RAPPORTO SUL SERVIZIO VACCINICO NELLA PROVINCIA DI TORINO dui 1860 a lutto il 1864 DEL : Dottore €av. ». CAREZZI VICE CONSERVATORE DEL VACCINO Letto ed unanimemente approvato dal Consiglio Sanitario Provinciale nell'adunanza del 18 gennaio 1866 TORINO, 1866. TIPOGRAFIA G. FAVALE E COMP. SIGNORI, Per uniformarmi alle Provvidenze Governative debbo sotto- porre alla ponderata disamina di questo Consiglio il rapporto quinquennale sull’andamento del servizio vaccinico nella Pro- vincia di Torino, a far tempo dal 1860 sino a tutto il 1864. Permettete però che prima di inoltrarmi nella materia io renda un doveroso omaggio allo zelo ed alla fermezza colla quale, durante questo periodo di tempo, Voi, ed in particolar modo l’Egregio Magistrato che con tanta saviezza ci ha sempre presieduti (1), concorreste al progressivo perfeziona- mento delle pubbliche vaccinazioni, e con opportuni provve- dimenti a prevenire e soffocare nel suo nascere lo sviluppo contagioso epidemico del morbo vaiuoloso, scongiurandone con quanti mezzi erano in vostro potere i lacrimevoli effetti. Acconsentite pertanto, ve ne prego, ch’io vi esprima la mia sincera e profonda gratitudine, per avermi reso, mercè l’auto- rità vostra, meno difficile e meno spinoso 1’ adempimento del mio ufficio. Col rapporto che ho l’onore di presentarvi, mentre intendo di compiere strettamente il mio mandato, mi proposi altresì, e mi lusingo dimostrare, quanto si sia potuto favorire sotto lo impulso della nuova legge lo sviluppo delle pubbliche vacci- nazioni, rendendole più numerose e con più sicurezza preser- (1) Il sig. conte comm. Costantino Radicati di Passerano, primo Consigliere di Prefettura. 4 vative. Ma dal medesimo si potrà conoscere inoltre quanto a fare ci rimanga ancora, perchè sanitarie istituzioni di così alta importanza siano ovunque rispettate , e da chi ne ha l’obbligo secondate religiosamente, senza restrizioni e trascu- rale, specialmente volontarie. Il numero complessivo dei vaccinati nella Provincia di To- rino dall’anno 1860 sino a tutto il 1864 ascende a 121,799 , oltre le rivaccinazioni, mentre il numero dei nati risulta di 163,128. Quantunque il numero dei vaccinati nell’ora scorso quinquen- nio superi in generale quello dei vaccinati nel quinquennio antecedente, pure voi ben vedete eh’ esso dista d’ assai dal numero relativo dei nati. Questa differenza in meno (1) non sembra doversi in tutto riputare come effetto di trascuranza nella pratica delle vaccinazioni, ma essere da attribuirne non piccola parte alla negligenza nel registrarle, verificarle, e tras- metterne il risultato ai sindaci perchè a lor volta lo trasmet- tano all’ufficio di Prefettura a norma del disposto dalle ve- glianti leggi. La Città stessa di Torino che accoglie 200 Sanitari e più, soli quattro ne conta i quali, oltre i Vaccinatori ufficiali, ab- biano trasmesso una nota dei loro vaccinati. Ora non è cre- dibile che gli altri medici non abbiano fatto vaccinazioni. Sui 121,799 vaccinati di questa Provincia, il nostro Circon- dario ne ha 63,156 e la sola Città di Torino vi prende parte per 25,551 vaccinazioni, oltre non poche migliaia di rivacci- nazioni. È meritevole d’osservazione che mentre la popolazione del Circondario di Torino supera di poco quella complessiva de- gli • altri 4 Circondari, un’ analoga relazione di quantità corre tra il numero rispettivo dei vaccinati, salvo qualche tenue vantaggio per Torino (1). Il che dimostra che l’uso della vac- cinazione si è diffuso egualmente e non soltanto nel Circon- dario centrale. (1) Su 100 nati sono vaccinazioni 75 (più esattamente 74,66) (1) La proporzione della popolazione dà per Torino mille- simi 514 sul totale della provincia, per gli altri 486. La proporzione delle vaccinazioni dà per Torino mill.* 519 del totale; per gli altri 481. 5 Questo splendido risultato è certamente dovuto nella sua massima parte allo sviluppo che presero le vaccinazioni pub- bliche, mercè l’appoggio e lo zelo costante che vi dimostrò questo Consiglio e con esso i Consigli sanitari dei Circon- dari. La soddisfazione ch’io ne sento m’è però alquanto scemata dal dispiacere che provo nel dover constatare un numero non indifferente di Comuni che si astennero dal far pervenire i registri dei vaccinati in alcuni degli anni che fanno parte del quinquennio, o li fecero pervenire disordinatamente e stenta- tamente. Ma i particolari di tali trascuranze risultando bastante- mente nei quadri statistici, parmi inopportuno di intrattener- vene, assicurandovi eh’ io nulla trascurerò di operosità per riuscire a condurre i Municipi ad essere più diligenti ed in- teressati a provveder© al loro migliore avvenire. Il corso delle vaccinazioni in generale e l’esito loro si mo- strò regolare sotto ogni riguardo. Le complicazioni morbose cutanee, tanto facili a svilupparsi nei vacccinati lungo il corso del lavorìo vaccinico, specialmente nell’estiva stagione,non furono frequenti fra noi; e ciò che più importa, fra i pochi casi av- venuti non si ebbero a deplorare funeste conseguenze, perchè stati condotti sempre a benefica risoluzione. Le complicazioni a cui accenno s’ avvolgono soltanto nella cerchia delle affezioni cutanee eczematose, risipelatose e sem- plici enfiagioni, od ingorghi ghiandolari, tanto facili a svilup- parsi in simili circostanze, specialmente nei bambini di gracile e linfatica costituzione, alimentati da cattiva ed insufficiente nutrizione, sprovveduti affatto di quella nettezza e di quelle cure che tanto influiscono sul lodevole sviluppo e progressivo miglioramento dell’età, elementi tutti cotesti che avrebbero contribuito a renderli immanchevolmente vittime del contagio vaiuoloso, se il provvidenziale soccorso vaccinico non fosse giunto in tempo a prevenirne 1’ attacco, o neutralizzarne la nascosta infezione. Ed in proposito di siffatte complicazioni morbose non debbo tacere d’un fatto che parmi degno di spassionata attenzione dagli spiriti pratici ed osservatori che si occupano di quanto concerne l’igiene pubblica e la dottrina vaccinica. Nel periodo di cinque intieri anni, in una Provincia qual è 6 la nostra, composta di quasi un milione d’abitanti, sopra 121,799 vaccinati registrati, oltre alcune migliaia di rivaccinati — vac- cinazioni e rivaccinazioni, praticate tutte da braccio a braccio o per mezzo di vaccino deposto in tubetti appositi ed estratto da vacciniferi di Maternità — non si ebbe a deplorare un sol caso d’infezione sifilitica trasmessa sia dal virus che dall’ope- rato vaccinico. È un fatto questo ch’io sottopongo con soddisfazione, e dirò quasi con orgoglio, alla vostra osservazione ed alla saviezza governativa, reputandolo non già come predilezione di fortuna, ma come il necessario risultato del sistema di conservazione introdotto dal Governo in questa Provincia, e tale che quan- tunque attuato finora incompletamente, non tralasciò di dare molti lodevoli risultati e di tal natura da assicurare ad un tempo una quantità sufficiente di vaccino, e ciò che più im- porta, scevro affatto da ogni principio estraneo ai suoi ele- menti costitutivi. Vivamente commosso dalla pubblicazione di alcune memorie sulla trasmissione della sifilide per mezzo del vaccino, tra le quali mi parvero di somma importanza le memorie di Ales- sandro Viennois, Cerioli, Hubener medico in Holfield (Baviera) e più recentemente quelle di Devergie e De Paul, ed i dotti e vivi dibattimenti fattisi al riguardo nell’Accademia delle scienze mediche di Parigi, mi addentrai a studiare profon- damente, ma in modo puramente pratico, cotesta importante questione; e spero che riuscirò fra breve a sottoporne al giudizio ed alla meditazione di questo Consiglio i miei studi e le mie osservazioni. Quali pur siano le mie attuali convinzioni intorno a que- stione così delicata, non mi dissimulai punto la gravezza delle asserzioni dei distinti partigiani della sifilide vaccinale, e fa- cendomi sommo carico dei timori e suscettibilità delle fami- glie, ho creduto opportuno, anzi debito mio, di dirigere la conservazione del vaccino con tale un sistema da renderlo degno pienamente della confidenza delle popolazioni. Ond’ io credo che il desiderato intento sia pressocchè ottenuto ; e lo sarà per intero se si potranno attuare a dovere e senza re- strizioni le provvidenze stabilite in proposito dalle Disposizioni Ministeriali del 29 giugno eli luglio 1860. Rammenterà forse questo Consiglio quanto già gli esposi 7 negli anni precedenti sull’andamento del sistema di conserva- zione del vaccino stabilito in questa Città, e sui mezzi che il Governo avvisò migliori per mantenerne ottima la qualità e bastevole la quantità al bisogno della Provincia. Rammenterà del pari i lodevoli risultati che se ne ottennero sino dai due primi anni. Si è dimostrato sin d’allora, e sj rese di pubblica ragione, che se erasi riuscito col nuovo sistema a duplicare la quantità del vaccino e a riattivarne la forza, improvvide consuetudini nel servizio interno dell’ Ospizio di Maternità si opponevano a che l’esito riuscisse completo, co- me sarebbesi certamente potuto, osservando le norme stabi- lite dalla legge e consigliate dall’igiene pubblica. Ora questi ostacoli anche oggigiorno perdurano. In opposi- zione alla legge si tolgono al Vice-conservatore i lattanti più robusti già da lui stati designati come vacciniferi, per con- segnarli alle nutrici di campagna. E punto non si bada se le nutrici de’vacciniferi rimangono senza lattante e costrette di andare in cerca d’altri bimbi per con- servarsi il latte e sottrarsi alle malattie che sono le conse- guenze necessarie degli ingorghi lattei. Ma si fece anche di più: e quasi sarebbesi a supporre il lamentevole proposito di separare dall’Ospizio la conservazione del vaccino e d’allontanarne così i Sanitari Governativi, im- perciocché adoprasi a torre ogni fede al vaccino preso a quella fonte, come risulta da speciali rapporti stati trasmessi a questo ufficio di Prefettura; e si mossero appunti, certo non lievi, alla legge ed al servizio vaccinico, e si formularono accuse, quanto gravissime altrettanto gratuite ed infondate, contro del Vice- conservatore. Il Vice-conservatore si credette in dovere di rispondere senza ambagi, nè restrizioni, sia alle erronee censure lanciate contro la legge ed il servizio vaccinico, sia alle infondate ac- cuse contro lui stesso dirette. I documenti trovansi attualmente presso l’Autorità Gover- nativa, la quale, non v’è dubbio , darà alla pratica quello scioglimento che richiede l’importanza e la delicatezza del soggetto. Io nutro d’altronde fiducia che dovendo il Governo venire alla formazione d’un nuovo ordinamento del Servizio vaccinico per estenderlo in modo uniforme a tutte le Provincie dello 8 Stato, troverà non solo conveniente, ma necessario, che nella nuova legge e nel regolamento relativo si contengano norme precise concernenti la conservazione del vaccino negli Ospizi di Maternità. Ed invero una pratica che obbliga i Yice-conservatori ad introdursi quotidianamente in questi Ospizi per vaccinarvi tutti i lattanti stati di recente ricoverati, e farvi la scelta dei sani e robusti per la conservazione e la propagazione del vac- cino, è veramente degna di essere protetta con norme speciali nelle leggi e nei regolamenti direttivi. Tanto più che fra ogni altro è questo il solo sistema che raccolga in sè tutti gli elementi valevoli a mantenerne costan- temente preservativa l’eflicacia, scevra e sicura da ogni pe- ricolo d’innesto estraneo a quello della vaccinazione. I Commissari ed i Vice-conservatori del vaccino non debbono trovarsi costretti a cozzare di continuo coi regolamenti interni degli Ospizi, liiianche con semplici consuetudini (giacché rego- lamenti in alcuni non ne esistono) condannate dalla scienza e dalla morale. Nel rapporto da me pubblicato in aprile 1863 sulle vacci- nazioni praticatesi negli anni 1860-61 ho toccato alquanto distesamente di questo interessante argomento, e da que’cenni conscienziosamente storici, che nissuno seppe contraddire, la saviezza del Governo potrà {facilmente dedurre di quali nor- me abbisognino gli Ospizi perchè |vi possa essere bastante- mente assicurata la conservazione del vaccino, e sia posto ri- medio all’eccessiva mortalità di quella compassionevole popo- lazione. Ma intanto che si maturino dal Governo le invocate modi- ficazioni ed altri perfezionamenti, io non cesserò d’instare per la rigorosa applicazione dei provvedimenti in vigore, se- condo la lettera e lo spirito della legge, talché non abbia a schermirsene nessuna Amministrazione d’ospedale. Imperciocché alla conservazione del vaccino è indispensabile: 1° Sia lasciato a disposizione del Vice-conservatore o di chi lo sostituisce il registro dello stato sanitario dei lattanti, per potervi accennare nelle apposite colonne l’esito delle pra- ticate vaccinazioni, e riconoscere in pari tempo le malattie che si presentarono lungo il corso del lavorìo vaccinico come conseguenza di esso, o come complicazione. 9 2* Sia rispettata la scelta dei bimbi sani e robusti fatta ivi dal Vice-conservatore come vacciniferi, a norma del regola- mento 20 novembre 1859, art. 20, e non si sostituiscano ad essi i gracili e malaticci. 3° Sia impedito che povere nutrici di Città, oppresse dalla piena del latte, se ne ritornino sprovvedute di lattante perchè si tolse loro quello che aveano ricondotto in compiuta vacci- nazione, e loro si negò quello che sano e robusto il Vice-con- servatore avea scelto a vaccinifero e come tale designato per esse. 11 procedimento opposto a queste tre esigenze, oltre di es- sere una violazione continua della legge, può farsi cagione di malattie certo non lievi per le povere nutrici; può togliere al vaccino la voluta sicurezza e perciò quella confidenza che si era tanto giustamente meritata. È pertanto necessità il porvi pronto riparo. Imperciocché quando per avventura il Vice-conservatore non potesse costantemente esigere ovunque l’osservanza delle leggi vacciniche, sarebbe obbligato di so- spendere in modo assoluto la conservazione del vaccino nello Ospizio di Maternità, per non esporsi a propagare un vaccino pericoloso, privo di forza e perciò non meritevole della voluta e necessaria confidenza. Egli attenderà pertanto rassegnato che il Governo prescriva ed esiga efficacemente e gliene porga i mezzi adattati, acciò sia ristabilito nella sua integrità quel sistema che è il solo dal quale puossi attendere un vaccino scevro d’ogni pericolo, eminentemente preservativo e sufficiente a sopperire alle ri- chieste che ne possono venire e dalla Provincia e dal Conser- vatore. Potrebbe forse parere più conveniente, anche nell’ intento di togliere spiacevoli attriti e di porre il Vice-conservatore nella posizione di compiere senza ostacoli la conservazione del vaccino, di mettere a prova il sistema della retrovacci- nazione cotanto encomiato dall’egregio prof. Gianelli e da al- cuni altri, e da qualche tempo posto a prova in alcune delle Provincie venete e nelle napolitane, siccome il più opportuno per ottenere un vaccino preservativo e puro da ogni infezione di rea natura. Dai seguaci di un tal sistema essendosi constantemente os- servato come i primi innesti fatti per riumanizzare il vaccino riescano di lor natura meno nutriti e meno efficaci del vac- cino preso di continuo da braccio a braccio, questa ragione mi parve sufficiente da sè sola per giudicarne la inferiorità ed evitarlo senz’altro. Pure, desideroso di studiare il fatto in tutta la sua pratica applicazione, e da solo e d’accordo col prof. cav. Ercolani, Direttore in allora della Scuola veterinaria di Torino, ho ten- tato e ritentato più volte e colla più minuziosa accuratezza, esperienze tanto sulla retrovaccinazione che sulla vaiuolazione secondo il sistema dell’illustre Ceeley (1). Ma tanto nelle prime che nelle seconde ci trovammo disgra- ziati nell’esito, come lo furono al par di noi Viborg, Ritter , Hausmann, Yith e tanti altri. L’egregio nostro Conservatore, il dott. cav. Martorelli, che da circa sei anni regge l’onorevole ufficio di sorvegliare e di- rigere l’esercizio vaccinico in tutte le antiche Provincie ed in quelle della Lombardia, mi fece dono, non ha guari, di alcuni tubi di vaccino statigli trasmessi dal Conservatore di Napoli siccome recente prodotto di retrovaccinazione. Io lo posi prontamente a prova in dieci bimbi la cui età era da un mese di nascita ai cinque anni, scelti tutti fra i più sani ed i più robusti. Vennero dessi vaccinati da un braccio col vaccino umanizzato e proprio alla Conservatoria di Torino, e dall’altro braccio col vaccino prodotto della re- trovaccinazione. Con mio rincrescimento da tutti gli innesti retrovaccinici trassi un risultato negativo , ad eccezione d’un solo bimbo nel quale si produssero bottoni di nessuna entità e sprovveduti affatto di que’ caratteri il cui complesso dà il criterio d’un vaccino attivo e normale, mentre invece il vac- cino costantemente umanizzato, innestato negli stessi individui a parità di tempo e di circostanze, diede un risultato che non potevasi certo desiderare migliore. Le presenti mie osservazioni trovansi validamente confer- mate dall’illustre dott. Guérin, redattore in capo della Gaz- zetta medica di Parigi, in un suo articolo pubblicato nel num. (1) Ceeley, observations, on thè variole, vaccine as they oc- casionnaly appear in thè vale of Oylesbury, withan account, of some recent experiments in thè vaccination, retrovac- cination, and variolation of cows. Worchester 1840. 11 secondo di detto giornale del 13 gennaio corrente anno, concernente per l’appunto la vaccinazione animale, o retro- vaccinazione; eccone il testo : « Les lecteurs de la Gaiette medicale n’ont peut-ètre pas « oublié que lors du rapport de la Commission de vaccine , « nous avons fait quelques réserves au sein de 1’ Académie « d’abord, puis dans ce journal, contre l’adoption officielle un « peu prématurée de la vaccination animale, comme moyen « de prévenir les dangers attribués à la vaccine humaine, et « comme moyen de rendre la vaccination plus efficace. « L’expérience ne nous avait pas paru suffisante, soit pour « proclamer les avantages de cette substitution, soit pour en « garantir l’immunité. Depuis cette époque nous n’avons pas « cesse de nous préoccuper de la question, et nous nous sommes « enquis des résultats obtenus soit dans les vaccinations de « l’Académie, soit dans celles de la pratique particulière. « Al’Académie on a expérimenté sur une assez vaste échelle. « Si nous sommes bien informés, les événements n’ auraient « pas répondu aux espérances de M. le Directeur de la vaccine; « si bien que l’on aurait fini par renoncer à la vaccination « animale pour en revenir purement et simplement à l’ancienne « méthode. » Quand’anche però non vogliasi ancora tenere per eliminato ogni dubbio sulla inferiorità di quel metodo, è mio dovere attenermi strettamente al sistema di conservazione indicato dalla legge e ch’io trovo conforme in tutto alle mie convin- zioni e spoglio d’ogni pericolo. Oltre ai gravi inconvenienti ch’io venni accennando e con- cernenti in special modo la conservazione del vaccino, m’ è dovere di notarne altri i quali valgono a compromettere più o meno essenzialmente la riuscita delle pubbliche vaccina- zioni, specialmente nei Comuni rurali. Una delle principali cagioni che rende ivi più facilmente trascurato il servizio vaccinico si è la poca liberalità dei Municipii nel retribuire i vaccinatori. Vuole la legge sulle vaccinazioni che i Vaccinatori d’ufficio ed i Vaccinatori speciali siano retribuiti a carico dei Comuni interessati, ponendone la spesa fra le obbligatorie; e prescrive che i Consigli deliberino l’ammontare della retribuzione sulla base del numero delle vaccinazioni. Così si esprime il secondo e terzo alinea del- 12 l’articolo 14 della legge. E quasi ciò non fosse sufficiente- niente esplicito, aggiunge all’art. 32 il relativo regolamento , che nessun Consiglio comunale potrà ricusare il compenso as- segnato ai vaccinatori speciali a seconda del precedente arti- colo 12, nè potranno astenersi dal deliberarne la retribuzione da corrispondersi ai Vaccinatori d’ufficio. È dunque evidente volersi dalla legge che le vaccinazioni siano retribuite in modo speciale ed equo, e che per nulla vada confusa una tale retribuzione con quella concernente la condotta medica. Sta però il fatto che anche alla giornata non sono pochi i Municipi i quali obbligano i poveri medici condotti a vaccinare ed accontentarsi della sola retribuzione fissata per la condotta, oppure hanno loro assegnato tale compenso che può dirsi una vera derisione, mentre per con- trario vi sono dei Municipi i quali retribuiscono le vaccina- zioni a L. 2 caduna. Ben sembra provvedere il Regolamento ammettendo il giudicio del Prefetto in caso di dissenso del Vaccinatore col Municipio; ma questo rimedio diviene per lo più illusorio, poiché il ricorso del medico porta alla conse- guenza che il Municipio elegge un altro medico più arrende- vole, ovvero valgasi la popolazione di flebotomi, riconosciuti anche come vaccinatori ufficiali, e più pronti a ribasso d’o- norari. Meglio che dar luogo a questa indecorosa concorrenza parrebbe opportuno che nel riformare la legge badasse il Go- verno a togliere dal novero dei vaccinatori ufficiali e spe- ciali la categoria dei flebotomi, siccome quelli che non avendo fatto studi in proposito non possono prestare quel servizio efficace che dalla legge è richiesto. Se la semplice pratica dell’operazione vaccinica può essere facilmente eseguita da qualsiasi persona, profana anche nelle mediche discipline, il distinguere però dallo spurio il vero vaccino che si vuole innestare, o che è prodotto dall’innesto , il constatarne l’esito, il circoscrivere i casi nei quali devesi evitare temporariamente la vaccinazione, od invece promo- verla a qualunque siasi stagione od età, quando specialmente esistono o serpeggiano certe complicazioni morbose, richiede studio, intelligente osservazione ed una pratica che non è certo possibile a coloro che restrinsero i loro studi a quelli della semplice flebotomia. Ebbi inoltre ad osservare in più Municipi che essendo nel 13 Comune oltre un flebotomo, uno o due medici condotti, per ragione però di parentela con qualche membro della Giunta del Consiglio comunale, od altri motivi analoghi, la scelta del vaccinatore ufficiale cadde di preferenza sul flebotomo, anche a parità di retribuzione. Questo inconveniente sparirebbe in parte restringendo la qualità di Vaccinatore ufficiale o speciale, ai soli laureati me- dici-chirurghi. Non vorrei si prendessero queste osservazioni come il ri- sultato d’una antipatia ad una classe di persone, ad una pro- fessione. Vi furono flebotomi che come Vaccinatori ufficiali si resero degni d’encomio, e non ho certo dimenticato di farli notare e come tali designarli al Governo. Ma in tesi generale la proposta riforma è una necessità pel buon andamento del servìzio vaccinico, nè ci potemmo esimere dall’accennarla. Come corollario di quanto riguarda l’andamento di cotesto servizio sanitario nella nostra Provincia durante l’ora trascorso quinquennio, ed il progresso delle pubbliche vaccinazioni , dovrei esporvi pure un riassunto delle epidemie vaiuolose che durante questo periodo di tempo si successero più o meno gravi in alcuni dei nostri Comuni. Ma l’importanza del subbietto, le pratiche che ebbero luogo a questo riguardo, alcune delle quali non sono per anco al loro termine, avendo richiesto un lavoro alquanto circostan- ziato e perciò d’una certa mole, mi parve opportuno farne un rapporto a parte ch’io spero avrò l’onore di presentarvi fra breve (4). Dai quadri statistici ch’io vi rassegno voi potrete intanto conoscere sin d’ora l’utilità somma prodotta non solo dalle vaccinazioni primitive, ma dalle rivaccinazioni, che, special- mente in Torino, si praticarono su ampia scala. (1) Un articolo principale del lavoro sulle epidemie vaio- lose è quello che riguarda i casi di vaiuolo osservati nell’O- spedale Maggiore di S. Giovanni di Torino. Avendo esso dato luogo a due speciali rapporti, cioè: 1® sul risultato dell’inchie- sta affidata al Vice conservatore dal Prefetto; 2° la relazione d’una Commissione creata dal Prefetto in seno del Consiglio sanitario sopra gli stessi fatti ; ed entrambi questi rapporti es- sendo già stati approvati dal Consiglio, credo opportuno di qui unirli fin d’ora a chiarimento preliminare della relativa materia. Yedansi a pag. 21 e 35. 14 Imperciocché in certi Comuni non vi ebbero che casi iso- lati di vaiuolo, ma in altri invece si propagò coll’ impronta epidemica, e mietendo vittime non 'poche, specialmente frà que’ lattanti sui quali per trascuranza dei parenti vennero neglette le vacciniche operazioni. Ove queste si praticarono numerose in simili disgraziate circostanze poterono arrestare ovunque il corso del contagio vaiuoloso e mitigarne i luttuosi effetti. A compiere ora quanto m’è prescritto dalla legge debbo farvi conoscere il nome dei Sanitari di questa Provincia che nell’ora scorso quinquennio seppero acquistarsi più distinte benemerenze, non solo pel maggior numero di vaccinazioni ottenute, ma pel costante interessamento dimostrato nel pro- muoverle, prevenendo così, o strozzando nel loro esordire le epidemie vaiuolose dalle quali venivano minacciati od aggre- diti i loro Distretti. Prima però di riassumervi i lavori che li riguardano per- mettetemi di segnalare a questo onorevole Consiglio lo zelo dimostrato con lodevole costanza ed intelligenza dai signori Commissari del vaccino nelPadempimento del proprio mandato. L’interessamento loro non ci è segnalato soltanto dal nu- mero certamente rimarchevole delle vaccinazioni operate nei loro rispettivi Circondari, ma sì dalle molte contrarietà supe- rate, provenienti ora dalle difficoltà di comunicazione, ora dalla scarsità dei Sanitari, ed ora dalla diffidenza d’una gran parte di que’buoni alpigiani. Dessi trasmisero pure ne’ loro elabo- rati rapporti, osservazioni e fatti interessanti e della massi- ma importanza tanto dal lato pratico che della scienza. Gli stessi Sotto-prefetti dei Circondari componenti questa Provincia ed in particolar modo quelli d’Ivrea, Aosta e Pine- rolo, nel trasmettere a quest’ufficio copia dei rapporti vacci- nici, segnalarono in modo speciale lo zelo e le incessanti cure che i Commissari dimostrarono nel generalizzare per ogni dove le pratiche dell’innesto vaccinico. Io mi unisco ad essi per debito di giustizia esprimendo il voto che l’Autorità Superiore voglia tener conto de’ loro di- stinti servigi colle ricompense che giudicherà corrispondenti al loro merito. A norma di questo Consiglio e dell’Autorità Governativa mi è dovere premettere come l’ordine in cui si trovano collocati 15 i nomi dei Vaccinatori è inteso a graduare il maggiore merito incominciando dal primo menzionato sino al merito inferiore dell’ultimo indicato. Un tale ordine riguardo ai Circondari di Aosta, Ivrea, Pi- nerolo e Susa ha per norma l’avviso dei Sotto-prefetti e del Commissario del vaccino del rispettivo Circondario , ed ha quello del riferente per i Vaccinatori che si distinsero nel Circondario di Torino. Fatte queste premesse eccovi il riassunto dei lavori tras- messi dai Commissari di questa Provincia, approvati dai ri- spettivi Consigli sanitari. Circondario di Aosta 12,982 nascite 10,687 vaccinazioni Vaccinatori distinti Dottori Favre Gio. Batt. (Aosta) — Ghristiani Giovanni (Chatillon) — Barraing Pietro (Pont S. Martin). Circondario d'Ivrea 26,458 nascite 19,647 vaccinazioni Vaccinatori distinti 1. Capuano (Maglione) — 2. Destefanis (Pont) — 3. Lancina (S. Giorgio) — 4. Prezza (Vische) — 5. Borgetti cav. (Ivrea) — 6. Mercandi (Chiaverano) — 7. Ruffini (Montalto) — 8. Silva (Agliè) — 9. Ruffo (Castellamonte) — 10. Guidetti e Gianetti (Caluso) flebotomi — 11. Panietti (Banchette) id. — 12. Vigo (Campo) — 13. Signorelli (Cuorgnè) — 14. Ghina (Vico) — 15. Serraglio (Vistrorio). Fra questi distinti Vaccinatori è segnalato in particolar modo il dott. Capuano di Maglione (mandamento di Borgo- masino) per l’operosità e perizia addimostrata durante l’epi- demia vaiuolosa scoppiata in Villaregia nei mesi di novembre e dicembre 1863 e gennaio 1864. 16 Circondario di Pinerolo 22,712 nascite 19,106 vaccinazioni Vaccinatori distinti Dottori Vola Gianstefano (Torre Pellice) — Camusso Lodo- vico (Cavour) — flebotomo Benso (Villafranca) — dott. Conti Giovanni (S. Secondo) — Ambrogio Francesco (Frossasco). Il prelodato dott. Vola si è oltremodo distinto per avere generalizzate le operazioni vacciniche non solo a Torre-Peliice, ma nei Comuni di Villar Pellice, S. Giovanni Pellice ed An- grogna, portando il numero dei vaccinati alla bella cifra di 1711. Ne seguirono il lodevole esempio il dott. Camusso Lodovico di Cavour, ed il flebotomo Benso Giuseppe di Villafranca, il 1° con 1631 vaccinati ed il 2® con 1238. Circondario di Susa 14,439 nascite 9,203 vaccinati Vaccinatori distinti Dottori Yaschetti Francesco (Bussolino) — Pogolotti Can- dido (Giaveno) — flebotomo Franchino Vincenzo (Mocchie) — dottori Riva Pietro (Almese) — Signifre di Alfredo (Coazze) — Brunati Antonio (Avigliana) — Rumiano Biagio (Villar- focchiardo) — Chiapusso Simeone (Susa) — Gondella Gio. Batt. (Condove). Per numero di vaccinazioni praticate e per zelo dimostrato nell’esercizio vaccinico sono degni di speciale encomio i tre primi cioè i dottori Vaschetti Francesco, Pogolotti Candido ed il flebotomo Franchino. Circondario di Torino 86,577 nascite 63,156 vaccinati 17 Vaccinatori distinti Dottori Peyretti Giovanni, Pasquini Evasio, Bruno Fedele, cav. Cerutti Giuseppe, Gibello Giacomo (Torino) — Crova e Brocchi (sobborghi) — Scotti e Pavesio (Rondissone) — Boschiglia (Grosso) — flebotomo Degiovanni Modesto (Vero- lengo) — dottori Enrico (Viù) — Peroglio Domenico (Front) — Merlino cav. Carlo (Volpiano) — Collo (Chieri) — Pistone (Moncalieri) — Castelli (S. Sebastiano) — Parassole e Dab- bene (Vinovo e Stupinigi) — Dorato (Rivalta) — Miino (Bru- sasco) — Lombardi (Alpignano) -- Gasca e Osella (Carma- gnola). Altri Sanitari si distinsero pure molto lodevolmente nel servi- zio vaccinico e per indefesso zelo e per intelligente operosità. Ma alcuni di essi per circostanze indipendenti dalla loro condotta non avendo potuto compiere l’intiero quinquennio richiesto dalla legge, e gli altri non lo avendo per anco rag- giunto, perchè nominati dopo il 1860, mi limito con sommo mio rincrescimento ad indicarvene almeno i nomi acciò pos- siate pienamente conoscere quali sieno i Vaccinatori governa- tivi e municipali, che si mostrarono realmente degni della stima e della confidenza dell’Autorità Superiore. E cotesti sono: Il dott. Bosio, medico-chirurgo distintissimo, domiciliato ed esercente nella città d’Ivrea e da due circa anni Commissario zelantissimo del vaccino in quel Circondario; quindi i dottori — Molina — Fornello — Cappa — Peyretti Michele Vacci- natori ufficiali per la città di Torino). Io nutro fiducia che il Governo farà ogni suo possibile perchè le rimunerazioni che la legge ha decretato ai Vacci- natori distinti riescano pari allo zelo ch’essi dimostrarono nel- l’adempimento del loro mandato. Permettetemi però due parole sull’operato e sulla posizione veramente speciale del dottor Peyretti Giovanni. Questo egregio sanitario, coadiutore e supplente del Vice- conservatore del vaccino per nomina governativa in forza del- l’art. 3® della legge 14 giugno 1859, non solo adempì sempre con zelo il suo mandato e spontaneo soccorse il Vice-conserva- tore per tutto ciò che riguardava le pubbliche vaccinazioni della Provincia, ma tuttavolta che le circostanze lo richiede- vano prestò di buon grado il suo aiuto ed il suo appoggio ai 18 Vaccinatori ufficiali senza rifiutarsi mai ad alcuno degli uffici che gli venivano affidati in proposito. Al coadiutore e supplente del Vice-conservatore la legge non avendo assegnato stipendio nè rimunerazione, egli è sol- tanto per Tinteressamento vostro e del signor Prefetto che a stento gli si ottennero dal Governo in cinque anni di servizio due gratificazioni di lire 300 caduna, accompagnate da prote- sta che venivano concesse senza tratto di conseguenza, sicco- me spesa non per anco stabilita nel bilancio annuale. Come Vaccinatore ufficiale, non facendo parte de’sei stabiliti dal Muni- cipio, egli lavorò sempre gratuitamente. Se questo sia giusto ben lo vedete, o Signori. Io pertanto stimo debito mio raccomandarlo caldamente al Consiglio ed in particolare al signor Prefetto, perchè si vegga se dal Governo o dalla Provincia sia possi- bile ottenergli un’equa retribuzione. Da quanto io venni ora esponendovi voi avrete potuto co- noscere che se molto si è già ottenuto a vantaggio del servi- zio vaccinico, molto rimane ancora ad ottenersi perchè desso consuoni per intero alla legge ed ai bisogni di questa popo- lazione. Se vi sono ancora abusi ed opposizioni non poche da superare, non sono di certo ultimi quelli che ci provengono dall’apatia, dall’indifferenza, e dal mal volere di non poche fra le Autorità Municipali e fra le Amministrazioni Caritative. A queste sconvenienze, a questa crittogama sociale io vi prego di volgere i vostri sforzi ed i vostri studi per compiere l’opera che avete con fermezza incominciata e condotta sino al presente. Bene spesso anche oggigiorno ai Commissari del vaccino tocca di gemere sotto il totale abbandono dell’Autorità Municipale. Voi sapete al pari di me che nulla annienta cotanto i ge- nerosi pensieri, restringe i larghi e fecondi concetti, arresta lo slancio dato alle più utili istituzioni, quanto l’opposizione fatta dalla fredda e calcolata malevolenza. Voi col dare di bando alle titubanze, alle compiacenze, alla debolezza ed ai timori, vigili osservatori e custodi delle leggi, costanti nell’altezza della missione a voi affidata, senza sistemi di transazione, combattendo le vane e dimezzate economie, quando queste si mostravano di ostacolo a migliorare la sorte degli infelici, od a troncare contagiose e micidiali infermità , per mezzo di razionali ed utili provvedimenti, vi siete avviati 19 sempre diritti allo scopo richiesto dall’utile sociale, ed a me pure porgeste energico soccorso perchè io potessi provvedere lodevolmente ed utilmente all’andamento regolare del servi- zio vaccinico. Imperciocché egli è certo che a nulla avrebbero approdato tutti gli sforzi e la buona volontà del Vice-conservatore senza l’autorevole appoggio del Consiglio e del Prefetto. Lasciate pertanto che all’egregio sig. Presidente il quale con tanta saviezza dirige le Sanitarie Conferenze ed a voi tutti, o Signori, io ne esprima ancora una volta la mia rico- noscenza, e vi assicuri che ora più che mai per quanto riguarda l’adempimento del mio mandato, non lascierò venir meno quello zelo, quella operosità e quegli studi che parmi avervi dimostrato. Io altro non chieggo che il vostro appoggio energico per l’avvenire come me ne foste largamente generosi pel passato. Così adoperandoci di comune accordo al sollievo dell’ uma- nità ed al miglioramento della pubblica igiene, non sarà per riuscirne dubbioso ed incerto l’esito desiderato cui tende la provvida legge. RAPPORTO SULLE PRINCIPALI CAGIONI CHE MANTENGONO L’INFEZIONE VAIOLOSA NELL’OSPEDALE DI S. GIOVANNI IN TORINO e Proposta dei mezzi più acconci a soffocarla letto ed approvato nella seduta 28 marzo 1865. ONOREVOLI SIGNORI, Col rapporto che ho l’onore di presentarvi compisco al do- vere di parteciparvi la serie delle investigazioni che per invito espressomi dal Prefetto di questa provincia, con nota del 10 p. p. novembre, ebbi a praticare sulle cagioni che manten- gono da lungo tempo l’infezione vaiuolosa nell’ospedale di S. Giovanni e sui mezzi più acconci a soffocarla. Rammenterà questo Consiglio come già nella precedente seduta (28 dicembre p. p.) in seguito alle comunicazioni ed ai documenti presentati in proposito dall’egregio presidente, ed in seguito alle interpellanze che dal medesimo in allora mi vennero mosse, esposi i primordi di questa spinosa pratica e gli ostacoli che incontrarono gli eccitamenti governativi di- retti ad ottenere piena esecuzione della legge. Rammenterà del pari le controsservazioni e gli schiarimenti espressi in quella circostanza dal consigliere prof. Timer- mans, membro del Corpo Sanitario di quell’ospedale, il cui complesso per essere già inserito nel verbale della precedente seduta mi astengo dal ripetere. Mi è ben grato invece di far conoscere a questo Consiglio come in seguito al parere unanimemente emesso in quella circostanza ed avvalorato dalle osservazioni del presidente , essendosi l’onorevole consigliere Timermans adoperato presso i colleghi suoi perchè avesse luogo la conferenza richiesta dal Vice-conservatore, la medesima ebbe luogo l’il gennaio. Che se per divergenza d’opinioni non valse a produrre quei buoni risultati che io, molto calcolando sui lumi e sullo zelo pratico e spassionato di quell’egregio Corpo Sanitario, mi era ripromesso, valse nullameno a pormi in grado di ben cono- scere ed opportunamente esaminare gli ostacoli che si oppon- gono ai richiesti miglioramenti, ed esporvi così con più sicura ponderatezza le osservazioni e le proposte che mi parvero opportune e che mi lusingo vorrete sanzionare col vostro voto. I membri del Corpo Sanitario dell’Ospedale intervennero alla conlerenza in numero di cinque su sette che lo formano. lo non istarò ad esporvi dettagliatamente quanto nella con- ferenza fu detto ed osservato da ciascun membro sui punti in questione, ma vi comunicherò per sommi capi le osserva- zioni che mi vennero fatte in proposito quasi collettivamente dai singoli membri componenti quel Corpo Sanitario ed i prin- cipii dai quali essi credono giustificata l’opposizione alla legge ed agli eccitamenti governativi. Eccone la sostanza : 10 L’Amministrazione esponeva, ed afferma il Corpo Sani- tario, che l’Ospedale non ha locali disponibili per provvedere sale apposite ai vaiuolosi; 2# Si palesarono concordi i Sanitari nell’opinione che 1 i- solamento in fatto di malattie contagiose non potendo effet- tuarsi in modo da rendere impossibile la loro propagazione rimaneva privo di risultato e perciò inutile l’adoperarlo; 3° Ove poi fosse possibile un sistema di assoluto isola- mento, non solo questo non sarebbe utile, ma anzi dannoso, cagionando più numerose le morti. Lo dimostrarono chiara- mente, a loro avviso, le prove d’isolamento fatte da essi me- desimi nell’Ospedale di S. Giovanni nella circostanza dell’ul- tima epidemia vaiuolosa regnante in Torino, or sono pochi anni ; c ., . 4° Non giudicano essi di competenza d’un Corpo bamtario qualunque il dar pareri all’Amministrazione dalla quale di- pendono, anche su cose che riguardano igieniche provvidenze, 23 nè riconoscono, in fatto di servizio interno sanitario dell’ospe- dale, altra autorità che l’Amministrazione da cui è diretto. Dietro queste massime non possono perciò, nè vogliono di- scutere su provvedimenti di sorta, ma si rimettono intera- mente a quanto il direttore del servizio interno crederà op- portuno d’indicar loro. Furono questi nel complesso i principii emessi dal Presi- dente di quella conferenza, il prof. Nicolis, al quale assenti- rono gli altri senza osservazioni, eccettuato però quanto al- l’ultimo punto, l’onorevole consigliere Timermans, il quale, mentre appoggiava il voto de’ suoi colleghi sulle opinioni or ora esposte, non ometteva di riflettere che al Commissario del vaccino incumbeva l’obbligo d’adoperarsi perchè le leggi in proposito ottenessero il loro effetto, ma in fatto di sani- tarie disposizioni dessi non potevano accettare che quelle che sarebbero loro espresse dalla direzione del servizio interno dell’Ospedale. Vegga ora il Consiglio come sia da qualificarsi il sistema speciale tenuto tanto dall’Amministrazione che dal Corpo Sa- nitario che ne dipende. L’Amministrazione si rifiuta di prendere provvedimenti su fatti che riguardano lo stato sanitario de’ ricoverati, prote- stando che in tali fatti fu sempre usa di rimettersi ciecamente ai consigli ed alla pratica dei suoi medici ed attenderne per- ciò le proposte. A lor volta i Sanitari rifiutano non solo di provvedere ma anche di dare semplici consigli sui provvedi- menti da prendersi, per non uscire dalla competenza propria ed attendere i cenni della Direzione. Allo schermo pertanto dall’una parte dell’uso contrario ad ogni iniziativa e dall’altra della propria incompetenza a con- sigliare non che a fare, nessuna migliorìa potrebbe mai aver luogo, quand’anche potentemente richiesta dall’igiene e dalla salute pubblica. Debbo però affrettarmi a soggiungere che questa conclu- sione raccolta dalla conferenza non è assoluta a fronte del fatto che solo cinque fra i sette medici dell’ospedale sosten- gono, come mi consta, cotesto sistema. Già indicai più sopra che due fra i sette sanitari non intervennero, e sono i prof. Bruno e Pachiotti, ed ho potuto conoscere ed accertare, e per debito mio di dovere e di giustizia lo partecipo a questo Con- 24 siglio, che ogni qualvolta ai medesimi si presentano casi di vaiuolo nelle corsìe chirurgiche loro affidate , prontamente si adoperano perchè vengano separati dagli altri infermi. Anzi non è molto tempo che il prof. Pachiotti in seguito a più casi di vaiuolo sviluppatisi nella sua infermeria ordinò lo sgombro degli ammalati da una camera vicina per riporvi i vaiuolosi, e ne propose più tardi l’imbiancamento alla Direzione , che fu tosto eseguito. La condotta di cotesti due egregi sanitari addetti al servi- zio chirurgico dell’ospedale di S. Giovanni dimostra chiaro ed evidente che ben lungi dall’essere avversi al sistema dell’iso- lamento nelle affezioni vaiuolose, lo promuovono anzi con tutti i mezzi che sono in loro potere, onde attenuare le tristi con- seguenze del vaiuolo ed il suo rapido sviluppo. Dai fatti or ora enunciati e dalle indicate eccezioni veda il Consiglio se può acconsentire che duri più a lungo e senza contrasti così pericolosa condizione di cose. Dal Vice-conservatore si è cercato di delineare nel modo il più esplicito lo scopo del suo mandato e di persuadere come colla richiesta di tale conferenza altro non si desiderava che di ottenere dalle osservazioni e dal parere dell’onorevole Corpo Sanitario i mezzi che sarebbero più convenienti a rendere meno accessibile in quell’ospedale il vaiuolo. Ma pose prima di tutto per base non appartenere ad alcuna Amministrazione, nè ad alcun Corpo Sanitario, nè ai Commissari del vaccino di discutere, in linea di pratica attuale applicazione, sulla oppor- tunità o no dell’isolamento in materia di vaiuolo, poiché, essendo imposto dalla legge, a tutti noi incumbeva eseguirla e farla eseguire, ciascuno nella cerchia delle proprie attribu- zioni. Ripregava quindi quel corpo sanitario a voler studiare di concerto sul sistema più acconcio e possibile d’isolamento in simili circostanze, onde uniformarsi alla legge, e porre ogni zelo ed ogni interessamento perchè ottenga il suo pieno ef- fetto. Mi duole confessarlo ; tali considerazioni non fecero alcuna impressione, non ottennero alcun risultato. Il Corpo Sanitario dell’Ospedale di S. Giovanni ha creduto opportuno mantenersi fermo nell’espressa opinione di avversare il sistema d’isola- mento. Evidentemente egli ne fa ricadere ogni responsabilità sull’Amministrazione, la quale potrebbe a buon diritto respin- 25 gerla su di esso, a meno di dire che l’indifferenza e l’inope- rosità siano nella concorde determinazione di entrambi. A me pertanto altro compito non rimane che esporre al Consiglio le mie osservazioni, le mie convinzioni in proposito, e presentargli la proposta di quei miglioramenti che mi par- vero più capaci ad allontanare il pericolo che perenni l’infe- zione vaiuolosa in un Ospedale di tanta popolazione. £ dalle fatte indagini d’ogni maniera ho dovuto riconoscere che si lasciano giacere fra gli infermi ordinari i vaiuolosi qualunque ne sia la gravezza, ponendo in questa guisa a pe- ricolo la vita di coloro i quali, ricoverati anche per lieve in- fermità, si trovano sottoposti lor malgrado all’influenza del pestifero morbo che qualche volta contraggono e ne periscono. Ed affinchè casi tanto dolorosi non appaiano piuttosto un timore esagerato che fatti realmente avvenuti, permettete, o signori, ch’io ve ne accenni alcuni caduti sotto la mia osser- vazione nel tempo appunto che m’adoperavo a compiere il mandato affidatomi in proposito dal sig. Prefetto. 1* Verso il 16 dicembre ultimo, giaceva al N. 254 Goia Margherita, nativa di S. Benigno, d’anni 19, tessitrice di pro- fessione, ricoverata molto tempo prima per ulceri alle estre- mità inferiori. Lungo il corso della malattia vi contrasse il vaiuolo, il quale però, a cagione della già sofferta vaccina- zione, riuscì benigno. 2* Bonamico Giulia, d’anni 23, cucitrice, non vaccinata, veniva ricoverata al num. 346 per febbre reumatica. Guari- tane ben presto e posta in convalescenza l’8 dicembre, pas- seggiava nefl’inlermeria nell’intento d’acquistare forze e ri- condursi presto in famiglia, ma in capo a due giorni fu as- salita da febbre violenta, risultato della quale fu un vaiuolo confluente il giorno dopo. 3* Guaiino Anna, d’anni 16, di Caselle, operaia alla fab- brica dei tabacchi, non vaccinata, entrò nell’ospedale il 29 novembre per febbre periodica con tubercolosi al primo periodo e le venne assegnato il letto num. 369; al 12 dicembre vi era assalita dal vaiuolo. 4° Giulio Teresa, d’anni 40, di Almese (Susa), serva di professione, ricoverata nell’ospedale al num. 248 per lussazione; vi contrasse il vaiuolo circa 12 giorni dopo. 5* In una camera attigua afl’infermeria chirurgica già- 26 ceva al nura. 15 da più mesi (credo per ulceri alla colonna vertebrale) Giorda Anna, d’anni 15, di Rivalta, sarta di pro- fessione. Sulla fine del passato novembre vi contrasse essa pure l’affezione vaiuolosa. 6° Ritirata in quel frattempo nella stessa camera per frattura la Rebaldi Giuseppina, ragazzetta d’anni 3, e non vaccinata, in capo a 10 giorni fu assalita dal vaiuolo e ne morì il 22 gennaio ora seorso. 7° Pautasso Maddalena, giovane d’anni 20, di Gassino, non vaccinata, fu ricoverata al num. 320 per febbre terza l’il novembre s:orso. Guaritane ben tosto e passeggiando convalescente per l’inferineria dove allora trovavansi vaiuolosi, venne essa pure assalita dal contagioso morbo sui primi dello scorso dicembre. 8° Rochetto Giovanni, fanciullo d’anni 12, ammesso al num. 155, egli pure per febbre terza, era già sul termine della convalescenza, quando venne ad assalirlo il vaiuolo lo stesso giorno fissato alla sua uscita. 9° Il muratore Demarchi Pietro, d’anni 20, non vacci- nato, s’introdusse qualche volta nell’ospedale per assistervi un suo compagno vaiuoloso. In capo a pochi giorni vi fu egli pure ricoverato al num. 12 affetto dallo stesso morbo. 10* Una guardia daziaria accettata all’ospedale per pa- tereccio, vi contrasse il vaiuolo nella sua convalescenza. Ma non giova trattenervi più a lungo sulla enumerazione di cotesti dolorosi incidenti, mentre uno solo avrebbe dovuto bastare a far sì che la direzione ed il corpo sanitario del- l’ospedale si adoperassero a provvedere perchè altri non se ne ripetessero. Veda pure il Consiglio se l’Autorità governa- tiva a fronte delle esigenze della legge, possa rimanersi più a lungo inoperosa spettatrice di tali disordini. In quanto .a me, o Signori, da tali osservazioni ho dovuto riportare il triste convincimento che chi mantiene perenne- mente il vaiuolo, non- solo nella città di Torino, ma ben più largamente, è l’Ospedale maggiore di S. Giovanni. Infatti anche in tempi per nulla propizi allo sviluppo del contagio vaiuoloso, quando per es., nella stessa Città non se ne annovera un solo caso, nell’Ospedale maggiore invece se ne alternano sempre senza posa e, come già dissi e credo aver dimostrato, sopra individui molte volte ivi ricoverati per tut- t’altra infermità. E si noti che non tutti i casi di vaiuolo che si sviluppano là entro si ponno conoscere , salvo che si sorprendano nel loro corso, imperocché entrati nell’ospizio per infermità d’altra natura, come per calcoli in vescica, fratture e simili, assa- liti più tardi dall’arabo contagio, riescano dessi a guarigione, o ne periscano, non fanno parte dei vaiuolosi, ma figurano pur sempre Ira il novero delle infermità per le quali vennero am- messi a principio. Egli è quindi ben naturale che nel con- corso continuo degli infermi d’ogni paese ivi ammessi, come dei parenti e degli amici che vengono ogni giorno a visi- tarli, trovi il vaiuolo un mezzo di propagazione tanto facile quanto perenne. E non è a meravigliarsi se nell’attuale epoca nostra, inclinato il vaiuolo a prendere fra noi l’andamento epi- demico, nell’Ospedale di S. Giovanni, per esservi come di famiglia, v’abbia acquistate maggiori proporzioni e maggiori anzi di quelle che realmente risultino. « Riguardo alla difficoltà del locale allegata e dall’Amministra- zione dell’Ospedale e dalla sua Direzione medica, essa non esiste; ed io potrei dimostrare al Consiglio senza grande stu- dio e ricerche che il locale v’ è, tuttavolta che lo si voglia, molto adatto ed ampio, basta solo che si vogliano utilizzare i locali tenuti oziosi, o destinati al superfluo, o ad oggetto di rendita, piuttosto che all’utile sanitario dello stabilimento. La carità non conosce difficoltà di questa natura ; e voi onore- voli Consiglieri, ben lo sapete, che già tante volte avete date solenni prove di filantropia e di abnegazione in affari di questa importanza. La necessità poi ha sovente dimostrato come le cose giudicate difficili od impossibili in tempi ordi- nari, nei casi di generali e minacciose epidemie si realizzarono quasi da loro stesse. Le altre obbiezioni che vennero fatte dalla Direzione me- dica all’isolamento dei vaiuolosi sono : l’inutilità sua per non poter essere assoluto e completo e la maggiore mortalità che ne deriva quando viene realmente attuato. In verità sarebbe stata questa la prima volta che l’isola- mento delle malattie contagiose e dei vaiuolosi in particolare a vece di dare un lodevole risultato ne diede uno miserando e deplorabile. Ovunque si tolgano ad esaminare nella storia del vaiuolo i mezzi profilattici più caldamente raccomandati, e prima e dopo l’applicazione dell’inoculazione, come della 28 scoperta del vaccino , noi vediamo che se questi si dicevano numerosi, uno almeno offrì sempre una non dubbia sicurezza e questo si è l’isolamento più o meno completo. Quando, ad esempio, verso la metà del XVII secolo il va- iuolo penetrò al Capo di Buona Speranza, ci dice il dott. Mead, che gli Ottentoti si barricarono ed opposero in questo modo una diga efficace ai progressi del contagio (i). Questo esem- pio dato dai selvaggi fu seguito sempre e con risultato, spe- cialmente poi nelle case religiose. Vediamone un esempio più vicino all’età nostra. Ci viene raccontato da Moehl (2) che il vaiuolo era quasi intieramente scomparso da Copenhaghen dopo l’anno 1810, quando nel di- cembre 1823 vi ritornò, comunicandosi nell’ospedale agli al- lievi di medicina ed a molte altre persone. Si collocarono in allora i vaiuolosi in sale separate e la trasmissione fu tosto interrotta. Scendiamo finalmente ai nostri tempi e vediamo in quale stima è tenuto l’isolamento. In quanto alle misure adottate dai Governi più civili d’Europa, noi vediamo che tutte, più o meno rigorosamente lo ammettono, anzi lo vogliono adottato. Gli ospedali poi ben diretti, ben amministrati ed affidati a medici la cui fama risponde all’importanza dell’istituzione, non dimenticano l’isolamento, specialmente nei casi di epidemie vaiuolose. Il dott. Hubert Valleroux esponendo nel suo dotto lavoro De Vassistance sociale le riforme che credeva utile introdursi negli ospedali, viene alle seguenti osservazioni : « Il n’est pas un médecin d’hòpitaux qui n’ait constatò et qui ne signale, chaque jour, le danger des Communications entre les malades ordinaires et ceux atteints de variole, de scarlatine ou d’autres affections contagieuses. Et pourtant, mal- grò l’imminence reconnue du danger, varioleux et morbilleux restent dans les salles communes confondus avec les autres malades qu’ils ne tardent pas à infecter. Les pays voisins nous ont pourtant donné, à cet égard, un exemple bien ra- tionnel, et surtout bien facile à suivre. Dans les hòpitaux importants d’Allemagne, on trouve des salles particulières pour les maladies contagieuses. (1) Mead De variolls, cap. 1, pag. 6 e 7. (2) Moebl Bullet. de» Se. Med. de Férussac, tom. 7, pag. 22. 29 « L’Hópital Frédéric de Gopenhague possedè mème des salles d’épidemies dans un bàtiment séparé, et, gràce à cetté institu- tion on n’a pas observé un seul varioleux dans les salles com- munes, depuis plusieurs années (1). » Fatti consimili ci sono trasmessi nell’opera del professore Gintrac : Cours théorique et chimique de pathólogie interne : « Nous obtenons par l’isolement, » egli scrive, « des boas résultats à l’Hópital Saint-André. La variole endémique dans cette maison depuis plus de vingt ans, a cessé de s’y montrer depuis le commencement de 1857, c’est-à-dire. depuis quetrois salles speciales, eloignées des autres sont exclusivement con- sacrées aux individus atteints de variole. Elles n’ont dans l’année que 21 varioles, 11 variolides et 21 varicelles. La contagion s’y est éteinte immédiatement et complètement, et les autres salles de l’Hòpital n’ont plus compté un seul va- rioleux (2). » Anche l’illustre Tardieu scrivendo dei mezzi profilattici delle affezioni contagiose si esprime nei seguenti termini : « Il est cependant un mode de propagation qui implique par lui-mème une prophylaxie systématique. Nous voulons parler de la con- tagion. Là ou elle est démontrée, en effet, l’isolement des ma- lades est le seul remède à opposer aux ravages du fìéau (3). » Appoggiato su questi fatti e su tali rispettabili convinzioni, prima di associarmi così facilmente agli onorevoli oppositori del sistema d’isolamento e proporne la proscrizione, ho creduto necessità e dovere l’esaminare come era stato da essi inteso, e quale ne era il locale. Al vedere il locale che l’Amministrazione dell’Ospedale di S. Giovanni, di concerto coi suoi Sanitari, aveva destinato al ricovero dei vaiuolosi, io debbo francamente dirvi che rimasi oltremodo meravigliato come mai si venisse nella determina- zione di assegnare ad essi una località cotanto sconveniente. Non dirò altro se non che, il sito assegnato a 30 circa di co- testi infelici è tale che ad esso non giunge aria, nè luce, se non dal deposito dei cadaveri, e dalla sala delle autopsie; è (1) De 4’assistance sociale par Hubert Valleroux. Paris 1854, pag. 365. (2) De la variole, tom. 4, pag. 125, 1859. (3) Dictionnaire d’hygiène publique. Voi. 2, pag. 146. Ediz. 186. 30 d’una ampiezza incapace, igienicamente parlando, di contenere 15 letti per malattie ordinarie. È una località insomma che pare più adatta a sollecitare la morte, che non a predisporre alla guarigione. Ed è in questa località che si fecero le prove d’isolamento!... A questo s’aggiunge inoltre che tanto le guardie che gl’in- fermieri addetti al servizio dei vaiuolosi, come le suore ed il Corpo Sanitario avevano l’obbligo di servizio a favore d’altri infermi; per cui puossi asserire senza tema di errare che il sistema dell’isolamento non fu tentato mai, ma solo si tolsero i vaiuolosi dalle ampie e salubri infermerie destinate alle ma- lattie comuni per circoscriverli in un locale sconveniente e pernicioso agli esseri i più sani. Sciagurata fatalità in vero fu sempre cotesta ! che le più utili riforme, i più necessari provvedimenti debbano essere sempre i più contrariati ed i più trascurati, e che venendo finalmente portati in atto lo sieno con eccessiva lentezza ! Tristissimo poi ed anzi crudele, permettere che poveri infeli- ci, trascinati negli ospedali qualche volta più dalla miseria che dalle infermità, vengano assaliti dal vaiuolo e lascino la vita là dove si erano rifuggiti per leggere indisposizioni o malat- tie, colla speranza di riacquistare presto le perdute forze e mi- gliorarvi la malferma salute. Non siamo certamente noi i primi a levare alta la voce contro di tali deplorabili inconvenienti, ma tanto in Italia che fuori sono molte ed eminenti le persone e le accademie che protestarono contro sconvenienze di tal natura: e lasciando a parte quanto ne dissero in proposito i D. JBaudeloque, Hervieux, Pellerin ed il D. Thore, provando all’evidenza essere dagli ospedali da dove tragge origine la maggior parte delle epide- mie vaiuolose, sono di ben fresca data le proposte fatte in proposito innanzi all’Accademia medica di Francia dall’esimio prof. Guérin sull’isolamento individuale a domicilio per gl’in- fetti dal vaiuolo. Ma mentre la carità pubblica e le accademie stanno stu- diando i mezzi più acconci ad attuare le lodevoli proposte , perchè non si potrebbero dall’Ospedale di S. Giovanni imitare gli esempi degli ospedali più rinomati, e destinare ai vaiuolosi alcune sale speciali di quattro o sei letti caduna, come già adot- tarono gli ospedali di Parigi, di Londra, di Bordeaux e d’altre 31 città, per impedire così l’ammissione fra gli ammalati ordinari di una classe d’infermi che ha seco il germe trasmessibile d’una affezione tanto pericolosa e mortale ? ed ove neppur questo si potesse, anche l’isolamento in una sola sala ben disposta, am- pia, ed ove possa l’aria e la luce circolare liberamente, e ca- pace a conservarvi sempre una temperatura pressoché eguale, non sarebbe torse meno pernicioso che lasciare cotesti infelici fra le infermerie, per infettarne l’ambiente e porre a continuo repentaglio la salute degli accorrenti ? Si potrebbe allora conchiudere coll’illustre prof. Guérin',: « C’est déja un pas dans la voie du progrès, que d’avoir « cherché a soustraire les pauvres malades qui viennent ré- « clamer l’hospitalité nosoconniale à un danger plus grand « que celui de la maladie qui les amène.» (i) So bene anch’io, nè v’è alcuno certo che opini in contrario, che se fosse possibile venire di colpo in simili circostanze al- l’isolamento individuale, sarebbe a preferirsi senza eccezione. Ma a nessuno è dato d’improvvisare il progresso, qualun- que egli sia, e se l’adottare immediatamente una riforma ra- dicale è impossibile, non sarà certamente difficile e tanto meno impossibile intraprenderne ed incominciarne l’applicazione. L’isolamento individuale sarebbe certo a preferirsi, non per vaiuolosi soltanto, ma per ogni genere d’infermi, impercioc- ché il fatto della riunione di molti ammalati in uno stesso locale, fra i molti e deplorabili inconvenienti ha quello cer- tissimo d’accrescere la gravità delle malattie e l’intensità di ogni principio morboso, specialmente quando trattasi di conta- gio. Ma se l’adottare l’isolamento individuale nel caso nostro sarebbe impossibile per le difficoltà d’avere i locali adatti, e più ancora per l’enormità della spesa, un isolamento collet- tivo quale è richiesto finora dalla legge, anche l’igiene pub- blica lo consiglia, e non può essere difficile che nella volontà di coloro che noi vogliono o non intendono eseguirlo a patto qualunque. Io pertanto non posso che lamentare, che nell’Ospedale di S. Giovanni sia avvenuto ed avvenga ciò che ebbi a riferire. Non posso a meno di fare fervidi voti perchè si abbia final- (2) Gaz. Medicale de l'aris N° 41, 8 ottobre 1864, pag. 817. 32 mente ad accogliere un contrario sistema a seconda dei pre- cetti della legge e delle esigenze dell’umanità. Che dice infatti la legge a questo riguardo ? « Manifestan- te dosi il vaiuolo umano, la vaiuoloide o varicella in qualche « Comune, sarà dovere del medico o chirurgo chiamato a cu- « rarli, di farne immediatamente consapevole il sindaco loca- te le ed il vaccinatore ufficiale, ond’essi abbiano tosto ad in- ee formarne l’Intendente ed il Commissario del vaccino del ee rispettivo Circondario. « Si dovrà indicare nello stesso avviso l’età delle persone ee affette, se furono vaccinate, e con qual esito, e se ebbero « già altra volta a sostenere il vaiuolo. ee Frattanto il vaccinatore locale prenderà prontamente i «e necessari concerti col sindaco, all’effetto di procedere anche ee ad una generale vaccinazione, e di adottare quelle misure ee igieniche che saranno eseguibili nelle case private e con ee maggior rigore nei pubblici stabilimenti, in ordine special- ee mente all’isolamento degli individui ammalati (art. 34 del ee Regolamento 18 dicembre 1859 sul vaccino) ». Che fece ora la Direzione, che fece il Corpo Sanitario del- l’Ospedale di S. Giovanni per adempire in proposito al di- sposto dei veglianti Regolamenti? Nulla, anzi peggio che nulla. Poiché ad onta del moltiplicarsi dei casi del vaiuolo nelle in- fermerie, ad onta delle avvertenze ricevute dal Municipio e dal Commissario del vaccino, persiste a lasciare i vaiuolosi frammisti agli altri infermi, poco curandosi delle conseguenze che possono derivare e dentro all’ospizio e fuori di esso. Ho creduto debito mio l’insistere dettagliatamente su que- sti fatti, perchè il Governo possa conoscere dove veramente si trovano le colpevoli trascuranze, l’indifferenza e gli abusi in affare di tanta importanza, e vegga di provvedere a re- primerli coi mezzi più energici, senza di che, sperare di poter riescire alla totale distruzione del vaiuolo sarebbe follìa. Dovendo ora in qualità di Vice-conservatore e Commissa- rio del vaccino, corrispondere al disposto dell’art. 9 del Re- golamento sulle vaccinazioni, passo alle proposte che paiono indispensabili per riparare nell’Ospedale di S. Giovanni ai la- mentati inconvenienti. Io credo pertanto opportune le seguenti precauzioni : 1\ Venga obbligata l’Amministrazione dell’Ospedale a di- 33 sporre un locale per gli uomini, ed un altro per le donne, di tale ampiezza e particolare disposizione da contenere circa 20 letti ciascuno. 2° Il locale dei vaiuolosi sia completamente separato dalle altre infermerie, e tolta da esso ogni comunicazione. Abbia pure servizio apposito senza eccezione, mobilia e bian- cherìa apposita. 3* In questo locale sia vietato l’ingresso ad ogni persona esterna salvo ai più stretti congiunti, purché risulti che sieno stati vaccinati od abbiano sofferto il vaiuolo. 4° La Direzione coordini il servizio in modo che il locale dei vaiuolosi sia abbondantemente provveduto di quanto la scienza, d’accordo colla più sana pratica, giudicò opportuno a neutralizzare l’azione del virus vaiuoloso. 5° Dal signor Prefetto venga creata in seno di questo Consiglio, una Commissione che sorvegli il buon andamento di questa pratica; ed in caso di persistente opposizione a quanto è prescritto dalla legge e dall’autorità governativa, ne riferisca al medesimo per quelle pronte disposizioni che saranno del caso. 6° Vengano opportunamente vaccinati o rivaccinati tutti coloro che ammessi come infermi nell’Ospedale, qualunque sia il genere della malattia, risulterà che non lo siano stati o non abbiano sofferto il vaiuolo. L’indole essenzialmente contagiosa del morbo vaiuoloso, fece riconoscere da tutti i migliori pratici di tutti i sistemi e di tutte le età, la necessità dell’isolamento dei vaiuolosi dai sani non solo, ma da ogni altro ammalato, come pure la ne- cessità dell’espurgazione dei luoghi da essi abitati, e degli effetti e robe ai medesimi appartenuti durante la malattia; ed è sul parere di essi che i Governi previdenti e civili sta- bilirono e promulgarono leggi sanitarie le quali impongono l’isolamento, specialmente negli ospedali. Se si pondererà quanto siano pochi coloro che si mostrano refrattari agli attacchi vaiuolosi e quanto siano volatili i prin- cipii contagiosi di cotesto terribile morbo, nessuno si potrà certo meravigliare come i Governi più intelligenti ed inte- ressati al ben essere dei loro popoli insistano cotanto sull’iso- lamento, sull’obbligo delle vaccinazioni e l’utile delle rivac- cinazioni, ma sembrerà strano piuttosto che la Direzione d’un Ospedale così popolato come è cotesto di S. Giovanni non siasi indotta finora a dare le disposizioni essenziali in affare di tanto interesse. Ciò stante alla saviezza del Prefetto e del Consiglio spet- terà il provvedere. Torino, 26 marzo 1865. D.re CARENZI V* Conservatore del Vaccino per la Provincia di Torino. RELAZIONE SULL OSPEDALE DI S. GIOVANNI BATTISTA DELLA COMMISSIONE nominata con Decreto 3 aprile 1865 Letta ed approvata nella seduta del 20 luglio 1865 Illustrissimo Sig. Prefetto, Con decreto di codesta Prefettura in data 3 aprile p. p., veniva nominata una Commissione composta di tre membri scelti nel seno di questo Consiglio provinciale di sanità « per procedere ad una ispezione dell’Ospedale Maggiore di S. Giovanni Battista, coll’incarico di esaminare l’andamento del servizio sanitario concernente i vaiuolosi, e suggerire quelle cautele che si giudicheranno le più convenienti per prevenire ed impedire la diffusione del contagio vaiuoloso ». La lettera poi che in data 14 stesso mese accompagnava il suddetto decreto ai singoli membri di quella Commissione, portava che s’avessero ad « adottare di concerto coll’Ammi- nistrazione del Pio Stabilimento le misure le più efficaci nel- l’interesse non tanto del servizio sanitario dei vaiuolosi quanto degli altri infermi ecc. » e conchiudeva che codest’Ufficio « attenderà a suo tempo di essere informato di quanto sarà in proposito attuato per renderne conto in una delle prossime adunanze al Consiglio sanitario della provincia. » Ora la Giunta non appena si è costituita, che, desiderosa di corrispondere alla fiducia in lei riposta da codest’Ufficio, ha cercato di mettersi in relazione coll’Amministrazione predetta, 36 significandole con lettera del 30 stesso aprile che alli 2 suc- cessivo maggio ed alle ore 3 pomeridiane si sarebbe recata in quell’ospedale onde procedere a quell’ispezione di cui è parola nel citato decreto, ben lieta che avesse a fare con amministratori, che gelosi del buono e regolare andamento dell’Opera, non'potevano essere meno arrendevoli in tutto che s’attenesse in ispecie alle formali leggi dello Stato che riguar- dano la pubblica igiene. Essa infatti trovavasi il giorno fisso al convegno, dove in- contrati quel sig. presidente ed un altro amministratore, ebbe da loro ogni facilità per procedere all’ispezione demandatale, avendo essi voluto che il sig. economo l’accompagnasse dap- pertutto , e le fornisse tutti quegli schiarimenti che meglio avesse creduti opportuni sì in ordine ai locali direttamente addetti al ricovero dei malati od accessorii pel servizio dei medesimi, che in ordine ai regolamenti onde il servizio stesso economico e sanitario si attua e si compie nello stabilimento. Non è però a dire che la medesima si sarebbe aspettato di trovarsi ben anco a contatto coi sig. dottori che dirigono il servizio sanitario delle varie sezioni di quel vasto Ospedale, e ciò per la ben ovvia ragione che da essi avrebbe potuto attingere per avventura con maggiore precisione quei rag- guagli di fatto, sui quali in parte riposa l’importanza del mandato confertole; ma o sia che non fossero di ciò espres- samente avvertiti, o il sieno stati troppo tardi, ovvero in quell’ora si trovassero per la più gran parte impediti, il fatto è che gli scarsi ed imperfetti dati che essa ha potuto racco- gliere sono dovuti alla gentilezza di due soli assistenti, i quali evidentemente non si poteva pretendere che rispondessero di fatti o di circostanze loro attinenti che non avessero avuto campo nè di osservare, nè di tenere in apposito conto. Intanto chi ha l’onore di riferire a codest’Ufficio, ha pure il debito di annotare, che se per un verso l’ispezione, a cui la Giunta procedette in quell’ospedale, ha lasciato nell’animo dei suoi membri la piena soddisfazione pel modo con cui la parte materiale di tutto lo stabilimento è diretta e mantenuta, vuoi nella pulizia delle infermerie, vuoi nella biancheria, effetti letterecci, alimenti, rimedi e basso servizio, per un altro ha pur troppo condotto a constatare, che come per lo addietro, così in oggi continua disgraziatamente a violarsi la legge sa- 37 nitaria dello Stato in ordine all’isolamento dei vaiuolosi dagli altri ammalati, e ciò non solo con quel pericolo di fomite pe- renne di questo contagio nello stabilimento, già stato segna- lato dal sig. vice-conservatore del vaccino nel suo rapporto a questo Consiglio di sanità, ma di trasmissione ad altri od ivi già ricoverati per altre malattie, od ivi recatisi dal di fuori a visitare i proprii congiunti o conoscenti, il qual ultimo pe- ricolo sarebbesi anzi già avverato, a giudicarne dal caso av- venuto che come tale è pur stato alla medesima Giunta de- nunziato. Veramente non si saprebbe credere che in quest’ospedale , dove per disposto espresso del regolamento di accettazione sono escluse le malattie contagiose, si veggano tutto l’anno, e nel bel mezzo degli altri ricoverati per malattie ordinarie, i vaiuolosi, e non solo quelli che per caso avessero già ivi portato con sè il contagio allo stadio cosidetto d’incubazione, ma ancora quegli altri che furonvi ammessi colla malattia stessa già a periodo inoltrato, ossia già dichiarata e manifesta pelle ordinarie sue appariscenze. Eppure egli è questo un fatto, che dolorosamente dalla Giunta accertato, non potrebbe ricevere altra più schietta in- terpretazione a favore dell’Amministrazione se non che, o dessa per un sentimento di carità che la onora, non potesse più oltre voler esclusi dall’Ospedale i poveri malconci da quel morbo pericoloso, e quindi consentisse essa stessa a conside- rare come lettera morta il suo regolamento in questa parte, ovvero per troppa deferenza a taluni de’ suoi sanitari siasi lasciata adescare alle individuali loro opinioni sulla comuni- cabilità e diffusibilità del morbo medesimo. Se non chè, lungi che la Giunta non avrebbe ad applaudire all’atto veramente filantropico con cui l’Amministrazione ri- coverando pur anco i vaiuolosi soddisfarebbe in un tempo ad un bisogno altamente sentito, e torrebbe di mezzo alla popo- lazione della città uno di quei fomiti che appunto è maggior- mente temuto che insidia con rapido progresso al fisico di lei ben essere ; nel mentre anzi dichiara che non intende menomamente apprezzare le opinioni di chicchessia, nè punto mira a convertire il suo mandato amministrativo in una mis- sione accademica per giudicare il modo o via per cui il vaiuolo si propaghi e diffonda, essa però non può dissimulare, che da 38 questa invalsa pratica di collocare a casaccio ed alla rinfusa cogli altri malati i vaiuolosi, ne emerge pur sempre, come già si disse, una flagrante violazione della legge sanitaria dello Stato, a cessare la quale ben a ragione, si aspetta che il Go- verno dia sollecito i suoi più efficaci e relativi provvedimenti. Tuttavolta la Giunta andrebbe assai più soddisfatta, se nel compimento del suo assunto rimpetto a codest’ufficio, le fosse dato di far risalire non solo la importanza morale del grave disordine che ha constatato in quello stabilimento, quanto altresì la materiale, che consisterebbe nel segnalare l’esten- sione, ossia il numero di casi di vaiuolo che in dato tempo si siano ivi sviluppati od accolti; ma la nessuna cura che finora vi si ebbe di tenere una ben ordinata ed uniforme sta- tistica dello stabilimento, e le imperfettissime indicazioni che si poterono unicamente desumere dal libro del movimento generale dei malati tenuto dalle monache, dove non sempre o malamente sono annotate le diagnosi state fatte dai signori sanitari, le hanno così tolto ogni mezzo di raggiungere que- sto scopo, che ne dovette, e ben a malincuore, smettere per- sino il desiderio. E ben vero che in vista di tanto difetto, realmente inqua- lificabile in un Ospedale, in cui l’umanità e la scienza ritrag- gono sì grandi ed eminenti servigi, la Giunta ha creduto bene di rivolgersi all’Amministrazione, perchè almeno invitasse i singoli signori sanitari a fornirle al più presto una sommaria statistica dei casi di vaiuolo manifestatisi, o ricoverati nelle rispettive loro sezioni di servizio ; ma è vero altresì a dire, che sebbene tutti e con sollecitudine abbiano ottemperato all’invito, quella statistica e per non essere calcata su basi uniformi, e perchè a confessione stessa di alcuni di loro in parte è stata tolta all’infida fonte del libro suddetto, non ha prestato quel sussidio che se ne riprometteva, e rimase più come testimonianza di gentilezza e buon volere che quale ele- mento di verità. Nè al postutto è una novità che si riguardi per una vera derisione di statistica quel libro, non si sa con quale vantag- gio della scienza fin qui dalle monache tenuto, dappoiché uno degli stessi sanitari, e certamente uno dei più autorevoli, il Timermans, nella seduta del 12 maggio p. p., della nostra R. Accademia medico-chirurgica non siasi peritato di far no- 39 tare che una delle più frequenti cagioni delle lacune sta pure in ciò, che scrivendosi nella polizza molte volte non un sol nome di malattia, ma diversi esprimenti la malattia princi- pale colle complicazioni e successioni morbose, la colonna del diagnostico nel registro essendo stretta, non se ne scrive che uno o due, lasciando gli altri, così che uno che sia entrato ad esempio : con una pleuro-polmonite, e che più tardi ammali di vainolo, sovente non figura nel registro che per la prima. A qual punto stando le cose, era oramai fatto necessario che la Giunta non indugiasse più oltre a conferire coll’Am- ministrazione, onde a norma del citato prefettoriale decreto prendere colla medesima gli opportuni concerti, di cui ivi è fatto speciale cenno. Ma quale non fu la sua meraviglia, quando il 9 corrente giugno, in cui la conferenza era stata parecchi giorni prima notificata e gradita, essa, che sperava questa volta trovarsi a concerto con un numero di ammini- stratori superiore ai soli due che antecedentemente, come si è notato, le si presentarono, si vide innanzi un solo su dodici che compongono quel Corpo, il presidente, il quale anzi le si annunziò come intervenuto ad audiendum et referendum, e non già per discutere i di lei suggerimenti, e peggio da sè e con lei concretare qualunque definitiva risoluzione ? Evidentemente l’attitudine presa dall’Amministrazione non poteva guari condurre a quegli accordi e concerti, de’ quali parlano esplicitamente e decreto e lettera menzionati in capo della presente relazione; e sebbene la Giunta avesse così a- vuto occasione di credersi sciolta da ogni impegno verso quei signori amministratori che avevano fermato il partito di non trattare direttamente con lei, tuttavia a pegno della coscien- ziosa sua opera nell’affidatale ispezione, ed anche ad invito dello stesso signor presidente lasciò a questi in generalissima forinola vergate le seguenti sue avvertenze : 1° Essere non che utile, indispensabile che si proceda alla formazione di una statistica ben ordinata dello Stabili- mento , calcata sui migliori moduli che si conoscono degli ospedali di Milano, Parigi, ecc. ; 2° La Commissione tener fermo alla necessità dell’isola- mento dei vaiuolosi dagli altri ammalati a termini di legge e regolamenti dello Stato ; 40 3° Designare a tal uopo i locali che si trovano a levante del Teatro Anatomico, attualmente appigionati; 4° Doversi stabilire in essi una camera di espurgo o pu- rificazione e suffimigi per tutti gli oggetti ivi d’uso, per le persone di servizio, e tutti che vi abbiano accesso. Le quali avvertenze però è bene si sappia, che siccome aspettavano il lume della discussione in seno di quell’Ammi- nistrazione, perchè trovassero la migliore loro applicazione per lo scopo determinato a cui erano rivolte, così aspettano nella mente dei membri della Giunta una nuova spinta da codest’Ufficio governativo per essere e convenientemente svi- luppate, e in ogni loro attinenza compiute. Torino, 29 giugno 1865. Membri della Commissione Firmati : Commendatore TROMPEO Cav. PEYRANI. Cav. POLTO, relatore.