ELEMENTI DI ANATOMIA FISIOLOGICA APPLICATA ALLE BELLE ARTI FIGURATIVE. ELEMENTI DI ANATOMIA FISIOLOGICA APPLICATA MIE BELLE ARTI FIGURATIVE DI FRANCESCO RERTINATTI DOTTORE IN MEDICINA E CHIRURGIA NELLE UNIVERSITÀ* DI PISA E TORINO, AGGREGATO AL COLLEGIO DI CHIRURGIA DI QUESTA R. UNIVERSITÀ*, •■SOCIO CORRISPONDENTE DELLA SOCIETÀ’ MEDICA DI BOLOGNA, DI QUELLA DI LIVORNO, DEGLI EUTELETI DI S. MINIATO, DELL* ACCADEMIA VAL- DARNESE DEL POGGIO, PROFESSORE DI ANATOMIA NELLA R. ACCADEMIA ALBERTINA DI BELLE ARTI AD USO DEGLI ALLIEVI DELLA MEDESIMA ACCADEMIA dedicati A S. S. R. m. IL RE CARLO ALBERTO VOLUME SECONDO TORINO, PRESSO PIETRO MARIETTI. M DCCC XXX IX. Tip. Favate. — Con permissione. 5 PARTE SECONDA. ANATOMIA FISIOLOGICA OSSIA CONSIDERAZIONI FISIOLOGICHE SOPRA ALCUNE PARTI ANATOMICHE COMPENDIOSAMENTE DESCRITTE SEZIONE PRIMA. CAPITOLO I* DEI MUSCOLI IN GENERALE CONSIDERATI NEI LORO MOVIMENTI E DELLE LEVE A CUI SI POSSONO RIFERIRE (l\ Articolo L Del meccanismo dei movimenti e delle leve in generale. § 456. Il corpo umano è una vera macchina posla in moto dai muscoli per la loro azione sulle ossa, che possono considerarsi ( § 34 ) come altrettante leve, nelle quali s’ incontrano punti di appoggio, potenze e resistenze. § La leva è un corpo solido (Tav. VI, fìg. 16.* P K) lungo ed inflessibile, come p. e. una spranga (!) Salvale, op. cit. 6 di ferro. Quando è messa in opera, può essere di- visa nella sua lunghezza da tre punti differenti, per cui si distingue in tre generi principali. Nella leva di ciascun genere voglionsi considerare quattro qua- lità essenziali: i.° il punto d’appoggio, ossia ipo- morlio ( ib. I) ; 2.° la forza della potenza ( ib. P ); 3.° la forza della resistenza ( ib. R ) ; 4-° L celerità della potenza e della resistenza. § 458. L’ ipomoclio ( ib. I ) è il punto fisso, o centro di movimento, attorno al quale si eseguiscono lutti gli altri movimenti. L’ estremità articolare di un osso gira nella cavità di quello col quale ha artico- lazione , nello stesso modo che una ruota gira sul suo asse. La sua resistenza può essere eziandio conside- rata come una potenza che fa equilibrio alla potenza motrice , e che in alcuni casi contribuisce colla stessa potenza motrice per sostenere o per vincere lo sforzo contro un altro corpo. § La potenza è una forza più o meno ener- gica che tende a superare un ostacolo, come fareb- bero alcuni uomini, alcuni cavalli, una mano(ib. P), la quale solleva la cassetta R piena di sassi. § 46°. La resistenza per lo contrario offre ostacoli più o meno considerevoli che si oppongono ai mo- vimenti della macchina, come p. e. un macigno al- zalo col martinello ( crich ), ovvero un peso alzalo colle mani. § 46i. La celerilà della potenza e della resistenza e sempre relativa al grado di forza, che f una im- 7 piega sull’ altra. Ora siccome in una macchina i tempi sono sempre eguali per la potenza e per la resi- stenza , le celerilà deli’ una e dell’ altra si misurano perciò dagli spazi percorsi e da percorrere. § 462. Prima di occuparci del genere di leva maggiormente in uso nel meccanismo del corpo umano, per renderne più facile l’intelligenza parle- remo delle forze di ciascun genere di leva, e delle leggi a ciascuno determinate dalla fisica, sia che la potenza vinca la resistenza, ovvero preponderi la re- sistenza, o finalmente che le due forze siano equi- valenti. In questo concorso di sforzi il punto di ap- poggio prova una pressione dipendente dalla sua po* sizionc sulla leva , e dalle potenze su questa im- piegate* Articolo IL Della leva di primo, secondo é terzo genere. § 463. Nella leva di primo genere ( Tav. VI., fig. i6.a ) l’ipomoclio I è tra la potenza e la resi- stenza , e posa sopra un corpo che lo solleva al di sopra del livello della terra ; la potenza P è in una estremità, e la resistenza R nell’ altra, come allor- quando un muratore solleva un sasso per mezzo d’una spranga di ferro. Quando l’ipomoclio trovasi appunto nella metà della lunghezza della leva, e che la po- tenza e la resistenza sono di eguale energia, ne ri- sulta r equilibrio come nella bilancia (Tav. ld., fìg. i5.a ) cbe è una leva di primo genere. Queste due forze essendo eguali, se si avvicina l’ipomoclio alla resistenza, 1’ effetto della potenza diventerà prepon- derante , se invece 1’ ipomoclio è avvicinalo alla po- tenza , 1’ effetto della resistenza diventerà preponde- rante. In generale perchè vi sia equilibrio tra la potenza e la resistenza, 1’ ipomoclio essendo in una posizione qualùnque cioè in b oppure in c, e posto che la direzione delle forze sia parallela, bisogna che la potenza sia alla resistenza , come la distanza della resistenza all’ ipomoclio è alla distanza dell’ ipomoclio alla potenza. In questo primo genere di leva 1’ ipo- rnoclio sostiene una pressione eguale alla somma della potenza e della resistenza. § 464. La leva di secondo genere (Tav. VI, fig. so.a) ha 1’ ipomoclio I in una estremità, la po- tenza P nell’altra, e la resistenza R nel mezzo ; tale è 1’ azione di un facchino che voglia sollevare una trave prendendola per una estremità, o di due uo- mini che portino un peso collocato in mezzo di un palo i cui estremi posino sulle spalle. In questo se- condo genere l’ipomoclio I aiuta la potenza P per sostenere la resistenza R che pesa egualmente sulla potenza e sull’ ipomoclio ; dunque la potenza P c f ipomoclio I sopportano ciascuno la metà della re- sistenza R. In generale quando le direzioni della po- tenza e della resistenza sono parallele, affinché stiano in equilibrio fa d’ uopo che la prima P sia alla se- conda R , come la distanza I R dell7 ipomoclio alla resistenza è alla distanza I P del medesimo ipomo- clio alla potenza. § Nella leva di terzo genere ( Tav. id., fig. 2i.*) 1’ ipomoclio I è ad una estremità, la potenza P alla metà, e la resistenza R all’altra estremità. In questo concorso di forze, che noi supponiamo parallele , la potenza che fa equilibrio alla resistenza è doppia del valore di questa resistenza; se il punto di applicazione della potenza è in una posizione qua- lunque sulla lunghezza della leva, la proporzione della potenza alla resistenza sarà eguale a quella delle di- stanze della resistenza e della potenza all’ ipomoclio; così in questa specie di leva per fare equilibrio alla resistenza la potenza dovrà sempre superarne il va- lore. Supponiamo p. e. che essa potenza abbia il punto di applicazione h al quarto della lunghezza della leva, procedendo dall’ipomoclio I, in questo caso questa potenza P dovrà essere quadrupla della resistenza R, alla quale essa debba semplicemente fare equilibrio. Se il medesimo punto fosse alla quinta parte della leva, la potenza dovrebbe essere cinque volle più forte della resistenza per ottenere 1’ equilibrio ; in questi due ultimi generi di leva F ipomoclio sostiene uno sforzo eguale all’eccesso ossia alla differenza della resistenza sulla potenza ( per il secondo genere ) , e della potenza sulla resistenza ( pel terzo genere y. Quantunque a prima vista la leva di terzo genere sembri essere poco favorevole alla potenza, la natura tuttavia la impiegò di preferenza nel meccanismo della macchina animale con tanto maggior vantaggio , in quanto che concorre alla bellezza delle forme, e con- tribuisce maggiormente alla celerilà dei movimenti.. Articolo III. Della disposizione delle ossa come leve, e della potenza che le fa operare. ( tav. vi ) § Tutte le ossa lunghe sono leve dì terzo genere cui punto d’appoggio ( fig. io.a i54) è ad un’estremità e forma coll’osso vicino ( omero nel nostro esempio) , che gli è in contatto, un’ articolazione , nella quale si trova il centro del movimento. La potenza P che si rappresenta con una mano la quale trae una corda fermala sull’ ulna, equivale alla forza muscolare P nella fig. 2.a che determina il membro R o l’antibraccio che quivi fa le veci di resistenza a muoversi nel senso della flessione : vuoisi notare che questa potenza ( mano ) , applicata sull’ osso del braccio, ove essa si ferma superiormente, prende una direzione obliqua sul braccio della leva R che essa fa muovere; perciò essa ha minor forza ; perde inoltre di sua energia perche la sua inserzione ( fig. id. i52 ) si trova molto più vicina all1 ìpomoclip* c che la sua direzione è quasi parallela all7 omero. Se per Io contrario la corda tratta dalla potenza si attaccasse in R estremità dell’ antibraccio , che essa Ree muovere * la distanza della sua direzione dall’ ipomoclio ( che è nel gomito ) essendo più grande aumenterebbe assaissimo f energia della potenza, ma ne risulterebbe una deformità nella lunghezza del membro in azione, la qual cosa nuocerebbe non solo alla bellezza del suo contorno, ma impaccierebbe eziandio i movimenti combinati, di cui è capace. La natura poi onde accrescere la forza dei mu- scoli fabbricò le estremità articolari delle ossa lun- ghe più grosse che il corpo, e fece il corpo delle stesse ossa, come p. e. il femore, convesso ante- riormente e concavo posteriormente. Oprando in lai guisa i muscoli perdono il parallelismo colle ossa, esercitano la loro forza sulla resistenza in direzione più prossima alla perpendicolare , ed hanno un ipo- moclio cospicuo prossimo al centro del movimento. Articolo IV. Della celerità dei corpi. § Giusta le leggi della meccanica , le ce- lerilà si misurano per mezzo degli spazi che per- corrono i corpi in un tempo determinato. Se p. e. (Tav. VI, fìg. i.4-a ) la leva I B R, li cui ipomoclio I risiede in una cerniera falla all’ estremila di un’ altra leva immobile I P, è messa in molo dalla potenza P che move dall’ allra estre- mila di questa leva, lo spazio che percorrerà il pun- to R per recarsi in cl sarà il medesimo che percor- rerà 1’ estremità della potenza P R , stante che una non può camminare senza 1’ altra essendo i tempi eguali per la potenza e per la resistenza. Quindi se la potenza P è un muscolo, questo dovrà raccorciarsi di tutta la differenza della lunghezza di P R a P d e la più grande di tutte le celerità dei punti della leva I R non sarà che quella dell estremità del mu- scolo ; ma se questa potenza muscolare si attacca da un Iato al punto B metà di I R, dall’altra al punto c metà di I P il suo raccorciamenlo per condurre la leva al medesimo sito d sarà minore, e la celerità del punto R doppia di quella dell’ estremità del mu- scolo. Se questa potenza si avvicina ancora all’ ipo- moclio I e che s’ impianti in e, che è la quarta parte della lunghezza della leva I R, come lo fanno il muscolo bicipite, ed il bracciale anteriore sopra le due ossa dell’antibraccio ( fig. 2.% io.a), il rac- corciamento della potenza P sarà minore ancora, e determinerebbe pel punto R una celerilà quadrupla di quella dell’ estremità del muscolo. § 468. Onde perfezionare questa sorprendente mec- canica del corpo umano, la natura non ha solamente creato muscoli lunghi e corti, semplici e composti, ma essa ha organizzato le articolazioni delle ossa, «ome dicemmo ( § 35, 44 > 36 ) , in modo che le supcrhcie corrispondenti evitano 1’ attrito col mezzo delle cartilagini che le ricoprono, e colla sinovia che a guisa d’ olio saponaceo ne facilita i movimenti, e ne impedisce la distruzione ; per mezzo dei muscoli lunghi la natura esercita una grande potenza sulle membra che per loro medesime presentano una grande resistenza, come sono le braccia, le gambe, e le co- scie. Coll’azione dei muscoli brevi imprime una grande celerilà alle ossa, che fa muovere. Coll’aiuto dei mu- scoli semplici essa conduce le medesime in linea retta verso il punto sul quale la potenza esercita la trazione. Per virtù dei muscoli composti, quali sono il deltoide o il tricipite della coscia, essa esercita una validis- sima azione sulle ossa e le fa muovere alternativa- mente ed in varii versi per F azione simultanea o speciale di queste medesime parli muscolari. La natura ha collocato i muscoli gli uni in dire- zione contraria degli altri, onde potessero alternati- vamente adeguare la loro potenza per F effetto di equilibrio, di modo che quelli che sono destinali a dirigere un membro innanzi siano tosto obbligali di cedere a quelli che lo muovono indietro , e che quelli che Io fanno piegare siano contrappesali da quelli che Io estendono. La natura ha altresì disposto i muscoli in guisa che le loro potenze provano nella loro azione modificazioni determinate da altri muscoli destinali a secondarli , rendendoli o più polenti, o facendo deviare il membro dalla linea retta, ed al- lontanandolo dal punto in cui la potenza assoluta Io avrebbe tratto. Similmente quando un membro per 1’ azione di uno o più muscoli è già trasportalo in una posizione diversa da quella di riposo , per 1’ a- zione di un terzo muscolo può prodursi un movi- mento diverso da quello che spiegasi ordinariamente dallo stesso muscolo : p, e. il braccio si solleva dal deltoide e dal coraco-omerale ; ma se il braccio è sollevato , il coraco-omerale può abbassarlo. Ripetiamo perciò essere i muscoli potenze vive , che obbediscono alle leggi della meccanica produ- cendo i loro movimenti secondo la direzione in cui si trova la potenza: b artista, considerala la variazione di direzione della potenza, potrà sempre argomentare T uso e F azione del muscolo che studia, succinta- mente espostivi nelle tavole sinottiche (Tav, XXXV e segf)f Articolo V. Dell azione muscolare. § Il muscolo ( § 42 ) è una potenza orga- nica in parte carnosa ed in parte lendinosa, capace di contrazione e di rilassamento, virtù che spiega nel sollevare un peso, e muovere un membro. L’e- sperienza dimostra che un muscolo può raccorciarsi di un terzo della sua lunghezza ordinaria , ed il suo raccorciamenlo è proporzionalo al suo ingrossamento ( § 23q ) : la fibra lendinosa è continua colla fibra rossa, e priva di ogni sorta di elasticità : essa non ha altra funzione che attaccarsi sulle ossa a guisa di corda , tesa più o meno dalla potenza muscolare se- condo il grado di forza da essa impiegata. La fig. 2.% Tav. VI ci servirà d’ esempio. § 4?°. Il muscolo bicipite ( ib. 208) ha la sua fibra carnosa parallela all’omero ( ib. 128); questo muscolo, allorché l’antibraccio è pendente (ib. R)y trovasi in riposo, ossia in tutta la sua lunghezza quando opera per spingere la resistenza ossia l’anli- hraccio verso la spalla, ove stabilisce il suo punto fermo , la sua parte carnosa piegasi sopra se stessa r aumentasi in grossezza come ( ib. 1 ) e diventa dura nello stesso tempo che ella trae le parli lendinose dall’alto e dal basso, come si farebbe di due funi impiegate per tirare qualche peso. In questo stalo di contrazione , essendo ferma la spalla, la potenza P fa descrivere alla resistenza R un angolo di 90 gradi dirigendola in B. Se si tratta di spingere l’an- tibraccio più prossimamente alla spalla p. e. in C, la potenza del muscolo bicipite dovendo essere ne- cessariamente più forte , impiegherà un grado di con- trazione maggiore : la sua fibra carnosa farà serpeg- giamenti molto più avvicinati, e formerà il piano ( ib. 2 ) tanto più avanzato sull’ osso quanto la sua contrazione sarà più forte. In questo meccanismo la potenza P, il cui punto d’inserzione è in 146 tu- berosità bicipitale del radio, farà percorrere all’ an- libraccio uno spazio molto più grande die non per- correrebbe, se come nella fìg. io.a e i4-a, Tav. id. essa fosse attaccala in P R. I muscoli delle estremità presentano tulli più o meno una figura conica o sono porzioni di cono. Al- cuni sono formali da due coni congiunti per le loro basi, come sarebbe p. e. il bicipite bracciale, altri da un solo cono come il deltoide. Pertanto siccome un muscolo ne ricopre un altro se non per tutta la sua estensione sovente per una parte, ne deriva che dalla struttura conica di un muscolo superficiale si copre una porzione conica di un muscolo più pro- fondo , ovvero che si può intersecare con diversi piani 1’ andamento del cono ; così il deltoide interseca il cono del bicipite bracciale. Il rotondo minore quello del tricipite. L’ artista deve perciò rappresentare la figura composta di tanti frammenti conici riuniti fra loro , i quali perciò determinano necessariamente ri- lievi ed incavi irregolari, difficilissimi ad esporsi fe- delmente nelle diverse qualità di moto; F incertezza in cui si trova F artista che teme sbagliare in cose le quali variano da un momento all’ altro anche per leggieri movimenti, fa sì che non osa tratteggiare i rilievi e gl’ incavi come richiede l’argomento; quindi le scene erronee, fredde, senz’animo, e leccate nel colorito, onde con questo abbagliare per così dire Io spettatore. Ma se F artista saprà per isludio la figura delle parli, a cui deve dare rilievo, e la figura degli incavi che dividono i rilievi, non periterà nell’ opra e con franca mano e con prontezza farà ne’ suoi la- vori rispondere 1’ ingegno di cui natura lo avrà do- lalo. Ritenendo ora le cognizioni acquistate sull’osteo- logia e miologia , qualunque sia il movimento del modello , eziandio istantaneo, potrà mentalmente o con puntini disegnare i muscoli della parte , è ve- dere quali parti rimangano coperte od intersecate, ove esistano i solchi che un muscolo dividono dall1 altro , e per gli attacchi di questi (e coll’aiuto delle Tav. XXXV e scg.) conoscendo quali debbano es- sere contralti o rilassali in quel movimento, saprà subito a quali debba dare rilievo, e sapendo che la loro figura è conica , avrà senno per disporre con- venevolmente i lumi e le ombre giusta i precetti della prospettiva. § 471 • La potenza che i muscoli esercitano è li- mitala dalla mobilità di una o più parli, secondo che prendono il loro punto stabile sopra ossa mobili od immobili. Egli è facile intendere che il muscolo mas- setere (§ 274 ) che prende il suo punto fisso in alto sull’ arcala zigomatica del temporale c sul margine inferiore dell’ osso zigomatico, parli amendue im- mobili, ed in basso impiantandosi nell’angolo della mascella , parte mobile, deve colla sua contrazione alzare la mascella inferiore contro la superiore, ec- cetto che la mascella inferiore non sia fermata da tuli’ altro corpo che presenti maggiore immobilità della testa. Quando i muscoli si attaccano ad uno o più ossa mobili, essi possono reciprocamente operare uno sopra 1’ altro secondo che trovasi fermalo alter- nati vamcnle il loro punto d’appoggio. Nella fig. n.a il muscolo bicipite 20S attaccandosi da una parte alla scapola che è mobile sull’ omero , e dall’ altra alla tuberosità bicipitale del radio, può non solamente indurre nella scapola un movimento di altalena in- nanzi , quando questa potenza prende il suo punto fisso sull’ antibraccio , ma essa può ancora per mag- gior grado di contrazione ( ib. 208 * ) avvicinare al- ternativamente la scapola e 1’ omero all’ antibraccio. Che se il punto fermo è situalo sulla scapola e che la potenza 208 * superi la resistenza R , la pietra sarà raddrizzata ; la mano si avvicinerà alla spalla, e 1’ antibraccio all’ omero. § 472. Dal sinquì detto (§ 3o , 3i ), cioè che le ossa sono affatto passive , ed i muscoli i soli or- gani attivi, ne risulterebbe, che, supposta una con- trazione muscolare, vi dovrebbe essere un corrispon- dente movimento, e supposto un movimento, vi do- vrebbe essere la conveniente contrazione muscolare, da cui deve essere necessariamente prodotto; e che ammesso un movimento, dovrebbe essere impossibile ia contemporanea contrazione de’ muscoli antagonisti al movimento espresso. Queste massime, certissime ne’ loro principi!, fu- rono, per quanto ci consta, assai male intese da di- versi artisti di grido. Onde essere più chiari soggiun- geremo : i.° che quando un movimento è compiuto, c che la parte stata mossa può stare per le sole leggi di equilibrio ove fu traslocala, non è più necessaria la contrazione muscolare per ritenerla, ed è per questo motivo , che stabilimmo ( § oJ\i ) dovere 1’ artista rappresentare 1’ azione , quando principia, e progredisce; 2.0 che se vi sarà una forza di resistenza superiore della potenza muscolare, questa dovrà bensì adoprarsi con tutta 1’ energia, e mostrarsi evidentis- sima la contrazione, ma senza che si produca 1’ ef- fetto , cioè senza che si superi la resistenza ; p. e. se due pugillatori azzuffali tentino rovesciarsi, e che il pugillalore primo prema coll’ antibraccio il pugil- lalore secondo, il bicipite bracciale del primo si mo- strerà contralto e durissimo, senza che perciò quello del secondo, il quale fortemente rispinge 1’ antibrac- cio dell’avversario, sia ristretto al petto di questo, poiché la contrazione del muscolo bicipite del pu- gillatore primo rappresenta pienamente la forza da lui impiegata , c 1’ intenzione di abbattere 1’ avver- sario : insomma la contrazione muscolare in questi casi indica la forza con cui si vorrebbe conseguire l’intento ; 3.° che la contemporanea azione di mu- scoli antagonisti non è impossibile , ànzi la natura la impiega per produrre la stabilità , come più sta- bile è un corpo inanimato, quando è fermalo da potenze che traggono in senso opposto, come p. e. nei muscoli della gamba, che nei violenti sforzi tulli si contraggono prendendo il punto stabile sul piede per sorreggere immobilmente la gamba ; altre volle ( avendo i muscoli diversi usi ) si dà la contempo- ranca azione dì muscoli antagonisti coll’effello di tulli e due, così p. e. i flessori comuni delle dila della mano possono fermamente stringere una clava, e l’estensore comune delle dila stesse unitamente ai muscoli radiali esterni e cubitale posteriore, estendere la mano, come si vede nel Gladiatore combattente : insomma la con- trazione dei muscoli antagonisti può darsi per espri- mere la stabilità, o per esprimere un solo dei diversi usi che ha il muscolo, per cui non sarebbe anta- gonista. Deve poi evitarsi 1’ antagonismo muscolare , quando 1’ azione è vibrata , e diretta in un senso solo. Le tavole ( XXXV e seg. ) sinottiche sull’uso combinato de’ diversi muscoli vi dimostrano come possiate esprimere un’ azione muscolare senza cadere nel disarmonico, e nell’ abbominevole esagerazione anatomica. CAPITOLO li* DEL CENTRO DI GRAVITA’ NELL’ UOMO. (TAV. VI) § 473* Dicesi centro di gravità un punto che trovasi in lutti i corpi solidi, in cui si possono con- cepire radunate tutte le azioni prodotte dalla forza intrinseca detta gravità, per cui il medesimo corpo cade , o tende a cadere in direzione perpendicolare all’ orizzonte della terra. Qualora il corpo fosse com- posto di molecole omogenee e perfettamente sferico, li centro di gravità sarebbe nel centro preciso della sfera, come p. e. ( fìij- iy.a) il centro G di una sfera di legno sorretto dalla sottile spranga di ferro B G ; ma se il corpo fosse composto di particelle , il cui peso fosse diverso, come p. e. se la sfera sup- posta fosse in una parte composta di legno , ed in tm’ altra E di piombo, il centro di gravità più non sarebbe nel centro della sfera, ma bensì in quel punto, sostenuto il quale tutto il corpo sarebbe so- stenuto ; la spranga perciò B G dovrebbe essere col- locata in E F per ottenere un perfetto equilibrio, in prossimità cioè del piombo, se questa sostanza fosse in poca quantità, od anche nel piombo me- desimo , se la massa di questo fosse ragguardevole. § 474* I fisici insegnano a trovare il centro di gravità nei corpi inanimati e rigidi sospendendo il corpo ( fig. 22.a A), ed abbassando la verticale F dal punto in cui è sospeso y cioè prolungando una linea nella direzione medesima del filo, a cui si at- tacca : poscia sospendendo il medesimo corpo per un altro punto, e prolungando la verticale come nel primo esperimento : il punto d’intersecazione G delle due perpendicolari , sarà il centro di gravità. § Se forze eguali traessero in direzione op- posta il corpo, il suo centro di gravità non varie- rebbe , come p. e. quando si aggiungono pesi eguali nelle due coppe della bilancia (fig. i5.a ) ; all’ op- posto si osserverà il cambiamento di posizione del centro di gravità se le forze sono disuguali. § 4?6. Affinchè un corpo solido qualunque stia fermo , è necessario che la linea di direzione cada nella sua base. Dicesi linea di direzione la verticale che passa pel centro di gravità. Base poi lo spazio compreso dalle tangenti ai punti di contatto colla su- perfìcie su cui posa , cosicché la base sarà o quadri- latera o triangolare , o di un’ altra figura qualunque. § 477- Quando la linea di direzione non cade nella base, il corpo non potrà a meno di cangiar posizione, fino a tanto che la linea di direzione vi cada, e cadrà dalla parte, in cui si trova il centro di gravità: in- fatti se la sfera ( fig. I7*a ) C composta di legno e piombo fosse collocala sulla spranga nel punto D, la sfera cadrebbe nel Iato E sulla linea D F. § Premesse queste considerazioni tratte dalla fisica, inoltriamoci a studiare il centro di gravità nell’ uomo. Supponendo ch’ei sia collocato orizzontalmente colle braccia parallele al tronco, e colle gambe stese, il centro di gravità secondo le esperienze di Borelli(i) si trova nel centro di un piano orizzontale (fig. 19.*) tra le natiche ed il pube. Per ottenere questo punto Borelli collocò un uomo orizzontalmente sopra una tavola, e questa sopra un prisma triangolare ; poscia mosse e rimosse la tavola fino a tanto che ottenne P equilibrio, e 1’ equilibrio fu quando il punto G posò sull’ angolo del prisma. Barthez osserva (2) però che il centro di gravità (1) De mo(u animalium. Pars 1, propos. 135, pag. 221. Romae, 1680. (2) Nouvelle mécaniqne des mouvements de Pliomme et des animaux. Carcassonne 1798, pag. 28. del solo tronco ( allorché si sta a sedere ) , ovvero congiunto ad una delle estremità inferiori (nella pro- gressione ) , trovasi necessariamente collocato più in alto. § 479. Tengasi dunque in massima, che per avere il centro di gravità dell’ uomo adulto , e ritto nel punto accennalo, richiedesi che le parli singole del corpo, colle opportune contrazioni muscolari, siano fermale in guisa, che formino un tutto il quale abbia un centro di gravità comune ; con queste condizioni soltanto si ottiene il centro di gravità nel luogo in- dicalo nel paragrafo antecedente : che se per una causa qualunque, p. c. per un deliquio , le forze muscolari mancassero gradatamente fino a consumarsi per intiero, vuoisi notare che allora il capo s’incli- nerebbe sul petto , le coscie sul bacino, le gambe sulle coscie , c che finalmente si cadrebbe boccone. Questa differenza è propria della fisica animale, che di tante parli mobili ne costruisce un tutto immo- bile con un centro comune di gravità. § 48°. L’ artista deve notare , che il centro di gravità varia di posizione secondo gli anni c le varie condizioni della vita, potendo dalle potenze musco- lari traslatarsi ( nel bambino p. e. è più alto ). Così quando un uomo regge un grave peso ( fig. n6.a ) sulla cervice, il centro di gravità deve ritro- varsi nella somma del peso del corpo umano, e del peso che si sostiene sulla cervice ; in questo caso il centro di gravità si trova in qualche punto di una linea retta che congiunge i rispettivi centri di gra- vità, del corpo umano cioè, e del peso sostenuto; la posizione di questo punto, ossia la distanza da ciaschedun centro di gravità è in ragione inversa delle masse , cioè trovasi più vicino al corpo maggiore di peso : nell’ esempio addotto cadrebbe in G più in allo cioè, che quando 1’ uomo è ritto e non carico da verun peso. Nella fig. 25.a il centro di gravità sa- rebbe in G% e la linea di direzione cadrebbe in B* fuori della base , ma per la pronta contrazione dei muscoli flessori del capo e del tronco , e per 1’ e- stensione del braccio destro, il centro di gravità è trasportato in G, e la linea di direzione cade nella base B. L’ artista che si propone di rappresentare una per- sona cadente, e sforzandosi per reggersi, deve espri- mere 1’ energica contrazione dei muscoli che muo- vono quei membri o parli, le quali come forze morte devono contrappcsare la caduta, traslatandosi in verso opposto. Nel vecchio che si incurva, il centro di gravità si trasporla molto avanti ( Tav. V, fig. i.“ C ). § 481. Ovunque sia posto il centro di gravità del corpo umano scevro da ogni peso, ovvero sopracca- rico , richiedesi che la linea di direzione cada nella base onde possa reggersi, altrimenti cade nel lato , in cui si trova il suo centro di gravità. Questa pro- posizione è dimostrata dall’ esperienza (§ 477)* Noi bozzeremo alcune figure per renderci più intelligibili. § La base dell’ uomo ritto si determina da un poligono descritto colle tangenti (Tav. IV, fig. i.a 4o5, 406, 407) ai punti di contatto dei piedi colla terra, comprendendovi lo spazio frapposto a questi, o dalle tangenti ai punii di contatto di un solo piede (Tav. VI, fig. 23.a), se l’altro è sospeso, come ciò accade nell’ alto della progressione. Così nello scheletro (Tav. IV, fig. i.a) la linea di direzione, o la perpendicolare abbassata dal centro di gravità, cade nella base ; questa linea prolungala in allo esce nella fossetta del collo fra le clavicole ; il tirare la linea di direzione in questa guisa è massima giusta, se si tratta di una persona ritta e non carica da peso ; ma da quanto dicemmo si conosce che il precetto non può essere regola generale ; p. e. nella fig. 26.* la linea taglia le coste e le vertebre dorsali senza toccare le clavicole. La linea di direzione ( Tav. IV, fig. i.a ) potrebbe successivamente passare per la punta del piede che tocca la terra , senza che accada caduta. In questo caso il centro di gravità si trasporta successivamente innanzi, conservando la perpendicolare colla base. § 483. La direzione dei piedi innanzi, e perciò la maggiore estensione della base in questo senso, spiega come i movimenti del tronco siano assai più estesi anteriormente , mentre i movimenti posteriori sono limitatissimi , non prolungandosi il calcagno che pochissimo indietro. Infatti ( fig. 24*a ) la linea di direzione G B cade fuori della base, invece che un eguale movimento anteriore sarebbe possìbile. Se io questo movimento all’ indietro un corpo qualunque , p. e. un sasso od una seggiola stabilmente fermato incontrasse il tronco, questo potrebbe stare (i), poi- ché in questo caso la base sarebbe circoscritta dalle linee tangenti al piede , e tangenti a tutti i punti di contatto del sasso o della seggiola, tirale in guisa da circoscrivere un poligono. Lo stesso dicasi se ca- desse innanzi. Insomma dalla varia ampiezza della base dipende la maggiore o minore stabilità ed esteri* sione dei movimenti del tronco e delle membra, es- sendo maggiore o minore lo spazio su cui può successi- vamente cadere (2) la linea di direzione nei diversi movimenti. La fig. 28.a che si regge su di un solo piede non può muoversi anteriormente, come il gio- vinetto che cava la spina dal piede (Tav. VII, \III), nel quale la linea di direzione può cadere in lutto lo spazio compreso tra il bacino e la punta del piede (1) Così cadrebbe indietro il tronco del S. Girolamo della scuola di Caravaggio ( R. G. di Tor. ), se la base di sostentazione non fosse am- pliata opportunamente colla posa del braccio destro. E poi maestosa l’al- titudine del braccio sinistro con cui tiene aperto il libro che legge. (2) Le gambe sono bene divaricate ne’ manigoldi di Gesù flagellato (fresco di G. Ferraris in S. Maria delle Grazie a Milano). Quest’azione ed il mazzo di verghe che sporge dietro le spalle esprime tutto, mentre ì manigoldi oggidì non sono più che contorni. Le estremità inferiori sono assai scostate fra loro nel Pugillatore di Canova che cosi presenta un’ampia base per coadiuvare il colpo vibrato col peso del proprio corpo, senza che la linea di direzione in questo movimento cada fuori della base : sono cosi nel carnefice che martirizza S. Placido e S. Flavia del Correggio (Tav. IV, D. G. di Par ). destro che posa per terra. Ma limitati sono i movi- menti laterali e posteriori, poiché limitato è lo spa- zio della base in tali parti. Il Gladiatore combattente, avendo i piedi molto distanti fra loro, può sostenere una grande spinta senza cadere. Nel vecchio che per cagione della debolezza dei muscoli sacro-spinali ha la spina curva, il peso del corpo inclina anterior- mente, ed il centro di gravità e la linea di dire- zione si fanno pure maggiormente innanzi; per cor- reggere F impulso di questa forza morta il vecchio oppone un’ eguale forza di gravità, piegando le gi- nocchia ed i femori, e perciò traendo più indietro il bacino ed il tronco : ma col crescere degli anni crescendo pure la debolezza ed il dorso incurvandosi maggiormente, la linea di direzione nella stazione cadrebbe fuori della base, se allora il vecchio non ampliasse questa con un bastone ( Tav. V, fig. i.a). § 48/|. Trattandosi poi di rappresentare una madre ritta e ferma sulle piante , che regga fra le braccia il tenero frutto delle sue viscere, una Carità p. e. che porge il seno al bambino , rammenti 1’ artista ( § 480 ), che avvi un centro di gravità comune alle due figure ; questo però trovasi collocato maggior- mente alto che in una persona senza bambino fra le braccia ; in questo caso la linea di direzione cade ancora nella base, senza che sia necessario trarre il corpo indietro (1); se poi si trattasse di rappresen- (1) Così si regge la Madonna del Quercino ( R. G. di Tor. ). lare la medesima Carità nell’ allo che cammina, il centro di gravità trovandosi già collocato molto in- nanzi per motivo del bambino , che riposa sulle brac- cia , la spinta del corpo nella progressione trarrebbe la linea di direzione fuori della base : in questo caso di progressione dovrebbesi inclinare il tronco indie- tro per mantenere F equilibrio, e per amplificare la base; su cui ne’ moltiplicati movimenti cada sempre il centro di gravità. Leonardo da Vinci nel gruppo di Ercole ed Anteo ( fìg. 27-a ) rovesciò molto in- dietro il tronco dell’ eroe per contrappesare il peso del gigante ; cosi il centro di gravità cade fra i piedi di Ercole. Con questa norma , secondo noi, avreb- bero dovuto ventilarsi le quistioni, e le opinioni in- sorte sopra diverse statue ritte rappresentanti persone con bambini fra le braccia- § 485. L’ esperienza inoltre ha dimostrato che le potenze muscolari non possono esercitare la loro fa- coltà motrice per reggere il corpo, se la linea di direzione della macchina non cade in qualche punto della base. Così una persona che stia a sedere col tronco ritto non potrà giammai rialzarsi senza prima piegare il tronco innanzi , onde trarre il centro di gravità nella base compresa dai piedi, ovvero appog- giando le mani sulla seggiola. Così ogni sforzo mu- scolare non potrà tenere ritto il corpo umano , se il centro di gravità di questo ha già oltrepassalo la base. Insomma le potenze muscolari non possono esercitare la loro facoltà per sostenere la macchina , se prima la persona non obbedisce alle leggi comuni della gra- vità ; bensì col rapido muovere di alcune parli può ristabilirsi il perduto equilibrio prima della caduta , siccome si vede nella figura a5.a in cui il capo ed il braccio servono di contrappeso. Da questa conclusione dedotta dall’ esperienza, chiaro apparisce come l’artista non possa per verun conto trasandare l’esatta posizione della linea di di- rezione che deve sempre cadere nella base (i) delle sue figure, qualunque sia lo sforzo muscolare che intenderà esprimere nelle medesime, c che esse deb- bono avere una base correlativa alle forze ed ai mo- vimenti che dovranno impiegare ed eseguire. § 486. Nella progressione il centro di gravità è continuamente trasportato da destra a sinistra, ed a vicenda , e maggiormente nelle donne ( § B ), così che per la contrazione muscolare, trasportandosi il centro di gravità , il piede rialzato è spinto contro la terra per ricevere il centro medesimo, ed impe- dire la caduta, giacche quando il piede rialzalo sta per posare in terra, la linea di direzione cade fuori della base , e veramente cadrebbe se il piede non posasse per ricevere una base nuova. Che se cam- minando si piegasse il tronco soverchiamente innanzi, e che il piede posasse tre quarti p. e. sulla terra, ed il rimanente, verso la punta, sopravanzasse l’orlo (1) Le figure dell’ Arco della Pace in Milano hanno tutte la linea di direzione che cade nella base. di un precipizio, il centro di gravità, venendo a cadere sulla punta del piede, il capitombolo sarebbe inevitabile ; se invece il piede posasse intieramente sul pavimento, ma la punta a cagione della scarpa fosse rialzala, colf eguale movimento non si cadrebbe, perchè la punta inclinandosi sul pavimento divente- rebbe base utile di sostentazione. § 487. Sebbene giudichiamo di tutta importanza per 1’ artista di rappresentare le sue figure in armonia colle dianzi esposte leggi della gravità, non vogliamo tuttavia tacere, che quando si rappresentano divinità, queste essendo enti soprannaturali possono non andar soggette alle leggi della gravità comune ; infatti scor- gesi Mercurio, che colle ali ai piedi può star ritto, eppure, se non fosse una divinità, dovrebbe cadere; non altrimenti dicasi dei Genii e degli enti fantastici, ecc. Ritorneremo più diffusamente a studiare queste cose nelle lezioni sul modello. § 488. Quando poi il nostro corpo si muove ra- pidamente, percorrendo una linea curva, come p. e. girando per V arena di un torneo, necessariamente il cavaliere , ed il cavallo stanno pendenti verso il centro, altrimenti cadrebbero ; imperocché si sa che il movimento in linea curva è sempre il prodotto di due forze almeno : nel nostro caso una forza è rappresentala dallo slancio e dalla celerilà del ca- vallo , 1’ altra dall’ inclinazione, che tanto quello, quanto il cavaliere prendono verso il centro ; senza il concorso simultaneo di queste due forze sarebbe impossibile 1’ ottenere un movimento in linea curva; infatti il movimento di slancio del cavallo farebbe percorrere una linea retta che si allontanerebbe sem- pre dal centro ; la sola forza risultante dall’ inclina- zione verso questo sarebbe causa inevitabile di ca- duta , mentre che operando simultaneamente e l’una facendo fino ad un certo punto equilibrio all’ altra, ne risulta il movimento curvilineo, di cui si tratta. JNon altrimenti dovrebbe rappresentarsi uno squadrone di cavalleria, che fisso al punto A (fig. 28.a) dovesse 1’ estremità B muoversi intorno ad A. li cavaliere 6 s inclinerebbe maggiormente del cavaliere 5, questi più che il cavaliere 4, ecc., ecc. CAPITOLO III. COME SI RISOLVANO LE FORZE DE’ MUSCOLI , CHE CONTEMPORANEAMENTE OPERANO AD ANGOLO. § 489. Trattando dell’azione combinata di due o più muscoli, che operano sopra un medesimo punto per superare una resistenza, ma in direzione diversa, in guisa che essi formano un angolo, dicemmo che il risultato delle loro potenze, ossia felfetto loro sulla resistenza, non era l’azione nè dell’uno, nè dell’altro muscolo, ma che la resistenza prendeva la direzione della diagonale di un parallelogramma, i cui due lati fossero rappresentali dalle forze, ossia dai due mu- scoli , che operano contemporaneamente in direzione 'obliqua. Supponiamo ( Tav. VI, fi#. i8.a) il corpo G spinto dalla forza A verso di E, e nello stesso tempo spinto in D dalla forza B, non obbedirà nè alla forza A, nè alla forza B ; ma arriverà in F nello stesso tempo die arriverebbe o in D o in E, siccome è dimostrato dall’ esperienza fìsica. Se le forze A e B fossero eguali, e perciò la linea G E fosse più breve e rappresentata dalla linea G G = G D, il corpo G percorrerebbe nella direzione C H ; in questo modo i muscoli intercostali esterni ed interni (§ 812) sono elevatori delle coste: tutte le fibre del deltoide, se operano contemporaneamente, alzano direttamente il braccio al di fuori, SEZIONE SECONDA. SPLANCNOLOGIA. CAPITOLO I# dell’ encefalo , dell’ apparato della voce E DELLA RESPIRAZIONE. Articolo I. Dell' encefalo. (TAY. XXXI) § 4qo. L’ encefalo è racchiuso nella cavità del cranio ( § 65 ). Con questo nome si distingue il vi- scere che volgarmente chiamasi cervello ( fig. 8.% 9-S I0-a )• Questo viscere è composto di due sostanze , una esterna cinerea detta corticale, l’altra interna bianca chiamata midollare e manifestamente fibrosa. Queste fibre ravvolgendosi in mille guise compongono molti processi vermiformi ( fig. id. aaa ) chiamali enteroi- dei, e dalla loro disposizione dette circonvoluzioni cerebrali. Queste si formano prima dell’ osso, e per- ciò lasciano in questo la loro impressione , di ma- niera che nei giovani specialmente, alcune protube- ranze ossee del cranio corrispondono evidentemente al maggiore sviluppo delle medesime , come le de- pressioni allo scarso loro incremento. Sopra queste basi si appoggia in gran parte la dottrina di Gali. Gli anatomici distinguono nell’ encefalo tre prin- cipali porzioni. La prima chiamasi propriamente cer- vello ( fig, id. 276, 277 ) ed è diviso in due parli che diconsi emisferi cerebrali : la seconda, divisa pure in due minori emisferi, chiamasi cervelletto ( fig. id. Gd Gs ) : la terza è F unione del cervel- letto col cervello, e nominasi midollo allungato ( fig. id. 43 } 44 )• Il midollo allungato si prolunga nel canale vertebrale ( § i42) e prende il nome di midollo spinale. Dall’ encefalo e dal midollo spinale nascono i nervi ( § 4° ) che si distribuiscono a tutte le parti del corpo (fig. id, o ah c defghikl), L’ encefalo è ricoperto non solo dal cranio ( fig. id. 266 ) ma da membrane distinte col nome di dura madre, di aracnoidea, e di pia madref Articolo II, Veli' apparato della voce e della respirazione♦ § 491 • Nella miologia (§ 287) descrivemmo Fosso ioide, il quale alzandosi, od abbassandosi trae con se l’organo della voce ; esso è formato dalla laringe e dalla trachea arteria. Laringe, Chiamasi volgarmente pomo di Adamo. La porzione succulanca eli questa è formala dalla car- tilagine tiroide ( Tav. XVI, fig. 14.% t5.a, 27.% 28.» 29.“ 34o ). Essa forma quella prominenza che vedesi nella parte anteriore del collo al dissotto dell’ osso ioide; è cava internamente (Tav. XXXI, fig. 6.a e 7/ 34o a ) e trasmette l’aria alla trachea arteria (Tav. XXXIII, fig. 2.a, 4-a, 5.a 34i ). Nelle donne e ne’ bambini trovasi in proporzione molto più pic- cola e meno apparente a cagione della pinguedine nelle prime, ed anche per il maggiore sviluppo della ghiandola tiroide (fig. id. 541 ) ne’secondi. La la- ringe é molto apparente negli uomini adulti e nei consunti. Questa parte ha un rapido sviluppo all’ c- poca della pubertà, ed allora cambiasi la voce (i). § 492. Trachea arteria. Al dissotto della laringe (Tav. id., fig. id. 34i ) avvi un tubo formalo da archi cartilaginei riuniti da una membrana. Questo tubo diccsi trachea arteria. Essa si estende fino ai polmoni ( fig. 4*a ) j ma prima di giungervi, il ca- nale tracheale si divide in due altri canali che di- consi bronchi ( fig. id. AB). § 493. Bronchi, I bronchi ( Tav. id., fig. 5.a AB) entro i polmoni si ramificano come i rami di un albero ( ib. aaaa ) in guisa che 1’ aria atmosferica per mezzo delle diramazioni bronchiali passa dalla (1) Il pomo di Adamo 6 bene espresso ne’ due busti attribuiti uno a Fidia e l’altro a Prassitele. Nella S. Elisabetta d’Ungheria del Guercìno ( R. G. ili. Tav. XXVII ). laringe nella trachea arteria, e poscia in tulle le mi- nute parli dei polmoni ( ih. bhhh ). § 4q4- Ghiandola tiroide. E un corpo molle si- tuato nella meta inferiore della faccia anteriore della cartilagine cricoide, e che si estende alquanto sulla trachea arteria (Tav. XVI, fig. 28.% 29.a 54i). Essa in proporzione è più grossa nell’ infanzia. Questa ghiandola morbosamente ingrossata forma il gozzo. § 495. Polmoni (Tav. XXXIII, fig. 2.% 4-a 21, 22 ). Sono due masse vescicolari, che occupano pienamente le cavità laterali del petto nell’ inspira- zione, e che lasciano un vacuo nell’espirazione. La cavità anteriore mediana del petto dicesi mediastino. In questa cavità ( Tav. XXXI, fig. 3.a P ) sono col- locati il cuore e la ghiandola timo. I polmoni per mezzo dei bronchi (Tav. XXXIII, fig. 4.a AB) comunicano colla trachea arteria, da cui ricevono 1’ aria atmosferica. Essi ricevono per mezzo delle arterie polmonari (Tav. XXXIII, fig. 4.a, 5.a 5 b ) il sangue che ha già servilo alla nu- trizione del corpo, e che è di colore nero; V aria atmosferica carica di ossigeno pervenuta ai polmoni per mezzo dei bronchi si combina con questo san- gue da cui toglie il carbonio ; il carbonio unito all’ ossigeno è espulso nell’ espirazione sotto forma di acido carbonico, il sangue riacquista il colore rosso e diventa nuovamente alto alla nutrizione ; in segnilo è ripreso nei polmoni dalle estremità delle vene pol- monari (Tav. $XI, fig. io.a, io, 10) ed è neon- ciotto all’orecchietta sinistra del cuore (Tav. XXXIII, fig. 4*a 2), donde per mezzo (§ 497) delle arterie si distribuisce poi a tulle le parli del corpo. I polmoni sono distesi dall’aria atmosferica nell’atto dell’ inspirazione ( Tav. XXXI, fig. 3.a 2,1, 23 ) cioè nel momento in cui si dilata la cavità del petto per la contrazione de’ muscoli a ciò destinali. Essi si ristringono ristringendosi la cavità del petto pel rilassamento dei muscoli inspiratori!, e per la con- trazione dei muscoli espiratori (Vedi Tav. XXXV e seg. Coste ). Se la respirazione è sospesa, come in un valido sforzo in cui si mantiene la bocca chiusa, il sangue nero non si converte in rosso, le cavità destre del cuore non si possono scaricare, onde le vene riman- gono turgide ; per questa ragione le gote e le labbra in specie s’ inturgidiscono, e diventano livide, quando lo sforzo è prolungato. CAPITOLO II* DELLE PARTI CHE SERVONO ALLA CIRCOLAZIONE DEL SANGUE E DELLA CIRCOLAZIONE MEDESIMA. § 4q6. Queste sono il cuore, le arterie e le vene, che tutti insieme formano il sistema sanguigno. § 497* Cuore. Esso è un viscere ( Tav. XXI, fig. i2.a) muscolare racchiuso in un sacco detto pe- ricardio ( Tav. XXXI, fìg. 3.a P ) situato nella parte anteriore e mediana del petto. Esso contiene quattro cavità : due chiamate ventricoli (Tav. XXI, fig. io/ 3, 4 ) ? e due orecchiette. Dal ventricolo sinistro (ih. 4) parte l’arteria aorta ( ib. A), che co’suoi rami (ib. i4, i5, 16) spinge il sangue in tutte le parti del corpo colorandole in rosso. Da tutte le parti del corpo il sangue non più atto a servire maggior- mente alla nutrizione, e fatto nero, ritorna all’orec- chietla destra del cuore per mezzo delle vene (»Tav. XXXII, XXXIII). Queste congiungcndosi le unc colle altre di mano in mano che si avvicinano al cuore, diventano perciò anche più grosse, e tutte terminano nelle due vene cave ( Tav. XXI, fig. io.a 8, 9 ) che spargono il sangue, come si è detto, nell’ orecchietta destra (ib. i ). § Circolazione. Il sangue dall’ orecchietta destra è spinto nel ventricolo destro ( ib. 3 ), il quale contraendosi lo spinge nell’ arteria polmonare ( ib, 5 ) da cui è condotto ne’ polmoni (Tav. XXXIII, fig. 4/ 5.a 5b ). Il sangue ne’polmoni per l’azione dell’aria atmosferica diventa vitale e rosso ( § 4q5 ) , e per mezzo delle vene polmonari ( ib. io, io) ritorna all’ orecchietta sinistra del cuore ( ib. 2 ) : dall’orec- chietta sinistra passa al ventricolo sinistro (Tav. XXI, fìg. io.a 4), poscia nell’arteria aorta ( ib. A), e così continua la circolazione finche vi è vita. § 499* asì capillari ( Tav. XXXI, fig. 2/ V ). Chiarnansi così le ultime sottilissime diramazioni arte- riose, e le origini delle vene, le quali presentano al- trcsì numerosissime anastomosi ( § 41 )• capillari sono frequentissimi nella cute. Essi si possono facil- mente scorgere nella congiuntiva dell’ occhio quando è irritato. Se sono distesi da sangue arterioso, colorano in rosso la cute ; se da sangue venoso , la rendono li- vida : se poi siano quasi vuoti, la rendono pallida ; insomma il diverso colore della cute, sia permanente o passeggierò, corrisponde alle condizioni dei vasi capillari. § 5oo. Circolazione del sangue nelle arterie e nelle vene. Il sangue si muove nelle arterie per l’im- pulso che riceve dal cuore e dalla contrazione delle pareti arteriose. Le potenze clic muovono il sangue venoso sono diverse, essendo le vene quasi passive. L’ artista non dee ignorare che una fra queste è la contrazione dei muscoli, e che perciò negli sforzi le vene succutanee inturgidiscono perchè ricevono il sangue delle vene profonde che rimangono compresse , e colle quali comunicano ; che un’altra forza è l’assorbimenlo fatto dall’ orecchietta destra sulle vene cave quando essa è vuota. Considerazioni sulla circolazione del sangue. § 5oi. Non è difficile F intendere come la circo- lazione , 'che è una funzione vitale, vada soggetta a mutazioni , per cui ora si faccia placidamente , ora con maggior energia, ora sia languida e talvolta tu- multuòsa, secondo le diverse condizioni in cui si trova la persona. Siccome il colore del volto, anzi della cute in generale , devesi principalmente derivare dal sangue che si distribuisce in queste parti, così ma- nifestasi come una commozione d’animo, che incita il cuore a raddoppiare i suoi sforzi , si palesi coll’ iniezione alla cute, massime del viso. In tale guisa si esprime un dolore acuto con grandissima commo- zione dell’animo (i) ; per lo contrario si comprende come una ferita, da cui sgorga il sangue a rivi , e che cagioni pur anche la morte , od un patema che tolga F influsso nervoso al cuore (2) , cagioni il pal- lore della persona, come necessariamente sìa pallida il cadavere (3) , e come in uno stato tranquillo la persona si mostri del colore che suole naturalmente (4) avere. Si rende altresì ragione, perchè nel caso di una violenta compressione da trattenere il corso del san- (1) Come nella S. Maria Maddalena di Rubens (R. G. ili. Tav. XL). In pari modo è convenientemente palesata l’iniezione al volto di Agar mandata da Abramo nel deserto ( Tav. di Quercino in Brera ). (2) Il deliquio è espresso col dovuto pallore nella Vergine della de- posizione dalla croce di Correggio ( Tav. Ili, D. G. di Par. ). (5) Il Cristo 6 esangue nella deposizione del Preterzano ( Ch. S. Fe- dele, Mil.). E pallido nella deposizione del Correggio (Tav. Ili, D. G. di Par. ). 11 pallore di morte si trova sul volto e sulle mani della Ma- donna portata al sepolcro dagli Apostoli di Lod. Caracci (Tav. XLVI, D. G. di Par.). (4) I ritratti delle persone nello stato di tranquillità conservano più lungamente la somiglianza, e questo stato è perciò il più conveniente al ritrattista. gue nelle vene, queste si presentino gonfie (i) al dissolto della legatura, appunto come si vede nel salasso (2) ; ed invece i pastori ( così mi fece no- tare l’illustre Dcfilippi ) sciolti da ogni vincolo di legacci, non soffrono varicosità dì vene nelle gambe : si comprende come un membro sollevato in modo , che il sangue pel proprio peso corra al cuore, non dee presentare le vene turgide, eccettuala però l’e- levazione istantanea (3) che può darsi colla turgi- dezza delle vene ; e si conosce ancora perchè nei moti accelerati, accelerandosi la circolazione, c con- traendosi i muscoli, si comprimono le vene profonde, le quali peli’anastomosi spingono il loro sangue nelle vene soccutanee (4). Se poi Io sforzo è grande , c vi concorrano pressoché tutti i muscoli della persona, generalmente si osserva che dapprima il viso arrossa, e poi tende al pavonazzo , e ciò perchè premessa una valida inspirazione si tiene il petto immobile, e (1) Le vene non compaiono nel braccio destro del S. Sebasliano di Michelangelo da Caravaggio , sebbene una corda comprima la piegatura del braccio ( D. G. di Par ). Invece le vene turgide sono con maestria espresse nel Laocoonte, ove il serpente stringe il braccio. (2) Kruger (Frank, Polizia medica, voi. 7, sez. Ili, p. 8) racconta che un certo capitano danese volendo che i suoi soldati avessero alla rassegna un bel colore, e polpaccio assai grosse, ordinava che sempre essi si stringessero fortemente il collare ed i legacci. Una grave malattia fu la conseguenza di un sistema si pernicioso. (3) Compaiono nelle braccia sollevate del Fauno Borghese essendo F azione istantanea. (4) Le vene compaiono pel loro volume e con un leggierissimo colore turchino nella stira del Carnefice che si sforza a muovere la ruota nel Martirio di S. Agnese di G. Ferraris in Brera. la bocca chiusa, rattcnendo , come dicesi , il fiato ; cpperciò non movendosi istantaneamente i polmoni, il sangue venoso è trattenuto quasi immobile nelle due vene cave , stantechè l’orecchietta destra ed il ventricolo turgidi essi pure di sangue non possono versarlo ne’ polmoni, nè assorbirlo dalle vene : quindi per necessaria conseguenza anche le vene capillari soccutanee ricevono iniezione, e si fanno turgide. Questa iniezione , siccome effetto , non potrà essere disgiunta dalle sopraddette cause, ma dovrà la figura con tale colorito essere anche nello sforzo muscolare, onde il tutto sia armonico. CAPITOLO Ili* DELLE VENE SOCCUTANEE IN PARTICOLARE. § 5o2. Noi accenneremo qpi il corso più comune e regolare di quelle vene che sono soccutanee, e che T artista deve talvolta rappresentare. A. Nel capo ed in mezzo alla fronte si nota la vena preparata (i) o frontale ; questa a se riunisce alcuni rami provenienti dalla fronte, e comunica coll’ angolare (Tav. XXXII, fig. 2.a 67) nel grande an- golo dell’ occhio ; questa è molto visibile ne’ barn- (1) Lavater (op. cit., v. 2, § 10) attribuisce ingegno straordinario ed una somma inclinazione a far del bene a quella persona, in cui si distingue moltissimo questa vena, purché la fronte sia priva di rughe, e regolarmente curva. bini ; sul dorso del naso la dorsale del naso (ib. 68), che talvolta si scorge di colore turchino nelle donne dilicale e ne’ bambini; alle tempia le diramazioni della temporale superficiale ( ib. 64) che seguita I’ anda- mento dell’arteria senza essere egualmente tortuosa (i). B. Nel collo ( ib. 69 ) la giugulare esterna che dall’ orecchio si volge quasi verticalmente al basso ; essa diventa più profonda a misura che discende, anzi si volge alquanto indentro per sboccare nella vena solto-clavearc ; la stessa interseca il muscolo sterno- cleido-mastoideo. Non è raro che essa mandi altre diramazioni ( ib. 70), e che si riscontrino due vene giugulari esterne per ogni lato, un ramo cioè ante- riore e 1’ altro posteriore. La vena giugulare esterna è ricoperta dal pclliciaio ( § 280 ). C. Nel petto la mammaria esterna che raccoglie il sangue dai capezzoli e dalle mammelle, volgendosi in allo verso 1’ ascella, per ivi sboccare nella vena ascellare. D. Nelle pareti anteriori dell’ addomine talvolta si scorge la vena addominale ( Tav. XXXIII, fig. i.a 73 ) che fa alcune inflessioni sull’ estremità inferiore de’ muscoli retti, ed anche sulla parte esterna del muscolo grande obliquo ; essa si scarica nella vena safena interna. E. Nella mano, e precisamente sul suo dorso tra (1) Due rami della vena temporale si scorgono nel S. Girolamo scri- vente del Guercino. Essi però non procedono nella direzione ordinaria ( Tav. XX , D. G. di Par. ). il pollice e T indice avvi la vena cefalica della mane? (Tav. XXXII, fi- 3.a 60 ) ; tra I ' arimi lare ed il mignolo la vena salvatclla (ib. 6r ). Queste due vene si anastomizzano quasi sempre fra loro , così clic o immediatamente, o per mezzo dei loro rami ricevono le vene delle dita, che sono pure soccutanee, quando giungono sulla prima falange ; le laterali delle dila formano delle anastomosi fra loro. La relativa posi- zione di queste vene non è sempre costante. Essa si comprende meglio guardando le figure. F. Nella faccia posteriore deli5 antibraccio verso il lato esterno si vede la vena radiale anteriore (ib. 56 ) e la vena radiale posteriore (ib. la prima è il seguito della cefalica della mano, che dalla fos- setta esterna del carpo oltrepassata 1 apofisi sliloide del radio, giunge sulla faccia anteriore del radio , quindi si volge indentro (Tav. id., fig. i.a 56) ed in alto per anastomizzarsi colla mediana cefalica (ib.02) verso la piegatura de! braccio. Essa riceve nel suo corso molte ramificazioni. G. La vena cubitale posteriore (Tav. id., fig. i.a, 3.a 54 ) maggiore dell’ anteriore è il seguito della vena salvatella, che passa dietro al condilo interno dell’ omero per aprirsi nella vena cubitale anteriore ( ib. 55 ) ovvero nella basilica. H. La vena cubitale anteriore, che principia nella parte inferiore anteriore interna dell’ antibraccio, sale avanti al condilo interno , e termina nella basilica ( ib. 53 ) sulla piegatura del braccio. Questa non è sem- pre ben dlsliula , anzi le due vene cubitali si ana- stomizzano con altre vene ( ib. hhh ) e fra loro, ma è notevole 1’ anastomosi reciproca che sogliono pre- sentare di un grosso ramo, il quale sì volge obli- quamente in allo verso la metà dell’antibraccio : alla piegatura del braccio queste due vene già unite con- tinuano colla basilica e colla mediana basilica ; nel braccio si nolano le due vene cefalica e basilica. I. La vena cefalica (ib. 52) si trova al iato esterno del braccio ; essa è il seguito delle radiali e della mediana cefalica ; corre lungo il margine esterno del muscolo bicipite , quindi nel solco di divisione tra il deltoide ed il grande pettorale per aprirsi poscia nella profonda vena ascellare ( ib. 18 * ). L. La vena basilica ( ib. 53 ) sale lungo il mar- gine interno del braccio, e si nasconde nel cavo ascellare, ove continua colla vena omonima ; scorgesi die la basilica, nella piegatura del braccio, è la con- tinuazione delle cubitali e della mediana basilica (i). M. Mediana cefalica. Questa non è altro che la continuazione delle radiali che si volgono indentro per incontrare un simile ramo proveniente dalla ba- silica , col quale forma un V coll’ apice rivolto alla mano: talvolta esternamente alla mediana cefalica, si trova un ramo venoso, che dalla cefalica propria- mente detta contorcendosi volgesi alla faccia poste- ci) La vena basilica e le vene dell’ antibraccio destro sono ben distri- buite nel Fauno Borghese. riore del radio, ove forma allora la vena radiale po- steriore. N. Mediana basilica. Questa si trova al Iato in- terno della piegatura del braccio : dalla basilica vol- gesi esternamente ed al basso per incontrare la me- diana cefalica , e concorre a formare il menzionato V. Queste due vene lunghe un pollice e mezzo circa ricevono alcuni ramoscelli, massime nell’apice, che taluni dissero rami della vena mediana media ; fre- quentemente nelle anastomosi delle mediane sbocca una vena profonda ( ib. 5g ). P. Nel piede, appunto sul dorso, sì nota una di- sposizione di vene analoghe a quelle della mano, si scorgono cioè le radici delle due vene safene ; nel lato interno tra il pollice ed il secondo dito si trova un tronco venoso assai cospicuo, che è la principale origine della safena interna (Tav. XXXIII, fig. i.« a): volgesi in alto ed indentro, passando avanti al mal- leolo interno ; verso le dita si anastomizza coll’ ori- gine della safena esterna ( ib. bbb ). Q. Tronco simile, ma spesso di minor mole sì trova tra il quarto ed il quinto dito : questo è la principale origine della safena esterna, che volgesi dietro al malleolo esterno, approssimandosi al tendine d’Achille (Tav. id., fjg. 3.a g ). R. La vena safena interna (fig. i.a 71), tutta succutanca, è il seguilo della vena che passa sul malleolo interno ; essa sale verticalmente fino alla metà circa della gamba, poi si volge obliquamente indietro lungo la parte interna della stessa gamba, e passa dietro al condilo interno del femore, quindi sale quasi verticalmente lungo la faccia interna della coscia per aprirsi nella vena crurale al dissotto dell’ inguine. Nel suo corso riceve molte vene collaterali che sono anche succutanee ( ih «*//)• S. La vena safcna esterna ( fig. 3.» 72 ) , conti- nuazione di quella che parte dal lato esterno del piede, si volge lungo il Iato esterno della gamba, ed alquanto indietro, per aprirsi nella vena poplitea ( ib. I ) che si trova tra gli attacchi de’ muscoli ge- melli (1). Anche questa vena riceve alcuni vasi col- laterali. § 5o3. Avvertiremo intanto, che la distribuzione delle vene non è sempre la stessa, massime nelle ramificazioni. Le tavole che noi abbiamo bozzato rap- presentano il corso più regolare delle vene per gli artisti. Non siamo venuti a capo di questo che mol- tiplicando le iniezioni in molli cadaveri fino a che riscontrammo 1’ accennata disposizione. L’ artista nelle sue opere non deve moltiplicare le diramazioni, che possono interrompere F andamento delle altre parti sottoposte che devono primeggiare nella figura rappresentata. Le statue di Ercole e di Laocoonte sono sublimi modelli per la distribuzione delle vene (2). (1) Le vene delle estremità inferiori sono ben disposte ed apparenti nell’ Ercole Farnese. (2) Salvale, pag. 38, 48 Noli ancora l1 artista che le vene sono poco ap- parenti nelle persone di temperamento linfatico, nelle donne giovani, ne’pingui e ne’bambini, invece che esse si veggono rilevale in quelle persone che go- dono un temperamento sanguigno o bilioso, negli atleti, nei vecchi e nei tabefatti. Lo statuario le rap- presenti nella giusta loro proporzione j tua il pittore non le figuri con colore turchino , quando la spes- sezza della cute o la presenza di muscoli non ne lascia trasparire la tinta. CAPITOLO IV. DEI VISCERI ADDOMINALI. Articolo I. Apparato della digestione. (TAV. XXXI) § 5o4- Stomaco, Nella regione epigastrica corri- sponde lo stomaco ( fìg. 2.a, 3,a V ). Questo è un sacco membranoso che riceve gli alimenti recati dalla bocca per mezzo di un tubo muscolo-membranoso ( il). E ) detto esofago. Quando i cibi sono sufficien- temente mutati in chimo , Io stomaco li spinge nelle intestina, colle quali comunica (ib. D). Lo stomaco presenta diversa grandezza, secondo che è disteso dagli alimenti, ovvero è vacuo. § 5o5. Intestina. Esse sono fatte (ib. 26) da un tubo tortuoso, che occupa la principale parte del basso ventre, e che dal ventricolo si estende fino all’ano : le intestina ricevono dallo stomaco il chimo, il quale , mentre discende verso l’ano, si separa in due parli ; la più sottile , fluida, e bianca dicesi chilo : la più grossolana si espelle dall’ ano sotto il nome di fecce intestinali. Il chilo è assorbito dai vasi linfatici (§ 4r), poi si mescola col sangue venoso, poscia ne’ polmoni si converte in sangue arterioso, e serve così alla nutrizione. § 5o6. Fegato ( fig. 3.% 4»a 24? 24 a )• Questo viscere è sospeso al diaframma , ed è collocato nell* ipocondrio destro ; la sua figura è irregolare, la gran- dezza è cospicua: esso però è in proporzione molto più grande nel bambino, ed è una delle principali ragioni della gran mole dell’addomine in questa età: il fegato separa la bile ( ib. F ) , umore giallo che concorre a perfezionare la digestione. § Milza e Pancreate. Nell’ ipocondrio sini- stro trovasi la milza , che è un viscere sospeso al diaframma, di mole assai minore del fegato (Tav. XXXI, fig. i.a, 3.a 25). Il Pancreate è una grossa ghiandola (§ 45)eol- locala dietro lo stomaco (fig. 4-a 29> 29). Ambidue questi visceri (§ 46) concorrono al perfezionamento della digestione. § 5o8. Peritoneo ed omento. Il peritoneo è una sottile membrana ( § 44 ) esalante disposta a sacco cieco , la quale circonda lutla la cavità dell’ addo- mine e somministra inviluppi ai visceri contenuti , facilitandone così i movimenti. L’omento è una duplicità del peritoneo connessa allo stomaco. In questa duplicità avvi dell’adipe che talvolta raccogliesi in una quantità strabocchevole. Considerazioni sull’ apparato della digestione. § 5og. La fisiologia comparata dimostra che gli animali voraci hanno 1’ apparato intestinale più breve, ed in direzione più retta verso l’ano ; le varietà re- lative di quest’ apparato nella specie umana , il tro- varsi cioè ora più, ora meno lungo, l’essere il fe- gato , la milza più o meno sviluppali, sebbene nei lìmiti della sanità, stabiliscono una condizione orga- nica favorevole o contraria ad un particolare tempe- ramento. Quando la digestione si opera, s’intorpidiscono le facoltà intellettuali. I patemi d’ animo la perturbano ; questi, se sono di lunga durata, producono neces- sariamente il languore accompagnato per lo più dal colore gialliccio, o terreo della cute. La prolungala astinenza produce 1’ emaciazione, la quale precede necessariamente la morte causala dalla fame, cioè dal difetto di assorbimento del chilo. Articolo II, Apparato genito-orinario. § 5io. Reni ( Tav. XXXI, XXXII, fig. 4.. 3o). Nella regione lombare trovansi due ghiandole chia- male reni e volgarmente argnoni, Questi servono a depurare il sangue separandone 1’ orina. § 511. Vescica orinaria (ih. 35). È un sacco membranoso contenuto nel piccolo pelvi destinato a ricevere l’orina, che da due piccoli canali ossia dagli uretri ( ih. 36 ) è trasportata dai reni. L’orina è poi espulsa dalla vescica per mezzo di un altro piccolo canale nominato uretra. § 512. Organi genitali 'virili. L’artista deve con- siderare il petlignone , lo scroto, i testicoli, la verga. § 5i3. Pettignone e scroto. Dicesi pettignone, o monte di Venere, la cute del pube soprapposta a maggiore quantità di grasso , e coperta di peli nell’ età pubere, tanto nell’ uno che nell’ altro sesso. Lo scroto è quella borsa di cute , che contiene i testi- coli. Inferiormente presenta una linea detta rafe e molte rughe trasversali. § 514- Testicoli e 'verga ( Ib. 3*7). I testicoli sono due ghiandole contenute nello scroto, alle alla separazione dello sperma. Essi sono sospesi al funi- colo spermatico che penetra nell’ anello inguinale (§ 324). La verga è coperta dai comuni integumenti, i quali nell’estremità la ricoprono senza inerenza : quivi gl’ integumenti prendono il nome di prepuzio. § 5i5. Organi genitali femminili. La principale parte di questi organi nella donna è formata dall’ utero o matrice. Questo è un viscere collocalo nel fondo del piccolo pelvi destinato allo sviluppo dell’ embrione ; egli cresce perciò a dovizia nel tempo della gestazione. Considerazioni sull apparato genito-orinario. § 5i 6. Lo scroto ne’ giovani c robusti è incre- spato , e serve a ritenere quasi inerenti al pube i testicoli. Nei vecchi e massime negli snervali per effeminatezza, ed in molte persone nell’estate, tro- vasi rilassalissimo. I testicoli non possono avere il loro giusto incre- mento , che all’epoca della pubertà. Al dire di Win- chelman gli antichi fecero sempre il testicolo destro più allo che il sinistro, la qual cosa d’ ordinario si osserva in natura : si conoscono però alcune ecce- zioni ne’ modelli e nelle statue (i). In quanto poi alla mole delle parti genitali in ge- nere e della verga in specie , diremo che gli artisti greci hanno saviamente rappresentato i loro eroi col (1) Nel Germanico e nel Discobolo il testicolo destro è più basso eba il sinistro. pene piuttosto piccolo che no (i). II giovine Bar- ghcllo, di statura gigantesca, dianzi morto in Torino (2) aveva un pene piccolissimo. Il parco sviluppo di cjuesle parli conviene certamente agli atleti, avve- gnaché la robustezza non sì addice a persone lus- suriose che sogliono abusare dei piaceri sensuali, e che perciò presentano gli organi genitali più svilup- pati. Lo sviluppo delle parli genitali è in piena corri- spondenza con quello dell’ intelletto, dell’organo della voce , della barba e dei peli in alcune regioni. § Si-y. Mammelle. Le mammelle sono due corpi quasi emisferici o piuttosto alquanto conici (3) em- brionali nell’infanzia di ambo i sessi, e tali intuita la vita dell’uomo; sviluppali nelle donne puberi, e destinali a separare il latte che deve servire di nu- trimento al bambino. Nelle mammelle si distinguono il corpot V areola, e la papilla. Il corpo è la massa semi-rotonda, che, collocata sul petto , chiamasi volgarmente mammella• L’ areola è quel cerchio oscuro del diametro a un dipresso di un pollice, che contorna la papilla. La papilla o capezzolo è una prominenza rotonda capace di erezione, collocata nel centro dell’ areola (1) Come nell* Ercole Farnese. (2) Repertorio delle Scienze fisico-mediche del Piemonte 1837, p. 3181 (3) Le mammelle quasi coniche sono ben tratteggiate e leggiadre ijs Salraace dell’Albani (R. G. ili. Tav. XXI ). sulla sommità della mammella, bucherata in diversi punti ; essendo succhiata dà esito al latte separato dalla mammella. Le mammelle sono situate sui mu- scoli gran pettorali, ed i loro capezzoli sono i punti fìssi, che colla fossetta del collo formano un trian- golo equilatero. Le statue antiche comprovano tale massima (i). Le mammelle hanno una mediocre mole e sono più consistenti nelle vergini puberi. In queste e nelle Dee il capezzolo non è mai visibile , così almeno si è notalo da Winchelman nelle statue antiche. Gli antichi ( Milizia ) amavano nelle donne un seno ri- stretto terminato in collina colle mammelle piccole e puntute. Winchelman rimprovera il Domenichino che in un fresco del palazzo Castagutì in Roma rap- presentò la Verità con questi organi troppo grandi. Le mammelle ingrossano per la concezione e viep- più per 1’ allattamento. Quando le donne principiano ad invecchiare di- minuiscono di grossezza, e diventano floscio : nella vecchiaia poi siccome la pinguedine è quasi tutta as- sorbita , così le mammelle, composte per la massima parte da quella, scompaiono affatto ; i soli capezzoli impiccioliti ne ricordàilo 1’ esistenza. Nelle ottentotte dopo il parto crescono straboc- chevolmente di mole, e divengono ciondolo (2) (Tav. XI, fi... 6.a ). (1) Un triangolo equilatero tra i capezzoli e la fossetta del collo si osserva in Andx’omeda di Simon Canterini da Pesaro ( D. G. di Par. ). (2) Virey, Ilistoire naturelle de l’bomnae. SEZIONE TERZA. DEI SENSI ESTERNI E DELLE PARTI ACCESSORIE DELLA CUTE. CAPITOLO I* DEI COMUNI INTEGUMENTI. § 518. Noi studieremo soltanto il tatto, l’organo della vista, e T orecchio, avendo già brevemente detto del naso ( § g5, g6 ) ed omettendo l’organo del gusto , siccome non appartenente alle arti. § 519. Tutta T esterna superficie del corpo è av- viluppata da un’ ampia membrana composta di diversi strati, ossia dai comuni integumenti. Egli è in questi che 1’ artista esprime il colorilo della persona , e la forma delle parli finora descritte sempre ricoperte dalla pelle. Noi perciò la studieremo ne’ suoi elementi, e nelle diverse regioni, indicando di passaggio quelle cose che, relative alla cute, già esponemmo in altri luo- ghi, poiché ci parvero colà annesse più opportuna- mente colle materie studiate. § 5ao. I comuni integumenti risultano dell’ epi- dermide , del corpo mucoso reticolare, del corpo papillare , della cute propriamente detta, e del tes- suto cellulo-pinguedinoso. § 5ai. L’epidermide o cuticola è una membrana inorganica, insensibile, trasparente, che ricopre tutta la superficie del corpo , ed è il primo strato degli integumenti , ossia quello che trovasi ad immediato contatto coll1 aria atmosferica. Essa si addentra in tulle le rughe , e poi si adatta a lutti gl’ incavi , c pro- tuberanze degli strali sottoposti , varia di spessezza secondo le varie regioni ; onde è sottilissima sulle labbra, meno sottile sulla faccia, spessa nella palma della mano, spessissima nella pianta de1 piedi: que- sta spessezza fa sì che distinguasi imperfettamente il colore del sottoposto corpo mucoso. Il negro per tale ragione presenta la palma della mano, e la pianta del piede di colore biancastro. La cuticola è destinata dalla natura a moderare le impressioni, che gli oggetti esterni farebbero sulle estremità nervose e sensibili. § 522. Il corpo mucoso o reticolare è uno strato sottilissimo che trovasi immediatamente sotto all1 epi- dermide. Il vario colore individuale delle razze di- pende da questo strato cutaneo che si scorge per la trasparenza dell1 epidermide. Nell’europeo è bianco-carneo, più pallido nel bam- bino e nel sesso femminino ; nel negro è di color nero ; nell’ americano è di colore di rame. Se nel negro accade un’ ulcero, che distrugga il tessuto mucoso, la cicatrice che ne segue è bianca ; bianche eziandio e non di colore carneo sono le cicatrici, che accadono nella razza europea ; le malattie alterano il colore della cute in quanto che inducono mutazioni in questo corpo mucoso. § 5a3. Il corpo papillare non è altro che la su- perfìcie della cute propriamente delta, che in alcuni luoghi prende la forma di vere papille, in cui vanno a terminare le estremità nervose che servono all’or- gano del tatto ; le papille in alcuni luoghi sono ir- regolarmente disposte , in altri conservano un ordine regolare ; infatti sul polpastrello delle dila descrivono delle parabole ; ivi il latto è più squisito. § 5a4- La cute, che dicesi anche pelle o corion, è la membrana più consistente degli integumenti, quella che per f azione del tannino converlcsi in cuoio. Essa è piuttosto spessa , ma non egualmente in lutti i luoghi ; si assottiglia verso le aperture na- turali , ove continua colle membrane interne. La su- perfìcie esteriore è ricoperta dal corpo papillare e mucoso : in questa si scorgono pori di diversa gran- dezza ; alcuni di questi servono alla traspirazione del sudore, alcuni sono le aperture dei follicoli sebacei, altri danno uscita ai peli. L’ ordine di questi pori è diverso nelle diverse regioni. I follicoli sebacei sono visibilissimi sul naso, anzi le aperture compaiono quali punti neri. La faccia posteriore della cute è inerente allo strato cellulo-pinguedinoso ; ed ove manca questo, per mezzo di solo tessuto cellulare è inerente alle parli sottoposte. La cute è di natura fibrosa ; mol- lissimi vasi e nervi concorrono alla sua formazione , è sommamente sensibile , e forma propriamente l’or- gano del latto. In alcuni luoghi, p. e. nelle guancie, trovasi la cute possedere un maggior numero di vasi capillari singolarmente disposti con tessuto cellulare e formare il tessuto erettile o spugnoso ; questo tessuto riceve iniezione, e s’ ingorga per l’effetto di alcune azioni e delle commozioni dell’animo, come per pudore; ma questa turgenza non è sottoposta all’impero della volontà , e non cessa che a poco a poco. Parlando delle mani ( § ? ) abbiamo in- dicato alcuni luoghi, dove la cute non corrisponde a tessuto pinguedinoso ; la medesima cosa notammo relativamente ad alcune articolazioni ; ora soggiun- geremo che la cute la quale copre il padiglione dell’ orecchio, le palpebre, il prepuzio e lo scroto è egualmente priva di pinguedine. § 52 5. Tessuto cellulo-pinguedinoso o mem- brana adiposa (Tav. I, fìg. y.a, 8.a). Il nome ne in- dica la struttura; non esiste dappertutto, nè è ovun- que di eguale spessezza ; avvene appena traccia nel cranio ; manca nella fronte e nelle palpebre ; è piut- tosto sviluppata nelle gote, anzi avvene una matassa ( § 270 ) tra il muscolo buccinatore e massetere ; la membrana adiposa è più spessa nella regione poste- riore, che nell’anteriore del tronco ; serve qual mezzo di unione tra la cute e le parti sottoposte, da lei pure unite fra loro ; in essa scorrono i vasi e nervi, che si distribuiscono alle varie parli circonvicine. Generalmente questa membrana è più sviluppala nelle donne e ne’ bambini : serve ad abbellire le for- me , che altrimenti sarebbero secche ; ma se eccede, occulta la muscolatura, e rende anche le parli mo- struose : l’esercizio la diminuisce, e rende bene ap- parenti i muscoli. L’ eccessivo sviluppo della pinguedine è una ma- lattia che dicesi polipionia. In alcune regioni la pin- guedine è racchiusa in particolari cellette fibrose, come nelle natiche e nelle piante de’ piedi ; qui è però più circoscritta nelle forme ; ma nelle natiche specialmente rilassandosi il tessuto fibroso, esse di- vengono frequentemente ciondole, ed è rarissimo trovare queste parti di belle forme ne’ modelli. La pinguedine succulanea e profonda, oltre che serve alle forme regolari delle parli, serve altresì in alcune circostanze alla nutrizione del corpo , come si vede nelle malattie , in cui 1’ infermo senza cibarsi è nu- trito col mezzo della dimagrazione ; il che provasi anche dalla magrezza (i) successiva all’ assideramento della marmotta. L’ assorbimento della pinguedine può farsi rapida- mente , o poco per volta ; i fenomeni, in quanto all’apparenza esterna, diversificano ancora per l’età; ne’ bambini e nei giovani il dimagramento rapido non reca che diminuzione dei diametri delle parli, poiché (1) La magrezza non b soverchia, ma bene espressa nel Figlìuol pro- digo del Quercino ( R. G. ili. Tav. VI ). la cute piena di elasticità si ritrae a misura che la pinguedine è assorbita , anzi dopo lunghi digiuni si scorge ritirata ne’ luoghi corrispondenti alle parli dure (i); ma nell’ età avanzata la cute dolala di mi- nore elasticità non ritraendosi in cgual proporzione, forma quelle rughe che deturpano il collo, le mani, le natiche, ecc. § 520. Gli integumenti comuni considerati in to- talità presentano nei margini rotondi una semitraspa- renza, come specialmente si vede nelle dita ; se sono bagnali e logori dal lavoro sono lucidi, come si vede nel polpastrello delle dita della Parca che fila : il lungo uso , e massime la pressione continuata li fa incallire , come si scorge nelle mani de’ falegnami, ne’ piedi di quelli che camminano scalzi, nei dro- medari che sogliono inginocchiarsi. I comuni integumenti sono sotto l’influenza del calore e della luce: il calore li dilata, e rilassa; per 10 contrario il freddo li increspa ; la luce intensa del sole e continuata li imbruna (2) ; se questa sia mo- derala li colorisce opportunamente ; l’oscurità cagiona 11 pallore, ossia il colore clorotico. Queste cose sono dimostrale dalla giornaliera osservazione. I contadini (1) La pelle sul volto e massime sul naso è ritirata come conviene nella penitenza e nel dolore in S. Maria Maddalena del Guercino (Tav. XXI, D. G. di Par.). (2) La cute è convenientemente bruna nel Figlino! prodigo che provò i dardi del sole del Guercino ( R. G. ili., Tav, VI ). È troppo chiara nel Figliuol prodigo di P. Baltoui : il colore giallognolo però indica la stento. presentano la cute delle braccia e gambe che espon- gono al sole , di colore assai più bruno, che la cute del dorso da essi riparala dall’ impressione diretta dei raggi solari. § 527. I comuni integumenti gonfiano in alcune malattie, sotto le battiture, c sotto il prolungalo strin- gimento di lacci , che impediscono la circolazione venosa (1); nel secondo caso sogliono anche notarsi alcune lividure. § 528. I comuni integumenti presentano rughe o pieghe orizzontali all’ azione de’ muscoli che ne sono la causa, come p. e. nel viso , sulle articolazioni ; queste sono opportunamente in corrispondenza colla flessione ed estensione delle membra, siccome no- tammo nella miologia. Le rughe servirono molto a Lavater per 1’ arte fisionomica. Delincando gl’ integumenti 1’ artista può sfoggiare nel colorilo (2). In quanto a questo ci limiteremo a (1) La mano è, come conviene, rappresentata gonfia nel Cristo ti- rato per la fune dai manigoldi (Tav. di Lionello Spada, D. G. di Par.). (2) Noi non osiamo proferire giudizio sul merito del colorilo nella pittura, avvegnaché moltissime opere soffrirono troppo 1’ ingiuria del tempo : infatti per le leggi di chimiche affinità combinandosi diversi prin- cipii costituenti de’ colorì fra loro e fra i principii che compongono l’aria, ne sono risultati nuovi corpi, e ciò specialmeute nelle pitture a olio , nelle quali le preparazioni di piombo sono pressoché indispensabili (*); questi nuovi composti hanno tinte assai diverse da quelle de’ colori pri- mitivi stali impiegati. Così p. e. poco cinabro, comunque mescolato, alla lunga oscura le tinte bianche, perchè dà origine all’idrogeno solforalo; così dicasi degli altri colori. Noi maravigliammo scorgendo così ben conservati i freschi di Agostino Caracci nel palazzo ducale del Giardino dire con Leon Ballista Alberti che nelle immagini che hanno il volto a guisa di rose bellissimo e vi- vido, non si addice il petto e le altre membra bruni e ributtanti. L’ armonia è il punto più essenziale da conservarsi in ciaschedun carattere. La cute bianca e colorila di rosa pallida, come si osserva talvolta nelle giovani vergini, il cui corpo è sul fiore del vigore, è scopo della pittura, la quale rende in tal guisa così preoccupati in suo favore gli animi, che a se trae generalmente gli sguardi. Se la cute è fina in Parma, mentre ombre fortissime in altre opere ad olio di questo grande maestro non ci lasciavano godere il bello che gli scrittori con- temporanei esaltavano ; alla infausta combinazione chimica de’ colori pare a noi doversi attribuire la differenza. L’ odierna chimica, che tanto pro- gredì, farebbe cosa utilissima alle Belle Arti , se stabilisse quali colori possano usarsi senza tema di scomposizione, cioè quali siano veramente permanenti , e quali no, perchè soggetti a scomporsi. La difficoltà poi del giudizio nel colorito cresce più ancora se si avverta , che la varia sensazione causata dai medesimi colori dipende dalla varia struttura dell’ occhio, e da una innata facoltà perfezionata sì, ma non prodotta dall’ esercizio. Per queste ragioni noi diremo solo che fra i monumenti della pittura riguardo al colorilo a noi parve naturalissimo quello della R. G. di Torino rappresentante tre putti del Wandik, creduti i figli di Carlo I re d’Inghilterra; quello de’ bambini dell’Albani ; quello di molli freschi di Correggio in Parma, e dei quadri di Correggio che si conservano nella stessa Ducale Galleria; ci sembrò pure naturale il colorito de' freschi di Appiani nella D. e R. Corte di Milano, quello di alcune figure di Badalocchio, ecc., ecc. (*) Il benemerito Marchese d’Azeglio giudice competentissimo di que- ste cose nella splendida sua opera: Reale Galleria di Torino illustrata, voi. 1, pag. 2G6 attribuisce pure le alterazioni delle tinte, massime nella moderna pittura, alle male intese affinità chimiche, e raccomanda lo stu- dio del libro di Giambattista Venturi : Indagine sui colori, e di Ber- thollet: Élémens de Vari de la tcinture, e morbida e senza macchie, nasconde a mela alcuni vasi azzurri che si scoprono a cagione della traspa- renza ; se soffice e mollemente lesa, lascia vedere le forme rotonde e delicatamente segnate, eh’ essa ri- copre. L’ odore che esala è gradevole, ed in alcune per- sone ha di molla analogia con certi fiori de’ nostri giardini. Poco imporla allo scultore che la cute sia ben colorita; a lui basta che sia fina, onde sco- prire il pregio dei piani, gl’ incavi delle masse e le particolarità delle parti (i). Montabert comprende lutti gli strali della cute sotto il nome di carne, e ravvisa le accennale qualità nella carne della Venere Medicea , i distintivi delle forme piene, forti e dilicale nella Venere di Milo , e le carni ferme e forti nel gruppo di Menelao, CAPITOLO 11* DEI CAPELLI, SOPRACCIGLIA, CIGLIA, BARBA, E PELI DEL CORPO UMANO, § $29. Tutte queste parti hanno la medesima struttura, e sono generalmente credute insensibili, e da molli anche inorganiche, come 1’ epidermide e le unghie ; esse traversano od in parte od in tutto (1) Le Grazie del Thorwaldsen nel monumento di Appiani in Brera presentano nella cute la morbidezza propria al bel sesso. la cute, passando nei pori dianzi descritti, dove avvi per ciaschedun pelo un sacchetto chiamalo bulbo , ripieno di umore, entro cui nuota la radice del ca- pello , o del pelo. I capelli, i peli,ecc. sono tubi vuoti che paiono naturalmente terminare in punta cieca. Entro i me- desimi si contiene un’ umore creduto di natura oleo- sa ; il diverso colore dei capelli, peli, ecc. si attri- buisce al diverso colore dell’ umore contenuto ; a quest’ olio particolare, ed all’ umore separalo dai fol- licoli sebacei frapposti ai bulbi, si attribuisce altresì il diverso odore esalato da alcune persone, secondo il diverso colore della capellatura. Lo sviluppo delle parli genitali ha grande corrispondenza collo sviluppo de’ peli, della barba , la quale non suole comparire se non all’ epoca della pubertà. Gli eunuchi sono privi di barba e tengono anche del sesso debole, causa questa condizione esterna. Si vuole pure da taluno attribuire all’uomo il grado di forza in ragione dello sviluppo dei peli e della barba , come fu di Sansone ; ma 1’ esperienza non conferma in generale questa massima, vedendosi pelose persone essere de- boli e snervale, ed altre all’ opposto. § 53o. Capelli. La sommità del capo è ricoperta dai capelli, e la totalità de’ suoi integumenti rico- perta dai medesimi dicesi capellizio. Il capellizio è limitalo anteriormente alla fronte, lateralmente agli orecchi, posteriormente alla nuca. I capelli non hanno lutti la medesima direzione ; una ciocca disposta a vortice, e collocata nella som- mità del cranio, pare sia 1’ origine della capellatura. Da quel punto i capelli, die si volgono verso la fronte , hanno i loro bulbi impiantali obliquamente verso tale direzione ; in un modo inverso trovatisi disposti i bulbi de’ capelli che si volgono alla nuca. Lateralmente i capelli si volgono al basso, stante la direzione de’ loro bulbi ; non credasi però che tale direzione de’ capelli sia immutabile ; la sottigliezza de’ medesimi permette di piegarli a talento ; ve ne sono tuttavia di così rigidi, che non hanno pieghe- volezza di sorta , e sono duri c ritti. § 531. La naturale disposizione dei capelli può ridursi a tre precipui capi ; la direzione retta pro- pria de’ capelli più lunghi ; la forma inanellata o ricciuta ; e la mista (boucles de’ francesi) propria de’capelli rncdii in lunghezza. Generalmente le donne hanno lunghi capelli che loro servono di ornamento e di naturale riparo alla verecondia. A tutti è nolo come i capelli siano di colore nero, o castagno , o biondo, o rosso. L’infanzia li presenta biondi (i), col progredire dell’ età diventano sempre più oscuri, finche nella vecchiaia si fanno bianchi ; talvolta si osserva nella capellatura nera una ciocca bionda , od all’ opposto. L’ artista ha da trasandare queste discrepanze , che (1) I capelli sono finissimi e biondi nel bambino della Madonna della Scodella di Correggio ( Tav. II, D. G. di Par, ). potrebbero presentargli i modelli, salvo che si trat- tasse di un ritratto, a cui bisognasse tale segno in- dicante irregolarità. I capelli sono corpi sommamente igrometrici ; 1’ umidità li allunga , la siccità li in- crespa : trattandosi di un ritratto , i cui capelli siano increspali od inanellati, 1’ artista badi di disegnarli presto, perchè il cambiamento del tempo potrebbe alterarne il modello. Si ricordi poi sempre che il pregio maggiore de’ capelli si è la loro leggerezza. § 53a. Gli antichi fecero i capelli delle loro sta- tue in guisa che alludessero al carattere che si vo- leva indicare , disponendoli in modo analogo ai crini di alcuni bruti insigni per le loro forze ; cosi Fidia (i) fece i capelli ritti sulla parte anteriore della fronte di Giove per imprimervi il carattere di maestà con- veniente alla lesta del Sovrano de’ fulmini ; la loro distribuzione a ciocche ha qualche corrispondenza colla criniera del leone volutasi imitare dall7 artista per rappresentare con nobiltà Giove il padre degli Dei e degli uomini. Nell’ Ercole 1’ artista imitò la disposizione de’ peli sull’ occipite del toro, colà ri- ponendosi la straordinaria forza di quest’ animale ; al dolore corrisponde la disposizione perpendicolare dei capelli, che si nota sulla fronte del Laocoonte. I fisonomisti considerarono i capelli quali indizi utili per la loro scienza; così (Polli, op, cit.) «la (1) Salvage, op. cit., e Wincheltuan ; Storia dell’Arte presso gli an- tichi , lib. IV. cliloma di capegli d’ oro o biondi traenti al bruno, ricadenti con grazioso ondeggiamento è propria or- dinariamente di uno spirilo sereno, dolce, ingenuo; i capegli neri, ritti , spessi e grossi mostrano poca perspicacia , ma grande assiduità ed amore dell’ or- dine ; i capelli impiantali sino a metà della fronte indicano un umor severo e poco sensitivo. « La fronte calva in gioventù è indizio spesso di una vita dissoluta ; in un’ età più matura, di lunghe fatiche intellettuali o di affezioni al capo. La caduta totale dei capegli è effetto di grandi commozioni, di tempeste di cuore, di malattie nervose ; la loro ca- nizie in età ancor fresca è 1’ effetto o di particolare costituzione dei bulbi, o di malattie del capo, o di gravi improvvisi patemi». § 533, Sopracciglia. Sono due ordini di peli posti sull’ arcata sopraccigliare ( § 69 ) : essi hanno i bulbi impiantali obliquamente indentro e le punte in fuori : talora però alcuni peli volgono all’ inden- tro , e confondono le sopracciglia fra loro dove do- vrebbe esservi lo spazio libero detto interciglio o glabella. Considerali in totalità, questi peli formano le sopracciglia rotondeggianti nell’ estremità interna, ed acute nell’ esterna, e perciò più grosse verso il naso e successivamente minori verso l’estremità acuta ed esterna ; la foltezza delle sopracciglia pare coe- rente al carattere collerico ; le persone compassione- voli , sensitive ed effeminate ne sono meno provviste. Quanto più le sopracciglia ( Polli ) sono vicine agli occhi tanto più il carattere si fa serio , profondo, energico ; il contrario avviene se tendono in alto ; se sono diritte cd orizzontali rivelano un5 indole ma- schia c vigorosa. Il colore delle sopracciglia è analogo a quello dei capelli ; sovente è alquanto più oscuro ; talvolta vi sono dissonanze. Piacciono assai le sopracciglia brune e nere, perchè danno maggiore spicco agli occhi, contrapponendosi a maraviglia allo splendido loro can- dore. Forma pure distintivo di bellezza essere le so- pracciglia mediocremente folle, eguali nelle loro curve, disgiunte fra loro e terminate in punta. Le soprac- ciglia congiunte fra loro nella glabella sono per lo più proprie dei malinconici. Gli scultori antichi per esprimere il pelo nero e in conseguenza (Milizia) la severità, davano non so che di risalto c di acuto alle sopracciglia (x) ; nelle deità di pelo biondo que- sto risalto di sopracciglia non apparisce (2). La forma delle sopracciglia fu argomento d’ alta importanza pei fìsonomisli. I movimenti delle mede- sime servono a svelare alcune passioni, cosa già no- tata da Plinio. Le sopracciglia leggiadramente dis- poste danno aspetto di maestà (3). Più sono sottili e poco incurvale , e più l’occhio indica la calma (4), ed esprime la modestia e la semplicità di una ver (1) Come nelle teste di Giove, di Plutone. (2) Come nelle Veneri, nei Ganimedi, nell’Apollo. (5) Come nell’Apollo e nella Venere Medicea. (4) Milizia : Dell’ arte di vedere nelle Belle Arti del disegno. 69 gì ne j è r innocenza di un bambino ; metà curve & mela orizzontali, sono indizio di altezza di mentè unita ad ingenua bontà. Servono a riparare gli occhi dall’ impressione di una luce troppo viva, e dai cor- piccialoli che svolazzano nell’ aria. Esse possono cs- sere avvicinale fra loro per l’azione del corrugatore, e nell’ allo del massimo dolore (i). § 534. Ciglia. I peli .che trovami sul margine libero delle palpebre chiamami ciglia. Essi ( Tav, XVI, fig. 6.a cc ) sono curvi , hanno la lunghezza di una linea e mezza circa, c sono disposti colla radice nella palpebra e colf apice anteriormente. La convessità dei peli della palpebra superiore guarda al basso: quella della palpebra inferiore guarda in allo , cosicché chiudendosi le palpebre > le due ci- glia si toccano soltanto pei punti estremi delle con- vessità , mentre le loro radici e punte sono vicende- volmente discoste, hanno il medesimo colore delle sopracciglia, e come queste servono a riparare l’oc- chio dall’ impressione de’ corpi stranieri che trovatisi sospesi nell’ aria, c lo proteggono dalla impressione di una luce troppo viva. § 535. Barba. Hanno questo nome i peli, che nella pubertà si sviluppano sul volto dell’ uomo, e particolarmente sul mento, sui lati delle guancie, al di sopra del labbro superiore ove si nominano anche mustacchi, baffi, basette, e nella regione sollomenlale. (1) Come nella Niobe madre nella quale si scorge eziandio il margine dell’ arcata orbitale. I peli da cui è formata la barba, In ordine alla lunghezza e robustezza, tengono tosto dietro ai ca- pelli , e sogliono essere del medesimo colore. La barba s’increspa nelle fedine (regione masselerica ); si innanella alquanto sul mento se è lunga ; il vario suo colore serve anche a dinotare l’indole (§ $99); infatti è nera ne’biliosi, bionda, o biondo-castagna ne’ sanguigni, bionda o rossa per lo più ne’ linfatici; come i capelli incanutisce nella vecchiaia. L’uso pre- valso presso di noi fece necessità di radersi la bar- ba ; i Greci , gli Egiziani, e gli antichi Romani la portavano lunga ; gli odierni orientali si pavoneggiano di averla, ma la fanno radere ai loro schiavi ; resi- stenza della barba distingue il sesso mascolino, e si reputa un contrassegno del senno dell’ uomo. § 536. L’ eunuco senza barba è poco capace di risoluzioni energiche, e non ha coraggio : l’imberbe è riguardato come ancora privo di esperienza : ricor- deremo tuttavia che alcune donne chiamate viragini hanno sul mento una tenue barba, che suole pur anche manifestarsi nelle donne, le quali, oltrepassali i quarantacinque anni, diventano inabili alla propa- gazione della specie. CAPITOLO 111* dell’ organo della vista. § 537. È questo l’organo che ci pone maggiormente in relazione cogli oggetti esterni. Alcune parli sono essenziali alla vista, altre non vi concorrono che in- direttamente. Fa d’ uopo all’ artista di conoscere l’occhio sia per le sue apparenze esterne che per la sua struttura, in quanto che esso è giudice dei colori, delle figure, delle distanze, è la macchina delle ottiche illusioni nel magico effetto della prospettiva ; insomma è mi- nistro e giudice di quanto 1’ artista produce coll’ in- gegno e coll’ opera ; anzi dice Plinio che negli og- getti di belle arti 1’ anima abita negli occhi, allu- dendo lo storico latino ai contemporanei movimenti delle sopracciglia. § 538. Noi nel parlare dell’ occhio ci proponiamo ancora di prepararvi a meglio intendere le lezioni di prospettiva insegnatevi con chiarezza dall’egregio Professore di questa scuola. § 53g. Le parti esterne concorrenti all’organo della vista sono le sopracciglia , le ciglia già descritte, le palpebre , la congiuntiva colla piega semilunare , la caruncola lacrimale, e l’apparato lacrimale. La parte essenziale all’organo della vista è il globo dell’ occhio propriamente detto. 5 54o. Palpebre. Esse sono due veli mobili for- mali dalla cute quivi più sonile die altrove, e non soprapposta a strato pinguedinoso ; la cute della fronte si ripiega nell’ orbila , quindi si riflette innanzi, e forma la palpebra superiore : in egual modo si ri- piega la cute della guancia per formare la palpebra inferiore ; da questo ripiegamento della cute deriva il solco profondo esistente tra la palpebra superiore ed il contorno corrispondente dell’ orbila, e del solco assai minore tra la palpebra inferiore e 1’ orbila. IL solco supcriore, massime nel lato esterno, è sempre più profondo; questi soldi! sono più profondi ancora nelle persone magre. La palpebra superiore è più grande ; ambedue coprono gli occhi, e sono perciò esternamente convesse ; se trovatisi avvicinale fra loro rappresentano in parte la forma sferoidale dell’occhio da esse coperto ; hanno un margine aderente verso forbita, e l’altro libero munito delle ciglia: le pal- pebre si uniscono fra loro ne’ lati ; il sito della loro unione dicesi angolo o commessura della palpebra: 1’ angolo interno , dicesi anche grande angolo ; F e- slerno perchè minore e più acuto dicesi piccolo an- golo , questo è alquanto più alzato dell’interno; nei Chinesi questa diversa altezza è maggiore assai, e forma uno dei tratti, per cui si distinguono dalle al- tre nazioni ; alcune pieghe orizzontali c fra queste due cospicue , appartengono alla palpebra superiore ; un maggior numero, ma piccolissime, all’inferiore; esse scompaiono quando si chiudono gli occhi. Dall’ aprire o chiudere più o meno le palpebre, ne segue T ingresso a maggiore o minore numero di raggi lu- minosi nell’ occhio. L’artista con questo diverso grado di aprimenlo esprime lo sguardo, Testasi, ecc., ecc. § 541* Nella duplicità cutanea che forma le pal- pebre , trovasi una fihro-carlilagine chiamata tarso ( Tav. XVI, fig. 6.a T t ) che serve a dare forma alle medesime ; i tarsi sono tagliali a sbieco nel mar- gine libero in guisa che ciascuna palpebra forma coli’ occhio un semicanale per contenere le lagrime: se le palpebre si chiudono, allora avvi un canale: il semicanale fa sì che le lacrime trattenute nel me- desimo rifrangono la luce, e danno quel lucente al contorno libero della palpebra, che rende maravi- gliose molte figure del Guido (1). Le palpebre sono alquanto trasparenti, la luce desta dal sonno i bambini e le donne delicate ; i margini delle loro palpebre lasciano trasparire l’azzurro della sclerotica: essi rimangono tinti di rosso dopo un lungo pianto (2). Le palpebre servono a riparare l’occhio dalla luce, e servono pure ad umettarlo coi loro mo- vimenti. (1) Gli orli delle palpebre sono bene ripiegati nelle più celebri leste ideali, p. e. nella Venere , nell’ Apollo, nella Niobe e nelle figure co- lossali , fra le quali tal proprietà delle palpebre è sommamente notevole e sensibile nella Giunone della villa Lodovisi ( Winchelman op. cit., lib. V). (2) Il dolore è bene espresso colle palpebre inferiori tinte di rosso e colla cornea lucida in parte coperta dal margine della palpebra supe- riore fino cioè a toccare il margine superiore della pupilla nella Madda- lena del Marinari. § 5/[2. La lunghezza delle palpebre, ossia la di- stanza esistente tra un angolo e I’ altro nell7 adulto è di un pollice circa ( Camper, Dissertation sur le beaux ) Alberto Duro , De-Vit, ed altri ( Camper , Diss. I, P. Ili) considerano la misura trasversale dell' occhio per modulo di proporzione onde rappre- sentare la larghezza della faccia \ tralasciando di con- futare alcuni errori di fatto a questo riguardo, di- remo con Camper che il giusto diametro trasversale dell’ orbila equivalente alla lunghezza delle palpebre, è la terza parte della linea orizzontale che si estende fra i due margini esterni delle orbite, limitali cioè dal margine posteriore superiore dell7 osso ( § g3 ) zigomatico. Se si prolunga questa linea nelle due estremità fino ad intersecare due orizzontali e per- pendicolari alzate dai punti più prominenti dei lati del capo , questa orizzontale sarà lunga quattro or- bite, e perciò la convessità craniana esterna alle or- bite sarà di mezza orbita in ciaschedun lato. La di- stanza poi che avvi fra i due angoli interni nelle statue antiche e quasi sempre nei caucasici eguaglia un’ orbila ; gli occhi sono maggiormente avvicinati fra loro nei mogoli e nei negri. Nei bambinelli sono egualmente distanti che negli adulti, cioè distano un7orbita, ma la totale larghezza del capo (Tav. X, fig. io.a ) eccede le quattro orbite : questa propor- zione naturale fu seguita da Alberto Duro e talvolta da Vandych ; ma Quesnoy che diede solo quattro orbile alla lesta de7 bambini incontrò maggiormente T approvazione tli quelli che difendono il bello ideale. § 543. Congiuntiva. La faccia interna delle pal- pebre è rivestita da una membrana mucosa che si ripiega sull’ occhio, e ne ricopre la faccia anteriore, aderendovi strettamente massime sulla cornea lucida. Essa dicesi congiuntiva. Essendo trasparente non im- pedisce la vista della sottoposta sclerotica, anzi irro- rata dalle lagrime la rende splendente. Nell’ angolo interno dell’ occhio fa una duplicità , che dalla sua forma prende il nome di semilunare ; essa è di color rossigno. Sulla congiuntiva frequentemente si scor- gono alcuni vasi capillari sanguigni, che hanno la direzione orizzontale , e sono più frequenti nel lato interno. Essi nel pianto s’ inturgidiscono e rendono l’occhio rosso (1). L’uso della congiuntiva è d’im- pedire l’attrito delle palpebre sull’occhio. § 544- Caruncola lagrimale. Essa è un corpic- ciuolo rosso che trovasi nell’ angolo interno delle pal- pebre , e che è ricoperto dalla membrana semilunare, da cui taluno la crede prodotta ; non è raro che sulla medesima caruncola trovisi impiantato qualche pelo. (1) Come in S. Maria Maddalena di P. P. Rubens (R. G. ili. Tar. XL ). Gli occhi sono rossi ed esprimenti il dolore nel Cristo quando cade sotto la croce di Daniele Crespi ( Brera ) : in Agar mandata nel de- serto da Abramo ( Tav. di Guercino in Brera ) : nel Cristo flagellato di Gaudenzio Ferraris (fresco in S. Maria delle Grazie in Milano): nel Cristo tiralo dai manigoldi di Lionello Spada ( D. G. di Par. ) : nella Maddalena sono rossi pel sofferto pianto nella deposizione di Cristo del Francia (Tav. LXVTI, D. G. di Par. ). § 545, Apparato lacrimale. Le lagrime sono se* parate da una ghiandola nascosta intieramente nell' Orbitai questa versa continuamente le lagrime sulla congiuntiva ; le lagrime sono di mano in mano as- sorbite dai punti lagrimali c tradotte nel sacco la- grimale > da cui passano nelle narici. Il sacco lagrimale trovasi internamente nel grande angolo dell’ occhio ed è traversalo dal lendine dell’ orbicolare 1 lo spazio percorso dal lendine rende la cute alquanto più bianca ; quivi si scorge pur anche la vena angolare ( § 5o2 A ). JNello stato ordinario le lagrime sono assorbite affatto dai punti lagrimali, ma nel dolore accompagnato dal pianto cadono sulle guancie a goccie ; c siccome trasparenti e combu- stibili rifrangono assai la luce* e sono splendide ( 1)* § 546. Occhio ( Tav. XVI, fìg. 6.% 8.% a5.* ). E un globo formato di membrane ed umori, con- tenuto nella cavità deli’ orbila e connesso al cervello mediante un insigne nervo (ib. n) dello ottico. Esso è il vero organo della vista. Molti muscoli servono a muoverlo in tutte le direzioni, anzi ad esprimere mollissime passioni siccome dicemmo altrove (§ 253, 254). § 547* Le membrane che formano F occhio sono la sclerotica, la cornea lucida, la coroidea, F iride e la retina. Gli umori sono tre: F acqueo, il cri- stallino, o lente cristallina, ed il vitreo. (1) Cosi le rappresentò l’inarrivabile Raffaello nello spasimo di Sicilia. § 548. La sclerotica ( fig. 8.a 0 ) ossia cornea opaca è la membrana più superficiale dell’occhio, è di natura fibrosa, di un colore bianco peria- to, talvolta azzurrognolo, di figura globosa, poste- riormente è traforala dal nervo ottico ( ib. n ). An- teriormente è priva di un segmento, su cui posa la cornea lucida. Essa contiene le altre membrane e gli umori dell’ occhio. Ricoperta dalla congiuntiva , forma il bianco deli’ occhio visibile se si aprono le palpebre. § 54q. Cornea lucida ( fig. 22.a, 25.a f). Il nome ne indica la trasparenza ; essa a foggia di un vetro da orologio è collocata nella parte mediana ed an- teriore dell’ occhio, e compie il vacuo lasciato dal segmento della cornea opaca. Essa stessa è porzione di sfera vuota, ma assai più piccola che il globo dell’ occhio, dimodoché la cornea lucida è più rile- vala che 1’ opaca : per questo motivo si condannano quegli scultori, che per rappresentare la pupilla fanno un’ incavo ove si trova la cornea lucida. La sola maggiore elevatezza della cornea lucida basta a fer- mare la direzione dell’ occhio (1). § 55o. Coroidea (fig. d’ infedeltà coniugale gli occhi celesti, di lascivia la bocca grande, ecc. quan- tunque questi segni possano formare il suggello di un quadro , in cui il carattere della persona sia già manifestalo con altro modo. 5.° Ogni singola affezione dell’ animo ha sempre una stessa espressione in tutti gli enti che la possono provare, ossia è dessa manifestata dalle stesse pani, dagli stessi muscoli , cogli stessi movimenti. Ma è da notarsi che un affetto, perchè in due persone abbia perfettamente la stessa espressione, vuol essere anche sentito in modo perfettamente eguale. E sic- come ciò non accade mai appuntino per la diversità di complessione , di temperamento e di educazione propria di ciascuna persona, cosi si possono in una espressione generale stabilire diverse modificazioni, tutte però calcolabili giusta 1’ esame dell’ influenza di queste cause modificanti. Tali variazioni nel solo grado di espressione in tutti gli enti della stessa spe- cie , differiranno anche per natura , quando si tratti di altre specie. Così le modificazioni dell’ espressione attiva degli animali non si possono paragonare a quelle dell’ uomo , perchè sono diverse secondo l’organizza- zione delle specie a cui appartengono ; ben differente infatti è l’espressione umana dell’ ira da quella che si osserva in un gatto che arruffa i peli , in un cane che ringhia, e in un ragno angolare che fa trabal- lare la sua tela. 6.° Nell’ espressione di una disposizione o di una passione non concorrono egualmente tutte le parli della nostra fìsonomia , ma per un sentimento pre- dominerà 1’ espressione della fronte o degli occhi , del naso o della bocca per un altro; un’ inclinazione si scoprirà meglio ne’ gesti, nel tono di voce, un’ altra nel modo di vestire c nella scrittura, perchè ciascuna parte dell’ organismo ha nella sua forma espressa la sua destinazione ad una funzione , come la forma delle ali indica la vita aerea, quella delle pinne la dimora nelle acque; perchè ciascuna parte è in una particolare relazione colle interne funzioni ed a ciascuna vien data una diversa educazione. 7.0 Dalla: corrispondenza fra le forme esterne e le qualità specifiche dei bruii, si possono derivare no- zioni degl’indizi! nell’ uomo, perchè l’espressione permanente della massa indicante in un organismo le capacità e la primitiva destinazione, è costante , ed ha sempre lo stesso tipo per tulli gli enti, quan- tunque il modo di manifestare le interne e passag- giere mutazioni sia diverso e particolare in ogni spe- cie. Perciò se in un uomo avrà luogo una modifica- zione nella struttura simile a quella che si osserva in un bruto, potremo nel primo supporre una mo- dificazione nel carattere analoga a quella di quest’ ultimo. 8.° L’ aspetto infantile nell’ età adulta rivela le ten- denze infantili, ed all’ opposto 1’ aspetto di vecchio in un giovane rivela le tendenze del vecchio. 9.0 Mollo si dee arguire da una fisonomia, in cui tutte le parti sono regolari e concordanti armonica- mente fra loro ; poco > se all’ opposto. 10.“ In generale le prominenze indicano disposi- zioni o attitudini energiche > gl’ infossamenti, debo- lezze o mancanze. § 614* I fisonomisli, e Lavaler principalmente > traggono molli indizi della persona dal suo profilo , che noi con vocabolo francese diciamo siloetta (si- lhouette ). Ognun vede che questo modo di induzione si accorda mirabilmente coll’angolo facciale ( § 122 e seg. ) , ma i profili Vogliono essere falli con somma diligenza , avvegnaché se colle forbici facciansi ad un tempo con doppia carta due profili di una stessa per- sona , e che poscia colle forbici si ritagli anche po- chissimo una porzione ad uno di questi, tosto la fisonomia cambia ; e talvolta la figura la più espres- siva per intelligenza diventa la caricatura di un igno- rante. Lavater nei delti profili riconosceva il carat- tere e le disposizioni primitive di una persona ; anzi che le sue passioni e le sue abitudini. § 615. Aggiugneremo qui poche cose speciali sulla fisiognomonia ? avendone già detto qua e là nel corso di questi elementi, e rimandandovi per le altre spe- cialità alle opere sullodate. Una testa ben formata deve essere eguale in lar- ghezza alla sua altezza, ossia la linea orizzontale con- dotta dall’ apice del naso sino al punto più promi- nente dell’ occipite, non deve superare in lunghezza la linea perpendicolare che si estende dal sommo della testa alla congiunzione del mento col collo. Tutte le forme che si allontanano da questa regola, sono altrettante anomalie, dice Lavater, o molto fe- lici , o molto infelici. Così se la lunghezza supera la larghezza e al tempo stesso i contorni sieno duri e angolosi, arguiremo molta ostinazione ; se nella stessa disposizione i contorni sono allungati, flosci, avremo indizio di estrema debolezza. Se la testa è più larga che lunga, allora un contorno duro indica una inflessibilità feroce, spesso congiunta con iniqua perfidia ; il contorno molle nel medesimo caso de- nota sensualità e indolenza. § 616. La testa rotonda indica ordinariamente for- ma tondeggiante in tutto il corpo, invece tutto di- venta ovale ( Polli ) in una persona che ha la lesta ovale , e quadrato se è quadrato il capo. Una testa la quale, in proporzione del corpo, sia troppo grossa indica mente ottusa, sonnacchiosa, pesante, come fu quella di Vitelli© ; la testa troppo piccola indica mente debole ed inetta ; se di forme regolari e bene pro- porzionata di misura al resto del corpo, svela facoltà ordinate e felici. Nel capo sta meglio però eccedere un poco, che difettare di grossezza; ed un po’ grosse infatti furono le teste di Ippocrate, di Platone, di Attila, di Tommaso Aquinate , di Guvier, ecc. Il capo aguzzo per mancanza di proporzioni laterali è proprio dei cosi detti cretini ,* se invece è aguzzo sopra la forma ordinaria, è proprio di uno spirito satirico e di molta acutezza. Gli storici asseriscono che simile forma ebbe il capo di Tersile, di Esopo, di Aristofane» § 617. Una regolare flsonomia offre ordinariamente molta armonia fra la fronte, il naso e la bocca ; la fronte riposa sopra una base quasi orizzontale; le so- pracciglia sono quasi diritte, strette e molto spiccanti ; gli occhi sono di azzurro-chiaro o di bruno-chiaro; la palpebra superiore non copre che if4 o i)5 della pupilla ; il naso è di dorso largo, di Iati quasi pa- ralleli , o con lieve inflessione convessa ; la bocca è orizzontale ; il labbro superiore si abbassa nel mezzo, ed è ben disegnato ; l’inferiore non è più grosso ; il mento è rotondo e piuttosto spiccante ; i capegli sono corti, e più o men ricci. § 618. I contorni tondeggianti e le linee ondeg- giate annunciano, secondo i fìsonomisti, molta fles- sibilità di carattere o anche debolezza ; i contorni angolosi e le linee rette scoprono la rigidezza e la forza. La faccia grossa, paffuta e rossa è propria dì un carattere spensierato, gaio, liberale, ghiotto dei cibi squisiti ; invece la piccola faccia scarna, incavata c pallida s’ accompagna all’ umor tristo, angustioso, so- brio , economico e circospetto. Il volto ampio è ordinariamente unito a collo breve, a larghe spalle ed a scarse facoltà intellettuali ; e la forma ovale della faccia è quasi sempre accompagnala da labbra carnose , spiccanti e ben disegnate. I volli bucherali dal vaiuolo o continuamente lu- cidi per sudore o per unto, tengono del tempera- mento sanguigno-linfatico, ed offrono un naturale vivo, incostante, molle, più seguace delle sensazioni che della ragione. I fanatici di sangue freddo e gli ostinati hanno quasi sempre faccia e fronte piatte , perpendicolari ( Huart ), o fronte ovale ed acuta in alto (Lavaler). La mescolatura bizzarra di lineamenti grossolani e dilicali, non che il rilassamento e le rughe del mento indicano stupidità. Un lineamento molto spiccante e troppo forte pel volto di cui fa parte, indica sovente un’ inclinazione alla pazzia. § 619. Indica sempre difetto d’ intelligenza ogni Volto, in cui 1’ altezza della fronte confrontata con quella del naso e delle labbra e del mento insieme uniti, sia in grande sproporzione. La fronte allungata è di poca forza ; breve, ma larga svela carattere fermo ; stretta e bassa, indocilità. La perpendicolarità compiuta della fronte dai ca- pegli sino alle sopracciglia , e la fronte ampia che si piega esattamente a semicerchio sono segno di stu- pidità ; la fronte perpendicolare che si curva insen- sibilmente alla parte superiore, discopre invece molla riflessione e pensieri profondi. I contorni della fronte bene arcuati ed uniti, sono proprii della dolcezza di cuore ; e le fronti curve all’ indietro e sporgenti tanto ai lati che superior- mente manifestano immaginativa e delicatezza. La fronte prominente in alto e che termina al basso con una linea retta, significa molto giudizio, ma cuor di ghiaccio, e spesso si accompagna al peramcnto malinconico. La fronte tutta tondeggiante, piana, senza alcuna ineguaglianza, non può mai accompagnarsi con un naso aquilino ; essa si assomiglia alla fronte dei bam- bini , ed è indizio di debolezza, di temperamento linfatico, di somma bonarietà. La fronte quadrata e di grandezza media, indica coraggio , fermezza, magnanimità; è la fronte leonina. Le fronti piene di protuberanze e di nodi sono segno di spirito bollente , di uri’ attività infrenabile e spesso di furberia. Le rughe perpendicolari della fronte sono segno di grande applicazione ed energia ; le orizzontali in- tercise verso la metà e verso F alto , sono ordina- riamente segni di pigrizia o di debole spirito. Le rughe perpendicolari alla radice del naso in età poco matura, svelano riflessione o malinconia ; le rughe larghe , rette e continue in età avanzata , fanno fede di un naturale allegro e contento. La fronte che accompagna con corrugamento il molo degli occhi, indica carattere inquieto ed amor di se. Le rughe che occupano solo la parte superiore della fronte, danno al volto l’aria di stupidità, corno pure manifestano carattere duro ed insensibile le ru- ghe orizzontali al tratto naso-frontale. Le rughe oblique della fronte, sopratulto se sono fra di esse parallele, od accoslantivisi, dinotano mente meschina, fallace e sospettosa. § 620. Il naso mediocre e profilato, a della dei fìsonomìsli, palesa sentimenti dilicati e molla fantasia ; il naso camuso, tondeggiante e pallido, bonarietà, indolenza e pigrizia. Il naso aquilino è indizio di buon criterio, di ca- rattere maschio , ambizioso, iracondo. I nasi che si riourvano in alto coincidono coi ca- ratteri impetuosi, capaci di comandare, ardenti nei loro progetti e fermi nell’ eseguirli. Un naso di dosso molto largo, qual ei pur siasi, indica sempre alto intelletto. Di questa forma fu il naso di Tiziano, di Paolo Sarpi, di Cassini, di Pietro De-Medici, eoo. § 621. Grosse guanoie pendenti, floscio e con doppio mento scoprono il temperamento linfatico, l’indolenza, la sonnolenta quiete; guancie piccole, volto osseo, mento magro e sporgente, denotano il temperamento epatico, il carattere vigilante, fermo, ostinalo. § 622. La bocca con labbra piccole e chiuse l’uno contro 1’ altro in modo da lasciare scorgere la mu- cosa vermiglia, è indizio di sangue freddo e di co- raggio ; infatti quando ci cimentiamo ad una difesa, stringiamo le labbra. Talvolta però è segno di ap- plicazione , di esattezza, d’ ordine e spesso anche di avarizia. Le labbra non troppo grosse e ben conformale indicano un carattere riflessivo , fermo e giudizioso. § 628, Lavaler asserisce che un mento sporgente annuncia sempre qualche cosa di positivo, invece che un mento ritratto è indizio negativo ; cosicché 1’ energia o la inerzia del carattere possono essere palesale dal solo mento. Una forte incisione in mezzo al mento sembra in- dicare 1’ uomo giudizioso e risoluto. § 624. Noi terminiamo confortandovi a studiare questo importante ramo di scienza negli autori, e colle vostre proprie osservazioni rappresentando con fedeltà i caratteri delle distinte persone, di cui vi tocca incarnare il ritratto, ed evitando di alterarne la forma per tener dietro alle preconcepite idee di un bello ideale. Trattandosi di uomini sommi il bello sta nella somiglianza. Con questi documenti potrete formare ragionevoli e giusti confronti, massime se il ritratto rappresenterà la persona nello stato di tran • quillità e non mossa da veruna passione. CAPITOLO VI* DELLE PASSIONI. (TAY. XXXIV) § 625. Le passioni, parlando da metafisico, sono movimenti disordinati dell’animo, i quali spingono 1’ uomo ad ottenere o respingere qualche oggetto , per cui prova o piacere, o dolore, o disturbo nelle facoltà intellettuali e morali. Gali (1) definisce per passione ogni facoltà tanto intellettuale quanto di af- fetto giunta ad un grado energico e perseverante di azione. Noi con Polli (2) diciamo passioni quelle interne commozioni che si manifestano più o meno all’ esterno con tutte le parti del corpo o solamente con alcune di esse, e che sono il risultato dei bi- sogni organici, delle impressioni morali e delle idee. Non sono adunque passioni i soli affetti veementi dell’ animo che turbano la ragione e si fanno palesi piuttosto con convulsioni che con regolari espressioni; ina tutti i moli che cominciano nel nostro interno e si manifestano più o meno rapidamente all’esterno, dati dalla natura per la sicurezza della nostra con- servazione. La conoscenza delle passioni dicesi pa- tognomonia. (1) Op. cit., voi. II. (2) Op. cit. § 6a6. I metafisici ed i fisiologi si sforzarono a classificarle , ma vaglia il vero , anche in questo la natura mal soffre di essere circoscritta, essendovi punti intermedi! che impediscono le esatte distin- zioni ; epperciò 1’ artista dee studiare i movimenti dell’ animo per conoscere il modo con cui questi, ossia le passioni nate internamente soglionsi esternare tanto sul volto quanto su lutto il corpo; egli dee sen- tire in se 1’ importanza di questo studio , onde colla retta applicazione farsi valente nell’estetica dell’arte, dote di tanto splendore in Raffaello. Plinio (t) rac- conta che Aristide di Tebe era insigne nel rappre- sentare le passioni e tutte le emozioni dell’ animo. Paolo Lomazzo nel i58i si diffuse assai per inse- gnare il modo di rappresentarle. Leonardo da Vinci osservava sulla piazza i crocchi del popolo , ed edu- cava così 1’ occhio suo a studiarne attentamente le mosso , le azioni, le fìsonomie da lui pennelleggiale poi con tanta naturalezza e maestria nelle sue opere, ed accompagnava perfino, a tale scopo, i delinquenti al patibolo. Le-Brun ritrattò la Brinvillicrs prossima ad espiare coll’estremo supplizio i suoi delitti. Insemina i grandi maestri tanto antichi che moderni reputa- vano sempre della massima importanza esprimere ac- curalissimamenle le passioni, perchè spessa esse sono e causa e scopo delie loro opere. (1) Lib. XXXV, cap. X, pag. 904. Ed. Paul. Manut. Venet. 13ÌÌ9. Voi IL g 627, Tuttavia trattandosi di un ritratto sarà me- glio rappresentarlo dal lato della fìsiognomonia che della patognomonia, poiché in quella traspaiono le qualità permanenti della persona , ed in questa il momentaneo impiego della facoltà, stato, come ognun vede, affatto passeggierò ; per questa ragione forse alcuni ritratti, i quali sembrano somigliantissimi nell’ abbozzo, non si riconoscono più quando sono termi- nati ; conviene perciò attenersi al carattere più im- portante della fisonomia per esprimere il carattere e le qualità della persona , i cui affetti in quel mo- mento tacciono, In poche parole le passioni sono espresse dalle parli molli del nostro corpo , invece che le parli solide significano le inclinazioni e le at- titudini , ma non 1’ uso che di queste se ne può fare. § 628. Gli artisti sogliono ricercare l’espressione delle passioni nel volto; e noi ci fermeremo su questo punto giudicandolo essere la parte principale ; e per vero dire Seneca profondo scrutatore del cuore umano asserisce che difficilmente può esistere qualche tur- bamento violento nell’ animo senza che non si espri- ma sul volto : tuttavia concorriamo con Lomazzo ed altri nell’asserire che dalla mimica si traggono ottime norme per esprimere le passioni, senza il moto dell* animo che si svela sul volto. § 629, L’espressione delle passioni, dice Win- chelman, sul volto dee accordarsi colla positura e cogli atteggiamenti del corpo: e questi debbono con- venire alla dignità degli Dei nelle loro statue e li- gure ; quindi ne risulta la compostezza (i). Chi cck nosce per fama le sorprendenti rappresentazioni min miche di Garrik, di Engel, anzi chi osserva gior- nalmente i movimenti del volto travaglialo da qual- che passione, converrà della massima importanza della mimica considerala per questo verso. Anche gli an- tichi hanno maestrevolmente espresso le passioni su tutto il corpo ; e per verità chi può dubitare che il torso, le braccia, le gambe del Laocoonte non mostrino il dolore al pari del suo volto ? § 63o. L’ espressione delle passioni sul volto dif? ferisce anche secondo il grado e veemenza delle me-* desime, secondo le cause che le suscitano (2), secondo anche il sesso, età, temperamento delle persone, e secondo le disposizioni organiche del cervello (3). Il bambino p. e. si adira o soffre (4) in una ma? (1) Storia dell’arte , lib. V, cap, ITI. (2) Il dolore fisico p. e. presenta le sopracciglia rilevate ed il dolora morale le mostra abbassale. (o) Secondo Gali la propensione alle singole passioni dipenderebbe dallo sviluppo di certi organi, per cui le passioni si spiegano con mag- giore energia , siccome poi ( § 611 ) coll’ iterarsi le passioni lasciano la loro impronta, così la fisiognomonia si accorda colla frenologia quando l’educazione non vi pone riparo. (4) Le passioni identiche sono diversamente espresse da Leonardo da Vinci nel Cenacolo che avvi in S. Maria delle Grazie in Milano. I do- dici Apostoli esprimono in modo particolare alla loro organizzazione il pensiero proprio quando Gesù gli manifesta che uno fra loro sta per tradirlo. Il dolore si mostra in modo diverso nelle diverse donne che assistono alla deposizione dalla croce di Correggio ( Tav. Ili, D. G. di Par.) ; negli Apostoli che portano la Vergine al sepolcro di Lod, Caraccl ( Tav. LXVT , D. G. di Far. ) ; nei santi e pelle sanie del deposto di croce di G. Ferraris ( R. G. ili, Tav. I). mera diversa dall’ adulto , il magistrato diversamente dal reo iniquo. Il (i) dolore fisico sì esprime diversamente del morale, La brevità prescritta a questo nostro lavoro non ci permette di estenderci su tulli questi singoli casi della espressione delle passioni, ma ci limite-- remo a notare i principali movimenti del volto agi- tato da alcune passioni relativamente all’ anatomia , prevalendoci delle ponderate osservazioni di Le Brun e specialmente di Pietro Camper, il quale spiegò molta maestria nell’ applicare 1’ anatomia alle Belle Arti, § 631, Studiando i muscoli della faccia dicemmo, nell’ uso de’ medesimi, come servano all’ espressione delle passioni ; ora passeremo di nuovo a conside-- radi nell’ azione loro simultanea per esprimerle, av- vertendo che le agitazioni interne sono involontarie, e che sul volto si esprimono moltissimo colla varietà delle tinte, empiendosi o volandosi in un’ istante gli infiniti vasi capillari delle gole , il che rende diffi- cilissima la finzione delle passioni. Senza sostenere ì’ accurata divisione delle passioni, e dovendo seguirne una, diremo che le medesime sono o gaie, o tristi, o miste ; confrontando una testa in riposo con un’ (1) È bene espressa la noia ebe gli reca il peso sul capo in un putto del Correggia ebe trasporla un sasso ( fresco nel Monastero di S. Paoio in Parma). altra agitata da una passione, si scorgerà a vista la loro differenza (i)* Ricorderemo ora una massima già a voi più volte ripetuta, che le passioni gaie tendono a dilatare il viso, e le tristi, per lo contrario, a restringerlo ed allungarlo. § 682. Sorriso. Si consideri la figura i*a in ri- poso, c la figura 5.a che sorride amichevolmente; gli angoli della bocca sono leggermente rilevali per T azione de’ zigomatici, leggermente contralto il fron- tale ; gli occhi sono aperti ; si guardi V artista dall’ avvicinare le sopracciglia fra loro: ciò esprimerebbe tristezza. Molti ritratti, opera di artisti famosi, pec- cano su questo punto ; la persona che sorride tiene il capo cretto. § 633. Riso (fig. 6.a ). Quando si ride, oltre quanto avvi nel sorriso, si fissano gli occhi sull’oggetto che sta dirimpetto ; la palpebra inferiore si alza alquanto, ed è increspata agli angoli • la bocca apresi (2) e veg- gonsi i denti ; il labbro superiore è teso e ritirato all’insù, il lato esterno dell’orbicolare delle palpe- bre si contrae , quindi si hanno alcune rughe oriz- zontali e la turgescenza delle gote. Tutte le parli del volto sono tratte insù* Le-Brun nella figura che esprime il riso, abbassò soverchiamente i grandi an- (1) Noi riproduciamo le figure di Camper, poiché colla massima sem- plicità esprimono il concetto. (2) Il riso è bene espresso colla bocca larga nel Fanno Farnese, anzi #1 scorge manifestamente essere il riso di un ubbriaco. goti degli occhi, la qual cosa non si osserva mal in natura. L’ uomo che ride tiene il capo eretto ; ha il petto scosso in diverse riprese ; sostiene colle sue mani i due lati del corpo ; finalmente gli mancano le gambe e cadrebbe pur anche rovescialo se con- tinuasse a lungo in questa commozione; la tinta del volto quando si ride diventa rosea. § 634« Voluttà* Si indica colla medesima figura che esprime il riso, avendo gli occhi scintillanti Volli ad un Iato , ed una palpebra socchiusa in guisa da furare un occhiata. Che se la voluttà giunga ad un grado veemente, la nuca si ritira indietro ; così Carlo Cignani rappresentò 1’ impudica moglie di Pulifare quando cerca di sedurre Giuseppe. § 635* Tristezza. In questa la bocca si abbassa, i denti sono coperti , slantechè si abbassa pure il labbro superiore ( fig. y.a ) , le sopracciglia si ap- prossimano alquanto Ira loro, e le rughe orizzontali coprono la fronte. Gli occhi sono languenti. La persona trìsle lascia cadere la tesla (Milizia) e sostiene il petto colle proprie mani, i muscoli della nuca in cpiesta passione restano privi d’energia; se al dolore aggiungasi il pentimento, per lo più s’im- plora 1’ aiuto del cielo ; ed allora il capo si estolle alquanto indietro, la bocca è semi-aperta (i), e gli occhi si volgono superiormente ( fig. 8.a). Il volto pre- (1) Il dolore è espresso coll* occhio volto insù nella Maddalena del Marinari che mostra anche la bocca semi-aperta ( D. G. di Par.). senta i lineamenti rilevati alla linea mediana (Polli); ecl abbassali al tempo stesso verso le partì laterali. § 636. Pianto. È questo un maggior grado di tristezza, e si esprime in modo più concitalo, cbe non la tristezza (i) ; le commessure della bocca si abbassano notabilmente ; nel dolore fisico le labbra si serrano contro i denti, c le loro commessure si avvicinano , le sopracciglia avvicinatisi, e le rughe perpendicolari scorgonsi nella glabella ( § i i ) ; la fronte si restringe perchè il frontale si contrae dal basso in allo : la bocca semi-aperta (2) mostra le labbra lese, gli occhi socchiusi lasciano cadere le lagrime , i loro angoli interni non discendono tanto in basso quanto insegnò Le-Brun j sono però con- tralte le palpebre nei lati e rilassate nel mezzo (fig* g.a ). Avvi poi il pianto di persone più nobili \ in- fatti nello spasimo di Sicilia la bocca non si fa de- forme , poiché la Vergine porta impronta sul volto la rassegnazione espressa pur anche negli occhi. La convulsione de’ muscoli e la massima contra- zione di quelli dell’ addentine si confà coi gradi ac- cennati di un dolore vivo, e specialmente fisica (3)< Vuoisi però notare, che il dolore estremo in ima persona di alti sensi non ha talora lo sfogo del pianto (1) Il pianto è bene espresso col capo chino e con ùh panno peli' asciugare le lagrime, il quale copre quasi tulio il volto ad un Apostoli die porta Maria al sepolcro di Lod. Caracci ( Tat. LXVI, D. G- di Par.)/ (2) Come nella Maddalena del Marinari ( D. G. di Par. ). (5) Come nel Maestà scorticato da Apollo ( R. G. di Tor. ) (fig. io.a, li.*, 12.*), sebbene non di rado si pianga per motivo di gioia. Questo pianto di contento si di- stingue dall’ essere accompagnalo dall’ espansione de* tessuti, invece ebe avvi contrazione nel dolore. § 63 7. Collera. Ira nihil aliud nisi brevis in- sania (Seneca). Essa rende gli occhi mollo aperti; le sopracciglia inarcale e convergenti in dentro ed al basso ; la bocca semi-aperta , cd i denti serrati fra di loro, anzi spesso la mascella inferiore avan- zandosi j fa sì che i denti inferiori ricoprono alquanto i superiori (fig. 2Q.a ) ; le narici si dilatano; lutti i tratti del volto si fanno mollo prominenti innanzi verso la linea mediana; in questa passione l’uomo si avvicina alla forma dei bruti, essendo questa passione comune ad ambo i generi. La faccia diventa rossa e talvolta livida, rigonfiano le giugulari, e quindi succedono irregolari movimenti ne’ muscoli della faccia , poi anche il tremito, talché nel bollore della passione colle mani si percuote , si rompe , e si lacera qua- lunque cosa li si faccia innanzi, e co’ piedi forte- mente si calpesta il suolo ( fig. i3.a ). Generalmente nella collera si tiene un piede avanti all’ altro , e la persona sta assai eretta con sguardo fisso e torvo, come se gli fosse necessaria un’ampia base di sosleptazione per usare la forza muscolare (fis. 4‘.a)- § 638. Disprezzo. In questo le sopracciglia in- crespate quasi si toccano , il labbro inferiore rilevato alquanto nella parte mediana si abbassa negli angoli. c gli occhi si volgono laieralmente per 1’ azione con* temporanea deU’addutlore dell’uno, e di un abduttore dell’ altro occhio ; la verità del disprezzo cresce, se il capo essendo rivolto in un lato gli occhi si vol- gano in un altro (i). § 63g* Ammirazione. Questo è il più leggero movimento dell’ animo. II piacevole sentimento che provasi nell’ ammira- zione pare dipendere dall’ ignoranza della causa di ciò che ammiriamo. In questa passione, massime se avvi sorpresa , la persona resta ad un tratto immo- bile , ed il capo si muove indietro ; le sopracciglia sono fortemente innalzale, le palpebre si aprono, l’occhio rimane fermo nel centro dell’orbila, ed i denti sono coperti ; ma la bocca si apre tosto al- quanto , e le mani e soprattutto le dita si distendono ( fig. 2.a ). La curiosità si associa frequentemente all’ ammirazione ( fig. 3.a ). § 64o. Venerazione. Noi terremo l’esempio dalla Vergine del Dolce , nella Galleria del Re, che la esprime ottimamente ( fig. 20.a ). La compostezza di lutto il viso, o per meglio dire, la quiete de’mu- scoli della faccia , è necessaria ad esprimere la ve- nerazione ; gli occhi sono chiusi per l’abbassamento della palpebra superiore ; quando si aprono la pu- pilla si volge in alto ed indentro, la bocca è chiusa e sovente avvi lurgenza nel viso e nel seno j se qual- (1) Come nel ritratto di Caino ( R. G. ili. Tar. L ). che causa eccita la modestia (r), il capo è alquanto inclinalo sul petto. § 641 • Rispetto. Egli si pronunzia come la Ve- nerazione, ma gli occhi sono alquanto aperti, ani- mati , e fissi al suolo ; in ambidue questi stali dell’ animo si provano palpitazioni del cuore, e quasi un impedimento al camminare ; si osserva che questi effetti sono più forti nel sesso femmineo. In una per- sona ardila il rispetto spiegasi con una mimica che significa 1’ obbedienza ai comandi della persona ve- nerata ( fig. 27/ ). § 642. Estasi. Quando 1’ anima è rapita in Con- templazioni , immemore del corpo, la faccia è rivolta al cielo, e gli occhi hanno la pupilla semi-coperta da! margine della palpebra superiore che si trova quasi nascosta nell’orbita (fig. 22.a); insomma gli occhi sono aperti, e rivolti in alto; la fronte è dilatala, essendo contratto il muscolo occipitale ; la bocca semi-aperta colle commessure alquanto rilevate ; Raffaello però espresse divinamente 1’ estasi di S. Cecilia colle lab- bra chiuse. § 643. Amore. Questa è la passione la più vee- mente dell’ umana specie ; fonte immensa di beili e di mali ; si dipinge sul volto in mille guise ; essa è sorgente di molte altre passioni ; spesso va unita alla speranza, alla gelosia , al timore, all’ odio. I (1) La modestia è incarnata nel volto dell’Annunziata del Gentileschi ( R. G. ili. Tav. Vili )- Poeti posero negli occhi il nido d’amore; Metastasio conoscitore esimio di teneri affetti lo rappresentò cosi al vivo , che sempre commove i lettori, e gli uditori. L’ artista difficilmente rappresenterà 1’ Amore quale si prova da un animo sensibile, poiché lo stesso Poeta Cesareo nel dipingerlo temè di non riuscirvi t e terminò col dire : Anime innamorate> Ditelo voi per me. Considerando tuttavia quanto di più costante e pa- lese si osserva in questa passione , noi vediamo che in ogni tempo e luogo la persona innamorala anela di unirsi all’oggetto amalo; quindi le braccia estese anteriormente , ed il tronco incurvalo pure innanzi. Supponendo ora l’amore il più semplice, ne seguirà una fìsonomia composta quasi al sorriso ; la fronte serena, le sopracciglia rilevale ad arco, ed il capo volto all’ oggetto desiderato , gli occhi splendenti, scintillanti e sporgenti dall’ orbila colla palpebra in- feriore lievemente sollevala ; gote vermiglie , labbra umide e vermiglie ( fìg. 3o.% 3i.a). L’amore con- giunto all’affanno, al timore, alla speranza sarebbe nella sposa d’ Ettore , quando ella lo stringe al seno per 1’ ultima volta. § 644* Odio. Questa è la passione opposta all’a- more : quanto questo si palesa altrettanto 1’ odio è cupo; le sopracciglia irte e convergenti fra loro; fronte rugosa ; occhi che di traverso guardano 1’ oggetto odiato; narici aperte, o ritirale indentro; denti e bocca pure chiusa colle sue commessure tratte in- dietro ; labbra pallide o livide; faccia pallida, sono segnali che non di rado si osservano nelle persone che odiano. La passione dell’ odio è la dominante nel Misan- tropo ; le persone d’ indole malinconica sono le più inclinate ad inveterare nell’ odio. § 645. Non essendoci dato di specificare tutte le modificazioni manifestate dal volto sotto 1’ influenza delle varie passioni > sogghigneremo che la massima espressione di una passione, da cui 1’ uomo è con- citato , può per una leggiera esagerazione ) per un colpo di pennello andar perduta, ed anzi convertirsi in una smorfia che ci muove al riso : per la qual cosa vi confortiamo a studiare le opere classiche degli antichi e moderni artisti, e la natura quale si pre- senta a vostri occhi, e come usava Leonardo da Vinci disegnare quelle genuine fìsonomie mosse dalle pas- sioni quando coloro, che le sentono, non sanno dì essere osservali. Nelle Niobi p. e. scorgerete in quante guise si palesi il terrore, lo spavento, ed il materno affetto. A noi pare che questo sia il mezzo più op- portuno per giungere alla perfezione dell’ estetica. Lodando pertanto gli sforzi di Le-Brun, e di tanti altri che tentarono colle loro istruzioni di facilitare il modo di rappresentare le passioni , rifletteremo con Winchelman che molto resta ancora per giu- gnere alla perfezione. Voi cogli elementi dell’ ana- toniia fisiologica potrete più facilmente interpretar® e ricordarvi delle momentanee mutazioni del volto della persona agitala dalla passione, così la speranza che fa palpitare il cuore , inietterà i vasi del viso, invece il timore, che sospende la circolazione , re- cherà il pallore , e così dicasi di altre passioni, la cui dottrina troverete svolta nei metafìsici, nei fisio- logi , e sovente applicata ai personaggi istorici ; tro- verete nella miologia e nella meccanica de’ muscoli gli elementi per conoscere quale attitudine meglio convenga per rappresentare i personaggi mossi da qualche passione, e potrete così consultare con pro- fitto gli ottimi trattati di mimica di Engel (i) , di Hogart, e di altri. Per saggio dell’utilità della mi- mica nell’ espressione delle varie passioni riprodur- remo alcune figure di Engel che si trovano nella stessa opera di Lavater, e per le quali consulterete la spiegazione della Tav. XXXIV. Alcune leste ri- cavale dalle bellissime composizioni di Pinchi ( Vedi la spiegaz. della Tav. XXXIV) da esso pubblicale con incisioni ad acqua forte, vi serviranno di ecci- tamento a studiare questo autore che nelle sue opere in quanto all’ espressione infuse l’anima di un artista italiano che sente al di là di quanto la mano può mostrare agli altri. Lo studio poi degli altri classici autori vi formerà 1’ occhio perchè possiate alle vostre figure dare quell’espressione di vita, senza la quale (I) Lettere sulla mimica, tradii/., con note di ttasori. ogni opera riesco fredda e disaggradevole allo spet- tatore. CAPITOLO VII» NOZIONI GENERALI SULL’ANATOMIA DEGLI ANIMALI. § 646. Non è nostro scopo di trattare qui del modo di rappresentare con tutta verità ogni sorta di animali , avendo ciascuna una struttura propria che richiede lungo studio per conoscerla ed esporla; basti a noi di inculcare alcune massime generali, che non deyonsi mai trascurare. § <347- L’ artista siccome cultore delle belle arti dee rappresentare le cose sempre concordanti colla natura madre benigna, la quale conformò 1’ uomo ed ogni altro animale in una maniera conveniente a soddisfare tulli i loro bisogni. Questa verità, che può dimostrarsi da ogni specie della zoologia , non può essere trasandata daU’arlisla senza che produca un’ ingratissima sensazione nello spettatore ; e valga il vero, se la giraffa che possiede gambe sterminale anteriormente avesse un collo corto, come mai potrebbe pascolarsi? appena nata dovrebbe perire di fame; la medesima riflessione si faccia sul cane (1), sul cavallo, sul daino, sull’ elefante , il quale senza proposcide non potrebbe procacciarsi il (4) Un levriero è bellissimo nel monumento di Carlo della Bianca di fompeo Marchesi in Brera. villo. Cicerone considerava queslo argomento sotto Io stesso aspetto. L’ artista perciò, nel rappresentare gli animali, badi a non peccare in ciò, che reche- rebbe loro impossibilità di nutrirsi. Altra proprietà degli animali si è il movimento alternato col riposo. Badi 1’ artista di non isbagliare rappresentando gli organi della traslazione, se non vuole che l’animale cada o stia immobile, onde non polendosi procac- ciare il vitto perisca di fame. Per tal motivo sono diversamente collocate le estremità nel cervo, e nel tardigrado. Negli uccelli la posizione delle loro gambe cor- risponde al loro collo e capo , secondo sono essi o soltanto abitatori dell’ aere , ovvero anche nuotatori. Il fenicottero sta quasi ritto, perchè le sue gambe sono articolate assai posteriormente ; 1’ anitra avendo le estremità molto discoste fra loro , può meglio re- mare colle palme ; ma intanto quando cammina si dondola per traslocare il centro di gravità da un lato all’ altro del corpo (§ B 4§6). Le articolazioni poi del tarso (i) colla gamba per- mettono al fenicottero , ed agli altri uccelli di ab- bassarsi per raccogliere la preda; il merlo, c diversi altri uccelli hanno le gambe articolale soverchiamente indietro , onde non possono camminare come i polli posando prima una zampa, c poi un’ altra, ma vanno (1) Ciò che negli uccelli diciamo volgarmente gamba, non $ cha it tarso. sempre saltellando colle gambe parallele ; il dar loro un altro movimento, farebbe precipitare l’animale. Le ali sono tanto più lunghe c fitte quanto più l’uccello è destinalo a voli rapidi e lunghi, ed ha una massa considerevole di corpo. Se ad una rondine si des- sero ali brevi, non potrebbe pascersi degli insetti che volano nell’ aria, e tanto meno varcare i mari per ischermirsi dalle ingiurie del gelo ne’ nostri cli- mi ; tali errori non dovrebbero giammai riscontrarsi nei lavori di artisti istrutti. § 643. Rettili. I serpenti si muovono senza far uso delle estremità, ma col raccorciarsi ed allun- garsi ; 1’ artifizio di questo movimento sta nelle arti- colazioni delle vertebre che danno un’ estesissimo movimento di ginglimo (§ 58) sui lati, ma impe- discono l’anteriore e posteriore, salvo quello del capo ; questo movimento è anche impedito dalle apo- fìsi vertebrali inferiori , e dalle spinose che si tro- vano nella spina dei serpenti: inoltre l’apparato mu- scolare più robusto giace sui lati della medesima : coi movimenti laterali il serpente può restringersi in una spira strettissima ; è un errore rappresentarlo piegalo anteriormente o posteriormente (1), (1) I serpenti nel caduceo del Mercurio antico si avviticchiano pie- gandosi anteriormente , la quale cosa è impossibile nella natura. I mo- derni artisti avendo imitato gli antichi caddero nel medesimo errore. Il bel colosso del Laocoonle esposto nel 1857 nelle sale di Brera dal gio- vane scultore Ferrari, e che contende coll’ antico, tra i pochissimi di- fetti che ha , il più rilevante è questo ( Nota favoritami dall’ egregio D. Novali ). § 649* Pesci. I pesci guizzano per camminare nell’ acqua, ma il salire o discendere a maggiore al- tezza o profondila, dipende in gran parte (Guvier) dalla loro vescica natatoria , pel cui artifizio ora si fanno specificamente più gravi, ora più leggieri: ep- perciò quando sono fermi sono sempre in posizione orizzontale ; però quando salgono rapidamente cam- minano per una linea obliqua. § 65o. Non progrediremo oltre in queste rifles- sioni ; raccomanderemo però a coloro i quali si danno particolarmente a rappresentare animali, di studiarne 1’ anatomia speciale , e di conservare in essi i carat- teri distintivi della specie. Trattandosi di animali, l’artista abbia sempre al pensiero la forma, sito e numero dei denti, essen- dosi tali parli prese in particolare considerazione dai naturalisti, e faccia suo prò delle lodale dissertazioni di Camper sull’ analogia , che esiste tra i quadrupedi, gli uccelli, ed i pesci. CAPITOLO Vili. DELLE ALI, §651. Se si considerano anatomicamente le ali negli uccelli, si scorge tosto che esse rappresentano le estremità superiori dell’ uomo , e le anteriori dei quadrupedi ; nelle ali si riscontra la scapola, l’omero, il radio, l’ulna, e le ossa della rnano , o piuttosto Ja zampa embrionale ; i muscoli che muovono la lo* taiità delle ali sono i medesimi che muovono la to- talità del braccio ; ciò posto, filosoficamente parlando, dovrebbesi conchiudere che le ali sono incomporta- bili all’uomo, avendo egli le estremità superiori; ma siccome 1’ immaginazione de’ poeti e degli artisti rappresentò i Genii ed alcuni altri enti divini colle ali, e siccome 1’ uso convalidò tale maniera di espri- mere la velocità, ed altre immaginazioni, così noi studieremo il modo di collocarle e disporle conve- nientemente. § 652. Le ali sono dalla natura date ai volatili per ispiegarle nell’ aria, in cui si mantengono so- spesi , ed esse sono gli organi di una rapidissima locomozione. La natura avendole collocale ad un tal fine negli uccelli, in eguale maniera devono essere disposte nella figura umana, che fingesi poter volare: epperciò le ali devono essere dirette all’ ingiù (i), onde formare nell’ alto del volo una larga superfìcie accanto al corpo onde impedirne la caduta, poiché la massa tende a precipitare sulla terra per le leggi della gravità. Le ali volte all’ insù non possono essere d’ aiuto a sostenere il corpo ; per la medesima ra- gione la grandezza delle ali deve essere proporzio- (1) Le ali sono lunghissime e volte in giù nei Genii che portano il trono nel fresco di Appiani nell'I. e R. Corte di Milano: nelle figure indicanti la Fama di C, Pacetti, bassi rilievi alla porta nuova di Milano. Sono invece fuori di proposito dirette in su nella Pace, fresco dello stesso Appiani nell’I. 0 R. Corte di Milano. nata alla grandezza della persona ; per supporre che le medesime vagliano a sostenere il corpo, fa d’uopo che siano lunghe almeno quanto le braccia, cioè che oltrepassino alquanto il pelvi ; in tal modo raccor- ciandosi nel volo le estremità inferiori, tutta la massa del corpo può essere sostenuta. Gli uccelli hanno come prolungamento delle ali la coda, che spiegano nel volo ; siccome poi le ali rappresentano F estremità superiore, così devono es- sere attaccale al margine posteriore delle scapole e parallelamente alla colonna vertebrale , così stando la scapola negli uccelli ; aggiungeremo ancora le os- servazioni di> Hogart, il quale nell’ analisi sul hello osserva che anche i più grandi maestri italiani , preclari per molte qualità, hanno figurato gli angeli con una forma fantastica e ridicola , avendoli rap- presentati con teste di bambini sostenute da ali di anitre, i quali spaziano fra le nubi cantando inni ; a giudizio di Hogart, tale rappresentazione degli Angeli è assurda ; noi però diremo con Ovidio : Quodque vitiumfidi desimi esse mora, che Fuso cioè rese tali oggetti graditi a’ nostri occhi. CAPITOLO IX* O ELLE CARICA T U U E. § 653. Con questo nome intendesi dagli artisti la riunione di cose create per essere naturalmente dis- giunte ovvero 1’ esagerazione o la non naturale con- formazione di alcune parti del nostro corpo ; così caricatura sarebbe la proboscide invece del naso nell’ uomo, una bocca di enorme grandezza, lo storcimento delle gambe, o del dorso. If artista, nel delineare le caricature , non deve obbliare che, sebbene non richieggasi in esse una minuta accuratezza anatomica, tuttavia egli non può violare alcune leggi stabilite dalla fisica e dall’ os- servazione. L’ artista deve disporre le sue caricature in guisa che il centro di gravità cada sempre nella base ; questo centro nelle caricature può essere tras- locato in silo diverso , secondo il genere di carica- ture , ma dovrà stabilirlo colle leggi della fisica (S 478 e se§0* Alcune parti non si possono piegare senza che si pieghino contemporaneamente alcune altre , p. e. la colonna vertebrale che contorcendosi fa una gobba, si contorce costantemente in senso opposto per man- tenere l’ equilibrio della persona. Un capo soverchiamente grosso spiega per lo piò il carattere d’ imbecillità ; 1’ artista a tale caricatura non dee dare una fronte Apollinea. § 654. La caricatura può essere causa di diletto, ma più di grave offesa. Faccia Dio , cbe pel solo diletto se ne faccia uso , essendo le belle arti desti- nale ad ingentilire i costumi dilettando e non mor- dendo gli uomini. Nelle caricature si ponga mente V artista di con- servare r unità delle stesse , osservando le leggi fi- siche a cui obbediscono tutte le specie animate. Dalle salire de’nostri Poeti latini c italiani, gli artisti possono ricavare importanti argomenti per le caricature. Ridendo castigare mores quis velai ? APPEIVOICfi. OSSERVAZIONI SULLA MANIERA DI DISEGNARE OGGETTI ANATOMICI. § 655. L’anatomia senza dubbio giova moltissimo a formare e perfezionare 1’ artista ; questo per con- traccambio aiuta 1’ anatomico disegnando e perpe- tuando le cose scoperte con somma fatica dallo scal- pello diretto da esperta mano, per non lasciarle di- struggere in breve dal tempo. 11 concorso di queste due arti è perciò utilissimo all’ artista, al medico , al chirurgo, ai naturalisti; ma non è così facile ot- tenerne lo scopo, come sembra a prima giunta5 in- falli il sommo Albino (i) già lagnavasi della diffi- coltà di avere un artista intelligente e docile per di- segnare ic cose anatomiche, massimamente perche, se ranista era di grido, voleva fare una bella pit- tura aggiungendovi del suo cd allontanandosi dal vero, invece clic lo scopo del disegno anatomico non è di fare un’ impressione dilettevole , ma piuttosto di ser- vire all’ istruzione di cose recondite e precise, le quali perciò richieggono di essere tratteggiate con contorni secchi e determinali. § 656. A parer nostro , neppure 1’ anatomia ap- plicata alle belle arti devo allontanarsi da questa regola, siccome l’artista non deve aspettarsi dall’a- natomia F esalta forma delle parli che disegna sul vivo, dovendo Io scalpello privarle della cute, della pinguedine, spesso delle aponevrosi che avviluppano le medesime, ma piuttosto la forma intiera di quelle parli che rimangono semicoperte nel modello, il modo di conoscere in questo la forma alquanto indecisa di altre superficie , i movimenti variatissimi delle ossa, e la diversa appariscenza de' muscoli nelle diverse altitudini. § 657. Ciascun vede da ciò essere impossibile di dare all* artista tante tavole anatomiche, quante sono 0 possibili posizioni del corpo umano; e che perciò è necessario ed anche più breve e facile, intendere (1) Berrhardi Siegfried Albini: Gratin qnum ordinariam anatomes et chinirgia® professionem in acadetnia Lugduno Baiava anspicarelur i/21f pag. 57, 58. filosoficamente la forma anatomica c l’esatto attacco e corrispondenza deile parti tutte, ma particolarmente de’ muscoli, onde formarsi un’ idea adeguata della scienza, aggiungendovi coll’ immaginazione quelle parti state tolte dallo scalpello per maggior chiarezza dei tutto. Albino voleva che le tavole anatomiche si rap- presentassero colle leggi delia prospettiva , ma sic- come queste tavole dovrebbero essere vedute da mi solo punto, e richiederebbero grande intelligenza in chi ne fa uso per collocarsi convenevolmente , cosi Camper propose (i) una via di mezzo tra la geome- tria , e la prospettiva , onde può guardarsi la tavola da diversi punti. § 658. Ad ottenere lo scopo, che l’anatomico si propone dalle tavole anatomiche, massima deve essere l’attenzione dell’ artista, tanto nel collocare con ac- curatezza le parli nel giusto loro sito positivo e di corrispondenza, quanto col delinearle con quella struttura e figura che loro è propria ; e ciò mediante la giusta direzione e forma delle rispettive fibre da cui, in ultima analisi, sono composti i tessuti ani- mali, onde con un’ occhiata, ancorché non rappresen- tale con diversi colori, si distinguano le diverse parti componenti il tutto, e così s’intendano le loro fun- zioni che sono in giusta corrispondenza coll’ intima loro struttura rappresentata dalle fibre. (1) Pefrì Carnper : Epistola ad magnani Albinnm. GrOningne 17(>7 apud Henr. Oebas , voi, in-4.» § 65g- Molli organi sono composti, e perciò all’ esterno presentano lo strato di una speciale natura, la quale varia nell’ interno. Qualora si tratti di fare uno studio particolare di tulli questi strali, non avvi dubbio che altrettante debbano essere le figure, quante sono le varietà dall’ interno all’ esterno ; ma se si tratta d’ indicare la sola figura c corrispondenza dell’ organo, basterà rappresentare la sola superficie esterna. Sia poi che debbasi rappresentare lo strato esterno od interno di un’ organo od una parte qualunque ani- male , sempre occorrerà all’ artista di delineare gli elementi organici ed i sistemi da cui sono composti. L’ esattezza del disegno sta in ragione diretta della rappresentazione di queste cose. § 66o. In quanto ai sistemi, siccome p. e. il va- scolare è composto di diverse parli, e queste di di- versi strati di struttura diversa, così per maggior intelligenza delle tavole anatomiche ci pare , come già hanno fallo celebri autori, doversi tulle queste cose disegnare con non negala licenza, con quell’ap- parenza che indichi Io strato più particolare del si- stema , senza badare se lo strato sia primo, o secondo. 661. Noi perciò ammettiamo , per le ragioni esposte , parecchie maniere di rappresentare le di- verse parli evidenti del corpo umano, lasciando all’ artista di consultare i diversi anatomici quando trat- tasi di rappresentare l’intima struttura, ossia la forma molecolare de’ diversi tessuti, da distinguersi col mi- croscopio , e su cui sovente dissentono gli autori- Avendo noi brevemente trattato della struttura di alcune parli ( § 34 e seg. ) , ora le accenneremo soltanto rispetto al modo di rappresentarle. § 662. Ossa. Queste, se lunghe , ci presentano fibre longitudinali separate da solchi più larghi che le fibre stesse, le quali sono divergenti verso le estre- mità ; divergenti sono pure nelle ossa piane ; in questa guisa sono rappresentale le ossa nella magnifica opera del Caldani (1) nella Tav. XXII, XXIX, XXXII, e noi procurammo che del pari fossero disegnalo nelle nostre Tavole. § 663. Cartilagini ( § 35 ). Esse sono di un bianco azzurro e sommamente liscie. Alcuni, in confronto delle altre parli, le rappresentano con una sola linea di contorno lasciando la pane contornala in bianco; altri, come nelle prefate Tavole del Caldani, le rap- presentarono con porzioni di circonferenza parallele fra di loro in modo che, dal piano orizzontale del segmento, passando le più lunghe sulla sommità delle teste ossee, vanno a terminare nel lato opposto sul segmento orizzontale ; altri invece le rappresentarono con una superficie omogenea , come omogeneo è il tessuto cartilagineo , nel quale non si distinguono nè fibre, nè vasi, nò nervi. Giulio (2) Gloquet usò questa maniera da noi seguita (Tav. I, fig. i.a, 2.a ). (1) Icones anatomicae ex optimis neotericorum operibus summa dili- gentia depromptae et collectae opera et studio Leopoldi Marci Antonii et Florìani Caldani. Venetiis apud Picotti , 1801, 1810. (2) Anatomie de l’homme. Paris, 1822. § 664- Ligamenti ( § 36 ). Soglionsi questi rap- presentare Con fibre longitudinali continue sottilissi- me, quasi sempre parallele, talvolta divergenti fra loro , separate le mie dalle altre con spazi minutis- simi quasi eguali alle fibre che compongono il liga- mento stesso ; inoltre quasi sempre coi loro estremi si attaccano alle ossa (i) ( Tav. I, fìg. 3.a, 4*% 6.% 9-% 'o.a ). § 665- Tendini ( § 87 ). Si rappresentano come i ligamenti, ma sogliono principiare in diversi punti del muscolo, di modo che le loro fibre sono ine- guali di lunghezza ; riunite col muscolo spesso de- scrivono una linea obliqua ; nella stessa maniera procedono e si rappresentano le aponevrosi (2) (Tav. XXVII , XXVIII ). § 666. Nervi ( § 4° )• Alcuni sono manifesta- mente composti di cordoncini riuniti fra loro per formare i tronchi nervosi ( Tav. I, fig. 12.a 352); epperciò soglionsi tutti i nervi rappresentare con tali cordoncini. I plessi sono reti (Tav. I, fig. 12 ) for- mate da nervi , o da filamenti de’ medesimi che si rappresentano come gli elementi da cui sono com- posti (3). I gangli (Tav. I, fig. iga, 20.a ) sono ingrossamenti de nervi formali o da un solo tronco nervoso o dal concorso di più nervi che si intrec- ciano fra loro. Spesso hanno la figura ovale : noto- (1) Caldani, op. cit., Tav. XLIII, XLIV, XLVI, L. (2) Caldani, op. cit., dalla Tav. LXX alla Tav. LXXXV. (3) Caldani, op. cit. mizzati, lasciarono scorgere i filamenti nervosi da cui erano composti ( Scarpa ). § 667. Arterie (§ 41 )* Si rappresentano come tubi formali di fibre circolari (Tav. I, fig. I2.a, i3.a 351 ) poste le mie sopra le altre come si scorge nelle tavole di angiologia di Scarpa riprodotte dal Caldani. Vene (§ 41 )• Si rappresentano come (Tav. I, fig. 14.% i5.a ) tubi formati da fibre longitudinali; in questa guisa sono pur rappresentate dal Caldani : esse ingrossano nel punto corrispondente alle val- vole ( Caldani ). Linfatici ( § 41 )• Si rappresentano come tubi sottili formali per così dire da altrettanti nodi vicini fra loro; tali almeno (Tav. I, fig. 16.% 17-*) so- gliono comparire quando sono ripieni di mercurio colle valvole distese. § 668. Ghiandole (§ )• Le linfatiche ( Tav. I, fig. i6.a, i7-a 356, 364) ricevono un maggior nu- mero di vasi linfatici sotto il nome di ( Tav. id., fig. id., 366) inferenti , e ne emettono un numero minore, ma formato di vasi più grossi col nome di efferenti (fig. id., 867) Queste ghiandole sono ovali o subrolonde, e soglionsi rappresentare coperte da una rete quando i loro linfatici sono iniettali: senza inie- zione compaiono liscle e di colore carnicino. Le ghiandole conglomerate (Tav. I, fig. i8.a ). Si rappresentano con globi rotondi , oppure ovali, gli uni continui cogli altri per mezzo de’ loro con- dotti escretori ( fig. id. 36o ). § 669* Muscoli. Essi sono composti di fascetti notevoli, risultamenlo dell’ unione di fibre muscolari, ed hanno diversa direzione ne’ diversi muscoli, sic- come vedesi nella sullodala opera pubblicala dal Cal- dani, e nelle tavole di ittiologia annesse a questi elementi: l’artista ponga mente, che spesso qualche superficie del muscolo è aderente a strato aponevro- lico , e perciò vuoisi questo rappresentare in modo conveniente. § 670. Visceri. Questi presentano d’ordinario di- versa forma e struttura in diverse parti , e l’artista, conservando la figura totale dei medesimi, li dise- gnerà secondo i precetti con cui si rappresentano gli elementi da cui sono composti, e secondo le appa- renze evidenti dello stesso. § 671. La guida poi dell’ anatomico servirà cer- tamente a migliorare 1’ opera, se 1’ artista istrutto conoscerà di non essere giunto all’apice della scienza anatomica , ma di averne conosciuto l’importanza, e gli essenziali elementi, tanto per servirsene nell’ arte che coltiva, quanto per aiutare il medico ed il na- turalista coll’ arte sua stessa. FINE DELL’OPEtìA. INDICE DELLA PARTE SECONDA. Sezione I. Meccanica. . , pag. 5 Capitolo I. Dei muscoli in generale considerati nei loro movi- menti e delle leve a cui si possono riferire » id. Art. l.o Del meccanismo dei movimenti e delle leve in ge- nerale , . » id. Art. 2.o Della leva di primo, secondo e terzo genere » 7 Art. o.o Della disposizione delle ossa come leve e della po- tenza che le fa operare . ...» 10 Art. 4.o Della celerità dei corpi ... . . » Il Art. 3.° Dell' azione muscolare » 14 Capitolo II. Del centro di gravità nell' uomo . . . » 20 Capitolo III. Come si risolvano le forze de’muscoli che contem- poraneamente operano ad angolo . . » 31 Sezione II. Splancnologia Capitolo I. Dell' encefalo, dell’ apparato della voce e della re- spirazione . » id. Art. 1 .o Dell’ encefalo » Id. Art. 2.° Dell’apparato della voce e della respirazione » 31 Capitolo II. Delle parti che servono alla circolazione del sangue e della circolazione medesima . . , » 37 Considerazioni sulla circolazione del sangue . » 39 Capitolo III. Delle vene succutanee in particolare . , » 42 Capitolo IV. Dei visceri addominali ...... 48 Art. l.o Apparato della digestione . . . . » Id. Considerazioni sull’ apparato della digestione » 50 Art. 2.o Apparato genito-orinario . . . . » 51 Considerazioni sull' apparato genito-orinario . » 53 Sezione III. Dei sensi esterni e delle parti accessorie della cute 55 Capitolo I. Dei comuni integumenti ...... id. Capitolo II. Dei capelli, sopracciglia, ciglia , barba, e peli del corpo umano . . .... » 63 Capitolo III. jVeli’ organo della vista » 71 Considerazioni sull’ organo della vista . . » 80 Capitolo IV. Dell' orecchio . » 87 Sezione IV. Fisiologia « 91 Capitolo I. Delle età nella specie umana . . . . » id. Capitolo II. Dei sessi . . . . , . . . » 104 Capitolo III. Varietà del genere umano . . , » 109 Capitolo IV. Dell’ indole ossia dei temperamenti . . » 120 Capitolo V. Della fisonomia » 129 Capitolo VI. Delle passioni . , . . . . . » 144 Capitolo VII. Nozioni generali sull’ anatomia degli animali » 158 Capitolo VIII. Delle ali 161 Capitolo IX. Delle caricature ,.....» 164 Appendice. Osservazioni sidla maniera di disegnare oggetti ana- tomici . . , , . . . . >165 INDICE ANALITICO Delle principali materie contenute negli Elementi di Anatomia fisiologica applicala alle Belle Arti figurative. / nomi degli autori, delle statue e dei quadri sono indicati col numero del volume e della pagina ( p. e. Guercino voi. 1, p. 103 ). Le cose sono indicate col numero dei paragrafi ( p. e. muscoli 42 ). A Abduzione ( movimento di ) § 399 D. Acromiale ( regione ) § 12. Addominale laterale (regione) § 15. Addomìne ( muscoli retti dell’ ) § 521 ( movimenti dell’ ) § 529 ( mu- scoli obliqui dell’) § 524 , 523. Aiace (statua di) voi. 1, p. 298 , 319 , 332. Albani ( quadri di ) voi. 1, p. 108, 109, 114, 124, 158, 241,230, 280, 284, 288, 298, voi. 2, p. 35, 62, 92, 94, 97, 99, 100, 107. Algarde ( quadri di ) voi. 2, p. 100. Ali (osservazioni sulle ) § 631 (come debbano essere dirette le) $ 632 ( critica di Hogart sulle ) § 632. Allegri (Pomponio) voi. 2, p. 92 (Antonio) vedi Correggio. Alveolare (margine superiore) § 90 (margine inferiore) § 103. Ainfìartrosi § 59. Ammirazione ( espressione dell5 ) § 659. Amore ( espressione dell’ ) § 643 ( greco ) voi. 1, p. 263. Anatomia fisiologica (sua utilità per gli artisti) voi. 1, p. 19 (oggetto dell’) p. 23 (come debba guidare l'artista) p. 26 (pittorica, scul- toria, ipodemalica, soccutanea) p. 26 (degli animali) $ 646. Anconeo (muscolo) § 362. Andrea del Sarto ( quadri di ) voi. 2 , p. 02. Angolo (della mascella) § 104 (facciale) J 122 (eccezioni all’angolo facciale) § 123, 132 (i Greci lo conobbero) § 12G (sacro-vertebrale) § 163. Animali ( nozioni sull’ anatomia degli ) § 616. Anseimi (quadri di ) voi. 1 , p. 522, voi. 2, p. 97. Antagonismo de’ muscoli ( loro risultato ) § 472. Antibracciale (regione) § 21 (considerazioni sulla regione) § 3C8. Antinoo (statua di) voi. 1, p. 244, 362. Antro ( d’Igmoro ) § 91, 92, Àpofisi (definiz. dell’) § 32 (angolare dell’orbita) § 70 (basilare § 78 (mastoidea) § 81 (inalare) § 90 ( geni ) § 103 (coronoide della ma- scella) § 104 (acromion) § 201 (coracoide) § 201 (coronoide dell* ulna) § 209. Aponevrosi ( defin. dell’ ) § 59 ( bracciale) 340, 542, 344, 371 (palmare) § 385 ( crurale ) § 413 ( tibiale ) § 443 ( plantare ) § 450. Apollo (statua di) voi. 1, p. 62, 91, 94, 139, 186, 208, 212, 216, 230, 272, 279, 280, 545, 355, 562, 372, voi. 2, p. 68, 75. Appiani ( pitture di ) voi. 2 , p. 62. Arco della pace, voi. 1, p. 83,275, 279, 284, 334, 358, voi. 2, p. 29. Arterie (definiz. delle) § 41 (come si rappresentano le ) § 667. Articolazioni delle ossa (ingenerale) § 54 (metacarpofalangiane $ 392 ( nei negri ) § 598. Artrodia ( definiz dell’ ) § 57. Ascella ( regione dell’ ) § 20. Atlante ( vertebra ) § 152. Avanti-braccio ( ossa dell’ ) § 207 ( muscoli dell’ ) 5 315 ( considera- zioni sui muscoli dell’) § 368. Azione muscolare § 469 (istantanea, come comprenderla) J 470 (quando i muscoli operano ad angolo) § 489. B Bacino, Vedi Pelvi. Badalocchio (quadri di ) voi. 1, p. 312 , 321, 321. Barba § 533 ( negli eunuchi ) § 356, Base (definiz. della) § 176 (come si determini § 482. Baltom Pompeo ( quadri di) voi. 1, p. 189, 210, 234, 277, 507, 311, voi. 2, 60. Bellino (quadri di) voi. 1, p. 96 , 322, voi. 2, p, 92. Bello ( donde derivi ) ( ideale ) voi. 1, p. 21. Beltrafìo (quadri di) voi. 1 , p. 242, 322; voi. 2, 93. Bicipitale (doccia) § 206 (tuberosità) § 208. Bicipite bracciale ( muscolo ) § 340 ( femorale ) § 423. Biscara (quadro di) voi. 1 , p. 287, e Tav. XXXIV, fig. 15.» Bocca ( muscolo orbicolare della ) § 271 ( movimenti della ) § 272 (fisonomia della) § 622. Bonarroti Michelangelo voi. 1, p. 23. Bozze (frontali) § 69 (parietali) § 76. Bracciale ( regione ) § 20 ( anteriore muscolo ) $ 341 ( considerazioni sui muscoli della regione) § 342, 344. Braccio ( muscoli del ) § 339. Bronchi ( definiz. dei ) § 493. Bronzino (quadro di) voi. 1, p. 327, Buccinatore ( muscolo ) § 270, G Calmucchi § 595. Calvari ( quadro di ) voi. 1 , p. 303; voi. 2, p, 103. Campi Bernardino ( quadro di ) voi. 1 , p. 9G. Canino (muscolo) § 2G1. Canova (statue di) voi. 1, p. 113 , 226 , 241, 244, 234, 333; voi. 2, p. 26, 101. Capelli § 330 ( disposizione dei ) § 551 ( nell’ infanzia ) § 531 ( nelle statue antiche ) § 532 ( fisonomia che si ricava dai ) § 532. Capo (altezza del) § 66 (ovali del) § 115 (diametri) § 116 (non or- dinario) § 128 (bellezza dell’ ) § 129 ( nell’ infanzia) § 157 (ben formato) § 615 (fisonomia del) § 613, 616. Caraibi ( carattere dei ) § 596. Caravaggio (quadro di) voi. 1 , p. 189, 231; voi. 2, p. 26, 41. Caricature (definiz. delle) § 653 ( leggi per rappresentare le) § 635 (scopo delle) § 654. Carpo ( regioni del ) § 22 ( fossa interna del) § 209 (ossa del ) § 212 ( ligamento del ) § 213. Caracci voi. 1, p. 96 , 159, 284, 293, 300, 512; voi. 2, p. 40, 61, 147, 131. Cartilagine § 33 (nasale) § 96 (costale) § 186 (come si rappresenti la) § 663, Caruncola lagrimale § 544. Caucasici (caratteri dei) § 593. Cavità articolari § 53. Celerità ( definiz. ) § 461 ( dei corpi ) § 467 ( maggiore nei muscoli brevi) § 468. Cellulare (tessuto) § 43. Centauro, voi. 1, p. 134, 286. Centro di gravità ( definiz. del ) § 473 ( come si trovi il ) § 474 (come si trovi nell’uomo) § 478 (nel vecchio) § 480 (in un uomo carico) § 480 (traslocazione del) § 486 (figure non sottoposte al) § 487. Cervello, vedi Encefalo, Cervicale ( regione ) § 12. Chinesi ( caratteri dei ) § 595. Ciglia (definiz. delle) § 534. Cignani (quadri di) voi. 2, p. 105. Circolazione del sangue § 498, 500 (consideraz. sulla) § 501 ( come «pieghi le diverse tinte della persona) § 501. Cireumduzione ( movimento di ) § 599 E. Clavicola § 200 ( maschile e femminile ) § 580, Coccige § 164. Collera ( espressione della ) § 637. Collo (x'egioni del) § 12 (delle ossa) § 52 (considerazioni sul) § 308 ( nella donna ) § 584. Colonna vertebrale § 141 (curve della) § 144 ( nel neonato ) § 145 (lunghezza delia) § 155 (deformità della) § 155 (nella vecchiaia) § 156 ( usi della ) § 158. Complesso grande ( muscolo ) § 303. Condilo § 52 ( della mascella ) § 104 ( dell’ omero ) § 206. Congiuntiva dell’ occhio § 543. Coraco-omerale ( muscolo ) § 359. Cornea lucida § 549. Coroidea § 550. Coronale ( osso ) § 68. Corpo ( reticolare ) § 522 ( papillare ) § 523. Correggio ( quadri di) voi. 1, p. 109, 158, 159, 176, 194, 198, 227, 242, 279, 281, 289, 301, 304, 321, 550, 556, 374; voi. 2, p. 26, 40, 62, 65, 92, 93, 94, 96, 97, 123, 147, 148, Corsa § 455 C. Coscia ( regioni della ) § 23 ( muscoli della ) § 402 ( muscolo retto an- teriore della ) § 414 ( muscolo retto interno della ) § 420 (muscoli adduttori della ) § 419. Coste § 182, Cranio (regione posteriore del) Ved. Regioni del capo ( deflniz. del) § 65 ( ossa del ) § 07 ( muscoli del ) § 247. Crespi ( pitture di ) voi. 1, p. 96, 201 , 211 , 553; voi. 2 , p. 75. Croff ( basso-rilievo di ) voi. 2 , p. 107. Crurale ( muscolo) § 415 (regione anteriore esternai § 413 (consid. su questa regione ) § 416 ( regione anteriore interna ) § 417 (con- siderazioni su questa regione ) § 421 ( regione posteriore ) § 422 ( consid. su questa regione ) § 425. Cubitale ( regione ) § 21. Cuore § 497. Cute § 524 ( nella donna) § 584. D Dedica, voi. 1 , p. 5. Decrepitezza § 577. Deltoide muscolo § 338 ( convenzioni sul ) § 538. Deltoidea ( regione ) § 20 ( fossetta ) § 20. Denti § 105 ( incisivi ) $ 107 ( canini ) § 108 ( mascellari ) § 109 ( corona dei ) § 106 ( negli animali ) § C50. Diaframma § 314 ( consid, sul ) $ 315, Diartrosi ( defin. ) § 54. Digastrico della mascella inferiore ( muscolo ) § 288. Digestione ( apparato della ) § 504 ( consid. sulla) § 500. Dipioe § 67. Discobolo ( statua del ) voi. 1, p. 257, 294; voi, 2, p. 52. Disprezzo ( espressione del ) § 638. Dita della mano (ossa delle) § 215 (movimenti delle) § 219 (muscolo estensore comune delle ) § 359 ( pieghe e rughe delle ) § 395 (forma delle ) § 594. Dita del piede ( ossa delle ) § 232 ( muscolo estensore comune lungo delle ) § 430 ( muscolo flessore maggiore delle ) 5 438. Divisione (dell’opera) voi. 1, p. 27 (del corpo umano) Ved. Regioni. Doccie sotto-malleolari § 226. Dolce Carlo, voi. 1 , p. 216. Diploe g 67. Dolore ( espressione del ) 5 635. Domenichino ( quadri di ) voi. 1 , p. 63. Dorsale ( muscolo gran ) § 516. Dorso-cervicale ( regione) § 17 (consid. sulla) $ 304. Dorso-lombare-laterale ( regione ) § 18. E Encefalo § 490. Ensiforme, Ved. Xifoldea, Epigastrica ( regione) § 15. Epistrofeo § 152. Epidermide § 521. Ercole Farnese ( statua ) voi. 1 , p. 139, 144 , 151 , 225, 233 , 234, 255, 241, 258, 265, 269, 277, 335, 346, 357; voi. 2, p. 47 , 55, 66, 100. Eschimesi § 595. Espirazione § 187. Estasi ( espressione dell’ ) § 642. Età § 567 ( fetale ) 5 568 (dell’ infanzia) § 569 (della puerizia) § 572 (della pubertà) § 573 (della gioventù ) § 574 (della virilità ) § 575 ( della vecchiaia ) § 576. Etmoide ( osso ) § 82. F Faccia § 65 ( descrizione della ) § 85 ( misura della ) § 86 ( ragioni della faccia col cranio ) § 88 ( larghezza della ) § 138 ( nella vec- chiaia ) § 139 ( muscoli della ) § 249. Fascia-lata (muscolo) § 413, Fauno (statua del) voi. 1, p. 83, 144, 175 , 250 , 290 , 372; voi. 2, p. 41, 45 , 149. Fegato § 506. Femore (osso) 5 222 ( linea aspra del) id. ( fossa digitale del) id. (condili del) id. (del bambino) id. (nell’uomo e nella donna) § 582. Ferrari ( nuovo Laocoonle di ) voi. 2, p. 160. Ferraris , vedi Gaudenzio. Fibola (osso) § 225. Fidia ( Giove Olimpico di ) voi. 1, p. 62, 226, 382 ; voi. 2, p. 35, 06. Figura (onde si desume la naturalezza della) § 241. Finelli (busto di) voi. 2, p. 77- Fisiognomonia § 009. Flsonomia (in generale) § 609 ( cultori della) § CIO ( naturale , fit- tizia, imitata, alterata) § 611 ( donde si desume ) § 612 ( assiomi di ) 613 (utilità della siloetta nella) § 614 ( armonia nella j § 017 ( specie di) § 618. Flessore (muscolo profondo) § 351. Fontana ( busto di ) voi. 2, p. 77. Fori § 33, Fossa § 53 ( temporale ) § 81 ( incisiva superiore ) § 89 ( canina ) § 89 (incisiva inferiore) § 103 (sopra-spinata, infra-spinata) § 201. Fossetta dello stomaco 5 481. Francia, voi. 1, p. 161, 174, 322; voi. 2, p. 73, 96. Frontale ( regione) § 11 (muscolo) § 247. Fronte (flsonomia della) § 532, 619. G Gamba (regioni della) § 24 (ossa della) § 223 (muscoli della) § 427. Ganimede, voi. 2, p. 68. Garofolo Benvenuto, voi. 1 , p. 194. Gaudenzio Ferraris, voi. 1 , p. 35, 176, 194 , 327 , 350 , 353, 356, 364 , 573; voi. 2, p. 26, 41, 75, 92, 105 , 147. Gemello ( muscolo della coscia ) § 408 ( della gamba ) § 433 (nei negri) § 437. Genere umano , vedi Varietà. Geni, vedi Apofisi. Genio, vedi Ingegno. Genio-ioideo (muscolo) § 290. Genito-orinario (apparato) § 510 (consid. sull’apparato) § 516. Genga, voi. 2, p. 94. Gentileschi, voi. 1, p. 312, 322; voi. 2, p. 154, Germanico (statua) voi. 1, p. 130, 144, 131, 246, 279, 280; voi. 2, p. 52. Ghiandole § 43 (come si rappresentano) § 668. Ginglimo § 38. Ginocchio (regioni del) § 23 (del) § 426 (quattro faccie del) $ 426, Giove, voi. 1, p. 91, 94, 139, 215; voi. 2, p. 66, 68, Gioventù § 574. Giugulari ( regioni ) § 12 ( muscoli delle regioni ) § 283, Giunone (statua di) voi. 1, p. 62; voi. 2, p. 73. Glabella S 11. Gladiatore (statue) voi. 1, p. 62 , 144, 147, 153, 158, 177, 185, 198, 202 , 225, 231, 253, 255, 244, 245, 246, 247, 257, 258, 260, 269, 273, 276, 277, 280, 283, 284, 288, 292, 296, 299, 302, 304, 311, 335, 342, 544, 345, 547, 352, 554, 535, 350, 357, 362, 366, 372, 575; voi. 2, p. 20, 27. Glenoidea fossa (del temporale) § 104 (della scapola) § 201. Gluzio ( muscolo maggiore ) 5 403 ( medio ) § 404 ( minore ) § 405 ( consideraz. sui ) § 406. Gomfosi § 60. Gomito ( regioni del ) § 20. Gote ( regione delle ) § 11. Grassezza (donde'derivi) § 523. Guancia ( fisonomia della ) § 621. Guercino, voi. 1, p. 105, 162, 166, 174, 189, 208, 225, 226, 227, 242, 244, 279, 296, 300, 509, 312, 321, 322, 564, 374; voi. 2, p. 27, 35, 40, 43, 59, 60, 75, 92, 93, 94. Guido Reni, voi. 1, p. 144, 192, 241, 242, 245, 253, 265, 283, 341; voi. 2, p. 151. I Impressioni aspre § 51. Indicatore ( muscolo ) § 566. Infanzia § 569 ( come rappresentata da diversi artisti} § 570 ( semi- flessione delle membra nell’ ) § 571. Infra-scapolare ( muscolo ) § 357. Infra-spinato (muscolo) § 333. Ingegno e Genio dell’artista ( in che consista ) voi. 1, p. 12, 20. Innominate (ossa) § 105. Inspirazione § 187. Integumenti comuni § 518 (parti dei) § 520 (trasparenza dei) § 526 ( gonfiezza degli ) § 527 ( rughe dei ) § 528. Intercigliare, vedi Glabella. Intercostali ( muscoli ) § 512. Intermascellare (consid. sulla regione) § 272. Interossei ( muscoli ) § 387, 389, 390. Intestina § 505. lo-glosso (muscolo) § 291, Ioide (osso) $ 287. Ipogastrica ( regione ) 5 15. Ipomoclio § 458. Iride § 551 ( colore dell’ ) § 552. Ischio ( osso ) § 166. L Labbro inferiore (muscolo triangolare del) § 266 (muscolo quadrato del ) S 267 ( considerazioni sul ) § 269. Labbro superiore (muscolo elevatore del) § 260 (movimenti del ) § 264. Labiale (regione) § 11. Lagrimale (apparato) § 515. Lanino Bernardino, voi. 1 , p. 63, 93, 216; voi. 2, p. 96. Laocoonte, voi. 1, p. 62, 139, 198 , 216 , 237, 265, 208, 269, 285, 288 , 293 , 295 , 299 , 503 , 516 , 547, 551; voi. 2, p. 147. Lapponi § 593. • Laringe § 491. Lente cristallina § 353. Leonardo da Vinci, voi. 1, p. 25, 46, 58, 63, 96, 190; voi. 2, p. 28 , 96 , 147. Leva (della) § 437 (generi di) § 463 (equilibrio nella) § 183 e seg. ( nelle ossa ) § 466. Legamento § 36 ( come si rappresenti il ) § 664. Linea ( mediana ) § 7 ( alba ) § 321 ( di direzione ) § 476. Linfatici ( definiz. dei) § 11 (come si rappresentano) 5 657, Locomozione [ apparato della ) § 28, 256. Lombare (fossetta laterale) §16. Lombricali ( muscoli ) § 586. Lottatori (statue dei due) voi. 1, p. 234, 244, 288, 347. Luen di Ravenna, voi. 2, p. 96. M Magrezza (donde derivi ) S 525. Malleoli S 226. Mammelle § 517 ( posizioni delle ) 5 517. Mangiature , Addentature § 55. Mano ( regioni della) § 22 (ossa della) § 211 ( movimenti comuni della) § 368, 569 (in generale della) § 374 (muscoli della) § 577 (consid. sulla forma e movimenti della) § 391 (pieghe della) $ 396. Mantegna, voi. 1 , p. 327. Marchesi Pompeo, voi, 1, p. 181 , 242 , 312; voi. 2, p. 77, 158, Marinari, voi. 1, p. 202, 322; voi. 2, p. 73, 150, 151. Mascella (superiore) § 101 (inferiore) § 102 (misura della) S 104. Mascellare (osso) § 89 (linea esterna) § 103 ( consid. sulla regione) S 264. Massetere (muscolo) § 274. Masselerica ( regione ) § 11 - Mazzola, voi. 2, p. 92, 97. Membrane § 44. Membra inferiori (regioni delle) § 23 (movimenti generali delle) § 455 (ossa delle) § 221 (osservaz. sulle) § 233 (movimenti delle) § 233. Membra superiori (regioni delle) § 20 (generalità delle) § 197 (ossa delle) § 199. Mento ( regione del) § 11 (muscolo elevatore del) § 268 ( fìsonomia del ) § €23. Mercurio seduto (statua di) voi. 1, p. 114, 118, 226, 241, 244, 265, 327, 373, 382. Metacarpo (ossa del) § 214. Metatarso ( ossa del ) § 231. Mignolo della mano (muscolo estensore del ) 360 (adduttore del) § 382 ( flessore breve del ) § 583 ( opponente del ) § 584. Mignolo del piede (muscolo abduttore del) § 452 (flessore breve del) S 452. Milo-ioideo (muscolo) § 289. Milza § 507. Minerva, voi. 1, p. 91. Miologia § 236. Modello (suo uso) voi. 1, p. 14 (movimento più opportuno per rap- presentarlo) § 241. Mogoli § 595. Movimenti (meccanismo dei) § 456 (curvilinei) § 488. Mudilo, voi. 1 , p. 92. Muscoli § 42 (volontari ed involontari) § 237 (in contrazione) § 259 (come si sviluppino) § 239 (convulsi, congeneri, antagonisti, ecc.) § 242 (loro effetti molli) § 244 (tavole sinottiche dei) vedi l’Atlante Tav. XXXV, XXXVI, XXXVII (nei cadaveri) § 243 (figura conica dei) § 470 (condizione per l’azione dei) § 471, 485 (quando pro- ducono o non il loro effetto) § 472 (come si rappresentano) 5 669. N Narici § 96 ( muscolo depressore del setto delle ) § 257 ( movimenti delle) § 259. Nasale ( regione ) § 11 ( spina ) § 89 ( ossa ) § 95 ( cartilagini ) § 96 (considerai. sulla regione) § 259. Naso ( muscolo piramidale del ) § 248 (muscolo elevatore comune dell’ ala del naso e del labbro superiore) § 255 (muscolo depressore dell’ ala del ) § 256 (muscolo dilatatore dell’ala del ) S 258 ( forma del ) S 259 ) fìsonomia del ) § 620. Natiche ( regione delle) § 18 (consid. sulle) § 406 (nell’ottentotta) § 406 (nei negri) § 598. Nerone ( statua ) voi. 1 , p. 245. Nervi § 40 ( come si rappresentino i ) § 666. Niobi, voi. 1, p. 215, 242; voi. 2, p. 69 , 73, 156, 157. o Obliquo esterno ( muscolo ) § 324 ( interno ) § 525. Occhi (posizione degli) § 130 (muscoli degli) § 253 (anatomia degli) § 546 (camere degli) § 554 (nelle statue posizione degli) § 560, 561. Occipito-cervicale anteriore regione ( muscoli della ) 5 277. Occipito-cervicale posteriore regione ( muscoli della) § 278 (conside- razioni sui movimenti di questa regione ) § 282. Occipitale ( osso ) § 78 ( prominenza ) § 78 ( muscolo ) § 247. Odio ( espressione dell’ ) § 644. Oggetti anatomici (come si rappresentino) § 655 (in quale punto di vista debbano collocarsi ) § 658 (attenzione dell’artista nel disegnare gli ) § 658 ( come si rappresentino gli organi composti ) § 659. Olecrano (cavità dell’) § 206. Ombellicale (regione) § 15. Omento § 508. Omero ( osso ) § 206. Omero (Poeta) voi. 1, p. 255. Omo-ioideo ( muscolo ) § 294. Opera (prospetto e scopo dell’) voi. 1, p, 10 (divisione dell’) voi. 1, p. 27. Orbitali (regioni) § 11 (arcata) § 69, Orecchio § 562 (parti dell’) § 563 (nei diversi popoli posizione dell’ ) § 564 ( direzione dell’ ) § 566. Ossa $ 34 (lunghe, piane, grosse) § 49 ( dialisi delle) § 50 (come si rappresentino le ) g 662. Otturatori (muscoli) § 409, 410. p Pacetti, voi. 1, p. 63. Palagi, voi. 1 , p. 202, 522. Palatine (ossa) § 99. Palma il giovine, voi. 2, p. 96. Palma il vecchio, voi. 1, p. 126, 153, 176, 178, 279, 287, 296, 298, 312, 313, 321, 373. Palmare (muscolo gracile) § 347 (sue varietà) § 348 (muscolo cutaneo) § 381 ( aponevrosi ) § 385. Palpebre ( muscolo orbicolare delle ) § 249 ( elevatore delle ) $ 231 (come si muovano) § 252 (defin. delle) § 340 (commessura delle) § 540 ( nei Chinesi ) § 540 ( trasparenza delle ) § 541 ( lunghezza delle ) § 342. Pancreafe § 507. Parietali ( ossa ) § 76 ( bozze ) § 76. Parotidea (regione) § 11 (fossa) § 104. Passioni § 625 ( artisti che coltivarono lo studio delle ) § 626 ( nel volto principalmente si esprimono le) § 628 (si esprimono colla mi- mica ) § 629 ( varietà della stessa ) § 630 ( divisione deìle ) § 631 (consiglio per lo studio delle) § 645. rastore’ grcco ( statua ) voi. 1, p. 272. Fedidio ( muscolo ) § 449. Pelliciaio (muscolo) § 285. Pelvi § 161 (in generale del) § 170 (nell’uomo e donna) § 581. Pelvi-trocanterica (muscoli della regione) § 407 (consid. sui movimenti di questa regione) § 412. Pericle, voi. 1, p. 92. Peritoneo § 508. Peroniero (muscolo anteriore) § 431 (grande) S 442 (medio) S 443 ( consid, sui muscoli ) § 444. Pesci (come si rappresentino) § 649. Pettignone § 513. Pettine© (muscolo) § 418. Petto, vedi Torace. Pettorale (regione) § 14 (muscolo gran) § 309 (muscolo piccolo) 5 310. Pianto ( espressione del ) § 656. Piede ( regioni del ) § 25 (ossa del ) § 227 ( misura del ) § 233 (mu- scoli del ) § 446 ( regione dorsale del ) § 447 ( ligamento annulare del ) § 448 ( flessore breve comune del ) § 450 (muscolo accessorio del) § 450 (lombricali del) § 430 (muscolo trasverso del) § 451 ( movimento del ) § 454 (direzione in avanti e vantaggi di questa direzione) § 483 (nell’uomo e nella donna) $ 383. Pinelli ( compos. di) voi. 1, p. 214; voi. 2, p. 157. Piramidali (muscoli del naso) § 248 (dell’addomine) § 322. Piriforme ( muscolo ) § 407. Plantare (muscolo gracile) § 435 (regione media) § 450 (aponevrosi) § 450 (regione interna) § 451 (regione esterna) § 452. Plutone , voi. 2 , p. 68. Pollice della mano ( muscolo flessore lungo del ) § 352 ( abduttore grande del) § 363 (estensore breve del) 5 364 (estensore lungo del ) § 365 ( abduttore breve del ) § 377 ( opponente del ) § 378 ( flessore breve del ) § 379 ( adduttore del ) § 380 ( posizione del ) § 598. Pollice del piede (estensore proprio del) 5 429 (flessore maggiore del) § 440 (adduttore del ) § 451 (flessore minore del) § 451. Polmoni § 495 ( uso dei ) § 495. Popliteo (muscolo) § 436. Potenza § 459. Prassilele, voi. 1, p. 226 ; voi. 2 , p. 35. Prefazione , voi. 1, p. 9. Prensione ( movimento di ) § 399 C. Preterzano, voi. 1, p. 134, 155, 191, 194, 235, 353; voi. 2, p. 40. Procaccini, voi. 1, p. 206, 215, 216, 242, 322, 327; voi. 2, p. 96. Processi, vedi ipofisi. Progressione § 455 B. Pronatore (muscolo rotondo) § 345 (muscolo quadrato) 5 353. Pronazione § 210 (maggiore nel bambino) § 571. Prospetto dell’ opera , voi. 1, p. 10. Psoas (muscolo) § 328. Pterigoidei ( muscoli ) $ 273. Pube ( osso del ) § 166. Pubertà (caratteri della) § 573. Pudende (regioni) § 19. Puerizia (caratteri della) § 572. Pupilla ( cosa è la ) § 551. Q Quadralo de’ lombi (muscolo) § 327 (della coscia) § 411. R Radiale (regione) $ 21 (radiale anteriore) 8 346 (muscolo esterno lungo) § 356 (muscolo esterno breve) § 357 (consid. sulla regione) § 358 (fossetta) § 372- Radio ( osso ) 8 208. Raffaello Sanzio, voi. 1, p. 63, 133, 192, 108,216, 242, 265, 284, 285, 296, 301, 307, 327; voi. 2, p. 92, 154. Regioni ( divisione principale delle ) § 9 (del capo) § 10 (del tronco) § 13 (delle membra superiori) 8 20 (delle membra inferiori) 8 23. Reni 8 510. Repulsione ( movimento di ) § 399 A. Resistenza § 460. Respirazione 8 187 ( apparato della ) 8 492. Rettili ( anatomia dei) 8 648 (come si rappresentino) 8 648. Retina 8 555. Ricci Sebastiano, voi. 1, p. 229. Rispetto (espressione del ) § 641. Ritratto ( condizione per la somiglianza del ) § 627. Riso ( espressione del ) § 633. Romboideo (muscolo) § 301. Rotella 8 223. Rotondo minore ( muscolo ) § 334 ( maggiore ) § 335. Rubens, voi. 2, p. 40 , 75, 128, Rughe ( fìsonomia delle ) § 619. s Sacro (osso) § 163. Sacro-spinale ( muscolo ) § 320. Sacro-spinale-lombare ( regione ) S 16. Salto § 433 D. Samoiedi 5 595. Sartorio (muscolo) § 417. Sassoferrato, voi. 1, p. 241, 243. Scaleno (muscolo anteriore) § 505 (posteriore) § 306. Scapola § 201 (movimenti della) § 202 (muscolo angolare della) § 307. Scapolare posteriore superficiale (regione) § 17 (movimenti della re- gione) § 336. Schedone , voi. 1, p. 158, 159, 162, 319. Scheletro (necessità di studiarlo) § 32 (definlz. dello) g 61. Scrobicolo del cuore § 13, vedi Fossetta. Scroto S 515. Sementi, voi. 1 , p. 295. Semi-membranoso ( muscolo ) § 424. * Semi-tendinoso ( muscolo ) § 423. Seni § 53 (frontale) § 71. Serrato grande ((muscolo) § 313 ( posteriore ) $ 317. Sessi § 578 (forme diverse nei) § 579 (sistema sanguigno nei diversi) S 585. Sfenoide ( osso ) § 83. Sileno ( statua ) voi. 1, p. 382. Siloetta § 614. Simmetriche ( parti ) § 48. Simon Canterini, voi. 2, p. 54, 106. Sinartrosi § 54. Sincipite, vedi Regioni del capo. Sintesi, vedi Articolazioni. Sinuosità ( delle ossa ) § 53. Sirani Elisabetta, voi. 1, p. 108, 135, 153, 226, 240, 241,343, 245, 255, 279. Sistema ( sanguigno ) § 41 ( come si rappresentino i ) $ 660. Solco ( delle ossa ) § 53. Solco (muscolo ) § 434. Sonno ( occhi nel ) § 252. Sopracciglia § 533 ( fisonomia delle ) § 533 ( colore delle ) $ 553. Sopraccigliare (arcala) § 69 (muscolo) § 250 (consid. sulla regione) S 252. Sopra-clavicolare ( regione ) § 12. Sopra-ioidea (regione) § 12 (consid. sulla regione) $ 293. Sopra-spinato ( muscolo ) § 532. Sorriso ( espressione del) $ 632. Sotto-ioidea (regione) § 12 (consid. sulla regione) § 298. Spada Lionello , voi. 1, p. 164 ; voi. 2, p. 61 , 75. Spalla ( nell’ adulto ) § 203 (nel neonato) § 204 (muscoli della) $ 531 Spina (vertebrale) § 143 (iliaca) § 167 (della scapola) § 201. Spi naie-dorsale (regione) § 16. Splancnologia, voi. 2, p. 33. Splenio del capo (muscolo) § 302. Statura § 6 (maschile) § 579. Stazione § 455 A. Sternali (regioni) § 13. Sterno § 181. Sterno-cleido-mastoideo ( muscolo ) § 286. Sterno-ioideo (muscolo) § 295. Stilo-ioideo ( muscolo ) § 292. Stomaco § 504. Subleyras, voi. 1 , p. 109,130, 134 , 135, 244, 265, 355. Sublime ( muscolo ) § 350. Succlavio ( muscolo ) § 311. Supinatore ( muscolo lungo ) § 354 ( breve ) § 355. Supinazione § 210. Sura ( nei negri ) § 598. Sutura § 60. T Tavole anatomiche (come sonosi rappresentate) voi. 1, p. 13, 15. Tarso (ossa del) § 227 (delle palpebre ) § 541. Temperamento § 599 (fonti del) § 599 (specie secondo Galeno) § 600 (secondo Cabanis) § 601 (sanguigno) § 602 (nerboruto) § 603 ( bi- lioso) § 604 (nervoso) § 606 (linfatico) § 607 (malinconico) § 608 lasciano la libertà nelle azioni § 608. Tempia ( regione delle ) g 10. Temporale (osso) § 81 (muscolo) § 275 (consid. sulla regione) § 276. Tendine § 37 ( come si rappresenti ) § 665. Teniers, voi. 1 , p. 99, 198, 214; voi. 2, p. 84. Tessuti del corpo umano, voi. 1 , p. 47 ( cellulare ) § 43 ( cellulo- pinguedinoso ) § 325. Teste ( delle ossa ) § 52. Tevere ( statua ) voi. 1, p. 245. Testicoli $ 514. Thorwaldsen, voi. 1, p. 118, 147, 162, 261 , 262, 272, 35-4 , 356; voi. 2, p. 63_ 106. Tibia ( osso ) § 224. Tibiale (regione anteriore) (muscolo anteriore) § 428 (considerazioni su questa regione ) § 432 ( regione posteriore superficiale ) § 433 ( consid. su questa regione ) § 437 ( regione posteriore profonda ) § 438 (consid. su questa regione) § 441 (aponevrosi) § 445. Tinta (livida, quando ? ) § 495 (varia nella vita) § 501 (della donna e dell’uomo) § 58-5. Tiroide (ghiandola) § 494, Tiro-ioideo (muscolo) § 297. Tiziano , voi. 1, p. 98, 220, 327. Tongosi § 595. Torace ( del ) § 180 ( consid. sul ) § 188 ( nel neonato ) $ 196 ( sui movimenti del) § 315 (nell’uomo e nella donna) § 580. Toraco-addominale ( regione ) § 15. Torso di Belvedere, voi. 1 , p. 139, 342. Trachea-arteria § 492. Trapezio (muscolo) § 300. Trasverso dell’addomine (muscolo) $ 526. Trazione (movimento di) § 399 B. Tricipite bracciale (muscolo) § 343. Tristezza (espressione della) § 635. Trocanteri § 52. Tronco § 140 ( regione inferiore del ) § 330. Tuberosità § 52 (della tìbia) § 224. Turbinate ( ossa ) § 100. Turchi § 594. u Ulna (osso) § 209. Ulnare (muscolo anteriore) § 349 (muscolo posteriore) § 361. Unghie § 395. Unguis ( ossa ) 5 97. Uomo (dell’; (posizione quando si studia anatomicamente) § 6 (statura dell’) § 6, 579 (divisione dell’) vedi Regioni. Utero § 515. V Wanclik, voi. 2, p. 62, 93. Vanni, voi. 1, p. 201. Varietà del genere umano § 587 (avvi una sola razza) § 588 ( carat- teri delle) § 591 (caucasica) § 593 (mogola) § 595 (americana) § 596 ( malese ) § 597 ( etiopica ) § 598. Vasi § 41 ( capillari ) § 499 ( capillari nei sessi ) § 585. Vecchiaia § 576. Vendetta (espressa dai denti) § 114. Vene (cosa sono le) § 41 ( bracciali quando rigonfiano ) § 344 , 501 ( quando scompaiono ) § 501 ( in particolare ) § 502 ( non devono moltiplicarsi) § 503 (come si rappresentino) § 667. Venerazione (espressione della) § 640. Venere, voi. 1 , p. 62 , 215 , 261, 266; voi. 2, p. 63, 68, 73. Velasquez, voi. 1, p. 63. Vescica orinaria § 511, Verga virile § 514. Vertebre § 142 (foro , e lamine delle) § 142 (corpo delle ) § 146 (prominente) § 147 (movimenti delle) § 148, 160 ( apotisi arti- colari delle ) § 150. Vertice ( regione del ) § 10. Vinchelman, voi. 1, p. 93 , 185 ; voi. 2, p. 66, 73. Virilità ( caratteri della ) § 575. Visceri § 46 ( come si rappresentino ) § 670. Vista (organo della) § 537 (consid. sulla) § 557. Voce (apparato della) § 491. Voluttà ( espressione della ) § 634. Vomere ( osso ) § 98. X Xifoidea (cartilagine) § 181. z Zigomatico ( osso ) § 93 ( arco) § 81 ( muscolo maggiore ) § 262 ( muscolo minore ) § 265. Zingari § 591 Figure TAVOLA XVI. l.a Padiglione dell’orecchio. Grandezza patinale (uomodi 21 anno), a a Elice, b Lobulo dell’ orecchio, c Antelice. d Fossa navieolare. e Antitrago, f Trago, g g Conca dell’ orecchio. 2.« Alcuni muscoli del collo isolati per scorgerne le inserzioni ; la base del cranio segata in corrispondenza delle vertebre cervicali ( uomo di 24 anni ). 4 Apofisi stiloide. 6 Apofisi masloidea. 78 Apofisi trasverse delle vertebre cervicali. 106 Porzione superiore dello sterno. 120 Acromio 235 Apofisi coraeoide. 252 Muscolo angolare della scapola. 252a Inserzione del muscolo angolare all’ angolo della scapola, bbbb Inserzione del muscolo angolare ai processi trasversi delle prime quattro vertebre cervicali. 332 Muscolo omo-ioideo. 332a Inserzione del muscolo omo-ioideo alla scapola ed alla clavicola. 332c Inserzione del muscolo omo-ioideo all’osso ioide. 335 Muscolo sterno-ioideo. 336 Muscolo sterno-tiroideo. 338 Osso ioide. 340 Cartilagine tiroide. 541 Trachea arteria. 429 Faccia interna della scapola. 430 Estremità esterna della clavicola segata. 431 Estremità interna della clavicola segala. 438 Prima costa. 503a Muscoli intertrasversali del collo. 538 Muscolo piccolo retto anteriore del capo. 539 Muscolo retto laterale del capo, 511 Ghiandola tiroide. Figure 3.» Muscoli superficiali della faccia e del collo ; veduti di profilo (uomo di 21 anno). 29 Arco zigomatico. 215 Muscolo sterno-cleido-mastoideo, 250 Muscolo trapezio. 251 Muscolo splenio del capo, 252 Muscolo angolare della scapola 298 Muscolo frontale. 298* Muscolo occipitale. 300 Muscolo temporale. 301 Muscolo massetere. 302 Muscolo orbicolare delle palpebre. 503 Muscolo piramidale del naso. 304 Muscolo triangolare delle narici. 305 Muscolo elevatore comune dell’ ala del naso e del labbro su- periore, 306 Muscolo elevatore proprio del labbro superiore. 307 Muscolo zigomatico minore. 308 Muscolo canino. 509 Muscolo zigomatico maggiore. 310 Muscolo bnccinatore. 311 Muscolo orbicolare della bocca, 512 Muscolo quadrato del mento. 313 Muscolo triangolare delle labbra. 314 Muscolo colli-cutaneo. 319 Muscolo elevatore del mento. 510 Muscolo scaleno posteriore. 4.» Muscoli profondi della faccia e del collo (uomo di 22 anni). 215, 250, 298, 301, 303, 308, 510, 311, 312, 319, 510. V. fig. 3.» di questa favola. 106 Porzione superiore dello sterno. 298a Contorno a puntini del muscolo frontale destro. b Spazio triangolare, che i muscoli frontali lasciano fra loro. 316 Muscolo sopraccigliare. 317 Muscolo depressore del setto delle narici. 318 Muscolo depressore dell’ ala del naso. 332 Muscolo omo-ioideo. 333 Muscolo lungo anteriore del collo. 335 Muscolo sterno-ioideo. Figure 438 Prima costa. 540 Muscolo gran retto anteriore del capo. 5.» Muscoli del collo veduti per tre quarti, essendosi elevalo il capo ( uomo di 34 anni ), 250, 251, 252. V. fig. 3.» di questa tavola. 332,335,510. V. fig. 4.» 215 Muscolo sterno-cleido-mastoideo. 215b Capo cleido del muscolo sterno-cleido-mastoideo. 326 Muscolo digastrico della mascella. 326a Tendine del muscolo digastrico, che passa nel muscolo stilo- ioideo. 32Pb Inserzione del muscolo digastrico nella mascella. 527 Muscolo stilo-ioideo. 328 Muscolo milo-ioideo. 334 Muscolo tiro-ioideo. 536 Muscolo sterno-tiroideo. 338 Osso ioide. 511 Muscolo scaleno anteriore. 541 Ghiandola tiroide. 0.“ Orbita destra alla quale si è tolta la parete superiore, e la pa- rete esterna per mostrare i muscoli dell’occhio. 1 Muscolo elevatore della palpebra superiore spostato coll’uncino a 2 Muscolo obliquo superiore dell’ occhio spostato coll’ uncino b prima di penetrare nella troclea, e coll’altro uncino d dopo che è passato nella troclea. 5 Muscolo obliquo inferiore deir occhio. 4 Muscolo retto superiore dell’occhio. 5 Muscolo retto inferiore dell’occhio. 6 Muscolo retto esterno dell’occhio. 7 Muscolo retto interno dell’ occhio, c Ciglia. n Nervo ottico. O Globo dell’occhio. T Cartilagine tarso della palpebra superiore, t Cartilagine tarso della palpebra inferiore. 7.» Globo dell’ occhio aperto. e e Due quarti superiori della sclerotica rovesciata indietro, e fìs- sati con spilli, f f Due quarti della cornea trasparente rovesciati. 36 Figure g Membrana coroidea, i Iride continua colla coroidea, n Nervo ottico, n* Neurilema del nervo ottico. S Faccia esterna della metà inferiore della sclerotica. 8.* Occhio sinistro in riposo co’ suoi quattro muscoli retti rilassati. 4, 5, C, 7, O , n , T , t. V. fig. 6.* di questa tavola. AB Asse dell’ occhio, che passando pel centro della pupilla va al centro del nervo ottico. 9.* Globo dell’ occhio destro col muscolo retto supcriore, ed obli- quo superiore contratti. 2 Muscolo obliquo superiore contratto. 4 Muscolo retto superiore contratto, o Globo dell’occhio. 10.* Globo dell’occhio aperto. eg Due quarti superiori della sclerotica e della membrana coroidea distaccata dall’ iride, rovesciati indietro, e fissali con spilli, f f Cornea lucida, i Iride forata nel suo centro, p Pupilla. r Membrana retina, che circonda 1’ umore vitreo, s Faccia esterna della metà inferiore della sclerotica, v Umore vitreo, che globoso esce da un’ apertura fatta nella re- tina e nella membrana ialoidea. 11.* Osso ioide veduto superiormente 1[2 fin. del vero (uomo di 19 anni ). 338 Corpo dell’ osso ioide. 339 Grandi corna dell’ osso ioide, d Piccole corna dell’ osso ioide. 12.* Lo stesso osso ioide veduto di profilo. V. fig. preced. lo.a Lo stesso osso ioide veduto di faccia. V. fig. preced. 14.* Laringe veduta di profilo (uomo di 2G anni) 1[2 fin. del vero. 008 Osso ioide. 340 Cartilagine tiroide. 541 Trachea arteria. 542 Cartilagine cricoide, 544 Membrana io-tiroidea. 544* Ligamento io-tiroideo, che contiene un corpo ovale, ora car- tilaginoso, ora osseo. figure I Ligamento giallo crico-tiroideo. I5.a Medesima laringe veduta nella faccia anteriore. 338, 340, 341, 542, 541, 544* 1. V. fig. preced. e Fossetta superiore della tiroide. 16.a Muscolo sterno-cleido-mastoideo destro isolato per dimostrare come le sue fibre si contorcano 112 lin. del vero ( uomo di 22 anni ). 6a Cellule dell’ apofisi mastoidea segata, 100 Porzione superiore dello sterno. 215a Fascio muscolare che si inserisce nello sterno. 215b Fascio muscolare che si inserisce nella clavicola, e che supe- riormente si fa posteriore. 431 Estremità interna della clavicola. 17.a Globo dell’occhio destro co’ suoi muscoli distesi all’intorno. 2, 3, 4, 5, 6, 7, V. fig. 6.a di questa tavola. T Troclea fissa nella parete interna dell’ orbita, entro la quale passa il tendine del muscolo obliquo superiore. 18.a Globo dell’ occhio co’ suoi quattro muscoli retti contratti. V. fig. 6.a ed 8 a 19.a Globo dell’occhio sinistro col 7 muscolo retto interno contratto. 4, 5, A, B, n. V. fig. 6.a ed 8.a 20.a Globo dell’ occhio col muscolo retto inferiore 5 , ed obliquo inferiore 3 contratti. A, B, n, O. V. fig. 6.a ed 8.a 21 .a Globo dell’occhio sinistro col muscolo 6 retto esterno contratto. A, 13 , n, O. V. fig. 6.a ed 8.» 22.a Occhio spaccato lungo il diametro longitudinale, f. S, i, «*, S. V. fìg. 7.a h Membrana ialoidea che si fa bifida per formare la cristalloide, m l Camera anteriore, m Camera posteriore, p Pupilla, r Membrana retina, v Umore vitreo, u Umore cristallino. XYZ Saetta guardata dall’ occhio, x y z Saetta che si disegna nell’ occhio rovesciata, XYZ Raggi che partono dalla saetta , e che refratti giungono alla , retina. Figure 25.» Mascella inferiore col muscolo milo-ioideo, e colla ghiandola sotto-mascellare. 21 Sinfisi del mento. 30 Condilo della mascella. 50 Angolo della mascella inferiore. 528 Muscolo milo-ioideo. b b Linea d’ unione dei due muscoli milo-ioidei. 338 Corpo dell’ osso ioide. 545 Ghiandola sotto-mascellare. 24. Globo dell’ occhio col muscolo retto superiore 4 contratto. A , B , O, n, V. fig. 8.» 25. Globo dell’occhio veduto di faccia. f Membrana cornea lucida che lascia vedere F iride che gli sta collocata dietro. P Pupilla. S Membrana sclerotica. 26. Globo dell5 occhio col muscolo retto inferiore 5 contratto. A , B, O , n. V. fig. 8 » 27. Cartilagine tiroide veduta nella faccia superiore interna. 340 Faccia esterna della tiroide. 340a Faccia interna della tiroide, e Fossetta superiore delia tiroide. 28. Laringe coi muscoli veduta di profilo 1 [2 lin. del vero. 340, 341, 544, 544*. V. fig. 14.» 334 Muscolo liro-ioideo. 339 Grande corno dell’ osso ioide. 541 Ghiandola tiroide. 543 Muscolo crico-tiroideo anteriore. 29. Medesima laringe veduta anteriormente. V. fig. 14.» e 28.» 30. Cartilagine cricoide veduta nella faccia superiore interna. 542 Faccia esterna della cricoide. a Faccette articolari per le cartilagini arilenoidi. b Faccia interna della cricoide. TAVOLA XVII. 1.» Rappresenta i muscoli superficiali e profondi della regione an- teriore del tronco (uomo di 2(3 anni ): 1(2 linea del vero. 208, 209, 210, 211, 212, 215, 216, 218, 219, 222, 223, 237, 239, Figure 242, 332,495 », 495, 498, 499, 501 , 509, 509 * 512 , 513, A, g, g, g, g, S. V. Tav. XXIX, fig. 2.a 130 Capo dell’omero, a Inserzione del capo breve del bicipite bracciale all’ apoGsi co- racoide. b Inserzione del capo lungo del bicipite bracciale all’ orlo della fossa glenoidea. o Porzione di ligamento che trattiene il tendine del bicipite nella doccia bicipitale, a* Inserzione al radio del tendine bicipitale, b* Porzione del tendine del bicipite che si continua nell’aponevrosi antibracciale. 212* Estremità interna del muscolo gran pettorale sinistro reciso. f f f Intervallo sternale che i muscoli gran pettorali lasciano fra loro. 215 Muscolo rotondo maggiore. 216* Inserzione dell’obliquo esterno nell’ala iliaca. h h Aponevrosi del muscolo obliquo esterno recisa al margine esterno del muscolo retto 220 Muscolo radiale esterno lungo, c Intersezioni lendinose del muscolo retto dell’addomi ne. d Inserzione del muscolo retto alle coste ed alla cartilagine en- siforme. e Inserzione del muscolo l’etto al pube. 235 Apofisi coracoide. 240 Muscolo piramidale. 241 Muscolo cremastere. 244 Tendine del muscolo gran dorsale. 250 Muscolo trapezio ove si inserisce nella clavicola. 257 Muscolo obliquo interno o minore. i i i Aponevrosi dell’obliquo interno che passa sul muscolo trasverso, k k Aponevrosi dell’ obliquo minore che va ad inserirsi nella linea bianca. m m Linea bianca. 402 Muscoli intercostali esterni. 402* Muscoli intercostali interni. 493 Muscolo adduttore grande del femore. 494 Muscolo iliaco interno. 508 Piegatura dell’ anguinaia formata dal ligamento del Falloppio , ossia arco crurale. 40 Figure 514 Muscolo succlavio. 111 Linguette del muscolo gran dentalo che s’inseriscono nelle coste. r Muscolo ischio-cavernoso, t t Ghiandole inguinali. 2.a Scapola coll’ inserzione di alcuni lendini. 120 Acromio. 126 Fossa glenoidea. 233 Apofisi coracoide. b Inserzione del capo lungo del bicipite nella parte superiore della fossa glenoidea. n n Ligamento glenoideo continuo col tendine del bicipite, p p p Tendine reciso del capo lungo del muscolo tricipite bracciale. tavola svili. 1.» Rappresenta i muscoli superficiali della regione posteriore del tronco ( uomo robustissimo di 23 anni ) : 1[2 Un. del vero. 120, 171, 210, 213, 215, 216, 217, 223, 225, 250, 251, 258, 259, 261. F. Tav. XXIX, fig. 1.» 2 Osso occipitale. 77 Apofisi spinosa della settima vertebra cervicale. 96 Coccige. 101 Angolo dell’ ala iliaca. 119 Spina della scapola. 247 Apofisi spinose delle vertebre lombari. 248 Porzione di cute della faccia. 249 Ligamento cervicale. 232 Muscolo angolare della scapola. 253 Aponevrosi eliltica del muscolo trapezio. 254 Aponevrosi del muscolo trapezio sul principio della spina della scapola. 235 Muscolo rotondo minore. 256 Aponevrosi del muscolo gran dorsale comune all’obliquo minore dell’ addomine. 257 Porzione del muscolo obliquo minore che traspare sebbene co- perto dall’ aponevrosi gran dorsale. 260 Scroto. Figure TAVOLA XIX. H.« Rappresenta lo strato profondo de* muscoli del capo e del tronco, e lo strato profondo di alcuni muscoli della spalla ( uomo di anni 30 ) : 1[2 lin. del vero. 2, 119, 120, 171, 213, 225, 252, 255, 258, 261. V. Tav. XVIII. 6 Apofisi mastoidea. 58 Apofisi trasversa deir atlante. 110 Coste. 118 Clavicola. 201 Ligamento tuboroso-sacro. 207 Inserzione del muscolo gran dentato all’angolo inferiore della scapola. 232 Muscolo sopra-spinato. 233 Apofisi coracoide. 331 Linguetta superiore del muscolo gran dentato. 379 Muscolo gran retto posteriore del capo. 382 Muscolo obliquo maggiore del capo. 385 Muscolo obliquo minore del capo. 385 Muscolo trachelo mastoideo. 386 Muscolo gran complesso. 588 Muscolo dentato posteriore superiore. 389 Linguette colle quali il dentato posteriore superiore si attacca alle coste superiori. 390 Muscolo dentato posteriore inferiore. 391 Linguette colle quali il dentato posteriore inferiore si attacca alle coste spurie. 392 Muscolo quadrato de’ lombi. 593 Spazio triangolare occupato dalle aponevrosi riunite del mu- scolo obliquo minore e trasverso dell’ addomine : questo spazio nell’ esemplare della tavola precedente era occupato da fibre muscolari dell’ obliquo minore. 394 Corpo del muscolo sacro-spinale, a sinistra coperto dall’ apo- nevrosi riunita del muscolo gran dorsale, dentato posteriore inferiore, ed obliquo minore, a destra spoglialo da questa aponevrosi. 395 Tendini del muscolo sacro-lombare che si fissano alla parte posteriore ed inferiore dell’ angolo delle dodici coste. 396 Fasci del muscolo trasversale spinoso scoperti per 1’ esporta- zione del muscolo complesso e splenio del capo: le linee Figure che degussano questi fasci ( 596 ) dimostrano P inserzione dello splenio del capo ( 251 ) della tavola precedente. 397 Porzione superiore del muscolo sacro-lombare che si fissa alle apofisi trasverse cervicali. 598 Ligamenlo spinoso sacro. 599 Muscolo piriforme della coscia. 400 Muscolo gemello inferiore della coscia, 401 Muscolo quadrato del femore. 402 Muscoli intercostali esterni. 403 Muscolo gluzio minore. 497 Muscolo piriforme della coscia. TAVOLA XX. 1.» Muscoli del tronco veduti di profilo (uomo di 21 anno): 1[2 lin. del vero. 207, 208, 209, 210, 211*, 212, 215, 216, 217, 219, 222, 223, 238, 259, 477,499,501, 502, A, gggg, 1111. V. Tav.XXX, fig. 1.- 134, 211, 213, 218, 225, 226, 257, 259, 242, 255, 493a, 509, 509b, 513, 517. V. Tav. XXX , fig. 2.» 102 Spina iliaca anteriore superiore. 135 Condilo interno. 171 Gran trocantere. min Linea bianca. 231 Aponevrosi inler-muscolare che si fissa alla cresta interna dell’ omero. 241 Muscolo cremastere. 335 Muscolo sterno-ioideo. 498 Muscolo pettineo. 505 Linguette colle quali il muscolo gran dorsale si inserisce alle tre ultime coste. B Anello inguinale contornato da intreccio di fibre aponevrolidie. TAVOLA XXI. !.• Muscolo diaframma veduto nella sua faccia inferiore li5 lin. del vero ( uomo di 22 anni ). 98 Porzione della cavità cotiloidea. 102 Spina iliaca anteriore superiore. 108 Uncino impiantalo nella cartilagine xifoidea rovesciata in allo. 43 Figure 216 Muscolo obliquo esterno dell’ addomine reciso. 257 Muscolo obliquo interno dell’ addomine reciso. 392 Muscolo quadrato de’ lombi. 438d Cartilagini delle ultime coste rovesciate in alto ed al di fuori. 494 Muscolo iliaco interno reciso. 495 Muscolo grande psoas reciso. 495b Muscolo piccolo psoas reciso. 565 Muscolo trasverso dell’ addomine reciso, k Aponevrosi del muscolo trasverso dell’ addomine che passa al dinnanzi del quadrato de’ lombi. 566 Fibre raggiale del diaframma che s’ impiantano nelle coste. a a Fasci muscolari che nascono dai pilastri del diaframma e si impiantano nelle due superiori vertebre lombari: questi fasci incrocciandosi lasciano un’apertura anteriore per il passag- gio dell’ esofago, ed una posteriore per il passaggio dell’ arteria aorta. b Pilastro destro del diaframma che s’ impianta nella quarta ver- tebra lombare. c Pilastro sinistro del diaframma che s’impianta nella terza ver- tebra lombare. d d Fibre lendinose che s’incrocciano e formano il centro lendi- noso del diaframma. f f f Le stesse fibre lendinose che formano un quadrato a traverso il quale passa la vena cava inferiore. A Arteria aorta recisa che scorre sulla colonna vertebrale fra i fasci aa del diaframma. E Esofago reciso che passa anteriormente fra i fasci aa del dia- framma. Taglio orizzontale del tronco al di sopra dell’ ombellico per dimostrare la reciproca disposizione dei muscoli e delle apo- nevrosi addominali fra loro : l[i lin. del vero ( uomo di 28 anni ). 44 Natiche. 60 Vertebra dorsale ultima. 66 Porzione di coscia veduta dall’alto in basso. 216 Muscolo obliquo esterno. 216a Termine posteriore dell’obliquo esterno. m Aponevrosi dell’ obliquo esterno che si degussa coll’ opposta nella linea alba avanti ai muscoli retti. 2 a Figure 217 Muscolo gran dorsale. 222 Muscolo retto dell’ addomine reciso. 257 Muscolo obliquo interno. F Aponevrosi posteriore dell’obliquo interno che si confonde con quella del gran dorsale e del trasverso g dell’ addomine. Il Aponevrosi anteriore dell’obliquo interno che diventa bifida, e quindi una lamina i passa dinnanzi al muscolo retto 222, 1’ altra 1 dietro allo stesso muscolo retto. 392 Muscolo quadrato de’ lombi reciso. 594 Muscolo sacro-spinale reciso. 495 Muscolo gran psoas reciso. 505 Muscolo trasverso dell’ addomine. 565* Aponevrosi anteriore del muscolo trasverso dell’addomine che scorre dietro al muscolo retto confusa con quella del mu- scolo obliquo interno, g Lamina posteriore del muscolo trasverso dell’ addomine che si confonde con quella del gran dorsale e dell’obliquo interno, h Lamina media del muscolo trasverso che corre fra il muscolo sacro-lombare ed il quadrato de’ lombi, k Lamina terza del muscolo trasverso, la più prossima al peri- toneo: essa scorre dinnanzi al muscolo quadrato de’ lombi. I Integumenti addominali. P Pinguedine soccutanea. 3.» Diaframma veduto nella sua faccia anteriore superiore colle sue adesioni alle coste ed alla colonna vertebrale: \\\ Un. del vero ( uomo di 24 anni ). 60 Vertebre dorsali. 62 Quarta vertebra lombare, 106 Porzione superiore dello sterno. 108 Cartilagine xifoidea. 116 Cartilagine della sesta costa. 438 Prima costa. G Centro lendinoso del diaframma. D Gibbosità destra del diaframma corrispondente al fegato. ■S Gibbosità sinistra corrispondente al ventricolo ed alla milza. T Cavità toracica, a, a, b, c. V. fìg. 1.» 4.» Per dimostrare che un oggetto veduto dall’occhio coll’interpo- sizione di una lente convesso-convessa compare più grande. Figure 5.a Tronco diviso verticalmente nella sua metà e veduto di profilo nell’atto dell’ inspirazione; 1[4 Un. del vero ( uomo di 21 anno). 44 Natica. CO Vertebre dorsali segale per metà. 62 Vertebre lombari segate per metà. 66 Faccia interna della coscia. 67 Canale vertebrale aperto. 96 Coccige. 99 Sinfisi del pube. 107 Sterno segalo. 494 Porzione del muscolo iliaco interno. 495 Porzione del muscolo grande psoas. 565 Muscolo trasverso dell’addomi ne. 566 Muscolo diaframma reciso nell’asse antero-posleriore. 1111 Digitazioni del diaframma che s’ impiantano nelle coste. 567 Porzione del muscolo elevatore dell’ ano. A* Aponevrosi dorsali. B Escavazione del piccolo bacino. I Integumenti. O Apertura superiore del torace. P Regione perineale leggermente abbassala dai visceri addominali. T Cavità toracica dilatata nell’ atto dell’ inspirazione. T* Cavità addominale ristretta dall’allo in basso ed allargata dal di dietro al dinnanzi per l’abbassamento del diaframma, mmm Pareti addominali spinte anteriormente dai visceri retro-posti. X Y Asse giusto il quale i visceri addominali sono spinti dal dia- framma contro le pareti addominali. 6.a Per dimostrare l’azione dei muscoli intercostali (da Salvage). 282 Mani che alzano altrettante corde quante sono le coste alle quali sono fermate. 285 Peso che abbassa lo sterno, e che rappresenta la forza di ela- sticità delle cartilagini sterno-costali. 7.» Lo stesso tronco della figura 5.* veduto nell’atto dell’espira- zione. 566 Diaframma. Il LI Linguette del diaframma che s’impiantano nelle coste, mmm Pareti addominali tirate indietro e rese concave dalla contra- zione de’ muscoli addominali. Figure T Cavità toracica ristretta nel suo diametro verticale. T* Cavità addominale ristretta nel suo diametro trasversale per la contrazione de’ muscoli addominali. P Regione perineale alzata dal muscolo elevatore dell’ano. 8.» Per dimostrare che la luce passando a traverso di un mezzo più denso in uno meno denso devia dalla sua direz.® retta. 9.a Per dimostrare che gli oggetti rappresentati coll’ interposizione di una lente convesso-convessa rimangono disegnati con forma rovesciata. 10.a Cuore aperto nella faccia posteriore per dimostrarne le cavità: 2[3 lin. del vero ( uomo di 21 anno ). 1 Orecchietta destra. 2 Orecchietta sinistra. 5 Ventricolo destro. 4 Ventricolo sinistro. 5 Arteria polmonare, 8 Vena cava discendente che si apre nell’ orecchietta destra del cuore. 9 Vena cava ascendente che si apre nella stessa orecchietta destra. 10 Termine delle quattro vene polmonari. 11 Tramezzo fra le orecchiette. 12 Tramezzo fra i ventricoli. 13 Cicatrice del foro di Bolallo. 1111 Lacerti del cuore. Ut Valvole tricuspidali che coprono il foro pel quale l’arteria polmonare 5 comunica col ventricolo destro, zzz Valvole mitrali che coprono il foro, pel quale l’arteria aorta A comunica col ventricolo sinistro. A Arco dell’ arteria aorta. 14 Arteria innominata. 13 Arteria carotide sinistra. 16 Arteria succlavia sinistra. 11.» Diaframma distaccato dalle coste per dimostrarne gli attacchi isolati. 00, 62, C. V. fig. 3.a A , aa, b, c. V. fig. l.a 566 Fibre muscolari del diaframma. 1111 Digitazioni costali del diaframma. 47 Figure 12.» Cuore ripieno di cera veduto anteriormente: Un. del vero ( uomo di 22 anni ). 1,2,3, 4, 5, 8, 9, 10, A, 14, 15, 16. V. fig. 10.» 0 Tronco destro dell’arteria polmonare già suddiviso in rami. 7 Tronco sinistro dell’ arteria polmonare. 13* Arteria carotide destra. vvv Vasi che si distribuiscono al cuore. TAVOLA XXIX. 1.» Muscolo gran dorsale e muscoli intercostali esterni. 120 Acromio 122 Fossa infra-spinata della scapola, 128 Omero segato. 217 Muscolo gran dorsale. 241 Inserzione del tendine del gran dorsale nella doccia bicipitale. 247 Apofisi spinose lombari. 402 Muscoli intercostali esterni. 496 Inserzione del muscolo gran dorsale all’ala iliaca. 504 Duodecima costa. 505 Inserzioni del muscolo gran dorsale alle tre ultime coste. 50G Fibre muscolari del gran dorsale che si contorcono prima di finire nel lendine. 2.» Femore sinistro coi muscoli profondi: 1[2 Un. del vero (uomo di 23 anni). 168, 170, 171, 172, 176, 184, 320. V. Tav. XIV, fig. l.a 180, 181, 321, 325, 325. V. Tav. I, fig. l.a 483 Muscolo crurale. 501 Muscolo vasto esterno. 502 Muscolo vasto interno. 3. » Alcuni muscoli profondi del pelvi e della coscia ( donna di 26 anni ). 102, 168, 171 , 172. V. Tav. XIV, fig. l a 83 Apoflsi trasverse lombari. 87 Porzione di ligamento vertebrale anteriore. 92 Faccia anteriore del sacro. 99* Ligamento pubico anteriore. 99a Ligamento pubico inferiore, 100 Fossa iliaca 48 Figure 172* Inserzione del muscolo gran psoas ed iliaco interno al gran tro- cantere. 392 Muscolo quadrato de’ lombi. ccc Inserzione del muscolo quadrato de’ lombi alle prime quattro apofisi trasverse lombari, d Inserzione del muscolo quadrato de’ lombi alla duodecima costa. 494 Muscolo iliaco interno. 493 Muscolo grande psoas. aaa Inserzione del muscolo grande psoas al corpo delle vertebre. 497 Muscolo piriforme, e Inserzione del tendine del piriforme nella fossetta digitale del femore. f f f Inserzioni del piriforme sull5 osso sacro. 498 Muscolo pettineo. g Inserzione del muscolo pettineo nel pube, h Inserzione del muscolo pettineo nel femore. 499 Tendine bicipite del muscolo retto anteriore della coscia. 500 Ligamento ileo-lombare. 504 Duodecima costa. 4.a Arco crurale, muscolo fascialata, muscolo retto anteriore della coscia e pettineo considerali nelle loro inserzioni superiori. 99, 102, 1G5, 171. V. Tav. XIV, fig. l.a 525* Muscolo retto anteriore della coscia reciso in alto e scostato con uncino verso il lato interno. 498 Muscolo pettineo. 508 Arco crurale. i Ligamento del Gimbernat. 509 Muscolo fascialata reciso in basso dalla sua aponevrosi e sco- stato al di fuori con uncino. 3.a Pezzo di colonna vertebrale lombare articolata col sacro per di- mostrare le inserzioni del muscolo gran psoas e dei muscoli trasversi lombari: 1(2 lin. del vero (donna di anni 26 li2). 61 Duodecima vertebra dorsale. 85 Apofisi trasverse lombari. 87 Ligamento vertebrale anteriore. 92 Porzione dell’ osso sacro. 503 Muscoli trasversi lombari, a Inserzione dello psoas ai corpi delle vertebre lombari, b Inserzione dello psoas ai processi trasversi lombari. 49 Muscoli scaleni, gran dentato, sotto-scapolare ed intercostali interni (uomo di 23 anni ); la scapola è rovesciata in fuori, 59 Settima vertebra cervicale o vertebra prominente. 86 Epistrofeo. 207 Muscolo gran dentato. kkk Inserzione del gran dentato al margine vertebrale della scapola. 1111 Inserzioni delle linguette del gran dentato alle nove coste su- periori. 214 Muscolo sotto-scapolare, m Inserzione del sotto-scapolare alla piccola tuberosità dell’omero, 402* Muscoli intercostali interni. 430 Clavicola segata verso la sua estremità esterna. 431 Clavicola segata verso la sua estremità interna. 510 Muscolo scaleno posteriore. 511 Muscolo scaleno anteriore. TAVOIiA XXIII. 1.» Arto superiore veduto nella faccia posteriore: 1[2 lin. del vero ( uomo di 22 anni ). 154, 157, 208, 209, 210, 211, 211*, aaa, 213, 219, 220, 223, 225, 226, 228, 230, 542, 245, bbb, 246, 387, 550. V. Tav. XXIX , fìg. l a 119 Spina della scapola. 156 Condilo esterno dell’ omero. g Espansione tendinosa superiore del deltoide, e Inserzione del deltoide nell’omero. V. Tav. XIII, fig. 3.a 432. 230* Muscolo estensore proprio del dito mignolo, ddd Tendini dell’ estensore comune delle dita, ccc Fascie aponevrotiche che fanno comunicare assieme i tendini estensori. 232 Muscolo sopra-spinato. 255 Muscolo rotondo minore. 433* Ligamento anulare posteriore del carpo. 526 Muscolo estensore breve del pollice. 2.a Tendine fenestrato del sublime, 427 Falange seconda del dito medio. 428 Falange terza. 512* Tendine del flessore sublime. 50 liguri d Fessura a doccia, a traverso della quale passa il lendine fles- sore profondo. eeee Fibre lendinose che s’incrociano per compiere la doccia fene- strata. f f Scostamento in due fasci delle fibre lendinose del flessore su- blime che s5 impiantano nei lati della seconda falange la- sciando un foro occupato dalla sola membrana sinoviale. 554* Tendine del flessore profondo reciso dopo che ha traversalo il tendine del flessore sublime e che s’inserisce nella terza falange. 5.a Palma della mano con alcuni muscoli. 414 Carpo. 426 Prime falangi segate verso l5 estremità superiore. 426* Prima falange del pollice segata, 453 Pagamento anulare anteriore del carpo, A Muscolo abduttore breve del pollice diviso e rovesciato in fuori, B Muscolo interosseo esterno primo della mano, ossia C Muscolo adduttore del pollice della mano. H Bruscolo adduttore del mignolo. I Muscolo flessore breve del mignolo. K Muscolo opponente del pollice. L Muscolo flessore breve del pollice, porzione superficiale o ra- diale. a BIuscolo interosseo interno primo, b Muscolo interosseo interno secondo, c Muscolo interosseo interno terzo. 4.a Muscoli dell5 arto superiore veduti nella faccia anteriore (uomo di 24 anni ) ; 1\2 Un. del vero. 155, 208, 209, 210, SII, 212, 218, 219, 225, 226, 259, 242, 245, 587, 512, 526, 550, S. V. Tav. XXIX, fig. 2.a 120 Acromio. a * Tendine del bicipite che s’inserisce nel radio. 220 Muscolo radiale esterno lungo, g Espansione lendinosa, e Inserzione omerale del deltoide. 450 Clavicola, estremità scapolare. 512* Tendini flessori comuni che con disposizione radiata vanno alle rispettive falangi delle dita quivi circondali dalle guaine. 527* Tendine dell’estensore lungo del pollice. 51 Figure 555 Muscolo flessore lungo del pollice della mano. 5.a Dimostrazione del muscolo coraco-bracciale e bracciale anteriore. 120, 130, 135, 429, 450. F. Tav. XIII, fig. l.a e 2.a 131* Doccia bicipitale. 209 Muscolo bracciale anteriore, cc Inserzione bifida del bracciale anteriore nell’ omero. d Inserzione del bracciale anteriore nell’ulna. 239 Muscolo coraco-bracciale. a Inserzione del coraco-bracciale nel processo coracoide. b Inserzione del coraco-bracciale nel braccio. 556 Ligamento acromio-coracoideo. 557 Ligamento coraco-omerale. 6.a Dimostrazione del muscolo tricipite bracciale. 119, 120, 122, 130, 133, 136, 154. F. Tav. XIII, fig. l.a 210, 211 , 211*, aaa. F. Tav. XXIX, fig. l.a 223 Muscolo deltoide tracciato con punti. 558 Capsula omero-scapolare aperta. 7.a Dito medio della mano sinistra veduto di profilo nella faccia esterna per dimostrare la disposizione de’ suoi tendini. 230* Tendine delL estensore lungo comune delle dita. 423 Metacarpo terzo. 426 Falange prima. 427 Falange seconda. 428 Falange terza. 512* Tendine del flessore sublime. 554* Tendine del flessore profondo. D Muscolo interosseo esterno secondo, f Muscolo lombricale. g Espansione lendinosa dell’ interosseo e del lombricale. Ili Guaina fibrosa dei tendini flessori. 8.a Lo stesso dito coi soli tendini flessori, privi di guaina. 423, 426, 427, 428, 512% 554*. V. fìg. preced. f f Inserzione bifida del lendine flessore sublime, i i Inserzione del flessore profondo nella terza falange. 9.a Mano con alcuni muscoli profondi. 414, 421 , 422, 423, 424, 425. F. Tav. XIII, fig. l.a 226 Tendine del palmare grande. C Muscolo adduttox’e del pollice. d Inserzione deli’ adduttore del pollice nel metacarpo primo. Figure e e Inserzione dell’adduttore del pollice nel metacarpo terzo. E Muscolo opponente del mignolo. lO.a Mano coi muscoli iuterossei esterni. 148 Radio. 153 Ulna. 387 Porzione del muscolo abduttore del pollice. 414 Ossa del carpo. 526* Tendine dell’ estensore breve del pollice. 527 Tendine dell’ estensore lungo del pollice, aaaa Tendini dell’ estensore comune recisi, b Tendine dell’ indicatore. c Inserzione del tendine radiale esterno lungo nella base del se- condo metacarpo, d Inserzione del tendine radiale esterno breve nella base del terzo metacarpo. e Inserzione del tendine dell’ulnare posteriore nella base del quinto metacarpo. B Muscolo interesse© esterno primo. D Muscolo interosseo esterno secondo. F Muscolo interosseo esterno terzo. G Muscolo interosseo esterno quarto. E Muscolo opponente del mignolo, f Tendine reciso dell’ estensore proprio del mignolo. TAVOLA XXIV. l a Arto superiore sinistro veduto di profilo nel lato interno. 120, 154, 208, 209, 210, 211, aaa, 215, 218, 223, 225, 226, 228, 242, 215, bbbb, 312. V. Tav. XXIX, Dg. l.a 119 , g% 252. V. Tav. XXIII, fig. l.a 135 Condilo interno. 153 Ulna, 259 Muscolo coraco-bracchiale. 255 Muscolo rotondo minore. 416 Inserzione dell’ulnare interno all'osso pisiforme. 453 Ligamento anulare anteriore del carpo. 433* Ligamento anulare posteriore del carpo. K Muscoli del tenare. Il Muscoli dell’ ipolenare. 2,a Avantibraccio sinistro coi muscoli pronatore rotondo e palmare gracile. 135, 146, 149, 137, 416. V. Tav. XIII, fig. La e 2.a 111 Guaine fibrose che contengono sulle falangi i tendini flessori. 218 Muscolo pronatore rotondo. 218a Inserzione del pronatore rotondo del radio. 226 Muscolo palmare gracile. 226a Tendine del palmare gracile. 433 Ligamento anteriore del carpo, bbb Aponevrosi palmare. ccc Briglie aponevroliche dell’aponevrosi palmare che s’inseriscono nei lati delle dita lasciando una finestra pei tendini flessori. H Muscolo palmare cutaneo. 3.a Avantibraccio sinistro con alcuni muscoli profondi della faccia posteriore (uomo di 27 anni): 1[2 lin. del vero. 134, 137, 250, 387. V. Tav. XXIX, fig. La 526, 527. V. Tav. XXIX, fig. 2.a 219* Muscolo supinatore breve. 326* Tendine dell’estensore breve del pollice. 527* Tendine dell’estensore lungo del pollice. 564 Muscolo indicatore. B Muscolo interasseo primo esterno. 4.a Arlo superiore sinistro co’ suoi muscoli veduto di profilo nel lato esterno. 154, 208, 209, 211*, 218, 219, 220, 225, 228, 250, 242, 216, 587, 550, aaa. V. Tav. XXIX, fig. l a 212, 526, B, S. V. Tav. XXIX, fig. 2.a 136 Condilo esterno dell’omero, e Inserzione del deltoide nell’ omero, g* Porzione aponevrotica superiore del deltoide. 230* Muscolo estensore proprio del dito mignolo. 430 Clavicola estremità esterna. 433* Ligamento anulare posteriore del carpo. 527* Tendine dell’ estensore lungo del pollice. O Inserzione del tendine dell’ estensore lungo del pollice, a* Tendine del bicipite, a Tendine del bicipite che si risolve in aponevrosi. D Muscolo iuterosseo esterno secoudo. Figure 5.a Avantibraccio sinistro veduto nella faccia anteriore coi muscoli flessori profondi (uomo di 22 anni): 1[2 Un. del vero. 135 Condilo interno dell’ omero. 146 Tuberosità bicipitale del radio. 149 Radio, 587 Tendine dell’abduttore lungo del pollice. 553 Muscolo flessore grande del pollice della mano. 555* Tendine del flessore grande del pollice della mano. Y Fascio del flessore grande del pollice che s’inserisce nel con- dilo interno. 559 Muscolo flessore profondo. 559* Tendini del flessore profondo che s’inseriscono nella base delle terze falangi. iiii Inserzioni lendinose del flessore profondo nelle terze falangi. E Muscolo opponente del mignolo, fff Muscoli lombricali. K Muscolo opponente del pollice, p Ligamento ( tra il pisiforme e I’ uncinato ). 6.a Faccia anteriore dell’ avantibraccio con alcuni muscoli profondi (uomo di 23 anni) : Ij2 Un. del vero. 135, 149, 157, 421, 422, 423. V. Tav. XIII, fìg. l.a 219* Muscolo supinatore breve, porzione superiore, 242 Muscolo palmare grande. b Inserzione del palmare grande nel secondo metacarpo. 561 Muscolo pronatore quadrato. 7.a Articolazione omero-cubitale veduta anteriormente coll’ inser- zione del muscolo bicipite bracciale. 135 Condilo interno. 146 Tuberosità bicipitale del radio. 148 Radio. 153 Ulna. 208 Muscolo bicipite bracciale reciso in basso, a* Tendine del bicipite che s’ inserisce nella tuberosità bicipitale, a 1 Espansione aponevrotica del tendine bicipite recisa, ove forma l’aponevrosi antibracciale. 345* Ligamento laterale interno. 346 Ligamento anulare del radio. 562 Ligamento anteriore omero-cubitale. 563 Ligamento rotondo dell’ avanlìbraccio. t1gnr 8.a 422 Metacarpo secondo. 425 Metacarpo quinto. 433 Ligamento anulare anteriore rovesciato in fuori con uncino. 555 Tendine del flessore lungo del pollice, a Inserzione del flessore breve nel ligamento anulare, b Inserzione del flessore breve nella faccia anteriore del carpo. L Muscolo flessore breve del pollice, porzione radiale. L* Muscolo flessore breve del pollice, porzione cubitale. TAVOLA XXV, La Muscoli superficiali della faccia posteriore della coscia ( uomo di 23 anni). 171, 258, 259, 475, 477, 493, 501, 513, 516 , 517. V. Tav. XXIX, fig. l.a 96 Coccige. 99 Pube, r Muscolo ischio-cavernoso. 259* Aponevrosi comune del gluzio medio e del gluzio grande. 394 Muscolo sacro-spinale coperto dall’ aponevrosi. 475 Muscolo plantare gracile. 477b Capo breve del muscolo bicipite femorale. 502 Muscolo vasto interno. 515 Muscolo semi-membranoso. 537 Cavità poplilea. 2.a Medesima coscia a cui sì è tolto il muscolo grande gluzio, 96, 258, 475, 477, 477b, 493, 501, 502, 513, 515, 516, 517, 537, r. V. fig. preced. 105 Tuberosità ischiatica. 171 Gran trocantere. 201 Ligamento sacro-ischiatico maggiore. 259a Tendine reciso del muscolo gluzio grande. 394a Muscolo sacro-spinale spogliato dall’ apouevrosi. 398 Ligamento spinoso-sacro. 400 Muscolo gemello inferiore della coscia. 401 Muscolo quadrato del femore. 493b Muscolo adduttore superiore o breve del femore. 497 Muscolo piramidale. 531 Muscolo gemello supcriore della coscia. Figure 535 Muscolo otturatore interno. P Passaggio di vasi, S.a Articolazione femoro-tibiale con alcuni muscoli profondi. 163, 176, 177, 184. V. Tav. XIV, fig. 1 a 186 Capo della fibola. 362 Muscolo semi-membranoso reciso in basso e spostato con uncino. 362a Inserzione triplice del muscolo semi-membranoso. 537 Muscolo plantare gracile. 537a Tendine del muscolo plantare gracile reciso. 4. Muscoli superficiali della faccia anteriore della coscia ( uomo di 23 anni). 180, 238, 493a, 493,498, 499, 501, 502, 509, 509b, 513, 517. V. Tav. XXIX, fig. 2.a 102 Spina iliaca anteriore superiore. 181 Ligamento rotuleo. 493b Muscolo adduttore breve del femore. 5. Si dimostra il muscolo otturatore esterno isolato , e segnato col num. 336. 99, 102, 103, 103, 1G8, 171 , 172. F. Tav. XIV, fig. l.a 163 Femore rivolto al di fuori per mostrare l’inserzione. 536a Muscolo otturatore esterno nella fossa digitale. TAVOLA XXVI. 1. Muscoli superficiali della faccia esterna della coscia ( uomo di 27 anni ) : 1 lin. del vero. 99, 102, 180, 320, 473. V. Tav. XIV, fig. l.a 239, 478, 501, 502, 513, 518. V. Tav. XXIX, fig. l.a 473, 477, 477b, 499, 509, 509b, V. Tav. XXX, fig. l.a 185 Inserzione principale dell’ aponevrosi fascialata nel tubercolo (185) del tibia. F. Tav. XV, Cg. 8.a 259* Aponevrosi che copre il muscolo gluzio medio, e che si con- tinua col tendine del gluzio grande e del fascialala. 493a Muscolo adduttore medio del femore. 498 Muscolo pettineo. 499 Tendine del muscolo retto anteriore della coscia che s'inserisce nella rotella. 2. a Muscolo adduttore grande della coscia veduto posteriormente (uomo di 24 anni): 1(2 Un. del vero. 57 n^-«re 95, 105, 171, 172, 176, 177, 474, 475, 47G, 477. V. Tav. XIV, fig. l.a 165 Lìnea aspra del femore. 493 Muscolo adduttore grande del femore. 493* Porzione superiore dello stesso muscolo. F Foro dell’ adduttore grande, a traverso del quale passano i vasi crurali. 493a Muscolo adduttore medio del femore. 493b Muscolo adduttore breve del femore. 3. Medesimi muscoli veduti anteriormente. 99, 102, 163, 171, 172, 176, 177. V. Tav. XIV, fig. l.a 100 Fossa iliaca. 170* Capsula articolare che congiunge il femore alla colila. 493 Muscolo adduttore grande del femore. F Foro, a traverso del quale passano i vasi crurali. 493a Muscolo adduttore medio. c Inserzione del medesimo al pube, d Inserzione del medesimo al femore. 493b Muscolo adduttore breve del femore, a Inserzione del medesimo al pube, b Inserzione del medesimo a! femore. 4. Muscoli superficiali della faccia interna della coscia. 99, 201, 497, 515, r. V. Tav. XXV, fig. l.a e 2.a 180, 259, 475, 475*, 493, 493a, 495, 502, 513, 516, 517. V. Tav. XXIX, fig. l.a e 2.a 494 Muscolo iliaco interno. 495a Muscolo piccolo psoas. 499 Muscolo retto anteriore della coscia. 550 Muscolo otturatore interno. TAVOS.A XXVII. l.a Muscoli superficiali della faccia anteriore della gamba sinistra ( uomo di 23 anni ) : 1[2 lin. del vero. 475, 475* 47G, 478, 501, 502, 518, 524. V. Tav. XXIX, fig. l.a 181 legamento rotuleo. 183 Faccia interna della tibia, 478* Tendine del tibiale anteriore. 499 Tendine del retto anteriore della coscia. 58 Figure 5l3a Tendine del sartorio. 522 Muscolo estensore comune delle difa. 522* Tendini dell’estensore comune delle dita, 523 Tendine del peroniero anteriore. 528* Tendine dell’estensore proprio del pollice. 534 Muscolo adduttore del pollice del piede, aaa Tendini del muscolo pedidio. 2.a Muscoli profondi della faccia posteriore della stessa gamba si- nistra. 195, 518, 519, 520, 534. V. Tav. XXX, fig. l.a e 2.a 520 Capo della fibola. 520* Tendine del flessore lungo del pollice del piede. 529 Muscolo flessore lungo comune delle dita del piede. 529* Tendine del flessore lungo comune delle dita. 3.a Medesima gamba della figura seguente nella quale sonosi recisi i muscoli gemelli. 176 Condilo esterno del femore. 177 Condilo interno del femore. 184 Tuberosità della tibia. 190 Malleolo interno. 191a Ligamenlo crociato posteriore. 193 Malleolo esterno. 194 Calcagno. 323 Fibro-cartilagini semi-lunari. 324 Muscolo poplileo. 473 Muscoli gemelli recisi nell’ inserzione loro al lendine di Achille. 476 Muscolo soleo. ccc Tendine di Achille. 518 Muscolo peroniero lungo. 519 Muscolo peroniero laterale. 520 Muscolo flessore lungo del pollice. 524 Ligamento anulare del piede. 532 Muscolo tibiale posteriore. 4.a Muscoli superficiali della faccia posteriore della gamba 194 Calcagno. 475 Muscolo gemello interno. 475* Muscolo gemello esterno. cc Tendine di Achille. 476 Porzione del muscolo soleo 59 figure 477 Muscolo bicipite femorale. 501 Muscolo vasto esterno. 513 Muscolo sartorio. 513 Muscolo semi-membranoso. 516 Muscolo semi-tendinoso. 518 Muscolo peroniero lungo. 319 Muscolo peroniero breve laterale. 524 Ligamento anulare del piede. 325 Muscolo retto interno della coscia. 529 Muscolo flessore lungo comune delle dila ìlei piede. 531 Muscolo flessore lungo del pollice. 537 Muscolo plantare gracile, b Tendine del tibiale posteriore coperto dal ligamento anulare. 5.a Secondo dito del piede col suo metatarso veduto di profilo per dimostrare l’inserzione dei tendini flessori (grandezza na- turale, uomo di 24 anni ). 422 Metatarso secondo. 428 Falange terza. 529* Tendine spostato con uncino del flessore lungo comune delle dita, il quale trafora il flessore breve. 546a Tendine del flessore breve comune delle dita che s’inserisce nella seconda falange spostato con uncino, e che prima si fende per dare passaggio al flessore lungo. 6,a Medesimo dito col tendine flessore lungo reciso per dimostrare l’apertura del flessore breve traversata dal flessore lungo, veduto nella faccia plantare. 422 Metatarso secondo. 428 Falange terza. 529a Tendine reciso del flessore lungo comune delle dita. 546a Tendine del flessore breve delle dita del piede, d Apertura, nella quale passa il flessore lungo, e Fibre lendinose del flessore breve che si dcgussano per com- piere l’apertura indicata. 7.a Pianta del piede col muscolo flessore breve comune delle dita. 194 Calcagno. 428 Terze falangi. 454a Pagamento melatarsiano trasverso. 460 Ligamento calcaneo-cuboideo inferiore. 401 Ligamento calcaneo-scafoideo inferiore. 60 Figure 462* Ligamento cuneo-scafoideo plantare 546 Muscolo flessore breve delle dila. 546a Tendini del flessore breve che bifidi vanno ad inserirsi nella seconda falange. 549 Ligamento plantare della prima articolazione (arso-melatarsiana. 8. Pianta del piede coi tendini flessori comuni, e lungo de! pol- lice coi muscoli lombricali. 194 , 428, 454a, 461, 462*. V. fig. preced. 520* Tendine del flessore lungo del pollice del piede. 529a Tendini del flessore comune delle dita del piede che s’inseri- scono nelle terze falangi ( 428 ). 547 Muscolo accessorio o carne quadrata. ffff Muscoli lombricali. 9. Pianta del piede spogliata. 194 Calcagno. 548 Aponevrosi plantare. 548a Inserzione dell’ aponevrosi plantare al calcagno. 548b Aponevrosi assottigliata che copre i muscoli delle regioni plan- tari laterali. gggg Inserzione dell’ aponevrosi plantare per mezzo di linguette bi- fide ai lati della radice delle dita. iiii Fessura delle linguette dell’aponevrosi plantare traversata dai tendini flessori delle dita. hhhh Briglia aponevrotica trasversale che separa alcuni nervi dai ten- dini degli interossei. kkkk Guaina fibrosa che contiene il tendine del flessore lungo e del muscolo flessore breve. 1111 Fascie ligamentose che si degussano per contenere il tendine del flessore lungo del pollice. l.a Muscoli superficiali della faccia interna della gamba sinistra ( uomo di 24 anni ) : li2 lin. del vero. 194, 475, 476, cc, 513, 516, 517, 520. F. Tav. XXIX, fig. l a 180 Rotella. 185 Faccia interna della tibia. 478 Muscolo tibiale anteriore. 478"' Inserzione del tendine tibiale anteriore tra lo scafoide e primo cuneiforme. TAVOLA XXVIII. 61 Figure 502 Muscolo vasto interno. 515 Muscolo semi-membranoso. 528* Tendine dell’ estensore proprio del pollice. 529 Muscolo flessore comune lungo delle dita del piede. 532 Muscolo tibiale posteriore. b Tendine del tibiale posteriore coperto dal ligamento anulare interno del piede. 2.a Inserzione superiore dei muscoli gemelli della gamba sinistra. 163 Femore segato nella porzione inferiore. 176 Condilo esterno. 177 Condilo interno. 475 Muscolo gemello interno reciso in basso. 475* Muscolo gemello esterno reciso in basso, aaa Inserzione dei muscoli gemelli nei lati della faccia superiore posteriore de’ condili del femore. 3.a Per dimostrare nel completo suo andamento il capo breve del bicipite femorale: 1[2 Un. del vero (uomo di 26 anni ). 163, 168, 171, 172, 176, 320. V. Tav. XIV, fig. l.a 321 Ligamento laterale esterno del ginocchio. 524 Tendine del muscolo popliteo. 477 Muscolo bicipite femorale capo lungo. 477b Muscolo bicipite femorale capo breve. 477c Tendine comune ai due capi del muscolo bicipite. aa Inserzione del capo breve del bicipite nella linea aspra esterna del femore indicata al N.° 107 della Tav. XIV, fig. 2.a 4. Gamba con alcuni muscoli della sua faccia anteriore [ uomo di 24 anni): 1[2 Un. del vero. 182, 190, 193, 320, 421, 428, 449. V. Tav. XV, fig. l.a e 3.a 522 Muscolo estensore comune delle dita e peroniero anteriore, 522* Tendini dell’ estensore comune che si fissano nella faccia supe- riore della base delle terze falangi ( 428 ). aaaa Tendini del pedidio recisi in corrispondenza del capo dei me- tatarsi. 523 Inserzione del tendine del peroniero anteriore nel quinto me- tatarso. 524 Ligamento anulare del piede. 528 Muscolo estensore proprio del pollice. 528* Tendine dell’estensore proprio del pollice, 5. Secondo metatarso sinistro e dito corrispondente veduto nella 62 Figure faccia interna per dimostrare le reciproche inserzioni dei tendini nel dito stesso ( grandezza naturale ). 422, 426, 427, 428. V. Tav. XV, fig. 12.a 522* Tendine dell’ estensore comune del secondo dito. 529a Tendine del flessore comune lungo delle dita del piede. 546 Porzione del muscolo flessore comune breve corrispondente al secondo dito. 551 Porzione del muscolo pedidio corrispondente al secondo dito, b Muscolo interosseo dorsale primo del piede o adduttore del secondo dito, f Muscolo lombricale primo, g Espansione lendinosa del lombricale. 1 Guaina fibrosa che circonda il dito. 6.a Muscoli superficiali della faccia esterna della gamba sinistra ( uomo di 24 anni ) : 1 lin, del vero. 194, 475, 475*, 470, ccc, 477, 501, 516, 518, 519, 524, 555, V. Tav. XXIX, fig. l.a 176 Condilo esterno. 180 Rotella. 485 Inserzione principale dell’ aponevrosi fascialala nel tubercolo ( 185 ) della tibia ( Tav. XV , fig. 8 a ). 193 Malleolo esterno. 520 Capo della fibola. 321 Ligamento laterale esterno del ginocchio. 523 Fibro-cartilagine semilunare. 477b Muscolo bicipite femorale capo breve. 499 Muscolo retto anteriore del femore. 515 Muscolo semi-membranoso. 522 Muscolo estensore comune lungo delle dila del piede col pero- niero. 523 Inserzione del peroniero anteriore nel quinto metatarso. 528 Muscolo estensore lungo del pollice del piede. 551 Muscolo pedidio. aaa Tendini del pedidio. 552 Muscolo abduttore del mignolo. n Muscolo flessore breve del mignolo. 7.a Porzione della pianta del piede colle inserzioni lendinose pro- fonde di alcuni muscoli della gamba. 194 Calcagno. 63 Figure 421a Estremità falangiana del metatarso primo. 421b Estremità posteriore del metatarso primo. 450a Estremità tarsiana del quinto metatarso. 478* Tendine del tibiale anteriore spostato con uncino. ii Inserzione del tibiale anteriore nel primo cuneiforme e primo metatarso. 518* Tendine del peroniero lungo. a Inserzione del tendine peroniero lungo nel primo metatarso. 532* Tendine del tibiale posteriore spostato con uncino, b Inserzione del tibiale posteriore nello scafoide. c Inserzione nel cuneiforme primo, e con linguette secondarie, ddd Inserzione nelle altre ossa del tarso. 553 Muscolo abduttore trasverso del pollice, eee Inserzioni dell’ abduttore trasverso nella guaina fibrosa dell’ articolazione metatarso falangiana, e nelle estremità ante- riori dello stesso metatarso, f Inserzione del muscolo abduttore trasverso nel primo metatarso ( 42la). 8.a Pianta del piede coi muscoli posti immediatamente sotto l’apo- nevrosi plantare che si è tolta (uomo di anni 21): lin. del vero. 194 Calcagno. 520 Tendine del flessore lungo del pollice. 529a Tendini del flessore comune che s’inseriscono nelle terze fa- langi spogliati dalla guaina K della fìg. 9.a, Tav. XXVII. f ff Muscoli lombricali. 534 Muscolo adduttore del pollice. 546 Muscolo flessore breve comune delle dita, ddd Finestra dei tendini flessori brevi. 552 Muscolo abduttore del mignolo, m Muscolo flessore breve del pollice, n Muscolo flessore breve del mignolo, o Muscolo abduttore obliquo del pollice. 9.a Muscoli superflciali del dorso del piede ( uomo di anni 21 ) : ll2 lin. del vero. 194 Calcagno. 428 Falangi terze. 551 Muscolo pedidio. aaa Tendini del pedidio. 64 Figure rrrr Tendini recisi dell’ estensore comune lungo delle dita, b Muscolo interosseo dorsale primo, c Muscolo interosseo dorsale secondo, d Muscolo interosseo dorsale terzo, e Muscolo interosseo dorsale quarto. TAVOLA XXIX. I.a Uomo di anni 33 co’ suoi muscoli superficiali veduto nella faccia posteriore. 120 Acromio 154 Olecrano. 157 Apofisi sliloide dell’ ulna. 171 Gran trocantere. 194 Calcagno. 208 Muscolo bicipite bracciale. 209 Muscolo bracciale anteriore. 210 Capo lungo del tricipite bracciale. 211 Capo interno del tricipite bracciale. 211* Capo esterno del tricipite bracciale. a Inserzione lendinosa del tricipite bracciale nell’olecrano. 213 Muscolo rotondo maggiore. 215 Muscolo sterno-cleido-mastoideo. 216 Muscolo obliquo esterno. 217 Muscolo gran dorsale. 218 Muscolo pronatore rotondo. 219 Muscolo supinatore lungo. 220 Muscolo radiale esterno lungo. 223 Muscolo deltoide. 225 Muscolo infraspinato. 226 Tendine del muscolo palmare gracile. 228 Muscolo cubitale posteriore od esterno. 230 Muscolo estensore comune delle dita. 242 Muscolo palmare grande. 245 Muscolo ulnare interno. b Aponevrosi dell’ ulnare interno che copre il muscolo sublime. 246 Muscolo piccolo anconeo. 230 Muscolo trapezio. 251 Muscolo splenio del capo. Figure 65 258 Muscolo gluzio medio. 259 Muscolo gluzio maggiore. 261 Muscolo romboideo. 298" Muscolo occipitale. 387 Muscolo abduttore lungo del pollice della mano. 595 Porzione del muscolo sacro-spinale. 475 Muscolo gemello interno della gamba. 475* Muscolo gemello esterno della gamba. c Tendine di Achille. 476 Muscolo solco. 477 Muscolo bicipite femorale, 493 Muscolo adduttore grande del femore. 501 Muscolo vasto esterno. 509b Aponevrosi del muscolo fascialata che discende per formare il calzone aponevrolico della coscia : nella presente figura se ne conservò un nastro che s’inserisce nel tubercolo 185 della fig. 7.a, Tav. XV. 512 Muscolo flessore sublime o comune superficiale del ledila della mano. 513 Muscolo sartorio. 516 Muscolo semi-tendinoso. 517 Muscolo retto interno della coscia. 518 Muscolo peroniero lungo. 519 Muscolo peroniero breve laterale. 520 Muscolo flessore lungo del pollice del piede. 521 Poplite, ossia cavità poplilea. 522* Tendini del muscolo comune delle dita del piede e del muscolo peroniero anteriore. 524 Ligamento anulare del piede. 530 Muscolo radiale esterno breve. 533 Ligamento per i tendini dei muscoli peronieri. 2.* Lo stesso uomo co’suoi muscoli superficiali veduto nella faccia anteriore. 157, 171, 2081, 211, 215, 216, 217, 218, 219, 223, 226, 228, 230, 242,245, bb, 250, 258, 387, 501, 502, 509b, 512, 513, 517, 518, 524, 530. V. fig. preced. 135 Condilo interno. 154 Olecrano. 180 Rotella. 66 Figure 212 Muscolo gran pettorale. ggg Linguette d’inserzione nelle coste del muscolo obliquo esterno. 222 Muscoli retti dell’ addomine. A Ombellico. 237 Muscolo piccolo pettorale. 239 Muscolo coraco-bracciale. 232 Muscolo angolare della scapola, 332 Muscolo omo-ioideo. 478 Muscolo tibiale anteriore. 493a Muscolo adduttore medio del femore. 493 Muscolo grande psoas. 498 Muscolo pettineo. 499 Muscolo retto anteriore della coscia. 302 Muscolo vasto interno. 509 Muscolo fascialata. 510 Muscolo scaleno posteriore. 515 Muscolo semi-membranoso. 522 Muscolo estensore comune delle dila del piede. 523 Muscolo peroniero anteriore. 526 Muscolo estensore breve del pollice della mano. 527 Muscolo estensore lungo del pollice della mano. 528 Muscolo estensore proprio del pollice del piede. B Muscolo interosseo esterno primo della mano, ossia G Adduttore del pollice della mano. Ull Linguette del muscolo gran dentato che s’inseriscono nelle coste, s Fossa triangolare che trovasi tra il muscolo deltoide ed il mu- scolo gran pettorale. TAVOLA XXX. 1.» Uomo co’ suoi muscoli superficiali veduto di profilo nel lato destro: 1[2 lui. del vero (età di 52 anni). 180 Rotella. 190 Malleolo interno. 193 Malleolo esterno. 194 Calcagno. 207 Muscolo gran dentato. UH Linguette del muscolo gran dentalo che s’inseriscono nelle coste. 208 Muscolo bicipite bracciale. 67 Figure 209 Muscolo bracciale anteriore. 210 Capo lungo del tricipite bracciale. 211* Capo esterno del tricipite bracciale. 212 Muscolo gran pettorale. 215 Muscolo sterno-cleido-masloideo. 21 (3 Muscolo obliquo esterno. ggg Linguette di inserzione nelle coste del muscolo obliquo esterno, 217 Muscolo gran dorsale. 219 Muscolo supinatore lungo. 220 Muscolo radiale esterno lungo. 222 Muscolo retto anteriore dell’addomiue. A Ombellico. 223 Muscolo deltoide. 228 Muscolo ulnare esterno o posteriore. 230 Muscolo estensore comune delle dila. 243 Muscolo ulnare interno od anteriore. bb Aponevrosi dell’ ulnare interno die copre il muscolo sublime. 246 Muscolo piccolo anconeo. 250 Muscolo trapezio. 258 Muscolo gluzio medio. 259 Muscolo gluzio grande. 473 Muscoli gemelli della gamba. 476 Muscolo solco. cc Tendine di Achille. 477 Muscolo bicipite femorale capo lungo. 477b Muscolo capo breve del bicipite femorale. 478 Muscolo tibiale anteriore. 499 Muscolo retto anteriore del femore. 501 Muscolo vasto esterno. 502 Muscolo vasto interno. 509 Muscolo fascialata. 509b Aponevrosi del fascialata tagliata a nastro. 513 Muscolo sartorio. 518 Muscolo peroniero lungo. 519 Muscolo peroniero breve. 520 Muscolo flessore lungo del pollice del piede. 522 Muscolo estensore comune delle dita del piede. 323 Muscolo peroniero anteriore. 524 Ligamenlo anulare del piede. 533 Ligamento pei tendini dei muscoli peronieri. Figure 2.a Uomo di straordinaria statura di anni 33 veduto di profilo nel lato sinistro, con un braccio alzato e coll’altro abbassalo: 1[2 Un. del vero. 180, 193, 194, 208, 209, 210, 211, 211*, 212, 216, ggg, 217, 219, 220, 222, A, 223, 228, 230, 243, bb, 250, 238, 259, 473, 476, c, 477, 478, 499, 501, 302, 309, 509b, 313, 518, 519, 520, 522, 323, 524, 533. V. fig. l.a di questa lav. 154 Olecrano. 171 Gran trocantere. 183 Tibia. 190 Malleolo interno. 213 Muscolo rotondo maggiore. 218 Muscolo pronatore rotondo. 225 Muscolo infra-spinato. 226 Muscolo palmare gracile. 237 Muscolo piccolo pettorale. 239 Muscolo coraco-bracciale. 242 Muscolo palmare grande, o radiale anteriore. 255 Muscolo rotondo minore. 387 Muscolo abduttore lungo del pollice della mano. 433 Ligamenlo anulare anteriore della mano. 493a Muscolo adduttore medio del femore. 512 Muscolo flessore sublime della mano. 515 Muscolo semi-membranoso. 517 Muscolo retto interno della coscia. 526 Muscolo estensore breve del pollice della mano. 527 Tendine del muscolo estensore lungo del pollice della mano. 528 Muscolo estensore proprio del pollice del piede. 530 Muscolo radiale esterno breve. 534 Muscolo adduttore del pollice del piede. LUI Linguette del muscolo gran dentato che s’inseriscono nelle coste. TAVOLA XXXI. l.a Milza veduta nella sua faccia interna co’ suoi principali vasi : 112 Un. del vero ( uomo di 23 anni ). 25,25,25 Corpo della milza. 23* Milza secondaria, a a Scissura principale della milza. Figure bbb Scissure minori, c Arteria splenica. d Diramazioni dell’arteria splenica che si distribuiscono alla milza, ee Diramazioni della vena splenica. f Vena splenica. 2.» Stomaco o ventricolo congiunto all’esofago ed a porzione di intestino duodeno, tutti distèsi da aria : 1[2 Un. del vero ( uomo di anni 33 ). E Esofago. E1 Estremità superiore dell’ esofago continua colla faringe. E1 Estremità inferiore dell’ esofago che si apre nel cardia del ven- tricolo. C Curvatura grande del ventricolo. C* Curvatura piccola del ventricolo. D Intestino duodeno Che principia al piloro. D* Estremità inferiore dell’ intestino duodeno troncata. V Ventricolo che per sofferta flogosi mostra molti de’ suoi vasi capillari. Vd Estremità destra del ventricolo che termina nel piloro *. Vs Estremità sinistra del ventricolo. 3.a Tronco spaccato anteriormente per dimostrare la disposizione dei visceri del torace e dell’ addensine : li2 Un. del vero ( uomo di 52 anni ), 8 Vena cava discendente. 15 Arteria carotide sinistra. 15* Arteria carotide destra. 17 Vena giugulare interna sinistra. 17* Vena giugulare interna destra. 18 Vena ascellare sinistra. 18* Vena ascellare destra. 19 Vena sotlo-claveare sinistra. 19* Vena sotto-claveare destra. 21 Lobo superiore del polmone destro. 21 a Lobo medio dei polmone destro. 21b Lobo inferiore del polmone destro. 22 Lobo superiore del polmone sinistro. 22a Lobo inferiore del polmone sinistro. 23 Spazio che trovasi tra il polmone e la cavità toracica nel”atfo dell’ espirazione, e che si riempie dal polmone disteso dall’ aria nell* atto dell’ inspirazione. 70 Figuro 24 Lobo destro del fegato. 24a Lobo sinistro del fegato. 25 Milza che si mostra per profilo. 26,20,26 Intestina tenui, cioè digiuno ed ileo distesi da aria 27 Intestino colon trasverso disteso da aria. 110 Coste segate. 118 Clavicole segate. 125 Margine ascellare della scapola. 233 Apofisi coracoide. 526 Muscolo digastrico. 338 Osso ioide. 340 Cartilagine tiroide. 341 Trachea arteria. 542 Cartilagine cricoide. 566 Diaframma reciso nel diametro trasversale. I Integumenti e muscoli addominali recisi. P Pericardio o sacco che racchiude il cuore , sul quale vedonsi alcuni vasi capillari. V Ventricolo nel sito suo naturale, e che mostra molti vasi ca- pillari. 4.a Porzione di tronco spaccato anteriormente, ed al quale si è tolto il ventricolo , le intestina , la milza ed i visceri del torace per mostrare 1’ apparato genito-orinario, la faccia inferiore del fégato ed il pancreate: 1 [3 lin. del vero (uomo di anni 21 ). 9 Vena cava ascendente. 24 Lobo destro del fegato veduto inferiormente. 24a Lobo sinistro del fegato veduto inferiormente. F Vescichetta del fiele. a a Condotti epatici, b Condotto della vescichetta del fiele, c Condotto coledoco. 29 Puntini che segnano il contorno del pancreate, 30 Rene destro. SO* Rene sinistro. 51 Capsule sopra-renali. 32 Arterie renali. 32* Vene renali. 32a, 32a Arteria iliaca primitiva. H^urs 71 33, 35 Arteria iliaca esterna. 35* Vena iliaca. 34 Arteria iliaca interna. 55 Vescica orinaria. 36, 36 Uretere. 37 Testicolo. 37* Epididimo. 30, 39 Condotto deferente. Ss Vescicole seminali. 40.40 Arteria spermatica. 41.41 Vena spermatica. 42 Verga. 98 Cavità cotiloidea. 494 Muscolo iliaco interno, 566 Porzione di diaframma. A Arteria aorta alla quale si sono troncali i suoi principali rami, T Porzione inferiore della cavità toracica. 5.» Cuore di un feto materno che non ha ancora respirato ripieno di cera colla disposizione arborea dell’ arteria e vena pol- monare iniettata. Grandezza naturale ( dalle Tavole di Cheselderìs Analomy ). 1, a, 3, 4, 5, 8, 14, 15, 16, A. V. Tav. XXI, fig. 10.» 5* Condotto arterioso di Botallo. 5a Diramazione arborea dell’ arteria polmonare sinistra isolata dal parenchima. 5b Arteria polmonare destra recisa. 10 Diramazione arborea delle vene polmonari destre isolate dal parenchima. IOa Vene polmonari sinistre recise. 6 * Laringe veduta posteriormente per dimostrare la glottide. 008 Osso ioide. 540 Cartilagine tiroide. 340a Glottide. e Cartilagine epiglottide. 542 Cartilagine cricoide. dd Cartilagini aritenoidi. 544* Ligamento io-tiroideo. 7.a Laringe e faringe ricoperte dalla membrana mucosa e vedute dall’alto in basso: 2(,o liu. del vero. 72 Figure 338 e 340a, V. fig. preced. ffff Pareti della faringe scostate fra loro mediante gli uncini, f * Cavità della faringe. 8a Cervello veduto superiormente 1[2 linrdel vero ( uomo di 23 anni ). 206,266 Cranio segato orizzontalmente. 275 Estremità anteriore dell’ emisfero destro. 275* Estremità posteriore dell’ emisfero destro. 277 Estremità anteriore dell’ emisfero sinistro. 277* Estremità posteriore dell’ emisfero sinistro, aaa Processi enteroidei o circonvoluzioni cerebrali. 9.a Cervello veduto di profilo e racchiuso nella metà del cranio: 1(2 lin. del vero (uomo di anni 24). 43 Ponte del Varolio. 44 Midollo allungato. O Corpo olivare. P Piramidi anteriori del cervello. 266 Cranio segato. 275 Lobo anteriore del cervello. 276 Lobo medio del cervello, 277 Lobo posteriore del cervello- aaa Processi enteroidei o circonvoluzioni cerebrali. c Cervelletto nel quale si scorgono le lamine. 378 Setto delle narici. IO.* Cervello veduto nella sua faccia inferiore , racchiuso nel cranio segato : 1[2 lin. del vero ( uomo di 25 anni ). 43, 44 , 273, 276, 277. V. fig. preced. Ed Emisfero destro del cervello. Es Emisfero sinistro del cervello. Cd Lobo destro del cervelletto. Cs Lobo sinistro del cervelletto, pp Piramidi anteriori del cervello. 266 Cranio segalo orizzontalmente. I Infundibolo, rr Prominenze, oo Nervo olfattorio, nn Nervo ottico, bb Nervo" terzo paio, cc Nervo quarto paio. 73 Figure dd Nervo quinto paio, ee Nervo sesto paio, ff Nervo settimo paio o facciale, gg Nervo ottavo paio od acustico, hh Nervo nono paio o glosso-faringeo, ii Nervo decimo paio o pneumo-gastrico. kk Nervo undecimo paio od ipoglosso. Il Nervo duodecimo paio od accessorio del Willis. TAVOLA XXXII. 1.» Tene succulanee della faccia anteriore dell’estremità superiore destra iniettate con grasso in un uomo di 25 anni : 1[2 Un. del vero : quivi si è soltanto tolto la cute come nelle altre successive dimostrazioni delle vene : queste riposano sull’ aponevrosi. 18* Vena ascellare. 19* Vena solto-claveare. 52 Vena cefalica del braccio che sbocca nella vena ascellare pas- sando tra il muscolo deltoide ed il muscolo gran pettorale. 53 Vena basilica. aaaa Rami comunicanti tra la vena cefalica, la basilica e le vene profonde. 54 Vena cubitale posteriore, da alcuni detta vena basilica dell’ avantibraccio. 55,55 Vena cubitale anteriore, da alcuni autori nominala vena ra- diale interna. 56,56,56 Vena radiale anteriore. 57 Vena radiale posteriore. 58 Vena bracciale profonda che comunica colla mediana basilica. 59 Vena profonda dell'avanti-braccio die si continua colle mediane, bbbb Rami anastomolici tra le vene superficiali e le vene profonde dell’ avanti-braccio. cccc Rami anastomolici della palma della mano , e delle dita. 208 Muscolo bicipite bracciale. 211 Muscolo tricipite bracciale. 212 Muscolo gran pettorale reciso. 214 Muscolo sotto-scapolare. 225 Muscolo deltoide. 74 Figure 2.® Vene succutanee della testa e del collo: lo stesso uomo di 25 anni. 52 Vena cefalica del braccio. 62 Vena acromiale che si apre nella vena giugulare interna. 63 Vena occipitale che si anastomizza colla temporale. 64 Vena temporale. 65 Vena facciale. 66 Vena coronaria delle labbra. 67 Vena angolare. 68 Vena dorsale del naso. 69 Vena giugulare esterna. 17* Vena giugulare interna che comunica colla vena giugulare esterna. 70 Rami giugulari anteriori che in questo cadavere si aprivano nelle vene sotlo-claveari , e nella giugulare interna. 212 Muscolo gran pettorale reciso. 215 Muscolo slerno-c'eido-mastoideo. 223 Muscolo deltoide reciso. 250 Muscolo trapezio. 326 Muscolo digastrico. 333 Muscolo sterno-ioideo. 359 Ghiandola parotide. 360 Condotto stenoniano. 545 Ghiandola sotto-mascellare. 3.® Vene succutanee della faccia posteriore dell’estremità superiore: 1[2 lin. del vero (uomo di 27 anni ). 52, 54, 55, 56, 57, 208, 211 , 223. V. la fig. l.a 60 Vena cefalica della mano. 61 Vena salvateli a. eeee Rami anastomotici sull’ avanti-braccio e sul braccio tra le vene succutanee e le vene profonde, dddd Rami anastomotici sul dorso della mano e delle dita. 4.® Tronco coll’ arteria aorta e colla vena cava ascendente onde dimostrare per sommi capi la distribuzione del sangue : di- mostrasi inoltre l’apparato genilo-orinario: 1[2 lin. del vero ( uomo di 23 anni ). 9 , 30 , 31, 52*, 52®, 33 , 33*, 36, 37 , 37% 39, 40 , 41, A, SS. V. Tav. XXXI, fig. 4.a T Parte posteriore della cavità toracica, aaa Valvole sigmoidee dell’aorta distese dall’ iniezione. Figure 14 Arteria innominata. 15 Arteria carotide sinistra. 16 Arteria sotto-claveare sinistra. 20 Arterie intercostali. 28 Vena azigos. cccc Diramazioni della vena azigos. 52, 52 Arteria renale: la destra è stala recisa per mostrare la vena renale. 35a Arteria iliaca interna. 55 Vescica orinaria rovesciata dal di dietro al dinanzi ed in basso sostenuta da un uncino per mostrare l’ingresso degli ureteri nella vescica e la disposizione delle vescichette seminali. P Prostata. 56a Termine dell’ uretere nella vescica orinaria. 45 Arteria diaframmatica recisa. 46 Arteria celiaca recisa. 47 Arteria mesenterica superiore recisa. 48 Arteria mesenterica inferiore recisa. 49 Arteria sacra-media e sue diramazioni. 50,50 Arteria ileo-lombare. 31 Arteria circonflessa iliaca anteriore, bbb Rami anastomotici di queste due arterie. 75 Vertebre cervicali. 103 Osso ischio segato. 475 Ala iliaca. 494 Muscolo iliaco interno reciso. 493 Muscolo gran psoas reciso. TAVOLA XXXIII. l.« Vene succutanee della superficie interna del membro inferiore sinistro iniettate con grasso e trementina. Le vene giacciono sull’ aponevrosi ( uomo di 26 anni ). 71 Vena safena interna, a Origine principale della safena interna, bbb Rete venosa dorsale del piede che si continua nelle due safene. ccc Rami venosi posteriori che comunicano colle due safene. d Ramo della safena interna continuo colle vene profonde, eee Diramazioni della safena interna che si distribuiscono sulla coscia, f f f Rami venosi che provengono dai muscoli e si aprono nelle vene safene. Figuro 73 Vena addominale che sbocca nella safena interna. 180 Rotella. 2.® Laringe, trachea , bronchi e polmoni di un adulto veduti nella faccia anteriore. 21, 21 a, 21b , 22, 22a. V. Tav. XXI, fig. 3.a 340 Cartilagine tiroide. 341 Trachea arteria. A Bronchio destro. 541 Ghiandola tiroide. 542 Cartilagine cricoide. 3,® Vene soccutanee della superficie esterna del membro inferiore sinistro iniettate ( uomo di 24 anni ). 72 Vena surale o safena esterna, g Principale origine della safena esterna, hhh Rete venosa dorsale del piede veduta nel lato esterno che si continua nelle due safene. I Ingresso della safena esterna nella vena poplitea, kkk Rami venosi che dalla coscia vanno a comunicare colla safena esterna e colle vene profonde, ccc Rami anastomotici per cui le due vene safene nella gamba co- municano fra loro e colle vene profonde. 180 Rotella. 185 Inserzione tibiale dell’ aponevrosi fascialala. 239* Natica. 477 Muscolo bicipite femorale. 515 Muscolo semi-membranoso. 4.a Gli stessi polmoni della fig. 2,a veduti posteriormente. 338 , 340 , 541, 542 , A. V. fìg. 2.a di questa tavola. 2 Orecchietta sinistra del cuore. ■4 Cuore veduto nella taccia posteriore. 5 Tronco dell’ arteria polmonare. 3a Arteria polmonare sinistra. 5b Arteria polmonare destra. 5* Condotto arterioso. 9 Vena cava ascendente. 10 Vene polmonari. 12* Apice del cuore, 21 Polmone destro scostato con spilli dal compagno onde scorgere i vasi ed i bronchi che si introducono nel medesimo. 77 Figure 22 Polmone sinistro. B Bronchio sinistro, aaa Diramazioni dei bronchi nei polmoni. 358 Osso ioide, e Cartilagine epiglottide. 341 a Membrana muscolo-membranosa che compie il tubo tracheale fatto in gran parte dai cerchi cartilaginei, dd Cartilagini aritenoidi. 5.» Bronchi isolati dal parenchima polmonare mediante la macera- zione e dissecazione : per evitare la confusione molti rami sono stati ommessi, altri che si espandevano anteriormente si sono recisi. La preparazione si vede nella faccia anteriore ( uomo di 23 anni ). 341 Trachea arteria. A Bronchio destro. A* A* A* Tre principali diramazioni del bronchio destro. B Bronchio sinistro. B* B* Due principali diramazioni del bronchio sinistro, aaaa Ramificazioni dei bronchi. bbb Ultime diramazioni bronchiali che finiscono in vescichette ( dalle Tav. di Rolando e di Caldani ). ccc Rami bronchiali recisi. TAVOLA XXXIV. 1. Persona in riposo (dalle tavole di Camper: Discours sur le moyen de représenter les diverses passions qui se mani- feslent sur le visage. Utrecht, 1792). 2. La stessa persona in ammirazione ( Op. cit. Camper ). 3. Curiosità di una persona che osserva il martirio di un S. Apo- stolo ( dal Bozzetto del nostro Molinari che si osserva nella R. G. di Tor, ). 4. Volto della stessa persona che nella fig. l.a in atto di dis- prezzo ( Camper 1. c. ). 9.» La stessa persona in allegria ( Camper 1. c. ). 6. La stessa persona che ride ( Camper I. c. ). 7. La stessa persona ma in tristezza ( Camper 1. e. ). 8. Altitudine di pentimento ( dalla tav. del Caracci rappresentante S. Pietro nella R, G. di Tor. ), Figure 78 9.» La stessa persona della fig. l.a che piange ( Camper 1. c. ). 10. Dolore ed affezione materna per la perdita del figlio (Madonna nel deposlo di croce di G. Ferraris nella R. G. di l'or. ). 11. Dolore morale ( una delle Marie che bacia la mano al Reden- tore nello stesso quadro ). 12. Dolore profondo e concentrato di un’ anima sensibile ( da La- vater, voi. 5, pag. 229 ). lo.» Sdegno di un’ancella che sostiene Ecuha svenuta quando Pirro uccide Priamo ( dall’ Eneide di Pinelli, Tav. X ). 14,» La stessa persona che nella fig. 1 .a sorpresa da collera (Camper 1. c. ). lo.» Disperazione con rimorso ( il Caino del professore direttore Biscara ). 16» Disperazione (da una testa in cera della Biblioteca Ambro- siana conosciuta sotto il nome di inferno. 17. Persona attenta che sta meditando (S. Girolamo di Ribera nella R. G. di Tor. ). 18. Persona che presta attenzione ad una cosa ( S, Girolamo del Vanni ). 19. Mimica dell’ amore materno ( Madonna di Raffaello Sanzio nella Tav. XCVII dell’ Opera di Gali ). 20. Venerazione ( Vergine di Carlo Dolce nella R. G. di Tor. ), 21. Divozione ( S. Francesco nel quadro della statua della Ma- donna di Procaccini ). 22. Estasi ( Madonna di Sassoferrato nella Gali. Mossi ). 23. Sonno (Endimione del Vanni nella Gali. Mossi). 24. La stessa persona che nella fig. l.a moribonda. 25. Uomo che ascolta con attenzione ( Meo Patacca di Pinelli, cant. I, ott. 26 ). 26. Attitudine di un uomo ardito il quale ascolta un ordine ( Pinelli, ib., ott. 66 ). 27. Rispetto mostrato da uomo volgare ( Pinelli, ib. , ott. 97 ). 28. Sorpresa di Meo Patacca nel vedersi rispinto da Nuccia ( Pi- nelli , cant. IV, ott. 13 ). 29. Sdegno di Nuccia (Pinelli, cant. V, ott. 97). 30. Nuccia che si vede corrisposta in amore da Meo Patacca, sua contentezza (Pinelli, cant. VI, ott. 100). SI.» Meo Patacca che si vede corrisposto in amore da Nuccia , sua, contentezza (Pinelli, ih.). Figure 79 32.» Mortificazione ( Nuccia mortificala davanti a Meo Patacca. Pinelli, cant. VII, ott. 22 ). 53.a Mimica della stupidità (da Lavater, voi. 3, pag. 19). 34. a Mimica della vanità (da Engel, Gali, pi. 97). 35. a Mimica della bontà di una persona volgare ( Gali, pi. 97 ). 36.4 Mimica di una persona che dalla quiete passa all’azione e che sta per parlare (Lavater, voi. 5, pag. 35). 57. a Mimica di una persona che mentre riposa sta ascoltando chi parla. 58. a Meo Patacca che ascolta e giudica di quanto ascolta ( Pinelli, cant. II, ott. 25 ), 59.3 Meo Patacca intenerito dalle lagrime di Nuccia ( Pinelli, cant. II, ott. 79 ), 40.3 Meo Patacca che minaccia (Pinelli, cant. Ili, ott. 42). 41. a Minaccia di percuotere (Pinelli , cant. Vili, ott. 0). 42. a Rabbia con impotenza di vendetta ( Pinelli, cant. Vili, ott. 91 ). 45.3 Anchise supplicato dalla di lui famiglia a partirsi da Troia , sua indecisione ( Pinelli, Tav. XIII dell’ Eneide d Vir- gilio, lib. II). 44.a Meo Patacca che comanda con persuasione di potere ( Pinelli, cant. Vili, ott. 91 ). 43. Mimica di una persona che comanda con coscienza di potere (da Engel, Lavater, Gali). 4G,a Mimica di persona sbigottita per dispiaceri ( da Gali, Tav. XCV1I ). 47. a Mimica della difesa della propria persona ( Gali , ib. ). 48. a Mimica di una persona divota ( Gali , ib. ). FINE.