dalle accennate ben dedotteconleguen- z-é ricavato, il quale fervir polla di primo Saggio del frutto dell’elperienze’ ficcome ho tentato di far io,ma Dioffa fé con buona, o con mala riufeira. 2.8, Ogni altra generai maniera di fi lofio fa re mi pare egualmente inutile, che darmela : inuti- le , perche non può condurre alla coaolcenza del vero ; dannala poi, perchè lotto una vana appa- renza di verità ci empie il capo di mille manzo- gne*le quali tanto meno fi difimpareranno, quanto più fàran tenute per vere . In fatti qual feguela non ha avuto a* tempi noftri quella immaginaria generale Attrazione con tutto che nè a veruna e- videnza , nè a dimoftrazione alcuna fi vede ella appoggiata? La fola autorità del Neutone ,ed aliai più quella d’ altri illuflri fuoi feguaci Vha talmente cacciata in capo a’meno dotti, che co- lloro non fi accorgono del falfo dilcorfo , che la loft iene . Il fallo dilcorfo , fe mal non mi ap- pongo , fi è quello . Prendono i Newtoniani , Causa Dell* Ascendim. De* Licori. 117 qual Principio generale , interno, efiftente , e di- inoltrato 1* Attrazione , e fi (ervon di eflb per i- fpiegare tutt’i Fenomeni naturali , e fpezialmente nell’Aftronoraia : fe poi fon coftretti a dimoftrar P efiftenza di quella generai’ interna forza in Na- tura , ricorrono a que’ medefimì Fenomeni ,V qua- li hanno eflì fteffi afiegnato per caufa 1* Attrazio- ne; e con quello vizio di difcorfo, che da’Lo- gici ancor volgari Petigjon di Principio chiamarli fuole , cioè prender per dimollrato quello , che fi trova nella quiflione ; llimano d’avere fcoverto, ed infegnato un importantiflimo Principio nella Scienza Naturale, e per tale da’ seguaci bonaria- mente è flato ricevuto , nè ci è fperanza, che fra poco il debbano difimparare. ap. E con tanta férietà fi hanno fitto in men- te quella ignota ed ofcurilfima Attrazione , che hanno promulgata nell’ Allronomia quello afiìo- ma : Omnia corpora in fe mutuo gravia funt , rap- portata dal famolo (e ) ’s Gravesanne nel St- ilema del Mondo ; dal quale alfioma cosi coflui, come gli. altri Neutoniani , e ’l Neutone me- defimo deducono 1* Attrazione della Gravità, po- lla , come tellè fi è accennato , da quello ulti- mo , non fi fa con qual fondamento , nella claf- fe medefima dell’jAttrazione dell’ Elettricità, e della Calamita, la quale è a tutti evidente egualmente , che ofeura ed ignota quella di quella Gravità . Ma fe taluno non voleffe accettare, anzi negar volefle que- llo princìpio, come quello, che in niuna evidenza,© in niuna ben falda dimoftrazione fi fondarlo non (e) P, IL in principio . H 3 Lettera Seconda fo con qual argomento , potrà il Neutone, ed i fuoi feguaci , e precifamente lo ’s Gravesan- ne obbligarci a tenerlo per vero. 30. Or vegga Signor D, Gennaro di qual nativa fìa la cauta,. che’l famoliflimo Hauksbee vuoi anteporre all’ ària nella produzione dell’ ef- fetto contaputo ; e con qual forza (lima Ella , che ’l pretenda ? forfè con qualche generai ferie d’efperienze tutte comprovanti r.efiflenza di que- lla ideata generale interna Attrazione ? certo , che no ; ma con una femplice afferzione pronun- ciata con eloquenza e con autorità . Ecco qui le fue parole : Dunque , per andar avanti, egli ap- parifee evidente in quanto a me , che il principio, a cui deefi aver ricorfo in queflo cafo , non è al- tro , che quello dell’ »/fttragione . Principio , che governa in gran parte la Natura, e per tneggo di cui è /piegabile la. maggior parte de' fuoi Fenomeni/f) 31. Stimando I*Hauksbee d’aver dimollra- to , che 1’ aria non fia punto caufa dell’ afeen- dimento de’ licori , e credendo che per neceflità, non citandone quella la caufa , lo debba effer 1* Attrazione * dice, che in quanto a lui era evi- dente , che 1’ Attrazione folle caufa dell’ effetto accennato. Quella propofizione follener fi potreb- be nel cafo,che una di quelle due ncceffariamen- te folta caufa di quello effetto ; onde nell’ efclu- fione d’ una d’ effe , neceffariaraente doveffe ef- fere T altra ; ma non avendo egli , come dalle cofe dette apparifee , dìmollrato , che l’aria non fia caufa di quello effetto , nè avendo dimollra- (f) Pag, 12y. dell'Opera clu Causa Dell Ascendim. De’Licori. to 1* cfiftenza della generale Attrazione , e non avendo finalmente dimoftrato , che in mancanza dell’ aria , V Attrazione necefiariamente efler ne dovette la caufa ; quindi la fua maniera di filo- fofare non parrai , che molto bene conchìuda, e che perciò egli non filofofo , ma buon Lavqran- te de’ filofon fi debba credere , e chiamare. 32. Ne’ parmi, che ancor conchiuda quello, che in aria di predicatore fiegue a dire ; Principio, che governa in gran parte la Natura ; poiché non ettendo 1* Attrazione generale nè evidente , nè dimoftrata ; fi ritrova finora nel ruolo degli En- ti di ragione , i quali non fanno , nè disfanno alcuna cofa in Natura . Che col fuo mezzo fia fpiegabile la maggior parte de’ Fenomeni'natura- li ; ma in qual maniera ? con pattar da una co- fa ignota ad un altra più ignota , e con affogna- per caufa quello , che forfè in Natura non efifte r Vergogniamoci adunque oggimai di più infogna-, re , o imparare tanti arzigogoli e filattrocche , e confumar miferabilmente il tempo,e!e fatiche die- tro tante favole e carote delle Vecchiarelle. Quan- to a me , mi ritrovo affai più contento e lodi- sfatto nel confettare apertamente di non fàpere tante innumerabili cofe , le quali non so , che per non [offrir la vergogna di confettarmi igno- rante , colorir la mìa ignoranza con colori d* una ipotetica immaginazione , ed in conseguenza con una falfa ed ingannevole dottrina , come parmi , che abbia qui fatto 1* Hauksbee . 33. Se molti filofofi , prima del Neùtone , c dell’ Hauksßee fuo contemporàneo, hanno af- H 4 Lettera Seconda fegnata 1* aria per cauta del predetto afcendimen- to * non hanno al certo sdegnato , come cofto- ro , una ìporefì , cioè un fogno d’ infermo , ed una fola di romanzo da mantener a bada i mer- lotti corrivi ; ma un corpo muffirne dell’ Uni- verfo , reale , ed enfiente , e dotato di tali e tante conofciute , evidenti e dimoflrate proprie- tà , che per gli ufi innumerabili , in cui s’ im- piega , e per gli meravigliofi generali effetti,che produce , merita* fenza efitazione il porto di folo Principio Attivo nella Natura ; onde fe i Prc- dectffori del Neutone hanno in quella parte er- rato , il loro errore non è certamente flato in- torno alla fcelta della caufa atta , e valevole a far quefto effetto; ma piU toflo intorno alla ma- niera , colla quale hanno filmato , che ’1 facef- fe ; cioè per mezzo della Preflìone . Di quella Freffione dell’ aria poco innanzi fi è parlato , e fi è fatto vedere , eh’ effer non porta immediata cagione di quello afeendimento ; perchè non è ve- ramente, e non effer può la noflra Terra il cen- tro , in cui T aria fi appoggia , e fu cui per confeguenza ella preme colla fu a gravità ; quin- di fa d’ uopo , che traile proprietà dell’ aria fe ne feelga una , o più d’una, la quale ragionevol- mente poffa produrre il confaputo effetto, 34* Ma prima di ciò fare,parmi affolutamen- te necertario di feioglier quella novella ed impor- tante difficoltà ; cioè ; fe 1’ aria , che per tut- te le offervazìoni , e t efperienze fatte dagli an- tichi , e da* modèrni Filofofantì , è fiata fem- pre tenuta * benché da me fólo , per quanto io Causa Dell’Ascewdim. De’Licori. fappia , dimoftrata , per Attivo dell* Univerfo , fia veramente tanto generai* Attivo Pnncipio , che tutti , e dafcheduno degli effetti «acuralWiconofcer debbano dia fola per loro cagio. ne. I Neutoniani fon promotori di quella difficoltà ; poiché avendo eglino fottratte alcune azioni na- turali dalla giurifdizione e porellà dell* aria , han- no fminuito il dominio di quello Pnncipio At- tivo , creduto da Ippocrate (g), e da tutta la più dotta Antichità generalilfimo , ed illimitato. Il celebre Boerave però , comechè abbia affai meglio d’ Ippograte , col mezzo dell* efperien- za , e dell* offervazione , interpretata la natura, gli ufi , e gli fffecti dell* aria * non fi contentò nondimeno di flabilirla per caufa generale in Na- tura • ma con una tal quale efitazione n* eccet- tuò alcunè azioni , come veder fi può nel prin- cipio della Differtazione dell’Aria nella fua Chi- mica Rampata , allorché diffe •: Solae ignis , ma- gnetts , gravitatis , attraßìonìs partìcularis corpi*- fculorum & repulfionis forte excipìun tur , ut aptae fine aere exerceri operationes, %dd ceteras neceffario requiritur. Avendo innanzi a quelle parole detto: Prorfus y ut difficulter indicare detur alìquam na~ turae operationem cognìtam , quae fine aere , aut penitus extra, ipfum , contingat . E di quello flef- fo fentimento è flato il diJigentiffimo Arbut- NOT, (h ) ed ecco qui le fue parole : Praecipuum porro %Aer efi naturae injìrumentum , quo in omni- bus fuis utitur admirandìs operi bus perficiendiS , (g ) De pUtib, § 4-, &<,, (h ) De Edfeft, der, in Corp, Hum% cap, x, § 2. Lettera Seconda tam quae in telluris proflant fuperficie , quam quae in ìllius penetralibus generaliter ahfconduntur , mo- do magnetifmum , & gravitateti* exceperts . 35. Ma quefta eccezione , che fi è propella da quelli dotti Neutoniani , non è punto appog- giata nè ad una dimoftrazione , per cui ferina- mente fi conchiudeftè , che T aria effer non pof- fa caufa di quelli effetti eccettuati , nè ad uno affurdo , che feguirebbe in Natura , fe 1’ aria s 7 impiegale a produrgli • ma folamente a quella troppo sgarbata opinione , per cui fi nega foven- te una caufa , non perchè non foffe, o effer non potette veramente caufa in Natura ; ma fol per- chè non s 7 intende la maniera , con cui quella s* impieghi per produrre un qualche effetto. In que- fta disgrazia è inciampata T aria traile mani di quefti Filofofì ; e perchè avevan etti richiamata in vita T Attrazione , (fintarono di poter divi- dere con quefta il Principato del Principio Atti- vo ; onde fenza ragion veduta T hanno (labilità per caufa di alquanti effetti naturali dal dominio dell’ aria indipendente. Ippocrate ancor conob- be quefta Attrazione (#); ma con tutto ciò (la- bili 1’ aria nel poffetto di Princìpio Attivo gene- rale in Natura ; onde creder dobbiamo , che te- nuta aveffe T Attrazione come uno «de* fuoi me- ravigliofi effetti, e non già come un altro Prin- cipio dall7 aria in tutto feparato ed indipendente. E fc tutt’ i Filofofì viventi fedamente confidc- reranno le proprietà , ufi , ed effetti del gran corpo dell’ aria * lènza veruna violenza di fpiri- (i} De Nat. Hum. § il. to fi applicheranno a credere , e a dimoftrare I* aria , per foìo Principio Attivo nell’ Univerfo , comechè non Tempre , o non molto pretto inten- deranno la maniera , eh’ ella tenga nel produrre tutti tutti gli effetti naturali. 36, Ame pare ,fe 1’ amor proprio non m* inganna, ch’io fia ftato il primo tra gli antichi, e tra’ moderni Filofofi , che abbia proccurato di fviluppar meglio le proprietà , ufi , ed effetti di quello Principio Attivo . Nella prima edizione della mia maggiore Opericciuol'a molte cotte pen- fai , e molte ancor ne fcrifli , benché non in quella maniera , che avrei voluto , ed io defi- derava , intorno a quello argomento * ma fe il Signor Iddio mi concederà vita lunga , e fanità più prottpera , ttpero di mettere in miglior lume quella troppo ofeura, e troppo neceffaria ricerca . Per ora ballar potrà, affìn di feiogliere il propo- li© Problema , di nominar Ibi tanto le proprietà dell* aria da altri , e da me ttcoverte , comechè da me folamente ben ordinate acciocché con un ttolo ettempio fi conottca per ora in qual ma- niera 1’ aria polla fare un effetto eccettuato da* Neuroniani , e attribuito all’ Attrazione ; ed ac- ciocché coli’ ettempio di quello , altri di me più perttpicaci conofcer pollano la maniera , con cui i’ aria tutti gli altri produca. 37 Le proprietà dell’ aria , che altri ed io abbiamo finora conofciute , arrivano al numero di quattordici * fette delle quali fon comuni a tutti gli altri corpi , fette così proprie dell’aria, che niffun altro corpo le gode, fe pur dall’ aria Causa Dell* Ascendim. De’ Licori. Lettera Seconda non gli fieno comunicate, La prima delle comu- ni fi è 1’ eftenfione , la feconda la terza 1* immutabilità , la quarta il pefo , la quin- ta la coerenza , la leda la divifìbilità y che meglio partitone fi direbbe, e la fettima , e l’ultima 1* organizzazione . La prima poi delle proprie , ed inleparabili fi è la grandezza , la feconda la flui- dità , la terza la fotti gli ezza » la quarta 1’ elafi tet- ta , la quinta il moto y la fella la prontezza dden- trare , di /lare , e dt ufeire da per tutto , la fet- tima ed ultima la prontezza di ricevere , contene- re , e poi deporre tutto ciò , che da tutt’ i còrpi dentro di lei fi mette a nuoto . Quelle fono le proprietà tutte operanti, e vive, che nell’aria fi- nora fonò fiate conofciute * è probabile , che al- tre ed altre al prefente ignote fi conofceranno col tempo , e coll’ aflidua fatica de’ Filofofi , che in quella indagine fedamente fi applicheranno • ma ancorché altre non fe ne difcoprilfero, quelle fon tali, e tante, che badano, e ne avanzano per dar l’ultimo fcioglimenco al Problema propello ,e all* interpretazione d’una gran parte degli effetti na- turali . -38. Or. giacché dalle cofe dette chiaramente fi ricava, che l’aria, qual folo Principio Attivo in Natura, debba efier cauia della (alita de*licori ne* vafi capillari , e tra’ piani de’ corpi ftrettamente congiunti, egli qui è nccelfario di fpiegar con qua- li delle fue proprietà ella s’impieghi per produr- re un sì curiofo effetto , e come probabilmente ella il produca. Le proprietà più neceflarie a que- llo fine, fe non vado errato, fon quelle: il mo- Causa Dell* Ascendim. De5 Licori*. 125 to ,I’eladicità, e la prontezza d’introdurli in tutt* i corpi. Di quede medefime fon dotaci ruft’i na- turali , e gli artificiali licori , come quelle , che dall’ aria in pretino loro fon dace , allorché den- tro di quelli elia s’infìnua , e li naiconde ; ed in tanta quantità, che non gran cola cedono i liqui- di all’ edema compresone, e podi nel voto boi- lìano in gran quantità ne mandan fuori. gp- Or s’immerga uno, o più d’ un vafo ca- pillare con una dell’edremità in un catino u ac- qua pieno- fi vede tra poco falir queda a certa al- tezza, e là collantemente fermarfi. II primo pro- motore di quello afcendimento efler dee il moto incelante deli’ aria , e quello ancora deli’ acqua dall’ aria interna a lei comunicato ; onde queda ellernamente ed internamente moda, di leggie- ri ajutata dal moto a lei imprefib da’ vafi , che in ella s’ immergono , fi mette naturalmente in agitazione- in queda agitazione fi rifveglia i’ela- ftìcità tanto nell’aria edema fcofìfa dall’agitazio- ne dell’acqua , quanto nell’ aria interna dell’ ac- qua, che in qucdo dato dee ondeggiare; la qua- le tanto più urterà, e fpingerà,quanto più a. vi- cenda allargandoli, e codringendofi l’aria interna, ed edema reciprocamente fi urteranno ♦ 40. E perchè il moto, e l’eladicìtà là fpinge ed urta , ove incontra minor la refillenza , e T aria , che nel vafo capillare fi rattrova , per eder pochiffima , refider non può al moto dell’ acqua accrefciuto dalla vicendevole reazione dell’aria edema, e della Tua interna per lo mezzo dell’eladicità, che in amendue fi è po- 126 Lettera! Seconda, (la in azione ; quindi necelfariamente ne fiegue , che l’aria del vaio ceda il luogo,c l’acqua (pin- ta dalle accennate caufe , ed agevolata dalla Tua prontezza d’introdurli da per tutto, ove adito s’ incontra,faiga nel vafo,e ialga fin dove dal mo- to , e dall’azione dell’elafticità dell’aria efterna , ed interna viene fpinta ed urtata. Ed in quella maniera a me pare , che naturalmente fucceda 1’ afcendimento dell’acqua, o di ogni altro licore ne’ vafi capillari, e tra’ piani de’ corpi (frettamene te congegnati ; i quali altro non fono alla per fi- ne, che tanti vafi capillari di diverfa figura. 41. Ed ecco in qual maniera , fenza 1’ ipotefi della preflfione dall’ aria, e fenza quella della ge- nerale Attrazione, anzi col mezzo delle proprie- tà vere ed efiftenti di quella fi può facilmente rinvenire e determinare la caufa , ed il modo del- 1* afcendimento de* licori in quelli vafi. Due cir- coftanze , che fi ©(fervano in quelle fperienze vie più confermano quel che qui dico . La prima fi è , che niun licore giammai falga oltre all’altez- za confueta * perchè a tanta , e non a maggior altezza dalle proprietà accennate fi può fpingere il licore ; laddove fe dalla prelfione , o dall* At- trazione generale fi produceffe quello effetto , do- vrebbe eller maggiore , come quello , che «alce» rebbe da una caufa molto potente in Natura , e molto più generale . La feconda poi fi è , che fe i vali non faranno molto fonili, e veramente capillari quello effetto non fuccede . La caufa , c la maniera da me accennata abbifognano dell anguilla di quelli lliumenti , affinchè 31 moto , Causa Dell’ Ascendim. De’Licori 1* elafticità , e la prontezza d’introdurli dell* aria efterna , ed interna de’ licori fuperìno la refiften- za di quella , che in piccioliffiraa quantità nel vaio fi ritrova , e così 1* effetto accada . Ma fé una delle generali caule da’ due partiti di quelli Filolofi afiegnate concorreffe a produrre quello ef- fetto , quello addiverrebbe arteor ne’ vali di dia- metro molto maggiore , perchè molto maggiore farebbe 1’ azione della caute * il che coll’ efpe- vienza non fi accorda . 42. Farmi , che intorno al Problema , che mi lon propofto d’ efaminare , per io prefentc bifogno , fi fia detto abbaflanza . Remerebbe , per dir tutto , da invelligar la maniera , che I* aria tiene , come Principio generale Attivo, nel produrre tutti gli altri effetti da’ Neutoniani ec- cettuati , per iflabilir quello , ben ancne fopra dell’ Attrazione, che offervammo efillente in al- cuni pochi corpi , nel luo generai grandinio do- minio nell* Univerfo : ma io non nc lento per ora in me la voglia , nè mi trovo ben fornito di tutt’ i mezzi uccellar] per una indagine tanto fottile , e fcabrofa ; onde tralafcio quella dite- mina per un’ altra più acconcia occafione . Veg- ga intanto V. S. Illuftriffiraa , ed cfamini bene quanto fin qui fi è detto , affinchè, tanto intor- no alla propofizione , che giorni fono dilli , e la quale per quanto mollrarono i noftri amici , fortemente gli fcandalizzò , quanto intorno alla fpiega del Fenomeno dell’alcendimento de’ licori, che qui ho arrecato come un efempio illuftre , Lettera Seconda pofla francamente , e feriamente decidere o con. tro di efli , o contro di me . E con ogni do- vuto offendo bacio a lei riverentemente le ma- ni . Napoli 17. Dicembre 17^4. FINE.