ELEMENTI DI ANATOMIA FISIOLOGICA APPLICATA ALLE BELLE ARTI FIGURATIVE. L'Autore intende di voler godere del privilegio accordato dalle R. Patenti del 28 febbraio 1826, avendo egli adempito a quanto è in esse prescritto. ELEMENTI D 1 ANATOMIA FISIOLOGICA APPLICATA ALLE BELLE ARTI FIGURATIVE FRANCESCO BERT1NATTI DI PROFESSORE DI ANATOMIA NELLA R. ACCADEMIA ALBERTINA DI BELLE ARTI , DOTTORE IN MEDICINA E CHIRURGIA NELLE UNIVERSITÀ* DI PISA E TORINO, AGGREGATO AL COLLEGIO DI CHIRURGIA DI QUESTA R. UNIVERSITÀ*, ECC. AD USO DEGLI ALLIEVI DELLA MEDESIMA ACCADEMIA DEDICATI A S. S. R. m. IL RE CARLO ALRERTO VOLUME PRIMO. TORINO, PLESSO PIETRO MARIETTI. >1 DCCC X\X VII. S. U. HI. ' Dacché per grazia della M. V. io era chia- mato a porgere nelle scuole della Reale Ac- cademia di Belle Arti gli ammaestramenti della scienza anatomica ai giovani che attendono allo studio delle arti figurative, io prendeva a di- visar meco stesso del miglior modo di far ma- nifesto a tutti ciò che io non mancava di far palese a’ miei cari discepoli, la mia immensa gratitudine 'vale a, dire pel benefizio ricevuto, e la mia infinita devozione alla Persona del Sovrano mio Benefattore. 6 A7è passava giorno, che riconfermandomi in quella mia prima ardentissima brama, non mi riuscisse grave V indugio posto nel soddisfarla. Compiuta in quel mezzo Vesposizione delle dot- trine che mi era stato commesso di insegnare ai detti giovani, mi toccò d’avvertire, che molto tempo i medesimi erano stati obbligati a spendere nel trascrìvere quello che io andava loro insegnando ; per lo che, credetti esser per riuscir loro di ben maggior frutto il pubblicar con le stampe le mie lezioni, e tanto piu che a ciò mi esortavano 'varii miei dotti colleghi, i quali mi assicuravano, che avrei fatto in tal guisa non solo cosa utile ai giovani artisti di questa lì. Accademia, ma eziandio desiderata in questa nostra Italia, così gran maestra in tali nobilissimi s tu dii, segnando con tal mezzo generalmente una norma sicura, non discordante dai sistemi e dai metodi comu- nemente invalsi al giorno d’oggi sopra la detta materia nelle migliori scuole italiane. Alle quali premure, gli amorevoli colleghi aggiungevano suggerimenti e consigli, de quali 7 valendomi, io andava ricalcando e correggendo il lavoro mio: così che, nasceva in me tal fi- ducia , che, venendo io a far opera giovevole agli artisti, così splendidamente protetti da V. S. lì. M., io potrei venire altresì a capo di conseguir V intento di far opera non indegna della sovrana sua approvazione. Del libro mio, con tali presidii ridotto a minor imperfezione, faceva intanto parola alla M. V. quel personaggio, che V. M., ne’suoi di- segni d’amore per le arti del hello, deputava a presiedere la sua Reale Accademia: e dal Trono della M. V., tornava a me la conforla- trice parola, che, pubblicando io il mio Trat- tato di anatomia fisiologica applicata alle Belle Arti, riporterei dalla M. V. la grazia di poterla intitolare al Sacro Suo Nome. Conseguito, per tal modo, il premio, che appena avrei osato aspettare di tutta mia vita spesa ne piu assidui servizii di V. M., che cosa ormai rimanevami da desiderare? ]\on altro, Sire, se non che , venendo in luce il primo volume del predetto mio Trat- tato, protetto dallo splendore dell'Augusto Nome che esso porta in fronte , io potessi col volume medesimo, dedicare insieme a V. M. tutta la mia persona. Anche questa solenne grazia io ho conseguito. E però, piaccia a V. S. lì. M. di permettere, che, pervenuto oggi al colmo de’ miei voti più fervidi, io baci quella sacra mano che li ha così benignamente soddisfatti, e che umilissi- mamente io in inchini davanti al trono di Vo- stra Sacra Reai Maestà. Sire, Della S. R. V. Umilissimo, devo!issimo e fedelissimo suddito Francesco Bertinatti. 9 PREFAZIONE Chiamati all1 insegnamento dell’ anatomia agli allievi pittori e scultori della Reale Accademia Albertina di Belle Arti, studiammo tosto con tutto l’impegno onde indagare quale sentiero si dovesse seguire per raggiungere il vero scopo dell’ anatomia nella coltura delle Belle Arti. La gravità dell’ argomento fu da noi ben sen- tita quando dovemmo adempiere i doveri pro- prii della carica affidataci, e tanto più trepi- dammo in quanto che dovevamo succedere ad un Professore Rolando, il quale se ha formato il lustro della nostra Regia Università per la parte che riguarda la scienza anatomico-fisio- 10 logica, era naturale che incutesse timore a noi, cui toccò la bella sorte di averlo non solo co- me amico, ma anche come maestro. Frattanto esporre gli elementi di anatomia applicata alle Belle Arti figurative , ed esporli in maniera che gli allievi non si stancassero, che facilmente potessero ritenerli, che a loro servissero a disegnare dal vero con precisione, a scegliere le forme più convenienti al caso, a collocare il modello giusta le leggi della gra- vità e della fisiologia per esprimere un’azione, a conoscere la possibilità e la forza de movi- menti , ad esprimere o tacere le potenze di questi, ecc. ecc. ; tale era il tema che da se stesso si proponeva. Ma subito si affacciò una grande difficoltà, ed è che f arido studio dell’ anatomia descrittiva agghiaccia f animo dei gio- vani , ed i più coraggiosi per colmo delle loro fatiche non imparano che a rappresentare f im- magine della morte. Noi sperammo che espo- nendo in un colle lezioni descrittive le relative cognizioni fisiologiche, queste avrebbero riscal- dato l’animo dei giovani, ed avrebbero servito a fermare nella memoria la parte materiale ana- tomica, non potendosi rettamente concepire le funzioni o la fisiologia di una parte senza prima averne inteso il meccanismo,© la struttura ana- tomica. Queste nostre considerazioni sottomettevamo al giudizio di questa R. Accademia nella prima prolusione che ebbimo 1’ onore di recitare nel i832. L’approvazione di cui ci fu cortese in un colf eccellentissimo Preside tutto il consesso accademico, ci incoraggiò ad esperimentare il metodo in allora proposto sulle basi teste sta- bilite. Quindi scrivemmo queste lezioni inter- rogando ad un tempo il cadavere, le statue, i quadri della R. Galleria e Mossi ed il modello. Compendiati in tale guisa questi Elementi, li mo- dificavamo a tenore che l’esperienza ci additava meglio convenire agli allievi. Epperciò essendoci col fatto persuasi come i giovani artisti non sogliono adattarsi ad un metodo semplicemente descrittivo , noi adottammo la massima di ag- giungere molte considerazioni fisiologiche ed ar- tistiche di mano in mano che potevano appli- carsi alle cose descritte, o dedursi dalle me- desime onde condurre gli alunni ad un tempo alle idee positive ed all’estetica dell’arte. Quindi è che esponemmo promiscuamente F anatomia colla fisiologia, sebbene questa trovi il suo mag- giore sviluppo nella seconda parte. Tale nostro procedere segui specialmente dall’ osservare come nelle Belle Arti lo studio della semplice anatomia renda lo stile manierato e pedante, avvegnaché volendo far pompa della scienza esageri i muscoli, le ossa, ecc., in guisa da rappresentare piuttosto un atleta dissecato e sconcio, che una persona vivente, obbliando come alcuni muscoli contratti richieggano di ne- cessità il rilassamento di altri, e come le ossa ed i muscoli non' solo sieno coperti dagl’ inte- gumenti, ma che uno strato pinguedinoso ora più ora meno spesso, secondo le diverse re- gioni, sesso, indole, ossia temperamento, età, li ricuopra e li separi. Noi accennammo queste differenze ne’ varii luoghi, e quindi le riunimmo in distinti capi- toli per maggior comodo degli studenti, e ciò colla massima soddisfazione quando ci accor- gemmo di vedere pieno il voto dell’ illustre Ca- valiere Defilippi, il quale nel 1833 pubblicava nella Biblioteca italiana ( voi. 69, gennaio, feb- braio e marzo, pag. 166) un elegante arti- colo intorno alla necessità di avviare gli allievi pittori e scultori nello studio della fisiologia per avvalorarli nell’estetica dell’arte. Persuasi noi che il bello debba ricavarsi dalla natura più che dall’ immaginazione o ingegno (genio) dell’artista, il quale deve soltanto sce- gliere con gusto la cosa più opportuna al fine che si propone, disegnammo col mezzo degli allievi con tutta la possibile esattezza le tavole annesse a questi elementi rappresentanti figure in grandezza metà lineare del vero per quelle parti che richiedevano speciale studio, e nella grandezza di un quarto lineare per quelle altre che richiedevano uno studio complessivo, essendo nello stesso tempo di grande superficie, oppure che non devono servire che a dare un’idea generale della forma di una parte già in altre figure studiata. Si adoprò ogni cautela onde per quanto fosse possibile , rappresentandosi la figura dell’uomo intera, questa sia in una posizione accademica, e negli scheletri le figure esprimessero almeno un osso simmetrico nelle dimensioni geometri- che, e ci dessero ad intendere la connessione delle ossa, ed un possibile movimento. Noi collocammo a canto agli scheletri di uomo quelli di donna, affinchè con un colpo d’occhio se ne scorgessero le speciali differenze, e dise- gnammo pure scheletri nelle principali età, poi- ché massime sono le diversità che si riferiscono all’osteologia : anzi, per distinguere meglio le ossa nella loro posizione, disegnammo uno degli scheletri nella posizione naturale, omettendo af- fatto i ligamenti. In cotesta maniera prepa- rammo la via a coloro che di proposito studie- ranno le proporzioni. Sapendo quali difficoltà incontrino i giovani artisti nel fare risaltare a dovere la muscola- tura , credemmo indispensabile dare le tavole ittiologiche complessive, tanto superficiali che profonde, e ciò perchè i muscoli profondi in alcuni movimenti diventano parzialmente suc- cutanei o in un modo diretto od in un modo indiretto, o perchè sono i motori di una parte che l’artista non istrutto vorrebbe esprimere erroneamente con una contrazione muscolare superficiale, anzi facemmo a questo fine alcune figure dimostrative. Ed in vero, se l’anatomia deve servire all’artista di scienza elementare per conoscere e ponderare tutti i movimenti onde scegliere quello che è più acconcio ad espri- mere il suo concetto, come potrà conseguire tale scopo , se a fondo non conoscerà tutta la miologia volontaria? Noi crediamo persino che l’esatta cognizione dell’anatomia fisiologica sia utilissima per collocare il modello , perchè da questa si ricava qual sia la posizione migliore per avvicinarsi o rispingere un oggetto, per abbattere un nemico , per superare una resi- stenza qualunque, ecc. , siccome cercammo or qua or là di dimostrare nel corso di queste lezioni; anzi queste osservazioni cercammo di convalidare esaminando cogli allievi le statue in gesso ed i quadri della Galleria Mossi, e stu- diando ancora tali movimenti sul modello. Noi trovammo utilissimo f applicare queste consi- derazioni sul modello, poiché in questo va- riandosi a grado la posizione , gli allievi toc- cavano con mano quali differentissime forme presentino gli stessi muscoli nei diversi movi- menti , e questo ci persuase della poca utilità di rappresentare le tavole anatomiche con forma ideale di contrazione, parendo a noi che la forma più profìcua alfallievo sia quella di estensione compiuta , in cui si distinguano bene gli attac- chi dei muscoli, dovendosi f idea ultima della figura del muscolo ricavare dal modello, ed ap- plicare poi al medesimo muscolo di una bella statua. Pertanto, onde facilitare agli allievi gli studi anatomici, noi conservammo nel gabinetto della R. Accademia gli scheletri naturali che dise- gnammo (i) , e prendemmo sul vero le forme in gesso (2) delle preparazioni muscolari dise- gnate, scegliendo i soggetti che presentavano le più belle apparenze esteriori. (1) Vuoisi qui ricordare specialmente la costante ed in- telligente opera degli allievi signori Giacomo Guille, Eu- sebio Malnate , Leone Mecco, e Paolo Morgari , che li- tografarono dal vero le tavole che accompagnano que- st’opera. Questi allievi , approfittando de’ lumi anatomici, conseguirono premii nei concorsi delle altre scuole. (2) Noi tributiamo tutta la nostra riconoscenza al va- lente scultore G. Bogliani ed ai suoi allievi che ci aiu- tarono con tutta l’opera loro a compiere questa nostra raccolta. Essendo nostro scopo di scrivere l'anatomia fisiologica per gli artisti in quella miglior pie- nezza che per noi si poteva, trattammo breve- mente della meccanica de’ muscoli, e dicemmo qualche cosa de’ visceri ed organi, siccome molte considerazioni fisiologiche non possono dedursi che dalla cognizione dei medesimi. Poscia trattammo dell’ indole, sesso, età , varietà del genere umano, delle passioni in un modo compendiato, per non rendere so- verchiamente lungo questo lavoro, riservan- docene il maggiore sviluppo nelle lezioni ver- bali. Credemmo altresì dover fare parola di alcune convenzioni fra gli artisti nel rappresen- tare alcune cose appartenenti all’anatomia fisio- logica, come p. e. delle ale, delle caricature, del modo di rappresentare gli animali, per ul- timo dicemmo come gli artisti debbano aiutare gli anatomici nel disegnare i lavori di questi. Noi cercammo di convalidare le nostre as- serzioni con esempi ricavati dalla Galleria Reale per la munificenza del nostro Sovrano alla co- mune utilità elargita, e per opera del Marchese R. d’Azeglio illustrata e diffusa fra i cultori delle Belle Arti. Taluno forse opporrà avere noi diviso la ma- teria in un numero soverchio di paragrafi, e avere disgiunte alcune cose che sono naturai- mente unite. A costoro rispondiamo, che un giusto motivo ci fece adottare questa massima, ed è, che siccome nelle scienze descrittive de- vonsi sovente ripetere le cose già dette, cosi per abbreviare il trattato e per evitare la con- tusione si fecero frequenti richiami ai paragrafi, e perchè trattandosi di giovani a cui è consa- crata questa nostra fatica , certamente mancano i medesimi di quella pazienza necessaria per ri- leggere una cosa lunga onde intenderne un’al- tra: quindi diversamente oprando ci parve che non si sarebbe ottenuto il bramato intento. A misura poi che ci siamo inoltrati nel trattato ci allontanammo da tale pecca, supponendo che i giovani, imparate le prime cognizioni, più ra- ramente gli occorresse tale noia, e più rapida- mente potessero giungere a trovare la cosa già esposta per l’abitudine acquistata nello studio dell’anatomia. Esponendo questi elementi unicamente desti- nati agli artisti, sebbene le tavole per essere fedelmente copiate dal vero riescano utilissime anche al chirurgo, noi trascurammo a bella po- sta alcune minutezze della descrizione, di altre appena dicemmo ( accennando in questa parte ai chirurghi le opere recentemente pubblicate, ed in ispecie quella del chiarissimo Professore Demichelis), e ci ripetemmo pur anche, es- senclo daU’esperienza dimostrato, che gli allievi meglio ritengono le cose quando meglio istruiti collegano le idee con cognizioni posteriormente imparate. Niuuo certamente ricercherà cose nuove in questi nostri Elementi, poiché trattandosi di de- scrivere ossa, muscoli, ecc., già le tante volte da sommi anatomici descritti sul cadavere, do- vevasi ripetere quanto già essi avevano detto. Diremo tuttavia che più volte verificammo tali descrizioni sul vero, che gli allievi nelle quoti- diane lezioni per esercizio disegnavano. L’or- dine e diverse riflessioni relative alle Belle Arti sono le cose che ci appartengono. Molto ricavammo dalle opere di insigni mae- stri, quali sono Mascagni, Bichat, Camper, Soemering, Salvage, Borelli, Barthez, Leonardo da Vinci, Dei-Medico, Gerdy, Lavater, CateL lacci, ecc. ecc. Sebbene non gli abbiamo sem- pre citati scrupolosamente per non ostentare un’inutile erudizione in un’opera elementare, non intendiamo però di defraudare gli autori di quelle cose da noi esposte, e che loro potessero rife- rirsi. Il nostro scopo unico si fu quello di ren- dere questo lavoro utile ai cultori delle Belle Arti, e di risparmiare un tempo prezioso ai nostri allievi. Quantunque a prima vista possa moversi la quistione intorno alla soverchia lunghezza di questi Elementi, noi però siamo d’opinione non meritare tale rimprovero, avendo potuto con tre sole lezioni per settimana esporre non solo, ma anche commentare nell’anno scolastico, e fare disegnare le preparazioni agli allievi, ba- stando leggere appena il trattato per ricordarsi delle cose più importanti, e per consultare all’uopo i capitoli segnati nell’ indice. Se poi si consideri qual vantaggio ritragga l’artista dalle cognizioni anatomico-fisiologiche, come mercé queste più spedito sia il suo cammino tanto nel disegnare il nudo, quanto nel sapere di- stinguere le bellezze reali dalle fittizie nelle opere che ottennero l’approvazione degli arti- sti , come con franchezza scelga per la sua opera un modello a preferenza di un altro, come con matematica certezza lo collochi, lo contorni, come con cognizione corregga i di- fetti individuali di qualche parte del modello servendosi di un altro senza incorrere nel di- sarmonico, come una fisionomia ricavata dal ca- davere per mezzo della plastica si ricomponga a vita, come le passioni con poche linee si esprimano, come a ciascuna figura si possa prestamente imprimere il carattere differenziale di sesso, età, indole, razza , ecc. ecc., si con- donerà certo una qualche prolissità descrittiva, ma inevitabile per formarsi un criterio. Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, Tiziano non la perdonarono a fatica nello stu- dio delfanatomia : se noi delle loro cose ana- tomiche non conosciamo che poche,, perchè forse poche ne scrissero, le conosciamo però dagli scritti de loro biografi ; se poi non tro- viamo registrate le loro considerazioni fisiolo- giche, dobbiamo tuttavia con un dotto italiano ( Defìlippi ) dire, che la forza del loro inge- gno supplì facendoli fisiologi senz avvedersene ; ma per altra parte portiamo opinione, che se questi sublimi ingegni italiani avessero per tempo coltivato la scienza anatomico-fisiologica, avreb- bero progredito oltre, ed uguagliato e forse anco superato i Greci, che, al dire di P.* di Montabert, sono tuttora superiori nelle Belle Arti figurative, ed avrebbero evitato alcuni er- rori, che diedero motivo ai loro detrattori di censurarli. Queste cose soggiungiamo per ri- spondere alfobbiezione di coloro , i quali pen- sano che gli studi anatomico-fisiologici tarpino f ingegno degli artisti, e che dal solo ingegno debbonsi aspettare buone opere. Se fòsse nostro uffizio di ricercare in che consista f ingegno dell’artista, noi diremmo con- sistere nel sapere scegliere con gusto le cose più opportune per esprimere una ben conce- pita idea in grazia di una energica facoltà in- nata (i); ma la scienza, di cui trattiamo, ha lo stesso scopo. Se poi vogliasi sostenere che l’artista deve alle sue ligure imprimere il bello, noi diciamo che vago al sommo e questo ter- mine , e che ragionando , devesi con Hogarth convenire , che un bello ideale non esiste, che bella è una figura quando sarà conformata in guisa da potere nella migliore maniera possi- bile adempiere agli uffizi imposti, che perciò ogni esagerazione o di eccesso o di difetto la guasterà piuttosto che abbellirla ; ma lo studio dell’anatomia fisiologica conduce l’artista a dare i tratti particolari di bellezza alle figure che si rappresentano. Epperciò questa scienza non solo non tarpa 1’ ingegno, ma lo aiuta , lo scuote, lo spinge a progredire con passi giganteschi nell’estetica dell’arte. Sostenendo noi i vantaggi che giova atten- dere dallo studio dell’anatomia fisiologica, non intendiamo certamente di avere conseguito la meta : ma riposiamo tranquilli in ciò che non ommettemmo cosa alcuna per avvicinarci alla stessa, conoscendo fino d’ora potersi da altri fare assai meglio, e protestandoci che qualunque critica che sia per farsi al no- stro lavoro, la esamineremo volentieri, pronti (1) Gali , Sur Ics fonctions da caveau. 1825 , Paris, voi. 1 , pag. 141. ad emendarlo ovunque fossimo convinti dell’ errore. Frattanto qualunque sia per essere questa nostra fatica , se qualche cosa di buono e di utile troveranno gli artisti, più che a noi de- vono riferirla all’ Eccellentissimo Preside , al Segretario perpetuo , al Direttore, al Cavaliere Professore Rossi, che S. M. si degnò di darci a speciale consigliere, ed a molti Soci di que- sta R. Accademia, perchè benigni ci incorag- giarono ad intraprenderla, perchè ci diedero colleghi capaci di consigliarci, perchè finalmente ci procurarono i mezzi di pubblicarla. La nostra gratitudine è il perenne monu- mento che noi offriamo a Superiori di tanto merito, ai colleghi che ci furono cortesi del loro avviso, ed agli allievi che tanto coopera- rono nel litografare le tavole. AVVERTIMINTO. Nelle citazioni da noi fatte delle opere degli Artisti abbiamo an- teposto quelle che potemmo noi medesimi notare o sopra gli ori- ginali, o trattandosi di statue, sopra i gessi ben conservati, di cui se ne presero le forme sugli originali. Essendo poi circoscritti i li- miti di questo scritto, le ammissioni debbono riferirsi alla brevità impostaci, bastando per il fine nostro un qualche esempio, e non già al poco conto che facciamo delle cose che per altra parte destarono la nostra ammirazione. Nell’ accennare poi gli autori dei quadri e statue antiche seguimmo le illustrazioni e le guide più recenti delle Gallerie e delle Chiese onde possano così più facilmente ritrovarsi dagli allievi, poco importando che l’oggetto da noi, non per ispirilo di biasimo, ma per critica di istruzione preso ad esame piuttosto ad un nome che ad un altro debba riferirsi. Per brevità adottammo altresì alcune formale per indicare i quadri, segnando col numero progressivo quelli che sono pubblicati con incisioni nella magnifica opera della Reale Galleria illustrata dal Marchese d’Azeglio. Riguardo poi alle statue soggiungeremo che alcune nostre rifessioni sono soltanto vere in quanto si riguardano le medesime da vicino e collocate sul medesimo nostro piano, nella posizione cioè in cui stanno quando i giovani le copiano, mentre gli autori delle medesime tanto antichi che moderni esagerarono talvolta le proporzioni di alcune parti, avuto riguardo al posto in cui le statue dovevano collocarsi. Essi cercarono di correggere il difetto della potenza visiva nella lontananza. A questo proposito basti citare il Jatto riferito dal Vasari (Vita di Michelangelo Bonarroti, ediz. del P. Della Valle. Siena, voi. X, pag. 52 ) riguardo a Michelangelo, che, stimolato dal gonfaloniere di Firenze Soderini a correggere l’eccessiva gros- sezza del naso del suo Davide, egli salì tosto sul ponte che era ac- canto alle spalle, e preso con prestezza uno scarpello nella mano manca con un poco di polvere di marmo che era sopra le tavole del ponte, finse, lasciando cadere la polvere, d’impicciolir il naso che non toccò da quel che era. Allontanato il gonfaloniere da sotto il gigante, disse a Bonarroti; « A me mi piace più-, gli avete dato Li vita. » CITAZIONI IN ESTESO abbreviazioni Quadro di Gaudenzio Ferraris rappresentante il Redentore de- posto di croce, pubblicato coll’ incisione nella tavola 1.» della Reale Galleria di Torino illu- strata dal Chiarissimo signor Marchese Roberto d’Azeglio. Marsia scorticato da Apollo non segnato con numero pro- gressivo nella Reale Galleria di Torino. Deposto di croce di G. Fer- raris ( R. G. ili., tav. 1.») , . , » Marsia scorticato da Apollo ( R. G. di Tor. ) Quadro del Guerci no rap- presentante Agar scacciata da Abramo, nella Imperiale e Reale Pinacoteca di Brera in Milano. Agar scacciata da Abramo ( tav. Brera ) Quadro di Bernardino Campi rappresentante la Trasfigura- zione, nella Chiesa di San Fe- dele in Milano. Trasflguraz. di Bern. Campi ( Ch. S. Fedele Mil. ) Quadro di S. Gerolamo se- gnato col numero progressivo l.° nella Galleria della Ducale Accademia di Belle Arti in Parma. S. Gerolamo ( tav. 1.» D. G. di Par. ) Quadro, statua, monumento In Torino, Milano, Parma. Tav. stai, monum. in Tor. Mil. Par. DELL’ ANATOMIA APPLICATA ALLE BELLE ARTI FIGURATIVE Je puis dire que l’Anatomie des beati* arts est une science bien peu conmie des anatomistes. Gerdy , Anat. des fonnes extér. § V, Pag. 26- INTRODUZIONE § i. L^rtisla,bramoso di giungere alla perfezione dell’arte, deve studiare con intelligenza il principale oggetto che gli occorre di rappresentare, cioè l’uomo. In vano, al dire dello stesso Leonardo da Vinci, si può sperare di rettamente disegnare senza la cognizione della scienza anatomica , per cui acqui- stasi una cognizione filosofica della macchina umana. L’ artista però deve studiare questa scienza con iscopo diverso da quello che si prefiggono i cultori delle scienze medico-chirurgiche. Egli deve ricavare dallo studio dell’anatomia sodi precetti per disegnare con precisione ed intendimento, e stabilire sicure leggi onde appoggiare il suo giudizio ne’ lavori che va facendo , e nello scegliere gli oggetti che im- prende a copiare. § 2. Risulta dunque da questa premessa, che il trattato più plausibile di anatomia per gli artisti non sarà quello che avrà un maggior numero di belle tavole anatomiche o di disegni di muscolose figure antiche ad ottimo fine condotte, ma quello invece sarà più da lodarsi che meglio servirà a formare il criterio del giovine artista nello stabilire e rappre- sentare fedelmente tutte le possibili posizioni del corpo umano , tanto negli usi famigliari, quanto sotto l’influenza delle passioni, considerando le dette tavole come particolari esempi applicati alle regole generali. § 3. L’anatomia applicata alle Belle Arti fu gene- ralmente denominata anatomia pittorica. Tale de- nominazione pare non poco vaga, avvegnaché non dà idea sufficiente della cosa che dovrebbe signifi- care. Gli scultori , a modo di esempio, abbisognano più che i pittori della cognizione dell’anatomia: eglino non hanno l’aiuto del colorito e del chiaro oscuro; il pregio delle loro opere risulta tutto dalla verità anatomica, cosi dovrebbe piuttosto dirsi ana- tomia scultoria. Altri denominarono quest’ anato- mia (i) ipodermatica o succutanea\ ma, come vé- drerno in seguilo, non essendo bastante al valente artista la cognizione dell’ anatomia superficiale per (1) Catenacci, Fondamenti anatomici. Pisa 1806 , presso Prosperi, pag. 48. giungere al fine proposto nella perfezione, cosi nep- pure questa denominazione deve essere abbracciata. Il titolo da noi adottato ci sembrò più conveniente. § 4* Due parti essenziali saranno da noi prese ad esame nel corso di questi elementi. Nella prima ci tratterremo principalmente nella descrizione delle cose che l’artista deve disegnare, e nelle conseguenze immediate che si devono dedurre dalla parte de- scritta. Nella seconda tratteremo in certa guisa della filosofia della scienza, studiando le cose cbe danno grazia, espressione e vita alle figure disegnate, ossia studieremo piuttosto alcune parli dì anatomia fisio- logica. PARTE PRIMA. AMATOMU DESCRITTIVA Regioni. (TAV. XIO § 5. Essendo sommamente importante all’ artista di collocar nel suo giusto posto le parti componenti il corpo umano, e di studiarne tutte le forme ed apparenze , divideremo perciò la superfìcie del corpo umano in minori superficie dagli anatomici dette regioni. § 6. L’ uomo , che si considera anatomicamente , si suppone essere ritto sulle piante dei piedi colla faccia di prospetto all’ artista, colle estremità toraci- che parallele al tronco e colla palma delle mani ri- volta in avanti: in questa posizione si misura la sua altezza o statura, la quale, eccettuali i popoli (i) iperborei, trovasi fra i cinque o sei piedi parigini nelle persone ben conformate, eguale cioè ad otto teste o dieci facce. (1) Yirey, Ilist. natur., sect. IL § 7» A chiarire il rapporto che le parti con- servano fra di loro, gli anatomici hanno stabilito una linea virtuale che chiamano linea mediana : questa è una perpendicolare , che passando per il vertice (§ io ) va a finire nel mezzo dello spazio che trovasi fra le piante de’ piedi, e divìde cosi il corpo in due metà esattamente eguali (fig. 2.a e 4-a 2. a) (i). Ora quella parte che è più prossima alla linea menzionata dicesi interna, quella che è più lontana dicesi esterna. Chiamansi poi superiori od inferiori gli oggetti secondo che s’ avvicinano più o meno all’ orizzonte. § 8. Per segnare le regioni noi procureremo di partire da punti fissi circoscrivendo aree, entro le quali si comprendano per intiero quelle cose che l’artista deve studiare complessivamente, essendo impossibile dare una divisione che non tronchi qual- che parte che si vorrebbe anche considerare per intiero. Noi segnammo con linee dure ed anche esagerate alcune prominenze affinchè riuscissero bene indicate per istudiarsi sul modello. § g. Il corpo umano si divide comodamente in tre parti principali che sono il capo, il tronco e le membra. (1) Le lettere ed i numeri identici indicano le medesime cose in tutte le figure delle regioni. Regioni del capo. ( tav. xi. ) * § io. Queste appartengono alla parte capellula ed alla faccia. Se si tirino (fig. i.a, 9.“) due linee aa che partendo dall’orlo inferiore della mascella inferiore , e costeg- giando il margine anteriore del muscolo massetere toc- chino il lato esterno deU’orhita, e quindi seguitando la direzione dell’arco temporale facciano una curva, la quale vada poi a terminare posteriormente ai lati delle grandi arcate occipitali, avremo le regioni an- teriori e posteriori del capo divise dalle laterali. Con un’ altra linea cc innalzala dal margine an- teriore di un orecchio, la quale traversando la con- vessità della testa si porti al margine anteriore dell’ orecchio opposto, e tagli così le due linee aa sopra descritte, saranno separate le regioni anteriori tanto superiormente che lateralmente dalle posteriori. Il punto d’intersezione di questa linea cc colla sutura sagittale costituisce il così detto vertice della testa (fig. 9,“ 2). Se poi anteriormente da dove cominciano i capelli si estenda una linea orizzontale dd che congiunga le due laterali aa, allora si avrà da ogni parte circoscritta la i. Regione anteriore o sincipitale del cranio, mentre 3. Regione posteriore del cranio trovasi rinchiusa superiormente dalla linea cc, lateralmente dalle linee aa, ed inferiormente dalla linea hh estesa fra le due apofisi mastoidee e corrispondenti alla direzione delle grandi arcate occipitali. 4. Le tempia divise in parte anteriore e posteriore. § 11. Ciò fatto (fig. i.a, 9*a) si tirino due linee paral- lele tangenti, una ee al margine superiore, l’altra ff al margine inferiore dell’orbita, ed esse si uniscano ad angolo retto esternamente con le laterali aa ed in- O ternamente con altre due perpendicolari II alzale ai lati del naso, e noi avremo limitato superiormente 5. La regione frontale: inferiormente 11. 11. Le regioni orbitali. 6. Regione inlercigliare o glabella trovasi rin- chiusa superiormente dalla linea ee, lateralmente dalle due laterali del naso II, ed inferiormente da una orizzontale my che traversando la radice del naso congiunge le due sopra descritte II. 7. Regione nasale è limitata superiormente dalla linea m lateralmente dalla linea II ed inferiormente da una orizzontale g tirala al margine inferiore del naso. Si tiri poi una linea hh sotto il labbro inferiore che si congiunga colle laterali aa, quindi da questa si innalzino due perpendicolari ii in modo che toc- cando gli angoli della bocca vadano a finire nelle estremità della linea gy e finalmente fra le due per- pendicolari ii si estenda una linea kk attraversando gli angoli della bocca, avremo in questa guisa sta- bilito le regioni labiali , cioè : 8. Labiale superiore ; 9. Labiale inferiore , restando anche stabilita 12. i2. Regione delle gole e io. Regione del mento serrata quest’ ultima lateralmente dal principio delle linee aa, superiormente dalla linea hh, ed inferior- mente dal margine inferiore della mascella inferiore. Finalmente a compimento delle regioni della testa non ci rimane die tirare una linea n che dalla parte posteriore del padiglione dell’orecchio vada ad incon- trare 1’ angolo della mascella inferiore, ed un’ altra o che dall’ angolo esterno dell’ occhio si congiunga coi margine superiore del trago, restano così circo- scritte le regioni (fig. 9a) i3. Massetcrica e i4- Parotidea o fossetta sotto-auricolare. Regioni del collo. § 12. Alla base del collo si tiri una linea circo- lare pppp che passi sopra le articolazioni sterno- clavicolari , e camminando quasi orizzontalmente si diriga aU’apofisi spinosa della vertebra prominente (§ 146) ossia della settima cervicale: resterà con tal mezzo separato il collo dal tronco. Ciò fatto, dal margine posteriore dell’ apofisi mastoidea si abbassi una linea qq , che seguitando il margine esterno del muscolo sterno-cleido-masloideo termini nella linea pp , ed un’ altra r posteriormente che dalla linea bb in corrispondenza del margine esterno dell’arcata occipitale costeggi il margine esterno del muscolo trapezio e termini nella linea p\ finalmente si tiri un’orizzontale ss che con i suoi due estremi si congiunga con le due lince qq , e passi sopra il margine superiore dell’ osso ioide : in tal modo avremo (fig. i3.a) la regione cervicale anteriore di- visa in i5 e 16. i5. Regione sopraioidea limitata anteriormente dal margine inferiore della ma- scella inferiore, lateralmente dalla linea qq, inferior- mente dalla linea ss. 16. La regione solto-ioidea circoscritta in alto dalla linea ss, ai lati dalle linee qq, ed in basso dalla linea pp. 17. 17. Le regioni laterali del collo o giugulari, comprese superiormente dalla linea bh, anteriormente dalla linea q, posteriormente dalla linea r, inferior- mente dalla linea p. 18. Regione cervicale serrata in allo dalla linea bb ai Iati dalle linee rr, inferiormente dalla linea pp. 19. Regione sopra-clavicolare di figura triangolare circoscritta in allo dalla linea p, posteriormente dalla linea r prolungala fino a toccare (fig. i2.a) la linea t, ed inferiormente dalla linea t che dal terzo esterno della clavicola, dal punto cioè ove cade la linea v, costeggiando il margine posteriore della clavicola va a terminare ad angolo acuto nella linea pp in vicinanza dell’ articolazione sterno-clavicolare : e fi- nalmente 20. Regione acromiale, la quale è serrata da una curva eliltica uu. Regioni del tronco. § i3. Da ambe le articolazioni sterno-clavicolari si abbassino due linee vv, che scorrendo lungo i margini dello sterno arrivino fino all’ estremità infe- riore del medesimo, ove siano riunite da una corta linea trasversale w. Se questo spazio si divida con una linea trasversale oc tirata a livello della seconda costa avremo tre regioni, cioè : 21. Regione sternale superiore ; 22. Regione sternale inferiore ; 22*. Scrobicolo del cuore o depressione inferiore dello sterno. § i4* Dai lati dello scrobicolo del cuore due linee yj sieno dirette lungo il margine inferiore del mu- scolo gran pettorale , e costeggino il margine pa- rimenti inferiore del lendine del suddetto muscolo sino all’ ascella ; finalmente dalle articolazioni sterno- clavicolari si tiri una linea ss che scorra lungo il margine anteriore della clavicola fino alla metà della medesima, e da quel punto un altra a'a' si diriga verso il braccio all1 inserzione del muscolo deltoide, e si avrà 28. a3. Regione pettorale anteriore , ed il pila- stro anteriore dell’ascella. § i5. Lungo i lati esterni de’ muscoli retti ( fig. 2.a ) si tirino due lince b'b1 che giungano fino al pube ; lo spazio che ne risulta si divida in tre parli eguali, e si avranno 24. Regione epigastrica 25. Regione ombelicale 26. Reg ione ipogastrica. Dal pilastro posteriore dell’ascella ( fig. 5.a ) si abbassi una linea c'c1 che contorni il margine ante- riore del muscolo gran dorsale fino alla sua inserzione nell’ala iliaca : l’ala iliaca dal margine anteriore del gran dorsale alla spina anteriore superiore iliaca sia pure un contorno : da questa spina iliaca si estenda una linea d'd1 fino al pube , vale a dire scorra lungo la piegatura inguinale , e sarà in tal guisa circoscritta un’area ampia nei lati del tronco terminala superior- mente dall’ascella : ora quest’ area resti divisa in due mediante una linea e'e' che dal muscolo gran dor- sale scorra orizzontalmente lungo il margine infe- riore della decima costa fino al iato esterno del mu- scolo retto incontrandosi colla linea bl} ed avremo ( fig. 2.a e 5.a ) in alto 27. Regione toraco-addominale , e Nella regione 27 sono da considerarsi in alto verso 28. Regione addominale laterale anteriore. l’ascella 29. 29. 29. digitazioni visibili del muscolo gran dentato. 3o. 3o. 3o. seconda serie di digitazioni, cioè quelle del muscolo grande obliquo più elevate per le articolazioni delle coste colle loro cartilagini. Sotto a queste Più inferiormente 3i. 3i. 3i. digitazioni o prominenze formale dalle articolazioni delle cartilagini asternali fra di loro, le quali circoscrivono l’incavo anteriore del petto ; finalmente più in basso 82. prominenza formata dalla cartilagine della de- cima costa. Lo spazio corrispondente a queste ultime digitazioni dicesi anche regione epicondriaca. 28 regione addominale laterale anteriore vi è da notare Nella seconda porzione dell’ area, cioè nella 33, Solco laterale del ventre anteriore al piano carnoso del muscolo grande obliquo, il quale solco si allarga in basso. § 16. Dall’angolo posteriore dell’ala iliaca (fig. 4*a) si alzino due linee g'g1 che leggermente convergendo arrivino in alto fino alla linea pp, ed in basso si riuniscano ad angolo acuto verso il coccige. Si di- vida ora questo spazio in due per mezzo di una li- nea orizzontale h'h1 in corrispondenza dell’apofisi spi- nosa della duodecima vertebra dorsale, ed avremo 34. Regione spinale dorsale , e 35. Regione sacro spinale-lombare, nella quale avvi ad osservare 37. Solco, che chiameremo lombare superiore, e più in basso 38. Fossetta lombare laterale. § 17. Dalla apofisi spinosa della duodecima ver- tebra dorsale si tiri una linea Vi1 che si diriga al margine clavicolare dell’ acromio e che contorni il margine esterno ed inferiore del muscolo trapezio; si avrà allora 3g. Regione dorso-cervicale, la quale complessiva- mente comprenderà anche lo spazio triangolare 3g*, circoscritta lateralmente da porzione della linea il il superiormente dalla linea r, inferiormente dalla linea h' hl internamente dalla linea mediana. § 18. In corrispondenza dell’apofisi spinosa della 6.a vertebra dorsale si tiri una linea k' h' al pila-, stro posteriore dell’ ascella, e si avrà 4o. 4o. Regione dorso-lombare laterale corrispon- dente al piano delle fibre carnose del muscolo gran dorsale. 4g. È la regione scapolare posteriore superficiale. Essa è limitala da ll margine posteriore del deltoi- de , il margine inferiore esterno del trapezio, hl margine superiore del gran dorsale. § 18. Inferiormente vi sono 44- 44. Le natiche Separate fra loro da un solco mediano, ed in basso dalle coscie per mezzo di un altro solco : esterna- mente limitate da una linea ml che da una spina an- teriore superiore iliaca si estenda al margine inferiore del gran trocantere. Sulle natiche avvi un notabile incavo 45. 45. § 19. Lo spazio occupato dalle parti genitali dicesi 85. Legione delle pudende. Regioni delle membra superiori. § 20. In corrispondenza dell’inserzione deltoidea nell’omero si tiri una circolare n1 intorno al brac- cio: tra il terzo interno ed il terzo esterno della clavicola si tiri una linea ol all’ inserzione delioidea nell’ omero, ossia una linea lungo il margine in- terno del muscolo deltoide : posteriormente dall’ori- gine della spina della scapola si tiri un’altra linea/1 che incontri la prima nel braccio : si avrà perciò 46. Regione scapolare esterna o deltoidea, e 47. La fossetta deltoidea. Tra la circolare n' ed i due pilastri dell’ ascella verso il braccio si ha ( fig. 2.a ) 48. Lato esterno dell’ascella. In corrispondenza del margine superiore dell’©le- ccano } essendo l’avantibraccio esteso , si conduca un circolo p' : in corrispondenza del tubercolo bicipitale del radio si conduca un altro circolo qx : fra le due apofisi sliloidi dell’ulna e del radio sì conduca un altro circolo r' : dall’ inserzione deltoidea nell’omero si conduca una linea s' che si diriga all’ apice del condilo esterno ( fig. n.a ), ed in corrispondenza del margine interno del muscolo coraco-brachiale si conduca una linea tl all’apice del condilo interno, (fig. 2.a) e si avrà 50. Regione bracciale anteriore ( fig. 2.a n.a). 51. Regione bracciale posteriore (fig. 4*a 5.a n.a). Le medesime linee si prolunghino in basso, e si avrà 52. Regione della piegatura del braccio ( fig. a . , a \ 2. II. ;. 53. Regione del gomito (fig. 2.a 4*a 5.a n.a). § 21. Dai lati del condilo esterno si conducano due linee , una ux alla faccia anteriore dell’ apofisi sliloide del radio , l’altra posteriore V1 in corrispon- denza del dorso dell’ indice (fig. na). Dai lati del condilo interno (fig. 5.a) si conducano due linee , una all’apofisi stiloide dell’ulna xl, l’altra anteriore all’osso pisiforme si hanno allora 54- Regione anlibracciale anteriore ( figure 2.a 5.a n.a ). 55. Regione anlibracciale posteriore (fig. 4*a H-a )• 56. Regione radiale (fig. 4*a ii-a)- 5y. Regione cubitale ( fig. 2.a 5.a ). § 22. Due dita trasverse al di sotto della linea circolare rl si tiri un’altra linea circolare z1, e si prolunghino le quattro longitudinali testé menzionate, si avrà allora la 58. Regione anteriore del carpo (fig. 2.a). 5g. Regione posteriore del carpo (fig. 4-a)« 60. Regione esterna del carpo (fig. il.*). 6i. Regione interna del carpo (fig, 2.*). Sul dorso della mano ed in corrispondenza delle articolazioni delle dita col metacarpo si tiri una li- nea : lungo il margine interno del metacarpo se ne tiri un’altra che superiormente si congiunga con zT; un’altra linea circoscriva il margine libero del me- tacarpo verso l’indice, ed incurvandosi traversi an- che l’articolazione metacarpo-falangiana del pollice ; per ultimo dall’apofisi stiloide si tiri una linea lungo il margine esterno del pollice fino alla sua articola- zione metacarpo-falangiana , sarà così circoscritta 62. Dorso o regione dorsale della mano (fìg. 4-a)* La palma della mano è naturalmente circoscritta nelle regioni (fig. 2.a) 63. Palmare esterna o tenare. 64- Palmare media. 65. Palmare interna o ipotenare. Ciascun dito poi si circoscrive con quattro facce, una dorsale, l’altra palmare , due laterali ? ed un apice. Regioni delle membra inferiori. § 38. Lungo il margine superiore o base della rotella si tiri una linea circolare a*. Dalla spina iliaca anteriore superiore si tiri una linea b1 lungo il mar- gine esterno del sartorio. Lungo il margine poste- riore del muscolo retto interno si conduca in basso un’altra linea Colli, quando sono più strette nella parte loro media che nelle estreme come il collo del femore (fig. id. 170). (1) Le articolazioni sono naturali nella statua del Mercurio seduto Nel Deposto di Croce di Gaudenzio Ferrari* (R. G. ili. tav. 1.»), t Trocanteri o rotatori quei processi che servono a produrre il moto di rotazione , cioè intorno all’ asse di un osso, come il grande ed il piccolo trocantere del femore (fig. id. , 171, 172). § 53, Nelle ossa vi sono altresì cavità , e queste sono articolari o non articolari. Le articolari si distinguono in glenoidee ossia superficiali , ed in cotiloidee ossia profonde. Le non articolari hanno avuto diverso nome dagli anatomici a norma della loro figura. Basta alr artista di conoscerne alcune : così diconsi - Fori quando trapassano un osso piano da una parte all’ altra per la strada più breve , come il gran forame occipitale (Tav. X, fig. i8.a, 17 ). Addentature o mangiature quando il contorno di un osso comparisce mancante di una porzione, quasi sia stato roso , intaccato e distrutto. Fosse, quando la cavità si restringe nel fondo, la fossa del palalo (Tav. X, fig. id, 37), le fosse nasali. Seni , quando la cavità è molto più ampia della sua apertura, come i seni frontali (Tav. XI, fig. 7.% 267 ), i mascellari. Solco o doccia , quando l’incavo ha la forma di un semicanale. Sinuosità , quando le incavature sono inflesse e superficiali. Articolo III. Sintesi o connessione delle ossa. § 54- Tulle le varie maniere, colle quali si con- nettono insieme le ossa, si comprendono sotto il vo- cabolo sintesi che significa connessione : questa poi o è immobile e dicesi sinarIrosi, od è mobile e dicesi diartrosi. § 55. L’ artista riferisce la sinfisi alla sinartrosi perchè questa maniera di articolazione è appena capace di qualche movimento in alcuni determinati casi, e perciò non produce nelle ossa che la compongono sufficiente varietà di posizione da potersi esprimere col disegno. La diartrosi per lo contrario è uno de’ prin- cipali punti anatomici, di cui 1’ artista deve avere esalta cognizione, avvegnaché le membra acquistano o perdono della loro lunghezza nei diversi loro mo- vimenti, ed in questi presentano diverse loro super- ficie. § 56. Tre specie di diartrosi devonsi distinguere dall’ artista : queste sono 1’ artrodia, il ginglimo e F amfiartr osi, e si fanno generalmente coll’inter- posizione di una membrana sinoviale , la quale ri- copre le rispettive cartilagini articolari. § 57. Artrodia è quando il capo dell’ osso si ar- ticola liberamente in ogni senso come l’omero nella cavità glenoidea ( § 53 ) della scapola ; a questa ar- ticolazione noi riferiamo pure 1’ enartrosi, cioè l’ar- ticolazione del femore colla cavità coliloidea. § 58. Ginglimo ossia cardine, è quando l’arti- colazione si fa in due sole guise una opposta all’al- tra , e questo si suddivide in angolare e laterale. A. Angolare è quello nel quale , secondo che si avvicinano o si allontanano i due estremi di due ossi non articolati e mobili in uno stesso piano, si forma fra gli altri due estremi articolati nel centro del moto un angolo sempre o minore o maggiore in proporzione, e così si producono i moli di fles- sione o di piegatura , e di estensione o di allun- gamento corrispondenti all’ angolo intercetto , e si- mili a quelli esattamente, coi quali chiudesi ed apresi una cerniera ( Tav. I.a, fig. 5.a ). Un esempio di questo ginglimo si ha nell’ articolazione del braccio coll’ avambraccio ( Tav. id. , fig. g.a, io.a). L’ar- tista deve usare singolare attenzione a questa specie di ginglimo, poiché, come saviamente osserva Leo- nardo da Vinci, in questa specie di articolazione le ossa si mostrano ora più, ora meno apparenti nella loro lunghezza, come si vede confrontando le figure 3.a, 6a, g.a, io.a della Tav. 1/ B. Il ginglimo laterale non ha che due moli 1’ uno opposto all’ altro in due ossi che non mutano sensibilmente la loro posizione, mentre uno si muove in pernio sopra 1’ altro , come il radio sull’ ulna. § D9* Amfiartrosi è quando le ossa si articolano in una maniera oscura , ambigua, con superficie piane , ed appena hanno molo distinguibile ; quest’ articolazione si osserva di preferenza nelle ossa grosse ( § 49 ) come nelle vertebre e nel tarso. Questa specie di articolazione è la più stabile di ogni altra. § 60. Alla sinartrosi appartengono la sutura vera, la sutura falsa o squamosa, e la gomfosi. Nell’articolazione delle ossa parietali fra loro si ha 1’ esempio della sutura vera ; nell’ articolazione del temporale col parietale si ha 1’ esempio della falsa o squamosa, nell’ articolazione dei denti nei loro alveoli si ha della gomfosi. CAPITOLO II. DELLO SCHELETRO. § 6i. La riunione di tutte le ossa del corpo spo- gliale dalle parli molli e collocale in modo che con- servino la loro naturale corrispondenza, chiamasi scheletro. Dicesi naturale quando le ossa le quali Io compongono sono riunite tra loro per mezzo dei proprii ligamenti ( Tav. II.*, III.*, IV.®, fig. 2.*); artificiale se sono tenute insieme con altri vincoli (Tav. id., fig. i.a). § 62. Dallo scheletro dipende la forma generale del corpo, e quella delle sue diverse parli ; egli nc stabilisce le proporzioni, la figura, la eleganza , la solidità, le divisioni principali. § G3. Lo scheletro di cui 1’ artista deve servirsi nello studio dell’ anatomia deve essere tolto da un uomo adulto in cui le ossa siano giunte al perfetto loro sviluppo. Richiedesi nondimeno la cognizione dello scheletro di donna, di giovane , di bambino e ancor di feto per notarne le essenziali differenze. § 64- Lo scheletro si divide in tronco e membra. Il tronco si suddivide poi in capo, petto ed addo- mine. Le membra in superiori o toraciche, ed in- feriori o addominali. CAPITOLO Ila. DEL CAPO IN GENERALE ED IN ISPECIE DEL CRANIO. § 65. Il capo osseo o testa è la parte la più alta del tronco , e compensi dal cranio e dalla faccia. Il cranio ne occupa tutta la parte superiore e la metà posteriore; racchiude nella sua cavità l’organo cerebrale ; la faccia ne forma la metà anteriore ed ha per uso principale di servire di ricettacolo alla maggior parte degli organi dei sensi (i). § 66. L’altezza del capo ( Tav. X, fig. 6.a, 20. 21.) cioè la linea perpendicolare che dal vertice si (1) Cicer., De natura Deorum, abbassa alla sinfisi della mascella inferiore , e 1’ al- tezza della faccia ( fìg. id., 22. 21.) cioè la per- pendicolare che dalla somma fronte venga alla men- tovata sinfisi della mascella ha servilo e serve tut- tora di modulo a molli artisti per disegnare le figure giusta le naturali proporzioni. § 67. Il cranio è formalo da otto ossa, cioè dal coronale, da due temporali, dallo sfenoide, dalf et- moide , dai due parietali e dall’ occipitale. Queste ossa sono quasi tutte piane : esse sono di due strali o tavolali, imo esterno, 1’ altro interno : questo per la sua fragilità è detto anche vitreo, Uno strato di sostanza ossea spugnosa della diploe (Tav. XI, fìg. 7.% i6.a 266) trovasi frapposto ai due tavolali; ma ciò che qui imporla di notare si è che il diploe può essere mollo sviluppato ed anche mancare in alcuni luoghi o dappertutto, ed i tavolati ora essere sot- tili , ora assai spessi, cosicché le ossa del cranio nella loro spessezza possono variare assaissimo : due volle trovammo il cranio , le cui pareti erano di sette linee di spessezza. La maggiore spessezza d’ or- dinario si ritrova nella età adulta, talvolta nella vec- chiaia , nei casi morbosi, nei suicidii. Le ossa del cranio sono fra loro articolate per mezzo di sinar- trosi ( § 54 ). La faccia è formala dalle due ma- scelle articolate fra loro. Osso coronale. § 68. L’ osso coronale o frontale è situato nella parte anteriore del cranio ed insieme superiore della faccia. L’ artista deve notare in quest’ osso la super- ficie esterna o anteriore convessa, un contorno su- periore , uno inferiore od orbito-nasale. § 69. Nella superficie esterna principiando dalla parte di mezzo si nota la traccia di una linea che è il vestigio di una divisione dell’osso nel feto, tal- volta anche nell’età adulta si osserva (Tav. X, fìg. i6.a) una sutura (§60) invece della summento- vata linea. Gli slatuarii antichi fecero questa por- zione della fronte più elevala, massime in basso verso il naso (i), I frenologi quivi riposero l’organo dell’ educabilità e del confronto delle idee ; i bam- bini la mostrano più alta. Alla parte inferiore di questa linea avvi la bozza nasale (Tav. X, fig. i.* e 3.a 28 ) assai più manifesta nei vecchi che nei giovani a cagione dei seni (§53) frontali (Tav. XI, fig. 7.“ 267 ) che non si sviluppano che nella età provetta; immediatamente al di sotto avvi una de- pressione triangolare, alcune volte verticale o rotonda. I Greci non la indicarono nelle donne (2): la espres- sero negli uomini (3), la trascurarono negli Isi. Il (1) Così si vede nel Laocoonte, nel Giove Olimpico di Fidia. (2) Manca nella Venere, nella Giunone ed in alcune Niobi. (5) Si scorge nell’Apollo di Belvedere, nel Giove Olimpico, nel Gla- éialore. Domenichino, Leonardo da Vinci e Raffaello la espres- sero frequentemente : serve ad esprimere 1’ attenzione e la severità : più in basso avvi la mangiatura (§ 53 ) nasale ( Tav. XI. *, fig. i5.a490> ne^a quale si ar- ticolano le ossa nasali e 1’ apofisi montante del ma- scellare superiore. Nei lati principiando dall’ alto al basso notasi una superfìcie larga e liscia, ricoperta dal muscolo fron- tale, la bozza frontale (Tav. X.% fig. i.% 3.% 24 ) assai più prominente ne’bambini (1) e nelle donne; quindi una leggiera depressione : più in basso una prominenza trasversale leggiermente curva, più alta in dentro che in fuori, chiamala arcata sopracci- gliare (2) perchè (fig. id. 25 ) corrisponde ai so- praccigli, e dà attacco al muscolo sopraccigliare. Que- sta prominenza non si scorge ne’ bambini, perchè mancano di seni frontali che stanno sottoposti. Più in basso ancora avvi un’ altra linea parimenti curva, più prominente all’ infuori ( Tav. X.a, fig, 3.® 26 ) che è il contorno superiore dell’ orbita, e dicesi ar- cata orbitale. Fra queste due prominenze trovasi un leggiero solco dagli antichi sovente esageralo. § 70. L’ arcata orbitale è limitata da due apofisi (§52) dette angolari, di cui una interna , l’altra (1) È molto sporgente nell’Angelo a destra di quel di mezzo nel coro di tre Angeli di B. Lanino in Brera. (2) Sono bene espressi nel ritratto del Filippo di Velasquez (R. G. III., tav. XXXVI ), nel busto dell’astronomo Oriani in Brera, nel busto del Bossi, òpera di C. Pacelli in Brera. esterna; questa è più prominente, e si articola coll’ osso zigomatico. § >71, Dietro l’apofisi angolare interna di un uo- mo adulto si veggono i due tavolali, o lamine ossee allontanali fra di loro : la cavità che ne risulta chia- masi seno frontale ( Tav. XI.a, fig. 7.“, 267 ). Que- sti seni talvolta si estendono fino all’ apofìsi angolare esterna, e non principiano a svilupparsi che verso il vigesimo anno; crescono lentamente, e solo nella vecchiaia acquistano il massimo loro incremento : per lo più mancano nelle donne : servono ad amplificare le cavità nasali, e comunicano coi seni etmoidali. § 72. Dietro 1’ apofisi angolare esterna si vede una cresta che è il principio della linea semicircolare delle tempia (Tav. X, fig. i.B e 8/27 27). Que- sta è soccutanea nei calvi, massime se attempati. § 78. Nel contorno superiore si nolano dentature ed incavi che servono a formare da sutura parielo- frontale (Tav. X, fig. i6.a 8). Il contorno inferiore manifesta nel mezzo una grande mangiatura della etmoidale (Tav. XI, fig, i5.a 49°)? perchè desti- nata ad articolarsi coll’ osso etmoide. Il coronale si articola eziandio coll’osso zigomatico , collo sfenoide e coll’ unguis. § 74* Nelle bozze frontali Gali ripose l’organo dell’ arguzia e della causticità. § 70. Se si guarda la fronte per profilo si scorge che le due prominenze frontale e sopraccigliare la dividono in due piani. I Greci figurarono così la fronte dogli uomini adulti e dei vecchi ; ma con una sola curva quella delle donne. Ossa parietali. § 76. Queste ossa sono relativamente simmetri- che (§ 4$) (Tav. X, fig_ T.a, 14 ), hanno una figura quadrilatera, e due superficie, di cui una esterna convessa, l’altra interna concava. Nella su- perficie esterna corrisponde parte del muscolo occipilo- frontale, e verso il margine esterno parte del mu- scolo temporale. Nel centro si nota una bozza chia- mala parietale ( fig. id. i4) tanto meno sviluppata quanto più ci allontaniamo dall’ infanzia. Verso il lato esterno avvi una distinta linea curva che si dice gran linea semicircolare delle tempia ( fig. id. 27) continuazione di quella del coronale (§ 72) visibile parimenti nei vecchi calvi ; essa serve di inser- zione all1 aponevrosi del muscolo temporale. Questa gran linea semicircolare si scorge nello spazio in cui non è coperta dai capelli se il muscolo è contralto: quando poi la persona è pingue questa linea si mo- stra alquanto incavala ; invece se la persona è magra la linea semicircolare si mostra più alla. La sua al- tezza è maggiore verso F apofisi angolare esterna e va successivamente diminuendo. § 77. Dei quattro margini F interno si articola colf omonimo dell1 osso corrispondente c forma la sutura sagittale (Tav. X, fig. i6.a 9): l’esterno o temporale si articola per sutura squamosa coll osso eli questo nome ; così i’ anteriore o coronale si arti- cola ( fig. id. 8 ) e si unisce per sutura vera coll’ osso coronale: il posteriore finalmente si articola coll’ occipitale (Tav. X, fig. 12.a io). I due margini posteriori si riuniscono ad angolo ottuso nella sutura sagittale ( fìg. i2.a io ). Osso occipitale. § 78. Quest’osso è assolutamente simmetrico ed è posto nella regione posteriore ed inferiore del cra- nio ; I’ artista deve considerare la sua faccia esterna che dà attacco a diversi muscoli (Tav. X, fig. 12.* 2 ). Sulla linea mediana e dall’ alto in basso si nota la prominenza occipitale esterna ( fig. id. 15) che occupa la metà di questa faccia : la cresta dolio stesso nome (Tav. X, fig. i8.a 16) a cui sì ferma il li- gamento cervicale, e che si protende da questa prominenza fino al gran forame occipitale. Questo forame ( fìg. id. 17 ) che dà passaggio allo spinale midollo è a un di presso orizzontale e corrispondente al centro della lesta. Nel feto è maggiormente inol- trato verso la faccia. Daubenton dimostrò che la po- sizione centrale del forame occipitale forma uno dei principali caratteri della testa umana. Nel negro prin- cipia ad allontanarsi da questo centro per ridursi indietro : egli ha altresì maggiore inclinazione alle cose basse c materiali (i) : negli altri animali si ri- duce sempre più indietro in guisa die ne’pesci tro- vasi posteriore. Finalmente Y apofisi basilare (Tav. X, fìg. i8.a 28) termina anteriormente cd inferiormente quest’ osso. § 79. Sui lati c dall’ alto in basso si nota una superfìcie triangolare col-rispondente al muscolo oc- cipilo-frontale : la linea curva superiore assai super- ficiale (fig. id. 18) alla quale attaccasi in dentro il muscolo trapezio, in fuori 1’ occipilo-frontale, e sotto di questo lo sterno-masloideo : questa linea curva, come la prominenza occipitale esterna, traspare sulle leste calve e magre , ed abilissimi artisti le figura- rono sulle teste dei filosofi © dei ( Moreau de la Sarlbe ) dotti in generale. Più in basso si vedono delle scabrosità che internamente danno inserzione al gran complesso, esternamente allo splenio, quindi la linea curva inferiore ( fig. id. 19 ) più notabile dell’ altra : al di sotto alcune asprezze per i grandi e piccoli muscoli retti posteriori ed obliquo superiore del capo : finalmente i due condili (fig. id. del ) per cui il capo può muoversi avanti ed indietro. La posizione orizzontale dei condili e la centrale del foro occipitale concorrono a provare che la naturale posizione dell’uomo è la verticale, non potendo di- versamente il capo gravitare sull’ atlante. § 80. Nella faccia interna si vede che Tosso è diviso (1) Virey, Hai ore nalur Ile de l'hoinme. ìli quattro fosse due superiori e due inferiori (Tav. XI, lig. 7.% iG.a 277 ) per mezzo di lince a cui si at- taccano la grande e piccola falce e la tenda del cer- velletto 5 duplicature queste tutte della dura madre : ove le lince si intersecano avvi una tuberosità clic di cesi tuberosità occipitale interna ( Tav. id., fig. i6.a 268) alla quale finisce il diametro anlcro-poste- riore del capo (§ 115). Ossa temporali. § 8r. Queste due ossa stanno nei Iati del cranio c contendono 1’ orbano dell’ udito. Sono mollo irre- O o golari ; poche cose riguardo a queste ossa apparten- gono all’ artista, e queste trovansi nella superficie esterna in cui noi distinguiamo la porzione squamosa (Tav. X, fig. i.a 5) che forma parte della fossa temporale ; più in basso 1’ apofisi zigomatica la quale nata verso la cavità glenoide volgcsi orizzontalmente avanti allontanandosi dall’osso, c quindi convergendo alquanto indentro. Questa fossa in alto dà attacco all’ aponevrosi del muscolo temporale, in basso ed un poco indietro al massetere: in avanti termina coll’osso zi- gomatico, posteriormente corrisponde al meato auditorio esterno. Lo spazio interno all’ arco zigomatico dicesi fossa temporale. Nella grande scala degli animali notasi che quest’arco è tanto più convesso e robusto quanto 1’animale è più feroce, c perciò maggiormente eser- cita i muscoli che servono a procacciargli la preda coì morso, c clic pigliano inserzione o sono sotto- posti al medesimo. I Tongosi di razza mogola ( Ta- vola XI, fig. 20.a ) hanno quest’ arco molto più grande degli Europei caucasici. Lo sviluppo all’ in- fuori della fossa temporale pare ritrovarsi nelle per- sone dotate di forza e coraggio (i). Alquanto al disotto dell’estremità posteriore dell’apofìsi zigoma- tica notasi la fossetta glenoidea, ove si articola il condilo della mascella (Tav. X, fig. g.a, i8.a 3o ). Dietro di questa avvi il meato auditorio esterno (fìg. i.a i3): più indietro si osserva una prominenza mammillare chiamala apofisi mastoidea ( fig. id. 6 ) che si sviluppa in proporzione dell’ età : la destra poco distante dalla sinistra nell’infanzia, maggior- mente distante neidi adulti e massime nei libidinosi. O Essa dà attacco al muscolo slcrno-cleido-mastoideo : al di sotto di questa avvi una doccia a cui si attacca il muscolo digastrico della mascella ; più posterior- mente una superfìcie scabra per 1’ inserzione di al- cuni muscoli : al davanti ed all’ indentro dell’ apofisi mastoidea or or nominata osservasi l’apofisi sliloidea ( fig. id. 4 )• E’ esatta posizione del meato auditorio serve di norma all’ artista principalmente quando rappresenta la figura di profilo. Questo meato nell’ europeo trovasi a un di presso nella metà dello spazio che esiste fra l’ala del naso c la parte posteriore del cranio, e sulla linea orizzontale che dalle narici esterne (1) E così spiegala al di fuori nell'Èrcole Farnese. si tiri indietro verso l’occipite. Nel Colto l’orecchio trovasi collocato molto più in aito di questa orizzontale come ne’ satiri. Osso etmoide. § 82. L’osso etmoide è di figura cubica; sta ri- posto nella sua mangiatura etmoidale (Tav. XI, fìg. i5.a 49°) del coronale: serve (Tav. id., fig. 7.* 269 ) principalmente all’ odoralo. Essendo onnina- mente nascosto basta all’ artista di sapere che è bre- vissimo nel feto, c che non si sviluppa nel senso suo perpendicolare, che col progredire dell’ età. Osso sfenoide. § 83. L’osso sfenoide è per la sua figura irrego- larissimo: sta nella base del cranio e serve quasi di cuneo a tenere con maggiore fermezza articolale le ossa del cranio colle quali tutte ha qualche corri- spondenza (Tav. XI, fig. i6.a 273). Nella faccia inferiore ha due prolungamenti detti ale plerigoidec assai estese: esse limitano le parti laterali delle narici posteriori: ciascun’ala plerigoidea si distingue in in- terna ed esterna. Lo sfenoide racchiuso come l’et- moide nella costruzione del cranio non può essere particolare oggetto dell’ artista se pure questi non tende alla perfezione studiando 1’ espressione delle passioni in corrispondenza colla distribuzione dei nervi ( Camper ). § 84- Tulle queste ossa articolale fra loro formano figure cliniche che 1’ arlista deve considerare unita- mente all’ dissi formala dalla faccia. CAPITOLO IV. DELLA FACCIA. § 85. La cognizione esalta della faccia ossea è della massima importanza per 1’ artista. In questa si scorgono prominenze ossee più o meno pronunziale, coperte soltanto da tessuto cellulo-pinguedinoso (§ 43) e dalla cute : quindi f esalta cognizione delle ossa racchiude la forma della cosa che l’artista deve fi- gurare, massime che le dimensioni della faccia di- pendono totalmente dalle ossa articolate fra loro per sinartrosi ( § 54 ) ad eccezione della mascella infe- riore che si articola per ginglimo ( § 58). Inoltre in certi determinati punti prendendo inserzione quei muscoli che servono a dare 1’ espressione alla fiso- nomia, si ha nella perfetta cognizione di quella i punti cardinali per bozzare con poche linee una fì- sonomia mossa da qualche passione come dimostrò il profondo Camper (i). La faccia manifesta varie sii- ci) Pierre Camper, Discours prononcés en VAcadémie de desseìn d’Amsterdam sur le moyen de représenter d’ime manière sére Ics diverses passiona qui se manifeslcnt sur le visage. — Utrecht, ftìier. Vile!, 171)3. 72 perfide; basta all’artista di conoscere bene l’ante- riore o la faccia propriamente detta, e qualche cosa dell’ inferiore, formala, in gran parte dalia volta pa- latina. § 86. L’estensione della faccia propriamente delta si misura dall’ artista ( § 66 ) con una perpendico- lare tirala dall’apice del mento (Tav. X, fig. 6.'' 2i 22 ) ad una linea ( fig. id. 22) orizzontale che parte dall’origine dei capelli e fa un angolo retto colla suddetta perpendicolare : mentre il medico com- prende ( Bichat ) la fronte nel cranio siccome parte destinata a contenere F organo cerebrale. § 87. La superfìcie inferiore della faccia o la volta palatina trovasi a livello col forame occipitale. Da questa cognizione F artista deve argomentare la posizione dell’ intero capo che si articola per mezzo delle apofisi condiloidee (§ 79) dell’occipitale colle cavità condiloidee della prima vertebra od atlante : quindi rappresentandosi dall’ artista il capo alzalo o basso, avrà l’attenzione di muovere l’intiero capo sopra un piano che abbia un punto fisso all’ osso oc- cipitale nel suo gran forame, e F altra estremità vi- sìbile alla volta palatina. Una linea orizzontale poi la quale percorra la faccia superiore di questa volta prolungata posteriormente taglia il meato auditorio esterno (§ 81) nell’europeo (Tav. X, fìg. i.a 82 s? )• § 88. Stabilito pertanto cosa debba intendersi per cranio o per faccia , F artista non deve trascurare le diverse proporzioni che queste hanno fra di loro nelle diverse età. Nello studio di queste proporzioni 1’ artista deve immaginarsi il cranio nel senso me- dico ( § 86 ) c comprendervi anche la fronte. L’os- servazione dimostra che le dimensioni del cranio sono in ragione inversa delle dimensioni della faccia quanto più queste si considerano in un tempo vicino all’ infanzia. II predominio del cranio sulla faccia dura fino ad un’ età avanzala, onde appena si hanno le stabili corrispondenze di queste parti nella gio- ventù. Osso mascellare superiore. § 89. Quest’ osso occupa la metà della faccia c concorre a formare la bocca , il naso c le orbile. L’artista deve notare nella superficie esterna o fac- ciale e nella linea mediana un piccolo bordo spor- gente articolalo coll’ osso corrispondente : questo bordo termina in una spina delta nasale anteriore infe- riore ( Tav. X, fig. i.a 82): subito al di sopra di questa spina avvi una larga mangiatura che forma il foro anteriore delle narici ossee (Tav. X, fig. 3.' 33); quindi l’apofisi montante ( fig. i.a 34) o ver- ticale che si articola superiormente col coronale ( § 69 ). Questa somministra attacchi ai muscoli ele- vatore del labbro superiore cd elevatore comune del labbro e deli’ ala del naso, e forma il contorno in- terno dell7 orbita : ai Iati ed inferiormente vedesi la fossa incisiva ( fig. id. 35 ) : ai lati, ma superior- mente la fossa canina ( fig, id. 36 ) ; più in fuori un bordo che separa la fossa zigomatica dalla canina : più indietro la tuberosità mascellare. § 90. Il margine superiore del mascellare limita, la parte inferiore dell’ orbila ( fìg. 3.a 3) ; nella Stat. di Mercurio seduto. § ijy. La (ca>aitura spugnosa dello vertebre e l’ampia cavità clic dà ricettacolo al midollo spinale fa sì che la spina spiega una larga superficie per la stazione e per 1 inserzione de’ muscoli senza che se ne aumenti soverchiamente il peso. § 1G0. Se vuoisi considerare 1 artifizio della co- lonna vertebrale nella stazione e nei movimenti, to- sto si scorge : i.° Che forma la base o sostegno di lutto quanto trovasi nel torso c che ne trasmette, come di- cemmo, il peso al bacino. Di fallo tulli i visceri gra- vitano anteriormente, e tendono a piegare la spina innanzi, quindi f uomo cadrebbe, se forze operanti in senso contrario non lo impedissero : queste forze consistono nei muscoli posteriori della spina, e che si attaccano alla medesima; da queste considerazioni ne segue che nell’attitudine di riposo, in cui la per- sona non è mossa ad allo alcuno, i muscoli suddetti sono nondimeno in una valida contrazione. 2.0 Che nei movimenti la spina è capace di tutti i moti nella regione cervicale ( Tav. VII, Vili); che questi movimenti sono assai limitati nella metà superiore della regione dorsale ; questa metà però considerata nel suo insieme può curvarsi alquanto anteriormente (Tav, id.), movendosi sulla estremità supcriore della metà inferiore della regione dorsale; che i movimenti deli altra metà inferiore dorsale sono limitatissimi : che invece sono massimi i movi- menti della colonna vertebrale nella riunione delle regioni dorsale e lombare: i medesimi sono di nuovo limitali nelle vertebre inferiori lombari. Ond’ è che nei movimenti di torsione del tronco 1 artista deve guardarsi di fare tal moto spiegalo nelle vertebre dorsali, ma piuttosto di farlo discernerc nelle due regioni cervicali o lombari, non obbliando che tale moto risulta dai moli parziali di molte vertebre. 3.° Che questi movimenti sono più facili c più estesi nei fanciulli c ragazzi prima della pubertà, come si vede nello scheletro (Tav. VII, Vili) che rappresenta una fanciulla di dieci anni e sei mesi la quale si toglie una spina dal piede. Articolo If. Pelvi o bacino. § iGi. Il pelvi , detto anche bacino per la figura che offre, è situalo al di sotto della colonna vertebrale, di cui sostiene il peso, c si articola coi femori an- teriormente. In un nomo di statura ordinaria trovasi nella metà circa dell intiera altezza del corpo. Nel neonato per quanto si è detto (§ i53) la parte su- pcriore al bacino ha maggiore lunghezza : per lo contrario (§ i54) negli nomini di statura altissima F eccesso di lunghezza sta nelle parli sottoposte al bacino, ossia nelle estremità inferiori. Nei nani poi riscontratisi di nuovo le condizioni spettanti al neo- nato, nel quale le estremità inferiori sono propor- zionatamente più brevi. § 163. L7 artista deve considerare il pelvi nella sua figura, direzione, grandezza, funzioni e movi- menti ; ina siccome queste cognizioni si ritraggono dallo studio delle ossa in particolare, così diremo prima di queste. Il pelvi è composto di quattro ossa, che sono il sacro , il coccige e le due innominate. Osso sacro. ( TAV. XII. ) § i63. Quest7 osso ( fig. i.a 92) è situato nella parte media e posteriore del pelvi , ha la figura di un triangolo colla base in alto, e l’apice in basso: due faccie, anteriore una, posteriore l’altra, e duo margini che sono i lati del triangolo. La faccia anteriore (fig. id. 92) è liscia, al- quanto concava, ed ha fori grandi per l’uscita dei nervi sacri anteriori. Gl7 intervalli ossei che separano questi fori danno inserzione ai muscoli piriformi. La faccia posteriore ( fig. 2.a 98 ) è scabra con apofisi simili a quelle delle vertebre , ma irregolari e riunite fra loro: a questa faccia si inseriscono molli muscoli , di cui diremo a suo luogo. I margini ( fig. 3.a 94 ) sono in parte articolari, in parte scabri per l7 inserzione di ligamenli e mu- scoli, e corrispondono alle parli posteriori delle ossa innominate, alle quali si articolano per sinfisi (§ 55). La base contiene nel mezzo una faccetta ovale cor- rispondente al corpo dell’ ultima vertebra lombare ; essendo tagliata a sbieco ne risulta un angolo chia- mato sacro vertebrale o promontorio (fig. 3.* g5) ; posteriormente al promontorio 1’ apofisi spinosa dell’ ultima lombare trovasi perciò meno sollevala delle altre, e produce nel modello una depressione nell’ ima parte dei lombi: nei lati una superficie liscia c triangolare che fa parte del gran pelvi. L’ apice è piccolo ed ovale, e si articola col coccige. Il sacro sta collocato fra le due ossa innominate, come un cuneo che tende a segregarle , ed è rite- nuto stabilmente unito alle medesime con ligamenti robusti e diversi muscoli ( Tav. XIV, fig. 2.“ e 5.* 92 D3 ) (')• Osso coccige. § 164. Quest'osso (Tav. XIV, fig. 5.a 96) c for- malo di tre o quattro tubercoli spesso riuniti fra loro , c formanti in certa guisa 1’ apice del sacro , col quale esso si articola. Quest’osso è più lungo e mobile nelle donne giovani, la qual cosa giova assai alle funzioni proprie di quel sesso, e massime al parto. (I) L'osso sacro è come conviene leggermente tracciato nella Grazia di mezzo di Thorwaldsen nel monumento ad Appiani In Brera; a guisa li V, f'. Bene espresso sulla statua seduta di Mercurio, II coccige è ritenuto a posto da robusti ligamenù c dà inserzione alle fibre muscolari del gluzio mag- giore ; sostiene poi i visceri che stanno nel pelvi, ed in particolare 1 intestino retto. Il coccige nell uomo è l’osso che rappresenta la coda negli animali che ne sono provvisti. Nella parte media del sacro c del coccige trovami soltanto aponevrosi e ligamenti, mentre nelle super- ficie laterali vi corrispondono muscoli grossissimi; per questa ragione avvi il solco delle natiche. Ossa innominate. ( TAV. A1V. ì § i65. L’osso innominato è relativamente sim- metrico ( § 48 ) ed irregolare : un’ ampia porzione quasi orizzontale sta superiormente , e forma 1’ ala iliaca ; un’ altra porzione quasi verticale alla prima gli è sottoposta ; piegato così ad angolo circoscrive lateralmente ed anteriormente il pelvi ( fìg. i.% a.*, 30- Due superficie si distinguono in queste ossa, una cioè femorale e l’altra pelvica, ed una circonferenza. § 166. La faccia femorale ffig. i.a è esterna in alto ed anteriore in basso ; dà attacco posterior- mente al muscolo gluzio maggiore, più avanti c su- periormente al gluzio medio, più in basso al gluzio minore; questi muscoli si inseriscono negl’intervalli lasciati dalle lineo semicircolari ( fig. id. ?77 ) che si notano sulla superfìcie delT osso; finalmente più avanti, ed in Lasso notasi una scabrosità per V in- serzione di un lendine del retto anteriore della coscia. In basso ed in avanti notasi la cavità coliloidea (fig id. 98), in cui si articola il capo del femore: al di sotto di questa avvi i! /brame otturatorio ( fig. 8.a 476) o solto-pubino, ovale nell’uomo, triangolare e più piccolo nella donna, chiuso da una membrana fibrosa che dà attacco ai muscoli otturatori ; al lato interno di questo foro sta una superficie più larga in allo che in basso, oblunga, detta pube ( fìg. 5.* 99 ). Essa è la parte del pelvi la più sporgente innanzi, più larga c più prominente nella donna, che nell' uomo ; a questa si inseriscono i muscoli adduttori della còscia, c continua in basso fino alla tuberosità dell’ ischio (fig, i.a io5) : al di sopra di questa notasi il solco , in cui scorre il tendine del muscolo otturatore interno. § 167. Faccia pelvica ; 1 artista deve notare la superfìcie iliaca (fig. 5.a 100) per la inserzione del muscolo iliaco interno ; la parte posteriore del forame otturatorio per 1 inserzione dell otturatore interno , ed i punti d inserzione dclfelevalore dell’ano, che chiude inferiormente il pelvi. 11 pelvi racchiude la vescica c l’intestino retto nell’uomo; questi visceri, la Castina c l’utero nella donna. o Circonferenza; questa, sebbene irregolare, può dividersi in superiore o addominale, cd inferiore o pubio-ischiatica, le quali si riuniscono posteriormente alla spina posteriore: avanti all’angolo del pube. La porzione addominale c suddivisa in parte po- steriore , c parte anteriore ; la prima descrive una curva, che nel suo terzo posteriore fa un angolo ( fig. i.a, 2.a, 6.a ioi ). Questa inflessione angolare dell’osso determina nel modello la fossa lombare la- terale. Nella circonferenza addominale si distinguono le labbra e l’intervallo fra queste; nel labbro in- terno ( flg. G.a si inseriscono il muscolo qua- dralo e traverso ; nel labbro esterno ( flg. id. 473 ) l’obliquo esterno, il gran dorsale, c l’aponevrosi fe- morale; nell’intervallo , l’obliquo interno. L’anteriore forma un grande scavo, incoi si vede dal di fuori al di dentro la spaia iliaca anteriore superiore (flg. i.a 102), a cui si attaccano il fa- scialata, il sartorio, l’arcala crurale, e l’iliaco in- terno: più in basso la spina anteriore inferiore (flg. id. 100 ; per il tendine del retto anteriore della coscia , quindi al di dentro un solco per il passaggio del psoas cd iliaco: più indentro la promi- nenza ilio-peltinca, quindi una superficie per il pas- saggio dei vasi crurali, finalmente la spina del pube per 1’ inserzione dell’arco crurale. § 168. La porzione pubio-ischialica è egualmente divisa in due parli, Trina posteriore più estesa offre dall’alto in basso la spina posteriore-superiore pro- minente e spessa (flg. i.a 474 )'* un s°lc° ? che la divide dalla posteriore-inferiore, che è al di sotto, quindi la mangiatura grande ischiatica (fig. ìd. io4) e la spina ischiatica ( fìg. id. /[r5 ) apoflsi , a cui si attacca il ligarnento sacro-ischiatico, il muscolo gemello superiore ; un solco al di sotto , ove scorre il tendine dell5 otturatore interno , la tuberosità ischiatica ( fìg. id, io5 ) prominenza spessa, ro- tonda, ove si inseriscono al di fuori il quadralo, ed il grande adduttore ; indentro il gemello infe- riore ed il gran ligarnento sacro-ischiatico ; nella metà, i muscoli bicipite, semitendinoso , e semi- membranoso. L’altra parte anteriore più breve offre un margine sottile ed obliquo massime nella donna, e forma col lato opposto \arcata del pube, che dà attacco al retto interno : in alto la superficie oblunga ed articolare , per mezzo della quale si ha la sinfisi del pube, che sovrasta all’arco del pube ( fig. id. 99 > 99 ) j posteriormente 1 ileo si articola colf osso sacro ( fig. 5.a 92 ). § 169. L’osso innominato nel neonato si sviluppa con tre punti di ossificazione , che si riuniscono as- sai tardi : quindi è che quest’osso fu anche conside- ralo distintamente dagli anatomici coi nomi di ileo , ischio c pube. Articolo III. Del pelvi in generale. § 170. Le ossa descriile articolate fra loro mani- festano la figura del pelvi : questa è mollo irrego- lare ; superiormente ha una cavità a un di presso ellittica trasversalmente, non compiuta in avanti, come il bacino di un barbiere ; inferiormente si approssima alla figura cilindrica. Chiamasi gran pelvi la cavità superiore ovale e grande ( Tav. XIV, fig. 5.a , 102, 100, 100 , 103); piccolo pelvi o cscavaziane la inferiore ( fig. id. 93, , 99, 99, ): stretto superiore la circonferenza che divide il grande dal piccolo pelvi che comunicano insieme : stretto inferiore T estre- mo limite del pelvi in basso. § 171. La direzione del pelvi non c orizzontale, ma inclinala in basso dall* indietro all innanzl, in guisa che il pube trovasi inferiore all’ angolo sacro ver- tebrale ( § i63 ) (Tav. II ). II peso del tronco è perciò trasmesso obliquamente alle coscio per mezzo del bacino: quest’inclinazione è maggioro nel neo- nato (Tav. X, fig. 8. e i3.a), e ricompare nella vecchiaia (Tav. V, fig. 1.“ ). § 173, Lo dimensioni del pelvi sono maggiori nella donna che nell’ nomo ; la distanza che nella donna separa le due creste iliache è di una testa e tre quinti ; nell’uomo, di una testa e due quinti circa, c perciò le distanze fra le due spine anteriori , fra le cavità coliloidee e fra le tuberosità dell’ischio sono maggiori : così pure più grandi sono gli altri dia- metri. La natura ha provvisto la donna di un pelvi più ampio perchè , oltre le funzioni proprie al pelvi maschile ha poi 1’ importante funzione del parto. Questa maggiore ampiezza però è di qualche intoppo alla progressione di questo sesso. Se la facilità di eseguire le necessarie funzioni senza alcun disturbo vuoisi tenere in conto di qualità essenziale di un bel corpo, giudicheremo bella la donna (i) che ha un ampio bacino per compiere il parlo , ma non di più , perchè 1’ aborto ed altri gravi inconvenienti ne sarebbero la conseguenza , come altresì la maggior difficoltà al molo ; è quindi assurdo assai quell’ or- namento femminile che tende ad amplificare il pelvi oltre ogni confine, mentre non può dare che la triste idea di fatali conseguenze alla propagazione della specie (2). L’ altezza del pelvi nell’ uno e nell’ altro sesso è a un di presso eguale : le differenze stanno nedia- melri orizzontali. Se si considera la Venere Medi- cea ben si scorge come 1’ artista per renderla bella (1 ) Il pelvi è esatto nella Venere dell’ Elemento acqua dell’ Albani ( R. G. di Tor. ). (2) I viaggiatori riferiscono che le donne orientali hanno il bacino naturalmente ampio, abbia dato a questa statua un adattalo pelvi concorde alia possibilità di un parlo felicissimo. § 173. La statura non influisce sulle dimensioni del pelvi, sebbene si osservino vizii individuali in- dipendenti però dalla statura. L’ostetricia quotidia- namente dimostra che donne mal conformale nella spina partoriscono non di meno felicemente, quando altre di statura retta per vizio di pelvi hanno il parlo difficile o impossibile. § 174. Nei neonati mancano le dilfercnze del pelvi riguardo al sesso. In generale il pelvi del bambino è poco sviluppalo ( Tav. X, fig. 8.a, io.a, i3.a, i4.d): non di meno le ale iliache lo sono più delle parli inferiori del medesimo, cd il diametro trasver- sale del piccolo pelvi è il più breve: quindi è che i visceri addominali sono quasi intieramente conte- nuti al di sopra del medesimo, c che perciò 1’ ad- dominc del bambinello è più tumido, avuto riguardo massime al gran volume del fegato in questa età. § 170. Il pelvi forma la base di sostentazione del tronco ; nel movimento la base si trasporta alterna- tivamente da una colila all’ altra. Il pelvi è posto tra due potenze che operano in senso contrario: una è il peso del corpo che gli trasmette la colonna ver- tebrale , F altra è la resistenza che gli oppongono i femori. Il bacino sarebbe perciò spinto indietro , se non fosse ritenuto da potenti muscoli, che attaccan- dosi ai femori s inseriscono poi 0 al pelvi, o alla co- lonna vertebrale. Il tronco pertanto ha per piano, su cui può cadere ii centro di gravila, tulio !o spa- zio che avvi tra i femori ed il sacro : essendo questo piano notevolmente più augusto nel neonato, cosi questi non ha che una minima altitudine per la sta- zione. Nel pelvi sta il centro del movimenti del tronco, sia che questi trovisi ritto, o coricato. § 176. Quando 1' uomo siede, appoggiasi sulle tu- berosità ischiatiche anteriori alle cavità coliloidi, così rendesi più grande lo spazio in cui può cadere il centro di gravità, epperciò più estesi potranno es- sere i moli del tronco, e più stabile e più lunga la posizione (1). Lo spazio, o base poi si accresce maggiormente piegandole membra inferiori innanzi, quando fuorno siede in terra, o le coscio soltanto, se siede in un punto più sollevato del suolo , come p. e. sarebbe una seggiola, il che diremo più estesamente al ca- pitolo del centro di gravità nell’ uomo. § 177. L’ artista dee considerare il pelvi quando si muove in totalità. Non solamente i femori si muovono sul pelvi, ma il pelvi si muove eziandio sui femori. Noi qui parleremo di questi ultimi movi- menti. § 178. La flessione del bacino sui femori non si fa così facilmente come sembra; per poco che si (1) Posa benissimo sedendo la figura del vecchio che addita il pesce «ella fi. Famiglia di Palma il vecchio ( R. Q. dj Ter. ). estenda, il centro di gravità non cade più nella base, c la caduta del corpo è inevitabile. In questo caso per evitare la caduta noi portiamo nello stesso tempo le gambe, le coscio ed il pelvi indietro, di modo che le membra inferiori hanno allora una direzione obliqua , ossia sono semiflesse ; se poi la persona c ritta e si sostenga sopra un solo piede, il bacino può piegarsi in avanti, se si volge 1 altra estremità posteriormente (Tav. XIV, llg. 4-a). In lutti questi casi si oppone visibilmente una forza morta di peso per mantenere 1 equilibrio. L’ estensione del pelvi sui femori è anche meno indicata della flessione, non essendovi indietro base di sostentazione analoga a quella formala dai piedi sull’ innanzi. § 179. Il pelvi non può muoversi nello stesso tempo lateralmente sui due femori, ma bensì sopra un solo: anzi i moli del pelvi in questo caso sono facili, ed allora si ha pure il moto di rotazione che osservasi nei ballerini. CAPITOLO VII# TORACE O PETTO. § 180. Il torace è una cavità conoide e leggier- mente appianala in avanti , situata anteriormente alle vertebre dorsali, clic ne formano il limite posteriore. Egli è fatto lateralmente dalle coste ? c dalle carti- lagini sterno-costali , anteriormente dallo sterno ; in alto è limitato dalla prima co*ta , c dalla clavicola; in basso dal diaframma. È destinato a contenere il cuore ed i polmoni , vìsceri clic esercitano le fun- zioni vitali , quelle cioè che non si possono inter- rompere , senza che si perda la vita. Il piano sul quale è situata la parte anteriore del torace nell1 adulto nella parte superiore è posteriore a quello che passa sulla parte anteriore della faccia, ma alla metà dello sterno è perpendicolare alla faccia stessa : lo scrobicolo del cuore poi trovasi anteriore al piano della faccia , c da questo punto nell1 allo dell1 espirazione 1’ addominc trovasi di nuovo per- pendicolare alla faccia. Studiate brevemente le ossa che ancora riman- gono a comporre questa cavità, ne. diremo qualche cosa in generale in quanto riguarda 1 artista. Articolo I. Delle ossa del torace. Sterno. ( TAV. V ) § 181. Egli è situato avanti al petto ie nella parte di mezzo: è piano e lungo , evidentemente diviso in tre porzioni. La superiore ( fig. i4*a 106 ) baia figura di un cono rovesciato e troncato che si estende sino alla seconda costa ove si riunisce colla porzione media; la seconda ( fig. id. 107) o media è più ristretta e più lunga, e si estende sino allo scrobi- colo del cuore ; la terza è costituita dalla cartilagine ensiforme o xifoidea ( fig. id. 108 ). Lo sterno ha una faccia anteriore e l’altra poste- riore, un’estremità superiore o clavicolare, una in- feriore o addominale , e due margini laterali. Sulla faccia anteriore si perdono le estremità di inserzione del muscolo gran pettorale e dello sterno- masloideo, Nella contrazione dei primi muscoli no- tasi nella linea mediana dello sterno una fossa lon- gitudinale , punto in cui non corrispondono fibre muscolari. La faccia interna detta anche mediastina, dà in- serzione superiormente ai muscoli sterno-ioidei, e slerno-tiroidei, e corrisponde alla ghiandola timo; inferiormente corrisponde al cuore. L’ estremità clavicolare mostra nel mezzo un solco (fig. 4-a 446), riempiuto dal ligamento interclavi- colare, che col concorso dei muscoli sterno-rnastoidei forma la fossetta del collo soccutanea massime nelle persone alquanto magre (r) ; in ciaschedun lato si osserva una cavità articolare per le clavicole ( figure 4-a, i3.a, i4.a n8), in cui si frappone una fibro- cartilagine ( fig. 4-a a )• L’ estremità inferiore è terminata dalla cartilagine xifoide , la quale talvolta è acuta, altre volte bifor- cala: questa dà attacco ai muscoli retti dell’ addo- mine , forma il piano su cui posa la fossetta dello stomaco ; ai limiti di questa concorrono fibre liga- mentose disposte ad arco, e 1’ articolazione della settima costa. (2) Lateralmente vi sono sette piccole fossette; in queste si articolano le cartilagini delle sette prime coste ( fig, i3.a 446, 444, 445 ). La lunghezza dello sterno dalla fossetta del collo allo scrobicolo del cuore è a un di presso il terzo della lunghezza del torso limitato al pube. (IJ Si scorge esalta nel Germanico (statua). (2) Io scrobicolo del cuore è esatto nel S. Girolamo del Subleyras in Brera. Coste. ( TAY. V. ) § 182. Le coste sono situale nelle parli laterali del petto, in numero di dodici per ogni Iato , più robuste, e rotonde indietro, piane anteriormente, falle ad arco, e poste le uno sotto le altre. ( T'ig. 7.® ) La lunghezza loro va crescendo dall’ alto in basso sino alla settima, e scema da questa sino alla duode- cima (Tav. II, III, IV). La larghezza va insensibilmente diminuendo dalla prima all’ ultima. La direzione delle coste , riguardo alla spina , è orizzontale, in guisa però che la prima forma quasi un angolo retto con questa , e le successive quanto più discendono , tanto più s inclinano al basso ; co- sicché l’estremità vertebrale é sempre più sollevata della estremità sternale (Tav. II, III e IV). § i83. Gli spazi che le coste lasciano fra loro diconsi intercostali e sono occupali ciascuno dai mu- scoli del medesimo nome ; questi spazi vanno cre- scendo sino alla settima costa, c poi diminuiscono di nuovo , ma per la prefata inclinazione , e per 1’ angolo delle coste, lo spazio lasciato anteriormente tra le estremità anteriori confrontato con quello la- sciato tra le estremità posteriori, trovasi essere mag- giore : onde una linea che misuri la distanza tra le parli posteriori della prima ed ultima costa trovasi minore assai della linea che misuri la distanza ira le estremila anteriori delle medesime coste. § i84- La prima costa descrive ( fìg. io.*) quasi un semicerchio , le inferiori descrivono soltanto un arco di cerchio successivamente più grande sino alla ottava costa, che in seguito va decrescendo, cosic- ché colla loro terminazione cartilaginosa descrivono unitamente un arco (Tav. II, IV). Tutte sono molto più curve indietro che innanzi, donde risultano le doccio polmonari ( fìg. 7*% 9-% io.a 4%), e posteriormente le rispettive prominenze laterali alla colonna vertebrale. Siccome queste doccio si sviluppano per opera dei polmoni , così mancano nel feto ( fìg. 8.a, oc j) che non respira finché sta rinchiuso (Tav. X , fig. 8.*, ro.®, n.a) nell’ utero materno, e non si for- mano che a bel bello nel progresso della vita , ed è questa una seconda ragione per cui il petto del neonato è sporgente innanzi e compresso sui lati, e per cui compaiono in quest’ età le spine dorsali, mentre in vece nell’ adulto vi si riscontra un solco. § i85. Si distinguono due specie di coste : le une superiori o vere, in numero di sette, articolansi collo sterno; le cinque altre inferiori o false si uni- scono innanzi le une colle altre per mezzo delle cartilagini che le terminano ; le due ultime però coll’ intermezzo di membrane ( fig. 5.a ) fibrose. Ciascheduna si divide in estremità vertebrale, estremità sternale o cartilaginosa, e corpo. L’ estremila vertebrale si articola ( fig, 2.a e 3.% c d e) per mezzo di cartilagini e ligamenti al corpo delle vertebre ed alle apofisi trasverse, ad eccezione però della prima , undecima e duodecima. Tale di- sposizione concorre a rendere queste due ultime coste assai mobili. L’ estremità cartilaginosa si immedesima colla car- tilagine corrispondente j tanto le coste come le car- tilagini nel punto dell’articolazione ( fìg. 5.a 116 ) sono più grosse, e compaiono sotto il gran pettorale nelle persone magre ; nei giovani però , siccome le estremità ossee sono notevolmente più grosse e la musculalura non è ancora molto sviluppata, così sono visibili a malgrado che siano piuttosto ricoperte di tessuto cellulo-pìnguedinoso. L’ artista badi di porle nella dovuta distanza dallo sterno, e fra di loro, secondo cioè la reciproca, e varia distanza delle coste dianzi accennala, e che considerale as- sieme rappresentano un arco (Tav. II). Il corpo è convesso all’ esterno, concavo interna- namenle ; nella convessità si nota una torsione della costa in cui posteriormente avvi una linea obliqua, che è 1’ angolo della costa ( fig. 7.“ 44° ): a questo si attacca il muscolo sacro-lombare , quest’ angolo è tanto più distante dalla spina, quanto più si esamina nelle coste inferiori : nella prima ed ultima non vi si riscontra. Il restante del corpo della costa è una superficie plana diretta quasi orizzontalmente nella prima cd inclinalo al di fuori nelle coste inferiori. La faccia concava corrispondé ai polmoni, e nell’estremità delle ultime cinque coste aderisce il diaframma die chiudendo inferiormente il petto, lo separa dalla cavità addominale. Nei margini delle coste si inseriscono i muscoli intercostali esterni ed interni che servono a sollevar le coste nell’ atto dell’ inspirazione. Cartilagini costali. § 186. Queste devonsi considerare dall’ artista come veri prolungamenti delle coste ; coll’ estremo esterno si articolano colla costa (fig. 5.a 116), coll’ estremo interno si impiantano nelle faccette laterali dello sterno ( fig. 5.a fff)* L’ articolazione sternale è succutanea massime nella seconda (i) e settima cartilagine costale. Qualche volta si scorgono tulle (2), e ciò perchè la grossezza delle cartilagini sopravanza alquanto lo spazio delle fossette articolari dello ster- no (3). Le cartilagini per la loro elasticità servono util- mente alla respirazione riconducendo le coste nello stato che erano prima che fossero sollevate, e per- ciò servono ad espellere 1’ aria inspirala ( fig. 5.a }. (1) Le cartilagini della seconda e terza costa sono visibili nel Cristo deposto dalla croce ( Tav. del Preterazzano. Ch. S. Fedele in Mil. ). (2) Come nel Centauro (slat.) (5) Le cartilagini costali si distinguono esatte nel S. Girolamo del Sub-- leyras in Brera. Queste sono brevi nelle prime coste, più lunghe nelle inferiori, ad eccezione delle ultime due addo- minali, che d’ ordinario sono brevi e talvolta libere. Le addominali ( fìg. id. 117 117 ) mentre si uni- scono le une colle altre per giungere mediatamente allo sterno circoscrivono anteriormente un arco che comprende la regione epigastrica (1) ; nei gracili invece l’incavo lascialo dalle cartilagini si appros- sima assai alla figura angolare ; nelle articolazioni delle cartilagini fra loro vi sono moke irregolarità, come vedemmo negli esemplari della scuola ; queste eccedendo però la grossezza del loro corpo (fìg. id. 117 117) compaiono succutanee ; nello stalo ordi- nario seguono V andamento dell’ arcata epigastrica: questa disposizione per essere più grata all’ occhio fu altresì la più seguitata dagli artisti. La maggiore lunghezza delle cartilagini inferiori fa sì che i moli della respirazione sono più notabili in basso che in allo, e che quindi le variazioni che si nolano nel petto sia ne’ violenti esercizi come per raccolte o tumori nella cavità addominale devonsi riferire a queste coste. § 187. Le coste se sollevansi (Tav. XXI, fig. 6.“ 282) amplificano la cavità toracica, e ne succede la dilatazione de’polmoni, cioè Vinspirazione : se depri- (1) Quest’ arco compare esattissimo nel Cristo deposto di croce de] Pre- terazzano ( Gì. S. Fedele Mil. ), essendo l’addomine contralio : nel Cristo in croce del Subleyras in Brera : nell'Abele ucciso da Caino d’Elisabetta Strani ( R. G di Tor. ). molisi, i polmoni ne sono compressi, e ne succede espirazione ( fig. id. 288 ) quando la respirazione si fa per mezza della coste come nei bambini, e non col diaframma come negli adulti. Nella figura 1’ elasticità delle coste è rappresentata dal peso 288 ebe abbassa lo sterno. Respirazione dicesi quella funzione per cui l’aria entra ed esce dai polmoni e comprende i due tempi menzionati di inspirazione ed espirazione. Articolo II. Considerazioni sul torace. § 188. Questa cavità che è di figura conica ha il suo asse longitudinale situato obliquamente dall’ alto in basso e dal di dietro all’innanzi. Quest’asse però appartiene solo alle parti laterali ed anteriore del petto, e non alla posteriore che è formata dalla co- lonna vertebrale che nell’adulto descrive una curva la quale non ha corrispondenza con quest’ asse ; quindi una perpendicolare alzata nella metà di una linea orizzontale, che dalla cartilagine xifoide andasse alla spina, non uscirebbe nel centro dell’apertura supcriore dì questa cavità, ma passerebbe avanti l’e- stremità clavicolare dello sterno. L’ artista dunque nel disegnare il torace non ponga in obblio la dire- zione di questo asse. § 189* La cavità toracica è veramente conica nello scheletro, ma se si considera ricoperta dalle sue parli molli, ed articolata colle membra supe- riori, allora per l’articolazione delle clavicole e per l’inserzione di cospicui muscoli rappresenta un cono schiacciato dall’ avanti all’ indietro colla base inferior- mente e la sommità in allo : ne’ torosi qualche volta il cono è inverso. Tutti i diametri di questa cavità siano antere-posteriori, siano trasversali, sono tanto più estesi, quanto più si misurano inferiormente. § 190. La capacità longitudinale del torace viene poi diminuita dalla posizione delle clavicole e dalla salita che fa il diaframma. Le clavicole in alto fanno comparire superficialmente grande la cavità toracica, mentre la grandezza maggiore devesi in realtà rife- rire alla lunghezza loro ed alle parti molli che loro stanno attorno. Il petto della donna nella parte su- periore è più appianato, perchè comodamente siano collocate le mammelle. Conviene però notare che la cavità toracica nelle donne è realmente in propor- zione alquanto più larga e meno alta che nel sesso mascolino, e ciò perchè in alcune naturali condizioni della vita la cavità addominale piglia uno sviluppo grandissimo, il che non sarebbesi ottenuto che a scapito delle funzioni, se la cavità toracica fosse stata altrimenti disposta. § 191. Pertanto la naturai forma della cavità to- racica nelle persone virili ben conformale è sempre conica colla base in basso e bene inarcala (i) ; per Io contrario il torace delle donne , in ispecie se stato per lunghi anni compresso dai busti e da vc- stimenta strette, trovasi compresso in alto cd in basso, ed allargato nella parte mediana, conforma- zione sìmile ad una botte , e tale da impedire il li- bero esercizio dei visceri sottoposti. È dunque irragionevole la maniera di vestire , che reca tale difformità, mentre può originare molli incomodi, e V incapacità a sostenere forze energiche. § 192. La forma del torace può essere variala o viziata da molte cause : i.° Per l’aumento della capacità dell’addomine, come nel caso di gravidanza, o d’idropisia: allora 1’ asse longitudinale resta abbreviato, e le coste in- feriori sono spinte lateralmente ed in alto ; cosicché diventa più ampia la base del cono descritto. 2.0 Per conformazione viziosa del petto, come nella tisichezza ereditaria, in cui si osserva il diametro trasversale piti breve, massime in alto, collo sterno sporgente anteriormente. 3.° Pei vizi della colonna vertebrale che sono co- municali al petto, stante 1’ articolazione delle coste colla medesima, come diremo più a lungo nelle spiegazioni. § 198. Se si considera la faccia anteriore e me- dia del torace nel modello, si scorge un angolo (I) Questa forma fu dagli antichi tenuta in gran conto ( Milizia § XIII ). sporgente sullo sterno in corrispondenza della se- conda costa; questo (i) è prodotto dall’ inclinazione del pezzo superiore dello sterno ( § 181 ) sul medio; al di sotto avvi la fossetta longitudinale cor- rispondente al pezzo medio. Questo termina nello scrobicolo del cuore, da cui è separala ad arco ( Tav. V, fig. 5.a ). Gli antichi rappresentarono lo scrobicolo del cuore con leggi di convenzione (2). § iq4- L® due estremità toraciche variano fra loro: la superiore descrive una circonferenza assai piccola in proporzione dell’ altra ; essa è ristretta alquanto dalle clavicole , ovale trasversalmente ed immobile : la trachea arteria, ed alcuni grandi vasi con altre parti importanti alla vita passano per questa ; così non potrebbe darsi una violenta compressione falla in questa regione, senza che ne succedesse eziandio la morte. § 195. La circonferenza inferiore è per lo meno quadrupla della superiore, capace di dilatazione e di ristringimento secondo le impulsioni che riceve : così le variazioni nelle dimensioni del petto per la respirazione o per i tumori addominali p. es. V idro- pisia, gravidanza, ecc. osservansi verso questa circon- ferenza ; gli stessi vizii indotti dai busti notami verso questa regione. La compressione esterna in questo silo è compatibile colla vita, perche i visceri sottoposti sono (1) Si scorge nel Giove colossale, nel torso di Belvedere sdraiato. (2) E triangolare nell’Apollo; romboidale nell’Èrcole Farnese : si accosta alla forma naturale nel figlio maggiore di Laocoontc. sospesi al diaframma , e permettono una specie di iraslocamento per la cedevolezza delle pareti addo- minali. Questa circonferenza ha poi due incavi : uno anteriore, di cui si è già parlato (§ 186); l’altro minore e posteriore prodotto dall’ inclinazione delle due ultime coste sulla colonna vertebrale ; a tutta questa circonferenza s’inseriscono molli muscoli ad- dominali. § 196. Il petto nel neonato (Tav. X, fig. 8.a ) ha una forma differente da quella dell’ adulto, e ciò perchè i suoi visceri sono alcun chè diversi da questo ; il suo diametro amerò-posteriore ha un pre- dominio sul traversale, e lo sterno è perciò spinto avanti. L’ anatomia interna spiega la cagione di que- sta disposizione nel torace del neonato; di fatto nella faccia posteriore della parte superiore dello sterno avvi una ghiandola cospicua chiamata timo, che quasi svanisce col crescere dell’ età , ed i polmoni fetali sono ristretti, perchè non respirano, anzi man- cano le doccie polmonari (§ 184)- Ora diminuendo quella e dilatandosi questi almeno tre volte il loro volume, le coste sono spinte lateralmente ed in- dietro ; le doccie descritte si sviluppano , e così il petto presenta poi il diametro trasversale assai mag- giore che prima non aveva. In quanto poi alla circonferenza inferiore del petto del neonato devesi notare , che , sebbene il diame- tro anlero-posleriore sia proporzionalmente maggiore di i[3 da quanto sarà nelfadulto, nondimeno la ca- vita toracica è molto ristretta , e ciò perchè i visceri addominali, e massime il fegato, che nel neonato ha uno sviluppo straordinario, la tengono dilatala ; il volume di questo viscere spinge le coste addomi- nali al di fuori, e le une contro le altre, e così si stende il diaframma. Per questa ragione la respirazione nel neonato, nella donna gravida, nell’idropico, ecc., si fa piut- tosto per mezzo delle coste, che col diaframma, mentre nell’adulto sano la funzione del respiro è principalmente eseguita da questo muscolo, che coi continui suoi movimenti sollecita eziandio i visceri addominali alla digestione, i quali col progredire dell’età perdono alquanto della loro energia. Quando si tratterà delle parli molli , che com- piono il tronco, diremo alcune altre Cose apparte- nenti alle descritte cavif^.. CAPITOLO Vili. DEGLI ARTI OSSIA DELLE MEMBRA. § 197. Le membra, dette altrimenti arti od estre- mità devonsi considerare quali appendici del tronco. Esse sono in gran parte formale da ossa lunghe e rotonde , che operano quali leve nel produrre le di- verse forze, e queste sono rivestite da numerosi mu- scoli , i quali, mentre sono capaci di produrre tanti movimenti, fanno altresì prendere diversa figura alle membra medesime circoscritte ordinariamente da fi- gure coniche. § 198. Sono le membra parti essenzialissime dell’ apparalo della locomozione, e mentre servono a prov- vedere alle necessità, ed a rispingere od evitare le cause di dolore e di distruzione degli animali in ge- nerale, sono nell’uomo gli strumenti che lo innal- zano al grado sommo , e lo rendono l ente sovrano, e dominatore di tutti gli altri animali. Le membra superiori hanno movimenti più estesi che le inferiori, ma queste invece sono dotale di maggiore stabilità. Articolo I. Membra superiori. § 199. Queste sono altresì conosciute sotto il nome eli estremità toraciche, e si compongono della spalla, del braccio, ayanli-braccio, e mano. La spalla ne è la parte superiore, c risulta dalla clavicola e dalla scapola ; la spalla è posta nella parte superiore laterale e posteriore del tronco : confron- tando questa posizione colla rispettiva articolazione del femore col bacino ( Tav. IV, fig. i.a ) si scorge che la spalla è di assai posteriore : quindi è che i movimenti sull’innanzi, frequentissimi nella vita, pos- sono farsi con maggior franchezza senza comunicare soverchio impulso al tronco ; il che accadrebbe se fosse altrimenti disposta. Clavicola. (TAV. XIII.) § 200. Quest’ osso è lungo, ed è situalo nella parte superiore ed esterna del petto ; è piegato a guisa di S italiano , più curvo , e più grosso nell’ uomo che nella donna , ed in proporzione più lungo in questa che in quello, appianato all’infuori: si di- vide in corpo , ed in estremità sternale e scapolare. Corpo. In alto egli è soccutaneo ( fig. 4«a 5/ 118), largo nel lato esterno ( fìg. id. 43o ), rotondo nel lato interno ( fig, id. 43i ), ove si inserisce il mu- scolo sterno-mastoideo : in basso dà attacco al mu- scolo succlavio, ed ai ligamenti ; il margine poste- riore è spesso, concavo e libero indentro, convesso all’ infuori, ove si inserisce il muscolo trapezio ; il margine anteriore è diretto in senso inverso del primo ; esso per la metà interna dà attacco al muscolo gran pettorale, e nella rimanente al muscolo deltoide. li estremità sternale (fig. id. 43i , e Tav. V, fig. I2.a ) è più grossa, e coperta di cartilagine ar- ticolata colla cavità articolare dello sterno (§ 181) ( Tav. V, fig, 4-a n8, e fig. 5.® 44? ) 5 ma s^c’ come l’estremità delle clavicole eccede la grossezza delle faccette articolari dello sterno, così deve l’ar- tista tenere conto di questa naturale disposizione, fa- cendone vedere la dovuta prominenza (i). In quest’ articolazione si riferiscono quasi tutti i movimenti del braccio. L’ estremità scapolare è appianata , e presenta una superficie cartilaginosa articolata coll’ acromion : quest’articolazione è poco mobile (fig. i.a, 3.a, 43o). La curva della clavicola non fu sempre egual- mente rappresentata dagli artisti (2). (1) Si scorge nel Fauno Barberini : nell’ unione del disegno e del co- lore fatta dal Guido ( Gerdy ). (2) È esatta nel Germanico c nell’ Ercole Farnese ; pare imperfetta nel Gladiatore. Scapola. ( TAV. XIII. ) § 201. Quest’ osso è situato alla parte posteriore superiore del petto , appartiene alle ossa piane (§ 4q): ha la figura triangolare, proporzionalmente più larga nell’uomo che nella donna ( fig. i.a e 8.a ). Si di- vide in faccia dorsale e costale : queste sono limi- tate dal margine superiore (fig. i.a 124), dal mar- gine vertebrale (fig. id. 128) e dall’ascellare (fig. id. 125). Nella superficie dorsale si considera una pro- minenza di figura triangolare delta spina della sca- pola (fig. id. 119) che dall’unione del terzo su- periore col terzo medio del margine vertebrale si volge orizzontalmente al di fuori, e che termina nell’ apofisi delta acromion ( fig. id. 120 ). La spina della scapola divide così la superficie dorsale della medesima in due porzioni ; la superiore e mi- nore chiamata fossa sopra-spinata ( fig. id. 121 ) per 1’ inserzione del muscolo del medesimo nome ; l’inferiore detta infra-spinata (fig. id. 122) per 1’ attacco del muscolo omonimo. Nel margine superiore di questa spina si attacca il trapezio che di qui continua le sue inserzioni fino a tutto il terzo esterno della clavicola ; nel margine inferiore si inserisce il muscolo deltoide. L’acroniion (fig. id. 120), che può considerarsi lo estremo confine della spina nella sua parie an- teriore esterna, è una prominenza larga e rotondeg- giante situata nella parte superiore. La faccia supe- riore dell’ acromion è succutanea, 1’ inferiore forma la volta dell’ articolazione scapolo-omerale, e riguarda la capsula fibrosa dell’articolazione ; nel margine esterno si continua 1’ inserzione del deltoide ; nell’ interno avvi una superficie cartilaginosa che sì ar- ticola colla clavicola, e serve anche d’ inserzione al trapezio. Ina. faccia costale (fig. 2.a 429) è quasi tutta occupata dal muscolo sottoscapolare, e verso il man- gine vertebrale dà attacco al robusto muscolo gran serrato , che si fa succutaneo nel costato. Il margine superiore nell’ angolo posteriore ( fig. i.a 4i° ) dà attacco all’angolare della scapola* più innanzi all’ omo-ioideo , e termina in una promi- nenza chiamata cipofisi coracoide ( fig. id. n33 ) che sta sotto la clavicola ; quest’ apofìsi nell’ apice dà inserzione al capo breve del muscolo bicipite brac- ciale , al muscolo coraco-braccialc, ed al muscolo piccolo pettorale. Il margine vertebrale dà inserzione al muscolo rom- boideo ; il margine ascellare verso 1’ angolo inferiore (fig. id, e Tav. VI, fig. i2.a 4i 0 mostra una superficie scabra per l’inserzione del muscolo gran rotondo, più in alto dà attacco al muscolo piccolo rotondo, quindi una fossetta scabra per 1’ inserzione del capo lungo del tricipite bracciale , c termina con un angolo smozzato , in cui avvi la fossa glenoidea (Tav. VI, fig. i2.* 126) della scapola (§ 53) articolata col capo dell’omero, e che in alto dà inserzione al capo lungo del bicipite ; nella posizione naturale della scapola, quando cioè il margine vertebrale è parallelo alla colonna medesima, il margine superiore trovasi al- quanto al di sotto della vertebra prominente {§ t4;)> 1’ angolo inferiore si abbassa a un di presso quanto le mammelle, e la fossa glenoidea è volta al di fuori (Tav. II, HI, IV). Questa disposizione fa sì che il capo dell’ omero assai più grosso della cavità glenoidea non trova punto di stabile contrasto contro dell’ osso se non è nei movimenti al di fuori, movimenti coi quali tentasi di respingere un corpo. Negli altri movimenti la testa dell’ omero fa contrasto col ligamenlo cas- sulare (Tav. II, fig. 2.a ) dotato di minore forza dell’ osso. L’artista perciò quando dee rappresentare una figura nell’ alto di fare gran forza colle braccia deve volgere il capo dell’ omero contro la cavità glenoidea (1); tutta poi la scapola sebbene coperta da muscoli è sempre più 0 meno sporgente sotto la cute (2). (1) Così è disposta nel Gladiatore combattente ; in questa statua il tronco gira , e la fossa glenoidea si oppone all’ omero. (2) Le scapole sono bene espresse nella Grazia di mezzo nel monu- mento di Appiani in Brera, fallo da Thonvaldsen. § 202. La scapola non serve soltanto di punto fisso nei movimenti del braccio, ma si muove con- temporaneamente col braccio; epperciò più estesi e facili sono i movimenti nell’estremità superiore che nell’ inferiore ; in questi movimenti il centro del molo della scapola è nel centro delle sue facce, cosicché si muove in pernio come sopra di un asse (Tav. VII, Vili, IX). Notisi ancora, che la scapola nei movimenti di adduzione e di abduzione del braccio si muove di meno che nei moti anteriori e posteriori. Quando il braccio si abduce, l1 angolo superiore posteriore si abbassa un poco e si avvicina alle coste, mentre 1’ angolo inferiore spingesi assai avanti ed in fuori. Nel movimento di abduzione, quando il braccio si porla sulla faccia anteriore del petto, V angolo po- steriore superiore si abbassa pure, ma si allontana dalle coste, mentre l’inferiore spingesi pure innanzi, ma si scosta più dal petto che nel primo movimento accennato di abduzione. Nel movimento anteriore, massime se si solleva il braccio, 1’ angolo inferiore si alza assaissimo, ed il posteriore superiore si ab- bassa portandosi verso la spina; nel movimento op- posto, cioè quando il braccio si porta posteriormente, 1’ angolo posteriore superiore si allontana dalla spina e si accosta alle coste mentre l’angolo inferiore spin- gesi verso la spina e si allontana dalle coste facendo una prominenza. § 2o3. La spalla conserva intime relazioni collo sviluppo della cavità toracica: un petto ben confor- mato trovasi accompagnato da larghe spalle : per Io contrario un petto angusto ha per lo più spalle assai ristrette : la forza e 1’ energia sono doti della prima complessione ; la debolezza è conseguenza della se- conda. Le spalle dell’ uomo robusto sono assai am- pie ; esse sono nella proporzione di due teste e due quinti : la maggior dimensione nella spalla dell’uomo si ha posteriormente, perchè questa devesi derivare dalla maggiore larghezza della scapola (§ 201) che è in relazione colla forza muscolare di questo sesso e cogli estesi movimenti di quest’ osso ; la dimen- sione delle spalle nelle donne eguaglia 1’ ampiezza del bacino : essa è una testa e tre quinti ; la mag- giore dimensione delia spalla nella donna si ha an- teriormente (§ 200) cioè nella maggiore lunghezza della clavicola punto favorevole ai movimenti. § 2©4- Lo sviluppo della spalla nel neonato pro- porzionalmente al tronco è a un di presso come si osserva nell’ adulto ; ma confrontando la spalla colle estremità inferiori trovasi che la prima è assai più sviluppala della seconda ; 1’ equilibrio si ha in se- guito pel più rapido incremento che queste acqui- stano, mentre la spalla va poi crescendo con minor energia. La vecchiaia non influisce sulla forma asso- luta della spalla, ma se la spina colle coste o per 1’ età o per malattia siano malamente inflesse, la spalla inclina a seguire accidentalmente l’andamento morboso. § 2o5. La frattura delia clavicola c la mancanza della medesima negli animali non clavicolali mostra ad evidenza quale sia Fuso di quest’osso. In questi due casi avvi F impossibilità di alzare la mano alla bocca, tranne alcune poche eccezioni in cui F osso rotto è quasi riunito. La clavicola serve a tener di- scosto dal tronco il braccio, ed è nella reazione contro di lei, che i muscoli elevatori ed adduttori del membro superiore producono il loro movimento; mancando questo contrasto , nel caso di frattura, si vede che il braccio non si può alzare , ed invece piegasi il collo per incontrare la mano colla bocca. La clavicola ha il centro de’ suoi movimenti nella articolazione sterno-clavicolare, e può in questa ar- ticolazione alzarsi, abbassarsi, volgersi avanti ed alquanto indietro, come altresì girarsi alcun poco, o per meglio dire muoversi in cireumduzione : la forma concava dell’ articolazione e la presenza della fibro- cartilagine (Tav. V, fìg. 4.a à) spiega la possibilità di questi movimenti : essa serve d’appoggio alla sca- pola come questa serve al braccio. L’artista si ricordi, che la clavicola, assai mobile nella articolazione sternale, non ammette che leggieri movimenti nell’ articolazione colla scapola, e che quest’ultimo osso seguita i movimenti della clavicola (T av. VII, Vili Rammentisi altresì che la forma e dimensione delle clavicole in questi movimenti non cambiano punto, ma solo la direzione. Quando il braccio è pendente e la persona è ritta , la da- vicola è orizzontale: solo nei robustissimi verso il lato esterno si volge alquanto in alto (i). Omero, ( TAV. XIII. ) § 206. Quest’osso è il solo che si trovi nel brac- cio : appartiene alle ossa lunghe, e si divide in corpo ed estremità scapolare ed antibracciale. Corpo. Ha una figura irregolarmente prismatica, rotonda in alto , piana in basso. Vi si scorgono tre linee prominenti; l’interna (fig. 2.a idi) si estende dalla piccola tuberosità superiore alla grossa tubero- sità inferiore, poco visibile in alto, ove s’inseriscono prima i tendini del gran dorsale e gran rotondo; pili spiegata in basso,- e detta cresta interna, ove si in- serisce 1’aponevrosi intermuscolare. L’esterna diretta obliquamente dalla parte posteriore del collo alla pìccola tuberosità inferiore ove prende il nome di cresta esterna dell’ omero ( fig. id. i3s ) trovasi obliquamente depressa in mezzo per la torsione dell’osso; questa è assai prominente in basso, ove si inserisce un’ aponevrosi intermuscolare ed il su- pinatore lungo. L’anteriore (fig. id. i32) viene obliquamente dalla grossa tuberosità superiore sull’ innanzi dell’ estremità anlibracciale, c dà attacco al (1) È diretta convenientemente nell’ Ercole in riposo e nel Germanico. gran pettorale in alto, nella metà al deltoide, in basso al bracciale anteriore. Queste tre linee limitano tre superficie di diversa larghezza. L’interna ha la doccia bicipitale e più in basso l’inserzione del coraco-bracciale : l’esterna manifesta una scabrosità per la inserzione del del- toide ( fig 3.3 ) : la posteriore è ristretta e ro- tonda in alto ed in mezzo, ove si inserisce il trici- pite , larga ed appianata in basso, ove ‘corrisponde a questo muscolo. Estremità scapolare. È superiore ed è formala da tre prominenze, l’interna ossia la testa (fig. i.a i3o) (§ 52) di figura semisferica si articola per artrodia ( § 57 ) colla scapola. La testa è sostenuta da un brevissimo collo, il cui asse forma un angolo mollo ottuso col corpo dell’ osso. Al di sotto del capo, ed esternamente vi sono due tuberosità: l’in- terna e più piccola serve (fig. 3.a i33) a dare inserzione al sottoscapolare; l’esterna (fig. id. 134) e più grossa ha tre faccette: nella prima si attacca il muscolo sopraspinato, nella seconda l’infraspinato, il rotondo minore nell’ultima che è la più esterna: fra queste due tuberosità avvi il principio della doc- cia bicipitale ; il capo e la tuberosità esterna solle- vano il deltoide , e mostrano quella prominenza ro- tonda che si trova innanzi l’acromion ed esternamente all’ apofisi coracoidc : più internamente il deltoide non essendo sostenuto dal capo dell’ omero, si ab- bassa c mostrasi depresso (i). Una capsula fibrosa (Tav. II, fig. 2.a ) lo unisce alla scapola , la quale permette die si abbassi assai dalla cavità glenoidea. Estremità antibracciale; ella è appianata, al- quanto curva innanzi, maggiormente estesa in senso trasversale: internamente avvi una tuberosità (fig. 2.a i35 ) più grossa che 1’ esterna, e succutanea prin- cipalmente ne’macilenti: le persone grasse, le stesse donne la lasciano scorgere alquanto sotto forma di prominenza rotonda (2), a cui si inseriscono i mu- scoli flessori delle dita: esternamente un’altra simile prominenza (fig. id. i36) (3) per i tendini degli estensori : queste tuberosità sono da taluni dette im- propriamente condili ; fra queste due prominenze ed alcun che più in basso si notano diverse prominenze e cavità che formano una superficie articolare con- tinua , e che principiando dal lato radiale al cubi- tale sono il piccolo capo (fìg. 2,a l'ò'j ), prominenza rotonda ricevuta da una cavità del radio: un piccolo solco corrispondente al margine sollevato della cavità del radio ( fig. id. 289 ) : una cresta semicircolare ( fig. id. 290 ) situata nell’ intervallo circoscritto tra (1) La testa dell’omero destro si scorge opportunamente spinta innanzi sotto il deltoide in Abele ucciso da Caino che si regge sulla mano destra, di Elisabetta Sirani. ( R. G. di Tor. ). (2) Raffaello la tratteggiò esattamente sul braccio destro di S. Michele ( Gerdy ) ; si scorge eziandio sul Gladiatore. (3) Questa prominenza è soccutanea come richiedesi, essendo l’avan- tibraccio mezzo supino nel vecchio che addita il pesce nella Sacra Fa- miglia di Palma il vecchio ( R. G. di Tor. ). il radio e l’ulna : un solco estesissimo più largo in- dietro che innanzi volto obliquamente per la pro- minenza della cavità sigmoidea ( iìg. id. 291 ): una prominenza in forma di puleggia (fìg. id. i38 ) ri- cevuta nella parte interna della stessa cavità sigmoi- dea, la quale si prolunga inferiormente più che il piccolo capo, donde ne nasce f obliquità dell’omero quando si posa quest’estremità ossea su di un piano orizzontale. Nella faccia anteriore deU’eslremità in- feriore si notano due cavità ( fìg. id. i3q ) non ar- ticolari , destinate a ricevere la cresta del radio , e l’apofisi coronoide nell’atto della flessione dell’avanti- braccio. Nella faccia posteriore si osserva la cavità olecra- niana ( fìg. i.a i4o ) che riceve l’apofisi olecrano dell’ulna nell’atto delfestensione. La lunghezza dell’omero nell’adulto eguaglia una testa e due quinti , cioè una testa e due volte l’altezza della mascella inferiore, compresi i denti ( § io4)* Avanti-braccio. ( TAV. XIII. ) § 207. Esso è composto di due ossa, che sono il radio e l’ulna, o cubito. Disposte queste quasi pa- rallelamente fra di loro , formano col ligamcnto in- terosseo un piano con due superfìcie per l’inserzione di muscoli, cioè il piano anteriore, che riguarda la palma della mano, ed il piano posteriore, die ri- guarda il dorso della medesima, i due margini , esterno l’uno o radiale verso il lato del pollice ; in- terno l’altro o cubitale verso il lato del dito mi- gnolo. Hanno due estremità, una superiore o brac- ciale , inferiore l’altra o carpiana. Radio. ( TAV. XIII. ) § 208. Quest’osso , situato nel lato esterno dell* avanti-braccio , ha una direzione quasi perpendico- lare ; egli'è più breve dell’ulna, più piccolo in alto che in basso, leggiermente curvo nel mezzo , colla convessità al di fuori ; si divide come tutte le ossa lunghe in corpo , e due estremità. Corpo ; indica tre linee longitudinali ; 1’ interna ( fìg. i.a, g.a 141 ) dà inserzione al ligamento iu- lerosseo ; l’anteriore ( fig. 2.a i42) alquanto obliqua dà inserzione al sublime , al quadrato, ed al supi- natore lungo ; la posteriore non è bene spiegata, che in basso , ove separa le due doccie , di cui diremo in seguito. Gli spazi o facce circoscritte da queste tre lince servono parimenti a dare inserzione a diversi mu- scoli ; l’anteriore si allarga inferiormente ( fìg. 2.“ i42); e dà attacco superiormente al flessore lungo del pollice, in basso al pronatore quadralo : la po- steriore ( fig. 1." r 41 ) principiando dall’alto corri- sponde al supinatore breve , all’ abduttore del pol- lice , ed agli estensori : l’esterna ( fig. 3.a ) corri- sponde di nuovo al supinatore breve, ed ai radiali esterni, e nel mezzo dà inserzione al pronatore ro- tondo. Estremità bracciale. Questa mostra la testa del radio alquanto concava superiormente , e coperta di cartilagine , la quale si articola col piccolo capo dell’ omero : essa è sostenuta da una periferia ( fig. 2,a, g.a i44)> ossia orl° a guisa di anello, coperta in- ternamente da cartilagine : questo anello od orlo si articola colla cavità sigmoidea dell’ulna, dal clic ne risulta il ginglimo laterale ( § 58 B ), e' perciò la possibilità di moto dell’estremità superiore del radio sull’ulna ; al di sotto avvi il collo del radio ( fig. id. i45 ) limitato in basso, ed internamente da una prominenza detta tuberosità bicipitale ( fig. id. 146), a cui si attacca il tendine del bicipite bracciale. Estremità carpiamo« Questa è più grossa che la bracciale , ed ha la faccia inferiore cartilaginosa, die si articola col carpo (fig. io.a ). La faccia an- teriore corrisponde al muscolo quadrato. Nella po- steriore veggonsi diversi solchi , che , principiando dall’esterno all’ interno, sono (fig. io.a, ti.8 e i3." 286 ) : i.° Per i tendini delFabdultore lungo, ed esten- sore breve del pollice. 2.0 Pei tendini dei radiali esterni. ( fig. id. 2É>5 ). 3.° Pel tendine dell’ estensore lungo del pollice ( fig- id. 147 )• 4-° Pei lendini dell’estensore comune delle dila , e dell’indicatore ( fi", id. 148). Questi solchi sono i punti fissi quasi centri, da cui come raggi partono i tendini che si distribui- scono alla mano. Quasi sotto il tendine dell’abdut- tore lungo del pollice avvi l’apofisi sliloide del radio ( fig, id. t49 ) i la quale, mentre serve a comporre l’articolazione , come diremo nelle dimostrazioni, fa inturgidire le sovrapposte parti ; la faccia interna è concava , ed è ricoperta di cartilagine ( fig. g.a i5o): essa si articola coll’ulna ( fig. i.a, 2.a, 3.a ) per gin- glimo laterale. La lunghezza del radio è eguale ad una testa ed un quinto circa. Ulna. ( TAV. XIII. ) § 209. È un osso lungo, più grosso nell’estre- mità omerale, che nella carpiana, ed è situalo nel lato interno dell’avanti-braccio, verso il dito mignolo. Corpo. Manifesta tre linee; l’esterna (fig. i.a, 2.a i5i ) dà attacco al ligamento interosseo ; l’an- teriore (fig. 2.a i52) al muscolo flessore profondo ed al muscolo quadrato ; la posteriore (fig. i.a i53) dà attacco in alto ad un’ aponevrosi e svanisce infe- riormente; questa è quasi soccutanea ; nei modelli torosi è rappresentata da un solco circoscritto dal muscolo aneoneo e cubitale posteriore da un Iato , ed anteriormente dal muscolo flessore profondo (i) : le facce limitate da queste linee servono all’ inser- zione dei muscoli, di cui diremo a suo luogo. L’ estremità omerale ha due apoflsi : la poste- riore fig. i.a i54) dicesi olecrano. Essa è assai prominente e disuguale ,. e dà inserzione posterior- mente al tendine del muscolo tricipite (2), anterior- mente è coperta da cartilagine ove si articola per gin- glimo angolare ( § 58 A) colla puleggia dell’omero ; 1’apoflsi anteriore (fig. i2.a 284) dicesi coronoide, ed è ricevuta nella cavità omonima dell’ omero nell’ alto della flessione ; nella faccia anteriore di questa apoflsi si attacca il muscolo bracciale anteriore. Leo- nardo da Vinci contemplando quest’articolazione notò saviamente come l’olecrano è nascosto nella cavità dell’ omero quando 1’ avanti braccio è esteso, men- tre nell’ atto della semiflessione trovasi tutto al di sotto della estremità inferiore dell’omero, allunghi il braccio di un ottava parte-, cioè di tutta la di- mensione di quest’ apoflsi, come si vede confron- tando le figure delle tav. II, III, IV; nel lato esterno (1) L’ulna compare soccutanea, ed è esattissimo il solco aponevrotico che separa 1’ ulna dai m. estensori nel S. Girolamo di Correggio. ( Tav. 1.» D. Gì di Par.). Nel Gladiatore combattente. (-2) L’olecrano , anzi tutto il gomito, è tratteggiato egregiamente nella Maddalena dello Schedone nella sepoltura di G. Cristo. ( Tav. Ilo , D. G. di Par.); è esattissimo, ed esce alquanto dalla cavità olecraniana nell’ avambraccio alquanto piegato del S. Girolamo di Correggio ( N.° 1 D. G. di Par. ) : nelle braccia di Salmace e di Ermafrodito del!’ Albani (R. G. ili. Tav. XXL) fra le due apofisi accennate trovasi una leggera su- perficie cartilaginosa, o cavità sigmoidea ( fig. 12.a 156) che riceve 1’ orlo del radio ( fig. 3.a, (j.a 144 ) il quale si articola per ginglimo laterale. L’ estremità c arpicai a scopre inferiormente 1 apo- fisi stiloide (fig. 3.a i2.a 157) che rendesi succu- lanea , massime ne’macilenti (x)‘, essa ha al di sotto una fossetta superficiale, ma lunga ; noi la diremo fossa interna del carpo per distinguerla dall’esterna; al di fuori una leggera convessità coperta di carti- lagine, che si articola col radio ; posteriormente un solco per il tendine deli’ ulnare posteriore (fig. 1.* 158 ) ; inferiormente si articola col carpo. § 210. Le due ossa deU’avanli-braccio da quanto abbiamo detto si articolano superiormente coll’omero, inferiormente colla mano ; 1’ apofisi sliloide dell’ ulna però non discende tanto in basso, come quella del radio ( fìg. i.a 2.a ) ; essa mostra invece la sua fac- cia posteriore più turgida, e soccutanea : il radio, e V ulna articolandosi fra di loro producono la prona- zione e la supinazione. Prona dicesi la mano quando essendo 1’ avambraccio nella posizione orizzontale, il dorso di quella è diretto superiormente ; supina quando mostrasi la palma. Noti T artista queste articolazioni poiché ne’ di- (1) Si scorge nel S.fPietro del Carrocci (R. G. di Tor. ): nel S. Gi- rolamo di Correggio ( Tav. I.» D. G. di Par. ): nella Maddalena nella sepoltura di G. Cristo dello Schedone (Tav. 113 D. G. di Far.). versi movimenti la faccia posteriore può diventare anteriore, ed a vicenda. L’ulna articolata per ginglimo angolare può pie- garsi innanzi ( Tav. VI, fig. 2.a ) sino a toccare I’ omero, e può estendersi in senso opposto sino a formare una linea retta coll’ omero ( Tav. id. , fig. i3.a ) ; ma essa non ammette che movimenti late- rali assai limitati quando il braccio è nell’estensione; la massima rotazione dell’ avanli-braccio in questo caso dipende principalmente dal radio che gira con libertà sull’ulna; per lo contrario nell’allo della se- piiflessione dell’avanli-braccio 1’ olecrano e 1’ apofìsi coronoide non corrispondendo alle cavità destinale a riceverle, l’ulna allora può concorrere alquanto nella forzata rotazione dell’avanti-braccio. Nel bambino essendo maggiormente sviluppalo il piccolo capo dell’omero (i), il radio trovasi più an- teriormente, e più estesa è la pronazione. Se si nota poi la disposizione a piano inclinato dell1 articolazione brachio-antibracciale, 1’artista farà ragione del come i movimenti i più facili siano alt’ interno, come p. e. nell’ atto di muovere la mano verso la bocca. L’ asse dell’ avambraccio , per cagione di questa stessa obliquità non è nella medesima direzione deli’ asse del braccio, ma le ossa fanno un angolo ottu- sissimo lungo il lato interno dell’ articolazione omero- li) Bichat op. cit. voi. I. cubitale. Questa disposizione rende maggiormente soccutaneo il condilo interno (§ soG) dell’ omero. I numerosi ligamenli ed i tendini che circondano l’articolazione radio-cubitale col carpo stringono la mano airavanli-braccio, donde questa segue i movi- menti di rotazione dell’avanli-braccio ; per altra parte mancano le potenze muscolari capaci di rendere prona c supina parzialmente la mano. L’ ulna è più lunga del radio della terza parte d’ un quinto di testa (i). Mano. § 2i i. La mano termina le estremità superiori; in questa devesi considerare il carpo, il metacarpo, e le dila. Carpo. ( TAV. XIII. ) § 212. Otto piccole ossa distribuite in due serie in guisa che quattro siano superiori , ed altrettante inferiori formano il carpo.’Nella serie superiore, principiando dal di fuori al di dentro , trovasi Io / » scafoide ( fìg. i.a 4i3 ), il semilunare (fig. id. 4i4 )> il piramidale (fig. id. 4i5) ed il pisiforme (fig. id. (1) L’avanti-braccio destro pare troppo lungo nel Cristo deposto di croce del Francia. (Tav. 67 D. G. di Par.). 4i6); nell’ inferiore il trapezio (fig. id. 41?)? d trapezoide ( fig. id. 4*8), il capitato (fig. id. 4r9) e 1’ uncinato (fig. id. ). Queste ossa sono articolate per amfiartrosl (§ 5g) fra loro, ma la serie superiore si articola inoltre coll’ avanti-braccio per ginglimo ( § 58 ) , che par- tecipa dell’ arlrodia , e 1’ inferiore col metacarpo pa- rimenti per amfiarlrosi. § 213. L’artista deve notare nella faccia (fig. i4.a ) anteriore del metacarpo 1’ inserzione del ligamento anulare anteriore, sotto di cui passano i tendini de’ muscoli flessori delle dita : questi cessano di essere apparenti al margine superiore di que.to ligamento ; deve altresì notare che l’osso trapezio è articolato obliquamente, e che trovasi anteriore alle altre ossa (fig. 3.a 4[7)? dal che ne risulta che il metacarpo del pollice può muoversi nella palma della mano, mentre le altre ossa del metacarpo non godono che di movimenti limitatissimi e di totalità. L’articolazione poi per arafiarlrosi, come già altrove dicemmo , deve rammentare all’ artista che i movi- menti di queste ossa fra loro , e col metacarpo non potranno mai essere angolari, ma dolci e circoscritti da diverse porzioni di linee, che formano una curva di leggiera conves*sità (ij. (1) Il movimento del carpo è ben toccato nella mano sinistra del Da- vide del Quercino ( R. G. di Tor. ) : nelle Grazie di Thorwaldsen nel monumento di Appiani in Brera : nella figura che addita il cielo di B. Schedone nella sepoltura di G. Cristo ( Tav. Ilo D. G. di Par, ). Metacarpo. § 214* Cinque ossa lunghe disposte quasi para- lellamenle fra di loro formano il metacarpo, ossia la porzione ossea del dorso e della palma della mano (fig. 1/421, 425). Tutte queste ossa hanno un corpo più gracile delle loro estremità, le quali dal Iato che risguar- dano il carpo sono pianiformi, mentre da quello che si congiungono colle falangi presentano un capo più esteso verso la palma che verso il dorso della mano ; da questa conformazione ne segue che la flessione della prima falange è molto più estesa che non il movimento opposto, e che i moti laterali, sebbene assai circoscritti, sono però possibili in que- sta articolazione. Il primo metacarpo, che è quello del pollice (fig. id. 421 ), è piu grosso, ma più breve degli altri, e, come dicemmo, per la sua articolazione col trapezio, trovasi anteriore e capace di movimenti estesi, mentre gli altri li hanno limitatissimi. Il se- condo metacarpo o quello dell’indice (fig. id. 422) e il più lungo ; gli altri vanno successivamente de- crescendo in lunghezza. Queste ossa non essendo disposte in una maniera esattamente parallela, rappresentano riunite insieme una porzione di cono troncato colla base rivolta alle falangi (i). GFintervalli lasciali fra di loro ricevono i muscoli inlerossei. Dita. § 2i5. Le dita sono cinque, cioè il pollice, l’in- dice , il medio, f anulare ed il mignolo. Sono for- male di tre falangi . eccello il pollice che essendo sprovvisto della seconda ne ha due sole. Falangi. § 216. Queste sì dividono in melacarpiane, me- die ed unghiali. Falangi melacarpiane. Esse vanno crescendo in lunghezza dal pollice sino a quella del dito medio ; nell’ anulare e nel mignolo sono di nuovo decrescenti. Sono leggiermente convesse posteriormente, con- cave e con un solco destinato a ricevere i tendini flessori anteriormente ; F estremità supcriore è con- cava, e si articola col capo del metacarpo corrispon- dente ; F estremità inferiore ha due piccoli condili (1) Il metacarpo in vicinanza delle dita è troppo la reo nella mano si- nistra di Cristo tirato dai manigoldi di Lionello Spada (0. C. di Par. ). separali da un solco, clic si articolano colla super- ficie corrispondente della falange media per ginglinio angolare. Falangi medie. § 217. Queste come si è detto (§ 2i5 ) sono quattro: quella del dito medio è la più lunga: le altre sono decrescenti, e la più breve c quella del dito mignolo. Superiormente hanno due superficie concave se- parate da una lieve prominenza, inferiormente due tubercoli divisi da un solco : nei margini della su- perfìcie anteriore si inserisce il lendine del flessore superficiale. Nella faccia posteriore si impianta il lendine degli estensori. Falangi unghiati. § 218. Queste sono cinque: la più grossa appar- tiene al pollice. Hanno tutte una figura conica coli’ apice alquanto smozzato e rivolto in basso. Superior- mente si articolano per ginglimo colla estremità in- feriore della falange media, nella stessa guisa che questa si articolava colla estremità rnelacarpìana ; nella faccia anteriore si impiantano i tendini del flessore profondo, e nella faccia posteriore si inseriscono in allo i tendini degli estensori, ed in basso danno appoggio alle unghie. Dei movimenti delle falangi. § 219. La prima si muove sul metacarpo per ar- trodia ; le altre nell’ estensione giungono fra loro a posarsi nella linea retta, cioè possono ridurre retto il dito , se prima era flesso : le medesime falangi, quando si piegano, producono fra loro un angolo di novanta gradi circa, raramente maggiore, ma se debbano stringere un corpo di varia mole , lo stato di flessione diventa allora relativo a quel corpo, ossia alla pressione che gli danno (Tav. VI, fig. .3.“) (r). L’articolazione per ginglimo che hanno fra loro ( § 58 ) vieta ogni movimento laterale. § 220. La totale lunghezza della mano, cioè la perpendicolare calata dall’apice del medio alla som- mità del carpo eguaglia 1’ altezza della faccia nell’ adulto; questa proporzione non si nota nell’infanzia. La totale lunghezza poi che passa tra gli apici delle dila medie, quando le braccia sono distese in croce in un adulto, eguaglia a un di presso l’al- tezza ossia la statura del medesimo. (1) Le dita sono semipiegate, e reggono naturalmente la penna del S. Girolamo scrivente del Quercino ( Tav. 20 D. G. di Par. ). Articolo II. Estremità inferiori. § 221. Nel principio di questo capitolo (§§ 197 e seg. ) abbiamo toccalo delle estremità inferiori, e le abbiamo confrontate colle superiori ; dicemmo pre- dominare l’agilità in queste, la stabilità in quelle; la struttura deli’ articolazione scapolo-omerale diffe- rente dall’ ileo-femorale è la vera cagione di tale fenomeno per altro essenziale ad intendersi dall’ arti- sta. Questi deve singolarmente attendere alla lun- ghezza loro, avvegnaché le differenze ed i difetti di statura piuttosto in queste che in altre parli so- gliono ritrovarsi. Noteremo intanto che le estremità inferiori nel neonato sono proporzionalmente (§ 204) molto più brevi che le estremità superiori. Cosa egualmente essenziale si è di collocarle nella giusta posizione onde si conservino le leggi dell’ e- quilibrio : dalle estremità inferiori l’uomo ritrae la facoltà della locomozione, per cui procacciasi le cose necessarie alla vita, ed altresì molte cognizioni, estendendosi in questa maniera le socievoli corri- spondenze. Queste estremità sono formale dalla coscia, dalla gamba e dal piede. Ora studieremo paratamente le ossa che le compongono. Femore. (TAV. XIV. ) § 222. Il femore è il solo osso die partecipi alla formazione della coscia, ed è altresì il più grande del corpo umano. Questo indica una parte media o corpo, e due estremità. Corpo. Quasi cilindrico nel centro, si ingrossa verso le estremità e maggiormente verso la parte inferiore , ove acquista la figura prismatica. Egli de- scrive una curva colla convessità davanti, e colla concavità indietro; questa curva è poi accresciuta dal corpo del muscolo retto anteriore ( fig. 3.a i63 ). Essa spiegasi in proporzione dell’età (vedansi le tavole degli scheletri in profilo ). Il corpo del fe- more è quasi tutto ravvolto dal muscolo crurale situalo profondamente, eccetto nella parte poste- riore, ove avvi una linea scabra chiamala linea aspra del femore ( fig. 2.a i65). Questa linea si biforca giungendo in alto ai due trocanteri, mentre in basso finisce pure biforcata nei margini esterni dei condili. A quella linea aspra si attaccano i prin- cipali muscoli della coscia. Estremità superiore. Questa mostra un capo ( fig. id. 168) che si articola nella fossa coliloidca (fig. id. 98) dell’ileo, e sta fisso all’ischio per mezzo del ligamcnlo rotondo (fig. id. 169); al di sotto del capo ed al lato esterno 1’ osso è più ri- Girello ( fig. 2.a 170 ) c dicesi collo del femore : questo è attaccalo al capo ed al corpo dell’ osso quasi ad angolo retto : una tale disposizione anatomica è van- taggiosissima per la specie umana in quanto che la pressione del peso del corpo si decompone per mezzo della linea obliqua del collo, e senza menomare la facilità dei movimenti amplifica ad un punto la base di sostentazione. AH’ unione del collo col corpo verso il lato esterno avvi una tuberosità soccutanea chia- mata gran trocantere ( fig. id. 171)? ove si inseri- scono i due gluzii minori ; al lato interno trovasi il piccolo trocantere (fig. id. 172), ove si attaccano i due muscoli gran psoas ed iliaco interno. Supe- riormente tra il gran trocantere cd il collo avvi un incavo chiamalo fossa digitale, in cui si inseriscono i muscoli rotatori della coscia al di fuori. Alla base del collo si impianta il ligamenlo cassulare, che congiunge il femore al bacino (Tav. II, fig. 2.a ). Estremità inferiore. Questa è formata dai due condili del femore, i quali sono due prominenze tondeggianti e coperte di cartilagine in basso, ap- pianale nei lati. Il condilo interno ( fig. 2.a e 3.* 177 ) è più esteso dall’alto al basso, che l’esterno; l’esterno (fig. id. 176) invece c più grosso. I due condili lasciano anteriormente un solco, ove si arti- cola la rotella ; posteriormente nella parte superiore vi sono due fossette per 1’ inserzione dei muscoli gemelli ; nel condilo esterno e nella faccia esterna avvi inoltre una fossetta (fig. i.a 180) per l’inser- zione del muscolo popliieo (Tav. I, fig. 3.a 324 )* La faccia sì interna che esterna de’condili è soc- cutanea, non scorrendovi sopra che qualche tendine. L’ artista deve però riflettere che la superficie car- tilaginosa de’ condili nella semiflessione della gamba scostasi notabilmente dalla tibia , e che sedendo p. c. sopra una seggiola, questa superficie è soccutanea (Tav. I, fig. 3.a e 6.a, Tav. Vii, Vili). Il ginocchio essendo poi formato dai condili del femore, dalla rotella e dall’estremità superiore delle ossa della gamba, è per conseguenza formato da parli passive, le quali possono bensì variare in quanto all’ azione muscolare, ma indicano sempre un uguale volume. La lunghezza e distanza dei condili fra loro serve mirabilmente alla solidità della stazione ed ai movi- menti di progressione. La curva che notasi poste- riormente nel femore , e quindi la distanza che avvi tra f inserzione del muscolo, ed il punto d’ attacco del medesimo, serve ottimamente ad accrescere per le leggi di meccanica le forze de’ muscoli mede- simi, ed a ricevere il peso del corpo, che tende a spingersi innanzi. I bambini, che non danno segno di forze muscolari, non hanno la curvatura del fe- more (Tav. X, fig. 8.a, io.a ). L’artista deve per- ciò fare spiccare la convessità del femore sull’ in- nanzi ogniqualvolta intende di rappresentare un atleta: la lunghezza del femore eguaglia due teste cd un quinto circa. Gamba. § 2 23. Essa è formata dalla rotella, dalla tibia e fibola. Rotella. ( tav. xiv. ) Quest’ è un osso sesarnoideo situato tra il femore e la gamba c forma la parte anteriore del ginoc- chio ( fig. 12.a ) : offre anteriormente una superficie liscia-ed alquanto convessa: posteriormente una pro- minenza incrostata di cartilagine ( fig. io.a ) corri- spondente al solco che avvi fra i due condili del femore. Scopre tre margini : il superiore quasi oriz- zontale (fig. id. 180) dicesi anche base della ro- tella; l’inferiore interno ( fig. id. 479) ® quasi ret- tilineo ; l’inferiore esterno ( fig. id. 47$ ) è conves- so : questi due margini si riuniscono in un angolo inferiore, chiamato apice della rotella (fig. id. 477)? nel quale si inserisce il forte ligamento rotuleo anteriore della tibia, che rimane apparente nella flessione della gamba. Esso volgesi in basso , ed al di fuori (Tav. I, fig. 3.a, 4*% 6.a 181 ) : alla base si inseriscono i tendini dei muscoli estensori della gamba ( fig. id. 325 ). La distanza della rotella dalla gamba è sempre la medesima , poiché il ligamento non si allunga:- le differenze di distanza di que- si osso nella flessione della gamba derivano dalla lon- tananza del femore, rimanendo i muscoli estensori non contralti, ma dislesi, come si vede confron- tando le fìg. 3.% 4-b 6-a della Tav. I. Serve la rotella ad accrescere le forze muscolari allontanando i muscoli dal piano su cui devono ope- rare. La rotella eguaglia un quinto di testa. Tibia. ( TAV. XV. ) § 224* Questa, come le altre ossa lunghe, si di- vide in corpo, estremità superiore ed inferiore. II corpo ( fìg. i.a e 3.a i83 ) è quasi triangolare, e si ingrossa, mentre si estende verso le estremità. • La faccia interna è soccutanea levigala , legger- mente convessa ; le altre due facce sono coperte da’ muscoli : fra gli angoli F artista deve badare all’ anteriore che è acuto , detto anche cresta della tibia ( fìg. 3.a 44q). Nei due terzi superiori la tibia è sopravanzala dal corpo del tibiale anteriore, in- feriormente e nella faccia interna essa regola in tutto la forma delle gambe. Estremità superiore. Essa è una grossa tuberosità che a guisa di piramide ( fìg. i.a, 3.a, g.a it>4) r0" vesciala corrisponde ai condili del femore, ed ha su- periormente due fosse glenoidee pei medesimi (Tav. XIV, fìg. i3.a 481 , 482); e fra queste , due altre fosse pei ligamenli crociati (fìg. id. 191) che con- &iun»ono la tibia col femore : nel Iato esterno della O O tuberosità avvi una faccetta per l’articolazione della fibola (fi!,'. 8.a 186) ; al di sopra di questa , ed al- quanto più innanzi, un piccolo tubercolo a cui s’ in- serisce il nastro più resistente del fascialala ( lìg. id. 185 ). Nella faccia interna si inseriscono i muscoli addut- tori e flessori della gamba. Nella riunione di queste due facce avvi il tubercolo anteriore della tibia ( fig. id. 182 ), ove si impianta il resistentissimo liga- mento rotuleo ( Tav. I, fig. 3.a, 4*a, G.a 181 ). Estremità inferiore. È quadrilatera : anteriormente corrisponde ai lendini estensori delle dita , poste- riormente c verso il lato interno ba una doccia pel lendine del tibiale posteriore ( fig. i.a e 3.a 189) e verso f esterno per quello del flessore lungo del pollice. La faccia esterna termina nel malleolo interno (fig. id. 190) che è meno lungo, ed alquanto più largo dell’ esterno. L’ estremità superiore della tibia e la rotella si articolano per ginglimo angolare coll’estremità infe- riore del femore : quindi ne consegue essere impos- sibile ogni flessione laterale; tuttavia essendo la gamba semipiegata, le ossa del ginocchio possono in tal caso bue un limitalo movimento laterale ; i mezzi per l’unione di quest’articolazione sono, oltre alcuni robusti ligamenli, i numerosi tendini che la cir- condano. L' estremità inferiore si articola col piede per giu- glimo, che partecipa di arirodia. L’ altezza della ti- bia, compreso il malleolo, eguaglia una lesta e quat- tro parli c mezza (i). Fibola. ( TAV. XV. ) § 225. La fibola (fig. 2.") è anche delta perone o peroneo. E un osso situato al canto esterno della tibia ; ha una figura molto irregolare , avvegnaché si contorce nel suo corso, discendendo dall’alto al basso : in questa posizione si vede manifestamente che è volta dal lato esterno al lato interno, e dall’ indietro all’innanzi (fig. i.a, 7.0 c 9/ ). Quest’osso è quasi inoperoso a sorreggere il peso del corpo. Egli concorre piuttosto col ligamento intcrosseo a dare numerosi attacchi ai muscoli del piede ; nel lato esterno, che è alquanto succulaneo, si inseri- scono i muscoli peronei. L’estremità superiore (fig. 2.a 186) è prismatica e si inserisce sotto il condilo della tibia ; F estremità inferiore si fa succutanea (2), e mentre si prolunga verso il piede forma il malleolo esterno (fig. 1.“ 198); servono i due malleoli a dare attacco ai li- gamenti, a formare utili punti di leva ai tendini (1) Le gambe paiono troppo lunghe nel Cristo deposlo dalla croce del Francia. ( Tav. 67 D. G. di Par. ). {%) La porzione inferiore soccutanea della fibola, ed il malleolo esterno sono esalti nel Fi gl iuol Prodigo del Guercino (R. G. ili. Tav. YI ). cd a contenere il piede nella rispettiva articolazione libio-astragaliana. L’articolazione della tibia colla flbola è quasi im- mobile (fig. 2.“ 186 i86a) ; la fibola ha la medesi- ma altezza della tibia. Dei malleoli e delle loro adiacenze. ( TAV. XV. ) § 226. Queste prominenze ossee essendo del tutto succutanee, voglionsi esaminare con particolare at- tenzione dall’artista; noi perciò considerandone gli usi in un colle parti , per cui producono il loro ef- fetto , qui noteremo solo le loro apparenze. Il malleolo interno si prolunga in basso un mezzo pollice di meno dell’esterno, ed è più anteriore di questo. Egli tocca il lendine del tibiale anteriore ( ved. Miologia ) : posteriormente essendo più largo si estende quanto l’esterno ; dietro loro si scorgono le doccio laterali al tendine di Achille, che occu- pano la terza parte posteriore dell’ articolazione libio- tarsiana. Il malleolo interno ( fìg. io.a 190 ) ha una figura trapezoide , ma pel concorso del tendine del tibiale posteriore si mostra nel modello di figura quadrilatera. Il malleolo esterno ( fìg. ia, i3.a iq3) si abbassa sino a livello della parte posteriore del calcagno (1); (1) I! malleolo esterno sinistro non è sufficientemente prolungalo in basso nella slat. del Fauno. , egli è leggermente volto in basso ed innanzi, ed il suo centro trovasi collocalo alquanto più avanti della metà dello spazio compreso tra il lendine d’Achille, ed il tibiale anteriore ; di figura prismatica coll’apice volto in basso ha una faccia interna, che guarda il piede (i); una posteriore che descrive quasi un angolo retto ; la terza anteriore esterna è inclinata, e descrive una curva , che è la forma del malleolo ( fig. i3.a) : questa faccia si unisce ne’ margini colle altre; i punii per la riunione di questi sono spor- genti nello scheletro , ma la cute li rotonda segna- tamente. Sotto di ogni malleolo avvi un incavo , o doccia, che noi chiameremo cioccle sotto-malleolari (2). La doccia sotto-malleolare interna (fig. io.a /pQ ) è veramente il principio della volta del piede : la doccia sotto malleolare esterna è più ristretta, e limila in basso il malleolo: talvolta in questo, verso l’apice de’ malleoli compaiono i tendini de’muscoli peronicri laterali (3). (1) I malleoli sono bene rappresentali nel Redentore deposto di croce di G. Ferraris ( R. G. ili. Tav. l.a) (2) E esattane! vecchio che addita il pesce nella S. Famiglia di Palma il vecchio. ( R, G. di Tor. ). (3) 11 malleolo esterno è posto convenevolmente nel S. Girolamo del Correggio, ma si tronca inferiormente troppo presto, cosi che riesce troppo alto ; mostra poi in basso sull’ apice il tendine del muscolo pero- niero, il quale nel vero scorre dietro al malleolo, e poi nella doccia sottc- tìialleolare. 1 malleoli devono poi essere eguali in ambi i piedi (i). Piede. ( tav. xv. ) § 227. Questa è l’estrema parte inferiore del corpo. Ha una parte superiore chiamala dorso del piede (fìg. 12.“), l’altra inferiore pianta (fìg. 1 i.a); due mar- gini, uno interno o tibiale (fìg. io.a), l’altro esterno o fìbolare (fìg. i3.a); due estremità, ima posteriore o calcagno (fìg- id. 194)? l’altra anteriore o di- gitale (fìg. I2.a 428 ). Egli è formalo del tarso, metatarso e dita, e forma la base, su cui reggesi tutto il corpo, quando la persona è ritta. Il tarso è composto da due ordini di ossa ; tre posteriori, che sono 1’ astragalo ( fìg. 12.a 44? ) ? il calcagno ( fìg. id. iq4 ), e lo scafoide ( fìg. id. 435) ; quattro anteriori, cioè il cuboidc ( fìg. id. 431 ), il piccolo, medio e grande cuneiforme ( fìg. id. 432 , 453 , 434 )• h’ artista deve studiare principalmente 1’ astragalo, ed il calcagno. Astragalo. § 228. Osso irregolare. Ha una superficie car- tilaginosa disposta ad arco, e leggermente concava (1) Nel Gladiatore pare che il malleolo interno si scosti da questa eu- ritmia. nella faccia superiore che si articola colla tibia ( fig. i.a i2.a 447 ) • nella faccia inferiore una superficie concava che corrisponde al calcagno ; anteriormente un’altra prominenza convessa che si articola collo sca- foide (fig. id. : ligamenti tenacissimi lo collegano colla gamba e col piede (fig. io.a, i3.a): sopra quest’osso si articola per ginglimo l’estremità infe- riore della gamba a guisa di un braccio di bilancia ( fig- 6.- ). Calcagno. § 229. È 1’ osso il più grosso del tarso. Sta si- tualo nella parte posteriore (fig. 3.% ii.a, 12.% 1 q4 ) inferiore del piede. Quest’osso sì estende dall’ indie- tro all’innanzi, di figura quasi rettangolare, contiene sei facce. La faccia posteriore in basso ( fig. 1.“ 194 ) sca- bra, in alto levigata, riceve nel suo tratto medio la valida inserzione del tendine di Achille , cioè degli estensori del piede : questa faccia in propor- zione è meno prominente nel neonato j nell’ adulto si estende circa due dita trasverse dietro ai malleoli, si solleva quasi a livello di questi, ed è sempre più prominente del tendine di Achille (1). (1) Il calcagno si protende esattamente indietro nel piede sinistro del vecchio che addita il pesce nella S. Famiglia di Palma il vecchio ( R. G. dt Tor, ). Quest’osso, secondo le osservazioni di Barron (i) si protende assai più indietro nella specie ottentotta (Tav. XI, fìg. 6.a ), che negli europei; cosicché dalle pedate rimaste sull’ arena si giudica quale spe- cie d’ uomini siavi passata. Scafoide, § 23o. Così chiamato dalla sua figura ( fig. 3.a, 12.% 455 ); posteriormente si articola coll’ astragalo, anteriormente colle ossa cuneiformi, esternamente corrisponde all’osso cuboidc (fig. y.a, i2.a 451 ), internamente limita il margine del piede ; inferior- mente dà inserzione al tendine del tibiale posteriore. . Le tre ossa accennate formano la parte superiore del dorso del piede, e quella altresì che serve più ai movimenti. Devesi però notare che i movimenti di estensione e flessione del piede non si fanno sol- tanto nell’articolazione tibio-aslragalea, ma vi con- corre assai 1’ articolazione astragalo-scafoidea, e così rimanendo divise le forze, si riunisce 1’ agilità alla stabilità. Le altre quattro ossa del tarso principiando dall’ interno all’ esterno sono il grande cuneiforme ( fig. I2.a, 454 )> il piccolo ( fìg. id. 453 ); quindi il me- dio cuneiforme (fig. id. 4^2), ed il cuboidc (fig. id. 451 ). (1) Virey op, cit. Tutte queste ossa sono articolate fra loro: poste- riormente col calcagno e collo scafoide : anteriormente corrispondono alle ossa del metatarso : superiormente formano la superficie convessa o dorso del piede decrescente in altezza verso il lato esterno: inferior- mente formano la volta del piede, la quale non tocca il suolo che nel lato esterno. Metatarso. § adì. È formato da cinque ossa distinte col no- me di primo, secondo, ecc., principiando dal lato del pollice. Tutte hanno un corpo e due estremità, una posteriore o tarsiana, e 1’ altra anteriore o fa- langiana ; quella sì articola col tarso ed è pianiforme : questa è tondeggiante, e si articola colle dita, anzi questa superficie essendo molto estesa in alto, ne segue, che le dita de’ piedi sono capaci di una grande estensione, come si osserva nei ballerini. Tutte e due le estremità sono assai più grosse del corpo, e lateralmente si corrispondono a vicenda : gl’ inter- valli fra i corpi sono occupali dai muscoli interossei. Il primo metatarso ( fìg, i2.a 421 ) è assai più grosso degli altri, il quinto si prolunga indietro ( fig. 7.% 12.a 45o ) ed al di fuori con un’ apofisi, alla quale si attacca il muscolo abduttore del dito mignolo ed il tendine del peroniero medio. Il metatarso concorre a formare la parte anteriore della volta dei piedi. Dita. § 232. Queste sono cinque come nella mano, e diconsi pollice il più grosso, quindi primo, secon- do, ecc. , dopo il pollice. Nella tavola scorgesi la loro diversa lunghezza (i). Essi sono formali da eguale numero di falangi, co- me nella mano. L’estremità metatarsiana della prima falange è as- sai più grossa, ed è perciò la cagione principale dell’eminenza anteriore , che si nota nella pianta del piede : quest’eminenza è maggiore nel pollice , in cui, oltre la maggior grossezza del metatarso e della prima falange , vi concorrono anche due ossa sesa- moidee (fig. n.a e i2.a aa) ; la seconda falange è brevissima, onde ne proviene principalmente la dif- ferenza nella lunghezza confrontata colle dila della mano; le ultime falangi sono assai piccole , e sovente consolidale colle seconde , la qual cosa proviene dal poco esercizio delle dila dei piedi, e specialmente dalla cattiva conformazione delle scarpe. A giusta ra- gione si lagnava un acuto scrittore ginevrino, che innumerevoli fossero i trattati per calzare gli altri animali , e che il solo Camper avesse scritto sulla miglior maniera di calzare gli uomini. (1) Il mignolo sinistro t; troppo corto nella donna piangente di P. Mar- chesi ( Mon. di Pompeo Rossi in Brere. ) Noi rifletteremo perciò con Camper e Bichat, che allungandosi ed allargandosi il piede mentre poggia su di un corpo duro, la scarpa, se è corta, imba- razza necessariamente i moli delle dita, e ne cagiona la deformità; meno il piede è ristretto (Milizia), e più è nella bella forma naturale : le dita devono avere sufficiente spazio sia nell’ attitudine di riposo , come nei movimenti. Un piede ben formato ha il pollice alquanto distante dalle altre dita (i). Le un- ghie delle statue antiche sono più piane delle no- stre , perchè i loro modelli ( Milizia ) non erano siati deformati da scarpe strette. Osservazioni sulle estremità inferiori. § 233. Discorrendo delle ossa in particolare , di- cemmo pure qualche cosa riguardo ai vantaggi della disposizione anatomica delle medesime. Ora aggiunge- remo qualche altra riflessione per Tartista. E principiando dal femore diremo, che per la presenza del suo collo esso permette che si possano fare estesi moti di rotazione : ma in quanto a que- sto noti l’artista, che nella composizione della estre- mità inferiore il solo femore è capace di rotarsi, e le altre ossa non si rotano, che come parte del tutto : epperciò se si rappresenta la coscia rivolta al (1) Il nostro Revelli aveva già fatto quest’osservazione. di fuori, necessariamente il piede deve avere la me- desima direzione, ed a vicenda (i). Tuttavia come dicemmo (§ 224) nella semiflessione della gamba, questa può rotarsi alquanto indepcndentemente dal femore. Nella rotazione estrema al di fuori ( Tay. XIV, fìg. 7.* E ) il gran trocantere giunge a na- scondersi affano dietro la cavità cotiloidea : per lo contrario nella rotazione del femore al di dentro ( fig. id. F ) il gran trocantere si fa più anteriore. Gli altri movimenti del femore sono la flessione che è estesissima ( Tav. XV, fig. 4*a B), 1’ addu- zione con cui traversa l’asse del corpo ( Tavola XIV, fig. 7.* C. ) T abduzione ( fìg. id. D ) e la cireumduzione. Il movimento posteriore oltre alla verticalità (Tav. XV, fig. 4-a, 5.aX) non è concesso ; e ciò per cagione della fascia ligamentosa (Tav. X, fig. io.a 174) che non permette al capo del femore di spingersi avanti : questa fascia è più breve nel neonato ; perciò egli ha sempre le coscie semiflesse ( Tav. X, fìg. 8.a). Il movimento posteriore del fe- more è apparente in quanto che il pelvi si piega sul femore, come si vede nella Tav. XIV, fig. 4*a Nel neonato il collo del femore è in proporzione più breve, quindi la maggiore difficoltà della stazione. In questi è più orizzontale, e si raddrizza col pro- gredire della età : il peso del corpo adunque non influisce sullo sviluppo delle membra (2). (1) Il sullodato Revelli aveva già notato questa cosa. (2) Bicliat op. cit. I movimenti poi della gamba sul femore per la struttura medesima dell’articolazione , non possono es- sere nel senso dell’ estensione spinti oltre la verti- calità ; la quale cosa serve mirabilmente alla stazione, mentre per lo contrario la flessione è estesissima ( Tav. XV, fìg. 5.a 2. 3. 4)* Quando noi alziamo la gamba , pieghiamo piuttosto la coscia ( Tav. id. , fig. 4.a B). Riguardo a questa articolazione femore-tibiale, noli 1’ artista, che è più grossa nei negri, e che è molto apparente nei macilenti, nei rachitici, ed in propor- zione anche più sviluppata nei teneri bambini (Tav. X, flg. 8.a, io.a); crescendo in età, il ginocchio cresce meno rapidamente ( Tav. IX, VII, Vili ) e così si stabiliscono le corrispondenze che vediamo nell’adulto perfetto (Tav. II, III, IV). La quasi perfetta immobilità della fibola colla tibia sta nella giusta corrispondenza della stabilità ; non conviene perciò mai variare le corrispondenze che sono fra loro invariabili. La perfetta corrispondenza del femore colla tibia, e la posizione verticale di questa sull’ astragalo , fa sì che il peso del corpo è trasmesso lungo essi alla base, il che è proprio della specie umana; ciò de- vesi però intendere degli adulti ben costrutti; ma nella vecchiezza ( § 156 ) i femori e le ginocchia si piegano , e così meno valida è la stazione, anzi spesso abbisogna un bastone per crescere la base di sostentazione. La posizione del piede nell’ innanzi aumenta la base di sostentazione nel senso appunto in cui tutto il corpo tende a cadere. § 284. Il piede è più stretto posteriormente die anteriormente : il che è corrispondente alla maggiore ampiezza del metatarso relativamente al tarso ; que- sta differenza produce sul margine fibolare del piede un incavo posteriore alla prominenza del quinto osso del metatarso, prominenza che compare succuta- nea (1). Si è detto da molti che il corpo intiero è sor- retto sul piede come un peso sopra una volta. Os- serva Bichat essere questo un errore ; avvegnaché non sulla sommità , ma sulla circonferenza della volta cade il peso. Il vano della pianta serve piut- tosto al piede , affinchè si adatti ai corpi sui quali posa, qualunque sia la loro conformazione ; alla qual cosa concorrono altresì le moltiplici articolazioni: queste essendo piane, si può fare un movimento dall’ alto in basso , poco sensibile in ciascheduna artico- lazione , ma assai manifesto nella totalità ; 1’ elasti- cità che ne risulta rende il piede maggiormente atto alla progressione. § 235. L’ altezza del piede dalla pianta alla sua articolazione tibio-astragalea è eguale a due quinti di testa ; la sua lunghezza eguaglia una testa ed un quinto. Il piede, secondo Vitruvio e Winchelman, sarebbe stato il modulo degli statuarii antichi, e sci (1) Questo margine del piede è egregiamente espresso sul piede sinistro del gladiatore. piedi sarebbero l’altezza della statua; ma giusta le osservazioni (i) moderne scorgesi essere questa pro- posizione erronea. Infatti nel Dio Egiziano che fra le statue antiche ha il piede più lungo , la misura di sei volte il suo piede non giunge che alla fronte, un pollice al di sopra dei sopraccigli. Il piede può tuttavia servire di modulo : princi- piando dal basso la lunghezza di un piede giunge sino al margine inferiore del muscolo gemello in- terno : due piedi segnano il margine superiore della rotella : quattro piedi giungono all’ ombellico ; cin- que al capezzolo della mammella come nell’Apollo Pitico ; sei alla bocca invece della fossetta che è di sotto al labbro inferiore : nell’ Apollo giunge soltanto a questa fossetta (2). Applicando il piede come modulo nella faccia an- teriore del corpo, notasi che nell’ atleta avvi un piede tra un capezzolo e 1’ altro, mentre nella donna avvi una sola testa. Applicandolo come modulo nel tronco di profilo, notasi la distanza di un piede tra la parte più ante- riore del petto e la parte inferiore della spalla (3). Nella seguente sezione dei muscoli troveremo la conferma di molte proposizioni esposte nell’osteologia. (1) Salvage op. cit. (2) Salvage J. c. (3) Salvage ib. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA I. Figure 1. Omero segato verticalmente per dimostrare che le ossa sono cave; lin. del vero. 130 Cartilagine del capo dell’omero segata verticalmente. 342 Fibre ossee del corpo dell* omero. 343 Cavità midollare. 344 Sostanza spongiosa o diploica delle ossa. 2. a 150 Capo dell’ omero coperto di cartilagine. 3. a Articolazione femoro-tibiale destra veduta di profilo nel lato esterno coi suoi ligamenti: 1[2 lin. del vero. 176 Condilo esterno. 1110 Rotella. 181 Ligamento rotuleo. 184 Tuberosità della tibia. 205 Ligamento interesse© della gamba, 320 Capo della fibola. 521 Ligamento laterale esterno. 323 Fibro-cartilagine semilunare esterna. 324 Tendine del muscolo popliteo che si attacca al condilo esterno del femore ed al capo della litola scostato con ungine. Figure 325 Tendine del m. retto anteriore della [coscia sostenuto da un uncino. 4.a La medesima articolazione veduta anteriormente; 1[2 lin. del vero. 176, 180, 181, 184, 205, 320, 3al , 323, 324, 525, vedi Fig. precedente 3.» 522 Ligamento laterale interno. 5.a Rappresenta una cerniera, nella quale si fanno due soli mo- vimenti come nell’ articolazione femoro-tibiale , ossia nell’ ar- ticolazione di ginglimo. 6.» La medesima articolazione femoro-tibiale rappresentata nella fig. 3.a veduta pure esternamente nella semi-flessione. Ii2 lin. del vero. I numeri indicano le cose stesse della fig. 3.a 362 Uncino che tira il tendine del muscolo semi-membranoso. 7.a Tessuto cellulare pinguedinoso preso dalla parte capillata ed ingrandito col microscopio a luce riflessa che mostra un esorbitante numero di cellette (Mascagni Prodromo). 8.» Alcuni ammassamenti più o meno estesi di celle pinguedinose ingrandite con lente amplificativa e collegati fra loro me- diante un plesso di vasi sanguigni capillari ( Mascagni ib. ). 9.a Articolazione omero-cubitale destra semiflessa, veduta nel lato esterno: 1]2 lin. del vero. 129 Cresta esterna dell’ornerà 145 Collo del radio. 146 Tuberosità bicipitale del radio, 154 Olecrano. 345 Ligamento laterale esterno. 546 Ligamento orbicolare. 517 Ligamento interasseo dell’ avanti-braccio. 10.» Medesima articolazione estesa, veduta posteriormente: IjS li», del vero. 154, 345, 346, ved. flg. prec. 9.a 548 Porzione del ligamento posteriore che si confonde col laterale esterno e coir orbicolare. 11.» Muscolo bicipite bracciale sinistro: lj2 lin. del vero. 208 Fibre muscolari. 940 Tendine del capo breve. 242 Tendine smozzicato del capo lungo. 349 Aponevrosi anti-bracciale che prende origine dall’ espansione elei lendine del bicipite, 5 figure 350 Tendine radiale del bicipite. 12.a Plesso bracciale coll’arteria ascellare: 1(2 lin. del vero. 351 Arteria ascellare. 352, 352 Tronchi nervosi. 13.a Porzione di arteria aorta addominale con molte sue diramazioni: ll2 lin. del vero. 14.a Porzione dì vena cava ascendente colle ramificazioni provenienti dall’iliaca interna ed esterna: 1j2 lin. del vero. 353 Dilatazioni prodotte nelle medesime in corrispondenza delle valvole. 351 Anastomosi di un ramo venoso con un altro. 15.a Vena aperta ( Caldani) per fare vedere la forma e disposizione 355 delle valvole : li2 lin. del vero. I6.a 356 Ghiandola linfatica incettata con mercurio ( Cruikshank ) grand, nat. 357 Vasi linfatici inferenti. 358 Vasi linfatici efferenti. Ì7ka Ghiandole linfatiche lombari che circondano 1’ arteria iliaca ( Mascagni vasor. lymphat. ) : grand, nat. 363 Arteria iliaca. 361 Ghiandole linfatiche lombari. 366 Vasi linfatici inferenti. 367 Vasi linfatici efferenti. Ì8.a Ghiandola conglomerata, ossia la parotide; grandezza del vero. 359 Parotide. 360 Condotto stenoniano, ossia il condotto escretore della parotide. 361 Appendice della ghiandola che riposa sul massetere. 19.a 368 Ganglio fra i minori che si trovano frapposti ai plessi addomi- nali ( Scarpa anat. annot. ) : grand, natur. 569 Tronco nervoso che entra nel ganglio. 370 Filetti nervosi provenienti dal ganglio. 20.a Ganglio intercostale superiore nel lato destro risolto in fila- menti nervosi : grand, natur. { Scarpa anat. annot. ) 565 Filetti che provengono dal ganglio. 571 Tronco del nervo intercostale sotto al ganglio cervicale supe- riore. 372 Filetti nervosi reticolati formanti un plesso intricato. 373 Nervi che provengono dai tre cervicali spinali superiori, 576 Tronco del nervo intercostale poco al di sotto del foro carotideo. Figure 21.» Porzione di membrana peritoneale in fiammata che lascia vedere i suoi vasi. 374 Vasi capillari ingrossati colla lente. TAVOLA li. 1.» Scheletro senza ligamenti di uomo adulto veduto anterior- mente: 1[4 lin. del vero (anni 52 ). 2 * Scheletro di donna adulta coi suoi ligamenti , veduto anterior- mente: 1[4 lin. del vero (anni 23). 5.» Scheletro di bambino veduto anteriormente: 1(4 lin. del vero ( anni 3 e mesi 4 ). TAVOLA ìli. 1.» Scheletro senza ligamenti del medesimo uomo della tav. II ve- duto posteriormente : 1[4 lin. del vero. 2.» Scheletro coi ligamenti della medesima donna della tav. II ve- duto posteriormente : 1 [4 lin. del vero. TAVOLA IV. 1.» Medesimo scheletro di uomo veduto di profilo: 1[4 Un. del vero. In questo si 6 pure segnato la linea di direzione. 404, 405 Linea di direzione. 405, 407 Tangente dal punto di contatto dell’ articolazione meta- tarso-falangiana del pollice sinistro alla punta del pollice destro. 406 , 407 Tangente dal punto di contatto del calcagno destro al punto di contatto dell’ articolazione metatarso-falangiana del dito pollice del piede sinistro. 408, 409 Piano che interseca la linea di direzione nel punto che trovasi il centro di gravità. 2.* Scheletro della medesima donna veduto (tav. 11.») di profilo. TAVOLA V. 1.» Scheletrodi vecchio veduto per profilo: 1[4lin. del vero (anni 76). 404, 405 Linea di direzione che passa per il centro di gravità C. 7 Figure 2.* Articolazione della settima ed ottava costa destra colle vertebre veduta posteriormente : 1[2 lin, del vero (giovine di 21 anno). 71 Apofisi articolare della sesta vertebra. 79 Apofisi trasverse. 442 Estremità posteriore della coste segate, c Ligamento costo-trasversale posteriore, d Ligamento costo-trasversale inferiore, d* Ligamento costo-trasversale inferiore distaccato. 3.» Articolazione delle medesime coste veduta anteriormente: 1[2 lineare del vero. 65 Porzione della fibro-cartilagine a cui si attacca il ligamento inter- articolare. 87 Porzione del ligamento vertebrale anteriore. 112 Faccetta articolare inferiore della vertebra superiore per la faccetta superiore del capo della costa. 112* Faccetta articolare superiore della vertebra inferiore per la faccetta inferiore del capo della costa medesima. 113 Faccette articolari dei processi trasversi per i tubercoli delle coste. 436 Capo delle coste. 442 Estremità posteriore segata della settima ed ottava costa, e Ligamento anteriore o radiato della costa, d Ligamento costo-trasversale inferiore diviso in due fasci per il passaggio dei nervi spinali. 4.a Articolazione sterno-clavicolare sinistra aperta anteriormente: 4j2 lin. del vero (giovine di 21 anno). 106 Metà della porzione superiore dello sterno. 118 Cavità articolare dello stemo colla clavicola. 431 Estremità sternale della clavicola, a Fibro-cartilagine sterno-clavicolare, b Cartilagine della prima costa. 446 Metà del ligamento inter-clavicolare. 5,a Sterno colle cartilagini sterno-costali veduto anteriormente : ll2 lin. del vero (giovine di 21 anno). 108 Cartilagine xifoidea. ' 116 Articolazioni delle coste colle cartilagini sterno-costali. 117 Articolazioni delle cartilagini costali fra loro. 431 Estremità sternale della clavicola. 438 Estremità sternale della prima costa. 8 Figure 438a Estremità sternale della seconda costa. 438b Estremità sternale della terza costa. 438c Estremità sternale della ottava ossia prima costa spuria, f f f Articolazioni delle cartilagini costali collo sterno. 6,® Costa duodecima destra veduta nella sua faccia superiore an- teriore: 1[2 Un. del vero (giovine di 18 anni). 110 Corpo della costa. 436 Capo della costa. 438 Estremità sternale della costa. 7.® Costa sesta destra veduta nella sua faccia superiore anteriore; Ij2 Un. del vero (giovine di 18 anni). 110 Corpo della costa. 436 Capo della costa. 437 Tubercolo della costa. 438 Estremità sternale della costa. 439 Doccia polmonare. 440 Angolo della costa. X Y Saetta della doccia polmonare. L’arco segnato dai puntini indica la curva maggiore delle coste negli adulti robusti. 8.a Costa sesta destra di feto: 1[2 Un. del vero. 438 Estremità sternale. x y Saetta della doccia polmonare che è "appena sensibile. 9.a Costa seconda destra veduta nella sua faccia superiore: 1(2 Un. del vero ( giovine di 18 anni ). 436, 457, 438, 439, ved. fig. 7.® 10.® Costa prima veduta nella faccia superiore; lj2 Un. del vero ( giovine di 18 anni ). 436,437, 438, 439, ved fìg. 7.® 11.a Porzione posteriore della costa sesta destra veduta nella faccia inferiore interna. 436 Cartilagine articolare del capo della costa. 437 Cartilagine articolare del tubercolo della costa. 441 Solco per l’arteria intercostale. 12.® Estremità sternale della clavicola veduta di faccia nella porzione cartilaginosa che si articola collo sterno. 13,a Sterno veduto di profilo (giovine di 21 anno): li2lin. del vero. 106 Porzione superiore. 107 Porzione media. 108 Cartilagine ensiforme o xifoidea. 115 Inclinazione del pezzo superiore sul mediano. 9 Figure 118 Cavità articolare per la clavicola. 443 Fossa articolare della cartilagine della prima costa. 444 Fossa articolare della cartilagine della seconda costa. 445 Fossa articolare della cartilagine della settima costa. 14.» 106, 107, 108, 118, 444, 443, ved. fig. preced. TAVOIiA VI. Per dimostrare i movimenti della mascella inferiore e dell’omero ( da Salvage ). 21 Sinfisi della mascella quando la bocca è chiusa. 50 Condilo della mascella inferiore. 50 Angolo della "mascella inferiore. 21* 50* Mascella abbassata quando la bocca si apre. 132 Cresta esterna dell’ omero. 212 Muscolo gran pettorale. 213 Muscolo rotondo maggiore. 217 Muscolo gran dorsale. 223 Muscolo deltoide. 1,2, 3, 4, 5, 6, 7. Movimenti diversi dell’ omero x Movimento impossibile. 2. * Per dimostrare i movimenti dell’avanti-braccio (da Salvage). 122 Scapola, 128 Omero. 142 Radio. 146 Tuberosità bicipitale del radio. 151 Ulna. 208 Muscolo bicipite. 1 Muscolo bicipite contratto alquanto. 2 Muscolo bicipite contratto assai. 210 Muscolo tricipite. P Potenza rappresentata dal muscolo. R Resistenza rappresentata dall’ avanti-braccio e dalla mano. B C Punti in cui è traslocata la resistenza R. 3.» Ossa della testa di Giove (da Salvage). lo Meato auditorio esterno. 21 Sinfisi del mento. 23 Radice del naso. 4.» Ossa della testa di Apollo (da Salvage). 15, 21, 23, V. Fig. 3.» Figure 5. Ossa della testa di Bruto (da Salvage). 6. Contorno di uomo con linee, e contorno di donna con puntini, ricavato da Camper per dimostrare alcune massime differenze fra i due sessi. 7. Testa di Giove (da Salvage). 8. Testa di Apollo (da Salvage). 9. Testa di Bruto (da Salvage). 10.» Ulna mossa con corde sull’omero (da Salvage). 152 Fossa dell’apofisi coronoide. 154 Olecrano. P Potenza rappresentata dalla mano. R Resistenza rappresentata dall’ulna. R' Traslocamento della resistenza, a Corda che si inserisce in 152. b Corda che si inserisce in R. 11.» Movimento del braccio e della spalla sull’avanti-braccio ( da Salvage ). 208 Muscolo bicipite leggermente contratto. 208*/Muscolo bicipite molto contratto. 210 Muscolo tricipite. R Resistenza maggiore della potenza. 12.» Scapola veduta di profilo nel margine ascellare. 120 Acromio. 123 Margine ascellare. 126 Fossa glenoidea. 233 Apofisi coracoide. 411 Angolo inferiore della scapola. 15.» Mano nell’atto di pigliare un oggetto ( da Salvage ). 219 Muscolo supinatore lungo. 220 Muscolo radiale esterno. 223 Muscolo deltoide. 14.» Macchina per dimostrare che i muscoli operando per lo pili come potenze sopra una leva di terzo genere perdono nella forza ed acquistano nella celerità (da Salvage). P I, I R, Regoli inflessibili articolali nella cerniera I, che è ipo- moclio. 15.» Bilancia. 16.» Leva di primo genere. P Potenza. 11 Figure I Ipomoclio. R Resistenza. 17.a Sfera di legno sostenuta dal filo di ferro C B. E Massa di piombo. 18.a Per dimostrare l’effetto dei muscoli disposti ad angolo, e che si contraggono contemporaneamente. 19.a C Centro di gravità di un uomo collocato orizzontalmente (Borelli). 20.a Leva di secondo genere. I Ipomoclio. P Potenza. R Resistenza. 21. » Leva di terzo genere. I Ipomoclio. P Potenza, R Resistenza. 22.a A Cilindro. F Filo. C Centro di gravità. 23.a Stazione di un uomo sopra un solo piede (da Leonardo da Vinci). B Linea di direzione. 24.a Uomo che cade indietro. C Centro di gravità. B* Base inutile. C Centro di gravità traslocato per l’estensione del braccio. C B Linea di direzione che cade fuori della base. 25. a Uomo che stando per cadere si regge estendendo il braccio. C* Centro di gravità. B* Base inutile. B Base utile. 26. a Uomo carico , il cui comune centro di gravità è traslocato su- periormente in C. 27.a Ercole ed Anteo. D B Linea di direzione. 28.a Squadrone di cavalleria che si muove intorno ad A. 1, 2, 3, 4, 5, 6, Lancie che dimostrano l’inclinazione dei cavalli e del cavaliere verso A. Figure TAVOLA VII. Scheletro naturale di una ragazza di anni 10 e Ii2, nell’ attd di cavarsi una spina dal piede, veduto anteriormente per tre quarti circa: 1[2 lineare del vero. Questa figura e la seguente si sono disegnate per dimostrare i movimenti della colonna vertebrale , e la grossezza delle articolazioni in quest’ età; per facilitare l’intelligenza delle figure, si è indicato in ciasche- duna con puntini il contorno carneo preso da un modello della medesima età e statura del cadavere, e collocato nella stessa attitudine a canto allo scheletro : solo in questa guisa potemmo accertarsi della precisa curva della colonna vertebrale. TAVOLA Vili. Medesimo scheletro veduto posteriormente pei tre quarti circa. TAVOLA IX. 1. Scheletro naturale di una bambina di 4 anni veduto per profilo. 2. a Scheletro naturale di un robustissimo bambino di forme bellis- sime, morto di pertosse, veduto di profilo ( mesi 18): lj2 Un. del vero. TAVOLA X. 1.» Testa di un europeo di anni 28 veduta di profilo: 1\2 Un. del . vero. 1 Vertice. 2 Osso occipitale. 3 Foro mentoniero. 4 Apofisi stiloide. 5 Osso temporale. 6 Apofisi mastoidea. 7 Osso sfenoide. 8 Satura parieto-frontale. 10 Sutura parieto-occipitale. 12 Sutura squamosa del temporale. 15 Meato auditorio esterno. 13 Figure 14 Bozza parietale. 15 Prominenza occipitale esterna. 21 Sinfisi del mento. 23 Bozza nasale. 24 Bozza frontale. 27 Linea semicircolare delle tempia, 29 Arco zigomatico. 30 Condilo della mascella entro la caviti glenoidea. 32 Spina nasale anteriore inferiore. 34 Apofìsi montante del mascellare superiore. 35 Fossa incisiva superiore. 36 Fossa canina. 58 Arco alveolare superiore. 39 Arco alveolare inferiore. 40 Osso zigomatico in cui si scorgono dei forellini che danno pas- saggio ai nervi. 41 Ossa nasali. 43 Doccia lagrimale. 45 Fossa incisiva inferiore. 46 Linea mascellare esterna. 47 Superficie quadrata della mascella inferiore 50 Angolo della mascella inferiore. 51 Apofisi coronoide. 23, 32, 57 Angolo facciale, 9.» Cartilagini nasali vedute di profilo: li9 lin. del vero (uomo di anni 26 ). 34 Apofisi montante del mascellare superiore. 41 Ossa nasali. 52 Margine inferiore del setto cartilagineo. 54 Fibro-cartilagine delle aperture nasali, 377 Cartilagine triangolare. 380 Fibro-cartilagine delle pinne ossia piccoli tubercoli che si con- fondono con la 381 Lamina fibrosa che compie la cavità nasale, e riuniti fanno quella convessità più o meno grossa nella parte posteriore inferiore delle pinne. 384 Riunione delle fìbro-cartilagini colle cartilagini. 3.* Medesima testa di europeo della fig. 1,« veduta anteriormente 1$ Un. del vero. 14 Figure .1,3, 6, 21, 23, 24, 27, 29, 35, 36,40, 45, 50, ved. fig. 1.» 25 Arcata sopraccigliare. 26 Arcata orbitale. 33 Foro anteriore delle narici ossee. 37 Orbila. a a Denti incisivi medii superiori. 4.a Testa di un etiope di anni 28 circa veduta anteriormente: 1$ Un. del vero. 27 Linea semicircolare delle tempia, a a Denti incisivi medii superiori. 5.« Medesime cartilagini nasali che nella figura seconda vedute di prospetto: 1[2 Un. del vero. 41, 54, 377, ved. fig. 2,a 378 Margine anteriore del setto cartilagineo. 6.» Testa di un vecchio di anni 76; li2 Un. del vero. 4, 6, 21,39, 50, ved. fig. I.« 20 1 Linea orizzontale superiore tangente al vertice. 21 20 Perpendicolare elevata dal mento per incontrare ad angolo retto la linea 20 1 , e che misura 1’ altezza del capo. 22 21 Perpendicolare che misura P altezza della faccia. 7.» Testa del medesimo etiope della fig. 3.® veduta di profilo : 1(2 Un. del vero. Vedi i numeri della fig. 1.» 8.® Scheletro naturale di feto nato a termine e -ben formato ve- duto di profilo e sostenuto dall’uncino B: 1[2 Un. del vero (giorni 3). 97 Osso iliaco. 99 Pube. 107 Sterno. 171 Gran trocantere. 180 Rotella. 194 Calcagno. 9.a Articolazione della mascella inferiore aperta: 1$ Un. del vero. 4 Apofisi stiloidea. 6 Apofisi mastoidea. 29 Arco zigomatico. 30 Condilo della mascella, 50 Angolo della mascella. 51 Apofisi coronoide. Figura a Menisco o fibro-cartilagine inter-articolare. 10.* Medesimo scheletro di feto della fig. 8.* veduto di prospetto; lj2 lin. del vero. 144 Periferia del piccolo capo del radio. 174 Ligamento cassulare del femore : nella faccia anteriore di questo avvi manifestamente un fascio di fibre più brevi e robuste che trattengono il femore alquanto flesso sul bacino, b Fontanella anteriore, occ Punti cartilaginei o noccioli di ossificazione dello sterno. 11.* Tronco del medesimo feto veduto posteriormente: lineare del vero. 69, 69 Doccia laminare. 76 Apofisi spinose fatte da tubercoli cartilaginosi. 439 Punto, ove si fa poi la convessità corrispondente alla doccia polmonare che nel feto manca. 12.* Testa dell’europeo della figura 1.® veduta posteriormente. 1, 2, 4, 6, 10, 15, 50, Ved. Fig. 1.» di questa tav, 9 Sutura sagittale. 48 Apofisi geni. 49 Linea mascellare interna, e e Narici posteriori. 13.® e 14.* Scheletri naturali di uno stesso feto di mesi cinque di vita ute- rina: 1[2 lin. del vero. 15.* Medesima articolazione della mascella inferiore , rappresentata aperta alla fig. 9.*, e quivi figurata chiusa dai suoi ligamenli, 4, 6, 29, 50, V ed. fig. 9.* di questa tav. I Ligamento laterale esterno. 16.* Capo dell’europeo della fig. l.a veduto nella convessità supe- riore: li2 lin. del vero. 8 8 Sutura parieto-frontale. 9 Sutura sagittale. 9a Sutura del coronale che per lo più non si trova nell’età adulta. 29 Arco zigomatico. 41 Ossa nasali. 17.® Faccia inferiore del naso, ossia cartilagini nasali vedale dal basso in alto : 1 [2 lin. ( uomo di anni 26 ). 52 Margine inferiore del setto, 53 Narici esterne. 54 Fibro cartilagini delle aperture nasali. 16 Figure 18.» Medesimo capo dell’ europeo della fig. 1.» veduto nella sua faccia inferiore. 15 Prominenza occipitale esterna. 16 Cresta occipitale esterna. 17 Forame occipitale. 18 Linea curva, o arcata superiore dell' occipitale. 19 Linea curva, o arcata inferiore dell’ occipitale. 28 ApoQsi basilare. 29 Arco zigomatico. 50 Condilo della mascella. 31 Volta palatina. 41 Ossa nasali. e e Narici posteriori, d d Apoflsi condiloidee. TAVOLA XX. u Testa e collo veduto di prospetto per indicarne le regioni. 1 Regione sincipitale. 5 Regione frontale. 6 Regione intercigliare o glabella. 7 Regione nasale. 8 Regione labiale superiore. 9 Regione labiale inferiore. 10 Regione mentale. 11 Regione orbitale. 12 Regione delle gote. _ '*’* il?*». ‘vf' _ la Regione masseterica. 15 Regione sopra-ioidea. 16 Regione sotto-ioidea. i Regioni anteriori del corpo umano. > 2 Vertice, 2 A Linea mediana. 21 Regione sternale superiore. 22 Regione sternale inferiore. 22* Regione dello scrobicolo del cuore. 23 Regione pettorale anteriore, e pilastro anteriore dell’ ascella. 24 Regione epigastrica. 35 Regione ombelicale. 2.« 17 Visure 26 Regione ipogastrica. 28 Regione addominale laterale anteriore. 29, 29, 29 Digitazioni del gran dentato situate nella regione 27 toraco-addominale visibile nella fig. 5.a 30, 30,30 Digitazioni del grande obliquo situate pure nella re- gione 27. 31 , 51 j 31 Elevazione delle articolazioni delle cartilagini asternali fra di loro. 32 Prominenza della decima costa situata nella regione 27. 35 , 33 Solco laterale del ventre nella regione 28. 41 Fossetta sotto-clavicolare. 46 Regione deltoidea o scapolare esterna. 47 Fossetta deltoidea. 48 Lato esterno dell’ascella. 50 Regione bracciale anteriore. 51 Regione bracciale posteriore. 52 Regione della piegatura del braccio. 33 Regione del gomito. 51 Regione anti-bracciale anteriore. 57 Regione cubitale. 58 Regione autexùore del carpo. 60 Regione esterna del carpo. 61 Regione interna del carpo. 63 Regione tenare. 64 Regione palmare media. 65 Regione ipotenare. 66 Regione anteriore interna della coscia. 67 Regione anteriore esterna della coscia. 69 Regione anteriore del ginocchio. 73 Regione interna o anteriore della gamba. 71 Regione esterna della gamba. 76 Regione anteriore del collo del piede. 7i Regione dorsale del piede. 5,a 3 Regione occipitale. 85 Regione delle pudende. 4 Regione temporale o delie tempia. 17 Regione laterale, o giugulare, o cervicale laterale. 18 Regione cervicale. 4.* Regioni posteriori del corpo umano. 18 Figura 2 A , 46, 47, 31 , 33, 60, 61 , ved. fig. 3.a di questa tav. 34 Regione spinale dorsale. 35 Regione sacro-spinale lombare. 36 Solco dorsale laterale nella R. 40. 37 Solco lombare superiore nella R. 40. 38 Fossetta lombare inferiore. 40 Regione dorso-lombare laterale. 44 Regione delle natiche. 45 Incavo delle natiche. 49 Regione scapolare posteriore superficiale. 53 Regione anti-bracciale posteriore. 56 Regione radiale. 59 Regione posteriore del carpo. 62 Regione dorsale della mano. 68 Regione posteriore della coscia. 70 Regione posteriore del ginocchio, o poplite. 75 Regione surale. 86 Regione sopra-calcanea. 5,a Regioni laterali del corpo umane. 2, 24, 25, 20, 28, 29, 50 , 32, 33, 46, 47, 51 , 33, 51, 37, 63, 67 , 69, 74, 79 , 83, ved. fig. 2.a di questa tav. 40, 44 , 45, 49, 68, 75, 86, ved. fig. 4.a di questa tav. 27 Regione toraco-addominale. 42 Inserzione inferiore del gran dorsale. 43 Margine posteriore del m. grande obliquo. 71 Regione laterale esterna del ginocchio. 77 Malleolare esterna. 80 Calcagno. 6.a Donna Boschimana conosciuta in Parigi sotto il nome di Venere Ottentotta, tratta da Schinz — Naturgeschichte und Abbil- dungen der Menschen und der Saugethiere. Ziirich. 7.® Cranio di un europeo segato verticalmente lungo la sutura sagittale. 9 17 Diametro verticale. 2GG Diploe. 267 Seno frontale. 208 Foro che conduce all’ antro di Igmoro. 269 Anfrattuosita dell’ osso etmoide. 270 Osso turbinato inferiore. 19 Figure 271 Impressioni digitali scolpite nell’osso e rappresentanti la forma delle circonvoluzioni del cervello. 275 Fossa anteriore del cranio. 276 Fossa media del cranio. 277 Fossa posteriore del cranio. 8.* efgh Elissi da dividersi in parte anteriore posteriore e laterali, a b c d Rettangolo, i cui lati sono tangenti dell’ elissi. a c, d b Diagonali. 9.* Regioni laterali del capo. 1, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 , 12, 13, 15, 16, ved. fig. 1.* di que- sta tav. 2 Vertice. 3 Regione occipitale. 4 Regione temporale. 14 Regione parotidea. 17 Regione laterale del collo, ossia giugulare o cervicale laterale. 18 Regione cervicale. 10.* Regioni interne dell’ estremità inferiore. 66, 67, 69, 73, ved. fìg. 2.* 72 Regione laterale interna del ginocchio. 75 Regione surale. 78 Regione malleolare interna. 80 Calcagno. 86 Regione sopra-calcanea. 11.* Regioni esterne dell’estremità superiore. 46, 50, 51 , 52, 53, 54, 60, ved. fig. 2.* 55 Regione antibracciale posteriore. 56 Regione radiale. 12.* Regioni laterali del collo e della sommità del tronco. 16 Regione sotto-joidea. 17 Regione giugulare o cervicale laterale. 19 Regione sopra-clavicolare. 20 Regione acromiale. 13.* Regioni inferiori del capo, 15 Regione sopra-joidea. 16 Regione sotto-joidea. 17 Regione giugulare o cervicale laterale. 19 Regione sopra-clavicolare. 14.* Regioni plantari del piede. 20 Figure 80 Calcagno. 81 Prominenza plantare anteriore. 82 Regione plantare interna. 83 Regione plantare esterna. 84 Regione plantare media. 15.a Osso coronale veduto nella faccia inferiore. 267 Seno frontale. 400 Mangiatura etmoidale. 491 Mangiatura nasale. 492 Spina nasale. 16.» Cranio segato orizzontalmente. 266, 275, 276, 277, come nella fig. 7.» di questa lav. 262 Foro cieco. 263 Tuberosità occipitale interna. 262, 263 Diametro antero-posteriore. 264, 265 Diametro trasversale del cranio. 272 Porzione petrosa del temporale. 273 Osso sfenoide. 274 Porzione cribriforme o cerebrale dell’ osso etmoide. 17.a Teschio di una giovane giorgiana morta in Mosca, tratta dalle tavole di Glumembach. Decas craniorum : 1[4 lin. del vero. 18.a Teschio di un soldato zingaro nato nella Transilvania, veduto di profilo dell’ età di 28 anni circa, morto in Pavia : dise- gnato dal vero nel I. e R. Gabinetto anatomico di Pavia per favore del chiarissimo Prof. Panizza: 1[4 lin. del vero. 19.» Teschio di Zingaro abitante della Transilvania celebre per furti commessi, e che perì nelle carceri : 1\4 lin. del vero { rica- vato da Blumembach ). 20.a Teschio di Tongoso abitante della Siberia; 1 [4fin. del vero (da Blumembach ). 21 .a Teschio di Chinese della Dauria, e propriamente di un ton- goso della Dauria, di anni 88: 1(4 lin. del vero (da Blu- membach). 22.a Teschio di donna della Lapponia: Ij4 fin. del vero (da Blu- membach). 23. Teschio di un Othaita: 1{4 lin. del vero (da Blumembach ). 24. Teschio di un Caraibo ( da Gali e da Cloquet J. ). 23.» Teschio di un Macassarese di Boni, dell’ età di anni 30 ( Bug- gessi macassarensis Blumembach ) : Ijl lin, del vero. 21 Figure 26.» Teschio di una Negra nata nella Guinea e morta in Amsterdam nell’ età di anni 28 : 1[4 lin. del vero ( da Blumembach ). 27.» Ritratto di Raffaello Sanzio (da una stampa ricavata dal ri- tratto dipinto da lui medesimo). 28.» Ritratto di Beatrice Cenci ( Tav. di Guido Reni ). 29,a Ritratto del mogolese pittore Iwanowitsch ( da Schinz op. ciL ) ricavato da un ritratto disegnato da lui medesimo. 30.» Ritratto di Tajadaneega americano: uno dei capi deiMohawks o delle sei nazioni: fu conosciuto in Europa sotto il nome del capitano Giuseppe Brani ( Blumembach bist. nalur. ), ri- cavato dal ritratto di Romney (Schinz, op. cit.) 31.» Ritratto di Ornai, isolano di Olhaiti: ricavato dal ritratto di Giosuè Reynold (Blumembach e Schinz 1. c. ). 32.» Negro , ricavato da un quadro di Rubens, ed inciso dal cav. Longhi. 33.» Testa di giovine e di vecchio: le linee indicano il vecchio: i puntini il giovane. TAVOLA XII 1.» Colonna vertebrale preparata a fresco co’ suoi ligamenti, e ve- duta anteriormente; |1|2 Un. del vero ( giovane robusto di 25 anni ). 58 Prima vertebra cervicale. 59 Settima vertebra cervicale. 60 Prima vertebra dorsale. 61 Duodecima dorsale. 62 Terza lombare. 65 Fibro-cartilagini, ossia ligamenti inter-vertebrali. 78 78 Apofisi trasverse cervicali. 79 60 Prime dieci apofisi trasverse' dorsali. 80 Apofisi trasversa dell* undecima vertebra dorsale, 81 Apofisi trasversa della duodecima vertebra dorsale. 83 83 Apofisi trasverse lombari. 87 87 Ligamento vertebrale anteriore. 92 Faccia anteriore del sacro. 96 Coccige. 113 Faccette articolari per i tubercoli delle coste. 2.» Medesima colonna vertebrale veduta posteriormente. Figure 69 69 Doccia laminare. 76 Apofisi spinose cervicali. 83 83 Apofisi trasverse lombari. 89 89 Ligamenti gialli. 93 Faccia posteriore del sacro. 96 Coccige. S.a Medesima colonna vertebrale veduta per profilo. 65 Fibro-cartilagini ossia ligamenti intervertebrali. 73 Curva cervicale. 74 Curva dorsale. 75 Curva lombare. 76 Apofisi spinose cervicali. 77 Apofisi spinosa della settima vertebra cervicale. 88 Ligamenti inter-spinosi. 94 Faccia articolare del sacro. 95 Promontorio. 96 Coccige. 112 Faccette articolari per i capi delle coste. 113 Faccette articolari per i tubercoli delle coste. 247 247 Apofisi spinose lombari. 4.a Prima vertebra lombare veduta superiormente: nel centro 61 si scorge porzione della fibro-cartilagine. 64 Corpo della vertebra. 66 Apofisi spinosa. 67 Foro vertebrale. 68 Lamina o apofisi laminare. 70 Apofisi trasversa. 5.a Quinta vertebra dorsale veduta di profilo. 64 Corpo della vertebra, 71 Apofisi articolare superiore. 72 Apofisi articolare inferiore. 82 Apofisi spinosa. 6. a Terza vertebra cervicale di profilo. 7. a Quarta vertebra cervicale di profilo. 8. a Duodecima vertebra dorsale veduta di profilo. 9. a Prima vertebra lombare veduta di profilo. I0.a Duodecima vertebra dorsale veduta poste- riormente. 11 .a Prima vertebra lombare veduta posteriormente. Yed. Fig. 5.* J t intra 12. a 90 Faccetta articolare inferiore della duodecima dorsale: se ne è esageralo alquanto la concavità per maggiore intelligenza, 13. a Quinta vertebra lombare veduta di profilo (ved. fig. 5.a). Tl.a Atlante ossia prima vertebra veduta nella sua faccia superiore. 07 Foro vertebrale. 71 Apofisi articolare superiore. 84 Arco anteriore. 83 Tubercolo posteriore. 87 Ligamento trasverso. 15.a Seconda vertebra cervicale ossia epistrofe© veduto posterior- mente. 07 Foro vertebrale. 71 Apofisi articolare superiore. 70 Apofisi spinosa biforcata. 86 Processo odontoide. 91 Faccia inferiore del processo odontoide. 16.a Colonna vertebrale di un bambino ben conformato e morto tosto dopo la nascita: grandezza naturale. Vedi i numeri della fig. o.a TAVOLA XIII. l.a Ossa dell’ estremità superiore sinistra veduta nella faccia po- steriore; lin. del vero (giovane di 25 anni ). 118 Corpo della clavicola. 119 Spina della scapola. 120 Acromio. 121 Fossa sopra-spinata. 122 Fossa infra-spinala. 123 Margine vertebrale della scapola. 124 Margine superiore della scapola. 125 Margine ascellare della scapola. 126 Fossa glenoidea. 128 Corpo dell’ omero. 150 Capo dell’ omero. 131 Cresta interna dell’ omero. 132 Cresta esterna dell’omero. 134 Tuberosità esterna dell’ omero, 135 Condilo interno dell’ omero. Figure 136 Condilo esterno dell’ omero. 137 Piccolo capo dell’ omero. 138 Puleggia dell’ omero. 140 Fossa olccraniana. 141 Linea interna del radio. 144 Periferia cartilaginea del capo del radio. 149 Apofisi stiloide del radio. 150 Faccia interna del radio articolata coll’ulna. 151 Linea esterna dell’ ulna. 153 Linea posteriore dell’ ulna. 154 Olecrano. 157 Apofisi stiloide dell’ ulna. 158 Solco per il tendine dell' ulnare posteriore, 253 Apofisi coracoide, 410 Angolo superiore interno della scapola. 411 Angolo inferiore della scapola, 413 Osso scafoide. 414 Osso semilunare. 415 Osso piramidale. 416 Osso pisiforme. 417 Osso trapezio. 418 Osso trapezoide. 419 Osso capitato. 420 Osso uncinato, 421 Metacarpo l.° 422 Metacarpo 2.° 423 Metacarpo 3.° 424 Metacarpo 4.° 425 Metacarpo 5.° 426 Falangi prime. 427 Falangi seconde. 428 Falangi terze ed ultime. 450 Estremità esterna della clavicola. 2.a Medesima estremità superiore veduta anteriormente lj2 lin. 118, 123, 124, 125, 12(5, 128, 130, 134, 135, 156, 157, 138 141, 144, 149, 151, 157, 233, 410, 411, 415, 414, 415, 416 417, 418 , 419, 420 , 421, 425 Fed. fìg. 1 di questa tav. XIII. 151 Linea prominente interna che finisce nella cresta interna. 152 Linea prominente anteriore che finisce nella cresta esterna. Figure 133 Piccola tuberosità dell’ omero. 139 Fossa coronoidea. 142 Linea anteriore del radio. 145 Collo del radio. 146 Tuberosità bicipitale. 152 Linea anteriore dell’ulna. 155 Superficie articolare dell’ estremità superiore dell’ ulna. 289 Piccolo solco dell’ omero corrispondente all’ orlo del radio. 200 Cresta corrispondente all’ unione del radio coll’ ulna. 291 Solco dell’omero per la prominenza della cavità sigmoidea dell’ulna, 411 Angolo inferiore della scapola. 429 Faccia costale o anteriore della scapola. 3.® Medesima estremità superiore veduta di profilo nel lato esterno. 118, 120, 128, 130, 132, 134, 136, 138, 144, 149, 153, 154, 157, 233, 417, 421 , 430 V. fig. 1.® di questa tav. XIII. 153 Piccola tuberosità dell’ omero. 145 Collo del radio. 135 Superficie articolare dell’estremità superiore dell’ulna. 451 Estremità sternale della clavicola. 452 Scabrosità in cui si inserisce il tendine del muscolo deltoide. 4.® Clavicola veduta nella faccia anteriore ( uomo di 25 anni ). 118 Corpo della clavicola. 430 Estremità esterna o scapolare. 431 Estremità interna o sternale. 5.® Medesima clavicola veduta nella faccia superiore. V. fig. 4.® di questa tavola. 6.® Clavicola di donna veduta nella faccia superiore ( anni 25 ). V. fig 4.® di questa tavola. 6.® Scapola di un adulto gracile che perì tisico: 1[2 lin. del vero. ( anni 25 ). 8.® Scapola di donna ben conformata: 1[2 lin. del vero (anni 25). 9.® Lo stesso radio della fig. l.a veduto nella faccia interna : ì[2 lineare. 141 Linea interna del radio. 144 Periferia cartilaginea del capo del radio. 145 Collo del radio. 146 Tuberosità bicipitale. 150 Faccia interna del radio articolata coll’ulna. 10.a Faccia inferiore dell’ avanti-braccio o cavila acicolare del radio Figure ed ulna col carpo: Ij2 lin. medesimo soggetto della fig. 1.» 147 Solco pel tendine dell’ estensore lungo del pollice. 148 Solco pel tendine dell’estensorecomune delleditaeper l'indicaloi’e. 149 Apofisi stiloide del radio. 157 Apofisi stiloide dell’ulna. 285 Solco per i tendini de’ muscoli radiali esterni. 286 Solco per 1’ abduttore lungo ed estensore breve del pollice. 287 Prominenza tra i radiali e l’estensore lungo del pollice. 288 Prominenza tra i radiali e l’abduttore lungo del pollice. 435 Cavità articolare. 11.a Estremità carpiana del radio sinistro veduto per profilo. Gran- dezza naturale. 147, 149, 285, 286, 287,288. Fed. fig. 10.a di questa tav. XIII. 150 Porzione di radio vicina all’ articolazione coll’ ulna. 12,a Ulna sinistra della fig. 1 .a veduta di profilo nella faccia esterna: lj2 lineare. 154 Olecrano. 155 Cavità articolare dell’ olecrano e dell’ apofisi coronoide. 156 Cavità sigmoidea dell’ ulna. 157 Apofisi stiloide dell’ ulna. 284 Apofisi coronoide. 13.a Faccia posteriore dell' estremità carpiana del radio sinistro. Grandezza naturale. 147, 148, 149, 285, 286, 287, 288. V. fig. 10.* di questa tav. XIII. 150 Porzione di radio vicina all’ articolazione coll’ ulna. 14.a Mano coi ligamenti naturali: 1\2 Un. (giov. di 20 anni). 435 legamento anulare del carpo. - 434 Ligamento metacarpiano trasversale inferiore. TAVOLA XIV. l.a Bacino, femore e parte superiore delle ossa della gamba veduti di profilo nella faccia esterna del Iato sinistro : lj2 lin. del vero ( uomo di 25 anni ). 93 Faccia posteriore del sacro. 96 Coccige, 97 Faccia femorale pelvica per l’inserzione del m, gluzio medio. 98 Cavità coliloidea, 99 Pube. 101 Angolo dell’ala iliaca. 27 Fijurc 102 Spina iliaca anteriore superiore. 103 Spina iliaca anteriore inferiore. 104 Gran foro ischiatico. 105 Tuberosità ischiatica. 163 Convessità anteriore del femore. 168 Capo del femore. 170 Collo del femore. 171 Gran trocantere. 172 Piccolo trocantere. 176 Condilo esterno. 177 Condilo interno. 180 Fossetta in cui si inserisce il muscolo popi ileo. 182 Tubercolo anteriore della tibia. 184 Tuberosità della tibia. 191 Tubercoli della spina della tibia. 520 Capo della fibola. 473 Labbro esterno dell’ ala iliaca. 474 Tuberosità ischiatica posteriore. 475 Spina ischiatica. 476 Foro ovale o sotto-pubino. 477 Linea semicircolare a cui si attacca il muscolo gluzio minore. 2.* Medesimo bacino, femore e parte superiore della gamba veduti posteriormente: 1|2 lin. del vero. 93, 96, 101, 102, 105, 168, 170, 171, 172, 176, 177, 184 , 191 , 320, 475, ved. fig. preced. 1.» 67 Foro sacro. 71 Apofisi articolare del sacro chesi unisce coll'ultima vertebra lombare. 165 Linea aspra del femore. 166 Linea aspra del femore biforcata superiormente. 167 Linea aspra del femore biforcata inferiormente. 169 Fossetta ove si inserisce il ligamento rotondo del femore. o.a Medesimo bacino veduto anteriormente col femore destro ve- duto nel lato interno, e femore sinistro veduto anteriormente: ll2 lin. del vero. 96, 102, 103, 109 , 170, 171, 172; 176, 177, 181, 191, ved. fig. preced. 2. » 92 Sacro. 98 Cavità cotiloidea. 100 Faccia pelvica dell' osso ileo o fossa iliaca. 28 Figure 163 Convessità anteriore del femore. 168 Capo del femore. 182 Tubercolo anteriore della tibia. 4.® Uomo che si slancia estendendo ( Salvage, Anat. du Gladia- teur) il braccio sinistro in avanti portandola coscia sinistra indietro ; qui si vede manifestamente che la coscia sinistra non è quella che si fletta indietro, ma bensì il tronco che si flette in avanti, essendo il primo movimento X della tav. XV, fig- 4.® e 5,® impossibile. 5.® Pelvi di donna veduto posteriormente: li21in. del vero (anni25). 67 Foro sacro. 71 Apofisi articolare del sacro che si unisce coll’ultima vertebra lombare 92 Faccia anteriore del sacro, 96 Coccige. 99 Pube. 100 Fossa iliaca. 102 Spina iliaca anteriore superiore. 103 Spina iliaca anteriore inferiore. 475 Spina ischiatica. 6.® Pelvi maschile della fig. 1.® veduto superiormente. 67, 71,96, 99, 100, 102, 475, ved. fig. preced. 5.® 101 Angolo dell’ ala iliaca. 473 Margine esterno dell’ala iliaca. 473* Margine interno dell’ ala iliaca. 7.® Movimenti di rotazione e cireumduzione del femore sul bacino. 258 Muscolo gluzio medio. 493 Muscolo tricipite femorale. A Femore. C Movimento di adduzione. I) Movimento di abduzione. E Rotazione in fuori. F Rotazione indentro. 8.® Lo stesso pelvi femminile della fig. 5.® veduto anteriormente: 1|2 lin, del vero. 71, 96, 102, 103 , 475, ved. fig. 2.» 98 Cavità cotiloidea. 476 Foro ovale , o sotto-pubino. 9.® Faccia inferiore del femore sinistro, ossia superficie cartilagi- nosa de’ condili; lj2 lio, del vero, 176 Condilo esterno. 29 Figure 177 Condilo interno. 480 Solco popliteo. 10.* Rotella sinistra veduta posteriormente; è la rotella del cada- vere di cui si è disegnato il pelvi ed il femore: lj2 Un. del vero. 180 Base della rotella. 477 Apice. 478 Margine esterno. ' 479 Margine interno. 11. a Medesima rotella veduta di profilo nel lato esterno. 12. Medesima rotella veduta anteriormente. 14.» Medesima rotella veduta superiormente. Ved. fig, 10.» 13.« Faccia superiore de’ condili della tibia sinistra: 1[2 Un. del vero. 191 Tubercoli della spina della tibia, 481 Fossa glenoidea esterna. 482 Fossa glenoidea interna. TAVOLA XV. 1. Ossa della gamba e piede veduti posteriormente: 1 [2 Un. del vero. 183 Corpo della tibia. 184 Tuberosità della tibia. 188 Estremità posteriore inferiore della tibia. 189 Doccia per il tendine del muscolo tibiale posteriore. 190 Malleolo interno. 191 Tubercoli della spina della tibia. 192 Corpo della libola. 193 Malleolo esterno. 194 Faccia posteriore del calcagno. 520 Capo della flbola. 447 Faccia superiore articolare dell’astragalo, 2. Fibola veduta nella faccia interna. 186 Superfìcie articolare superiore che corrisponde alla superficie articolare della tibia. 186a Superficie articolare inferiore che si congiunge colla tibia e coll’ astragalo. 448 Cresta longitudinale a cui si inserisce il ligamento interasseo, 3. a Gamba e piede veduti nella faccia interna. 183, 184 , 189, 190, 191, 192, 193, 194, ved. Bg. 1.» di questa tavola XV. 182 Tubercolo anteriore della tibia. 30 Figure 421 Metatarso primo. 425 Metatarso quinto. 426 Prima falange del pollice. 428 Ultima falange. 447 Astragalo. 448 Cresta longitudinale per l’inserzione del ligamento inlerosseo. 449 Cresta della tibia. 450 Tubercolo del quinto metatarso. 451 Cuboidc. 453 Cuneiforme secondo. 454 Cuneiforme primo. 455 Scafoide. 4.a Rappresenta alcuni movimenti del femore ( da Salvage ). A Dialisi del femore. B Femore semiflesso. X Movimento impossibile del femore. 259 Muscolo gluzio maggiore. 428 Punta del piede esteso sulla gamba. 473 Muscolo psoas ed iliaco interno. 474 Muscolo retto anteriore della coscia. 475 Muscoli gemelli e solco contratti che estendono il piede. 477 Ventre muscolare del bicipite femorale. 5.a Rappresenta alcuni movimenti della gamba ( da Salvage). 1 Estensione perfetta della gamba sulla coscia. 2 Flessione incipiente della gamba sulla coscia. 3 Semiflessione della gamba sulla coscia. 4 Flessione massima della gamba sulla coscia. X Movimento posteriore del femore che è impossibile. 259 Muscolo gluzio maggiore. 478 Muscolo tibiale anteriore. 483 Muscoli vasti della coscia e retto anteriore. C.a Movimenti del piede sulla gamba (da Salvage). 194 Calcagno. 475 Muscoli gemelli. 476 Muscolo solco. 478 Muscolo tibiale anteriore. O Piede che poggia intieramente sul suolo. P Flessione del piede sulla gamba. Q Flessione delle dita ed estensione del piede. 31 Figure 7." Medesime ossa della gamba e piede veduti nel lato esterno: U2 Un. del vero. 191 , 195, 194,320, 417 , ved, fig. 1.» 182 Tubercolo anteriore della tibia, 183 Tubercolo a cui si inserisce il fascialata. 421 Metatarso primo. 425 Metatarso quinto. 428 Terza ed ultima falange. 449 Cresta della tibia. 450 Tubercolo del quinto metatarso. 451 Cuboidc. 452 Cuneiforme terzo. 453 Cuneiforme secondo. 453 Scafoide. 456 Linea a cui si inseriscono i muscoli peronier. 8.» Tibia della 'medesima gamba veduta nella faccia esterna: 1[2 Un. del vero. 182 Tubercolo anteriore della tibia. 185 Tubercolo pel fascialata. 186 Superfìcie articolare superiore che corrisponde alla superficie ar- ticolare del capo della fibola. 186a Superficie articolare inferiore che si congiunge colla fibola. 190 Malleolo interno. 191 Tubercoli della spina della tibia. 449 Cresta della tibia. 9.» Medesima gamba e piede veduti anteriormente, 191, 193, 320, 447, 449 , 455, 456, ved. fig. 7.» di questa tav.XV. 182 Tubercolo anteriore della tibia. 184 Tuberosità della tibia. 190 Malleolo interno. 457 Margine esterno della tibia. 458 Margine interno della tibia. 10.a Articolazione della gamba sinistra col piede vedalo nel lato in- terno: 1[2 Un. del vero (uomo di 22 anni). 189 Solco pel tendine del tibiale posteriore. 190 Malleolo interno. 191 Calcagno. 450 Tubercolo del quinto metatarso. 459 Legamento laterale interno tibio-larsiano. Figure 460 Ligamento calcaneo-cuboideo inferiore. 461 Ligamento calcaneo-scafoideo inferiore. 462 Ligamenti cuneo-scafoidei dorsali. 463 Ligamento dorsale della prima articolazione tarso-metatarsiaua. 464 Ligamento laterale interno della prima articolazione metatarso- falangiana. 465 Ligamento laterale interno dell’articolazione falangiana del pollice. 11.» Piede della medesima gamba della fig. 1.» veduto nella faccia plantare. 12.» Medesimo piede veduto nella faccia dorsale. 194 Calcagno. 421 Metatarso primo. 422 Metatarso secondo. 423 Metatarso terzo. 424 Metatarso quarto. 425 Metatarso quinto. 426 Falangi prime. 427 Falangi seconde. 428 Falangi terze. 447 Astragalo. 430 Tubercolo del metatarso quinto. 431 Cuboidc. 452 Cuneiforme terzo. 453 Cuneiforme secondo. 454 Cuneiforme primo. 455 Scafoide. a a Ossa sesamoidee. Io,» Medesima articolazione della gamba col piede della Gg. 10.» veduta nel lato esterno. 195 Malleolo esterno. 194 Calcagno. 447 Astragalo. 460 Ligamento calcaneo-cuboideo inferiore. 466 Ligamento laterale esterno dell’ articolazione peroneo-tarsiana. 467 Ligamento calcaneo cuboideo superiore. 468 Ligamenti cuneo-scafoidei dorsali che si confondono coi liga- menti trasversi dorsali delle ossa cuneiformi. 469 Ligamento laterale esterno dell’ articolazione metatarso-falangiana. 470 Ligamento laterale esterno dell’articolazione falangiaua. 472 Doccia per i tendini de’ muscoli peronieri laterali.