RIStREttO PREZZO « = SO D’ARCANI _ a/P C'vcl quale. Si co tifi ette Settanta rari, e utilissimi Secreti della» tàaturei / Scadérti f e pn>aati Cirri esatte cLat (fyiltìmC: C; Eccellenza jfi||lij umilio piedi di Vostra |£| Eccellenza il mMmMÌ preferite libello, con la fola fperanza di poter far conofcere il defiderio partico- lare, che hò femore havuto di- Dcdìcatìo- fervire all* Eccellenza Vost r A. Egli contiene un riAretto de miei più (delti, e preziofi arcani, parte apprefi dà più rinomati Virtù olì, che pratticai viaggiando 1’ Europa, e parte (coperti dà mè medefi- mo con lo Audio di venticin- que anni, e con le più efatte efperienze, non per farne pro- feflìone, mà per unica mia curiofità. Il dono è vera- mente picciolo, mà l’anima grande di V. E. faprà gradir- lo, immitatore di quell’ Aleflàn- dro, che non (degnò riceuere in una Cipolla il cuore di chi l’offerfe: ed’ in tanto lo chia- Dedìcatio. mo preziofo, perche fon Scu- ro, che fimili arcani, ne io li ho dati à perfona ancora, ne, che io fappia, fono poffeduti dà alcuno. E' già palefe, che gl’ huomini più rinomati, sì nella Medici- na, come nella Chimica, irida- no à gara per la fola gloria di fervire all’ E- V-, io però benché di molto inferiore à meditimi nella dottrina, hò ardito tant’ oltre, con la fola certezza di poter farne l’efperi- enza ad’ ogni fuo gratiofiflimo cenno. Me fortunato ò EccELiENZA,fe le mie fatiche poifono bavere uno de Dedìcatìo. Vostri benigni fguardi! e fé poflb perfuadere V. E., che fono, e farò eternamente quale con ogni più profondo rifpet- to, midichiaro Di Voftra Eccellenza Londra li 7. di No- 'umbre 1716. Humiliflimo, Deuotifllmo, Oflequiofiffimo Seruitore Il Barone Mazzarella. Scriuere una lettera con un filo. FArai due alfabeti uguali fopra due carte eguali, mettendo poi ad una di tali carte 4. chiodetti nelli 4. cantoni, e circondarai di filo bianco, e doue cafcarà la prima lettera della parola quando vorrai fcriuere, farai un punto con la penna, e fé farà nel- la feconda linea la feconda parola, farai ancora un punto, ma fe la prima lettera farà nella feconda linea del filo, e la feconda lettera farà nella prima, alla prima farai un punto, ed’ alla feconda lettera farai due punti: Se poi la 3. let- tera farà apprefib la feconda, farai un punto, mà fc farà auanti, farai 3. punti, e cofi potrai fcriuere i tuoi fecreti] all’ amico, c l’amico poi, che riccuerà il tuo filo lo andarà mifurando à poco, à poco fopra la fua Carta, ò Alfabeto limile al tuo, che già l* haurai dato auanti, e doue caftan© i punti, potrà formare la parola. Quello fecreto è perfcttillìmo per un Generale alfediato, ò Priggioniero, poten- doli fcriuere in poche parole, e dopò legnato lo fo- pradetto filo, fi potrà col medefimo cucire un paro di corvattc, e mandarle al Priggioniero, che così non fi potrà giamai efier feoperto. *Per fcriuere, e Leggere aIP ofeuro T)Rencli cantaride quanto ti piace, mettile dentro un JL vafo (otto il fimo Equino per 40 giorni, dopò leualo, e freddo, che farà, ferba ben chiufo 1* oglio. Quando vorrai fervirtcne, prendi un ChriftalJo un po- co concauo, c mettici del fopradetto oglio, che all* ofcuro, ti farà tanto lume, che potrai leggere, e fcriuere. E fe con il medemo liquore fi fermerà all* ofcuro, non fi potrà leggere di giorno la ferir tura, mà di notte, e ali’ ofcuro. Sigillare una lettera, che per fona alcuna non potrà aprirla. PRendi il tuo figgillo, e fopra l’impronto metterai della poluere ben fina di metallo, ò oro, e nella Corona metterai della poluere d’argento, poi con la ponta del deto sfregherai affai forte, acciò le due polueri reftino folo dentro il fcolpico, e cofi fig- gillavai 5 doppodichè, prenderai un chiodo fatto à modo di figgillo, ed’ infocato, che farà, renerai fopra la carta figgillata, che la cera di fpagna fi li- quefala, re dando nulkdimento il fcgno del figlilo. Cera di fpagna dura come Vor dinaria, della quale un oncia bajìa à Jìggillare più di feicento lettere fenza fuoco. *pj Colla Caravella onde 12. Colla di pefcc onc. 4. e mezza, metti in infufione la Colla Caravella per quattro bore con molta acqua, e poi leuarai la Col- la, c la metterai in altro vafo con tant’ acqua, che fopravanzi due dita infieme con la Colla di pef- cc ben battuta, e sfogliata, per due bore, aggiungen- doci due oncie di gomma arabica, e un poco di maftice. Metti à bollire il tutto in padella di rame per mezz’ bora più, ò meno, fecondo uedrai, che farà à con- fidenza, cioè, che mettendone un poco sù 1* vgna del deto, non fi fpanda, fempre riuoltando con fpa- dula di legno; ed’ all’ bora metterai 2. loti, cioè, un oncia di buon pefo di Cinabro, rimenando bene con la detta fpadula, che s’incorpori; e fubito ciò fat- to farai poffare il tutto per fetaccio fopra una for- ma di latta, eh’ bavrai prima unta con oglio di gel- fomino, e che la detta forma non fi] più alta di due dita, mà ben larga, e doppo due giorni potrai ta- gliarla * afciutta poi, che farà, potrai fcrvirtcne. Ufis. Bagnarai con la bocca, ò in un bicchiere d’acqua cal- da la detta cera quando vorrai figgillare qualche cofa, e mettendo la punta fotte la Carta doue vorrai fig- gillare, tirami ben forte con una mano, e con l’al- tra ftringemi la Carta 5 dopò metti il tuo figgili© fopra, e batterai bene con martello, che fa- rà fatto. Majfa perpetua* con la quale fipotrà prendere tutte le medaglie antiche, e moderne, cord an- che li figgilli di cera di fpagita* ed* / modelli ài pietre preziofe. PRendi Mercurio corrente onde tre, e fallo pafiarc per una pelle d’ agnello Cinque, ò fei volte, c due, ò 3. altre volte per pelle diCamclo, ed’ incor- porami il medefimo appreflb con fei libri di fogli d’ argento fino, c quando farà bene incorporato con un cocchiaro d’offe, ferbarai al bifogno. Ufis. Quando vorrai fervutene, diftemperarai bene la mafia con un Cocchiaro d’ ofio, e poi farai pattare il mer- curio per pelle, ftringendolo gagliardamente, acciò detto mercurio palli, e 1’ argento refti nella pelle, c con detto argento potrai fare 1’ operatone tor- nando dopò fempre ad’ incorporare il mercurio. Apfrejfo bavere ammazzato gli Vcelli con Schioppo, ò Tiftola caricata à pallini, fi trotta- mmo li medefimi di nuouo dentro la canna de IP vna, ò altra arma. MEtterai prima la carica di pallini, che ordinari- amente fi mette, infieme con dieci, ò 12. grani di polucre, c (opra tal carica metterai la carica ordi- naria di poluere, appreflb metterai la carica ordina- ria de pallini quando però haurai meflb lo Stoppac- cio, c tirarai coll, che la prima carica de pallini, che è avanti, farà Colpo, e 1* altra reftarà dentro. N. B. Bifogna prouare tre, ò quattro volte, attelo per una perfona che non hà giamai ueduto, gli fa- rà difficile, che fc metterà nella prima carica moka poluere, ufeiranno tutti due, e le farà poca, non attacarà 1’ altra. Acciò la palla hahbia affai più forza, e che faccia il Colpe due volte più lontano dell' ordina• rio, fp arata dà fchioppo, ò Tifi ola. SI deue ungere un poco la canna dello fchioppo, ò Pillola con oglio di Canfora, e infieme con la poluere metterai if. ò 20. grani di Teme di Burfa Paltoris, e farà fattoi Ter ammazzare con una fola palla gli Vcelli, e alle volte ammazzarne più d'uno, fi faranno molti infieme. DOpò, che havrai fatto liquefare il piombo in un Coppo di ferro, metterai altro tanto di mercurio, guardandola dal fumo, rimenandolo bene con una fpadula di legno, acciò s’incorpori, e (libito, eh’ in- cominciarà à fumare, lo buttarai in una volta nella forma doue li pollone fare più palle. Ufus: Si carica come 1’ ordinario lo fchioppo, ò pillola, pe- rò fenza lloppaccio fopra la polucre, che la palla li aprirà, dividendoli in centinara di parti, ed’ ogni parte piccoliflima, che lij, ammazzata l’ucello, mà tale caccia non è buona a mangiare. SFVr caricare lo fchioppo à palla, e fare, che colpifca, o no , fecondo fi vorrà. MEtterai dentro lo fchioppo, ò Pillola la poluerc come ordinariamente li fa, e poi lo lloppaccio, c la palla -, però lo lloppaccio, che va fopra la pal- la, lo metterai tre, ò quattro dita lontano dalla bocca dello fchioppo, fenza farne accorgere gli a- llanti, e polloli lo detto fchioppo in petto, Volendo tirare ad* un Cappello ò tauola di legno, domanda- ci fc vogliono, che la palla palli il Cappello, ò nòj (e fi vorrà che palli, facci rellare la palla fopra la poluere, e fe fi dclidera, che non palli, facci con dellrezza andare la palla fotto 1’ ultimo lloppac- cio, avertendo che l’ultimo lloppaccio, deue edere in poca quantità, e leggiermente pollo. Che r armi non diverranno giamai ruggini. PRendi lofchioppo, Fittola, ò qualfivoglia altra ar- ma, ò lauoro di acciaro, e fallo appena fcaldare dopò, che l’haurai leuato dalle viti, e ungilo con graffo di Gatto parte due, e di graffo di Porco par- te una, non lardarlo poi nell’ humido, che non s’ arrugginiranno giamai. Fare, che un Cavallo refi Qìecot e poi guarirlo. Fendi un buon boccone di SafFrano, e mafticató, che 1’ havrai beniffimo, fiaterai gagliardo neg? occhi del Cauallo, che così, farà cieco affatto} e per guarirlo, farai il medefimo con l’aglio. Che un Cauallo non pojft mangiare. T JNgerai bene i denti del Cauallo con jfapone KJ di Venezia} c per farlo mangiare, farai il me- defimo con l’aceto, e falc, lauandoli i denti. Che un Cauallo riefebi migliore degl’ altri al maneggio. DAlla nafeita del Cauallo, gli farai portare femprc un dente di lupo appefo al collo. Guarire un Cauallo cieco di Cataratta. SI prenderà il Aereo dell’ ifleffo Cauallo, e ridotto in poiuerc dopò farà feccato all’ ombra, farai fof- fiare tal poiuerc con un Cannello negl’ occhi del Cauallo per if. ò 20. giorni, dieci, e più volte il giorno, che guarirà fenza fallo. Fare tutte forti di Segni à qualfvoglia a- nimale, che reftano per femore, credendoli do- pò, il pelo d* un altro Colore. PRendi il graffo del Topo, e mettilo in una caraf- fa di vetro al fole Leone, ò à fornello non più caldo del fole Leone, c ogni due hore decantarai quel poco d’ oglio, che farà fatto : e quando farà liquefatto il tutto, ferbarai benchiufoj che fé conta- le oglio bagnarai il Cauallo à modo di ftelle, ò co- me vorrai, in quel luogo eh’ haurai bagnato, uerrà apprefio tempre il pelo di Color cenerizio 5 mà con caualli bianchi non fi può ciò fare. Oglio di Talco fenza Corrofivo, del quale, al- cune gocciò baftano per belletto, e fi puoi beuere. PRendi Talco ridotto in poluere finiflìma quanto ti piace, c mettila dentro maica d’ Hippocratc, a Cappuccio di lana nella Cantina all’ umido, metten- doci fotto un bacile di majolica bene accommodato per raccogliere l’oglio, e tal’ oglio terba. ap- prendi una carafinà con due terzi del fopradetto oglio, aggiungendoci un terzo di Tperma casta:, è nota che non retti affatto picitla, Tempre fciacquandola per 8. giorni, due, ò tre volte il giorno, e farà bonillìmo 5 che mettendo di tal liquore poi y, ò 6. goccie in un bacile d’ acqua, fubito diuerrà come latte, c lattandoli con elfa la faccia, gli dà la bianchezza, il Colore, c la grazia. Aqua reddens facìem Ìuuenìlem. ACcipc fulph. vivi unciam imam, olibani albi unc, uhdec., Mirrh. unc. quinci., Ambr. dragmas fcx: Redfganrur Ungula in pulucrem, deinde cotnmiC~ ceantur, et addita libra una aquse rofaceas, diftil- lentur in feù baltico (ut vocant) Mariae* et cxccpta aqva feruetur in vafe ad unguem ob- turato. Cutn mi voles, tinge in ea linteolum album, quo faci- em ablue ante fomnum, et mane hordacea aqua, aut fontana deterge Adeo uenufta, et limpida erit facies, ut cmnes miren- tur, et ofculari eam defidercnt. Ad facicm purpurandam. AD purpurandam fadem pallidulam, et decolorem uenuitandam, fumé Tantali rubri, et aceti acer- rimi bis deilillari urriufque quantum vis 5 mifee, et igni lento coque, addito aluminis momento j habe- bis rubricarti tingendo facici perfe&iflìmam, quam fi odoratam voles reddere, inijcc mofehi tantillum, vcl odoris alterius, qui tibi arridebit. Spegmata mulierum. QPegmata mulierum, qusc nitorem, etlamorem faci- wj ebus inducunt, mi mica panis in caprinum lac, aut fermo injeda, extillata inde aqua fadem peni- cifiabis mirum admodum ad eam dealbandam, et ni- tore m cuti conciliandoti! valer j Necminus afihìnum candori conferì, nàm cutem erogar, polir, et mol- liculam facit. Ideò non temere Potnpeia Sabina Ne- ronis Vxor, quingentas habuic fècum afinas, ac bal- ncarum folo laóte ilio Corpus totum macerabat. Cofmetìco, ò belletto nobile. PRendi Talco, Cremo? di tartaro anaj Tale cotr raunc la quarta parte. Fonerai il tutto polueriz- zato, c radicato infieme bemlumo in una pignatta nuoua à calcinare à fuoco di riuerb. ro, e calci- nato, che farà, di nuouo fi e fi pone in maica d’ Tppocvate in Cantina à luoco hu- mido, e l’acqua che diffidata, s’adoprarà, untando prima U mano con un poco di graffo d’anatra, che verrà la taccia lucida, e morbida. Tintura. $ Antimonio del Borrì mir&btliffìma, quale fa miracoli fi effetti, operando per mag~ nefiam, et non per irrìtamentum natura, come fanno tutti lì medicamenti Galennici. alle febbri maligne, e putride, Preferva dalla I pelle, e confcrua lungamente la fallirà à quelli, che la prendono due volte la fettimana, benché fia- nofani, perche augumenta, e rillora l’umido bal- sàmico, ò radicale > tiene Tempre irradiato il calci- naturale, ò fia Archeò della vita, operando, ò per fùaviffimo fudore, ò per imtniffione d’orina, ò per infcnfibbile trafpirazione, fecondo la difpofizione di chi fe ne Teme. Quelli, che fono sii gl’eftremi ane- lici del’ yiuerc, prendendo di quella tintura, viuo- no almeno otto, ò dieci bore di più, effendofene fatte infinite, e prodigiofe prone. La dofe è di goccie dodici, fimo à 24. fecondo l’età delle perfi- ne, e temperamento di quelle. A fani fi dà in uq deto di vino bianco, ed’ àgli indifpolli con brodo, giuleppe femplice, à acqua cordiale. Si prende antimonio di miniera d’oro parte una, Ni- tro raffinato parti tre, tartaro di vino parti tre, e carbone parti tre, Poluerizzatc le materie fi deto- nano in un cruciolo nuouo al fuoco, buttandone nel medemo un cartoccio per volta, finche fijno li- quefatte. Pofcia fi buttano in marmo, b pietra viua, c raffreddate, che faranno, fi riducono in pol- uere, ponendole di bel nuouo à liquefare in crucio- lo, lardandole per tanto tempo, per fino, che noti faccino più fumo, che Tira fegno, che nell’ Anti- monio non vi faranno più le particole arfcnicali. mefehiandofi Tempre con una bacchettala di ferro. Fatto ciò, fi. buttano ancora in marmo, peftandole fottilmente, e Te ne caua la tintura con fpirito di vino rettificato tre volte, e pafiàto per il Tale al- itali La tintura, che Te ne efirae, deuefi confervare ben cau- ta, e chiufa, e fi conferua intatta, ed’ incorrotta per un’ eternità. Oglio incomhuflihìle, quale è miracolofio in dijfoluere tutte k doglie, ed' infiammazioni cstu- fate da (tumori vificofi\ e grdjfi, e fana quafi tutte le ulceri maligne, e qualunque altra piaga dotte fi applica con evidentijfìma efiperienza ; e però viene (limata per unzione quafi ‘Divina, e per oglio d’ eterna memoria. SAna la gotte, ©Podagra, Febbre Quartana, doglie di mal franccfe, tigna, ed’ altre innumcrabili in- famità interne, cd’ efierne, con appropriato uehi- colo al numero di quindici goccie efiendo il morbo interno : ed’ efiendo efterno fi unta, ò in- fuppa una pezzetta quando foflero dolori, ferita, q tumore, e fi fà fchizzando efiendo la ferita troppo profonda, e le folle fiata medicata con altri egli, fi faua bene col vino caldo. Ricetta. Jc. Sapone bianco, e fini filmo, con egual pefo d’ac- qua vita rettificatifiima. Gratta prima il fapone, e poi col {pirico di vino ponilo in retorta à fuoco d’ arena, addattando un gran recipiente ben chiufo ; dagli fuoco lento nel principio, poi augumcnta il fuoco infino, che fia pallata tutta la materia, con- fidente in acqua, e oglio incombufiibile. Guarire VAfma in fochìjjlmo tempo. 0,. Liqvirizia frefca lib. i. e s’ammacca, ò batte, efi pone in un pignatte nuouo, ò faggiuole di vetro con una lib. e quattro onde di zuccaro bianco, c violato, e quattro caraffe di vino bianco potente, facendolo bollire due terzi, auvertendo di ferrare bene il uafo con fugherò, e palla. Di tale giuleppe prenderà 1* infermo un buon cocchiate la mattina, e poi caminarà, e ritornando alla cafa, ne prenderà un’ altro, e quando toflìrà, feguita- rà il medemo. Paffati poi 30. ò 40. giorni, che fi crederà clfer guarito, fi prenderà una Talpa, efifeor- ticarà viua, ponendo fotto un piatto per prender’ il (àngue, e gettati poi gl’interiori, e piedi, fitrittarà con tutto la tefta, e fi metterà in un tegame, ò pig- natte infieme con detto (angue, Butiro frefeo, paf- fi, pignoli, cannella, noce molcata, garofoli, Petroli- . no, c acqua, che bolla benifiimo, e disfatta, che farà, di quel brodo fe ne farà una fuppa, fi copirà, c fi lafciarà ftufare così, buttando via prima la rob- ba tritata, mà fe potrà mangiare anche quella, è meglio. Guarire il buttoy ò vomito di fangue in un fubìto. PRendi eferementi di forci grandi quanto ti piace, c fecchi, che faranno all’ ombra, polarizzali, e ferba per il bifogno. Di tal poluere finifiìma, darai all’ infermo il pefo d’un ducato d’oro nel brodo di piedi di vitello, e fe per calo non guarirà fubito, ritornerai à dargli un’ altra prefa. Guarire la de finteria in un /àbito. PRendi fiore di farina quanto ti piace, e con le ma- ni così afciutto I’ ammafiàrai come fi fa con la neue, facendone tante palle, che vorrai, quali farai bollire dentro pignatte pieno d’acqua per mezz’ ora: doppodichè trouarai attorno le palle fopradet- te undetodi palla, quale getterai, e ferbarai quello di dentro, che farà durifiim©, Peflarai poi quella ma- teria, e ferbarai per il bifogno. Ufiis. Si dà di tal poluere tre cocchiari per volta in brodo, o vino, mcfchiandoci ad’ ogni cocchiaro mezza noce mofeata in poluere, c poi fi metta in letto l’in- fermo à fidare, e dormire, e fc non guarirà la pri- ma volta, bifogna darci la medefima dola la feconda, c terza volta, che guarirà fenza fallo -, quale fi darà ogni mattina, ed’anche la fera, òil giorno, fecon- do il bifogno, che fé il paziente farà fpedito dalli medici, fi potrà dare anche due volte V bora $ ed’ alli fanciulli fi darà con il latte. Guarire il Cancro per /impatta. T L Polipodio Quercino accodato al Cancro, gli fà Jl perdere fubito le erode, e lo guarirà affatto le farà medicato dal medefimo poli podio facto in Empla- Ibo. Empi, ad Scruphula*, vulnera, Cancri, ?at- Scìrras ad \Tuba*, Cornbuftionesy Paro- tidesy ‘Vlceras Venerea* Cauernofas, *£ Sim~ plices ; Bubbones Venereo*y et P e fii tentiate* y ad mor-c: animalium venenos: etiamvenereos Car~ bmculosy Tracina* y Phiflulasy etiam Ji fit /pina vento/zy et ad orane* morbo* extrinfeco*. Vas tcrrae non vitriatum, Item 01. veteris oliuae lib. ij. Cserufs. venet. §xvi- mif. lento igne: bul- liat Cerufs. cum eleo, mifcendo femper cum Spaia- la lìgni ufque adhuc incipiat rubefcere, feti fub nigr. Color, Stilla materia fupra laterem fe indu- rii inftar pinguedinem adde Cacrae Citrina #iij. liquefatta Csera remouc ab igne ollam cum Mate- ria. Denuò adde adipis sxij. ut fit purif. abfquc falfedine, mifcc ut fupra perfette. Itcrum adde Therbent. Vcnet. siij. mirrh. bene pulu. et cxtr. per fctara, et thuris ana sij maftices albi, et aloes epat. ana §ij. Denuò mifce,' et durum fir, fcr- ba ad ufum. Virtutcs cius funi maturandi, apericndi, et concluti- ncndi. Guarire tHidropefia in poco tempo. Semper vivi fecundi, Ariftochiac rotundaeana quan- titatem fufHcicntcra, Di quelle due herbe fe ne fa- ranno tre parti uguali j di due parti fe ne farà un- guento con fungia di porco, c de T altra parte fe nc farà decotto per beuere, c fi farà bollire ben Co- perto fino alla metta. Vfus: Deue Tinfermo bcucrc non altro, che del decotto fo- pradctto, c due giorni dopò deue fare fcaldare bc- ne la fluffa in una piccola camera, c là vicino s’ungerà per tutto il corpo con l’unguento fopradct- to, e metterli vicino detta (luffa i fudare, che le nc fono vidi guariti in 24 bore. Panacea,Sdm», quale guarifce quafi tutti li mali interni, ed* ogni febbre. La dofe è grani cinque, * fi prende la mattina nel letto. SUme Mere, lincìam aqusefortis preparata: cum Tale armoniaco unc. tres. Ponatur fimul uf- que quò mercurràs omninò non videatur, podea cum aqua falfa precipita, et fine quiefeat. Deinde fupernatantem aquam, proijce per inclinationcm, et dtiuper prascipitatum, ponenouam aquam fortcm,ec fine quiefeat, etpoftquam quieverit, proijce aquam, etfic facies duodecim vicibus. Denique pulucrem al- bam remanentem exicca, et mifee cum Cocleari fpiritus vini, et infiamma, femper mifeendo cum bacillo cinnamomi ufquc ad extindlionem, et fic facies quatér, vel quinquies, et habebis panaceam mirabilem, et omnia mala difiipentur. ‘Per far crepare in un fubito li Bachi, ò vermini delle creature. Ruta, Affenzo, e falvia, p, ò Tei manipoli per ci- fcheduna, e pefta il tutto* ponendo à parte Temi di Coloquintida, e teriacaoncie tre perciafchcduna, con libra una d’ acqua vita, lafciando così per quat- tro giorni in un tamburlano infieme con dette herbe, aggiungendovi tane’ acqua Commune, che podi coprire dette herbe j e penerai à didillare, confi- nando ben cauta l’ acqua, che s’ acquìftarà. La dofe è fino à quindici goccie, e fi da in brodo, ò altro Liquore. Oglio facro per ferite, vermini di fanciulli% contro la fefiey e dolore della madrice delle donne, p. Mirra, Aloe ana partem equalem. Si poluerizf fottilmente, e fi diftilli per boccia dì vetro fecondo 1’ arte. Tale oglio non folo è efficace, e miracolofiffimo per ferite, ma ancora contro la pelle ungendo le narici* ed’ alli fanciulli ucciderà tutti iuermini, fe fi ungerà il di loro ombellicolo,elenarici, e rallegrata i (piriti* così ancora fi farà per le donne. Ad emorrogium Narium, et aliarum partium. LEpus in Martio Captus, cxicca, et pulueriza* Pulyis autem in Nafum, vel vulnus, immittatur. Guarire in un Jìibito il dolor de fianchi. PRenderai 1* herba Pariataria,nel muro all* ufcire de! fole, c chefij in faccia di efib. Si pedi poi fopra pietra di marmo, ò altra limile, e fi preme per pezza, cauandone il fugo, che quando faranno tre dita di detto fugo, fi mefehiarà con al- tro tanto acqua vita tutta fpirito, e la darai all’ In- fermo la mattina, e dopò il pranfo, con dormire apprefib, fe fi potrà, come anche, il paziente deue Tempre beuere acqua bollita di malua. *Per il dolor di cojìe; PRendi delle bieche, che fà J’ edera herboraria quan- to ti piace, riducile in finiffima poluere, e nc darai al paziente una dramma nel vino bianco po- tente, che fanarà fubito. Ter guarire k bozzolo, e fcrofole. DOpò eh’ il fterco d’ huomo farà feccato al fole Le- one, fi peftarà finitimo. Si darà la mattina al paziente di detta poluere quanto ne uà (òpra due ducati d’ oro nel vino, ò acqua fref- ea, c non in beuanda Calda, e quando orinala, fi bagnarà una pezza, e con efia fi lauarà la gola, e s’ applicare la fudetta pezza così ogni uolta bagnata nell’ vrina calda naturale per quindici, ò uenti mat- tine. Ter lenare il fangue dagP occhi. GUarirà fubito il paziente fé fi lauarà gl’ occhi prima con il latte di Donna infantata d’un mac- chio, efé farà Donna, di femina, ed’ appretto fi metterà negl’ occhi offefi fangue di Colombo deli’ ala. Guarire la Rofepela fenza medicamenti, SI tenera nella Camera di chi tal morbo patifee, una Tortorella, òvero fi haurà nella gabbia un’ uccel- lo roflb in petto, che gli allemani chiamano chim- bel, et il paziente guardarà detto uccello, che così guarirà in brcvifilmo tempo, c l’uccello acquifiarà la Rofepela. Ter guarire in un fubito la Colica. PRendi V interino di creature, quando nafcono, quello, che dopò quattro, ò cinque giorni li calca dall’ ombcllicolo, e afciuttato, che farà all’ ombra, lo ridurrai in poluere finiffima, e ferba al bifogno. Se chi ha la Colica è mafchio, deue effere flato detto indettino di fanciullo, e fé è femina, di fanciulla, c fé ne dà una ponta di coltello nel vino bianco, c non vedendoli giouamento là prima volta, fi potrà replicare. Guarire la Pietra. P Renderai nell’ ultimo quarto delia luna la feme dell’ agli, c {erba. Se ne darà di quella all’ Infermo fé è huomo undi- ci grani, e fc farà Donna, p. grani nel vino merca- to, hauendoli lafciati in infufione dalla fera fino alla mattina, facendo poi efercizio fe fi potrà, con metterli à fudare, che la pietra ficonfumarà, quando prenderà il fudetto medicamento anche nell’ ultima hora della luna. ‘Per guarire li Calcoli, ed* Arene Ila inpachif- fmi giorni. PRendi un manipolo di radici di gramegna, quale farai bollire per mezz’ hora in una Caraffa d’ ac- qua ben Coperta, e ciò darai all’ infermo, cioè, à tauola potrà mifchiare detta acqua con il vino, e la mattina, giorno, c fera, potrà beucrla allbluta. Alio modo per f Arene Ila. PRendi radici di rauanelli, edi Petrofino ana. Fà bollire un manipolo di ette in una Caraffa di vi- no rotto, e di quello fi darà caldo all’ infermo dà beuere la mattina un bicchiere, e bevuto eh’ haurà il tutto, farai bollire di nuouo come fppra, con due manipoli delle fudette radici. Per P espilazione fecreto Simpatico prefen- taneoy benché il paziente /offe fpedito dà medici. SE il paziente foffe huomo, prendi un offo di mor- to, cioè dello ftineo della gamba, e fé farà Don- na, di Donna 3 quale deue e (Ter e non più lungo, che quattro, ò fei dita uerfo il piede, acciò non s’ hab- bia la pena ad’ otturare tutte le due parti. Mette- rai poi dentro tale offo un poco d’argento viuo, ed’ un poco dell’ eferemento del moribondo, otturando bene con ueflìca di porco, e patta, e laidi alo bollire nell’ acqua, mentre fubito, che bollirà, ò lontano, ò vicino, il paziente incomìnciarà ad’ operare, e quando il medico dirà effer baitante, fi leuarà dà bollire. Effendo tale fecreto affai naturale, ho uolfuto ancora eommunicarlo, per la fallite di qualche pouero fuen- turato, che doureble efier fottopoffo ad’una mor- te sì crudele. Poluere d'oro, della quale prendendone dice grani il mefe chi è fano> lo mantiene Jempre in fa- nti à9 ed' un moribondo ne potrà prendere cinque granì in brodo, ò vino ad’ ogni tempo per la feb- bre maligna, che in fette bore farà guarito di tal male, per vomito, fe ceffo, ò Judore, e pren- dendola un fano 9 non gli farà dimofirazione alcuna. PRendi oro finiffimo paffato, e purificato per anti- monio quanto ti pince} difìolvilo nell’acqua Regia come è l’ufo, prendi poi pezzette di taffetà bianco, ò tela bianca finiffima vecchia, ed’ imbibendole dentro ia fojuzione, le farai afeiugare all’ aria, mà non al fole, e quando faranno afciutte prenderai fpirito di vino rettificatiffimo, c gettami le fopradette pezzette di tela dentro piatto di faenfa, ò majolicai accendi poi dà quando, in quando 1’ acqua vita per far bruggiare le pezzette, che quando faranno brug- giatc, le raccoglierai tutte infieme, gettandovi fopra acqua tepida, accio il bruggiato delle dette pez- zette fi feparino dall’ oro. Prendi poi con unCocchia- ro il bruggiato, che l’oro reftarà nel fondo. L’oro, che reftarà, farai afeiuttare fopra un fcalda viuande, che poi bene afeiutto, ferbarai per il bifogno. Stagnare il [angue del nafo, ò ferite in un fubito. PRendi quella poluere negra di fotto il fondo della padella di rame, e ferba. Di tal poluere farai prendere à chi l’efce fangue dal na- fo, come tabacco, che fubito fi ftagnarà, ed’ effen- do ferita, fi fa foffiando dentro la ferita. Sanare in 24 bore qualfiuoglia [cottatura di liquori, fuor che di fuoco) ò ferri. QUando uno farà fcottato, metterai la parte offeia nell’ acqua frefea, lafciandola così per mezz* riora, mutando l’acqua due, òtreuoltej dopòfpar- gerai sul luogo fiore di farina, e ligarai con panno, che in 24 bore, b due giorni, farà crefciuta la pel- le nuoua. Ter chi hauejfe il [ignozzo, che medico alcu- no non lo fot effe guarire. DEue il paziente bcucre un bicchiere d’acqua in 9. uolre lenza re (pi rare. ‘Per chi patijje di milza. Verbena frefea ben pefta, farina d’ orlo quanto V* batta, Tale poluer. la quarta parte della farina* s’incorpora aflìcme il tutto, e ben peftati li materi- ali, aggiungerai bianchi d’ oua ben sbattuti q. b. Incorpora affieme, e fanne impiaftro, applicandolo alla parte, e non fiaccarlo, fe non fi diftacca dàfe. Guarire in un Jubito ehi foffe raffreddato, che non potejfe parlare. PRendi parte una di fiore di folforc, parti due di fu- go di Liquerizia, e parti tre di Zuccaro candido bianco, quali peftarai fottilmente, e darai così afei- utto all’ infermo una ponta di coltello ogni quarto d’hora. Guarire il dolor de denti con il deto. PRenderai graffo dell’ orecchio, e l’adattarai con la ponta del deto sili dente, che duole, e che il pa- ziente non lo fappia, e tenendo così il deto un mez- zo quarto d’ hora, guarirà fenza fallo, e ancorché non guarifea la prima volta, fi metterà la feconda, e do- pò un quarto d’ ora, ò mezz’ ora un’ altra volta, che guarirà. Guarire il dolor de denti con poluer e naturale. Tpßendi Piperlongo, fcialappa, terra figillata ana. Garr- ii fora poca quantità. Si peftano tattilmente, cfi riducono in forma di tabacco. Se il dolor de denti è à man finiftra, fi prende una prefa di detta polue- re nel nafo al buco deliro, cfé è à parte delira, fi prende nel buco finiftro, e dopò tre bore fi beuerà, ò mangiarà. Fare cafcare i pelìy epiù non rìtornaranno. SI prende la fcorza didentro di fo. vovi frefchi, met- tendole à fcaldarc, c dopò ne farai acqua per lam- bicco con buon fuoco, c ferbarai 1* acqua che ne ufcirà, che doue bagnarai con la medefima, cafca- ranno i peli, e più non tornaranno. ' / / ’i Riddurre fpirito 1' acqua vita ordinaria in un [libito fenz,a fuoco. MEtterai dentro un vetro doue farà una caraffa d’ acqua vita, una prefa quanto potrai prende- re con due dita di poluere di rafina de taris, che in poco tempo farà 1’ acqua vita tutta fpirito, cioè, lo fpirito farà feparato dalle flemme. Fare bianche le perle macchiate. PRendi ftagno fino quanto vuoi, e dopò liquefatto in un vafo di terra vitriato, ci aggiungerai altro tanto d’argento viuo di miniera, e ne farai delle due materie una pizza, Poluerizzandola con tanto fubli- mato, quanto era lo ftagno. Metterai poi tutta la detta poluere in un vafo di creta vitriato folto terra in luogo humido, che fi convertirà in acqua, la quale diftillarai per boccia con fuoco lento, e dopò diftillata, metterai tant* alume di rocca roda, quan- to è la quarta parte di dett* acqua, c poi la farai pallate per feltro, ed’ in detta acqua metterai le perle macchiate, facendocele ftare dodici bore, e (è non faranno uenute perfette in quello tempo, ce le farai ftare di nuouo, e fatammo bianchiflìme. Fare li Chrìftalli de monti come 'Diamanti Naturali, che rejlftono alla prona del taglio, e lima, fuorché al pefo. P Rendi Chriftalli di monti politi, e chiari num. 6. e falli intagliare à modo di Diamanti : poi prendi una Caraffa di fugo di cipolle roflc, una lib. di Piom- bo bruggiato di quello, che adoperano li fta- gnatari, efci fieli di galli uecchi, ed’in quelle miftu- re farai bollire le dcctc pleure di Chriflallo per 8, ò 9 bore, e diuerranno dure, che refifteranno alla li- ma, c le in tale tempo fi confumalfe il liquore, po- trai di nuouo incominciare l’opera, calcolando quelle bore, che hanno bollito. Poi falli ligare in oro da orefici prattici con diligenza, che faranno filmati veri Diamanti. Ter non ingravidar giamai una femina. NEH’ attiene del coito penerai un poco di zuccaro nella trafpirazione della verga. Item per non ingravidare; PRendi anifi, Ngegiambrq, zenzero, Rofmarino, ruta, alfenzo, Bacche di Ciprelfo, Bacce di gine- pro, Bacche di Lauro ana. Si riduce il tutto in poluere finiffima, e di quella fe ne darà alla Donna un’ ottaua d’ oncia in brodo, ò acqua, fubito dopò il Coito, Fare una eDoma, eh’ habhia havuto fitti fi- gli, come vergine di fette armi. PRendi Terebentina di Venezia oncia mezza, mi poco di latte di Donna abbortita difemina, Chri- fcallo minerale un quarto d’ oncia flato in infufione per alcune horenei fugodi limóne, un bianco d’ouo frefeoj e farina d’auena quanto balla à fare un bam- boccio eh’ habbia un poco di confluenza, e cosilo metterai nella natura della Donna appreflb hauerla feringata con latte di Capra, ed’ onta di pomada di rafina bianca, facendo così quattro, ò cinque volte. A riparare la verginità perduta d'altra ma- niera. pw Bacche di Cipreflb, Temi di mirto, Balaùfli, refe * robe incomplete ana, efi battono. Maftice, In- cenfb, e terra figillata ana, e che fijno la metta del- li fopradetti incredienti, Si pone il tutto in infufione in vino roflb, e fi farà femplice decottione. Dette tale acqua adoperarli calda con tre floppacci dif- ferenti, e fponga dà fuori il vafo. Prima fi mette il più piccolo floppaccio bagnato nella fopradetta acqua, e poi la fponga anche bagnata, e doppo due bore fi ponerà l’ altro, e paffete due altre bore, 1* altro. Per il fangue poi farai così* Prendi un* ottaua d’am- moniaco, quattro grani d’ Euforbie, e fei grani di florace calamita, e fi farà malfa per una volta, e fi pren- derà la fera, per uederne la mattina l’operazione. Ter fare fiempre Mafchio, ò femina come fi uorrà nella Congiunzione con la femina. Vldebis fi ex uno, vel altero fcxu prouenit defeélus, et denique potes generation! dare principiutn fecundum ordinem artis natura:, ethabebis defideri- um, fi generando cognoueris fixationem, et tempus bonum facicndi, quoniam intra nouem horarum fpa- tio, fieri debet generati©. Prendi due vafi di terra, feminandoci della feme di fermento, facendo Tempre orinare in uno dall’ huo- mo, e nell’ altro dalla Donna, che Te la Teme na- fee in tutti due li vafi, non è fiorile ne 1’ uno, ne l’altro, all’ bora fi ftarà tre giorni così uno, che I’ altro fenza Congiunzione, e poi faccificosì, darai alla Donna (che ella non lo fappia) un buon bicchiere di latte di caualla, figliata la prima uolta, e che fij tepido, e facendoli fu òbito (bcuuto il latte) la congiunzione, s’ingravidarà lènza fallo ; c dopò il coito, fe la donna reftarà un’ hora con il fianco deliro fotto, farà mafchio, e con il lato finiftro, farà femina. Acqua hellijfima dà repolire come nuovi in un fuhito tutti i lauori d'oro, argento, pitture, marmi, mofaici, ed’ Alabafìri. ■piglia una pignatta con due caraffe d’ acqua commu- JL ne, e dentro vi metterai oncia una di fai prunelli, oncia una di alarne di rocca bruggiata, oncia una di vitnolp romano, una cocciola d’ ouo di oglio di mattone, oncie xvi. di fapone tritato ben minuto, e il pone dentro detta pignatta con l’acqua, facendola ilare in infusone cinque, ò Tei bore* farai poi bol- lire à fuoco lento un quarto d’ bora, in circa, auer- tendo à non farla riuerfare, c ferba. Si adopera con {ponga per marmi, e molaici, e pojì per la vernice, fi pigliata una pignattina di mezzo bocalc d’ acqua, dentro la quale fi ponerà quattro onde di gomma arabica, e ridotta, che farà in ac- qua, fi darà due, ò tre paflate con la medefima, do- pò, eh’ il lauoro farà bene afeiutto. Per le pitture, lauori d’ oro, ò argento, deus ponerfi la metta delli detti ingredienti dentro 1’ iftefia ac- qua, e dopò s’ adopra con pennello. V°rnìce finìjfma quale fi farà pojìa fopra le pitture, raffembrarà vero Chrijìallo. Sandraca bianchifiìma onde due, c mezza, quale * lauarai fette, ò otto uolte nella lefiìvia di ceneri bianchifiìma, fempre decantando la lefiìvia, dopò farai afeiugare, e lauarai tre, ò quattro uolte prima con l’ acqua frefea ; pefta ben fina, e ferba. Prendi poi tre quarti d’ oncia di mailice fopra fino, cinque quarti d’onc : d’ oglio di {pico fopra fino, ac- quavita finiflìma tutto fpirito un buon becchiero. Si pone il tutto dentro Caraffa, che refi vacante alme- • no un terzo, e ben ferrata, penerai la medefima fo- pra fuoco non più forre del fole di Luglio, ò al fo- le, fempre andando fciacquandola fino à tanto, che faràdifdolto il tutto; Ali’ bora lafdala ripofare per tre, ò quattro giorni, e dopò potrai adoperarla con ' pennello, edà mano, in mano pafiàrci più penne!? late quando farà afeiutta, !Toluene per hauer buona voce. PRendi fiori di Tambuco, e ridotti in poluere, fe ne potrà prendere la ferà una poma di coltello in un deco di vino bianco. Modo di fare V Inghìoftro della china. PRendi Negro fumo quanto ti piace 5 impattalo col miele benittimo con una mefcola, e dopò,che non tt potrà più impattare, ci aggiungerai un poco d’acqua vita forte doue farà flato diftemperato un’ poco di gomma arabica, quanto batta, per potere farne ftanchette fopra pietra di marmo 5 e quando bifognarà, fi dittemperarà con acqua per il calama- ro, e per li pittori in conchiglia. Impìaftro per poter caminare molto in una giornata fenza JìraccarJl. PRendi oglio di laurino, polueredi bacchi di lauro, oglio d’ oua frefche, oglio di fpico nardo, fangue di Drago in poluere fina, ana oncia una. Oglio di nervi, fpirito di vino, gratto humano, unguento d’Altea, Unguento Manus Dei, fugo di herba bafi- lico ana onde due. Farai cuocere tutto infieme in una pignatta di terra nuoua fin’ à tanto, che il tutto farà ridotto alla mcttà. Prendi poi un pezzo di pelle nuoua larga quanto due mani, e ne farai impiattro, quale adattarai fopra la milza di chi ha dà caulinare» Per il mangiare. La mattina deue prendere tre rotti d’ ouà frefche ben sbattute in un bicchiere divino buono, ò acqua vita, cfi beuerà. A mezzo giorno fi beuerà due, ò tre bicchieri di buon nino con un paro di bifeottini, e la fera potrà cenare come l’ordinario. Far erefiere lì capelli, più lunghi in Jet me fi di quel, che crefcono naturalmente' in tre, o quattro anni. PRendi un Cappello di cenere di Quercia, 4, Caraffe, d’ acqua, ed’ un cappello di Tcorze di rauanelli* lafciando bollire il tutto per’ un’ bora. Con tale littìuia fé fi lauarà la tetta qualfiuoglia perfona una uolta il mefe, gli crederanno li capelli, li mol~ tiplicaranno, e reftarà Tempre con la tetta forte, e fenza dolore alcuno. *Poluere tonante, quale mettendone un poco dentro un eoe chiaro di ferro, ò argento, e tenen- doli moderno /opra /caldino di fuoco, ò candela fi- no, che fi con fumar à V humido di effa, farà gran- dtjfimo jìrepito. PRendi folfore uergine fcrupolo uno. Tale di Tartaro fcrup. z. falnitro purificato fcrupoli tre; pefta tutto infieme, che baftarà per due uolte con il cocchiaro d’ argento fopra candela, ed’ una uolta Topra fcaldino Con coppo dì ferro. Toluere per rendere i denti forti, e bianchifi- fimi. alutn. rub. lij. mijrrh. pul. lij. Boi. armen. ?iiij. mife. et f. p. Quella poluere poi la farai Ilare in infufione per uentiquattro bore in una caraffa di vi- no rotto, e con quel vino lauarai i denti quando bi- fognarà, ed’ anche non bifognando, poiché li con- feruarà Tempre forti, e bianchi. Ter farji amare dalle 'Dome. PRendi una noce mofcata, ed’ ignottifcila intiera, e doppo riavuta, la lauarai con il vino bianco, e ferba. Starai bene auertito poi nella Campagna quando figliava una vacca la prima volta un vitello, che haurà nel fronte come un fongo di carne, all* bora fubito bifogna diltaccare il detto vitello dalla Madre, c leuargli con diligenza detto fongo nominato Hip- pomanes, quale doppo* che con portarlo adoflb, fa- rà fatto (ecco, lo ridurrai in poluere, e di quella da- rai alla donna nel vino, ò altro liquore con altrotan- to della poluere di noce mofcata fopradetta, ed4 ogni poco, balta. Ter acquiftar colombi quanto Jl vuole. MEtterai nella Colombaia un loto di mufchioj ed* un poco dell’ herba verbena, che tutti gli Co- lombi correranno all* odore. Acciò lì fanciulli non fijno fottopofti à morire di colica, dolore de denti, paura, ò Epilipjìa. IL fecondo giorno della nafcita dopò il Battemmo, gli farai dare un bottone di fuoco nella Coppa à mo- do di fontanella, tenendoci Tempre una palletta di cera, butiro frefco, e poi una foglia di lamica, ò andivia, lardandola purgare quindici, ò venti gior- ni, con mutare due uolte il giorno la palletta, e bu- tiro, che così non folo nella fanciullezza non pati- ranno male alcuno, ma ancora eflendo grandi, fi jnoftraranno Tempre bizarri, e allegri. TAU O L A INghìcftro Simpatia, col quale fi puoi Scrittore ad’ me amie» cento, e fìà leghe lontano, ed bavere la rifpofia nel moderno tempo p, j. Scrinerò una lettera con un filo , 5 Ver firiuere, e Leggere all sfeuro j Sigillare una lettera che per fina alcuna non potrà aprirla 4, Cera di fpagna dura come l’ordinaria, della quale un’ oncia balla d, figgiìlare più di (eicento lettere finza fuoco 4, Mafia perpetua, con la quale fi potrà prendere tutte le medaglie antiche, e moderne com' anche It figgtlii di cera di /pugna, ed’ i modelli di pietre preziofe f Appreffo bavere ammazzato gli Vccelli con Schioppo, 0 Tifiola caricata à pal- lini fi trottar anno li medefmi di nuotio dentro la canna deli vna, 0 altra arma 6 Accio la palla habbia affai piu forza, e che faccia il Colpo due volte più lo». tana aeli ordinario, /parata dà /chiappo, ò Pigola 5 Ter amazzare con una fila palla gli Vccelli, e alle volte ammazzarne più d’uno, fi faranno molti infiemè 6 Ter cariare lo fchisppo à palla e fare, che colpifcx, 0 no, fecondo fi vorrà 7 Che i armi non diverranno giamai ruggini 7 Tare, che un Cavallo rejli Cisco, e poi guarirlo $ Che un Cauallo non pojfi mangiare S Che un Cauallo riefcht migliore degl’ altri al maneggio 8 Guarire un Cauallo cieco di Cataratta fS Fare tutte foni di Segni a quaìfivcglia animale, che refimo per fempre, cre- fcondoli dopo, il pelo d’un altro Colore 8 Oglio di Talco fin za Corrofivo, del quale, alcune goccio bafiano per belletto, e fi puoi bitter e 9 Aqua r eddens faciem luusnilem 9 Ad factem pur pur andar» lo Spegmata mulierum > 10 Cofmetico, 0 belletto nobile 1 o Tintura d'Antimonio del Borri mirahtlifjlma, quale fà miracolo/! effetti, ope- rando per magnefiam, et non per irntementum natura, come fanno tutti li medicamenti Galtmici 11 Oglio incomhufiibtìt, quale e miracolofi in di/foluere tutte le doglie, ed’ infiam- mi azioni caufiie da human vifiefi, e gro/fi\ e fina qua/! tutte le ulceri maligne, e qualunque altra piaga doue fi applica con tvultnts/Jima efpsri- enza- e pero viene /limata per unzione qua/t Divina, e per oglio d’eterna memoria Scc, Ij, Guarire l'Afma in pochi fimo tempo j 3 Guarire il butto, ò vomito di [angue in un /übile 1 j Guarireia definteria, in un fubito 14 Guarire il Cancro per /impatta 14, Empì, ad Scruphulas, vulnera, Cancri, exeffus Sclrras ad Pubas, Combu- fiiones, Parstides, Ulcerai Tenereas Cauernofas, et Simpliees-, Bubbones Venereos, et Pefitlentiales, ad mors : animai ium venenos ; eh am venerea Carbmculos, Trac mas, Phifiulas, eli am fi fit /pino. vento/*, et ad cmots morbos extrinficos 1 f Guarire l'Hidropefia in poco tempo 1S Panacea fiatar-, qmle guari/ce qua fi tutti li mali interni, ed ogni febbre. La dofi è grani cinque, e fi prende la mattina nel letto 16 Tir far crepare in un fubilo li Bachi, b vermini delle creature 16 (àglio /acro per ferito, vermini di fanciulli, contro la pfis, e dolore della ma- TAUOLA. duce delle donne j 7 Ad emorrogum Narium-, et aìiarum partium i j Guarire in un fubito il dolor de fianchi j 7 Ter il dolor di cofie i y Ter guarire le botole e fcrofole i g Ter leuare il /angue dagl’ occhi 13 Guarire la Rofepela fenza medicamenti iS Ter guarire in un fubito la Colica i g Cudrire la Ti e tra 19 Ter guarire li Calcoli ed' AreneUa in pochijfimi giorni 19 Alio modo per I‘AreneUa 19 Ter l’ oppilazione fecreto Simpatico prefentaneo, benché il paziente fojfe fpedita dà medici 20 Toluere d’ oro, della quale prendendone due-grani il mefe chi è /ano, loman- v tiene fempre in famtà, ed' un moribondo ne potrà prendere cinque grani in brodo, b ■vino ad’ ogni tempo per la febbre maligna, che in fette hore farà guarito di tal male, per vomito, fecejfo, 0 /udore, e prendendola m /ano, non gli farà dimofirazione alcuna 20 Stagnare il fangue del nafo, b ferite in un fubito 21 Sanare in 24, hore qualfìuoglia fiat tatara di liquori, fuor che di fuoco, ò ferri 21 Ter chi hauejfe il fìgnozzo, che medico alcuno non lo poteff* guarire 21 Ter chi patiffe di milza 22 Guarire in un fubito chi fojfe raffreddato, che non poteffe parlare 22 Guarire il dolor de denti con il deto 2 z Guarire il dolor de denti con poluere naturale 22 Tare cafcare i peli, e piu non ritornar amo 2 3 Riddane fpirito T acqua vita ordinaria in un fubito fenza fuoco 23 Tare bianche le perle machiate 2 3 Tare li Chriftalli de monti come Diamanti Naturali, thè refifiono alla prona del taglio, e lima, fuorché alpefo 24. .Ter non ingravidar giamai una /emina 24. Item per non ingravidare 24. -Tare una Donna, eh' habbia havuto più figli, come vergine di fette ami 2$ • A riparare la verginità perduta d'altra maniera 2 f .Ter fare fempre Mafchio, ò femina come fi utrrà nella Congiunzione con la femina 26 Acqua bellijfima dà repolire come nuovi in un fubito tutti i lanari d'oro, ar- gento, pitture, marmi, mofaici, ed'Alabafiri 26 Vernice finijfima, quale fi farà pofia fopra le pitture, raffembrarà ver» Chrifìallo 27 Toluere per hauer buona voce 27 Modo di fare l Inghioflro della china 2 8 Jmpiafiro per poter caminare molto in una giornata fenza firaccarfi 28 Tar crefcereli capelli, più lunghi in fei mefi, di quel, che crefctno natural- mente in tre, b quattro anni 29 Toluere tonante, quale mettendone un poco dentro un eocchiaro di ferro, b ar- gento, e tenendo il medemo [opra /caldino di fuoco, b candela fino, chi fi confumarà l' humido di effa, farà grandijjìmo firepito 29 Toluere per rendere i denti forti, e bianchtjfimi 29 Ter farfi amare dalle Dome 3 o Ter acquiftar colombi quanto fi vuole 30 Acciò U fanciulli non fino fottopofii à morire di colica. dolore de denti, patera, b Epilipfia - fc Il FINE.